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Laurea a ciclo unico


Isher

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ma come è possibile avere 7 esami in una sessione?

quando uno fa il piano di studi si organizza in un certo modo e esegue ciò che ha pianificato. so bene che le facoltà non sono tutte uguali ma io ogni bimestre o semestre ho seguito massimo 3 corsi e dato 2 o 3 esami. quelli che avanzavano durante l'anno li davo nella sessione tra luglio e settembre.

 

se proprio non riuscivo a seguire tutto davo degli esami da non frequentante, mi è capitato di fare questa scelta che reputo in certi casi molto conveniente se non hai tempo di seguire.

 

con un po' di buona volontà e organizzazione ci se la fa a fare non dico tutto, ma quasi.

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è vero Divine.

Prima ad ingegneria, architettura e farmacia (questi sono gli esempi che conosco)

gli esami e la laurea te li dovevi sudare veramente.. nottate, crisi, ecc

 

ora ci sono troppi laureati che non capiscono un cazzo

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AndrejMolov89

Il problema è che in facoltà come geologia non puoi sceglierti il tuo piano di studio, scegli un percorso che ti fa diventare un geologo. Io posso scegliere di fare tre esami, però con buona pace, dovrò ritardare comunque la laurea ^^

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Divine: non dico sette ma sei esami in una sessione m'è capitato eccome di farli. E' il fast food dello studio: prepari, fagociti libri, digerisci, espelli e via col prossimo. Sugli esami da non frequentante, mi è capitato non raramente di incontrare professori non ben disposti verso la figura del non frequentante. Sì, va bene che ci sono i cazzeggioni, ma molta gente non viene non perchè si sta grattando...i motivi lavorativi, vari ed eventuali ci sono sempre. E poi ci sono certe lezioni che sono sconfortanti, molto meglio l'autoformazione o la non frequenza a 'sto punto...anche la questione della qualità delle lezioni va sollevata, perchè il metodo della classica lezione frontale con gli studenti costretti all'eterna passività non va bene per niente, a parte delle eccezioni chiaramente.

Concordo anche chi si è schierato per un insegnamento più legato all'attualità, alla contemporaneità e contro il settarismo.

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Concordo anche chi si è schierato per un insegnamento più legato all'attualità, alla contemporaneità e contro il settarismo.

 

scusa non ti seguo, che significa? cosa intendi precisamente per insegnamento settario?

 

comunque fred, è ovvio che poi ci sono anche persone ben disposte che hanno i loro motivi, c'è lo studente lavoratore, il padre di famiglia con i suoi impegni, c'è chi si sta facendo un culo tanto a seguire 4 corsi... ecc.

ma io di cazzoni ne ho conosciuti IN MODALITA' DIRETTA talmente tanti che quando poi si vengono a lamentare gli vorrei tanto dire "ma invece di guardarti maria de filippi tutti i giorni potevi aprire il libro e fargli almeno CUCU'".

 

non mi dà fastidio il loro stile di vita perchè è una libera scelta però poi non si lamentassero.

 

che poi a volte queste persone si lamentano perchè "ho risposto a tutto, perchè mi ha messo 25-26-27 e non 30??"

forse perchè da come hai risposto si è visto che hai studiato in 4 giorni!!

 

ma la cosa più scandalosa che ho visto, ragazzi miei, è la gente che esce da lettere e filosofia e non sa scrivere in italiano corretto.

Non parlo per dolore. Mutismo e rassegnazione davanti a chi si laurea a lettere, anche con 110 e lode e ti scrive

 

c'è nè invece di ce n'è

centrare invece di entrarci (ormai è un must!! il verbo entrarci ormai si rivolta nella tomba!!)

forze invece di forse

lo detto anzichè l'ho detto

 

e tanto altro!!!

 

per me questo è scandaloso.

 

ma possibile che alle elementari, alle medie e alle superiori nessuno si sia accorto di tali lacune????

 

non so per voi ma per me è grave, soprattutto se esci da lettere e peggio ancora da scienze della comunicazione.

A parte il fatto che se esci da lettere e/o comunicazione dovresti scrivere non solo in italiano corretto ma anche in modo piuttosto pulito e scorrevole, cose che non vedo spesso. Forse pretendo troppo??? Mah.

 

sto andando off topic.

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Non parlare della gente di scienze della comunicazione che ho certe perle che non ti dico XD

Ma in realtà ne ho un po' per tutti...

 

Comunque gli errori di italiano non sono accettabili da nessun laureato... Diciamocelo: puoi pure studiare ingegneria, o biologia i chimica, si presume che tu sappia quantomeno leggere e scrivere senza strafalcioni pazzeschi... Cioè, la realtà è che l'università dovrebbe formare persone di cultura, ma anche nelle facoltà umanistiche se ne fregano alla grande degli errori di grammatica o sintassi negli scritti... A meno che non siano esami di lingua, ovvio...

