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Il crollo delle immatricolazioni universitarie


Hinzelmann

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Il Ministero dell'istruzione ha pubblicato i dati statistici sulle immatricolazioni

all'anno accademico 2011-2012 in riferimento al numero dei diplomati 2010-2011

 

La Statistica evidenzia il calo delle immatricolazioni all'università, passate in 10 anni

da 319.000, con un picco di 338.000 a 274.000, in corrispondenza ad un trend invece

positivo di diplomati alla scuola secondaria ( da 450.000 a 459.000 diplomati )

 

La percentuale di diplomati che si iscrivono all'Università è pari al 52,1% ( fra il 55,5%

del nord ovest ed il 45% delle Isole ) in corrispondenza i diplomati del Sud si spostano

verso sedi universitarie al Nord ( 70% di stabilità contro oltre il 90% di stabilità per i diplomati

del Nord...con conseguente aggravio di spesa a carico delle famiglie )

 

L'86,6% dei diplomati immatricolati proviene dal liceo classico, l'83,2 dal liceo scientifico

a scalare fino al 59,4% dell'indirizzo magistrale il 31% dei tecnici ed il 12,5% dei professionali.

 

Si immatricolano il 57% delle femmine contro il 46% dei maschi ( i maschi preferiscono il percorso

liceo scientifico--ingegneria ; le femmine liceo classico--giurisprudenza )

 

La propensione di scelta in relazione al voto di diploma premia l'area di ingegneria, quella medica

e infermieristica, quella scientifica e chimico farmaceutica e punisce l'area politico sociale, quella economico

statistica, insegnamento e agraria ( dove si iscrivono i diplomati con voti più bassi ) sulle altre aree didattiche

non influisce il voto di diploma ( giurisprudenza etc. )

 

Emerge quindi che nelle zone d'Italia dove il tasso di disoccupazione è più alto e lo stipendio medio

del primo impiego è più basso il tasso di immatricolazione scende sotto al 50% dei diplomati e questo

nonostante la media dei laureati nella fascia d'età 30-34 anni sia la più bassa d'Europa:

 

classe 30-34nni Italiani laureati 19,8%

 

contro 43,5% Francia 45,8% Svezia, 43% Regno Unito

 

ma anche 28,4% Grecia 33,2% Media UE ( a 27 paesi )

 

La domanda di laureati sul totale degli assunti da parte delle imprese italiane

è stata d'altronde pari nel 2011 ad un misero 12,5% contro il 31% degli USA

 

Insomma nonostante in Italia il numero di laureati resti il più basso d'Europa

e nonostante il trend politico di incoraggiamento-incremento del numero di laureati,

la crisi economica, il peso dell'istruzione per le famiglie del sud ( che esprimono una sfiducia

nei sistemi interregionali ) e la scarsità della domanda di lavoro qualificato spingono

nel verso opposto e prevalgono nettamente.

 

Il fatto che i diplomati più bravi scelgano ingegneria o medicina o facoltà scientifiche credo sia più

l'effetto di una voglia di lavoro, che di un'attitudine culturale del paese ( che continua a prediligere

l'istruzione classica e risulta in coda sulle competenze scientifiche in tutte le verifiche OCSE sulle scuole

secondarie )

 

Cosa ne pensate ?

 

http://www.istruzion...ni2011_2012.pdf

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anche io sapevo che sono scese le immatricolazioni ma era ovvio: un po' la scuola costa e oggi con questa crisi la spesa è alta, ma soprattutto le persone si stanno rendendo conto che tanto con la laurea non ci fai niente quindi si preferisce apprendere un mestiere piuttosto che laurearsi, a meno che uno non abbia proprio le idee chiare e voglia diventare, che so, un medico, uno psicologo o altro.
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Io azzardo un'ipotesi: il calo delle immatricolazioni è una scrematura interna al sistema derivante dal fatto che, a fronte

della velocizzazione della vita (che effettivamente si sta producendo anche in un paese un po' lento come l'Italia), delle

spese maggiori delle tasse universitarie, e della constatazione che una laurea di per sé non garantisce nulla, sul piano

del lavoro, va a colpire quella fetta di parcheggiati nell'Università che c'è sempre stata. Anche il tanto biasimato 3+2

favorisce questo fenomeno: spezzando il corso di laurea "eterno" di un tempo, favorisce una presa di coscienza di cosa

si vuole veramente fare. Ma alla base di tutto io metterei la velocizzazione della vita, che porta a fare scelte in tempo, in

incidenza.

