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Andare a vivere in un piccolo paese


Fabius81

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vivo in un paese di 3000 abitanti, è vero ho intorno la campagna,il verde, i fiumi ecc..ma nessuno mi capirebbe se parlassi delle mie preferenze sessuali. anzi, sarebbe lo scandalo!!!! :( è una tristezza, perchè a me piace il posto dove abito, però è la gente che è insopportabile perchè non si fa mai i fatti suoi e si permette di giudicare le persone senza neanche conoscerle prima.

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La soluzione migliore? Una città media, tra i ventimila e i duecentomila abitanti direi. Ha i pregi delle grandi (cinema, teatri, sport, collegamenti, posti per uscire, anonimato) e quelli delle piccole (fruibilità, qualità della vita), senza avere i difetti di nessuna delle due (la congestione e l'ingestibilità delle grandi, la ristrettezza delle piccole).

Secondo me dipende dalle singole città. Tu definisci una città media come una città che abbia tra i 20mila e i 200mila abitanti.

Io sono nata e cresciuta (ci sono rimasta fino ai 20 anni, e ora sono 4 anni e passa che vivo a Roma) in un città con 60mila abitanti.

 

Parlando della mia esperienza: i pregi delle grandi città non li aveva affatto, i cinema erano due ed erano monosala quindi la maggior parte dei film non arrivavano, gli sport erano limitatissimi (ad esempio, non esisteva un posto in cui fare kung fu o simili), i collegamenti praticamente inesistenti (12 autobus in totale e passavano ogni mille anni, facevi prima a fartela a piedi), posti per uscire nulli se non eri il classico fighettino (ovvero un paio di discoteche - non gay - e nient'altro. Pub che si contavano sulle dita di una mano. Posti gay zero, posti metal zero, posti dark zero). L'anonimato poi, non ne parliamo proprio: tutti conoscono tutti e tutti sanno tutti i fatti di tutti.

 

Non c'erano nemmeno i pregi dei paesini, la qualità della vita era pessima, c'erano più macchine che persone (dato che appunto i mezzi pubblici funzionavano poco e niente). La ristrettezza c'era esattamente quanto in un paesino di 1000 abitanti, l'omofobia pure, la regola del "si fa ma non si dice" viveva sovrana... e tutti, o quasi, erano assolutamente cattolici. Guai a dire che non andavi in chiesa. Tutti i genitori mandavano i figli all'Azione Cattolica, un po' perché non c'era altro un po' per tradizione. Il sessismo era fortissimo: io sono stata cacciata alle elementari dalla squadra di calcio nonostante fossi il miglior portiere, per il semplice fatto che una donna non poteva giocare a calcio (mi è stato detto a chiare lettere e mi ha traumatizzato), le altre bambine si vergognavano di me.

 

Ora sono 4 anni che vivo a Roma e, nonostante per certi versi la trovi ancora un "paesino" rispetto allo standard europeo (l'italia è ancora un paese omofobo e cattolico, in ogni caso), non tornerei per niente al mondo alla condizione precedente. L'unico caso in cui andrei via da Roma sarebbe per andare in un posto più "all'avanguardia". Certo, vedere un po' di verde è difficile se non si abita in una zona residenziale (credo che una persona che abita a Monteverde e una persona che abita a viale Marconi facciano due tipi di vita completamente opposti).

 

Non so quanto sia cambiato a Benevento, hanno aperto un multisala (però abbastanza fuori, bisogna per forza andare in macchina) e un paio di centri commerciali "normali" (nel senso che ci sono i negozi proprio basilari, niente di particolare). Il giro "alternativo" (soprattutto quello punk) è sempre stato più o meno esistente ma molto, molto ristretto (quando ne facevo parte io ci conoscevamo veramente tutti per quanto eravamo pochi) e ovviamente sempre stato molto discriminato (ho scoperto che i maschi possono essere attratti da me solo da quando vivo a Roma, a Benevento i maschi ridevano e mi urlavano Morticia per strada). Ci vado giusto una o due volte l'anno per un paio di giorni quindi non sono aggiornata su eventuali progressi.