Il peggio, comunque, è che i professori stessi fanno gli stessi errori a volte, non si correggono e danno valore all'ignoranza già presente in alcuni.

 

A parte questo, visti i corsi dei curricula, se non sono cambiati, è più grave da chi ha fatto lettere l'errore che da chi ha fatto scienze della comunicazione... O meglio, in funzione del fatto che la buona scrittura si impara con la buona lettura, potenzialmente, un indirizzo che ha più moduli di letteratura dovrebbe formare persone più in linea con le regole della propria lingua.

 

Non ho capito peró centrare invece di entrarci... Come si fanno ad usare l'uno al posto dell'altro? A meno che non sia "centra" al posto di "c'entra"...

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il problema è che gli esami scritti non si fanno assai e, anche se si fanno, difficilmente capisci gli errori che fai perchè fai l'esame, te lo ridanno corretto, guardi il voto e stop.

però è vero che il fatto di dover scrivere ti può far venire dei dubbi sull'utilizzo di certi termini o tempi verbali.

 

per quanto riguarda entrarci e centrare...

 

centrare si usa SOLO per dire che hai preso un bersaglio... cioè "fare centro" su un bersaglio dopo averlo puntato. Non ha altri usi. Lo puoi usare solo per dire "ho fatto centro!!!" oppure "non hai centrato il bersaglio" o cose di sto genere.

 

 

Ma quando devi dire che una cosa ha a che fare con un'altra cosa, cioè che la riguarda, il verbo è entrarci, quindi... "quest'idea non c'(i) entra niente con quello che dobbiamo fare". è come se dovessi dire non rientra, ma anzichè dire non rientra dici direttamente che non ci entra.

 

è un errore comunissimo così come l'errato uso del verbo avere che vedo proliferare a dismisura, ultimamente anche da psicologi e gente superqualificata che quando mandano le e-mail ti passa la voglia di ricontattarla.

A me alla triennale fecero fare il corso di scrittura, lo trovai utilissimo, secondo me dovrebbero renderlo obbligatorio in tutte le università.

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AndrejMolov89

Obbiettivamente non si può valutare lo scritto in un esame. Cioè, un conto è se prepari un saggio a casa, un conto è se lo scrivi in meno di un ora.

Se devo descrivere il metamorfismo di alto grado in 15 minuti, non posso investire il mio tempo per scrivere un testo equilibrato dal punto di vista sintattico, né devo "perdere" tempo a cercare la parola adatta, se non quella scientifica che mi serve.

Gli errori grammaticali sono eredità delle medie e delle elementari, se non ti insegnano bene la materia a quell'età, è molto difficile recuperare durante l'adolescenza e le superiori.

Gli errori del cazzo ci sono un po' ovunque, anche io nella mia bozza di tesi ho scritto "un" senza apostrofo davanti ad un femminile, con tanto di ripicca del professore che mi ha scritto che era un errore da terza elementare ( considerando che il resto era eccellente, poteva stare zitto xD )

 

Scienze delle comunicazioni... non so che dire, mi pare una laurea del male perché prepara sostanzialmente pubblicitari. magari @@Marco87 può dire la sua XD.

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scienze della comunicazione non è uguale ovunque, ci sono anche facoltà in cui si fa bene la materia, altre dove si fa a cazzo.

La mia triennale è in scienze della comunicazione ma ho modificato un po' il piano di studi dal 2. anno (o dal 3.????) per approfondire antropologia, ho fatto una tesina in comunicazione e una in antropologia alla triennale (da me c'erano 2 tesine) e alla specialistica ho cambiato e ho fatto, appunto, antropologia culturale, per la quale mi sentivo, e tuttora mi sento, molto più portata.

 

a quei tempi, quando io mi immatricolai a comunicazione, gli studenti erano ancora molto entusiasti di questo nuovo corso, poi purtroppo come ha perso molto.

a me francamente non mi ha lasciato niente ma credo che sia anche perchè stavo maturando altri interessi.

da me c'erano 4 esami obbligatori di informatica e 4 esami obbligatori di lingue straniere per tutti (che per passarli erano cazzi amari), poi gli altri esami bene o male li potevi scegliere. anche la linguistica era obbligatoria.

 

il punto è che secondo me l'abc della comunicazione non viene insegnato e sento spesso persone lamentarsi del fatto che questi comunicatori sanno (sappiamo? in fondo sono una "mezza" comunicatrice pure io!) fare tutto tranne che comunicare.

 

paradossalmente sono riuscita molto meglio a fare la specialistica in antropologia, che aveva anche esami più corposi, che la triennale in comunicazione, almeno ad antropologia era sempre la stessa materia che si diramava in tanti ambiti, poi comunque di iscritti eravamo pochi e si studiava molto bene. il dramma di comunicazione è che assaggi un po' di tutto... ma poi? ti devi comunque creare un'area di interesse, approfondire un settore, scoprire chi sei, se no resta tutto troppo asettico, troppo vago.

