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Abbiamo il diritto di fare CO?


Patroclo

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Ricordo di non citare l'ultimo messaggio della discussione, se si risponde ad esso il riferimento è implicito e citarlo rende inutilmente pesante la lettura della discussione.
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Psicologo83

Fregarsene delle altrui opinioni non vuol dire buttarsi senza pensare alle conseguenze. Questa è incoscienza a mio avviso. Le cose giustamente non cambiano da sole, ma non tutti i gay possono rendere pubblica la propria omosessualità. Per esempio ci sono categorie professionali che devono mantenere la massima discrezione sulla propria vita privata. Non si può fare di tutta l'erba un fascio e dire "I gay dovrebbero rendere pubblica la loro omosessualità qualunque sia il contesto in cui vivono". Ogni situazione a mio avviso va contestualizzata. Per esempio, se un neuropsichiatra infantile o o un pediatra dichiarasse di essere gay, stai pur tranquillo che la sua carriera sarebbe compromessa in quanto i pregiudizi delle persone riguardo a certe categorie è ancora molto forte. E stai pur certo che ci sono ancora persone che mettono la parola gay affianco alla parola pedofilo.

Si può vivere in un mondo ideale, ma la realtà è diversa. La realtà italiana è diversa.

 

Diversa non perché i gay si nascondono, ma diversa perché uno stato non ci riconosce come categoria sociale degna degli stessi diritti, diversa perché abbiamo ancora insegnanti ed educatori ignoranti sull'argomento.

 

Insegnare ai bambini e agli adulti ad accettare o almeno a informarli dell'esistenza di diverse forme familiari, comprese le famiglie omosessuali, sarebbe il modo migliore per iniziare una rivoluzione "dal basso".

Questo cambierebbe le cose secondo me.

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Serve solo a noi stessi, sbandierare ovunque e con chiunque la nostra omosessualità come un trofeo. Ma di certo non serve a cambiare le cose e a creare "progresso". Di certo perdere il posto di lavoro (per esempio) solo perchè dobbiamo sempre essere "noi stessi" non serve a nulla.

 

Non sono contrario al coming out, l'ho fatto io stesso anni fa.

 

Ma è innegabile il fatto che ci sono alcuni contesti in cui per preservare noi stessi è preferibile non farlo.

 

Che il CO serva a se stessi direi non vi possano essere dubbi, a chi altri

mai dovrebbe servire?

 

Non serve certo ai nostri genitori o ai nostri vicini di casa o al nostro datore

di lavoro

 

Che il fare qualcosa per noi possa cambiare anche la società e quindi

in seconda battuta realizzare un progresso complessivo, è altrettanto

ovvio.

 

Questo non significa che non si debba essere pronti a farlo, cioè acquisire

una certa forza di carattere per poterlo fare e quindi anche reagire a possibili

conseguenze negative. Bisogna passare dalla difesa passiva ( mi nascondo non

lo dico ) alla capacità di difendersi, anche se progressivamente le reazioni diventano

sempre migliori e quindi il problema si ridimensiona naturalmente.

 

E' evidente che non è obbligatorio camminare mano nella mano, né baciarsi,

né dirlo a tutti i vicini di casa, ma se non fai mai nessuna di queste cose, e sottolineo

il mai...è la somma che fa il totale no?

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Solo in Italia esistono categorie professionali

che "non non possono rendere pubblica la loro omosessualità".

Non in Germania, non in Francia, non negli Stati Uniti.

Loro hanno avuto la "pappa pronta"? No.

Anzi avevano leggi che lo proibivano.

Noi non abbiamo nessuna legge che lo vieti.

 

Se un bravo pediatra ha paura delle discriminazioni

forse è meglio che vada ad esercitare in Danimarca.

Non può mica tenere nascosto il fidanzato sotto il tappeto per sempre,

solo perché ha paura che questo nuoccia alla sua carriera in Italia.

 

Insegnare ai bambini e agli adulti ad accettare o almeno a informarli dell'esistenza di diverse forme familiari, comprese le famiglie omosessuali, sarebbe il modo migliore per iniziare una rivoluzione "dal basso".

Questo cambierebbe le cose secondo me.

 

Questa non è "rivoluzione dal basso": questa è "rivoluzione dall'alto".

E' la speranza che la classe politica educhi le persone che dovrebbero essere educate dal tuo CO.

Che il Ministero dell'Istruzione dica ai bambini "Ci sono anche le coppie gay"

perché tu non hai il coraggio di dirlo ai tuoi nipoti.

 

Ora - intendiamoci - "dichiararsi" è un po' come fare la raccolta differenziata.

Se tutti lo facessero il mondo sarebbe migliore, ma non tutti lo fanno.

Chi non lo fa però non ha scusanti.

 

Io sono dichiarato però me ne frego della raccolta differenziata.

So che sbaglio e non mi invento mica delle scuse.

Ammiro chi divide la carta dal compostaggio.

 

Tutti noi possiamo fare la morale su alcune cose e ricevere prediche su altre.