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Sarebbe interessante anche leggere le statistiche sull'abbandono universitario, e quanti arrivati al traguardo trovano lavoro i primi 3 anni dopo la laurea, il tutto in relazione al tipo di laurea e all'eventuale stage/tirocinio/master/dottorato svolto ecc...

è curioso notare come dal PDF scaricato, i ragazzi con una votazione di 60 preferiscono iscriversi a facoltà politico-sociali o economia, mentre con votazioni alte a ingegneria

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Bè io non so se sono del tutto convinto della spiegazione 'economica' sul calo alle immatricolazioni..insomma, l'università in Italia costa molto meno che in tanti altri paesi comunque colpiti dalla crisi...

Quindi penso, come già detto, che sia un fattore più importante la sfiducia sulle garanzie future in termini di occupatibilità in Italia di laureati.

 

i ragazzi con una votazione di 60 preferiscono iscriversi a facoltà politico-sociali o economia, mentre con votazioni alte a ingegneria

 

Questo penso sia anche dovuto a una mentalità...come dire, un po' retrograda...che assegna agli ambiti delle scienze sociali e umane un 'valore', un prestigio minore piuttosto che alle materie scientifiche. Di conseguenza, se diplomati con voti alti e potenzialmente ambiziosi 'aderiscono' a questo modello culturale è facile che poi facciano delle scelte come quelle evidenziate dai risultati... La cosa può essere un po' diversa per ingegnera, perchè poi influisce molto anche la speranza di trovare lavoro immediatamente dopo la laurea.

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Direi che se tua sorella deve omettere la sua laurea dal curriculum,

magari a te l'idea che sia un pezzo di carta più dannoso che utile,

forse ti viene.

 

In ogni caso mi pare che non sia un fenomeno solo italiano.

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Direi che se tua sorella deve omettere la sua laurea dal curriculum,

magari a te l'idea che sia un pezzo di carta più dannoso che utile,

forse ti viene.

 

già.... su questo c'è anche un thread qui su Scuola e lavoro aperto proprio da me...

io li capisco questi ragazzi e francamente credo che facciano bene, per quanto io ami la cultura e abbia profondamente amato l'università.

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Infatti, mi riferivo a un tuo ipotetico fratellino :D

 

Se il pezzo di carta non serve a chi è nato oltre gli anni '80

(perché ormai nei posti giusti c'è già qualcuno che non andrà in pensione mai più),

allora la cultura si tradurrà in buoni libri da leggere e lezioni su youtube.

Si salveranno solo le lauree che fanno da "corso professionale"

e ci si laurerà fisioterapisti con lo stesso spirito con cui ci si diploma elettricisti.

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Wilgayforum

Diciamo che ormai sono poche la facoltà che ripagano l'impegno e che ti possono garantire un buon posto di lavoro.

Sono: ingegneria, medicina e odontoiatria, in parte economia e giurisprudenza.

Tutte le altre facoltà non servono a nulla; sono soldi e tempo buttati via.

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Wilgayforum

Sei libero di non condividere quello che scrivo, ma la tua è maleducazione.

Per tua informazione sono al terzo anno di ingegneria elettronica (in pari con gli esami e con media alta) e non mi reputo per nulla ignorante.

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Diciamo che ormai sono poche la facoltà che ripagano l'impegno e che ti possono garantire un buon posto di lavoro.

Sono: ingegneria, medicina e odontoiatria, in parte economia e giurisprudenza.

