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Paura di invecchiare soli!


danny93

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io non credo che un gay giovane di oggi se ha l'appoggio della famiglia viva una vita veramente più difficile di quella di un etero ventenne di oggi. Certo che se la famiglia gli crea pure problemi le cose cambiano ma un gay giovane se sostenuto dal suo ambiente ha le stesse possibilità di un etero penso.
 
anche per una relazione stabile io non credo che un gay giovane di oggi sia svantaggiato veramente rispetto a un etero. Molti matrimoni etero finiscono e non è una prerogativa dei gay il poter fare la vecchiaia in solitudine. 

 

Verissimo, mi trovo d'accordo.

 

Certo, dipende anche dagli ambienti che si frequentano e dal luogo in cui si vive (nel paesino dei miei nonni in Sicilia vivrei con un bel po' di difficoltà in più, però potrei sempre trasferirmi a Londra, se davvero volessi dare una svolta alla mia vita).

 

Mi dà molta tristezza constatare che tra noi gay è più diffusa la paura della solitudine, addirittura, in alcuni casi, la certezza e la rassegnazione alla solitudine.

Soprattutto, è un peccato che tale paura porti all'immobilismo, alla paralisi e alla depressione, invece di dare la spinta a reagire.

 

Se temo di invecchiare solo perchè ci sono troppi pochi gay al mondo e la probabilità di trovare la persona giusta per me sono scarse, è ora che inizi a cercare luoghi frequentati da gay, per scoprire che ci sono più persone gay al mondo di quante avrò mai il tempo di frequentare.

 

Se, invece, la paura della solitudine è solo legata al fatto che siamo cresciuti con l'idea che tutti dobbiamo crearci una famiglia, vivere in coppia tutta la vita e avere dei figli e abbiamo paura di non rispettare queste aspettative che la società ripone su di noi, si tratta di liberarsi del peso dei modelli che abbiamo in testa e di provare a pensare che si può essere felicissimi e appagati anche da soli (nel senso di non in coppia) e senza figli. Non sta scritto da nessuna parte che una vita senza una famiglia da mulino bianco debba essere meno riuscita.

 

Insomma, considerarsi "svantaggiati" non serve a niente, non solo perchè nulla ci impedisce davvero di avere una vita di coppia duratura e appagante, se non i casi della vita, esattamente come per gli etero, ma anche perchè avere una "scusa" per rassegnarci fa da freno alla nostra spinta a cercare ciò che fa per noi (ciò che davvero fa per noi, non ciò che ci hanno abituato ad immaginare per noi).

Edited by wasabi
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Oggi girando su internet ho visto che nella città in cui mi trovo ho trovato una associazione lgbt!! lunedì vado ad un cena che organizzano in un locale e mi tessero per il 2013!! Spero di conoscere tanta bella gente!!

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Rispondendo alla tua domanda, ti dico che mi è capitato molto spesso, soprattutto in passato, quando ancora non mi ero completamente accettato, di sentirmi angosciato per il futuro, e temere di restare da solo , e invecchiare solo.

 

Ora le cose sono un po' cambiate; non ci penso più di tanto, perchè spero, un giorno, di trovare un uomo con cui vivere, condividere le esperienze di vita, e anche invecchiare assieme.

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Hmm, non so se c'entra molto col topic, ma a proposito di modelli da seguire, e che possono influenzare, devo ammettere che forse con l'età e con il moltiplicarsi di coppie sposate e con bambini è forse instintivo sentirsi 'in difetto' o cominciare a sentire la pressione che 'manchi'qualcosa.

 

Al lavoro ultimamente non faccio altro che vedere donne incinta o colleghi che aspettano il primo o il secondo figlio. Tutti i colleghi si congratulano di cuore, ma a me vengono solo instintive congratulazioni di circostanza perché ammetto che nutro un vergognoso senso di invidia nei loro confronti mista a un po' di "rabbia" nel sapere che per me avere un bambino non sarà così facile. E devo ammettere che io sono il primo a pensare di godersi quei 4-5 anni solo in coppia senza figli, ma l'influenza che hanno avuto tutte queste nascite mi sta portando a voler accelerare i tempi! Visto che avere un bambino per me richiederà più soldi, più tempo e più burocrazia.

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@@Ilromantico Non credo tu debba vergognarti di provare invidia per coloro che possono ottenere con più facilità ciò per cui invece noi dobbiamo lottare duramente. E' umano ...

Ci sono anche tante coppie etero che fanno fatica ad avere i figli e provano questi stessi sentimenti di frustrazione a angoscia.