In un forum gay posso fare la predica, su un altro forum magari dovrò subirla :)

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Psicologo83

Non è la speranza che la classe politica educhi le persone. Io ho parlato di insegnanti, educatori, professori, non ha nulla a che vedere con il ministero dell'istruzione. Sono i cittadini come loro che cambiano la mentalità delle persone sul nascere, finché i giovani sono ancora "influenzabili". Dal basso perché parte dalla gente come me e te. C'è chi crede di cambiare la società con il proprio coming out, chi crede di farlo passeggiando mano nella mano nelle strade della propria città, chi invece usa altri metodi, come insegnare il valore della diversità ai bambini, come organizzare incontri con i genitori di ragazzi adolescenti, come tutti i volontari delle associazioni omosessuali (agedo per esempio). Esistono moltissimi modi per cambiare la società, tutti giusti e legittimi. Ripeto perché si sceglie una strada piuttosto che un'altra non significa nascondersi.

 

Ognuno ha un proprio background di storie e di esperienze.

Vedi nel tuo caso, credi di cambiare la società con un CO indifferenziato, nel mio caso credo di cambiare la società con una professione che mi permetta di aiutare ragazzi e genitori ad accettare l'omosessualità.

 

Chi può dire se il mio modo o il tuo modo di cambiare la società sia il migliore? Nessuno può dirlo credo. Sono entrambi modi giusti e legittimi. Questo per dire che certe cose variano da persona a persona.

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Non è la speranza che la classe politica educhi le persone. Io ho parlato di insegnanti, educatori, professori, non ha nulla a che vedere con il ministero dell'istruzione. Sono i cittadini come loro che cambiano la mentalità delle persone sul nascere, finché i giovani sono ancora "influenzabili".

 

Okok, non hai citato il Ministero: ma hai citato comunque l'Autorità (insegnanti, educatori, professori).

Io alle Superiori non ho avuto bisogno che i prof parlassero di omosessualità;

ero più che disponibile a parlarne io e a presentare il mio ragazzo.

Quella fatta da uno studente ad altri studenti è rivoluzione dal basso.

Quella fatta da professori a studenti è invece rivoluzione dall'alto.

 

Dal basso perché parte dalla gente come me e te.

 

Io non sono né un educatore né uno psicologo né un professore.

 

C'è chi crede di cambiare la società con il proprio coming out, chi crede di farlo passeggiando mano nella mano nelle strade della propria città, chi invece usa altri metodi, come insegnare il valore della diversità ai bambini, come organizzare incontri con i genitori di ragazzi adolescenti, come tutti i volontari delle associazioni omosessuali (agedo per esempio). Esistono moltissimi modi per cambiare la società, tutti giusti e legittimi. Ripeto perché si sceglie una strada piuttosto che un'altra non significa nascondersi.

 

Nascondersi significa nascondersi.

Faccio anche io volontariato (ArciGay, Famiglie Arcobaleno e Agedo);

ma diciamo che è una rivoluzione da metà (suona male, eh?)

Né dal basso (dichiararsi in famiglia) né dall'alto (educare i bambini).

Ha però lo svantaggio che rimane una predica ai convertiti.

Vedi nel tuo caso, credi di cambiare la società con un CO indifferenziato, nel mio caso credo di cambiare la società con una professione che mi permetta di aiutare ragazzi e genitori ad accettare l'omosessualità.

 

Non capisco cosa sia un CO indifferenziato.

Le commesse del mio supermercato non sanno che sono gay,

né lo sa il mio tabaccaio. Ma neanche io conosco la loro sessualità.

(Oddio, del mio tabaccaio sì; pure io se fossi sposato con figli non potrei nasconderla).

 

Semplicemente nessuno può dirmi quando sia opportuno fare CO e quando non farlo, se non io stesso.

Non mia madre, non il mio sindacato, non il mio prete e neppure il mio compagno o ArciGay.

 

Chi può dire se il mio modo o il tuo modo di cambiare la società sia il migliore? Nessuno può dirlo credo. Sono entrambi modi giusti e legittimi. Questo per dire che certe cose variano da persona a persona.

 

Suppongo lo dica la Storia, no?

Come hanno fatto gli altri Paesi ad avere diritti che noi non abbiamo?

Aspettando che i prof educassero i bambini o lanciando bottiglie contro la polizia?

Facendo assistenza psicologica agli adolescenti o facendo manifestazioni oceaniche?

Andando in galera e facendosi licenziare o rispettando i pregiudizi delle loro famiglie?

 

Fa molto di più per la causa gay un professore di biologia gay dichiarato

rispetto a una professoressa di lettere che parla di rispetto per il prossimo.

Perché la seconda è una lezione di scuola; la prima è una lezione di vita.

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Psicologo83

Suppongo lo dica la Storia, no?

Come hanno fatto gli altri Paesi ad avere diritti che noi non abbiamo?

Aspettando che i prof educassero i bambini o lanciando bottiglie contro la polizia?

Facendo assistenza psicologica agli adolescenti o facendo manifestazioni oceaniche?

Andando in galera e facendosi licenziare o rispettando i pregiudizi delle loro famiglie?

