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Liceo per omosessuali


Marcolino2

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Al massimo puoi non capirlo, ma una volta che te ne accorgi, come cacchio fai a cambiare sessualità? xD

Edited by Wizzis
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Che schifezza di pensata, come dovrebbero esistere locali per tutti e non dovrebbero esistere hotel "gay e lesbo" ma solo hotel devono esistere scuole per tutti.

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A New York c'è già una scuola abbastanza famosa dal 1985, ed è accreditata in pieno come scuola pubblica dal 2002 (il passare degli anni tra fondazione e accreditamento la dice lunga...).

E non è per soli gay, ma chiunque sia etero e non abbia niente contro i gay, è ben accetto - si potrebbe definire etero-friendly. E' presente una politica di zero tolleranza per il bullismo.

http://en.wikipedia.org/wiki/Harvey_Milk_High_School

"Harvey Milk High School (HMHS) is a transfer high school open to all New York City students who are seeking an alternative educational experience from their current high schools while freely expressing individuality and identity. HMHS provides students a unique, small learning community in a safe, nurturing setting designed to support educational, social, and emotional development to prepare them for adulthood, college, and the world of work."

 

Per affrontare bene questo discorso, come per altri, bisognerebbe definire bene cosa significa per i gay "ghettizzarsi" o "autoghettizzarsi".

Io ho una mia idea, ma mi rendo conto che è mia e non so quanti nel movimento glbt la condividano.

Per me ghettizzarsi significa vivere la vita completamente nella comunità glbt, o in modo più ristretto, nella comunità gay. Significa uscire solo per locali gay, andare solo in bar gay, fare un lavoro circondati solo da gay, andare dal barbiere/parrucchiere gay, dal meccanico gay, dal macellaio gay, rivolgersi all'antennista gay, al chiropratico gay, all'idraulico gay.

Insomma per quel che mi riguarda per i gay in italia ghettizzarsi non è possibile.

Altrimenti se frequentare in parte la comunità e ambiente glbt nella propria vita diventa ghettizzarsi, allora PincoPallo se ha una vita tra gli etero, lavora con/per/tra gli etero, ma una sera va in una disco gay, si ghettizza. Se ha tre/quattro amici gay e li invita a casa sua per pizza + dvd, si ghettizza. Non penso sia questa la storia dei ghetti (o dell'apartheid).

 

Per quanto l'ambiente della scuola, per un adolescente dai 14 ai 18, sia importante e molto presente, non è l'unico. Se PincoPallo newyorkese frequenta la Harvey Milk School (che ribadisco non è una scuola gay, ma una scuola pensata per i glbt&q ma non limitata a loro), avrà tanti altri ambienti in cui frequentare e confrontarsi con gli etero. Spesso spessissimo avrà una famiglia etero, per cominciare. Magari il pomeriggio farà pallavolo o nuoto con gli etero. O suonerà la chitarra in un gruppetto con gli etero. O farà hip-hop in una scuola con altri ragazzi, magari qualcuno di questi etero. Non basta frequentare una scuola come quella per parlare di ghettizzazione, o autoghettizzazione.

E questo riguarda la Harvey Milk School, totalmente diversa mi sembra la situazione originaria del topic, se ciò che scrive Daryl della scuola di Toronto è vero (non sono andato a guardare la fonte).

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L'articolo sembra essere scritto male e fuorviante, e c'è chi ce l'ha prontamente (grazie!) detto..

 

Ma semmai venisse a qualcuno quest'idea in testa.. che la dimenticasse subito!

 

E' proprio "separando", "segregando" che si alimenta questa idea di diversità che fa paura.. e che genera l'omofobia!!

 

Perché mai creare una scuola per gay? Si dovrebbe continuare (e lo dico per guardarla positiva, visto che non si fa quasi nulla) a favorire una visione dell'omosessualità come una realtà di cui non avere paura ma, anzi, accogliere come una ricchezza per aumentare il dialogo e il rapporto tra persone che hanno pensieri (e preferenze sessuali) diversi.

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Per fortuna ci sono i commenti di calvin2010, Krad77, coeranos. Altrimenti l'omofobia di questo topic sarebbe esplosiva.

Ma forse, più che di omofobia interiorizzata, sarebbe più giusto parlare di superficialità - e nessuno si adonti se gli dò del superficiale.