 

[greed ovviamente gli errori di distrazione li facciamo un po' tutti, ci mancherebbe!!]

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Greed, ok per l'errore di distrazione (relatore e correlatore mi hanno mazzolato per bene durante i loro esami, ma sono stati molto contenti della tesi, alla fine), però non è possibile che un laureato, ossia uno che ha studiato per almeno 16 anni, scriva "ho" senz'acca.

Dico solo che alla Magistrale di Traduzione alla Sapienza uno degli esami con il più alto tasso di bocciati era "italiano per traduttori". Conosco gente che l'ha dato più di 2 volte, e se posso capire le difficoltà che aveva la mia collega ceca, non concepisco come un laureato possa avere difficoltà a fare un riassunto o a capire dove sono le doppie sbagliate.

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Ma quando devi dire che una cosa ha a che fare con un'altra cosa, cioè che la riguarda, il verbo è entrarci, quindi... "quest'idea non c'(i) entra niente con quello che dobbiamo fare". è come se dovessi dire non rientra, ma anzichè dire non rientra dici direttamente che non ci entra.

 

io ancora non ho capito... è gente che sbaglia a scrivere e scrive centra al posto di c'entra ?

Ti assicuro che pur non essendo laureata conosco la differenza tra i due verbi, quello che non capisco (perchè non mi è mai capitato) è quale possa essere l'errore che fanno le persone tra le due cose, quindi se non mi fai un esempio non lo capirò mai XD

(in realtà centrare si usa anche per dire che hai messo qualcosa nel centro di qualcosaltro es: ho messo il bicchiere al centro del tavolo, o in tipografia per altre cose... sicuramente, comunque, non come entrare)

 

Non so.. io a storia dell'arte avevo uno scritto per ogni singolo esame da dare, mentre mie conoscenti di scienze della comunicazione non ne avevano quasi niente, tra l'altro, di certo non avevano un granché di esami di letteratura, cosa che invece un laureato in lettere ha, il che presuppone che debba, per forza di cose leggere di più.

 

La giusta grafia di molte parole la si impara proprio leggendolo quelle parole, indipendentemente dagli studi che si fanno.

 

Poi sarà che tutti i laureati di scienze delle comunicazione che ho conosciuto

a ) sapevano molto meno di me di comunicazione

b ) non conoscevano la differenza tra cm e mm

c ) scrivevano iglii come plurale di igloo, che non ha plurale neanche per gli eschimesi che ci vivono dentro

(tralascio tutti gli altri strafalcioni che trovavo nei testi da impaginare... di contro quando i testi me li scriveva un laureato in lingue gli errori erano infinitamente meno, e si potevano, quasi tutti, riportare all'errore di battitura/distrazione)

 

Poi magari è che questa gente l'ho trovata tutta io e sono gli unici usciti così da queste facoltà... però ne dubito.

La conseguenza, comunque, è che non mi aspetto che un laureato in scienze della comunicazione sia una persona culturalmente veramente formata, neanche nel suo lavoro.

 

Qui c'è anche da fare una distinzione... è ovvio che la persona conta tanto per la creazione del proprio bagaglio culturale, puoi aver finito a malapena il liceo ma essere potenzialmente più acculturato di un laureato, se al laureato non interessava l'università per acquisire conoscenza, ma solo un pezzo di carta...

 

 

Edit: cambiate il codice per questa ( B) ) faccina, sennò non riesco mai a fare gli elenchi al primo colpo XD

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Qui c'è anche da fare una distinzione... è ovvio che la persona conta tanto per la creazione del proprio bagaglio culturale, puoi aver finito a malapena il liceo ma essere potenzialmente più acculturato di un laureato, se al laureato non interessava l'università per acquisire conoscenza, ma solo un pezzo di carta...

 

Questo è ovvio, però se vuoi fare il traduttore e non hai mai letto un libro (così come tutti quelli che vogliono fare gli scrittori... e la prima cosa che ti dicono i manuali è che se vuoi scrivere devi prima leggere, e tanto) forse è il caso che cambi prospettiva.

 

Edit: cambiate il codice per questa ( :cool: ) faccina, sennò non riesco mai a fare gli elenchi al primo colpo XD

 

ci sono 2 bellissimi tastini per creare elenchi puntati e numerati :P

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Questo è ovvio, però se vuoi fare il traduttore e non hai mai letto un libro (così come tutti quelli che vogliono fare gli scrittori... e la prima cosa che ti dicono i manuali è che se vuoi scrivere devi prima leggere, e tanto) forse è il caso che cambi prospettiva.