 

Fa molto di più per la causa gay un professore di biologia gay dichiarato

rispetto a una professoressa di lettere che parla di rispetto per il prossimo.

Perché la seconda è una lezione di scuola; la prima è una lezione di vita.

 

 

Beh non credo che il modo migliore sia prendere a bottigliate la polizia, fare violenza, gridare e spaccare tutto. Se Ghandi fosse ancora vivo avrebbe tanto da insegnare alla nostra società.

 

Fa molto di più per la causa gay un professore che parla apertamente di omosessualità, magari anche della propria perché no, con i ragazzi, cercando di coinvolgerli, di instaurare un dialogo costruttivo anche con i genitori. Questa è vera lezione di vita. Non andando in classe a raccontare i fatti propri tanto per gonfiare il proprio ego e la propria autostima di omosessuale "libero".

 

La rivoluzione è dal basso perché sono le persone, studenti e professori INSIEME che costruiscono un dialogo sull'argomento.

Vedere questa netta distinzione tra i docenti e i discenti è ormai da superare. Apparteneva alla nostra generazione, ma ti posso assicurare che sono sempre più i metodi educativi inclusivi e partecipativi e i momenti di dialogo tra ragazzi e professori. E comunque prima di arrivare ai professori bisogna partire dai bambini. Pensa che in Olanda come in Inghilterra ed in altri paesi europei, vengono ormai da anni adottati libri di testo che presentano l'omosessualità e le famiglie omosessuali come un alternativa al pari delle altre. Queste sono lezioni di vita.

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Non si cambia la società. Si cambiano le persone, una per una.

Si può far capire alla vecchia zia che i gay non sono solo quelli che vede in tv che la scandalizzano tanto (e lasciamola scandalizzare, danno fastidio anche a molti di noi)

Si può far capire a un bambino che due persone si possono voler bene indipendentemente da cosa ci sia "lì sotto".

Si può far capire al capo omofobo che la persona che lavora così bene dorme con un altro uomo (magari dopo aver firmato il contratto).

Poi vabbe', sono l'ultimo a dover parlare, ma volevo dire anch'io la mia

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chiedere a due uomini chi tra loro fa l'uomo e chi la donna, è come andare in un ristorante cinese e chiedere quale delle due bacchette è il coltello.

 

 

Ahaha, meravigliosa :D

 

Secondo me la verità di quello che state dicendo sta nel mezzo, ovvero è giusto vivere la propria vita allo scoperto, quindi se capita l'occasione è giusto che il partner venga riconosciuto in famiglia come tale e non come semplice amico, anche perché non c'è niente di più patetico di vedere due palesemente gay ai ricevimenti di matrimonio che si presentano l'un l'altro come amici, è talmente lampante che a quel punto è meglio presentarsi come fidanzati e bona.

 

Per quanto riguarda il datore di lavoro il discorso, per me, cambia totalmente. A lavoro ci si va per prestare un servizio e per ottenere una busta paga, la propria vita privata non dovrebbe mai entrare in "ufficio", per cui non vedo perché fare coming out col titolare o con i colleghi, almeno che con questi non ci sia un rapporto anche fuori dall'orario lavorativo. Sarà che io in passato ho fatto spesso CO a lavoro e mi ha sempre portato problemi e discriminazione, ma tornando indietro non lo rifarei, non certo per nascondermi ma perché con chi sto e chi mi piace non dev'essere affar loro, a loro deve interessare SOLO ED ESCLUSIVAMENTE come lavoro.

 

Detto questo torno all'argomento del topic e faccio i miei complimenti a @@Patroclo e alla sua famiglia, è molto bello leggere di famiglie così affiatate, hai dei genitori fantastici.

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Psicologo83

meno male che partecipa qualcun altro a questa discussione! Stava diventando una conversazione privata... Credo che Alex abbia capito il mio discorso per quanto riguarda il lavoro. @@Alex sono perfettamente d'accordo con te. Ognuno deve anche fare i propri interessi e nel mondo del lavoro. Quindi lavoro è lavoro, punto e basta. Poi ognuno è libero di far ciò che vuole ed essere dichiarato anche al lavoro, ovvio.

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Penso che sul lavoro i problemi più grossi li potrebbe avere proprio chi potrebbe essere più utile per "cambiare la società". Un professore, un allenatore, un educatore. Potrebbe avere grossi problemi facendo CO con datore di lavoro e/o genitori delle persone affidategli. E avere ancora più problemi nel caso la cosa si "scoprisse" dopo qualche tempo. In questo caso sì non saprei cosa fare, e penso che ognuno che si trovasse in questa situazione avrebbe il diritto di decidere (anche di nascondersi) senza essere accusato di codardia.

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Beh non credo che il modo migliore sia prendere a bottigliate la polizia, fare violenza, gridare e spaccare tutto. Se Ghandi fosse ancora vivo avrebbe tanto da insegnare alla nostra società.

 

Guarda non so cosa abbia capito alex. del tuo intervento ma di sicuro tu

non hai capito molto di Ghandi....