 

Io mi sarei iscritto a questo Liceo, certo di essere educato in modo cosciente dei miei diritti: e non solo dei diritti delle minoranze, della

minoranza alla quale appartengo, ma anche dei parametri corretti che devono essere adottati in una scuola pubblica, e sui quali non si transige.

 

Chi fa l'obiezione stupidina che questo è autosegregazionismo, ripete come un'eco il messaggio anti-gay che l'articolista vuole propagandare.

Credo che un liceo di questo genere formerebbe gay forti, consci dei loro diritti, e il segregazionismo non c'entra perché gli iscritti

frequenteranno palestre, locali pubblici, chiese, associazioni di ogni tipo: solo che non se ne staranno in un angolo a tacere e a nascondersi

fino a 30 anni come succede in Italia...

 

Non è un caso che un'iniziativa del genere è allo studio in un Paese accogliente, civile e tollerante come il Canada, e credo che Toronto sia una

città particolarmente aperta alle differenze.

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La notizia del liceo per soli gay mi sembra inconcepibile; sicuramente è una soluzione più comoda per non discutere sull'integrazione, sul rispetto e non punire gli studenti omofobi che, secondo la mia esperienza, sono dei gay repressi che si comportano così per la paura di essere emarginati.

Una cosa importante non è stata detta: ma questo liceo prevede anche la residenza per gli studenti che lo frequenteranno? Perché in caso contrario, gli studenti che andranno e torneranno da quella scuola saranno marchiati come gay e vittime di atti di bullismo fuori dall'edificio perché dichiarati.

Aggiungo che a 12 anni il problema non è sapere di essere gay o no, io lo sapevo già, il problema è la paura di esporsi per evitare di essere escluso, emarginato dal gruppo dei pari e dei coetanei.

Quando avevo 12 anni soffrivo per gli insulti di quei ragazzini e l'emarginazione - era la scuola media - però pensandoci ora non avevo niente di particolare che mi facesse distinguere dagli altri ragazzini. Ma se un ragazzino ha la cattiva fama di essere ricchione e lo sa tutta la scuola, rovinerebbe anche la reputazione di chi lo frequenta, perché contagiato dallo stesso morbo.

A proposito dei suicidi, una volta lessi il libro di Piergiorgio Paterlini "Ragazzi che amano ragazzi". Iniziava comunicando le notizie di cronaca sui ragazzini gay morti, aggiungendo che nessuno sa che in Italia esistono ragazzini gay vivi.

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E' una ottima notizia, un segnale potente contro l'omofobia in ogni scuola di ordine e grado

che aiuterà gli adolescenti a superare la paura e nel caso di ragazzi che abbiano subito traumi

ed ancora oggi si chiedano il perchè - "non avevo niente che mi facesse distinguere" - dà la

possibilità di saperlo e di esserne pure orgogliosi, invece di rimuoverlo e già a 14-15 anni.

 

In un ipotetico distretto scolastico, dove già esistono programmi di supporto in ogni scuola

come in Canada, ma nonostante ciò rimanga il problema della dispersione scolastica degli

studenti gay ( a causa del bullismo del minority stress del conformismo adolescenziale

emarginante ) rappresenterebbe un servizio dedicato ed una chance di recupero.

 

Non solo formerebbe gay forti e consci dei loro diritti, ma studenti in grado di esprimere

al meglio le proprie potenzialità, perchè non si è studenti-persone incidentalmente gay

i due aspetti sono coessenziali, talchè maltrattare la propria omosessualità a causa del

minority stress determina poi un minor rendimento, persone meno capaci e forti etc.

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Ma cos'è un gayromeo per liceali?

 

Mi sembra l'ennesima stronzata, allora perchè non fare licei per africani, per coreani, per inglesi... Ovvero qual è la differenza fra un etero e un gay?

 

Ma per favore.

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Guarda che con l'apparenza di una denuncia di tipo morale

tu in realtà stai dando dell'omosessualità un rappresentazione

ristretta al solo rimorchio e sesso.

 

Cancelli la cultura e gli studi Lgbt, storia, letteratura, cinema,

filosofia, studi di genere

 

Cancelli la socialità, perchè è chiaro che se a scuola mi nascondo

ed ho paura ad andare per strada a testa alta, è quello il momento

in cui mi piego ad usare gayromeo ( che è il vero ghetto nel momento

in cui non è uno strumento che si sceglie ma una necessità, solo che non

ve n'accorgete )

 

Cancelli in ultimo la possibilità che l'omosessualità sia una identità pubblica

riconosciuta costruita e rivendicata e non una mera caratteristica etnica

che in ogni caso ti deriva da dei genitori, i quali ti trasmetteranno il suo

significato.

