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Essere Totalmente Out: Vera Libertà o Scelta Incosciente?


Altair

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Si, comunque cerchiamo anche di essere un po' oggettivi. Il siciliano, può essere discriminato (???) dagli estremisti padani o da chi ha pregiudizi verso i "terroni", ma non che venga "discriminato" chissà in quali grandi modi. La peggiore cosa che può capitargli è di essere ritenuto "inferiore" o "stupido/ignorante" o di doversi scontrare con un pregiudizio frutto di un cliché. Ma ripeto parliamo di casi LIMITE appartanenti a una piccolissima ipotetica percentuale di gente del nord. Nessun siciliano verrà mai picchiato, offeso giornalmente gratuitamente o messo alla pubblica gogna. Nemmeno dal più pazzo dei "polentoni". Già comunque il fare ipotesi di Terroni VS Polentoni, e inserirlo in un contesto di "pregiudizi" lo trovo assolutamente ridicolo.

 

 

Non è il topic opportuno per sforare così tanto ma credimi, del pregiudizio e della discriminazione messa in atto da molti individui piemontesi, friulani, romagnoli e sopratutto veneti nei confronti del sud e dei loro abitanti tu non hai letteralmente idea. Si parla di commenti continui, di mani alle borse credendo di essere derubati, di affitti di case spudoratamente negati già appena sentono l'accento, di posti di lavoro persi appena leggono il tuo nome (come il mio che sfortunatamente è talmente raro e del sud che non lo si può nascondere) sul curriculum. Di messe alle gogne quando accade qualcosa in ambiente lavorativo e di sicuro è stato il siciliano/campano/calabrese a farlo e senza manco chiedere spiegazioni ti sbattono fuori e in ultimo non meno grave ti porto l'esempio di mio zio, quarantenne in cassa integrazione operaio specializzato che viene assunto in una fabbrica a mo di pacchetto in vendita tra fabbriche, in Piemonte, e che per settimane ha fatto il giro del mondo per trovare un affitto e alla fine ha dovuto mentire sul fatto di essere sposato e con due figli perchè "di gente che porta armi e bagagli dall'Africa non ce li vogliamo" (testuali parole).

 

Alle volte a leggere certi vostri commenti mi chiedo se nel mondo vero ci abbiate mai messo piede..

 

E qui chiudo l'ot.

 

Adesso, se il mondo mi dice che devo vergognarmi per essere siculo e che a nasconderlo potrei solo guadagnarci vuol dire che la cosa migliore da fare è farlo?

Il mio nome è quello. Non si cambia. E' in prima linea e non è in discussione.

Perchè il mio orientamento sessuale dovrebbe? e sopratutto perchè dovrebbe essere punto di discussione?

 

Questa è la più grossa differenza che sento vivendo all'estero. Non poche volte ho sentito dire: non capisco perchè parlare di orientamento sessuale? Siete un po' troppo ossessionati voi dal con chi si va a letto..

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Acquarivs non ti scaldare, qui non c'è il partito "Gay Teste di Struzzo"

che ha come slogan: "Metti anche tu la testa sotto la sabbia!".

 

Nessuno crede sia giusto nascondersi, io più di tutti.

 

Semplicemente non mi piace questa demonizzazione di chi non è totalmente

out (diciamo il 60% di tutti i gay del mondo).

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E se l'essere out impedisse di svolgere tranquillamente il proprio lavoro? E non per discriminazioni dei superiori, ma per problemi con gli utenti.

Mi spiego: se dovessi fare l'assistente sociale o lo psicologo, la persona che viene da me dovrebbe sentirsi il più possibile a suo agio.

 

E sono d'accordo che dobbiamo fare una battaglia culturale perché tutte le persone si sentano a loro agio con i gay, ma nel momento in cui devo lavorare con una persona che ha un disagio, cambiare la sua mentalità per migliorare il mondo sinceramente diventa un obiettivo di secondo piano: la mia priorità professionale è occuparmi di lui e del suo problema, creando le condizioni il più possibile favorevoli per farlo.

 

Naturalmente ci sono livelli in cui comunque questo non si potrebbe fare: ad es. se ho un utente islamico integralista, e sono una donna, lui forse non vorrà avere a che fare con me in ogni caso; tuttavia, almeno negli ambiti in cui è possibile, io terrei riservate caratteristiche personali che, se note, possono rendere più difficile la relazione d'aiuto.

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Io come sempre, da buona bisessuale, penso che la verità sta nel mezzo.