Tutte le altre facoltà non servono a nulla; sono soldi e tempo buttati via.

 

Triste ma vero, è proprio cosi'. Conosco una ragazza laureata in lettere, adesso sta prendendo la seconda laurea in odontoiatria, perchè con lettere non trovava nulla, se non call center e lavoretti da commessa (omettendo il titolo).

Idem un mio caro amico, laureato in scienze politiche col massimo dei voti, idem un altro mio amico laureato in sociologia con 110, tutti a spasso alternando lavoretti interinali da 3 mesi, a 35 anni.

Su giurisprudenza: ho due colleghe laureate in giurisprudenza, lavorano come assistenti a dirigenti diplomati, quindi fate un po' voi.

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in parte economia e giurisprudenza

 

In realtà giurisprudenza è molto meno "remunerativa" in termini di possibilità di occupazione rispetto a quanto si possa pensare...e purtroppo ha anche il difetto di essere una laurea poco spendibile all'estero. Invece, economia ha possibilità di lavoro ampie per lavori più tecnici, come nel campo della contabilità, mentre se si guardano specializzazioni in campo macroeconomico o di politiche economiche et similia la situazione è molto diversa, per lo meno in Italia.

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E' vero esiste anche il problema della scuola-parcheggio, se ne parla da decenni

in senso critico, è il contraltare del servizio gratuito e universale della facilità degli

accessi che possono indurre una frequenza universitaria inconsapevole. D'altronde

è un fenomeno tipicamente italiano...come i fuori corso, all'estero praticamente inesistenti

( ci deve essere quindi una spiegazione italiana al fenomeno...quale? )

 

Direi che per questo aspetto, da quantificare, il calo delle iscrizioni potrebbe essere

positivo.

 

 

A leggere alcuni di voi sembrerebbe emergere il quadro di un paese "nemico della cultura"

da un lato datori di lavoro che non vogliono persone culturalmente formate, dall'altro

giovani che gli corrispondono ricercando solo titoli che possano essere remunerativi

cioè servano a trovare un lavoro ( cioè corrispondenti al 12,5% del mercato del lavoro )

o rassegnati al fatto che ciò che si ama sia inutile.

 

Come se la forza dell'apprendimento, della formazione, stesse tutta nel Titolo e non

fosse un valore aggiunto della persona che avrebbe ragione di poter essere riconosciuto

nella sostanza di ciò che dà a livello di formazione ( la cultura non dovrebbe essere solo

una buona lettura, cioè è questo ma anche di più )

 

Questa mi sembra un'altra peculiarità italiana.

 

Si dice che capita anche all'estero...però le statistiche dimostrano che all'estero capita

molto di meno, nonostante vi siano molti più laureati.

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Forse però questa è una dinamica dovuta a come se me parla....

L'università è sempre legata nei discorsi alla ricerca del lavoro, non all'accrescimento culturale.

Mio padre mi ha sempre detto che la libera scelta era mia, che non serviva necessariamente il pezzo di carta per lavorare e, quindi, di scegliere quello che volevo perché lo volevo... Io l'università l'ho affrontata in maniera molto diversa rispetto a miei colleghi....

 

A parte questo... Non è vero che i datori di lavoro non cerchino laureati, dipende da che lavoro si cerca però... Nella mia azienda i giovani sotto i 35 anni erano tutti laureati... Fatta eccezione per chi aveva un percorso di studi professionalizzante anche se non equiparato alla laurea.

Devi omettere dal CV se vuoi fare il commesso o lavori del genere, perché ad un laureato non si può pagare il minimo.

 

Tornando alle lauree, sarà forse per il mio lavoro, e quindi sono sempre a contatto con determinati reparti, ma la stragrande maggioranza di laureati in azienda venivano da scienza della formazione, scienze della comunicazione ma, soprattutto, economia...

