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Epistemologia: Scienze Umane - Scienze Naturali


Altair

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@@Dogville ha introdotto un elemento pesante: l'incertezza. Ci vuole una matematica terribilmente avanzata per trattarla e alla fine ci sta che ci si ritrovi a fare il lancio della monetina - anche questo è decision making.

Il problema dell'applicazione (e quindi anche della riproducibilità dell' "esperimento") è generale delle teorie delle scienze umane, da qui anche l'arroganza (degli esperti) e l'ingenuità (dell'opinione comune) nel ritenerle predittive, forse intendeva questo @@Almadel. Uhm le mie considerazioni sono per lo più sull'economia, di sociologia so poco o niente, per non parlare di antropologia.

 

@@Altair non tirare troppo fuori la Teoria dei Giochi perché la sua versione "discorsiva" è infinitamente riduttiva rispetto alla sua versione matematica. Per quello che ne so (studenti, professori, manuale di Bobbio), a Scienze Politiche la usano come metafora - ignorando anche cosa sia una matrice.

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@Almadel: Sono scienze umane non umanistiche! muro.gif

 

Eccoti la prima che mi viene in mente proprio pensando ai sistemi elettorali, molto semplice.

 

La tesi di Duverger sull'ingegneria elettorale:

 

Il sistema maggioritario uninominale produce il bipartitismo (tesi confutata)

 

Oh, straordinaria davvero!

Come la tesi di Almadel sui criceti:

 

Un criceto girerà sempre sulla ruota in senso antiorario (tesi confutata)

 

Una tesi non confutata la vogliamo dire?

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@@btw: Infatti è quello che ho detto fin dall'inizio, non c'è alcuna pretesa di ritenerle predittive. Nessuna arroganza o ingenuità.

 

Di Teoria dei Giochi dovrò fare l'esame, per ora abbiamo fatto solo delle semplificazioni riguardo le negoziazioni in ambito diplomatico

(problemi di cooperazione, coordinamento ecc...)

 

@@Almadel: Ne ho quante ne vuoi tesoro:

 

La Teoria dei Vantaggi Comparati di Ricardo: http://it.wikipedia....taggi_comparati

 

Il Rapporto tra Sistemi Partitici e Stabilità Governativa di Mayer: (cercatela non la trovo su internet)

 

La Teoria dello Scontro di Civiltà di Huntington: http://it.wikipedia....ordine_mondiale

 

Posso continuare a iosa...

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Il fatto è che queste teorie mi stordiscono per la loro banalità,

è simpatico che Ricardo abbia dato un nome al fatto

che a un Paese con molto grano e molto ferro convenga produrre pane e non automobili

e sono lieto che gli economisti si vantino che la teoria non sia stata falsificata:

ma ci sarebbe arrivata persino mia nonna.

 

Dare dei "nomi tecnici" alle banalità, è compito della Filosofia.

L'Ecomia può cercare di calcolare quanto questa banalità

può incidere realmente sui rapporti commerciali.

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Hahahaha!!!

 

Pensa che con questa banalità, ma sopratutto con la fine del regime mercantilista,

la produzione mondiale è cresciuta di 14 volte e il commercio internazionale di ben 27 volte

superando per la prima volta nella storia dell'umanità il numero della popolazione mondiale

e permettendoti - e permettendoci - l'attuale facoltoso stile di vita, oltre ad una non trascurabile

riduzione dei conflitti mondiali. (fonte Columbia university)

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Dubito fortemente che un economista citi Ricardo con questa forza, a meno che non sia uno storico del pensiero economico.

Non sono certo teorie fondanti e universali, come F=m*a

 

Una scienza umana come l'economia pone dei vincoli alle sue teorie fortissimi (vedi le premesse della teoria del consumatore, ad esempio), che non rende universali le sue teorie.

 

La Teoria dei Giochi, in quanto matematica, ha a buon diritto la caratteristica dell'universalità. Che poi altre discipline la prendano in prestito perché è utile, mi pare ovvio: gli oggetti matematici fanno comodo.

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Dubito fortemente che un economista citi Ricardo con questa forza, a meno che non sia uno storico del pensiero economico.

Non sono certo teorie fondanti e universali, come F=m*a

 

Una scienza umana come l'economia pone dei vincoli alle sue teorie fortissimi (vedi le premesse della teoria del consumatore, ad esempio), che non rende universali le sue teorie.

 

La Teoria dei Giochi, in quanto matematica, ha a buon diritto la caratteristica dell'universalità. Che poi altre discipline la prendano in prestito perché è utile, mi pare ovvio: gli oggetti matematici fanno comodo.