 

Non credo neanche che si tratti di un condizionamento, di volersi adeguare ad un modello.

Sta crescendo in te un naturale desiderio di paternità e temi le difficoltà che dovrai affrontare per realizzarlo.

 

Evidentemente, tu sei fatto per stare in coppia e per avere dei figli ed è perfettamente normale, anzi, direi doveroso, che tu lotti per avere ciò che vuoi.

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privateuniverse

@Ilromantico

 

Quel che descrivi tu è solo l'inizio.

 

Vedrai che cosa ti ritroverai a pensare quando, all'improvviso, i tuoi colleghi parleranno di figli che, invece che alle elementari andranno alle superiori o all'università.

 

Il passare del tempo mette di fronte a situazioni che, anche se immaginate, una volta assunti i contorni della realtà si presenteranno in termini ben più duri e difficili di quanto si potesse pensare.

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Hmmm non so, è che un figlio ti cambia la vita. Non è tutto oro quello che luccica? Non ci vuole la laurea per capirlo, però come dice sempre una persona a me cara "un figlio ti cambia la vita, in tutto e per tutto, ma la tua visione della

Vita cambia e cominci a vivere e a gioire di ogni passo di tuo figlio". Se non potró avere un figlio pazienza, ma se l'avrò nonostante tutti i sacrifici penso che non possa essere che una gioia immensa e un'esperienza da non farsi scappare nella vita.

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  • 2 weeks later...

Io non ho mai avuto una relazione sentimentale. MOLTI confondono il STARE solo e SENTIRSI solo! io mi sento solo e Sto solo! non ho paura di invercchiare solo sono 26 anni che sono solo!

Ho paura di piu della forza di gravità che fara scendere inevitabilmente il mio culo e i miei capelli verso terra!!! quindi non mi avveleno piu a cercare un compagno che tanto se non sei destinato non arrivà, ma piuttosto faccio qualcosa che posso MATERIALMENTE PREVENIRE cioe combattere la forza di gravità facendo molte sedute di SQUAT in palestra!

Ho paura che ha 50 anni i ragazzi mi chiedano" che ore sono", sapendo che non ci stanno provando ma che solo vogliono sapere che ore sono ahahahah  sapendo di essere diventato TOTALMENTE invisibile ai radar degli uomini! AIUTO!

Un altra cosa che cerco di fare è coltivarmi le amicizie di buona gente cosi che in vecchiaia avrò quanche etero che avrà qualche figlio una casa una famiglia che mi possa accogliere come un vecchio amico di famiglia, visto che io non ne avrò mai una!mia madre morirà e i miei fratelli mi hanno rifiutato.

 

Lmia terapeuta dice che non devo pensare che non avrò mai un compagno o una famiglia.che non sono un predestinato. In 26 anni fino ad ora è stato cosi, ne possono passare altri 26 AVANTI SENZA PAURA!

 

Ergo, coltivati buone amicizie, cura il tuo corpo! lascia perdere il mondo effimero delle coppie, e ricordati, anche quelli che vedi più felici, prima o poi saranno soli! ( forse avranno storie d'amore da raccontare in vecchiaia) ma finiranno come me e come te SOLI!

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Sai anche tu che ti stai raccontando delle storie ... reciti la parte del cinico per non ammettere che stai male e che vorresti qualcosa che non hai. Solo che con questo atteggiamento rischi di allontanarti ancora di più dal tuo obiettivo ...

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  • 2 weeks later...
Silverselfer

Proprio qualche sera fa ... parlando di un amico che s'innamora perdutamente ogni giorno, me ne sono uscito definendo il suo bisogno di stare in coppia "autolesionismo". Mi sono dimenticato di scrivere che questo ragazzo esce da una storia seria durata più di due anni e che è stato lasciato ... insomma, non è nella sua natura avere storie di una notte.

Il punto sta nella risposta che ho ricevuto; cioè: Tutti abbiamo bisogno di sentirci importanti e indispensabili per qualcuno.

Io sono rimasto spiazzato da questa considerazione. Riflettendoci sopra con il mio compagno, ho ricollegato molte dinamiche comportamentali di una coppia proprio a questa affermazione.

Venendo al punto

La paura della solitudine non la voglio intendere come paura della vecchiaia o l'incapacità di rimanere soli con se stessi, piuttosto come un desiderio di equilibrio e appagamento sentimentale. Trovare una persona con cui è naturale come respirare aprire il proprio cuore e paradossalmente vivere assieme la propria solitudine ... nel senso che non è un amico con cui condividere esperienze o interessi, ma stai con lui/lei perché il silenzio non t'imbarazza più. I gesti sostituiscono le parole e basta sfiorarsi, scambiarsi uno sguardo accennando un sorriso per stare semplicemente in pace con il mondo.