 

La differenza fra gay ed etero è che gli etero la cultura eteronormativa

la trovano in ogni scuola ed in ogni programma scolastico senza bisogno

che vi sia scritto "eterosessuale" è Cultura e basta e lo è al punto tale che

tu stesso - pur essendo gay - credi che sia LA cultura tout court e non possa

esistere altro. Lo credi al punto da non ritenerti ignorante, pur ignorandola

 

Idem per tutte le opportunità sociali che una scuola queer potrebbe offrire

e che tu pensi siano inutili perchè l'unica interazione fra gay è di natura

sessuale, possibilmente privata etc.

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orodeglistupidi

Mi permetto di citare un pezzo illuminante di Giovanni Dall'Orto:

 

Parlare del mondo gay come di un "ghetto" è un falso ideologico

 

(...)Poiché nessuna legge obbliga le persone omosessuali a frequentare il mondo lesbico e gay, o di abitare tutte assieme, o di tenere i negozi tutti nella stessa strada, ne consegue che quando aggregazioni di questo genere sorgono spontaneamente, si tratta di giudecche (sempre gradite, come si è visto, alle comunità ebraiche) e non di ghetti (sempre combattuti dagli ebrei, salvo qualche fanatico).

 

Ma allora, da dove nasce tanto astio e tanto odio verso un modo di socializzare che non ha proprio nulla di diverso da quello di tutta quanta la popolazione (ogni essere umano frequenta di preferenza le persone con cui ha affinità)?

È presto detto: nasce dall'omofobia, cioè dal preconcetto secondo cui tutto ciò che fanno le persone omosessuali deve essere per forza schifoso.

 

Non è affatto un caso che le persone che si oppongono ai luoghi d'incontro gay definendoli "ghetti", siano poi le stesse che non sono disposte a considerare le e gli omosessuali in quanto comunità di persone con interessi condivisi, e in quanto tali potenziali portatrici di solidarietà.

 

(...)Un gay o una lesbica isolati non creano problemi: sono solo brutti anatroccoli. Una cultura di persone omosessuali, invece, costituisce una sfida alla società, costituisce uno stile di vita alternativo, è il centro propulsivo d'un orgoglio di essere se stessi, per quanto diversi.

 

www.culturagay.it/cg/saggio.php?id=389

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Concordo con molti di voi: non è minimamente omofobia, anzi, l'omofobia (anche se non spinta) è, in parte, di chi si dichiara contrario a questa soluzione, per motivi di "ghettizzazione" (ghettizzazione che, in questo caso, non esiste).

Sarebbe molto utile per un grande numero di studenti, non necessariamente i soli iscritti alla scuola.

In Italia, forse, tra vent'anni.

 

 

Max Dorian

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Firmarsi, perché il nick non basta :asd:

 

Magari è un'impostazione predefinita dell'applicazione che uso anche su altri forum dove non ho questo nick :3

Esiste anche questa possibilità :D

 

 

Max Dorian

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@Heinzelmann cavolo mi ero riproposto di non scrivere più su questo topic ma questo è interessante... Esiste una "cultura etero" ed una "cultura gay" ?? Che intendi per cultura perchè forse sto fraintendendo; c'è una letteraratura latina per gay e una per etero e una storia dell'arte per gay e una per gli etero e così via ???

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Ma va????????????

 

Non è "per gay" nel senso di destinata solo ai gay :muro:

 

E' la stessa letteratura di prima, solo che prima l'omosessualità

dell'autore, i temi omosessuali rappresentati, il significato omosessuale

dell'opera veniva sistematicamente censurato, neutralizzato, reso irrilevante

 

Al punto tale che, quell'opera poteva essere fruita da un pubblico eterosessuale

solo dopo averla normalizzata

 

Suppongo tu sappia che esiste un'ampia produzione letteraria, greca e latina

esplicitamente omoerotica e lesbica ( almeno questo...lo saprai !!!)

 

In questo caso la censura è clamorosa per il fatto che queste opere furono

create in società non ancora eteronormative e quindi la censura è successiva

alla produzione dell'opera letteraria

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Sinceramente un liceo per gay non mi sembra la cosa giusta perchè significherebbe ghettizzare gli studenti gay che invece dovrebbero vivere la quotidianità insieme a tutti gli altri e protetti da atti di bullismo.