 

Rispondevo a divine, che tu hai scritto mentre scrivevo XD

 

ci sono 2 bellissimi tastini per creare elenchi puntati e numerati :P

 

Che però non vanno da connessione con dispositivo mobile tipo cellulare :P

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AndrejMolov89

La preparazione culturale conta per arricchire la persona, però, il Laureato dovrebbe avere un modus operandi e soprattutto una maggiore coscienza del contenuto. Cioè non è questione di quantità, ma di qualità di conoscenza. Io posso vantare una cultura generale leggermente sopra la media, ma non posso vantare una qualità della stessa. La qualità della mia cultura deve essere concentrata in Geologia, in quanto è il mio percorso studio, non posso pretendere di poter comprendere meglio di un filosofo una sua materia. Può succedere, non lo metto in dubbio, però, l'università dovrebbe anche puntare sulla qualità.

Voi potreste benissimo imparare tutto ciò che riguarda la mineralogia e mi è capitato di trovare diversi cultori di minerali che sapevano più nomi di me, ma non potevano vantare la comprensione dei processi chimichi - geologici che li hanno formati.

L'università non crea un bagaglio culturale, ma forma la mente, come dovrebbe farlo la scuola.La cultura in luogo d'istruzione diventa esercizio per formare la mente, ma non è strettamente il contenuto della stessa. Io posso imparare tantissime nozioni, ma comprenderle, assimilarle è qualcosa che necessita di un aiuto in più.

Con questo non faccio un elogio all'ignoranza, ritengo che l'università non ti dia "cultura" ma la possibilità di creartela e soprattutto dovrebbe darti il desiderio di fartela, cioè ti dovrebbe dare aratro e concime per aiutarti nel coltivare la tua mente e i tuoi interessi oppure coltivare la tua competenza nel lavoro che hai scelto.

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Io anche penso che un laureato dovrebbe saper scrivere in italiano corretto (senza essere un romanziere per carità). Solo che mi aspetto questo, perché se uno si è laureato evidentemente ha frequentato le elementari, le medie e le superiori e sono questi i luoghi dove si spera che una persona impari a scrivere.

E a meno che uno non faccia materie specifiche all'università, non vedo perché (se studi informatica per esempio) dovrebbero insegnarti la grammatica italiana.

 

Per la mia esperienza, non ho mai visto nessuno preparare un esame in quattro giorni e passarlo e conosco persone che frequentano facoltà molto diverse tra loro, sia scientifiche che umanistiche.

 

Per come organizzano i corsi in molte facoltà però mi vien da pensare che questo ci si aspetti dagli studenti: preparare la materia in pochi giorni. Perché in qualsiasi facoltà, se una persona non macina una quantità enorme di esami in un tempo ristretto, allora non si potrà mai laureare in pari. E questo non lo trovo giusto. Né per lo stress, Né per la qualità dello studio, che credo ne risenta parecchio.

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I miei compagni avevano 7 esami da preparare questa sessione. ^^

 

Scusate ma dal momento che tutte le facoltà hanno 180 CFU da raggiungere alla triennale, in media

si dovrebbero avere 6 o 7 esami ogni anno, avere 7 esami in una sola sessione vuol dire non essersi

organizzati a dovere.

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Medicina Veterinaria è a ciclo unico di 5 anni.. prima era 3+2. Da una parte è meglio così perché non avrebbe alcun senso studiare la Medicina in soli tre anni (che poi non bastavano nemmeno per farti firmare le ricette).. dall'altra beh la strada sembra più lunga.

Da noi c'è più che altro il problema dell'accorpamento degli esami più o meno coerenti fra loro cioè mi spiego

- L'esame di Farmacologia comprende tre moduli diversi che sono esami a sé, ovvero Farmacologia generale e Farmacologia speciale, Chemioterapia antibiotica, parassitaria e antitumorale, Tossicologia Veterinaria, da 4 cfu per un totale di 12 cfu (che non sono pochi nemmeno 4 considerata la materia piena di nozioni). E questi sono dicamo coerenti fra loro come materia, ma fino a che non li hai dati tutti.. niente verbalizzazione sul libretto.

-Esame di Clinica medica degli animali da reddito comprende l'esame di Clinica medica, Medicina Legale (che non c'entra nulla con la diagnostica cadaverica) ed Economia (per alcuni).. sempre 12cfu ma materie che non c'entrano nulla fra loro.

 

Io non so per quale motivo dobbiamo dare un totale di quasi 60 esami in 5 anni (precisamente 4 anni e mezzo, visto che l'ultimo semestre è destinato ai tirocini).

Quindi o che siano 3 o che siano 5 anni a ciclo unico, non capisco ancora il senso.

 

E' mai stata 3+2?!? Davvero? A Torino credo che sia sempre stata 5 (almeno, dal 2003 in avanti sono sicuro, ma credo anche prima). Da noi per fortuna hanno separato Tossicologia da Farmacologia col nuovo ordinamento del 2003; prima pare che fosse micidiale!

Rientrando in argomento: assolutamente pro 5 anni! Almeno, nel nostro ambito! Ma anche negli altri credo che non sarebbe male poter scegliere: 1 tesi è già una perdita di tempo inutile, ma 2 sono proprio una menata inutile.

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avere 7 esami in una sola sessione vuol dire non essersi organizzati a dovere.