 

Essere totalmente out: è vera libertà se hai il "coraggio e le palle" di fregartene di tutto e tutti. A volte le palle bisogna farsele uscire dopo un periodo di sofferenza. Io non credo che chi sia totalmente out è un eroe. Non esistono eroi: ognuno è cioè che è in un determinato momento. Se hai un determinato carattere sarai out, se non ce l'hai, non ce l'hai. Punto. Sarai out più in là.

 

Quindi tutta questa gente che si incazza e si accanisce verso chi non è out io non la capisco. Statevi calmi. Non potete cambiare le persone e voi non è che siete superiori. Avete semplicemente un altro carattere. Limitatevi a dare il buon esempio senza giudicare gli altri. Limitatevi ad incoraggiare ma per favore non pensate che criticando o smerdando le persone queste faranno outing.

 

Quindi: se non hai il coraggio e le palle, allora sì, forse può essere una scelta incosciente perchè poi se non avrai una buona dose di menefreghismo come farai ad affrontare le critiche? Per essere out devi essere pronto.

 

Ma il problema in realtà non si pone. E sai perchè??? Perchè se non ti senti pronto.. non ti verrà mai neanche l'idea di dichiararti col mondo. Lo farai spontaneamente quando sentirai che sei pronto, ti uscirà naturale.

 

nota a margine per Il romantico: io sono abruzzese e ho vissuto un anno in Liguria... e fidati che di pregiudizi verso chi abita da Roma in giù ce ne sono tanti.. e io ne ho sofferto.

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E se l'essere out impedisse di svolgere tranquillamente il proprio lavoro? E non per discriminazioni dei superiori, ma per problemi con gli utenti.

Mi spiego: se dovessi fare l'assistente sociale o lo psicologo, la persona che viene da me dovrebbe sentirsi il più possibile a suo agio.

 

E sono d'accordo che dobbiamo fare una battaglia culturale perché tutte le persone si sentano a loro agio con i gay, ma nel momento in cui devo lavorare con una persona che ha un disagio, cambiare la sua mentalità per migliorare il mondo sinceramente diventa un obiettivo di secondo piano: la mia priorità professionale è occuparmi di lui e del suo problema, creando le condizioni il più possibile favorevoli per farlo.

 

Naturalmente ci sono livelli in cui comunque questo non si potrebbe fare: ad es. se ho un utente islamico integralista, e sono una donna, lui forse non vorrà avere a che fare con me in ogni caso; tuttavia, almeno negli ambiti in cui è possibile, io terrei riservate caratteristiche personali che, se note, possono rendere più difficile la relazione d'aiuto.

 

Credo sia fondamentale per uno psicologo o un assistente sociale

non fare coming out del proprio orientamento (né della propria religione);

neppure se questo fosse "dichiararsi eterosessuale" (o Cattolico)

 

Non si deve parlare di moglie, fidanzato, religione o politica.

Perché sei in una posizione di vantaggio social.

Non c'entra nulla col "nascondersi", ma col rispetto per l'altro.

Non devi dirgli che sei lesbica, neanche se lei ti parla della sua ragazza.

 

Limitatevi a dare il buon esempio senza giudicare gli altri.

 

Come ho detto per me basta che se subisco discriminazioni

non debba sentirmi deriso perché "me la vado a cercare".

 

Altair riconosce che è legittimo nascondersi

ed "eroico" dichiararsi sempre.

 

Aquarivs dice ad Altair: "Ammetteresti di essere Romano

se tu facessi servizio catering alla Festa della Lega di Pontida

o - per non perdere il lavoro - proveresti a parlare in Bergamasco?"

(Parafraso: Altair non è né Nero né Siciliano)

 

Se la risposta è "Ahò, ma chìssene! Se non je piace 'a coda 'lla vaccinara

a 'sti 'mpuniti de leghisti, mo me la magno io alla facciazza loro!"

Siamo di fronte a un evidente caso di orgoglio romano

(pur essendo un termine che inspiegabilmente ad Altair non piace).

 

Se invece il suo ragionamento è: - Questi leghisti pagano bene,

zitto e mosca e salta che "chi non salta Romano è" -

E reputa che questo sia il comportamento normale

che i Romani dovrebbero tenere qui al Nord, amen.

 

Non posso dire che sia l'atteggiamento giusto,

ma probabilmente anche lui sente che non va bene.

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Io come sempre, da buona bisessuale, penso che la verità sta nel mezzo.

