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Il crollo delle immatricolazioni universitarie


Hinzelmann

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Ma per favore!

Le lauree umanistiche (almeno in Italia) sono davvero qualcosa di imbarazzante.

Per il resto quoto completamente quanto detto da Isher al #29

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1. Matematica Fisica Chimica, Medicina

2. Ingegneria (figurati se nucleare o aerospaziale! :) )

3. Economia, Giurisprudenza

 

Avendo studiato il mercato del lavoro mi fa molto ridere questa classifica popolare, fatta per lo più

da stereotipi del passato.

 

In particolare Giurisprudenza è una delle lauree (ad oggi) meno spendibili. E' inflazionatissima, la carriera

forense è sicuramente sconsigliabile visti gli alti numeri (e i bassi guadagni) mentre nei settori della pubblica

amministrazione (dove molti provano a rifugiarsi) i laureati in giurisprudenza soffrono la concorrenza di Economia

e Scienze Politiche, più preparati nel sempre più richiesto settore economico e tecnico-amministrativo.

 

Matematica aveva un pessimo placement fino a qualche decennio fa, ad oggi grazie alla diffusione di strumenti

econometrici e statistici sopratutto nel campo del risk management, questa laurea è sempre più apprezzata, le

possibilità lavorative, anche all'estero sono ottime.

 

Medicina, finché godrà nel numero chiuso, non conoscerà problemi. Stessa cosa per tutte le professioni sanitarie.

 

Non si può dire lo stesso di fisica e chimica, la prima soffre la concorrenza degli ingegneri, la seconda è piuttosto

inflazionata. Entrambe si pongono abbastanza in basso in classifica, uniche eccezioni Chimica Industriale e Biotecnologie.

Sono piuttosto richieste, anche in Italia. CTF invece perde spendibilità in modo costante da diversi anni.

 

Ingegneria tiene bene, ma molto poco considerate sono Gestionale, Nucleare e Aereospaziale. Le ultime due quasi inutili in Italia.

Ottima invece Ingegneria Energetica.

 

Anche Economia tiene molto bene, nonostante la crisi.

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Ma quali sono oggi gli indirizzi principali di SP, e a che cosa specificamente preparano? Fino a un recente passato SP era

la parente povera di Giurisprudenza, essendo un po' di tutto, ma niente di veramente approfondito. Un tempo era il ponte di

partenza privilegiato per la carriera diplomatica, ma immagino che oggi, se lo è ancora, ciò è vero solo a partire da un'ulteriore

specializzazione. Di fatto, che si fa oggi con SP?

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SP com'era intesa fino a qualche anno fa (e tutt'ora in alcune università) era davvero una facoltà di serie B.

Inevitabilmente vi confluivano studenti che non riuscivano in Giurisprudenza (in una nota università romana è

ancora così, quella che hai frequentato tu per intenderci ;) ).

 

Ma era un problema più del corpo studenti che la popolavano più che dell'insegnamento in sé, in altri casi questo abbassamento

del livello (che in origine era molto alto) si è riversato anche sulla qualità della docenza.

 

Oggi questa tendenza si è in parte ridimensionata, anche se bisogna (come per tutte le facoltà) valutare il singolo ateneo.

 

Ad oggi il corso di studi è diviso in tre percorsi: Governo e Amministrazione, Relazioni Internazionali e Cooperazione Internazionale

allo Sviluppo, in alcuni atenei è stato anche introdotto il percorso di Studi Europei.

 

Il primo è essenzialmente un mix di materie giuridiche ed economiche e di materie legate più specificamente all'analisi amministrativa

dal punto di vista matematico-quantitativo, oltre ovviamente allo studio delle lingue e delle scienze della politica.

 

Relazioni Internazionali prepara alle carriere internazionali in genere, è ancora il trampolino di lancio per la carriera diplomatica, in realtà

non sono necessarie altre specializzazioni, il corso di laurea prepara ampiamente sulle materie del concorso (Diritto Internazionale, Economia

Internazionale, Storia delle Relaz. Internazionali, lingue straniere etc..) il quale è comunque incredibilmente complesso e solo pochissimi

riescono a superarlo. Poi ci sono anche percorsi più specifici di RI che riguardano ad esempio l'analisi dei conflitti e le strategie militari, altri

che si occupano dell'analisi delle relazioni economiche internazionali etc...

 

Cooperazione e Sviluppo prepara invece per le carriere nelle ONG e in tutte quelle istituzioni che si occupano di sviluppo economico e demografico oltre all'intervento nelle zone di tensione come cooperante.

 

Dal punto di vista lavorativo si pone a metà strada nella classifica, ma comunque meglio di giurisprudenza.

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Ma è un bene che ci siano meno laureati.

Altrimenti, chi costruirà le case ai laureati? Chi gli aggiusterà le lavatrici? Chi gli pulirà i cessi? Gli immigrati? Prima o poi non basteranno neanche loro - o saranno più laureati di noi...