 

http://www.tmnews.it...02_163732.shtml

 

 

In una concezione liberale, non statalista della società ci sta anche l'apertura di scuole che abbiano una marcata connotazione "culturale": scuole cattoliche, scuole di pedagogia montessoriana scuole ebraiche, scuole gay? boh, anche perchè no...

 

ma l'importante non è l'etichetta: l'importante è la serietà degli studi. Docenti superselezionati, premi al merito, niente insegnamenti farlocchi ed inutili...

 

questo sarebbe l'ideale.

 

 

quanto poi al Canada. è un paese molto tollerante, dove in effetti la multiculturalità è stata raggiunta appunto nel rispetto delle identità, che convivono

senza cozzarsi e anche conservando i propri caratteri. per cui non mi stupisco che proprio lì sia nata questa idea.

 

per il resto la mia idea è che per crescere bisogna confrontarsi. per cui sarei sempre per una scuola pubblica, ma ripeto di qualità (non il diplomificio... futura fabbrica di disoccupati)

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personalmente non trovo male l'idea di un liceo protetto. però mi chiedo se chi ci entra debba fare il coming out prima di iniziarlo o se a metà anno uno cambia sclola perchè subisce magari del mobbing sul fatto che è gay.

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Ma per entrare in un liceo riservato ai gay, suppongo si debba dimostrare di esserlo.

Quindi ci dovrebbe essere un esame con dimostrazione di gayezza certificata con diploma per poter essere ammessi.

Sarà un esame teorico e ... pratico?

Se uno studente amesso poi nel corso degli anni cambiasse idea sui suoi gusti sessuali, potrebbe essere espulso?

Si studieranno solo materie in chiave gay?: per la letteratura, la storia, la medicina e qualche altra forse si potrebbe anche fare, ma per la matematica, la fisica e simili, quale sarebbe la caratteristica distintiva di gayezza?

 

Mi sembra che si cada nel ridicolo.

Non è meglio combattere con la cultura e l'educazione l'omofobia dovunque s'alligni?

Edited by Mario1944
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Ovviamente non è riservato ai gay, ha un programma di studi

orientato in senso gay, se degli etero lungimiranti lo volessero

scegliere, magari proprio per il fatto di essere una scuola che

nei fatti si dimostra anche di qualità superiore, perchè gli insegnanti

sono più motivati e gli studenti più collaborativi, oppure per il fatto che

c'è un clima di libertà e tolleranza nei confronti di ogni diversità: ben

vengano gli etero.

 

Spero di non doverlo ripetere altre 50 volte venendo sistematicamente ignorato

 

Il punto è che voi arrovesciate la realtà: nessuna associazione gay, nessuna iniziativa gay,

nessun bar o discoteca gay ha mai pensato di escludere gli etero o di interrogare

chi entra circa il proprio orientamento sessuale....sono gli etero che, per paura-ignoranza

mancanza di curiosità e quel che volete voi, si tengono alla larga...chiudendosi nel recinto

della Eterosessualità con la E maiuscola

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Ovviamente non è riservato ai gay, ha un programma di studi

orientato in senso gay,

 

Se non è riservato ai gay, che liceo gay è?

<<Programma di studi orientato in senso gay>> ?????

E quale sarebbe l'effetto di questo <<orientamento>>?

Che se si parla ad esempio dell'imperatore Adriano non si nasconde che amò un ragazzo di nome Antinoo cui dedicò una città, templi e numerose statue?

Ma per favore, non cadiamo nel ridicolo...

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Riflettendoci penso che possa essere utile perché comunque la scuola è il momento più importante nella costruzione della personalità e del sapere di base di ogni individuo.

Formare omosessuali consapevoli di una cultura, passatemi il termine, attualmente frammentaria, nel senso che si è manifestata nella letteratura, nell'arte, nella politica e via dicendo, non è poco. La renderebbe più solida, più d'impatto sociale.

Forse quella che spesso viene definita "ghettizzazione" quando si parla di gay che si uniscono in gruppo è un po' privo di un vero significato. Sembra quasi una maledizione. Mi sembrerebbe quasi più una specie di paura d'affermazione dell'omosessualità nella società. (che ognuno può averci).

E' necessario affermarsi nella società. Nessuno in passato è andato da altre minoranze a dire "scusami, ti concedo un paio di diritti e ti tratto bene, ti va?"

Bisogna un attimo considerare quali sono gli strumenti da usare, e la scuola è indubbiamente uno di quelli, visto che è lì che uno cresce e si forma.