 

Hahahaha questa è fantastica! :D

 

Aquarivs dice ad Altair: "Ammetteresti di essere Romano

se tu facessi servizio catering alla Festa della Lega di Pontida

o - per non perdere il lavoro - proveresti a parlare in Bergamasco?"

(Parafraso: Altair non è né Nero né Siciliano)

 

Se la risposta è "Ahò, ma chìssene! Se non je piace 'a coda 'lla vaccinara

a 'sti 'mpuniti de leghisti, mo me la magno io alla facciazza loro!"

Siamo di fronte a un evidente caso di orgoglio romano

(pur essendo un termine che inspiegabilmente ad Altair non piace).

 

Se invece il suo ragionamento è: - Questi leghisti pagano bene,

zitto e mosca e salta che "chi non salta Romano è" -

E reputa che questo sia il comportamento normale

che i Romani dovrebbero tenere qui al Nord, amen.

 

Non posso dire che sia l'atteggiamento giusto,

ma probabilmente anche lui sente che non va bene.

 

Sorvolando sulla tua meravigliosa interpretazione romanesca (tendente un tantino al ciociaro devo dire) e sul

fatto che non lavorerei mai e poi mai alla festa di Pontida, ti dico che non mi abbasserei mai al livello di rinunciare

alla mia romanica cultura (quantomeno agli aspetti di questa che non reputo negativi).

 

La differenza con l'omosessualità però è che da romano discriminato potrei avere il sostegno potenzialmente di

tutto il resto d'Italia, o comunque di Centro e Sud. In quanto gay no. L'omosessualità non è stata sdoganata come

le altre forme di discriminazione. Se venissi discriminato a pontida in quando gay un romano, un napoletano, un nero

e un ebreo potrebbero dare ragione al leghista di turno.

 

Qui sta la minor sicurezza: nel sentirsi attaccati da tutti i fronti e non trovare un appiglio in nessuna parte della società.

 

E se l'essere out impedisse di svolgere tranquillamente il proprio lavoro? E non per discriminazioni dei superiori, ma per problemi con gli utenti.

Mi spiego: se dovessi fare l'assistente sociale o lo psicologo, la persona che viene da me dovrebbe sentirsi il più possibile a suo agio.

 

In quel caso non è necessario dire nulla, anche se effettivamente ci sono

posti di lavoro dove l'orientamento sessuale può trasparire e può essere

una discriminante.

 

Essere totalmente out: è vera libertà se hai il "coraggio e le palle" di fregartene di tutto e tutti. A volte le palle bisogna farsele uscire dopo un periodo di sofferenza. Io non credo che chi sia totalmente out è un eroe. Non esistono eroi: ognuno è cioè che è in un determinato momento. Se hai un determinato carattere sarai out, se non ce l'hai, non ce l'hai. Punto. Sarai out più in là.

 

Quindi tutta questa gente che si incazza e si accanisce verso chi non è out io non la capisco. Statevi calmi. Non potete cambiare le persone e voi non è che siete superiori. Avete semplicemente un altro carattere. Limitatevi a dare il buon esempio senza giudicare gli altri. Limitatevi ad incoraggiare ma per favore non pensate che criticando o smerdando le persone queste faranno outing.

 

Calcola quando scrivi così infervorata mi ti immagino che parli incazzata in dialetto abruzzese ed

è una cosa semplicemente meravigliosa :D

 

Comunque condivido molto di quello che hai scritto anche se in fin dei conti ammiro chi per l'appunto

si fa tirare un pugno in faccia pur di difendere la propria libertà, proprio per il fatto che hanno avuto

più fegato e forse più incoscienza.

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Fabio Castorino

E' inutile nasconderselo: oggi l'omofobia è ancora molto più diffusa e pervasiva di altre forme di discriminazione.

Un ebreo nell'Italia del 2012 se ne va in giro tranquillo e a testa alta perché sa che gli antisemiti che potrebbero aggredirlo semplicemente per quelo che è esistono, ma sono una piccola minoranza, e che se succedesse una cosa del genere la stragrande maggioranza delle persone si schiererebbe al suo fianco.

Idem per il meridionale o il romano al nord, dove possono persistere alcuni pregiudizi sui "terroni", ma certamente non al punto di rendere la vita impossibile ai meridionali che vivono al nord.

