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[Loup-garou] Un cuore marcio si scopre sano


Loup-garou

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Ormai sono iscritto in questo forum da un bel po' di tempo, ma ho raccontato solo pochissime cose che mi riguardassero personalmente. Ho deciso che è arrivato il momento di invertire tendenza.

 

 

Ho deciso che voglio condividere una delle storie per me più difficili da raccontare.

Il mio primo coming out. Quello con me stesso.

 

 

Spesso una delle prime domande che faccio con i ragazzi gay che conosco per la prima volta è da quanto sanno di essere gay o quando l'hanno scoperto. La risposta più comune che mi viene data, nelle sue varianti, è "L'ho sempre saputo".

Io non l'ho sempre saputo. Ho vissuto la maggior parte della mia vita senza non dico sapere, ma senza anche solo sospettare di essere gay. C'è un giorno, un'ora, un istante precisi, determinati, a partire dai quali ho capito di essere gay.

Ci sono sempre stati indizi, alcuni molto evidenti, ma allora ero inconsapevole. Ho avuto un paio di amori (non corrisposti) per delle ragazze, ma a vederli con le lenti di oggi, mi rendo conto che non si trattava d'altro che di ragazze che mi stavano particolarmente simpatiche. E che, per questa loro particolarità, pensavo potessero essere le ragazze giuste con cui passare la vita insieme. Gay, vero?

Dal lato opposto, ho sempre subito il fascino di certi ragazzi, di cui desideravo essere ardentemente amico del cuore. Anche in questo caso, ovviamente, l'interpretazione della situazione è cambiata molto dopo il mio coming out interiore.

 

Sono cresciuto in un ambiente cattolico e fino a tempi relativamente recenti sono stato cattolico. Anche se i miei genitori non sono e non erano bigotti (anzi, ormai mia madre ce l'ha con la Chiesa quasi quanto me), mia madre ha frequentato CL per un po' di tempo e ho partecipato a diversi raduni. Ho fatto le elementari e le medie in una scuola confessionale. E ovviamente non poteva mancare il catechismo.

La frequentazione domenicale delle messe era variabile. Ho alternato periodi senza mai andare a messa con periodi altrettanto lunghi in cui andavo a messa ogni domenica. E che messe! Mi ricorderò per sempre di questo prete, che dal pulpito insegnava che i cristiani non dovrebbero pensare ognuno con la propria testa. Che in quanto cattolici non avremmo dovuto tenere opinioni personali contrarie a quelle della Chiesa. Ovviamente aveva le sue ragioni, ma quanto mi fa impressione adesso il pensiero di aver ascoltato allora quelle parole senza alzarmi e scappare.

Insomma il concetto, tagliando corto, è che sono stato credente. Credente convinto. E questo ha avuto varie importanti influenze sulla mia adolescenza.

 

Prima di tutto, sono cresciuto senza mai mettere in dubbio il fatto che mi sarei sposato. Figurati che una volta alle elementari ho inscenato un finto matrimonio con una bambina che mi piaceva. Ancora: gay, vero?

Era quello che volevo. E nonostante questo non ho mai pensato seriamente a una moglie. Per me era una figura necessaria, ma senza importanza. Non ho mai cercato di darle un volto, una consistenza. Ciò che mi interessava era la famiglia, non lei.

Ho visto l'altro giorno il film Albert Nobbs, non so se l'hai visto. Hai presente che lui sogna di comprare un negozio per farne una tabaccheria? E c'è una porta, in cui progetta di tenere il retrobottega per la moglie. E ci sono varie scene in cui si vede lui che immagina quella porta, che si apre e mostra la moglie che fa la calza, o sulla poltrona non mi ricordo a fare cos'altro. Ecco, sono queste scene che mi fanno dire con certezza che Albert era lesbica e non, come ho letto in certi commenti su Internet, che voleva solamente una moglie "di facciata", per una questione sociale. Per lo stesso motivo, adesso posso dire con altrettanza certezza che non sono mai stato etero, anche quando credevo di esserlo. Quella porta per me non c'è mai stata.

 

Ovviamente questa idea pregnante mi portava anche a considerare quel tipo di famiglia come l'unico possibile. Credente e ottuso.

Non ho mai avuto molte occasioni per esprimere le mie idee sull'omosessualità allora, né per articolarle nella mia testa. Forse la questione non era ancora così di moda, o forse ero io che vivevo in un mondo ovattato. Ma senza dubbio ero contrario. Anzi, ora che ci penso, credo di aver fatto un tema una volta sull'argomento. Ma sarei ora talmente imbarazzato da quello che penso di aver scritto da averne completamente rimosso il ricordo. Non vorrei mai rileggere quel tema, se pure l'ho mai fatto.