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Tralasciando l'eterno dilemma utile/non utile, serve/non serve, so' meglio io/sei meglio te, il grande problema dell'università è che è totalmente avulsa dal contesto esterno e che la didattica è spesso disastrosa, cosa che ho appurato anche parlando con gente di altre facoltà. Cioè, iscrivendosi non solo non si ha la certezza del posto di lavoro, ma non si ha neanche la certezza di fare le cose fatte bene, di imparare realmente e praticamente lo specifico della propria disciplina, di essere davvero formati. Questa è la vera aggravante. Un mio amico laureando in economia mi diceva che lui uscito da lì non sarebbe assolutamente in grado di leggere adeguatamente un bilancio...

Per quanto riguarda le lauree...sì, quelle effettivamente sono quelle già citate che permettono di trovare di più lavoro, ma io comincio a vedere gente laureata anche in facoltà "blasonate" che trova molte difficoltà (fattore davvero scandaloso).

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AndrejMolov89

Sei libero di non condividere quello che scrivo, ma la tua è maleducazione.

Per tua informazione sono al terzo anno di ingegneria elettronica (in pari con gli esami e con media alta) e non mi reputo per nulla ignorante.

Il fatto che tu sia al terzo anno di Ingegneria, e con la media alta, non implica necessariamente che quello che tu dici sia oro colato :) Io sono laureato in Scienze Geologiche, ho avuto la media alta, ma non reputo tutto ciò che dico Oro Colato.

Secondo me il tuo pensiero è alla base di tanti problemi. Innanzitutto perché gli ingegneri vanno di più, per esempio, dei Geologi? Perché danno risposte immediate e sono capaci di vedere all'utile del presente. Mentre la geologia permetterebbe una corretta amministrazione del territorio, i cui risultati sono posticipati verso il futuro. Senza offesa, ma dopo i recenti disastri geologici sentire dire che i miei studi sono inutili da un ingegnere, mi fa sorridere al quanto. Il tuo discorso è non solo da "ignorante" perché d'ingnoranza si tratta, (non concependo la mia autorità in materia ambientale, geologica, non concependo l'autorità di @Isher, non concependo soprattutto l'utilità della Fisica, Matematica Pura e Applicata, della facoltà di biologia), ma offensivo per diverse categorie. Non accusare di maleducazione le altre persone, ma piuttosto cerca di misurare le parole, soprattutto se non conosci le problematiche legate ai settori, e soprattutto se non comprendi la tua dimensione temporale: l'immediato.

Il problema è che in Italia si ha la tendenza di affrontare il problema dal punto di vista teorico. All'estero, però, c'è un approccio totalmente diverso: solo pratico. Da una parte noi abbiamo una conoscenza teorica buona, ma pratica leggermente inferiore, se non inferiore, dall'altra hanno metodologie di lavoro, di vita pratica che di fatto li rendono più portati al lavoro. Una mia amica fa l'università a Zurigo e si lamenta di questo approccio troppo pratico, in cui "passa" gli esami senza studiare tutta la teoria e presentando lavori. Anzi, a suo dire il difficile di quella facoltà è presentare i lavori in tempo. Ho notato questo atteggiamento anche quando sono stato in Inghilterra, molto diretto e pratico. Da un lato sono molto favorevole all'introduzione di questo atteggiamento anche in italia, però come completamento della nostra formazione, non come sostitutivo :)

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( ci deve essere quindi una spiegazione italiana al fenomeno...quale? )

 

Bè in primis perchè in Italia te lo permettono, mentre all'estero in molti casi no.

 

il grande problema dell'università è che è totalmente avulsa dal contesto esterno e che la didattica è spesso disastrosa

 

Infatti c'è assolutamente bisogno di instaurare una cultura di scelta di ateneo e facoltà basata sulla qualità degli stessi (cosa che deriva, tra altre politiche, anche dalla già discussa rimozione del valore legale). Poi ovviamente non è detto che questo comporterebbe un inserimento di laboratori e workshops - che sarebbe invece sacrosanto - ma quantomeno che la didattica in aula sia adatta a quello che ci si aspetta da un istituto universitario..