Per quanto riguarda l'omosessualità il discorso è diverso, in quanto gli omofobi, pur non essendo più la totalità della popolazione eterosessuale, non sono nemmeno ancora una minoranza. Mentre il razzismo è condannato e considerato negativamente da tutte le persone "perbene", l'omofobia è ancora giustificata da molti, o almeno considerata "meno grave". Per questo, quando si trova in un contesto di persone sconosciute, il gay non può essere sicuro che la maggioranza dei presenti sarà dalla sua parte, ed ha il ragionevole timore di poter essere sopraffatto dai propri avversari. Per non parlare poi della situazione terrificante del gay completamente non dichiarato, che non ha mai la certezza di essere supportato, nemmeno dalle persone conosciute, ed ha paura persino della propria famiglia e dei propri amici.

 

Oggi ci troviamo in una situazione in cui non è più ragionevole né conveniente esere completamente "in the closet", ma essere completamente out non è ancora esente da rischi.

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Beh, io sono meridionale e vivo a Roma e di "cavolate" sui meridionali ne ho sentite... a partire dalle prese in giro per l'accento, fino a finire a gente che pensa che i meridionali esistano apposta per derubare la "brave gente" che non è del sud.

Comunque, io spero di trovare un giorno un lavoro in cui potrò essere tranquillamente dichiarata, per questioni proprio di pace mentale e libertà personale... per ora non è così, ho appena trovato lavoro e già ho sentito battute omofobiche che mi spingono ad evitare di dichiararmi. Incrociamo le dita

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Si, comunque cerchiamo anche di essere un po' oggettivi. Il siciliano, può essere discriminato (???) dagli estremisti padani o da chi ha pregiudizi verso i "terroni", ma non che venga "discriminato" chissà in quali grandi modi. La peggiore cosa che può capitargli è di essere ritenuto "inferiore" o "stupido/ignorante" o di doversi scontrare con un pregiudizio frutto di un cliché. Ma ripeto parliamo di casi LIMITE appartanenti a una piccolissima ipotetica percentuale di gente del nord. Nessun siciliano verrà mai picchiato, offeso giornalmente gratuitamente o messo alla pubblica gogna. Nemmeno dal più pazzo dei "polentoni". Già comunque il fare ipotesi di Terroni VS Polentoni, e inserirlo in un contesto di "pregiudizi" lo trovo assolutamente ridicolo.

 

Lo so che non dovrei continuare, ma ti posso dire che avendo molti parenti della Lombardia, i discorsi sul Sud non vengono di certo risparmiati,

non mi sembra che oggigiorno i meridionali vengano tutelati, più di un politico della Lega Nord che come partito ha un bel consenso qui in Italia, ha esordito spesso con frasi fortemente razziste e violente.

Poi basti pensare all'idea delle ronde che volevano creare nel Nord Italia, che fortunatamente è fallito.

 

Un nero, avrà senza dubbio più discriminazioni, nel passato hanno avuto le loro belle lotte per la conquista dei loro diritti.Diritti ormai più che conquistati, anche se come sappiamo benissimo a volte non sono esenti da episodi di razzismo. Tuttavia anche in questo caso ci può essere un senso di superiorità verso i neri o un pregiudizio da parte del bianco cretino di turno, ma non mi pare che la gente si metta a offendere gratuitamente i neri, picchiarli perché sono neri o metterli alla pubblica gogna.

 

A me non sembra che le persone di colore abbiano acquistato tutti questi diritti, non vedo il parlamento con questo gran numero di persone di colore.

Il primo se non sbaglio mi sembra che sia stato tre anni fa. Per non parlare poi degli immigrati in generale, c'è un fobia che arriva a dei livelli allucinanti,

e personalmente ho storie di persone che conosco bene che sono state offese e aggredite solo per il fatto di non essere italiane.

Io stesso ho vissuto questo, quando andai in Inghilterra fui terrorizzato dal fenomeno di alcuni ragazzi inglesi che massacravano gli studenti stranieri, soprattutto se Italiani francesi o spagnoli.

 

L'omosessualità è reato in alcuni stati del mondo, i gay sono vittime giornaliere di insulti, denigrazioni, violenze, derisioni. Non sono MANCO riconosciuti nè tutelati dallo Stato. Raccontiamoci meno favole e impariamo a fare un po' meno i buonisti, perché sinceramente io non ho per nulla dubbi che i discriminati del nuovo millenio siano proprio i gay. Mi fa solo tristezza che siano proprio alcuni gay a non rendersene nemmeno conto.

 

In cina nascere femmine è quasi un reato, ne vogliamo parlare? Vengono fatte sparire solo perché donne.

Nel mondo islamico la donna ha quasi gli stessi diritti di un animale. Eppure il fatto di essere femmina non sembrerebbe una causa di discriminazione oggigiorno.