 

Dalla serie: "Se un contadino usa una zappa, questo non fa di lui un archeologo"

 

Hahahaha!!!

 

Pensa che con questa banalità, ma sopratutto con la fine del regime mercantilista,

la produzione mondiale è cresciuta di 14 volte e il commercio internazionale di ben 27 volte

superando per la prima volta nella storia dell'umanità il numero della popolazione mondiale

e permettendoti - e permettendoci - l'attuale facoltoso stile di vita, oltre ad una non trascurabile

riduzione dei conflitti mondiali. (fonte Columbia university)

 

Sì, sarebbe bello riuscire a dimostrare

che senza Ricardo le cose sarebbero andate diversamente.

Ahimé (e fortunatamente per Ricardo) questo non è possibile.

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@btw: finché qualcuno non la confuterà la teoria dei vantaggi comparati mi sembra alquanto universale.

 

Certo ha usufruito del prezioso ausilio della matematica ma di fatto è una teoria universale e le

prove dei vantaggi del regime di libero scambio credo ormai siano condivise da tutti, nonostante

le due ultime due crisi economiche (anni '70 e 2008) e nessuno stato è tornato al protezionismo.

 

Io ti ho già detto che le scienze umane hanno delle difficoltà maggiori: previdibilità assente o

comunque rara, tendenza all'universalizzazione non sempre realizzata. Rimane il fatto che siano scienze.

 

La Teoria dei Giochi, l'avevo citata come risposta a greed sul rigore, ovvio che non è una scienza sociale.

 

Sì, sarebbe bello riuscire a dimostrare

che senza Ricardo le cose sarebbero andate diversamente.

Ahimé (e fortunatamente per Ricardo) questo non è possibile.

 

Veramente si, prima del liberalismo c'era il mercantilismo, e prima

ancora l'economia curtense, nessuno ha conseguito tali risultati nella

storia dell'umanità.

 

Altair posso chiederti cosa hai studiato? (anche io ho studiato scienze umane)

 

Studio Scienze Politiche delle Relazioni Internazionali.

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Scienze umane e naturali mirano a rispondere agli stessi requisiti di rigore, e possono fornire certezze allo stesso livello. Le scienze naturali sono diverse solo in quanto, vista la relativa semplicità dei loro oggetti di studio, possono ottenere un maggior grado di esattezza, e far propri approcci altamente predittivi e formali. Ma non esiste e non può esistere una barriera invalicabile che separi scienze umane e naturali. Per studiare il moto dei pianeti puoi costruire un'equazione molto precisa; per studiare i fenomeni biologici è inevitabile ricorrere ad approssimazione statistiche; discipline di frontiera sono psicologia, neuroscienze e scienze cognitive, paleoantropologia; mentre discipline che fanno facilmente a meno del formalismo sono, entro certi limiti, storia, letteratura, linguistica. La base per lo sviluppo di tutta la scienza, poi, è costituita dalle cosiddette scienze formali, come matematica e logica; e il collante nonché sostegno di tutto è infine una precisa visione filosofica (anche se quest'ultima il più delle volte è data per scontata).

Si noterà facilmente come al giorno d'oggi vi sia sempre più la tendenza a colmare il gap fra cultura umanistica e scientifica, con l'applicazione di metodi sempre più formali nell'ambito della prima. Il brutto è che mentre gli elementi che ci possono permettere di ottenere una visione del mondo integrata, sistematica e completa si moltiplicano, svaniscono le figure professionali e intellettuali in grado di assumersi questo compito...

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L'Economia politica in realtà si presta ad evidenziare il methodos cioè il metodo

inteso come itinerario attraverso il quale un economista studia un fenomeno, cioè

un fatto economico ( questo perchè l'economia è empirica come le scienze naturali ).

 

Direi che il momento della cd. "astrazione scientifica" sia necessario tanto ad

immaginare cosa accadrebbe alla caduta del grave senza aria, quanto ad immaginare

"il mercato" come luogo di formazione del prezzo.

 

Il problema è che in economia della astrazione non è possibile fare "esperimento"

l'economista non può ricostruire artificialmente le condizioni ideali previste dalla

legge o dalla sua asserzione economica. Ne consegue che l'economia è un insieme

di più teorie e non un sistema teorico unitario.

 

Questo non significa, essendo l'economia una scienza empirica, che ci si fermi qui

( altrimenti il dibattito si spegnerebbe subito ) sopperisce come surrogato al laboratorio

l'analisi dei dati del passato ( la crisi del '29 rispetto alla attuale ) l'econometria e l'uso

dei metodi statistici ( che oramai vengono usati moltissimo in ogni ambito scientifico, anche

se ad uno scienziato naturale potrebbe obiettarsi che non riesce a fare esperimento...)