E c'erano ancora altre cose veramente pessime, quindi la mia esperienza mi porta a dire che: la città media ha i lati negativi della città grande e i lati negativi del paesino. Di positivo non ha proprio niente.

 

Credo che la scelta tra paesino, città media e città grande sia strettamente personale. Però devi sapere ciò a cui vai incontro: una vita sociale pari quasi a zero, farsi degli amici è difficile e comunque l'uscita del sabato sera oltre la passeggiata per la strada principale del paese non va. Avrai sempre le vecchiette che avranno da ridire per qualsiasi cosa tu faccia, la gente che ti giudicherà da come sei vestito o dalla gente che frequenti, i vicini che curiosano nella tua vita. Sarai sempre legato all'automobile perché i mezzi pubblici non esistono quasi, e spesso ti troverai a dover andare fuori città anche semplicemente per acquistare uno strumento musicale (com'è capitato a me diverse volte in passato). Insomma, ti consiglio solo di pensarci bene. Se sei una persona che non ama la vita mondana e non ti dà fastidio l'idea che tutti ti conoscano, potrebbe anche piacerti.

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OT @@Altair certo che si dice!!! insieme a molte altre espressioni di difficile comprensione persino per uno del luogo visto che il dialetto varia sensibilmente da paese a paese...

Curiosità: cosa ti abbiamo fatto noi poveri Veneti??? XD Va da sè che rimpiangiamo gli Asburgo ancora dopo due secoliXD

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io vivo in un paese di 22000 abitanti e ti posso garantire che non è una città alla pari di una da 200.000 abitanti. c'è un cinema con una sala, bar e pizzerie al taglio che si alternano in ogni dove, pochi pub per uscire (sempre gli stessi e se ne aprono di nuovi chiudono poco dopo). in generale ogni nuova attività un po fuori dal comune fallisce. dal punto di vista della vista sociale oltre il centro storico con bar e locali (non discoteche) non puoi fare granchè. ci son tipo 3-4 discoteche, sempre la solita gente...certo come ambiente c'è molto verde e per niente smog, tutti si conosco (questo puo essere un bene o un male).

Personalmente sto facendo il conto alla rovescia per andarmene!! a settembre probabilmente a roma ;)

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Io vivevo in un paesino di 10.000 abitanti nella provincia di Bari.

Per un gay meridionale è già difficile in città avere una vita gay, figuriamoci in un paesino dove guardano perplessi una coppia etero lei italiana e lui africano....

 

Io però vivrei proprio in un paesino, mi ci trovo bene, calmo, rilassato, poco traffico, quiete ecc... ma vorrei una grande città a pochissimi km dal paese.

Il lavoro e la vita di tutti i giorni sarebbe incentrata nel paesino, gli amici e le uscite sarebbero spostate nella grande città.

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il mio paese dista 20 minuti d'auto da Torino

 

Beh ma l'hinterland non vale, anche i gay che vivono a Monza o a Frascati non hanno problemi, gravitando per lavoro, divertimenti, e amore sulle rispettive grandi città vicine...ma in % la maggior parte dei paesi non ha metropoli vicine, pensa alla vita di un gay in un paese in prov. di Sondrio, di Teramo, di Vibo Valentia, o di Nuoro, tanto per fare degli esempi...

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per vivere in un paesino bisogna essere provvisti di un auto (e non tutti i giovani se la possono permettere) e già questo per me dice tutto sul resto...sei tagliato fuori dalla socialità, tutti sanno di tutti e se ti fai gli affari tuoi vieni visto come l'estraneo e poco gradito tipo della casa accanto. può essere bella la tranquillità, il silenzio ma per chi ci vivere 24su24 il vero problema è la noia (che si combatte con il pettegolezzo). Per fortuna io abito in un centro di 60 mila abitanti a venti minuti da bari (anche se quest' ultima non mi piace molto e non offre molto di più della mi città) quindi diciamo che come posto non è male eppure io continuo a voler trasfermi in una città più grande dove posso fare tutto quello che voglio...