 

Durante la marcia del sale, furono arrestati 60.000 indiani e nel tentativo

di affermare il proprio diritto ad entrare nelle saline i satyagrahi si facevano

bastonare e picchiare sistematicamente dalla polizia.

 

Se Gandhi fosse qui oggi quindi ti suggerirebbe di praticare la disobbedienza

civile ed esporti alle conseguenze della violenza degli altri senza reagire, non

ti direbbe certo di aspettare di fare le cose "insieme" al tuo avversario.

 

Ciò detto non vedo cosa vi sia di violento nel Coming out...

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@Psicologo83

 

Beh non credo che il modo migliore sia prendere a bottigliate la polizia, fare violenza, gridare e spaccare tutto.

 

Ammetti che finora comportarsi così ha funzionato?

 

Se Ghandi fosse ancora vivo avrebbe tanto da insegnare alla nostra società.

 

Gandhi si prendeva le botte ed è stato incarcerato.

Ecco: noi abbiamo bisogno di tanti piccoli Gandhi.

 

E l'Indipendenza dell'India è una cagata rispetto ai matrimoni gay,

Gandhi si rifiutava di lavorare per gli Inglesi, mentre tu consigli ai gay

di continuare a lavorare per gli omofobi. Avrebbe da insegnare qualcosa anche a te.

 

Fa molto di più per la causa gay un professore che parla apertamente di omosessualità, magari anche della propria perché no, con i ragazzi, cercando di coinvolgerli, di instaurare un dialogo costruttivo anche con i genitori. Questa è vera lezione di vita. Non andando in classe a raccontare i fatti propri tanto per gonfiare il proprio ego e la propria autostima di omosessuale "libero".

 

E' di questo che si parlava?

Ripeto che mi riferivo al paragone tra la "educazione al rispetto" tenuta da una prof di Storia (etero)

e gli stupidi aneddoti di vita sentimentale raccontati da un qualsiasi altro professore gay.

Prima dell'educazione nelle scuole, viene il fatto di dichiararsi in modo collettivo.

Fa molto di più contro l'omofobia un 14enne gay dichiarato,

rispetto a far imparare a memoria le carte europee sui diritti GLBT.

E "l'esempio umano" a fare la differenza.

 

Vedere questa netta distinzione tra i docenti e i discenti è ormai da superare. Apparteneva alla nostra generazione, ma ti posso assicurare che sono sempre più i metodi educativi inclusivi e partecipativi e i momenti di dialogo tra ragazzi e professori. E comunque prima di arrivare ai professori bisogna partire dai bambini. Pensa che in Olanda come in Inghilterra ed in altri paesi europei, vengono ormai da anni adottati libri di testo che presentano l'omosessualità e le famiglie omosessuali come un alternativa al pari delle altre. Queste sono lezioni di vita.

 

Non era mia intenzione distinguere tra docenti e alunni;

ma tra "diritti gay come materia di studio" e "alunno o prof omosessuali dichiarati".

 

A parte che in Olanda e in Gran Bretagna i Cattolici sono stati ammazzati per secoli

e in UK sono stati privati dei diritti civili completi fino a Tony Blair;

ma anche queste novità educative sono state conquistate con atti veramente eroici.

Prima ci sono state le battaglie politiche e poi l'educazione nelle scuole.

 

In Spagna Almodovar è venuto prima di Zapatero.

Noi dobbiamo combattere una battaglia civile non-violenta

("non- violenta" in senso gandhiano; le botte le buschiamo, non le diamo)

e saranno i frutti di questa battaglia a educare le generazioni successive.

Non il contrario.

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Sono contento che la discussione sia uscita un po' dal selciato; ricevere solo complimenti sarebbe stato terribilmente noioso! Rigirò però il titolo della discussione sostenendo che ognuno ha il diritto di NON fare coming out.

La vita è una; ciascuno ha il diritto di viverla come crede; conosco chi, pur senza essere gay, non sente il bisogno di lasciar trapelare qualcosa circa la propria vita privata. Probabilmente molti omosessuali vivono serenamente accontentandosi che pochi intimi sappiano di loro. Non possiamo esigere che tutti lottino, perchè non tutti hanno la stessa forza d'animo.

Altrove ho letto un'interessante discussione sul massimalismo: "solo una mobilitazione di massa può produrre un cambiamento consistente"; però qualcuno ne pagherà le conseguenze, seppur una minima parte; alla fine, la maggioranza avrà la meglio e ringrazierà calorosamente i caduti. Anche io ringrazio chi si è sacrificato per produrre i cambiamenti che mi consentono di vivere come sto vivendo, ma non mi sento in diritto di pretendere il sacrificio di nessuno.

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Scusa se ti abbiamo rubato la scena :)

Ma io non so mai cosa dire di fronte alla vita vissuta,

sono molto più a mio agio coi massimi sistemi.

In ogni caso: complimenti! :D

 

Per me il CO è il passaporto per la vita vera:

ti fa diventare "uomo" in un modo che gli etero non vivono.

Anche perché permette una vita sentimentale più matura

e ti dimostra "consapevole" di fronte alla tua famiglia di origine.

 

"Solo un cambiamento di massa può produrre un cambiamento consistente"?