 

Senza contare che sarebbe un bene che le università si svuotassero di studenti parcheggiati per l'eternità, con un livello culturale di partenza bassissimo, che costringono i docenti a livellare verso il basso la qualità.

Sarà un discorso elitario, ma secondo me la laurea è diventata negli anni una specie di feticcio, una cosa che "si deve prendere", anche se non hai voglia mezza di studiare e invece saresti un bravissimo carpentiere. Ma fai il carpentiere, non è mica meno dignitoso, e lascia l'università a chi davvero la vuole fare.

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Sarà un discorso elitario, ma secondo me la laurea è diventata negli anni una specie di feticcio, una cosa che "si deve prendere", anche se non hai voglia mezza di studiare e invece saresti un bravissimo carpentiere. Ma fai il carpentiere, non è mica meno dignitoso, e lascia l'università a chi davvero la vuole fare.

 

Bravissima, è proprio così. Si è persa la dignità del lavoro manuale, ora tutti vogliono essere manager

dietro una scrivania anche se non ne sono affatto portati, non per minore o migliore capacità ma

semplicemente per diversa attitudine (che inevitabilmente si trasforma in minore o maggiore efficienza).

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Sì, ma il lavoro manuale non si apprende dopo le Superiori.

Pure io se tornassi indietro - visto che non mi sono laureato -

avrei evitato di andare al Classico e avrei studiato da elettricista;

ma - sfortunatamente - nessuno alle Medie me lo ha consigliato....

 

Anche perché se mancano le doti intellettuali

un elettricista è davvero meglio di un letterato;

ma se a mancare sono l'impegno e gli stimoli

si può fallire tanto come manovale che come accademico.

 

La contrapposizione non è "carpentieri" e "intellettuali"

e neppure tra "cervelli in fuga" e "raccomandati".

Il Liceo e l'Università hanno creato soprattutto

una marea di trentenni falliti e sfiduciati come me

che in un'altra epoca sarebbero finiti all'ufficio brevetti

o a lavorare in banca o per una compagnia di assicurazioni

(sempre ammesso che un improvviso calo di moralità

non li avesse spediti alla criminalità).

 

Questa mia razza - scarto della piccola borghesia -

ha accolto nell'ultimo secolo tutte le nostri menti migliori:

mi sovvengono infiniti nomi per dimostraverlo,

ma dietro a ciascuno di essi c'è soprattutto una infinità di ignoti;

di kafkiani scarafaggi, macinati nell'ingranaggio dell'inutilità.

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Ad oggi il corso di studi è diviso in tre percorsi: Governo e Amministrazione, Relazioni Internazionali e Cooperazione Internazionale

allo Sviluppo, in alcuni atenei è stato anche introdotto il percorso di Studi Europei.

 

Non so se ti stai riferendo a un ateneo in particolare. Comunque ci sono anche altri indirizzi:

1. Politiche pubbliche e analisi delle PP (che si distingue parzialmente da governo e amministrazione per una maggiore enfasi su strumenti analitici, quantitativi, econometrici, etc...). Alcune volte il settore è prettamente economico e vuole studiare le politiche e le istituzioni economiche (locali, nazionali e internazionali); altre volte ci sono anche specializzazioni in ambito sanitario o della comunicazione politica.

2. Studi d'area (talvolta ricadono sotto le facoltà di scienze politiche, almeno quando vogliono dare una preparazione meno rivolta agli studi letterari, linguistici e culturali e più indirizzata a studi politici o economici).

3. Criminologia: è un settore che non è ancora troppo diffuso, ma è comunque un indirizzo di scienze politiche.

4. Studi sullo sviluppo. Si differenzia da cooperazione allo sviluppo perché affronta i temi della crescita economica, dello sviluppo sostenibile e dello sviluppo sociale in maniera più generalizzata in termini di aree di interesse.

 

Scienze politiche rimane ancora oggi un campo particolarmente interdisciplinare (del resto deve preparare a carriere o a settori di ricerca che sono per definizione "multi-disciplinari" e richiedono una varietà di conoscenze e "strumenti" interpretativi). Dato il numero di possibili campi di studio, tendenzialmente le facoltà tendono a specializzarsi verso alcuni di essi piuttosto che altri.

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Si beh ho semplificato inserendo i tre macro-indirizzi. Alcuni di quelli che hai citato ci sono anche da me.

 

Criminologia no però dai, quella si fa a psicologia io sapevo. Da me c'è un percorso di RI su

Sicurezza e Studi Strategici ma è un'altra cosa.

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Dove ho fatto io la triennale c'era anche criminologia (e non ti parlo di un indirizzo, ma proprio di un corso di laurea in scienze sociologiche e criminologiche), sia a livello triennale, sia a livello magistrale :D.

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