Per non parlare del fatto che aprendo un giornale non faccio altro che leggere di casi di donne violentate o fatte a pezzi dal loro fidanzato psicopatico.

Quello che voglio intendere e cito anche @@Altair che quando dico che tutte le discriminazioni sono sullo stesso piano intendo dire che avvengono allo stesso modo per tutti (probabilmente mi ero espresso male), magari in ambiti diversi, è per questo che possono non saltare all'occhio.

Non è finto buonismo, lo credevo anche io, ma è cercare di riuscire ad immaginare la situazione degli altri sulla propria pelle.

E' vero che noi omosessuali non siamo sicuramente apprezzati, ma voglio dire, non credo che per il fatto di tenermi per mano con il mio ragazzo per le strade di Roma rischierò di essere pestato a sangue, a meno che io non mi ritrovi in un parco di notte da soli, ma quel rischio lo corrono anche le coppie etero. Poi sicuramente potrà capitarmi, ma credo che il discorso fatto da voi venga un po' troppo amplificato, perché vissuto in prima persona.

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Dogville non è una "gara" a chi è più o meno discriminato (anche

perché sarebbe una battaglia fra poveri), ho già detto che la

discriminazione è tutta ugualmente spregievole.

 

E non è neanche una scarsa empatia verso i problemi degli altri visto

che ho citato la forte discriminazione verso i rom.

 

Quello che si è evidenzia è un peso specifico diverso.

 

Un ebreo è tutelato (in Italia, nel 2012) dal fatto che il 90% della popolazione

è contro l'antisemitismo.

 

Un gay è tutelato dal fatto che solo il 40% (forse sono stato genersoso) è

contro l'omofobia, per non parlare di chi è a favore di unioni civili e adozioni,

in quel caso la precentuale cala drasticamente.

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ç_ç credo di non aver ancora be espresso la cosa,

quel 90% si dichiara antisemita, bisogna vedere se nei fatti è tale,

per le testimonianze che ho in determinati ambiti (come in un settore del commercio dove lavora mio padre) mi sembra che l'antisemitismo sia molto forte,

o fanno parte tutti di quel 10% razzista o non so spiegarmelo.

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ammiro chi per l'appunto

si fa tirare un pugno in faccia pur di difendere la propria libertà, proprio per il fatto che hanno avuto

più fegato e forse più incoscienza.

 

Allora.

 

punto n. 1: avere coraggio non vuol dire avere incoscienza. Un atto di incoscienza è un atto che ti porta a farti del male. Un atto incosciente è ad esempio scappare con la macchina, non fare outing. Fare outing non è incoscienza, secondo me, ma come dicevo prima ci vuole uno stato d'animo, una determinazione. Devi sapere in che società vivi e che rischi devi riuscire a saper affrontare.

 

Punto n. 2: ovviamente anche io sono a favore della lotta per la libertà. Anche io sono per la lotta per gli ideali ma non mi sento di smerdare chi non si sente pronto, nè di forzarlo.

 

Le persone non sono tutte uguali. Noi vogliamo essere rispettati. ok. Però noi stessi dobbiamo anche rispettare gli altri altrimenti siamo incoerenti.

 

E che cazzo.

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Il problema del sessimo come quello del razzismo rimane ancora attuale penso che abbiate sentito parlare del tema del 1913 di Codling che diceva che "Le suffragette forse otterranno il diritto di votare, ma probabilmente non ce la faranno" ( per chi volesse leggere di cosa parla questo tema posto il link http://it.notizie.yahoo.com/il-tema-in-classe-di-un-bambino-del-1913-aveva-previsto-il-futuro.html )cosa è cambiato da questo pensiero antico nel mondo? Nel mondo occidentale i progressi ci sono stati ,nel mondo musulmano se una donna viene sorpresa a guidare o ad indossare un jeans viene sfregiata con l'acido a molte come nel 1913 occidentale viene proibito di studiare, fu proposta all'Onu una mozione sulla depenalizzazione dell'omosessualita' venne affossata perche ' molti paesi che ritengono giusto non fare guidare una donna o farla studiare si opposero(Arabia Saudita, Siria....), sul fronte del razzismo in generale nel mondo c'è molto ancora lavoro da fare.