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Addie Pray

@@araas Hai ragione, Benevento è un mortorio:-), ho vissuto la per un paio d'anni, quando è nata mia figlia. Stavo impazzendo dalla noia, non solo la vita sociale della comunità LGBT è inesistente, ma addirittura ci mancano i posti di aggregazione per le famiglie. Non riuscivo a trovare qualche gruppo di incontro per le neo mamme, non c'era un filiale della Leche League, non c'era una ludoteca! Nonostante la presenza del conservatorio e del teatro non c'era una "stagioncina" concertistica... I prezzi per le case invece erano proibitivi :-)

Se questo è il posto dove hai passato la tua adolescenza doveva essere proprio dura!

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@@Addie Pray credimi, viverci per ben VENTI ANNI è anche peggio! Non lo auguro a nessuno XD non esagero quando dico che non c'è NIENTE. Come mai hai vissuto proprio lì?

Non è la vità sociale della comunità LGBT ad essere insesistente, è inesistente proprio la comunità! Nel senso che nessuno o quasi è dichiarato, non c'è una comunità, non c'è aggregazione, gli omosessuali restano soli con sé stessi. Praticamente tutti o quasi gli omosessuali che ho conosciuto lì (e si contano sulle dita di una mano) non erano dichiarati in pubblico, men che meno in famiglia. Lì ancora non sanno la differenza tra gay, travestito e transessuale.

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Beh ma l'hinterland non vale

 

Vale eccome (peraltro io non sono nell'Hinterland ma sono già ai confini con la provincia di Cuneo). E soprattutto il topic chiede se ci trasferiremmo, non si parla di gente nata nei paesini e della loro difficoltà ad avere rapporti sociali. Per cui, a 34 anni, rispondo di si (va a carattere, accetterei anche se dovessi andare a vivere su di un cucuzzolo, dei rapporti sociali gay o etero che siano mi importa davvero poco al di là delle mie amicizie).

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Addie Pray

@@Addie Pray credimi, viverci per ben VENTI ANNI è anche peggio! Non lo auguro a nessuno XD non esagero quando dico che non c'è NIENTE. Come mai hai vissuto proprio lì?

Non è la vità sociale della comunità LGBT ad essere insesistente, è inesistente proprio la comunità! Nel senso che nessuno o quasi è dichiarato, non c'è una comunità, non c'è aggregazione, gli omosessuali restano soli con sé stessi. Praticamente tutti o quasi gli omosessuali che ho conosciuto lì (e si contano sulle dita di una mano) non erano dichiarati in pubblico, men che meno in famiglia. Lì ancora non sanno la differenza tra gay, travestito e transessuale.

Ho vissuto li perché mio marito all'epoca lavorava ad Avellino e per gli svariati motivi Benevento risultava comodo per viverci. Abbiamo resistito a Benevento per due anni. Non potevamo vivere tranquilamente, ci sentivamo osservati e giudicati. E' stato l'unico periodo nella mia vita quando sono stata molto cauta a dichiarasi bisessuale con chiunque, come faccio di solito

Ormai da più di 5 anni abito in un'altra città, anche essa non è molto grande ma non è cosi bigotta, ogni tanto rivedo qualche mio amico beneventano e secondo le loro testimonianze non è cambiato nulla in questi 5 anni:-)

Edited by Addie Pray
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Vale eccome (peraltro io non sono nell'Hinterland ma sono già ai confini con la provincia di Cuneo). E soprattutto il topic chiede se ci trasferiremmo, non si parla di gente nata nei paesini e della loro difficoltà ad avere rapporti sociali. Per cui, a 34 anni, rispondo di si (va a carattere, accetterei anche se dovessi andare a vivere su di un cucuzzolo, dei rapporti sociali gay o etero che siano mi importa davvero poco al di là delle mie amicizie).

 

 

"Non vale" inteso come "e' l'eccezione che conferma la regola...in Italia ci sono 8096 comuni, di cui la maggior parte sono centri medio-piccoli che non hanno la fortuna di avere una grande città a pochi km di distanza...quindi anche abitare a 50 km da una grande città è un plus non da poco, di cui solo pochi comuni dispongono.