 

io nella triennale sono arrivato ad un massimo di 13 esami all'anno, 7 esami in una sessione e 6 nell'altra. E non perchè avessi esami indietro, anzi ero in piena regola. Semplicemente gli esami erano da meno crediti.

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mah insomma mica tanto...ovvio il numero di crediti come ho detto era inferiore. Ma avere 7 esami contemporaneamente seppur con un carico minore non è certo il massimo divertimento che abbia mai provato. Ora alla magistrale ho meno esami ma da più crediti ed è tutta un'altra storia. Ci sono meno ore di lezione e anche le sessioni di esami sono decisamente più fattibili (sebbene comunque questa sia andata un po' così così :fie:)

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Essendo io molto sensibile all'ambiente internazionale, vi posso

assicurare senza ombra di dubbio che in Italia si studia troppo.

 

Io sono favorevole al ritorno al quadriennale, così com'è in molti altri

paesi del mondo.

 

Noi italiani siamo decisamente poco competitivi sia nelle istituzioni internazionali

che nelle multinazionali con sedi all'estero proprio perché entriamo nel mondo del

lavoro molto più tardi rispetto ai nostri colleghi francesi o americani (e con esperienza

lavorativa decisamente minore).

 

Sono però favorevole alla partizione del percorso universitario, che nel quadriennale

potrebbe essere una sorta di 3+1 o addirittura un 2+2.

 

Le voci che dicono "con la triennale non ci si fa nulla" sono incredibilmente false.

Statisticamente parlando le possibilità lavorative con una laurea specialistica aumentano

di una percentuale veramente bassissima rispetto alla triennale.

 

Eliminerei però senza ombra di dubbio la prova d'esame triennale che a mio avviso è una perdita

di tempo incredibile, quei CFU potrebbero essere più sapientemente impiegati per un esame,

sicuramente più utile rispetto alla tesina.

 

Per quanto riguarda le lauree umanistiche qui il discorso potrebbe essere diverso in quanto la

prospettiva lavorativa non dovrebbe essere il principale obbiettivo di queste facoltà o almeno

non l'unico. Piuttosto sarebbe utile creare percorsi di lauree umanistiche con una vocazione

più pragmatica, magari insegnando materie attinenti a lavori nell'ambito dell'editoria, lasciando

così le facoltà umanistiche tradizionali per quanti sono interessati ad un percorso accademico

o all'insegnamento.

 

Infine per quanto riguarda le facoltà dell'area medico-sanitaria, lascerei intatta l'attuale configurazione

di medicina, veterinaria e scienze infermieristiche. Ma incorporerei nuovamente odontoiatria fra le

specialistiche di medicina, lobby permettendo.

 

Sulla qualità dell'Università italiana mi sono ricreduto anche io, avendo studiato un anno all'estero e avendo parlato con studenti provenienti da tutta Europa; nella maggior parte delle facoltà hanno una quantità di tempo libero esagerata; molti preparano gli esami in pochi giorni e spesso devono scrivere tesine o lavori del genere e basta; loro trovano ridicolo il fatto che noi possiamo ripetere gli esami più volte, ma, alla fine, in molti paesi esteri, dovendo sostenere un sacco di esami nel giro di pochi, il livello di approfondimento è nettamente inferiore; senza considerare che gli scritti sono molto più facili degli orali, praticamente estinti al di fuori dell'Italia.

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@@Patroclo

 

Si, c'è stato un periodo in cui era 3+2: in breve durante il triennio studiavi materie di base come l'Anatomia, la Fisiologia, la Patologia, la Farmacologia ecc e nel biennio ti specializzavi in Piccoli Animali oppure Animali da Reddito dando solamente esami specifici.

Non so se con solamente la triennale potevi fare certe cose, di sicuro non potevi fare interventi chirurgici.

Poi siamo passati alla laurea a ciclo unico che durava 5 anni e mezzo in quanto erano 5 anni di corsi + un semestre di tirocini (forse con esami più umani) per poi passare successivamente a quella che è adesso, cioè i corsi durano 4 anni e mezzo (cioè sono gli stessi ma tutti accorpati in uno stesso modulo) pensando che in questo modo si finisca prima, ma ovviamente è impossibile. Non c'è tempo per studiare, o solamente il week end e la notte tanto che molti studenti (me compreso) si sono fermati per un anno al terzo anno per mettersi in pari con gli esami e rimandato quindi di un anno la frequentazione dei corsi successivi.

Da una parte c'è il pregio che hai un maggiore bagaglio culturale, studi su tutte le specie, dall'altra chi non è proprio interessato ad Animali da reddito come i Bovini e i Suini, è costretto a studiarseli anche se vuole aprire solo un ambulatorio per animali da compagnia.