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personalmente non trovo male l'idea di un liceo protetto. però mi chiedo se chi ci entra debba fare il coming out prima di iniziarlo o se a metà anno uno cambia sclola perchè subisce magari del mobbing sul fatto che è gay.

Per quel che riguarda la Harvey Milk School, non c'è bisogno di fare alcun coming out, visto che è aperta a tutti, glbt e etero. Nei fatti moltissimi degli studenti della scuola fanno trasferimento da altri istituti in cui sono stati vittime di bullismo.

 

Io amo le politiche di inclusione nelle scuole (lo sapevate che l'Italia e il Canada sono gli unici paesi in cui i portatori di handicap sono inseriti nelle scuole con gli allievi normodotati? Nel resto del mondo vanno in scuole specifiche, i ciechi con i ciechi, i down con i down ecc. - chissà se questo qualcuno lo chiama ghettizzare). Ma penso che nessun lavoro di inclusione possa essere fatto se ci sono delle violenze in atto.

Così come ho imparato che, se c'è un abuso su un minore, prima si interrompe l'abuso, poi si comincia una terapia psicologica, allo stesso modo penso che se un ragazzo subisce violenze e ostracismi continui, prima lo si mette in un ambiente dove può studiare tranquillamente ed essere incluso e accettato, poi si fa il resto.

Tutto imho. Avrei anche qualcosina d'altro da aggiungere ma per ora mi fermo qui.

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Ma per favore, non cadiamo nel ridicolo...

 

Ovvio che se fai una caricatura di ciò che ho scritto lo rendi ridicolo

 

Eppure la Yourcenar ha scritto un capolavoro assoluto - Le memorie di

Adriano - che ogni gay che abbia studiato ha letto, per conto proprio

ovviamente, in età successiva ( o almeno dovrebbe leggerlo....)

 

Esistono fonti su come questa relazione sia stata irrisa da

tardi autori cristiani ed esistono anche i templi, le statue e la città che

invece dimostrano come un amante gay potesse essere elevato al rango

di Dio, uno bello spunto per parlare del rapporto fra omosessualità e religione.

 

E poi perchè non approfondire il tema della rappresentazione artistica dell'amante

omosessuale nella storia dell'arte?

 

Io non ci vedo niente di ridicolo, soprattutto se insegnato ad un adolescente

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privateuniverse

Ma cos'è un gayromeo per liceali?

 

Mi sembra l'ennesima stronzata, allora perchè non fare licei per africani, per coreani, per inglesi... Ovvero qual è la differenza fra un etero e un gay?

 

Ma per favore.

 

I licei per africani, coreani, inglesi, infatti, esistono, in quei paesi in cui queste persone sono straniere, sono abbastanza numerose da permettersi istituzioni pensate per i loro scopi specifici, e hanno alle spalle stati in grado di finanziarle. Non a caso, ci sono paesi stranieri che ospitano scuole italiane, e in Italia ci sono scuole francesi, inglesi, tedesche, svizzere e così via; così come ci sono negozi pensati soprattutto per stranieri, chiese frequentate da stranieri in cui le funzioni religiose si tengono nella lingua del paese di origine, quartieri in cui gli stranieri tendono a stabilirsi, etc.. L'Italia è piena di associazioni di stranieri residenti (è un esempio che mi viene in mente perché, desiderando imparare il greco classico, recentemente mi ha colpito la notizia che ho letto su un giornale locale e che riguardava la costituzione, nella mia regione, di una sezione dell'associazione dei greci che vivono in Italia). E ti dirò che, in tutti i paesi, Italia compresa, esistono scuole e ospedali gestite da comunità religiose: scuole e ospedali cattolici, scuole e ospedali protestanti, scuole e ospedali ebraici, e così via, generalmente aperte a tutti, ma pensate principalmente per offrire un certo tipo di servizi a chi professa quelle religioni.