 

 

 

Il problema è che in Italia si ha la tendenza di affrontare il problema dal punto di vista teorico. All'estero, però, c'è un approccio totalmente diverso: solo pratico.

 

Pienamente d'accordo!!! Infatti è proprio questa la cosa scandalosa del sistema universitario italiano: avrebbe le potenzialità di diventare uno dei migliori al mondo semplicemente aggiungendo delle attività di non difficile implementazione (fatta eccezione per qualche corso di laurea)...mentre invece si continua sulla strada di sempre facendo finta che i risultati scabrosi nelle classifiche internazionali non abbiano importanza...

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Il problema non e' fare le gare e stabilire quale laurea sia migliore, anche perche' e' un paragone improponibile; il punto e' invece capire quale percorso offra piu' sbocchi lavorativi. Una laurea in geologia e' sicuramente interessante ma, oggettivamente, offre meno sbocchi rispetto ad ingegneria od odontoiatria, ad esempio. Se uno ha gia' un lavoro e si laurea solo per cultura personale fa bene a scegliere solo in base ai propri interessi, ma se una persona e' disoccupata, e si laurea anche in prospettiva di poter ambire ad un certo tipo di lavoro, fa bene a mettere gli sbocchi occupazionali come primo parametro di scelta.

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AndrejMolov89

Infatti, sarebbe puerile da parte mia fare questa gara. Inutile dirti che Geologia offre ottimi sbocchi lavorativi. Il problema sta nella miopia della classe dirigente italiana, classe dirigente italiana che ha un pensiero "ingegneria+medicina+giurisprudenza=lavoro". La mentalità dell'ingegnere elettronico sopra. Il geologo è una figura essenziale e sta prendendo sempre più piede. Essenziale sia nella gestione del terriotorio, che nell'urbanistica. Il fatto è che si tende ad essere miopi: non è la laurea a non dare sbocchi lavorativi, ma bensì il contesto in cui è inserita. Il fatto che solo quelle quattro facoltà vadano di moda e vengano richieste, significa che c'è poco desiderio di innovare e progredire. ^^

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Wilgayforum

Non voglio assolutamente affermare che il mio corso di laurea sia migliore di altri. Non ho la pretese di avere conoscenze di fisica e matematica superiori ai matematici e ai fisici. La mia preparazione mi permette di applicare gli strumenti forniti dalla matematica e dalla fisica per risolvere problemi, per progettare, per creare beni di consumo richiesti dal mercato. (e questo alle aziende fa molta gola) E' indubbio che una preparazione di questo tipo sia molto più ricercata dalle aziende rispetto ad una preparazione più teorica ma meno adatta alla risoluzione dei problemi. Per quanto riguarda la geologia vale lo stesso discorso. Un ingegnere ambientale sarà sicuramente più richiesto di un geologo. Tra l'altro le due figure non si escludono a vicenda, anzi sono in stratta collaborazione. Molto semplicemente di ingegneri ne servono di più, perchè ti danno una risposta immediata, perchè abituati a risolvere problemi, ma saranno loro stessi a rivolgersi ad un geologo quando serviranno analisi più approfondite. (la loro preparazione in geologia non è lontanamente paragonabile a quella di un geologo). Tuttavia di geologi ne bastano di meno, e questo spiega le maggiori difficoltà nel trovare lavoro.

Ripeto non voglio sottovalutare gli altri corsi di laurea (tra l'altro sono sicuro per esempio che un corso di laurea in fisica sarebbe sicuramente più difficile da quello affrontato da me), dico solo che alle aziende interessa solo produrre ed essere competitive, e solo da questo si può capire quali sono le figure più richieste.

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AndrejMolov89

Allora esprimiti meglio. Non è una provocazione, ma se rileggi attentamente ciò che hai scritto, mica tanto attentamente, è quella l'impressione che dai.

Inoltre, c'è uno spazio infinito tra ne servono di meno e sono inutili, come hai affermato prima:

Tutte le altre facoltà non servono a nulla; sono soldi e tempo buttati via.