 

E' possibile poi costruire dei modelli economici ( non realistici ) per creare dei contesti di verifica

 

Ovviamente se io formulo una teoria economica sulla base di una astrazione sovrasemplificata

o sottosemplificata, non indago o non colgo la questione che avrei dovuto studiare, un economista

quindi deve scegliere un grado di astrazione scientifica che serva a spiegare qualcosa che è accaduto

( la crisi del '29 ) per prevedere qualcosa che potrebbe accadere ( la crisi del 2008 )

 

Più la spiegazione della crisi del '29 sarà convincente, più si crea un affidamento sulla capacità

predittiva della teoria economica: il risultato può essere di enorme rilievo quando governi ed autorità

monetarie dovranno prendere decisioni relative ad una crisi nuova.

 

Pluralismo teorico e pluralismo metodologico sono però rassicuranti, se consideriamo che un

economista al contrario di un naturalista è un soggetto osservante che fa parte dell'oggetto

osservato ( è chiaro che la disoccupazione coinvolge più dell'estinzione dei dinosauri sul piano

delle opzioni di valore ) la pretesa neutralità di un sapere scientifico costituisce un grave pericolo

immanente

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A me i discorsi circa l'oggettività di tutte le scienze, umane o naturali che siano, mi fanno sempre un po' sorridere: umani, troppi umani, direi parafrasando Nietzsche. L'iggettività è una questione di dimensioni e posizioni, in un certo senso è una questione geometrica...

Nella dimensione del micro (la nostra, quella di Terrestri, cioè abitanti questa porzione di cosmo nella quale la Terra è il punto di osservazione, quindi una posizione geocentrica) la fisica, la chimica e tutte le scienze naturali hanno una valore oggettivo, che però diminuisce man mano che ci allontaniamo dalla Terra e da quello che possiamo osservare dalla Terra. Essendo l'universo infinito, è difficile crede che leggi oggettive per noi umani siano davvero universali. Soprattutto in una prospettiva multidimensionale. Ed è difficile parlare di scienza oggettiva in genere perché l'epistemologia ha dimostrato che tutte le scienze, umane e naturali, sono soggette a dei paradigmi che a loro volta soggiacciono al principio di falsificabilità - e quindi, sono relativi e in senso ampio, soggettivi.

In fondo la stessa matematica è un'interpretazione quantitativa della realtà che è legata alle capacità e alla struttura del cervello umano.

 

Quindi voglio dire: non vi illudete di trovare un'oggettività assoluta nelle scienze naturali, per svalutare le scienze umane. Non credete nella neutralità della scienza, soprattutto della scienza applicata, che spesso è una scienza capitalistica ovvero la solita sovrastruttura di un sistema sociale (visto che è stato evocato Marx).

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AndrejMolov89

Quindi la tua ipotesi fondamentale è che l'universo abbia leggi diverse a seconda da dove ci troviamo e non abbia semplicemente ambienti diversi in cui funzionano le medesime leggi?

 

Per esempio è difficile credere che nelle altri parti dell'universo il secondo principio della termodinamica non sia valido, come del resto è difficile credere che se due placche di un pianeta vivo si scontrino, non generino un piegamento.

 

" Non credete nella neutralità della scienza, soprattutto della scienza applicata, che spesso è una scienza capitalistica ovvero la solita sovrastruttura di un sistema sociale (visto che è stato evocato Marx). " perla complottista? o.o

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Akinori che l'uomo agisca in maniera spesso non oggettiva

mi sembra scontato, è ovvio che un astronomo cattolico può

avere una visione diversa da uno ateo pur condividendo la

stessa evidenza empirica, così come un medesimo fatto empirico

può essere letto diversamente da un politologo di destra ed uno di

sinistra, rimane il fatto che l'attuale metodo scientifico serve proprio

a ridurre i suddetti giudizi di valore, ci si prova a farlo ma non è

detto che ci si riesca.

 

Ovviamente se io formulo una teoria economica sulla base di una astrazione sovrasemplificata

o sottosemplificata, non indago o non colgo la questione che avrei dovuto studiare, un economista

quindi deve scegliere un grado di astrazione scientifica che serva a spiegare qualcosa che è accaduto

( la crisi del '29 ) per prevedere qualcosa che potrebbe accadere ( la crisi del 2008 )

 

Il problema è sempre lo stesso, l'azione intenzionale. Per ovviarvi in economia si usa l'ideal-tipo

dell'homo oeconomicus (a volte si usa anche nella scienza politica), che è ovviamente irreale ma

è l'unico modo per ridurre l'incredibile numero di variabili che si presenterebbero... sempre che

le alternative delll'azione umana sia un numero quantificabile.