Comunque porto la mia esperienza: nato e cresciuto a Roma, ho vissuto una parentesi di alcuni anni in un paese del centro Italia: ebbene, esperienza pessima, ma non per problemi col mio essere gay, quanto per la morte civile: abituato ad avere il Mondo sotto casa, abitare in un piccolo centro è veramente desolante per tutto, dal dover fare tantissimi km in auto per vedere movimento, all'avere una scelta limitata in fatto di scegliere gli amici (sempre le stesse facce, se non ti piace una comitiva è la fine) e, per chi è single, nel trovare un ragazzo, al razzismo verso chi è di fuori, al fatto che anche a livello lavorativo (imho il punto piu' importante) i piccoli centri non offrano un cazzo, prima offrivano posti in industria e artigianato, oggi manco piu' quelli... unico e ripeto unico vantaggio del vivere in un piccolo centro è il potersi permettere una casa singola o quantomeno semiindipendente. E calcola che sui punti sopra concordano anche i miei genitori, persone alla soglia dei 60, ergo non gente in cerca di movida...ebbene anche a loro l'esperienza "paesana" ha fatto cacare, eccezion fatta, appunto, per il discorso di potersi permettere una casa singola, grande, con terreno/giardino, cosa che a Roma o in altra metropoli è, per il ceto medio, fantascienza.

Edited by ben81
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Vivo in una città medio-piccola di circa 50.000 abitanti che è cresciuta moltissimo negli ultimi venti anni. E' una città nella quale non manca veramente niente, ma purtroppo è cresciuta solo dal punto di vista della popolazione e del commercio, la mentalità è rimasta da paesino di provincia non troppo sviluppato, la quantità di giovani che pensano solamente ad apparire è altissima, per cui se non fai parte dei "ricchi apparenti", che si vestono in un certo modo, non sei nessuno. Gli omosessuali ci sono, e ce ne sono anche parecchi, però purtroppo tendono a vivere la loro vita amorosa in segretezza, ovvero.. non importa se tutto il mondo ha capito che siamo una coppia, continuiamo imperterriti a presentarci come amici, FACCIAMOGLIELO PENSARE MA NON DICIAMOLO. Quando stavo con una ragazza non mi facevo mai problemi a passeggiare con lei mano nella mano, se mi andava di baciarla in mezzo ad una piazza lo facevo, ben consapevole di attirare l'attenzione dei passanti, nonostante questo non abbiamo mai ricevuto minacce di alcun genere, al massimo qualche richiesta di sesso a tre, principalmente da stranieri dell'est o del sud. Sono affezionata a questo posto perché è quello dove sono nata e ho naturalmente tantissimi ricordi qui, amo la mia terra ma purtroppo non amo altrettanto le persone che la popolano, per questo motivo non credo che rimarrò qui ad invecchiare. Appena prenderò la laurea e potrò inserirmi nelle graduatorie per l'insegnamento darò la mia disponibilità per le scuole della Versilia.

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  • 3 weeks later...

Ciao!

Premetto che ho sempre vissuto in un paesino... che in realtà un paesino proprio non è, ci sono circa 50 mila abitanti.

Ho vissuto anche in grandi città per periodi di circa un anno.

 

La differenza che ho notato tra le due realtà è che nei centri più piccoli per riuscire a fare cose interessanti per te devi "sbatterti di più" in prima persona. Ovvero nelle grandi città basta aprire un giornale per trovare ciò che ti piace fare ed altre persone che lo fanno, nel paese molto spesso sei tu in prima persona che devi trovare altra gente che abbia le tue stesse passioni per organizzare qualche cosa.

E' però anche vero che nei paesi più piccoli basta uscire "dove escono tutti", anche senza esserti organizzato con nessuno, e due chiacchiere le fai.

Inoltre nelle realtà più piccole si è spesso costretti ad andare nei paesi vicini o nella grande città vicina per trovare cose di interesse, però, in termini di tempo, forse ci si muove più velocemente tra paesi vicini che all'interno della stessa grande città.

Per quanto riguarda il poter conoscere e frequentare altri omosessuali non posso esprimermi.... è da poco che stò iniziando a dire di essere gay a pochi (proprio pochi) amici stretti e quindi non mi sento ancora pronto ad "affacciarmi" al mondo. Forse se fossi nato e vivessi in una città più grande sarebbe diverso.... o forse sarei ugualmente timido...