 

Ma l'influenza più importante e dannosa la mia fede l'ha avuta sulla mia visione del sesso. Ha soppresso in me qualunque curiosità, qualunque desiderio, qualunque interesse per l'argomento. Tanto che la prima volta che mi sono masturbato avevo già 17 anni e mezzo. E mi sono masturbato davanti a immagini di uomini nudi.

Eppure ho continuato a non avere mai nessun dubbio su una mia possibile omosessualità. Non dico che mi rispondessi "No, non sono gay", perché questo sarebbe già stato avere un dubbio. Intendo dire che non mi sono mai nemmeno posto la domanda. La prima volta che me la sono fatta è stato solo un intero anno dopo quella prima masturbazione (a cui ovviamente ne sono seguite altre).

 

Questo fatto può sembrare incredibile, ma ha una spiegazione.

Ovviamente, come potrai immaginare, non essendomi masturbato che così avanti nell'età, ho avuto polluzioni notturne ricorrenti da una certa età in avanti. Tanto che, nella mia totale ignoranza di tutto ciò che pertineva alla sfera della sessualità, mi ero convinto che la polluzione notturna fosse una specie di controparte maschile del ciclo delle donne.

E queste polluzioni avvenivano spesso in seguito a sogni erotici, sogni erotici che riguardavano anch'essi degli uomini. Uomini che immobilizzavo e stupravo selvaggemente. A volte. Oppure uomini che torturavo, umiliavo o schiavizzavo. Altre volte.

 

Insomma,perché sono andato avanti per così tanto tempo senza mai capire o anche solo domandarmi se fossi gay? Perché le mie fantasie sessuali non riguardavano mai il far l'amore, o anche solo il far sesso con degli uomini. Riguardavano sempre il far loro violenza. Fisica, psicologica o anche sessuale, ma comunque violenza. Anche durante la mia prima masturbazione, e poi quelle successive, le immagini che ho usato per eccitarmi erano scene di questo tipo. E non erano porno.

 

Il mio tormento interiore quindi non era l'essere gay. Il mio tormento interiore era l'avere un cuore marcio, malvagio. Ovviamente ricordati di aggiungere a ciò il fatto che ero ardentemente cattolico per ottenere un'idea il mio senso di colpa finale.

 

Il cambiamento è venuto, come ti potrai aspettare, da un ragazzo. Un ragazzo però che non ho mai incontrato.

Era semplicemente uno dei tanti contatti MSN, un ragazzo addirittura di un altro continente. Mi era simpatico e io ero simpatico a lui.

Hai presente quei ragazzi etero che ogni tanto tra di loro si corteggiano per scherzare? Ecco, lui era così, si comportava spesso così, anche se ovviamente per chat. Spesso mi mandava baci, abbracci, carezze, mi corteggiava. A volte addirittura diceva di amarmi o che sognava di scoparmi. Ovviamente si trattavano di cose dette senza troppa serietà, né io le prendevo come tali. Anzi, quando la cosa durava troppo a lungo, gli dicevo di darci un taglio.

 

Ma piano piano ho iniziato a capire che la cosa sotto sotto mi piaceva. Mi piacevano le sue attenzioni. Mi sarebbe piaciuto riceverle davvero. E così un giorno, di punto in bianco, mi faccio questa testuale domanda "E se fossi gay?"

Quell'istante ha cambiato la mia vita. Quell'istante ha spaccato tutto il resto a metà: c'è la mia vita prima e c'è la mia vita dopo. E dopo anni passati nella più totale ignoranza, mi bastò farmela, questa domanda, per sapere subito qual era la risposta.

 

Ero devastato. Non proverò qui a descriverti a parole tutta la confusione, lo smarrimento, la disperazione che ho provato in quel momento, quei primi giorni. Mi sembrava che fossi destinato a una vita di infelicità.

 

In realtà c'è stato qualche sali e scendi. Per la prima settimana, son passato per la fase "bisessualità". Mi dicevo di essere bisessuale. Ma ci è voluto poco per capire che in realtà lo dicevo perché ero in dubbio del mio sentimento verso gli uomini, non perché ce ne fosse alcuno nei confronti delle donne.

E anche se da quel giorno non ho mai messo in dubbio seriamente di essere gay, mi ci è voluto ancora un po' di tempo per smettere di chiedermi occasionalmente "E se dopotutto non fossi gay?"

 

Degli altri coming out, ti racconterò forse un'altra volta. Questo è stato il più importante. (E temo di non averlo raccontato molto bene)

Non solo, come per molto altri gay, il mio coming out con me stesso mi ha permesso di conoscermi, di capirmi e di iniziare a poter immaginare un futuro in cui fossi veramente felice.