Io sono meridionale, ma so da una persona che sa di me che molti al nord , stiamo parlando di Milano, dicono "scusami se ti chiamo terrone" e spesso sono molti meridionali trapiantati al nord, penso che queste persone sono le peggiori, proprio perchè razziste,posto una locandina trovata in rete qualche tempo fa della Concia

Anna_Paola_Concia_e_Jean_Leonard_Touad%C3%AC_contro_il_razzismo1.jpg

Per quanto riguarda me io ho fatto tre coming out ma mi sono preso del tempo per farne altri, mi trovo nella stessa situazione di Madoka penso che ognuno debba essere libero di esprimersi come puo' per quelli che sono i diritti fondamentali dell'uomo, il mio desiderio sarebbe di essere out completamente ma ci sono alcune situazioni personali che me lo impediscono.ho solo bisogno di tempo. :)):

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@@Altair per questo anche due uomini possono baciarsi in pubblico, io posso andare in alcuni stati che permettono il matrimonio omosessuale e posso crearmi un famiglia arcobaleno anche qui in Italia che in quanto a diritti per gli omosessuali non è che sia molto avanti, non vedo dove sia il problema.

Il fatto è che qui la gente parla senza rendersene conto, anche la mia professoressa di italiano diceva di essere di sinistra, peccato che non prendeva la metro perché le facevano schifo gli immigrati e l'abbiamo beccata sull'autobus in una gita scolastica che si è alzata dal posto quando una persona di colore le si è seduta accanto, poi però aveva come amico il mio professore di storia dell'arte che era dichiaratamente omosessuale.

I miei stessi compagni di classe avevano un ottimo rapporto con il mio professore di storia dell'arte, nonostante il fatto molti di loro fossero intolleranti, per tutti e 5 gli anni non si sono risparmiati nell'insultare coloro che venivano dall'est Europa o la ragazza più brutta della classe.

Secondo me è quasi il terrore che in qualunque caso la gente possa reagire male. Poi ovviamente la scelta di dichiararsi o meno è una cosa propria, non bisogna sentirsi obbligati, altrimenti si vive male anche la situazione.

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Per parlare dell'ambiente di lavoro per esempio se fossi terapeuta non direi al mio paziente che sono lesbica, come non gli direi altre cose di me. Però se mi trovassi a intraprendere una discussione con dei colleghi non credo vorrei sorvolare sulla mia situazione sentimentale, nel caso se ne parli.

 

Per quanto riguarda il mio voler essere out con tutti non è nato di certo da una battaglia a nome della comunità che voglio fare al mondo.

Mi spiego meglio. Capito di essere lesbica ho deciso fin da subito di voler essere out con tutti per me stessa, per vivere in un certo modo.

Ad essere sincera non l'ho fatto per la comunità, l'ho fatto per me stessa. Il fatto che essere out possa anche essere un impegno civile e sociale è qualcosa di cui ho maturato l'idea dopo i CO agli amici più stretti e alla famiglia, ma all'inizio era l'ultimo dei miei pensieri.

 

All'inizio ho dovuto immedesimarmi in questa me stessa che ora è così scontata, ma quando mi sono scoperta non lo era per niente scontato per me essere lesbica. Poi ho voluto parlare della mia nuova consapevolezza agli altri. E anche questo, che ora mi torna facile, all'inizio mi ha messo addosso tanta ansia e tante paure. Paura di essere delusa. Paura di perdere amicizie di una vita. Paura perché mi sentivo totalmente sola.

 

E da quando mi son capita ad oggi strada in questo senso ne ho fatta, ma sono passati 14 mesi. Non due giorni. E ho 24 anni, non 16 e mi sento in grado di badare totalmente a me stessa come non avrei saputo fare in adolescenza.

 

Ora si che penso al fatto che essere out è una cosa positiva anche per altri omosessuali.

E ci penso. Penso spesso a come tante persone vivono male la loro omosessualità. A come la può vivere un ragazzino di 14 anni che vive in un paese di 1000 abitanti in qualsiasi paesotto di qualsiasi regione d'Italia.

Penso che chi si trova in una situazione privilegiata come la mia (per l'ambiente che mi circonda) non dovrebbe rimanere nella sua bolla di sapone dove è benvoluta e accettata da tutti, ma dovrebbe mettere il naso fuori ed essere sé stessa in qualsiasi situazione. Anche quando è in un nuovo ambiente, circondata da estranei totali.

 

Ed è una cosa che io ancora non riesco a fare quanto vorrei. Però non penso proprio sia giusto puntare il dito contro chi non riesce ad essere out sempre, comunque e dovunque, parlandogli di non accettazione della propria omosessualità.

E chi sono io per giudicare le situazioni di altri?