Però credo che un piccolo giro di persone che ti vogliono bene per come sei e per quello che fai lo puoi trovare in ogni piccolo paesino e parimenti teste di cazzo le trovi anche nelle grandi metropoli.... ed in fondo ciò che è più importante non è il "micromondo" che si ha attorno?

(e con questo non voglio assolutamente dire che non ci si debba mai uscire da questo micromondo e non si debba mai provare altro!!!)

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BruisePristine

io vivo da sempre (20 anni) in provincia di milano, sono davvero vicino, un 25/30 min tra bus e metro e sono in duomo.

non capisco cosa possa spingere un gay a isolarsi dal mondo, pensa che io vedo milano come piccola e mi sento oppresso..

se finissi in un paesino credo che mi impiccherei dopo 2 giorni.

 

non conosco altre realtà, mia zia s'è trasferita in un paesino disperso in una valle piemontese, non sono mai andato, ho visto gli elementi che la popolano, mi sale l'ansia e poi manco c'è il marciapiede!!

 

il racconto di @@araas mi ha sconvolto, cmq se ti consola un tamarro ha chiamato una mia amica "morticia" un annetto fa.. e pure eravamo in piena zona di milano con locali gay/alternativi -.-

Edited by BruisePristine
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non capisco cosa possa spingere un gay a isolarsi dal mondo

 

Prova a sostituire "gay" con "persona" e vedi che di motivazioni ce ne possono essere molte, ognuna diversa e legata al singolo vissuto di ciascuno.

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Le esigenze particolari possono essere il trovare qualcuno a scopo amicizia/sesso/relazione, quando queste cose non le si abbiano già. Ma considerando che quando uno ha quei 2 o 3 amici gay -e ha una macchina per spostarsi qualora voglia incontrare qualcuno- il luogo non diventa più un problema.

 

Poi per un adolescente o un post adolescente che ha priorità legate alla sua fascia di età le cose sono diverse e lo posso anche capire; un adulto ha raggiunto un'indipendenza tale da poter scegliere dove vivere in base alle proprie esigenze, che di norma non sono più l'andare in discoteca o a fare le vasche in centro. Considerando che il topic parla di andare a vivere in un paese e non di nascerci, do' per scontato che sia riferito a qualcuno che abbia possibilità economico-lavorative tali da poter decidere liberamente, e di conseguenza un'età adulta :-)

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Io vivo in un paesino di 2-3mila abitanti in provincia di Pisa.. ma più vicino a quella di Firenze che a Pisa città. Nel week end vado sempre a Pisa dal mio ragazzo. Quindi sono due vite diverse.

Devo dire che ragazzo a parte come ambiente mi piace il mio paese, circondato dal verde, più aria d'estate e più possibilità (ovviamente con la macchina) di girare oltre che scappare per fare un qualcosa di diverso.

A Pisa nel week end c'è sempre il solito ambiente, casino, vetri per terra, ragazzi che urinano dappertutto.. per non parlare dei parcheggi cari e del fatto che è tutto più caro: se io vado alla coop del mio paese con 50 euro compro molta più roba, mentre a Pisa dovrei andare all'alimentari sotto casa che con 50 euro mi dà solo tre cose e i supermercati sono quasi alla periferia (raggiungibili con i mezzi che io aborro o con la macchina).

Per me alla fine è un fattore di comodità e vivibilità. Hai una casa tutta tua dove tieni la macchina in garage o comunque davanti casa (e non a due km al parcheggio gratuito).. se hai bisogno di qualcosa prendi la macchina e via ;)

Per me vivere in città è come stare in trappola.

Le voci della gente di paese.. danno fastidio.. ma tanto le vecchine prima o poi schiatteranno :D

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Io vivo in un piccolo paese. Sinceramente non saprei vivere da nessun'altra parte (anche se devo avere avuto un imprinting strano riguardo a Genova, se penso a quella città mi viene in mente il sole e la felicità... comunque non rischierei a trasferirmi nemmeno lì)... il cemento è una cosa che mi ammazza, veramente, mi sento soffocare...