Beh, quale sarebbe l'alternativa? "Un movimento elitario che produca cambiamenti moderati"?

Insomma c'è una "élite" presa come tiro al bersaglio, messa lì per ottenere i PACS?

Poverina! Ma chi gliel'ha fatto fare? Speriamo che qualcuno l'aiuti! :D

 

Già siamo una minoranza, se si espone solo una minoranza della minoranza siamo spacciati!

Eh, non ce la facciamo mica. Siamo tutti arruolati, a partire da ieri. :)

E' la guerra più santa possibile: quella per la vostra Famiglia, tu il tuo ragazzo e i vostri figli.

 

Nessuno chiede sacrifici, però: basta il coming out,

che spesso è già tantissimo in tante situazioni.

Ed è una guerra già solo con noi :)

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Non ho la pazienza né la lucidità di leggere tutto il topic, riprenderò da dove avevamo interrotto.

 

Progresso sta secondo me nel fare le cose con intelligenza e modo.

 

Ma assolutamente no. La storia del progresso umano è storia è errori immani e clamorosi.

In campo tecnico-scientifico, giuridico, amministrativo, civile, antopologico (!).

 

Ma di certo non serve a cambiare le cose e a creare "progresso". Di certo perdere il posto di lavoro (per esempio) solo perchè dobbiamo sempre essere "noi stessi" non serve a nulla.

 

Ah no? Quindi il suggerimento e il monito sarebbe: siate altri, serpeggiate di soppiatto sotto una faccia diversa per quieto vivere.

Magari andiamo a spiegarlo ai pionieri del movimento lgbt, torniamo indietro di quarant'anni e andiamo allo Stonewall a dire: signori, voi state sbagliando tutto; fatevi la vostra bella vita tranquilla e fasulla. La verità, che poi piaccia o no non fa differenza, è che senza quei quattro sciagurati oggi non saresti nemmeno qui a insultarli, dacché non esisterebbero forum gay. ;)

Il CO è un potente agente sociale, anche sul posto di lavoro. Non ti dirò quanto mi faccia schifo chi vive nella menzogna piuttosto che andarsene altrove pur di vivere con la coscienza pulita di esser (stato) se stesso; dirò invece di come l'elemento scatenante del CO rappresenti una cernita e una bilancia, dacché mette di fronte al fatto nudo e crudo, da cui prima o poi dovranno scaturire reazioni insospettate - o, ed è il sogno di tutti i movimenti, nessuna reazione.

In breve, come dicevo sopra (hegelianamente persino, che detto da me..), lo scontro è giocoforza progresso.

 

Non sono contrario al coming out, l'ho fatto io stesso anni fa.

 

La vita di uno Psicologo o di un D. qualsiasi qua interessa assai poco.

 

Ma è innegabile il fatto che ci sono alcuni contesti in cui per preservare noi stessi è preferibile non farlo.

 

E qui, da quanto posso interpretare, ci vedo un 'preservare noi stessi nell'immediato'. Ma preservarsi è sinonimo di negarsi e oscurarsi sotto l'astro più luminoso della conformità. In pratica, un revival del Fascismo: negri, ebrei, froci, tutti uguali, purché siate come vi vogliamo noi. Ma, torno a dire, è forse una questione di coraggio, l'impegno civile non mi interessa minimamente: l'idea di base è che se devo vivere l'unica vita che ho camuffandomi in chissà chi, tanto vale levarmi dal mondo. Ottimo stipendio e sdegno di me. Ma a quanto si dice è il secolo della mediocrità..

Stringendo che è anche tardi, figurarsi se uno non può velarsi o nascondersi, ognuno della sua vita fa quel che gli pare (ci sono movimenti che non sostengono altro che questo, guarda il caso quando si dice..), ma davvero non spacciamo, per cortesia, la pavidità, la codardia becera e misera, la viltà per quel che non è. Nascondersi è nascondersi. E' talmente vero da essere tautologico.

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Psicologo83

@Almadel

 

Guarda che quando ho citato Ghandi intendevo la stessa cosa. Una mezza frase l'avete interpretata a vostro piacimento e di questo mi dispiace molto. E' sempre poco carino cadere in considerazioni affrettate.

 

Io ho detto che Ghandi avrebbe tanto da insegnare alla nostra società. Ti sembra sbagliato? Mi chiedo perché le mie frasi sono male interpretate, forse mi esprimo male io... Volevo solo sostenere che la non-violenza è secondo me la migliore strada per la realizzazione della nostra causa. Quindi per cortesia non uscitevene con frasi del tipo "non conosci Ghandi" o "Ghandi avrebbe da insegnare a te", ecc.. perché nel dire che avrebbe da insegnare qualcosa alla nostra società non ho detto nulla di sbagliato, quindi sarebbe meglio capire le parole degli altri prima di commentarle.