Per me ha significato anche altro. Per me ha significato scoprire l'amore, scoprire la sessualità e presentarli l'un l'altra. Ho iniziato a pensare (e a fare) il sesso anche senza violenza e senza umiliazione verso l'altro. Ma soprattutto, ho accettato anche questa parte di me. Il mio sadismo. Si può essere sadici senza far male a nessuno (che non lo voglia). :lol:

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Che CO stupendo, Lupo Vegetariano ♥

Mi è piaciuto tantissimo leggere questo spaccato di te e penso davvero di aver sentito a livello più intimo meccanismi del pensiero che generalmente comprendo solo ad un livello più superficiale, intellettuale.

 

Certo che era un cocktail difficile da digerire per un ragazzino cattolico, eh, kinky gay sadist :P Congratulazione per averlo fatto ;)

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Complimenti davvero, perché (a parte il fatto che scrivi molto bene *_* ) credo che riuscire a riportare così dettagliatamente i tuoi pensieri di allora, ti abbia aiutato anche in passato a essere molto chiaro con te stesso... e secondo me è una cosa davvero importante per crescere, e per immaginare, come dici tu, un futuro in cui si possa essere davvero felici! ;)

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E' stato un piacere leggere questo CO, sia per l'esito positivo che per il modo in cui è scritto. Mi sono ritrovato in tante delle cose che hai detto.

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Grazie Kev. Non me l'aspettavo, ma ho ricevuto anche qualche MP di utenti che mi hanno detto di essersi ritrovati in alcune cose che ho scritto. ^_^

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Quando ci siamo conosciuti mi avevi detto che non avevi mai scritto niente di particolarmente privato, come i coming out, sul forum.

Mi dicesti anche che prima o poi forse lo avresti fatto.

Mi fa piacere che alla fine hai deciso di farlo.

Alle volte non pensiamo a quanto raccontare un CO possa essere importante, oltre che per noi, anche per altre persone che sono nella nostra stessa situazione o per le persone che stanno vivendo in pieno la fase di coming out o per quelle che ancora si devono accettare.

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Che dire, meglio tardi che mai. Comunque quando leggo certe testimonianze, in cui si narrano tormenti, drammi personali, sofferenze ecc. mi rendo conto di essere stato fortunato ad accettarmi pienamente gia' all'eta' di 11 anni.

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gianduiotto

Sarà stata la luna piena di queste notti che ti fatto ululare la tua storia?

Grazie comunque di avercela raccontata. Ha fatto bene a noi tutti leggerla e forse ha fatto bene anche a te scriverla.

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NightWisher

Ciao Loup! Ero curioso di sapere qualcosa su i tuoi CO da quando dicesti di non averne mai scritti sul forum :)): Sono contento che tu abbia deciso di condividere la tua esperienza, hai scritto tutto in modo molto "cristallino", è molto bello.

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Icoldibarin

Anch'io mi ritrovo in alcune cose da te scritte e mi fatto piacere leggerle qua.

Mi hanno fatto ragionare anche su alcun cose di me che non avevo indagato abbastanza a fondo probabilmente.

Grazie dell'occasione e buon proseguimento di vita.

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Io vi ringrazio ancora tutti per le risposte, pubbliche o private, che mi mandate. :)):

 

Devo ammettere che non mi aspettavo tutto questo ritorno (anzi, già pensavo che in pochi si sarebbero messi a leggere un tale wall of text, lol), ma (come dice @Madoka) uno dei motivi per cui l'ho fatto è che questo forum mi ha dato tanto, mi sentivo in dovere di dare io qualcosa di mio.

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Bel racconto, vista la tua età non è neanche tanto tardiva come accettazione, considerando la media degli altri e l'educazione cattolica.

io ricordo che a 18 anni mi sentivo anticonformista solo perché stavo diventando testimone di Geova :D poi quando mi dissero anche loro che l'omosessualità è sbagliata li ho mandati a quel paese.

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Mi voglio aggiungere alle congratulazioni e ai ringarziamenti per l'intervento da te scritto, non solo perchè in alcune cose mi ci ritrovo, ma anche perchè è veramente bello, scritto bene e di grande aiuto per tutti coloro che attraversano momenti simili al tuo. Grazie infinite.

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AndrejMolov89

Ben scritto :-)

Non posso dire che mi rivedo.., né posso affermare di comprenderti. Però, è stato un bel post.

Io mi chiedo solamente questo, può la rivalutazione a posteriori, ridefinire il nostro reale sentimento di quell'epoca?