Purtroppo credo che i piccoli paesi siano sì bigotti ancora, ma credo che se uno vive da solo il problema sia molto aggirabile. Alla fine magari qualche vecchietta bisbiglia quando esci dal negozio, ma credo che fenomeni violenti tipo essere malmenati siano più probabili in una grande città, anche se qui generalmente magari ci si sente più liberi. Per cui se la gente parla male di me me ne sbatto, scelgo il male minore e quello è sicuramente meno peggio che finire all'ospedale.

Poi hai la macchina, quindi ti fai un giro di amicizie nei dintorni, mica sei obbligato a frequentare solo i vicini!!!

L'unico vero problema è se ci tieni a frequentare una comunità GLBT strutturata e organizzata, credo che cose del genere (se ci sono, mai sperimentate personalmente) si trovino solo nelle città molto grandi. Se non hai questa necessità ti direi piccolo paese a vita e pure oltre!!!!

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. Alla fine magari qualche vecchietta bisbiglia quando esci dal negozio, ma credo che fenomeni violenti tipo essere malmenati siano più probabili in una grande città

 

Il fatto è che i gay dei piccoli centri sono molto meno esposti rispetto alla grande città. Come fai a picchiare qualcuno

perché gay, se neanche sai che è gay?

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@@Altair un pò forse è quello, ma c'è anche il fatto (secondo me) che l'omertà è talmente forte che anche se certe cose si sanno la gente preferisce "tollerarle" piuttosto che far salire tutto allo scoperto... Perché se picchi qualcuno poi devi pur spiegare perché lo hai fatto... o come minimo raccontarlo...

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Io non ho idea di quante persone ci siano qui.. Sono sulla motorway tra Dublino e Belfast e se consideriamo che in tutta la nazione arrivino a 4milioni e mezzo direi che il conto è facile da farsi.. Eppure credo che molto dipenda dalle necessità individuali.

Io ho bisogno di stabilità, di avere le mie cose e i miei spazi a casa mia. Mi piace uscire e divertirmi ma non continuamente.

Ieri c'è stata una cena a casa mia per il compleanno di un'amica e collega. Eravamo noi.. 9 persone e tutti colleghi.

Non mi è mancato nulla nè ho sentito il bisogno di scappare solo perchè erano le stesse persone che vedo ogni giorno al lavoro.

C'è da dire che qui la mentalità è completamente diversa ma mi gioco i marroncini che alcuni esploderebbero dopo due giorni vista la scarsa densità di popolazione che c'è qui in Irlanda. 1 Milione a Dublino.. 1 a Cork.. e il resto disseminato per miglia e miglia e miglia di nazione..

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privateuniverse

Nei paesi è molto difficile che ci siano omosessuali dichiarati; di solito, ogni paese ha il "frocio del villaggio", un po' come lo scemo del villaggio: la persona che è notoriamente omosessuale, spesso alquanto stereotipata, e della quale tutti parlano con disprezzo o scherno (almeno era così in passato). Almeno, era così in passato, forse ora le cose saranno un po' diverse, ma credo non tanto, poi; e il fatto stesso che nei paesi non ci siano omosessuali dichiarati la dice lunga.

 