 

Io non ho consigliato ai gay proprio niente. Non sono proprio nella posizione di consigliare nulla a nessuno. Ripeto che ho solo detto che non in tutti i contesti è possibile o preferibile fare CO. Qua non si lavora per gli omofobi, ma per guadagnare abbastanza da arrivare a fine mese. E chi ha faticato anni per conquistare una stabilità economica e una posizione professionale, di certo preferisce omettere qualche particolare della propria vita privata piuttosto che rischiare di gettare tutti gli sforzi al vento. E questo non credo che significhi essere codardi o non avere rispetto di se stessi.

 

Per quanto riguarda le battaglie per cambiare la società, ripeto ad Almadel che ci sono molti modi per farlo, tra cui uno di questi è il CO come lo intendi tu, ma NON E' IL SOLO. Quindi perché commenti le mie parole come se io escludessi il CO?

Te lo ripeto, ci sono molti modi, ognuno giusto e legittimo a modo suo, basta che sia corretto e nel rispetto verso gli altri (quindi niente violenza insensata). Anche le battaglie politiche come le intendi tu sono uno dei tanti modi per cambiare la società, ma non l'unico. Non tutti i cambiamenti devono per forza passare dalle battaglie politiche.

 

Io credo e lo ripeto ancora una volta che il modo per me più congeniale sia instaurare un dialogo con chi non ci conosce e per ignoranza ci disprezza. Non serve a nulla dire "sono gay" agli altri senza spiegare cosa significhi per noi. E per questo credo sia utile aprire una finestra sul mondo gay ed spingere i bambini ad affacciarsi ad essa. Educarli alla tolleranza, al rispetto, alla diversità. Non capisco cosa ci sia di sbagliato in questo. Davvero pensavo fosse un pensiero condivisibile anche da altri, ma evidentemente mi sbagliavo.

 

 

 

@D.

 

Innanzitutto ti invito a leggere anche il resto della conversazione, perché ho avuto la sensazione che tu abbia risposto solo ad alcune frasi, trascurando quasi totalmente il senso del mio intervento.

 

Non ho detto di essere falsi, di nascondersi, né di serpeggiare in alcun modo. Tra il nascondersi dietro l'omologazione e il vivere la propria vita in libertà ci sono nel mezzo milioni di sfumature. Dato che qui le citazioni si sprecano, per citare Pirandello, tutti indossiamo maschere. Tu non sei la stessa persona con tua madre così come con il tuo ragazzo o con il tuo collega di lavoro. Il nostro vero volto in fondo non lo conosce nessuno se non noi stessi davanti allo specchio (e a volte nemmeno in questo caso). Una persona non si esaurisce nella propria omosessualità. Povero lui altrimenti! Quindi omettere con qualcuno un lato del nostro essere non significa mettere la testa sotto la sabbia!

 

Ho la netta impressione che abbiate un modo unidirezionale nel raggiungere l'inclusione dei gay nella società al pari degli etero (stessi diritti, doveri, ecc..). Mi riferisco al CO. Ripeto a te ciò che ho detto sopra ad Almadel. Questo è soltanto uno dei modi per farlo. Non si può biasimare chi non vuole o non può farlo per i suoi motivi personali. Troppo facile stigmatizzare chi non fa CO come un codardo senza nemmeno sforzarsi di capire la sua storia. Quindi è un codardo anche chi per esempio fa il volontario nelle associazioni gay, si fa "un mazzo così" per aiutare come può e sostenere la nostra (e la sua) causa, ma che non se la sente di fare CO perché ha una famiglia poco tollerante (da cui magari dipende economicamente) oppure perché ha un datore di lavoro che, seppur omofobo, gli assicura due pasti al giorno e i soldi per l'affitto?

 

Io non credo proprio.

Giusto portare avanti i propri ideali, ma sganciarsi totalmente dalla realtà culturale e sociale in cui si vive per me si chiama "psicosi".

 

 

P.s. per cortesia, non quotatemi le singole frasi, io non l'ho fatto e sarebbe quantomeno carino se anche voi non lo faceste, grazie.

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Scusa è, ma tu intenderesti spiegare-dialogare-educare

senza dire prima che sei gay?

 

Cioè parlarne in terza persona, il gay-i gay, come se la

cosa non ti riguardasse, omettendo il fatto di esserlo.

 

Quindi mi pare di capire che tu ti stai ponendo il problema

di tacerlo, ma a chi?

 

Se non ci dici concretamente a chi lo vuoi tacere tu e perchè

mi pare difficile potersi intendere, smetti di cercare una giustificazione

valida in generale e spiegaci a cosa realmente stai pensando.

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  • 4 weeks later...

Questo topic è andato un po' lontano,

ma a me interessava la domanda iniziale e quindi la riprendo.

 

A volte penso - in modo astratto - all'eventualità di un CO coi miei genitori,

e mi chiedo: ma perché mai? Non ne sento il bisogno, non ho un'urgenza

in questo senso, non è quindi una cosa che farebbe stare bene me.

Non è nemmeno una cosa che, a non farla, mi costringerebbe a nascondermi,

perché vivo da sola, e i miei non sanno, di me, nemmeno cose molto più banali.

 

Andare lì a dirglielo - oltre alle difficoltà che avrei nel farlo, che di certo non nego -

sarebbe fine a se stesso. Sono due persone ormai quasi "anziane", già abbastanza

ansiose, che senso ha destabilizzarli? Per cosa? Per cambiare la società?