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AndrejMolov89

Ci sono Geologi atei, Geologi agnostici e Geologi credenti, ma tutti vedendo lo stesso identico fenomeno, posso arrivare alle stesse medesime conclusioni.

Cioè, non c'è una reale differenziazione delle opinione, in base ai valori personali, ma c'è una diversa scuola interpretativa dei fenomeni.

Il problema che mi pongo è questo : se nelle scienze naturali, la natura è un reale discriminante e limitante, nelle scienze umane quali sono i limiti? Un fenomeno può essere interpretato da due punti di vista diversi, ma si arriva ad una sintesi? E' possibile che visti i limiti di una interpretazione e visti i limiti dell'altra, ci sia un modo per conciliare due interpretazioni valide per ottenere un quadro maggiormente realistico?

In geologia ci sono molti fenomeni che dispongono diverse interpretazioni. Ci sono diversi modelli che cercano di spiegare ed è difficile che questi modelli fittano completamente, però, i compromessi tra i due possono spiegare esaustivamente il fenomeno :)

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Il limite è lo stesso delle scienze naturali: la realtà empirica.

 

Se non si riscontra una teoria nella realtà o se questa viene

confutata da un'evidenza empirica, decade.

 

Talvolta si sua la matematica per verificare la bontà di certe

teorie, sopratutto in campo economico, ma comunque rimane

un certo grado di incertezza.

 

La differenza sono le variabili, un vulcano non ha una volontà,

non erutta a piacimento, ci sono delle cause ben specifiche e

delle ben specifiche conseguenze.

 

Non non potremmo mai dire in assoluto che un essere umano

gestisce i propri consumi sempre sulla base di una scelta razionale

soppesando costi e benefici, perchè non teniamo conto di tante variabili

(scelte non razionali dettate dall'emozione, vizi, gap informativo ecc...).

 

Quello che però possiamo dire con certezza - quasi - matematica è che

un uomo in condizioni normali no investirà mai il suo denaro oltre la soglia

del suo fabisogno standard.

 

L'uomo non è una macchina, e non sono macchine neanche le

strutture create dagli uomini (stati, burocrazie, banche ecc...).

Se così fosse non avremmo crisi economiche, politiche o sociali.

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Bé, alla fine uno potrebbe andare avanti all'infinito, tanto che pare più una gara a chi ce l'ha più grosso che altro XD

 

Hai ragione sulle variabilità dell'essere umano, ed ovviamente i sistemi e le strutture societarie falliscono visto che sono create in principio da un qualcosa che può fallire. Sarebbe, come avevo detto in precedenza, mettere una casa su un terreno friabile e stupirsi che al primo acquazzone venga giù.

Premesso che ognuno da l'importanza che vuole in base a quel che vuole (Vuoi per conoscenza personale o solo per ottenere i nove crediti ad un esame) visto che - come dicevo sempre precedentemente - in base alla definizione di scienza potrei davvero definire scienza il mio personalissimo umorismo se dimostro che fa ridere e lo rendo pieno di tecnicismi.

Il concetto mi sembra si stia spostando sui limiti delle discipline, e semplicemente il limite delle scienze naturali non è solo - ma è anche - la realtà empirica.

Se non riesco a calcolare un numero, posso supporre quale sia, ma non lo calcolerò mai.

Se ho dei dati da una scienza umana vengono essi interpretati, e quindi, sono passibili anche del contesto storico e del linguaggio dell'epoca dell'interpretazione.

 

Direi che i limiti non sono esattamente gli stessi.

Uno psicologo credente non interpreterà mai i dati come uno psicologo ateo, e uno psicologo di duecento anni fa non interpreterà come uno odierno, mentre è dai tempi della pietra, o almeno - per comodità di linguaggio - da quando gli arabi ci hanno portato il loro sistema numerico che due più due, è e sarà uguale a quattro. Persino tra altri anni, chessò, ancora per secoli azzarderei. Ma sicuramente anche oltre.

Si, gli uomini della pietra non potevano fare le equazioni di secondo grado, se è questo che volete rispondermi, si ovvio che con i tempi anche la matematica si sia evoluta. Ma per loro un pezzo di carne più un secondo pezzo di carne, ha sempre risultato due pezzi di carne. (Magari non dicevano, sicuramente, uno e due, ma contavano ugualmente).