La vita nei paesi o nelle città molto piccole implica forme di pressione che non devono necessariamente arrivare alla violenza fisica e che, anzi, non ci arrivano quasi mai. Non è neanche tanto il fatto che la gente "sparli": ovvio che delle chiacchiere ci si può anche fregare. Il problema della vita in paese è che l'ostilità, quando c'è, è percepibile: le persone che tu sai che ti disprezzerebbero o ti giudicherebbero male in quanto omosessuale sono persone che conosci, che conoscono la tua famiglia, persone che incontri tutti i giorni al bar, al supermercato, in edicola, nella sala d'attesa del medico. Certo, uno dice "ho la macchina, la sera posso andare fuori" etc. etc.; ma se devi vivere in un paese soltanto per dormirci, perché tanto non hai alcuna intenzione di integrartici, lo si può chiamare vivere in un paese piccolo o è soltanto un abitarci? Ovviamente c'è chi vive tranquillamente, perfettamente accettato; nella mia regione, come forse ho ricordato in questa discussione, un piccolo comune di montagna ai confini con l'Umbria ha avuto per anni un sindaco dichiaratamente omosessuale, con tanto di compagno di sedici anni più giovane (mi è anche capitato di leggere un'intervista a quest'ultimo sul giornale locale, tempo fa). Certo che è possibile essere dichiaratamente gay anche in un paese, che molto dipende dal singolo individuo e dal contesto del singolo paese; ma di certo non è la condizione ideale. E non è un problema che riguardi soltanto i gay: anche per un single, secondo me, la vita in un paese è decisamente controindicata. Un mio ex amico ha un tourbillon di storie con donne, e la sua ex (che io conosco) una volta mi ha detto che si sente a disagio perché sa che la gente sparla del giro di donne che vanno a casa di questo tizio (casa che è di proprietà di lei). Nella pratica non succede niente, di solito; nel caso specifico, non succede niente né a lui, né a lei (che, oltretutto, vive in un'altra città, più grande). Ciò nonostante le chiacchiere della gente la disturbano, e la capisco, perché a me, personalmente, dà fastidio sentirmi sotto osservazione. E, in un paese, sotto osservazione si è sempre, anche quando non ci si rende conto di esserlo e anche quando non lo si vorrebbe.

 

Azthok dice che "l'unico vero problema è se vuoi frequentare una comunità strutturata o organizzata": ma questo E' un problema per il gay medio, perché, per quanto si possa essere critici nei confronti della "comunità" (e lo dice uno che nella "comunità" NON E' integrato), questa è una possibilità importante da tanti punti di vista. Se vivo in una città, anche di medie dimensioni, magari c'è il bar o il pub frequentato da gay dove posso andare la sera a farmi un bicchiere, e magari che frequentano i miei amici, posso rilassarmi, volendo, in un ambiente che comunque è il mio, e magari conoscere anche qualcuno nuovo (magari questa è più la realtà dei paesi nordici, ma si fa per dire); in un paese questo non avverrà mai. Non so se avete idea del tipo di persone che vivono nei paesi: cari miei, se non v'interessano né il pallone, né i motori, di argomenti di conversazione con i locali non ce ne sono molti. Se la gente nei paesi chiacchiera tanto è anche perché 1) non c'è molto altro da fare, e 2) il livello di chi vive nei paesi è quello lì. Gli eccentrici, gli irregolari, le persone diverse dalla media, non a caso, tendono sempre a vivere nelle città. C'è un motivo per cui le minoranze, spesso, tendono ad aggregarsi; non è un caso se, in molte grandi città, ci sono i quartieri etnici, in alcune ci sono i quartieri abitati prevalentemente da artisti, e alcune località degli Stati Uniti sono note per l'alta percentuale di gay e lesbiche. Per chi appartiene a una minoranza la vita è più facile, più sicura, e complessivamente migliore in un ambiente popolato da gente con cui ha qualcosa da condividere. Similia cum similibus è un principio che si applica a tutti.

 

GhostHunter dice che, quando non si è più giovani, non c'è più bisogno di andare in discoteca o di fare la vasca serale. Verissimo: ma, caro GH, non credere che gli amanti e gli amici saranno sempre lì. Nel corso della vita le amicizie spesso si diradano, si affievoliscono, o finiscono; per non parlare delle relazioni. La città offre maggiori possibilità di stabilire nuovi rapporti con gente diversa da quella che si conosceva; il paese no.

 

Ho sostenuto che il compromesso migliore sia la vita in una città media, e araas mi ha portato l'esempio negativo di Benevento; ora, non conosco Benevento, ma mi pare evidente che, a parità di dimensione, la realtà non possa essere la stessa ovunque, indipendentemente dal contesto sociale, economico, civile, politico e culturale. Una città di cinquantamila abitanti al Sud offre molto meno di una città di pari dimensioni al Centronord. E' ovvio che Benevento non è Mantova e che, così come Ferrara non è Ginevra, Foggia non è Ferrara, tanto per fare qualche paragone. Se Benevento è come l'ha descritta araas probabilmente me ne scapperei anche da lì.