Dubito che mia madre smetterebbe di votare una rassicurante Udc, e se anche

lo facesse, che prezzo deve avere, a livello personale, emotivo, un miserrimo

singolo voto... di una che tra un paio di decenni uscirà definitivamente dall'elettorato?

 

No, mi spiace, il gioco non vale la candela.

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SaintJust

Il CO, per me, è stato riappropriarmi di me stessa, del mio essere donna e omosessuale, senza aver più il bisogno o, meglio, l'istinto, di dover mentire alle domande dirette.

Io sono così OUT che tempo 2 giorni ogni singolo collega dei 40 che condividevano con me l'open space era a conoscenza del mio orientamento sessuale, nell'arco di una settimana lo sapevano tutti i dipendenti fumatori, dopo due tutti i 200 dipendenti dell'azienda.

E, nonostante gli omofobi che sono ovunque io li ho lavorato 3 anni, gustandomi ogni giorno lavorativo, potendo parlare liberamente con chiunque della mia compagna e di ciò che facevo nella mia giornata senza dover preoccuparmi di usare il maschile quando mi riferivo a lei.

Io ho cominciato a vivere bene la mia vita nel momento in cui ho iniziato a parlare liberamente di tutto con tutti, sessualità compresa... tanto che tutt'ora sono categorica sull'argomento... per me il CO non è solo un diritto, ma anche un dovere, verso noi stessi e verso la società... né più né meno del diritto di voto.

Perchè dire ai propri genitori di essere omosessuali, o ai propri colleghi di lavoro non significa solo cambiare una persona, la singola persona, ma il modo in cui quella persona vede la nostra comunità, i nostri problemi e la nostra assoluta normalità.

I miei colleghi erano i primi ad indignarsi di fronte a frasi omofobe, o alla canzone di Povia, molto più di quanto mi sono indignata io negli stessi momenti.

Più etero conoscono noi e il nostro mondo più persone parleranno a nostro favore con altre persone che neanche conosciamo.

è un effetto domino, e funziona, in piccolo su duecento dipendenti, funzionerà anche in grande su un milione di persone.

 

Poi è ovvio che ognuno abbia la libertà di decidere di non dire nulla ai genitori, o al lavoro, di giudicare, insomma, dalle singole situazioni cosa sia meglio fare... vorrei solo che le persone che si nascondono, poi, non si lamentassero di scarsa visibilità, o della società che non ci accetta, perché è né più né meno l'elettore che non va a votare per andarsene al mare salvo poi lamentarsi di berlusconi al governo.

 

I miei 2 cent.

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Bel commento! Parlare di "dovere" è forse un po' troppo, perchè ci vogliono le spalle grosse (sia da un punto di vista emotivo che economico!) per reggere i rischi che un CO comporta. Però sul senso di liberazione e sull'effetto domino sono pienamente d'accordo.

L'esigenza di un CO coi genitori dipende dal rapporto che si ha con loro, credo; se questo è blando di per sè, un CO con loro ha meno valore di un CO con gli amici stretti. Per me non era così, avevo bisogno di parlargliene. Ora la situazione con mia madre è ancora un po' tesa, ma è così bello sentire la valanga di domande di mio padre sul mio ragazzo e le sue continue richieste di poterlo conoscere! Con calma, papà, con calma!

 

 

Questo topic è andato un po' lontano,

ma a me interessava la domanda iniziale e quindi la riprendo.

 

A volte penso - in modo astratto - all'eventualità di un CO coi miei genitori,

e mi chiedo: ma perché mai? Non ne sento il bisogno, non ho un'urgenza

in questo senso, non è quindi una cosa che farebbe stare bene me.

Non è nemmeno una cosa che, a non farla, mi costringerebbe a nascondermi,

perché vivo da sola, e i miei non sanno, di me, nemmeno cose molto più banali.

 

Andare lì a dirglielo - oltre alle difficoltà che avrei nel farlo, che di certo non nego -

sarebbe fine a se stesso. Sono due persone ormai quasi "anziane", già abbastanza

ansiose, che senso ha destabilizzarli? Per cosa? Per cambiare la società?

Dubito che mia madre smetterebbe di votare una rassicurante Udc, e se anche

lo facesse, che prezzo deve avere, a livello personale, emotivo, un miserrimo

singolo voto... di una che tra un paio di decenni uscirà definitivamente dall'elettorato?

 

No, mi spiace, il gioco non vale la candela.

 

Nel tuo caso "il gioco non vale la candela"; però credi che sia insensibile da parte di un omosessuale voler informare i propri genitori del proprio orientamento, sapendo che ne soffrirebbero sicuramente?

Edited by Patroclo
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SaintJust

@@Patroclo ovviamente ognuno, come ho detto, ha il diritto di valutare il suo singolo caso psecifico e di agire di conseguenza.

Lo intendo come dovere esattamente come il diritto al voto... in teoria è un dovere civico, in pratica ognuno ha il sacrosanto diritto di non esercitarlo questo diritto/dovere e di lasciare che altri decidano anche per lui...

solo che poi non si deve lamentare di come vanno le cose.