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Beh certo in generale è chiaro che la memoria può

selezionare ed essere in sè interpretativa della realtà.

 

Ma questo non toglie valore alla testimonianza, no?

Ma forse non ho capito cosa è che non comprendi

 

Mi stupisce questo aspetto della masturbazione a 17 anni e mezzo

che però restituisce l'idea di quanto possa essere forte la repressione

dell'istinto sessuale, anche se credo che al giorno d'oggi sia un po' inusuale.

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AndrejMolov89

OT: niente, ma il fatto che io attualmente abbia un nuovo paradigma di interpretazione, non implica necessariamente che all'epoca non provassi sentimenti per una determinata persona. XD è una domand che posso fare su spunti e riflessioni. ^^

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Scrivi molto bene, spero di poter leggere altre tue riflessioni e di trarne del coraggio. Io penso di essere una di quelle che l' ha sempre saputo, ma che ad oggi continua a nasconderlo, non per chiesa ne per cultura, solo per terrore di non essere in grado di gestire.

 

Scusa lo sfogo piccolo

 

Buona notte

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Bello questo CO.

Una volta ci pensai anche io a voler buttar giù il CO con me stesso, ma mi accorsi che non mi ricordavo molte cose,

però mi sono ritrovato in qualcosa nel tuo. :)

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Beh, è il momento dei coming out in senso più tradizionale: quelli con gli altri.

 

Primo Coming Out

 

Non è passato molto dal mio coming out con me stesso. Qualche giorno, sicuramente non più di una settimana. Ora non ricordo.

Ho deciso di dirlo a lui. Il ragazzo di MSN, il ragazzo che mi piace. Ho bisogno di dirlo a qualcuno, ho bisogno di parlare. Io, che di solito sono un tipo così riservato. Nutro una qualche speranza di scoprire che anche lui è gay, oppure bisessuale. Dopotutto, sono state le sue moine a far partire tutto. E comunque si trova dall'altra parte del mondo, su un altro continente. E' la persona più sicura con cui mi posso confidare.

O almeno, questa è l'intenzione. Ci ho pensato più di una volta mentre chattavamo io e lui di dirglielo. Ma ho rimandato fino a quel momento. Decido di farmi coraggio. Gli scrivo che sono depresso, che gli devo parlare.

E' arrivato il momento di scrivere le fatidiche parole. Ma non lo faccio. Lui vede che non scrivo e mi chiede cosa c'è che non va. Resto un po' a fissare lo schermo, poi poggio la testa sul tavolo. Le mie dita scorrono sulla tastiera ma non digitano. Non l'ho ancora detto a nessuno, voglio davvero farlo? Anche se lui è da un'altra parte del mondo, anche se non lo direi a voce alta, confessarlo, dirlo a qualcun altro vorrebbe dire rendere la cosa vera. Sono omosessuale. Non sono più fantasie, dubbi, pensieri intimi e inviolabili, se lo dico a qualcuno sono omosessuale. Io stesso inizierò a considerarmi in questa maniera.

Lo scrivo, una lettera alla volta, tutte battute con l'indice destro, mentre la mia testa è abbandonata sul tavolo. Premo invio, ed è fatta, è successo.

 

A lui dico cose che non avrò più il coraggio di ripetere nei coming out successivi. E ne ricevo consigli che fortunatamente non sarò costretto a risentire. Lui è dispiaciuto, si sente in colpa. E' convinto che sia stata colpa sua, che siano state le sue parole ad avermi traviato. Cerca di aiutarmi a tornare sulla retta via. Mi chiede di fare i compiti a casa, di sforzarmi di guardare le ragazze con interesse nei prossimi giorni.

Ma ormai ho detto quello che dovevo dire. Lui non mi avrebbe detto quello che avevo sperato di sentire. E di questi discorsi non mi interessa più tanto, lo seguo per inerzia. Quello che importa è che l'ho detto. Non sono soddisfatto, sono abbattuto. Anche se lui cerca di essere carino, la mia prima apertura al mondo non è stata delle migliori ed sono quasi esausto per lo sforzo compiuto.

E' tardi, me andrò a dormire.

 

 

 

Secondo Coming Out

 

Il secondo coming out è più confuso, eppure è stato il più incredibile di tutti. Ancora una volta via MSN. Ho bisogno di fare pratica, prima di parlarne dal vivo con qualcuno. Questo è con una mia cara amica.

Ma non sono io a prendere l'iniziativa. Lei mi chiede se c'è qualcosa che non va. Capisce sempre quando c'è qualcosa che non va dal modo in cui le rispondo. Questa volta la mia confessione è diversa. "Penso di essere gay." La mia sicurezza è ancora in oscillazione.