Edited by privateuniverse
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@@privateuniverse non so, sarà ormai una deformazione ma non mi ci vedo proprio a uscire in un locale, nemmeno in un locale gay. Sinceramente secondo me per essere felici basta trovarsi uno, certo se il mio uomo volesse uscire nei locali ci andrei (mica posso pretendere di ingabbiarlo) ma se a lui va bene pure spupazzarci in casa dalla mattina alla sera non sarei certo io a farmi problemi, ANZI!!!

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privateuniverse

Per molti versi sono come te, non sono un "socialite", uno che deve uscire tanto per. Per la cronaca, questo rende ancora più complicato vivere in un paese rispetto a una città: una città consente diversi livelli di socialità. Si possono frequentare solo gli amici più cari, passare molto tempo da soli senza essere emarginati, tanto si è comunque uno dei molti, andare al cinema o in un bar anche da soli (tanto nessuno ti conosce), coltivare rapporti solo superficiali con i propri sodali se si svolge un'attività ricreativa (dal corso di lingua al cantare in un coro, per dire).

 

Per me i rapporti umani sono importanti e, anche se non sono un obbligo, è fondamentale poter scegliere: scegliere se, e quando, stare in compagnia (e in che tipo di compagnia), e quando stare da soli (il che, per me, è sempre più importante).

 

La socializzazione del paese ha molto di forzato: quando si esce si vedono sempre le stesse persone, non si può scegliere di non vederle, e ci si deve stare a contatto per forza, anche se loro non ti piacciono e tu non piaci a loro. :(

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@@privateuniverse mica vero, io conosco persone solo di paesi fuori dal mio. La forzatura che tu vedi io la trovo solo nella famiglia (lì sì, è più difficile scappare)... sinceramente nel paese in cui vivo non conosco quasi nessuno, sono d'accordo anche io che una città ti offre più possibilità, ma insomma, per come la vedo io come persona umana nel complesso offre più svantaggi che vantaggi. Considerando solo il punto di vista gay magari la situazione si fa molto più favorevole alla grande città (ma a quanto ho capito dipende dall'area geografica comunque :-P ) ma insomma...

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privateuniverse

Vorrà pur dire qualcosa se nel paese non conosci quasi nessuno.

Significa che nel paese non ci vivi, ci abiti soltanto.

Edited by privateuniverse
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Io vivo in un paesetto di 6000 anime della Sardegna. Tutto quello che di bello c'è nella vita in un paese è stato detto, anche se ho letto dei commenti che erano fin troppo 'poetici' nell'elencarne i lati positivi. Questo ci può anche stare, nel senso che in un paesetto si respira aria pulita, c'è ancora il senso della tradizione e la gente risulta ospitale.

In realtà ci sono parecchie cose negative. Ad esempio il fatto di essere conosciuti da tutti da quando si è piccoli (per chi ci è cresciuto); questo significa che ogni minimo cambiamento che ti riguarda può diventare di dominio pubblico. Inoltre i servizi sono molto pochi, per cui ti devi spostare spesso. Se sei giovane e non hai un auto ti senti morire dentro perché la noia ti entra fin giù nell'anima. Potrei continuare con il lati negativi ma non voglio essere troppo melodrammatico.

Per me l'ideale sarebbe vivere nella periferia di una città; è tranquillo, ci sono tutti i servizi di cui si ha bisogno, non ti conoscono tutti e non manca mai qualcosa da fare. Inoltre ci si annoia meno.

Io infatti vivo a Cagliari in quanto tra pochi giorni mi laureo, e sto già entrando in panico perché dovrei, dopo la laurea, passare un po' di tempo a casa prima di trasferirmi nuovamente da solo (previo lavoro). Non vedo l'ora di essere indipendente e tornare in città. A casa sento di impazzire e quando torno non vedo l'ora di fuggire.

Probabilmente come ha detto qualcuno 'l'erba del vicino è sempre più verde'. Ovvero: chi è in città desidera il paese e viceversa. Io comunque ti parlo da residente in un paesetto e studente in una città. Quindi ho provato entrambe le cose e penso che la città, nonostante abbia parecchi difetti, sia più vitale.

Però quest'argomento deriva solo da una questione di gusti. :)

Edited by Neom
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