*

Come minimo, uno scusa a tutte le persone che fanno facoltà diverse da queste, ci vuole, sai com'è :) Non a tutti piace essere intule :) men che meno io.

La geologia ne è un valido esempio. La geologia, di fatto, è competiva. Ci sono studi geologici anche in italia, anche di nuova apertura, se per questo. Un mio professore ha raccontato di due geologi applicati che insieme a economisti, letterati e ingegneri hanno messo su un'azienda che si occupa di ambiente. Il problema che queste realtà sono prese scarsamente in considerazione.

Quasi tutte le facoltà sono "spendibili" a livello lavorativo, il problema é che non c'è una cultura che permette di dare lavoro. Non è un problema delle "facoltà inutili" ma della considerazione che si ha di quest'ultime. Inoltre, come dicevo prima, l'ulteriore problema italiano è non dare una formazione completa anche sul livello pratico, che di fatto rende più difficile ai giovani di investire le proprie capacità in modo creativo, cosa che in inghilterra si faceva e cosa che si fa a Zurigo, uniche due realtà con cui sono venuto a contatto. Ma il problema rimane comunque ambientale.

Sinceramente, non vorrei che l'università italiana si trasformasse in un istruzione finalizzata alla professione, vorrei che si portasse a completamento per poter rendere spendibile qualsiasi titolo di studio.

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Il problema non e' fare le gare e stabilire quale laurea sia migliore, anche perche' e' un paragone improponibile; il punto e' invece capire quale percorso offra piu' sbocchi lavorativi. Una laurea in geologia e' sicuramente interessante ma, oggettivamente, offre meno sbocchi rispetto ad ingegneria od odontoiatria, ad esempio. Se uno ha gia' un lavoro e si laurea solo per cultura personale fa bene a scegliere solo in base ai propri interessi, ma se una persona e' disoccupata, e si laurea anche in prospettiva di poter ambire ad un certo tipo di lavoro, fa bene a mettere gli sbocchi occupazionali come primo parametro di scelta.

 

Non sono d'accordo! Quello che conta è scegliere ciò che piace, impegnarsi al massimo ed eccellere nel proprio campo. Che sia storia dell'arte, fisica nucleare o giurisprudenza dipende dagli interessi e dalle inclinazioni del singolo che si affaccia alla scelta universitaria. Se tutti fanno giuriprudenza ci saranno una marea di avvocati di preparazione mediocre, la maggior parte dei quali rimarrà disoccupata. Quello che deve cambiare è, come dice @Greed89, l'ambiente circostante. E se non cambia, c'è l'Europa e il fuori Europa. Si parla della fuga dei cervelli proprio per questo motivo: chi sceglie ciò che gli piace e per cui è portato, si impegna ed eccelle, se non trova lavoro in Italia o ne trova uno di migliore al di fuori, se ne va. Se quelle persone avessero fatto economia, senza passione, probabilmente sarebbero disoccupati (in Italia) e non avrebbero le carte in regola per andare eventualmente altrove.

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L'ideale sarebbe scegliere un corso che piace (in modo da essere piu' motivati) e, al contempo, che offra sbocchi. Scegliendo un corso che piace soltanto si rischia di fare la fine del mio amico portato nell'esempio sopra, laureatosi bene in scienze politiche, ma che a 35 anni suonati salta da call center di recupero crediti all'altro, che poi e' la fine di quasi tutti i laureati che conosco.

 

P.s. E preciso che parlo di tutta gente laureatasi nei tempi previsti dal loro corso, e con voti altissimi, non dei tanti fancazzisti fuori corso, fuori sede, e fuori di testa che, mantenuti dai genitori, si laureano dopo 10 anni o piu', magari con voto mediocre.

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Premesso che non esiste un corso di laurea migliore di un altro (tranne per quelle facoltà create ad hoc per

racimolare immatricolati), il discorso di fondo è sbagliato.