 

Io l'unico discorso che non sopporto è quando gay non molto dichiarati mi vengono a dire quasi con stizza: "ma perché tutta sta voglia di farlo sapere a tutti?" oppure "ma sei proprio sicura che vuoi dirlo ai tuoi? io ste strane esigenze non le capisco, sono cavoli miei"

 

Credo che l'essere out con tutti è qualcosa comunque che dipende molto dal carattere. Me stessa in un ambiente molto più ostile sono convinta la penserebbe uguale. Però ci avrei messo più tempo a raggiungere un certo risultato.

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Ad ogni modo io non parlo di orgoglio.. su questo versante riesco solo ad accostarmi a Madoka.

Non è qualcosa che si fa per patriottismo. Non è qualcosa che si fa per ideali..

Non è qualcosa che si fa perchè è giusto farlo.

Non è qualcosa che si fa PUNTO.

 

SIAMO COSI'! Non c'è nulla da nascondere perchè non c'è nulla che possa veramente essere isolato dal resto. Se pensiamo che la nostra sessualità possa essere "nascosta" siamo solo degli illusi. Il conto lo paghiamo e spesso senza rendercene conto.

 

La situazione in cui tantissimi omosessuali, bisessuali e trans imperversano è una prova lampante di come questa dissociazione di fatto innaturale e impossibile laceri la personalità al punto di aver fatto diventare una conquista il dire all'amico del cuore di essere maturati a livello psicosessuale. Di tremare nei tentativi di dire a mamma che si ci è presi una cotta per la compagna di banco.. di sentire il mondo contro quando si percepiscono le prime forme di attrazione sessuale.. di aver paura di perdere il posto di lavoro, la stima dei colleghi, la fiducia dei pazienti solo perchè si è quello che si è.

 

Perchè vi sale lo sdegno se guardate 5 minuti di un video strapalacrime su una cicciona bulimica che si sente continuamente tale grazie al mondo che la fa sentire una schifezza e che se fosse bella bionda e slanciata il mondo l'amerebbe? Perchè è un problema palesemente visibile ad occhio umano? Credete forse che il poter nascondere i 125kg di omosessualità nell'armadio e quindi fingere di essere belli biondi e slanciati non vi stia facendo lo stesso male della cicciona?

 

Qui non si tratta di orgoglio nè di privacy nè di riservatezza. Queste sono solo aggiunte per regolare il tiro in una vita equilibrata- di base manca la totale coerenza fra il genere, l'identità e il modo in cui li si vive.

 

Viene in aiuto la forma inglese del termine apparire: Pretending... quale verbo vi fa venire in mente?

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A favore dell'essere totalmente out; perchè devo limitare il mio essere, la mia personalità perchè dò fastidio agli altri? Ovviamente dipende dalla situazione...ma questo varrebbe per me anche se fossi etero: non mi metterei a fare smancerie esagerate in mezzo alla strada o davanti agli amici.

Inoltre più la gente si abituerà a frasi come "posso portare il mio ragazzo alla tua festa?" e prima inizieranno a vederci come quello che siamo: persone e basta.

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Vi giro un'altra domanda che riguarderà - forse - il mio futuro professionale.

 

Scegliereste un lavoro molto gratificante economicamente e umanamente ma

che vi porterà in luoghi nel mondo dove l'omosessualità è illegale e dovrete per

forza di cosa nasconderla?

 

Oppure non accettereste questo sacrificio e rimarreste in Italia pur di essere liberi

ma rinunciando al lavoro dei vostri sogni?

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Io metto la terza opzione: trasferirmi il prima possibile in un posto dove posso sia sposarmi, sia adottare e sia dove non rischio di essere insultato solo per aver baciato il mio ragazzo. Quindi nè Italia nè altri paesi poco gay-friendly...anche se questo potrebbe significare un lavoro meno redditizio (cioè sull'Italia...).

 

Comunque se dovessi scegliere tra le tue due opzioni messe da te preferirei rimanere in Italia...la gratificazione che hai sul lavoro credo che non sia assolutamente paragonabile con quella dovuta a una storia d'amore vissuta alla luce del giorno. Inoltre non potrei mai vivere in un modo che annulli completamente me stesso. Scelgo il male minore.

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Vi giro un'altra domanda che riguarderà - forse - il mio futuro professionale.

 

Scegliereste un lavoro molto gratificante economicamente e umanamente ma

che vi porterà in luoghi nel mondo dove l'omosessualità è illegale e dovrete per

forza di cosa nasconderla?