Se per te è conveniente non fare CO con nessuno, o con una parte della tua famiglia o delle tue conoscenze sei libero di non farlo... fattostà che poi pretendo che non ti lamenti del fatto che non ci sia visibilità XD

(tu non tu Patroclo, tu ipotetico essere umano omosessuale)

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Io non sento il 'dovere' di fare CO, nè tanto meno, ad oggi, il 'bisogno' di fare CO con altre persone (fino ad oggi l'ho fatto solo con un paio di amici, che se ci penso mi sembrano davvero tanti ._.).

Se un giorno dovesse esserci qualcuno al mio fianco allora sarà il caso, se l'altro è d'accordo, di farsi coraggio e affrontare il discorso con altre persone vicine-manontroppo.

Ad oggi non mi importa di affrontare il discorso con i miei genitori non per paura (che sicuramente avrò se/quando ne parlerò) ma per lo più per disinteresse, essendo molto poco legato a loro.

Io non mi sento fiero nè mi vergogno di essere gay, e credo che la cosa debba interessare solo a chi vuole provarci con me xD

Forse la penso così perchè effettivamente non ho ancora avuto esperienze, o forse perchè non ho il coraggio di affrontare determinate possibili situazioni nel caso di un CO generale, ma preferisco concentrarmi sul presente e un giorno, chissà...

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@@Patroclo ovviamente ognuno, come ho detto, ha il diritto di valutare il suo singolo caso psecifico e di agire di conseguenza.

Lo intendo come dovere esattamente come il diritto al voto... in teoria è un dovere civico, in pratica ognuno ha il sacrosanto diritto di non esercitarlo questo diritto/dovere e di lasciare che altri decidano anche per lui...

solo che poi non si deve lamentare di come vanno le cose.

Se per te è conveniente non fare CO con nessuno, o con una parte della tua famiglia o delle tue conoscenze sei libero di non farlo... fattostà che poi pretendo che non ti lamenti del fatto che non ci sia visibilità XD

(tu non tu Patroclo, tu ipotetico essere umano omosessuale)

 

Capito, capito! "Io non io" di sicuro: ormai col mio ragazzo ci salutiamo con sbaciucchio sul binario della stazione; però frequentiamo anche un corso di lotta israeliana, non si sa mai!

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però credi che sia insensibile da parte di un omosessuale voler informare i propri genitori del proprio orientamento, sapendo che ne soffrirebbero sicuramente?

 

No, non mi sembrerebbe insensibile se uno sente il bisogno di farlo, per il proprio equilibrio, la propria felicità.

Mi sembrerebbe insensibile se lo si fa solo per dovere civico.

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SaintJust

Mi sembrerebbe insensibile se lo si fa solo per dovere civico.

 

Visto che il discorso è scaturito dal mio post (sul dovere civico) ci terrei a precisare che il mio essere out con tutti è dovuto al mio bisogno di non avere nessun angolo scuro nel rapporto che ho con gli altri, neanche in ambito lavorativo. Sono così e sto bene quando so che le persone con cui ho contatti frequenti sono a conoscenza della mia sessualità, perché posso parlare liberamente della mia vita che è incentrata in primis sul rapporto tra me e la mia compagna.

 

Non obbligherei mai nessuno a fare CO, ci mancherebbe altro XD i miei non sono stati tutti una passeggiata e so cosa si può passare.

 

Io lo intendo come un diritto/dovere nel momento in cui quelle persone di cui nessuno è a conoscenza (se non chi se le porta a letto), che arrivano ad inventarsi vite parallele fittizie pur di non dire:"si, sono gay", si lamentano della situazione italiana e della scarsa visibilità che hanno gli omosessuali in Italia. Se nessuno facesse CO, se nessuno camminasse per strada mano nella mano non ci sarebbe neanche quel minimo di visibilità che c'è attualmente.

Questo dico... Ognuno è libero di decidere se fare i meno CO e in che tempi, perché solo lui sa quando il momento è giusto, se è il caso e se ne ha bisogno... Però per coerenza che poi non si lamenti (ne ho conosciute una quantità di ragazze e ragazzi che "si, io non l'ho detto a nessuno, certo pero che se la comunità facesse qualcosa per renderci più visibili e presenti sarebbe più facile...")

Ho sempre creduto, riguardo ogni argomento, che se non fai qualcosa per cambiare quello che ti infastidisce, o per aiutare il cambiamento, e resti fermo ad aspettare che altri cambino le cose per te, perdi il diritto di lamentarti di come gli altri fanno le cose e di quanto tempo ci mettono.

 

 

A parte questo non capisco perché il termine insensibilità... Egoismo ci sta tutto, non vedo però come qualcuno che dice ai genitori com'è fatto, che si apre con loro, possa essere giudicato insensibile, indipendentemente dai motivi che lo spingono a farlo.

(questo sempre che alla persona in questione non prema per nessun motivo l'uscire dall'armadio e lo faccia tanto per fare)

E questo lo chiedo a Patroclo che ha formulato la domanda...

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