 

Esistono lauree obiettivamente più o meno utili nel mondo del lavoro (o meglio, più qualificanti) ma non esistono

lauree migliori o peggiori. Questo voler unire il concetto di utilità ad un giudizio di valore è tipico di una cultura

positivista che francamente non condivido e che trovo davvero vecchia ed obsoleta. Ovviamente una laurea in

lettere è poco spendibile (anche per l'altissimo numero di laureati che ci sono) ma non è "inferiore" a nessun'altra.

Che poi ci sia un problema di valorizzazione di certi ambiti, come in questo caso di quello culturale sono d'accordo.

 

Segnatamente al discorso geologia vs ingegneria si presente un'altra questione, ovvero i miti che si creano attorno a certe

facoltà. Un geologo sarà sicuramente più competente in ambito ambientale ma per il mondo del lavoro l'ingegnere sarà

sempre una figura più attraente, anche se questo è in realtà un luogo comune, ed è tutto italiano.

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Sono completamente d'accordo con Altair.

 

Rispetto al discorso di Dreamer88, sono d'accordo sia sulla necessità di non abbandonare la «passione», sia, e ancor più,

sulla necessità di «impegnarsi al massimo». La passione è un ottimo punto di partenza, ma ovviamente non basta se non

subentra la consapevolezza che occorre (per certe Facoltà in particolare) distillare uno stile di vita che dia un senso a una

scelta difficile fatta. Se, per esempio, oggi un ragazzo si iscrive a Filosofia, o a un corso serio di Lettere, deve "far finta" di

essersi iscritto alla più difficile delle Facoltà scientifiche e lavorare moltissimo, studiare molto al di là del programma dei moduli,

nello spazio dei 5 anni. E' qualcosa che va programmato e attuato razionalmente: e se lo si fa in questo modo, resta il tempo

per vivere una normalissima vita di 18-23enne. Due cose sono fondamentali.

1 seguire sempre le lezioni (auspicabilmente dei docenti più bravi)

2 frequentare la Biblioteca, ma non (solo) per studiare il proprio corso, ma anche per fare scoperte, informarsi sulla letteratura

secondaria, etc.

 

Le matricole, o chiunque sia iscritto, deve inoltre proporsi di arrivare alla fine del quinquennio universitario nella condizione di

poter leggere discretamente due lingue straniere (in modo da poter leggere una buona parte della letteratura critica), e parlarne

bene una. In proposito, ricordarsi dei Lettorati e (nelle Univesità che li hanno) dei Laboratori linguistici, che sono gratis.

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  • 2 weeks later...
nottelimpida

Da quasi ingegnere vorrei dire che non reputo le lauree "umanistiche" inferiori rispetto a quelle scientifiche. E' vero, in Italia, se si dovesse fare una classifica delle lauree più prestigiose probabilmente la maggior parte degli italiani risponderebbe in questo ordine:

1. Matematica Fisica Chimica, Medicina

2. Ingegneria (figurati se nucleare o aerospaziale! :) )

3. Economia, Giurisprudenza

Le altre non verrebbero neppure considerate, già nel mio ambiente si butta fango sul punto 3 non vi dico cosa ne pensano i miei colleghi delle altre :D .

Io credo che ogni facoltà abbia il suo perchè, il problema è che un laureato in scienze della comunicazione, storia, filosofia... faticherà molto di più a trovare lavoro in quanto i posti assorbibili dal mercato del lavoro sono pochi. Queste figure sono necessarie tanto quanto un ingegnere. Qui a sbagliare è chi non mette il numero chiuso in questi corsi non chi si iscrive. Per quanto riguarda il numero dei fuoricorso in Italia c'è da dire che parte è dovuta ai ragazzi fancazzisti, ma una grossa colpa ce l'hanno pure certi docenti che non sanno insegnare che non trasmettono passione ai loro allievi che non stimolano il confronto, il dialogo. Un conto è sapere, un conto è saper insegnare. Poi ci sono pure i docenti figli di... ma questo è un altro discorso!

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