 

Tossicologia da me è stato il modulo più facile.. sarà che la prof era molto brava e non correva con le spiegazioni, concisa e precisa, diversamente dai professori di Farmacologia e Chemioterapia che correvano e ci "vomitavano" una carrellata di nomi di farmaci e classi varie, impossibili da sapere tutti a memoria che poi puntualmente pretendevano di saperli all'esame.

 

Poi non so se cambia da facoltà a facoltà... se alla fine poi è meglio Pisa o Torino ecc.. ti dico soltanto che dal 2005 hanno cambiato ordinamento ben tre o quattro volte ;)

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Si ma essendo da meno crediti si presume abbiano un carico minore.

 

Hai detto bene, si presume...

Ricordo un esame da 2 crediti, architettura del paesaggio, da preparare su 3 libri di 200 pag. Circa l'uno più dispense XD

O restauro dei materiali moderni da 4 crediti su un libro in due tomi dal titolo i supporti nelle arti pittoriche più un libri di preparazione e finitura delle stesse più qualcosa di chimica dei materiali...

 

Io mi permettevo di preparare gli esami in due/tre giorni, peró erano tutti esami che vertevano su argomenti che avevo fatto più che bene al liceo, quindi riuscivo a mantenermi una media del 28 e qualcosa comunque... Il problema, semmai, è che ad oggi non ricordo nulla di quello che ho studiato...

 

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ha ragione greed: l'università non serve solo ad accumulare nozioni ma a darti il giusto approccio alla materia.

possono esserci persone molto informate ad esempio sui riti sciamanici sudamericani ma non avranno l'approccio antropologico che può avere uno che ha una laurea in antropologia nell'osservarli, studiarli ed interpretarli.

però torniamo allo stesso discorso: l'approccio lo acquisisci con lo studio.

 

e se tu non studi rischi di non averlo, questo approcio..

 

ed ecco che vengono fuori persone che sono laureate in antropologia ma che magari sono omofobe o con tanti pregiudizi.

Io sono rimasta sconvolta da questa cosa perchè se tu esci da antropologia e hai ancora certi pregiudizi per me vuol dire che non ci hai capito un cazzo dell'antropologia, che sei un barattolo pieno di nozioni ma che l'università alla fine non ti è servita a niente.

 

una persona che veramente ha studiato, soprattutto se studia certe cose, esce cambiata internamente dall'università.

Lo scopo dell'università dovrebbe essere quello di aprire la mente.

 

per saint just: hai perfettamente ragione, infatti in word c'è il comando "titolo centrato" nel senso di metterlo al centro, non ci avevo pensato, grazie per avermelo fatto notare.

diciamo che centrare lo sento usare al posto di entrarci, ad es. "ma questo concetto potrebbe centrare con il fatto che..." Lo sento spesso seguito dal con, ecco.

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Aspetta però divine... se lo vedi scritto così "l'arbitro centra con l'esito della partita" è ovviamente sbagliato, ma se lo senti dire è giusto, perchè il suono è lo stesso, ma si scriverebbe

"l'arbito c'entra con l'esito della partita" dove c'entra sta ovviamente per ci entra che è corretto e italiano... anche se poi si usa a sproposito a volte, ma quello è un'altro conto...

Solo che se lo senti nel parlato non puoi fare la distinzione (chi lo dice scriverà, correttamente, c'entra o sbaglierà e scrivera centra?).

 

Il punto è che (almeno da come l'ho vissuta io) l'università vuole 'sti benedetti barattoli pieni di nozioni e nient'altro. Se poi a te singolo studente, interessa anche fare in modo di crescere culturalmente e mentalmente, allora, ci devi mettere del tuo da solo.

 

Il punto è, che se ci fate caso, sono i laureati che son solo nozioni e null'altro quelli che poi non sanno neanche usare la propria lingua.

 

Giustamente, come qualcuno faceva notare, dovrebbero essere le scuole dell'obbligo a creare persone in grado di leggere e scrivere correttamente e correntemente, il problema è che non è così, perchè, alla fine dei conti, la questione resta sempre che se non acquisisci da solo l'utilizzo della lingua la scuola poco ti aiuta...

Da un laureato, però, in quanto persona che ha fatto la scelta di proseguire il suo percorso di studi e non di andare a scaricare casse al mercato rionale (o qualsiasi altro lavoro non abbia come prerequisito un titolo di studio superiore al liceo), ci si aspetta davvero che sappia quantomeno la corretta grafia delle parole di uso comune, e che sappia usare infilare un congiuntivo o un condizionale qui e lì, tanto per...