Lei dice che quasi la facevo cadere dalla sedia, che non crede che io sia gay, che non sembro gay, e cose così. Dice anche che lei non crede che sia una cosa naturale, anche se non la condanna. Nonostante le premesse, mi sento relativamente bene dopo averlo fatto. Ho avuto abbastanza tempo per leggere e riflettere, e non accetto questi discorsi, almeno razionalmente. E comunque a parte queste cose, rimane complicità tra noi e mi sento tranquillo. Con il tempo, cambierà radicalmente posizione.

 

Anni più tardi, lei mi confesserà che in quel periodo era innamorata di me. E quindi quel mio coming out per lei era molto più personale di quanto non avessi creduto. Ma la cosa più incredibile di questo coming out è che ha avuto un seguito.

Anni dopo sarei stato io a ricevere il suo coming out. Lei sarebbe venuta da me a dirmi che era in dubbio, che forse era bisessuale. E oggi lo è davvero. Mi piace pensare che questo mio coming out sia stato più importante per lei di quanto non lo sia stato per me.

 

 

 

Terzo Coming Out

 

E' arrivato il momento del mio primo coming out impegnativo. Devo dirlo a mia madre. Son passati solo due mesi dal coming out con me stesso. E non mi sento molto pronto per un passo del genere, sono ancora pieno di insicurezze e di dubbi. Ma sento il bisogno di dirglielo.

Le dico che devo dirle qualcosa. Ma quanto è più difficile fare coming out dal vivo rispetto alla chat. Come accenno all'argomento, subito mi pento di averlo fatto. Voglio dirlo ma ho troppa paura. Perché lei è mia madre, è uno di quei rapporti che non cambierà mai. Una reazione piuttosto che un'altra cambierebbe tutto.

Non guardo, non parlo. Mi chino ad accarezzare il cane. Lei mi chiede cosa succede, è vagamente preoccupata. Io sono lì che accarezzo il cane, che guardo nel vuoto. Mi sembra di essere sull'orlo di un precipizio. Io voglio saltare, ma mi manca la forza. Ho paura del suono delle mie parole. Non riesco a dire nulla, la gola mi si è chiusa e quando mi alzerò le gambe mi tremeranno.

La conduco in soggiorno e la faccio sedere sul divano, senza dire niente. Lei sembra capire che ho bisogno che mi assecondi. Prendo un foglietto e una matita, e scrivo SONO OMOSESSUALE. Mi ricordo distintamente di aver fissato un attimo il foglio dopo quel SONO, indeciso se usare la parola omosessuale o gay. Ma scrivo omosessuale. Mi sembra più neutra, asciutta, quasi più tecnica come parola.

Metto via la matita, porto il foglietto a mia madre e glielo do da leggere. Lei è sorpresa, sembra sia l'ultima cosa al mondo che potesse aspettarsi. Mi fa qualche domanda, se mi piacciono i ragazzi, a cui io rispondo annuendo, ma non ho molta voglia di dire altro.

Colma lei questo silenzio. Mi dice tante cose. Mi dice che lei mi vorrà sempre bene, in qualunque circostanza, anche se fossi giallo. Ma lei ritiene che io non sia davvero omosessuale. Crede che sia dovuto al cattivo rapporto con mio padre e mi chiede di andare da una psicologa che conosce. Io al momento annuisco per niente convinto. In questo momento, tutto ciò che mi interessa è che questo coming out sia andato bene.

 

Ma dallo psicologo non ci andrò.

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  • 3 weeks later...

Il CO con tua madre è andato abbastanza bene visto che ti dice che ti vuole comunque bene, ovviamente anche lei deve capire tante cose.

 

Io non ho ben capito però se ora ti senti sicuro di essere gay al 100% o no.

Se non sei sicuro, il CO con te stesso non è finito e istintivamente credo tu debba aspettare a fare CO fin quando tu sia certo dei tuoi gusti.

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Oh no, adesso sono sicurissimo. :)):

Non ero sicuro al 100% quando feci c.o. con mia madre. Ma il c.o. con mia madre è avvenuto quasi cinque anni fa. L'ho scritto al presente per una questione stilistica, per immedesimarmi e far immedesimare.

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aaaaa ok.. mi sentivo un po' sfasato temporalmente mentre leggevo :-P

 

quindi non sei più andato dallo psicologo e tua madre non si imbottisce di psicofarmaci per te spero.

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No, non sono mai andato dallo psicologo. Quando mia madre ha risollevato l'argomento, gli ho detto deciso di no. ^_^

E mia madre ha metabolizzato bene la cosa.

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