Questo è almeno quello che intendo io ed per questo che preferisco amare e stare in coppia "chiusa", lo sottolineo perché agli occhi del mondo intendere l'amore in questo modo significa essere "anticonvenzionali". Sono state proprio queste "antipatiche" osservazioni, spesso elargite anche con un piglio di moralismo etico sentimentale, che mi hanno spinto a ragionarci sopra. E la risposta l'ho trovata proprio in quella considerazione sul bisogno di sentirsi importanti/indispensabili per qualcuno. Nel senso che né io e tanto meno il mio compagno, pretendiamo di essere "indispensabili" in ogni aspetto della nostra vita ... al contrario ci sentiremmo soffocare da questo che ci appare come un vincolo perché condizionerebbe le nostre abitudini sociali.

Leggendo anche i vostri interventi osservo che è la paura di un bisogno che non si può affrontare da soli che definite "solitudine". Dal momento che potreste risolverlo anche da single, la solitudine non vi preoccuperebbe più?

Essere importanti/indispensabili per qualcuno rassicura sul futuro: non rimanere soli in tarda età quando nessuno ci troverà avvenenti, avere affianco una persona che non può fare ameno di noi ci permette di fare progetti - accendere un mutuo o comunque metter su famiglia che sia essa con un cane o un bambino. Insomma, la "paura" sposta il discorso dal "m'importa che tu mi ami oggi" a "voglio essere in qualche modo rassicurato che mi amerai anche domani".

Questa potrebbe sembrare solo una sfumatura, ma in realtà innesca un effetto domino di compromessi. Un esempio banale e forse anche improprio, ma lo faccio anche per usarlo come provocazione, può essere - Cerco di stare con un uomo ricco piuttosto che con il ragazzo che amo ma che non mi offre garanzie ... oppure, scelgo uno bruttino perché quello bello che amo finirà per tradirmi. Insomma, dietro a questo desidero di sentirsi indispensabili c'è la paura di rimanere da soli domani, quindi si sposta lo sguardo da ciò che veramente è il sentimento irrazionale, per un più logico ragionamento costruito su un progetto che ci metta al riparo dall'incertezza del domani.

Naturalmente non sto assolutamente cercando di dividere il bene con il male, lungi da me una follia del genere. Non esiste una ricetta per essere felice, tuttavia si può ben capire se ci piace un piatto piuttosto di un altro. Lo dico perché alla fine si rischia di diventare dei bulimici del sentimentalismo, nel senso che si fagocita l'amore vomitandolo la mattina dopo, nel tentativo di riempire un vuoto esistenziale che ... forse ... ha più a che vedere con un problema di autostima o come dire ... sicurezza nelle proprie capacità.

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Ma la terapeuta con quale coraggio affonda nel pessimismo più assoluto avefenix? Cambia questa ciarlatana frustrata e vai da un terapeuta serio!

 

È vero che c'è gente 'bulimica d'amore', ma non generalizziamo troppo. I compromessi poi in un amore vero non esistono, si può benissimo trovare un ragazzo che rispecchi tutte le caratteristiche che cerchiamo senza dover scendere a patti né con noi stessi né con la relazione in sé. Io non concepisco per nulla le relazioni con patti che in fondo nascondono un compromesso per assicurarsi di non star soli. Si sta assieme perché viene naturale voler stare assieme ogni giorno senza doppi fini, non si sta certo assieme per salvarsi dalla solitudine o da una bassa autostima.

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Tra le mie poche paure, penso che sia la più grande, e non lo nego. Una volta ci davo molto peso, ora invece vivo la mia vita con molta più serenità e questa paura va scemando sempre di più.

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Si sta assieme perché viene naturale voler stare assieme ogni giorno senza doppi fini

 

Mi ritrovo molto in questa frase.

Credo che, per due persone che si amano, il sacrificio più grande sia quello di stare separate, tutto il resto passa in secondo piano.

Qualunque "compromesso" sia richiesto, si fa con il sorriso sulle labbra, sapendo che è il flusso della vita che ci sta portando in quella direzione e che non possiamo opporci, se non vogliamo autodistruggerci.