 

Oppure non accettereste questo sacrificio e rimarreste in Italia pur di essere liberi

ma rinunciando al lavoro dei vostri sogni?

 

Dipende da quali siano le priorità. Se è il lavoro ciò che può renderti felice sarà questo che ti guiderà nella scelta.

Io sono ancora troppo giovane per esserne certo ma, a quanto mi raccomandano tutti coloro che hanno a cuore il mio futuro, il lavoro non procura quella felicità certa e durevole che si pensa. E' l'affetto, la famiglia ed il lasciare qualcuno che ti porti nei suoi ricordi a dare quel tipo di felicità. Per adesso mi trova d'accordo.

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La tua domanda Altair è molto interessante secondo me. E a riguardo io ho cambiato un po' prospettive da quando mi sono scoperta lesbica. Prima pensavo che avrei potuto lavorare e vivere in qualsiasi parte del mondo. Non escludevo nessuna nazione.

 

Ora come ora credo che in un paese dove l'omosessualità è reato (come l'Iran o in moltissimi degli stati africani) potrei eventualmente lavorarci per un breve periodo. Faccio l'esempio magari 3 mesi o 6 per una missione all'estero (se mai mi capitasse una cosa del genere) ma non credo mi ci trasferirei in pianta stabile.

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Io metto la terza opzione: trasferirmi il prima possibile in un posto dove posso sia sposarmi, sia adottare e sia dove non rischio di essere insultato solo per aver baciato il mio ragazzo. Quindi nè Italia nè altri paesi poco gay-friendly...anche se questo potrebbe significare un lavoro meno redditizio (cioè sull'Italia...).

 

E' vero, però bisogna mettere in conto che per noi avere un figlio

è anche molto più dispendioso che per un etero. Adozione o utero

in affitto che sia.

 

il lavoro non procura quella felicità certa e durevole che si pensa

 

Questo è verissimo.

 

Faccio l'esempio magari 3 mesi o 6 per una missione all'estero (se mai mi capitasse una cosa del genere) ma non credo mi ci trasferirei in pianta stabile.

 

Faresti lo stesso per un periodo di 4 o 5 anni?

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Ora come ora credo di no. Con la mia accettazione ho anche rivalutato le mie priorità e non è una mia priorità lavorare 5 anni in pianta stabile in un paese dove l'omosessualità è un reato. Non è una cosa a cui voglio rinunciare di vivere allo scoperto, la mia sessualità, ora che l'ho trovata.

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Essere totalmente out è il mio obbiettivo: per ora l'ho raggiunto solo a metà, ovvero cerco di non mentire mai, ma mi sforzo di rispondere con sincerità quando mi viene posta una domanda. Non sempre ci riesco: quando stavo l'anno scorso in America diverse persone mi hanno chiesto se ero gay o no, ma ad alcune non me la sono sentita di rispondergi affermativamente... ho pensato che là ci dovevo stare solo un anno, perciò forse non ne valeva la pena di espormi così tanto.

 

Per il lavoro di 4-5 anni non credo che accetterei, soprattutto se fossi felicemente coniugato, poichè sarebbe una parte della mia vita troppo grande da reprimere!

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Vi giro un'altra domanda che riguarderà - forse - il mio futuro professionale.

 

Scegliereste un lavoro molto gratificante economicamente e umanamente ma

che vi porterà in luoghi nel mondo dove l'omosessualità è illegale e dovrete per

forza di cosa nasconderla?

 

Oppure non accettereste questo sacrificio e rimarreste in Italia pur di essere liberi

ma rinunciando al lavoro dei vostri sogni?

 

Questa è una cosa che penso spesso anche io (a livello di piano.. sto ancora studiando quindi non ho proposte reali di lavoro in ballo)... Ma penso di no. Insomma.. si parla di paesi in cui non si tratta semplicemente di dover evitare baci in pubblico, ma di arrivare a livelli esagerati di finzione e "repressione"! Non so di cosa si tratti la proposta concretamente, ma ci sono tanti modi di lavorare in contesti internazionali, con impieghi economicamente e umanamente gratificanti senza dover stare in pianta stabile in paesi in cui l'omosessualità è illegale (niente letti uniti, niente vicinanze esagerate, niente commenti, niente tenerezze, uscite con donne di copertura, doversi fingere omofobi in caso ci si trovi in ambienti omofobi, etc...)

 

Riguardo all'essere totalmente out...penso sia giusto! Spero di avere abbastanza palle per avviarmi verso quest'obiettivo pian piano..

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