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Oddio SaintJust, perchè vedo la seconda metà del tuo post lampeggiare? Perdo colpi io, è un problema tecnico o è una cosa voluta? O.o

@@Divine: guarda, è un'idea che fra l'altro avevo già esposto in passato, ma credo che una facoltà umanistica, nella complessità del mondo attuale, per dare strumenti interpretativi e critici veramente solidi, non debba limitarsi a formare solo sulla propria materia, ma deve soffermarsi sutto lo spettro delle "scienze umane", sia quelle più letterarie-filosofico-artistiche, sia quelle più diciamo "attuali", come la sociologia e l'antropologia. Non mancando neanche di fare un esame di base di scienza politica e di fornire anche nozioni di base d'economia! Insomma, adesso come adesso per comprendere l'"uomo" occorre spaziare più che mai. Io personalmente mi sentivo molto stretto nel fare sempre gli stessi esami, avrei voluto fare tante cose...per esempio, mi viene in mente un esame su Machiavelli: una personalità del genere non la si può guardare da un unico punto di vista, è praticamente impossibile ed anche limitante. Eppure tantissimi studenti si infastidiscono quando il docente spazia o chiede "troppo" o esula dagli obiettivi minimi dell'esame, perchè il problema di molta gente non è solo il cazzeggiare, ma il vedere l'università come un mero compito da adempiere, scandito dal semplice: studio per l'esame - lo passo - uno di meno- faccio la tesi - laurea - pezzo di carta. E' chiaro che uno pensa ANCHE a questo, ma mi auguro sempre che non ci sia solamente questo.

Poi diciamoci la verità: è anche il modo di strutturare il percorso universitario che non va bene, e uno dei risvolti negativi del 3+2 è il rendere l'università un esamificio, così che uno studente è costretto a fare 5000 esami tutti di corsa senza avere neanche il tempo di metabolizzare ciò che studia, impacchettando programmi in crediti ed esametti senza il minimo criterio. La frammentazione, insomma. Ci sono anche risvolti positivi, ovviamente, ma è un sistema che secondo me è più adatto ad altri tipi di facoltà rispetto a quelle umanistiche o che quantomeno va ripensato un minimo.

 

Sulle difficoltà di scrittura, la responsabilità sono anche della scuola: mi è spesso capitato di vedere docenti che assegnavano temi, li correggevano a casa e poi li riconsegnavano in classe con delle generiche correzioni a penna più il voto, senza metterci bocca. Lo studente era naturalmente portato a leggere il breve giudizietto per niente esaustivo e a vedere il voto (o solo la seconda), senza capire effettivamente che cosa non andava. Un atteggiamento del genere origina la sensazione che la scrittura si qualcosa per cui "o si è portati o non si è portati" e che imbroccare il tema è qualcosa che va a culo. Per rendere uno studente consapevole delle proprie lacune non è sufficiente, bisogna soffermarsi di più su queste cose, magari su stralci errati o non funzionanti di testi, privilegiando questo magari alle ore - e qui perdonatemi ma io la vedo così - di grammatica latina. Io in prima e seconda liceo facevo 5 ore di latino (allo scientifico! decisamente troppe), senza mai dare spazio proprio alla riflessione sul testo, che è una cosa fondamentale non solo per migliorare le abilità di scrittura, ma anche nella vita di tutti i giorni! Molta gente è ignorante e poco consapevole anche perchè non riesce a comprendere o travisa testi scritti o discorsi parlati oltre una certa (anche minima) soglia di complessità. E da indagini recenti, questo riguarda una buona maggioranza di quelli che dovrebbero essere "scolarizzati": http://www.corriere.it/cultura/11_novembre_28/di-stefano-italiani-non-capiscono-la-lingua_103bb0fa-19a8-11e1-8452-a4403a89a63b.shtml

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Giuro, a me non lampeggia e non volevo lo facesse XD

 

Ma le responsabilità sono della scuola infatto... non è possibile che a vent'anni ci siano persone che ancora scrivano "a avuto" "ha casa" "sabbato"...

però, di contro, io che, tutto sommato, ho avuto insegnanti decenti, soprattutto alle elementari, mi rendo conto che so come si scrivono determinate parole, quali sono quelle che vogliono un'elisione e quali no, e così via, perchè le vedo scritte sui libri, non perchè qualcuno mi abbia mai detto se si scrive qual'è o qual è.

 

Io non ho una scolarizzazione proprio elevata, diciamocelo, neanche a livello liceale, ma mi rendo conto che esistono laureati che son ridotti molto peggio di come lo sia io... e allora mi chiedo... ma chi si laurea legge qualcosa nella vita oltre che i testi di studio con lo scopo di imparare a pappagallo le nozioni che servono, nello specifico, per il prossimo esame?

 

O, quando legge il poco che legge, si rende conto di cosa sta leggendo? cioè di come sono scritte le parole sulla carta?

 

A volte mi sembra che la risposta più ovvia sia un bel no...

 

ma come è possibile avere 7 esami in una sessione?