E' vero che lo stare insieme diventa un'esigenza, un bisogno irrinunciabile, ma non si tratta di un calcolo razionale di "opportunità", altrimenti non si parla di amore ma di un patto di mutua assistenza.

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La solitudine è una carogna fetentissima.

Non so come sarà il mio futuro, ma credo che se finirò solo sarò davvero una persona infelice.

A me piace avere i miei spazi, vivere da solo come giovine lavoratore...ma in linea di massima so che ho bisogno del contatto umano con quante più persone possibili, è vitale...anche se magari lo nego.

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Non so come sarà il mio futuro, ma credo che se finirò solo sarò davvero una persona infelice.

 

anche chi è in coppia e avrà una vecchiaia in coppia alla fine finisce o morto per primo o solo quando muore prima il partner......

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anche chi è in coppia e avrà una vecchiaia in coppia alla fine finisce o morto per primo o solo quando muore prima il partner......

 

Mamma mia che pensiero carino XD.

Bhè, certo, ho capito cosa intendi. Però conta che ci possono essera amici, non solo il marito. Inoltre io mi riferivo a una condizione in cui sei anziano/molto maturo e vivi in solitudine che dura da anni e anni...

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beh... se sei anziano e sei abituato a stare solo alla fine sei abituato se ci si può abituare.....

 

anche essere soli da giovani non è mica tanto bello secondo me, si sto molto meglio da non solo.....

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beh... se sei anziano e sei abituato a stare solo alla fine sei abituato se ci si può abituare.....

 

anche essere soli da giovani non è mica tanto bello secondo me, si sto molto meglio da non solo.....

 

Certo certo è brutto anche da giovani, ma credo che da anziani, con meno mezzi per reinventarsi e recuperare il tempo perso sia peggio e più amaro da digerire.

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La mente umana si abitua a tutto .. quindi ci si può abituare anche a quello ... ma preferisco la verità alla menzogna.. preferisco il dolore alle belle parole.. per tal motivo preferirei esser da solo a casa  che  dividere il mio letto, i miei pasti con qualcuno che essendo a pochi centimetri da me .. in realtà è distante anni luce da ciò che realmente sono..

 

 

 

Io probabilemnte sarò un S.G.S = Single Gay Squattrinato xD

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Ho sempre dato per scontato che sarei invecchiato da solo, fin da quando ero ragazzo.

 

Comunque con il tempo ho imparato a superare la paura della solitudine. Anzi, mano a mano che ho imparato a fare sempre più cose da solo, e che mi sono accorto che rinunciare alla compagnia di amici con cui i rapporti erano ormai finiti non mi faceva affondare ma, anzi, mi faceva stare meglio, sto quasi meglio da solo che in compagnia.

 

Temo le cattive compagnie molto più della solitudine. La solitudine è molto più proficua di frequentazioni vuote e inutili. Preferisco di gran lunga stare, ed essere lasciato, da solo, che investire tempo ed energie in rapporti biodegradabili, che si sfaldano a uno stormir di fronda, magari per un'inezia o per riserve mentali che, prima, non mi erano mai state palesate (la mia prima, breve relazione finì proprio in questo modo).

 

 

Quoto ogni singola parola.

All'inizio l'idea mi spaventava, proprio quando avevo intorno ai 18 anni.

Ora ritengo che la solitudine non sia una condizione così misera: come il quote qui sopra, sto meglio sola che in false o poco salutari compagnie di pseudo-amici.

Perchè stare bene da soli significa che si ha comunque un rapporto decente con sé stessi tanto da non sentire come necessaria la figura di qualcuno attorno.

Capiamoci, avere quei "qualcuno" che siano persone piacevoli vicine è una cosa che apprezzo, ma non credo che rinuncerei mai ad una parte della mia solitudine che, dopo tutto, credo che ormai faccia proprio parte della mia indole.

 

Allargando poi leggermente il discorso, ritengo che fondamentalmente davanti a molti aspetti della vita siamo "soli", a prescindere da se si ha un partner, una famiglia o degli amici attorno.

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Capiamoci, avere quei "qualcuno" che siano persone piacevoli vicine è una cosa che apprezzo, ma non credo che rinuncerei mai ad una parte della mia solitudine che, dopo tutto, credo che ormai faccia proprio parte della mia indole.

Sono d'accordo, io credo che l'amore per la solitudine (e sarebbe bello avere in italiano due termini distinti come in inglese per i due diversi aspetti dello stare soli...) sia un po' innata e un po' un "vizio", ci si prende l'abitudine e diventa difficile farne a meno, almeno è così per me, diventa uno spazio vitale a cui non si può rinunciare.