 

Tutto questo avviene per un motivo molto banale: semplifica la vita di chi appartiene a una comunità, soprattutto (ma non solo) se largamente minoritaria, permettendogli di coltivare meglio i propri interessi, di incontrare e di socializzare con persone che hanno esigenze simili, e di mantenere le proprie abitudini. E' utile soprattutto per le minoranze, di qualunque tipo; perché una minoranza è già di per sé in una situazione di difficoltà, e non necessariamente perché vittima di discriminazioni da parte della maggioranza: la comunità di origine tedesca, ucraina, italiana o giapponese che vive in Canada, in Cile o in Brasile può desiderare non perdere il proprio retaggio culturale, la minoranza religiosa può desiderare restare attaccata alle proprie convinzioni, gli appassionati di mah-jong o di fantascienza possono desiderare trovare qualcuno con cui giocare (problema che chi gioca a calcio, ovviamente, non ha), e così via. Essere diversi dagli altri, quale che ne sia il motivo, è un fattore di isolamento e rende vulnerabili, perché la gente tende a odiare i diversi, coloro che non si conformano; infatti, il bullismo non si esercita nei confronti di chi è conforme allo standard, ma nei confronti di chi non è conforme, di chi ha gusti diversi dagli altri (e non sto parlando di gusti sessuali). Il "non conforme", se è intelligente, cerca la compagnia dei suoi simili, perché solo in questo modo può trovare il gusto della condivisione, e far parte di un gruppo nel quale sentirsi protetto, perché l'isolamento è sempre un fattore di debolezza. Questo non è ghettizzarsi, come dice giustamente @Krad77: è riconoscere di avere esigenze comuni e sapersi organizzare.

 

Magari l'avessi avuta io, la possibilità di frequentare un liceo per gay: quand'ero adolescente e, poi, studente universitario, ero letteralmente terrorizzato dalla possibilità che i miei familiari, i miei parenti, i miei amici, i miei compagni di scuola, i miei conoscenti, venissero a sapere cos'ero veramente. Ho passato anni terribili: non mi sono potuto godere l'adolescenza e la giovinezza allo stesso modo dei miei coetanei etero anche per questo motivo, e tutto questo mi ha segnato profondamente. Se fossi stato fra simili sarebbe stato tutto molto diverso: avrei avuto più fiducia, mi sarei sentito più sicuro e tranquillo, me la sarei goduta di più; e questo mi sarebbe servito anche dopo, nella vita.

 

Non sono un estimatore degli Stati Uniti, ma i gay, lì, sono stati più intelligenti: appena hanno potuto, a cominciare dagli anni Settanta, hanno costituito strutture che permettessero loro di soddisfare bisogni comuni, soprattutto nei quartieri in cui si sono concentrati. Dubito che qualunque gay americano riterrebbe una fortuna vivere in un paesino dell'Oklahoma piuttosto che nel quartiere di Castro a San Francisco, perché così almeno non si ghettizza. E dubito che i gay italiani si considerino fortunati perché in Italia non c'è niente di simile al Castro, al Marais, alla Chueca o a Schöneberg (e, se non c'è, un motivo ci sarà), in cui si possa vivere normalmente la propria vita quotidiana da gay.

 

Qui da noi, invece, prevalgono la doppiezza ("non c'è bisogno che i miei amici sappiano niente, sono affari miei") e l'individualismo presuntuoso ("io sono il più bravo a fare le cose e non ho bisogno di organizzarmi con nessuno"), salvo poi piagnucolare perché il parlamento non approva leggi a favore dei gay o non riconosce le coppie dello stesso sesso. Molti gay detestano la chiesa cattolica, ma si rifiutano di apprendere da essa quel che sarebbe loro utile. La chiesa cattolica, ovunque, ha sempre preteso un trattamento privilegiato da parte dello stato e che i suoi valori siano incorporati dalle leggi; ma, anche dove questo avviene, si guarda bene dallo smantellare le proprie scuole, i propri ospedali, i propri ricoveri per anziani, le proprie associazioni, o dal chiudere non soltanto i propri giornali e le proprie case editrici, ma neanche le proprie banche e le proprie società di assicurazioni.

Edited by privateuniverse
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Ma cos'è un gayromeo per liceali?

 

Mi sembra l'ennesima stronzata, allora perchè non fare licei per africani, per coreani, per inglesi... Ovvero qual è la differenza fra un etero e un gay?

 

Ma per favore.

Tu andavi a scuola per rimorchiare e fare sesso?

I tuoi compagni eterosessuali venivano a scuola per rimorchiarsi le belle della classe?

Non lo so, è un'immagine molto svalutante dell'istruzione e di tutti gli omosessuali, una generalizzazione che spostata nell'ambito scolastico porta a qualcosa di ridicolo.

E comunque vorrei ricordare che in città come Roma ci sono vari licei americani dove hanno si iscrivono gli italiani. Per cui, si. Esistono licei per africani, coreani, inglesi.

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