 

non avevo risposto a questa... non ho più il piano di studi della mia iscrizione all'università, ma ricordo con certezza di aver avuto un anno 16 esami ed un anno 14, programmati, per acquisire tutti i CFU che servivano per passarlo l'anno... basta dividere il numero per le sessioni d'esame e ci si arriva più che tranquillamente a 7 in una sessione. il primo anno, sono sicura, non ci fosse un solo esame da più di 4 crediti, alcuni da due (come informatica ed architettura del paesaggio), con storia dell'arte moderna in due moduli separati che si trasformavano in due esami separati (anche se, a tutt'oggi, mi sfugge la motivazione di questa follia)

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Comunque la questione della grammatica è effettivamente seria, non tanto per l'errore

in sé (su una singola svista si può tranquillamente soprassedere) quanto sulla quasi

totale incapacità di molti ragazzini di oggi di esporre un argomento con una certa

fluidità e con termini appropriati.

 

E' da quando faccio ripetizioni che mi sono accorto con sgomento che i 13/14enni di oggi

non sanno parlare. Provo a interrogarli e mi fanno scena muta o parlano come se stessero

al bar dello sport. Mancano di capacità espositiva. E' la colpa è tutta della scuola, mi raccontano

cose sui loro professori da far rabbrividire, a sentire i loro discorsi su certe materie ne so più io

di loro, e sono solo un misero laureando, non vi racconto poi gli strafalcioni di inglese che mi vengono

a raccontare. La mia tecnica per fargli ampliare il vocabolario è di assegnarli qualche libro da leggere,

nulla di impegnativo o sofisticato, ma l'importante è che leggano, oggi non lo fa più nessuno e i risultati

si vedono purtroppo.

 

guarda, è un'idea che fra l'altro avevo già esposto in passato, ma credo che una facoltà umanistica, nella complessità del mondo attuale, per dare strumenti interpretativi e critici veramente solidi, non debba limitarsi a formare solo sulla propria materia, ma deve soffermarsi sutto lo spettro delle "scienze umane", sia quelle più letterarie-filosofico-artistiche, sia quelle più diciamo "attuali", come la sociologia e l'antropologia.

 

La letteratura, la filosofia e l'arte non sono scienze, sono discipline umanistiche... quante volte lo dovrò ripetere :(

 

Non mancando neanche di fare un esame di base di scienza politica e di fornire anche nozioni di base d'economia! Insomma, adesso come adesso per comprendere l'"uomo" occorre spaziare più che mai.

 

Allora, premesso che sono il primo a volere un maggiore pragmatismo nelle università italiane e nelle facoltà umanistiche

(che non sono di scienze umane!), la ratio di queste facoltà non è l'utilità, né tantomeno il mondo del lavoro. Questa

ossessione per dare un valore materiale alle discipline umanistiche è solo il fastidioso retaggio che ci portiamo dietro dall'avvento

del positivismo di fine '800 e del neo-positivismo degli anni '50. Anche questa ossessione nel definire tutto scienza è un sintomo di ciò.

 

Leggere di facoltà chiamate "scienze filosofiche" mi fa accapponare la pelle, perché sminuisce totalmente il valore della filosofia

dandogli una finalità che non ha. Chi ha delle basi minime di epistemologia sa bene quali requisiti servono per chiamare una disciplina

"scienza", la scienza politica, la sociologia e l'economia sono scienze (umane) perché si studiano attraverso determinate metodologie

ma sopratutto hanno una finalità ben precisa, l'arte e la letteratura non sono scienze, non sono vincolate ad uno scopo materiale e non

hanno una valenza solo empirica.

 

La facoltà di Lettere e Filosofia non deve tendere verso Scienze Politiche o Economia perché ha una sua identità ben precisa, forse non

al passo coi tempi ma assolutamente dignitosa.

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Le conoscenze di base non possono essere un problema dell'ordinamento

di studi superiore, sono quelle conoscenze che se mancano dovrebbero

precludere l'ammissione all'università.

 

Se si parte dal presupposto che ogni selezione è "abbandono scolastico"

cioè insuccesso formativo, non c'è selezione....mettiamo allora esami di

ammissione all'università o stabiliamo delle soglie minime per l'iscrizione

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AndrejMolov89

Diciamo che mi pongo all'interno dell'insieme della generazione rovinata, cioè, quella incapace di esporre et similia.

Da un lato mi sento un po' spaventato dall'eventuale selezione, in quanto verrei miseramente scartato, dall'altro so che è giusto. Riguardo l'impoverimento delle generazioni attuali, direi che c'è un generalissimo svacco, un mancanza di responsabilità e l'incapacità del sistema scolastico di adeguarsi alla libertà attuale. I giovani d'oggi sono meno vincolati e più liberi, vanno di conseguenza maggiormente stimolati per andare verso una direzione. Non so come sia stata la situazione degli anni passati, ma bisogna valutare come io come giovane, e come altri giovani, siano inseriti in un mondo molto veloce e iperstimolante e come la mancanza di confini netti e precisi nella loro formazioni aumenti l'entropia.

Leggere libri è utile per imparare un linguaggio automatico, io vanto un vocabolario piuttosto arricchito, ma l'uso delle parole non è "corretto", è emulativo, cioè, so che la parola emulare può andare bene per il discorso, ma non conosco la definzione corretta per poter esserne sicuro al100%.

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