 

 

Allargando poi leggermente il discorso, ritengo che fondamentalmente davanti a molti aspetti della vita siamo "soli", a prescindere da se si ha un partner, una famiglia o degli amici attorno.

 

Ecco mi interessa molto questo discorso, di quali aspetti parli in particolare? materiali (quando sei nei guai e te la devi cavare da solo) o psicologici (ci sono momenti in cui nessuno può capirti fino in fondo)?

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@Viola77

 

Quoto gli esempi fatti da @privateuniverse

 

Una persona può starti vicino durante la malattia, la morte, un lutto, ma a conti fatti, sei tu che fai i conti con  argomenti come questi perchè sei solo tu che alla fine li affronterai, da solo. Perchè i sensi e ciò che senti, per quanto tu possa esprimerlo a parole, sono espressioni che senti in solitudine

Altri esempi che mi vengono in mente, è il rapporto che hai con la tua coscienza e con la tua vita: fondamentalmente rendi conto di qualsiasi azione che compi sia al prossimo, ma in primis a te stesso\a.

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Ecco mi interessa molto questo discorso, di quali aspetti parli in particolare?

 

 

quando tu hai avuto le gravidanze e hai partorito eri sola a volte o il marito compensava il fatto che in pratica l'utero col bimbo era nel tuo corpo ? o non stavi mai sola perchè un bmbo ce l'avevi sempre in pancia ?  :pogranichnik:

 

 

Sono d'accordo, io credo che l'amore per la solitudine (e sarebbe bello avere in italiano due termini distinti come in inglese per i due diversi aspetti dello stare soli...) sia un po' innata e un po' un "vizio"

 

 

la solitudine può essere accentuata da una malattia quale la depressione. Mia madre anni addietro quando le dicevo che mi sentivo solo rispondeva che lei prima di sposarsi non si sentiva sola e che lei anche se non si fosse sposata non si sarebbe sentita sola. Ora che da 9 anni è rimasta vedova si sente molto spesso sola e si è dimenticata delle affermazioni che faceva. Un giorno mi disse che le manca un uomo.

Edited by marco77
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Una persona può starti vicino durante la malattia, la morte, un lutto, ma a conti fatti, sei tu che fai i conti con  argomenti come questi perchè sei solo tu che alla fine li affronterai, da solo. Perchè i sensi e ciò che senti, per quanto tu possa esprimerlo a parole, sono espressioni che senti in solitudine

Altri esempi che mi vengono in mente, è il rapporto che hai con la tua coscienza e con la tua vita: fondamentalmente rendi conto di qualsiasi azione che compi sia al prossimo, ma in primis a te stesso\a.

Ecco io credo che si è soli veramente soprattutto con la propria coscienza, il senso di colpa è una cosa estremamente personale, come un rumore che senti solo te.

 

Per un lutto, si certamente si è soli, ma avere persone vicino che ti conoscono davvero può aiutare (più di quanto possano fare nel caso della coscienza, a mio modo di vedere). Due anni fa è morta la mia migliore amica, siamo state inseparabili per 19 anni, sono stata circondata dalla mia famiglia che cercava di "tirarmi su" spaventata da quello che sarebbe potuto succedermi. Non conto più le volte che mi hanno detto che me ne sarei dovuta fare una ragione, che c'era un motivo per la sua morte che magari io non capivo e tantissime altre frasi dettate dall'amore per me e dalla paura. E mi facevano sentire ancora più sola, non capita, non accettata. Gli unici che non hanno mai avuto paura, che si sono fidati del mio modo di affrontare quello che era successo sono stati mio marito, che dopo di lei è la persona che mi conosce meglio, e alcuni amici più stretti (alcuni subito, a pelle, altri ci sono arrivati dopo, hanno capito) che non hanno cercato di "imbrigliare" il mio dolore, di addomesticarlo, hanno lasciato che lo vivessi nel modo in cui l'avevo scelto. Certo sono io che mi alzo la mattina con la sensazione di respirare con un polmone solo, ma sentirsi accettata comunque è un grande aiuto, almeno lo è per me. Questo per dire che comunque i legami familiari non sono sempre quello che ci vuole, che le "affinità elettive" che incontriamo nella vita sono poi davvero la "famiglia".

 

Invece è diverso, per me, quando si parla di malattie come la depressione, lì ti viene tolto il tuo modo di essere, il tuo modo di affrontare la vita, non si può paragonare al resto. Io ho avuto la depressione post parto dopo la nascita della mia prima figlia, io che ho sono sempre stata una "tosta" mi sono ritrovata catapultata in un incubo. No non si può paragonare, è come improvvisamente dover vivere con uno zaino di 100chili sulle spalle, non riesci più a fare o pensare quello che facevi o pensavi prima, non ha più importanza ciò che sei, ciò che ami. E sicuramente non mi sono mai sentita tanto sola in vita mia come quando sentivo la mattina la porta di casa chiudersi, con mio marito che andava a lavorare e mi lasciava SOLA.

Quando è nato il piccolo, c'eravamo organizzati, lui aveva preso un permesso lungo per non lasciarmi, ma io stavo bene, ero sempre io, la depressione non era arrivata e dopo qualche giorno l'ho spedito a lavorare, perchè io stavo benissimo da sola, divinamente.

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@Viola77

 

vorrei chiederti: tu sei medico e prima di aver avuto una depressione riuscivi ad immaginarti come sta una persona malata di depressione per quello che sapevi come medico ?

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vorrei chiederti: tu sei medico e prima di aver avuto una depressione riuscivi ad immaginarti come sta una persona malata di depressione per quello che sapevi come medico ?

Diciamo che viverla è stato molto illuminante.

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@Viola77

 

Le persone possono aiutarti, come ad esempio nei lutti, ad affrontarli, offrendoti il loro supporto e appoggio, per quanto sia difficile riuscire a farlo senza aver paura di sentirsi banali ed inopportuni nel cercare di colmare il vuoto lasciato da una persona che ci lascia.

Ma alla fin fine il venire a "patti" con la mancanza di una persona, è una cosa che devi gestire da sola.

Poi per carità, le persone attorno aiutano in momenti come questi, ma l'atto del prendere coscienza dell'assenza che si è venuta a creare, è un processo che solamente il singolo è in grado di generare.

 

Riguardo il discorso della depressione, si, è un esempio estremamente calzante.

Anche in quel caso hai persone attorno che possono cercare di aiutarti, ma ci sono volte in cui è estremamente difficile che una persona possa realmente comprendere il male che hai dentro e cosa possa voler dire che improvvisamente il cervello abbia deciso di "chiudere per ferie".

Ho passato una cosa del genere, non come te per un post partum.

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@Viola77

 

Ma alla fin fine il venire a "patti" con la mancanza di una persona, è una cosa che devi gestire da sola.

Poi per carità, le persone attorno aiutano in momenti come questi, ma l'atto del prendere coscienza dell'assenza che si è venuta a creare, è un processo che solamente il singolo è in grado di generare.

Il "venire a patti" è una cosa che ancora mi manca, credo mi mancherà sempre. Però non l'avrei potuta gestire da sola, è come un vulcano, che da solo cova la forza distruttiva, ma a un certo punto ha bisogno di esternare tutto. Abbiamo passato decine e decine di notti in cucina a parlare , io ho bisogno poi di confrontare quello che ho dentro con lui, parlarne riesce a chiarirmi le idee, a gestire il dolore. E lui mi fa da sparring partner in questo, non so se riesco a spiegarmi. Alla fine è come se nemmeno io sapessi più cosa mi fa stare più male, cosa mi manchi di più, cosa mi faccia più rabbia, il dolore offusca i sentimenti, il confronto è fondamentale per cercare di fare ordine, per capire i motivi. Non so se riesco a spiegarmi, ma in questo la vicinanza, la disponibilità di poche persone è stato ed è fondamentale.

Invece quando il problema è nella tua coscienza, secondo me è più difficile fare una cosa del genere, il senso di colpa è quello che secondo me ti isola di più, è difficilissimo farsi aiutare, lì davvero il lavoro è tutto tuo.

 

Il cervello che chiude per ferie rende bene l'idea ;)

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Non osanniamola troppo però questa solitudine. Per quanto mi riguarda dev'essere un momento, ma vivere in solitudine perennemente credo sia come negare il fatto che si esista. Perchè solo il nostro relazionarci agli altri ci rende in un certo senso vivi, questo è quello che penso. Ultimamente ho un conoscente che ha fatto una bruttissima fine, ma al di là di cosa gli è successo, la cosa più triste è stata sapere che nessuno era venuto a fare il riconoscimento del corpo, che nessuno gli avrebbe fato il funerale, che nessuno sapeva nulla di lui...questa cosa mi ha letteralmente straziato.

Il segno che noi lasciamo sugli altri è per me fondamentale, nel bene e nel male. E' un piccolo miracolo o magia.

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