 

Poi che si renda un risultato approssimativo, o che si siano stabiliti per convenzione strumenti di valutazione ed unità di misura è uguale, del resto ancora oggi il petrolio è rimasto petrolio, e non è di certo diventato acqua. Magari oggi in più abbiamo una formula chimica e la certezza che stia andando esaurendosi.

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in base alla definizione di scienza potrei davvero definire scienza il mio personalissimo umorismo se dimostro che fa ridere e lo rendo pieno di tecnicismi.

 

Forse non hai letto bene: http://it.wikipedia.org/wiki/Scienza

 

Poi che si renda un risultato approssimativo, o che si siano stabiliti per convenzione strumenti di valutazione ed unità di misura è uguale, del resto ancora oggi il petrolio è rimasto petrolio, e non è di certo diventato acqua. Magari oggi in più abbiamo una formula chimica e la certezza che stia andando esaurendosi.

 

Manny, la scienza - tutta la scienza - non è così banale. Non sono solo formule chimiche e teorie sociologiche.

Se non ci fosse a quest'ora tu non staresti a casa scrivendo con un computer, ma ti troveresti in una caverna

coperto da pelli di cinghiale sperando che il tuo vicino di grotta non ti renda il suo happy hour.

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Per scienza si intende un sistema di conoscenze, ottenute con procedimenti metodici e rigorosi e attraverso un'attività di ricerca prevalentemente organizzata, allo scopo di giungere a una descrizione, verosimile e oggettiva, della realtà e delle leggi che regolano l'occorrenza dei fenomeni.

 

Potrei comunque, se riesco a dimostrare che il mio umorismo fa ridere, con un procedimento metodico (Questionario), giungere a una descrizione, verosimile e oggettiva, della realtà e delle leggi che regolano il fenomeno secondo il quale il mio umorismo faccia ridere. E da qui considerarlo scienza. Del resto c'è la filsofia dell'umorismo, dimostriamola e accorpiamola alle scienze umane, che ne pensi?

 

Manny, la scienza - tutta la scienza - non è così banale. Non sono solo formule chimiche e teorie sociologiche.

Se non ci fosse a quest'ora tu non staresti a casa scrivendo con un computer, ma ti troveresti in una caverna

coperto da pelli di cinghiale sperando che il tuo vicino di grotta non ti renda il suo happy hour.

 

Ma mica ho detto che esiste solo la chimica e sociologia. Io ho detto che la seconda è passibile di più d'un errore ed ha molti più limiti della prima visto che fa ricerca su esseri con libero arbitrio ed è interpretata da esseri con libero arbitrio. Per la sociologia, sto studiando quella, ecco perchè la cito. Io non sono un economista, ne tanto meno psicologo. E visto che si deve parlare di quel che si sa, e visto che mi sto approcciando a questa filosofia dimostrata.

 

Sono d'accordo su quel che hai detto, la scienza non è banale, assolutamente. Ma non ho detto quello, ho detto che potrei rendere scienza il mio umorismo se lo dimostro.

Mai pensato che la matematica sia semplice, anzi, invidio chi ci sa fare con i numeri.

Fermo restando che l'invenzione dei caratteri mobili risale ai tempi di quando la chimica era come una ricetta da cucina.

 

Per il resto, ripeto, è la gara a chi ce l'ha più grosso, ma secondo me non la vinciamo noi altair. Semplicemente, la vincono loro, se non fossimo uomini ma macchine allora staremo allo stesso livello.

L'argomento di studio delle scienze umane è anche il primo motivo per quale sono così fallibili.

 

Quel che dico io, è che non reputo necessario un corso che mi spieghi che un tizio s'è alzato la mattina e ha detto che un gruppo è formato da minimo tre elementi, nemmeno mi serve uno che si alzi e mi dica che un tizio che ne uccide un altro tanto bene di testa non sta.

Tu mi dirai: E' il perché che dovrebbe interessarti, certamente!

Ecco perché io sono per lo studio senza nomi di tizi, che poi studi solo per quello visto che i concetti sono spiegati anche in maniera piuttosto semplice, nonostante tutto, perchè almeno ora non sono difficili. Poi diventeranno elaborati, già lo so, poi diventerà un caos, già lo so.

Ma io per i nomi di tre minchioni che si sono alzati la mattina e hanno detto cose e dato nomi strani ed astrusi, non posso prendere il massimo dell'esame nonostante i concetti li abbia ben che capiti.

Anche perché, studi e studi, poi alla fine ti rimangono i concetti e giusto un ricordo alla: Qualcuno lo aveva detto ma non ricordo chi.

 

Tornando nel topic, però.

Ripeto, io non le considero scienze, troppo mutabili, troppo variabili, troppe parti in gioco e troppa libertà espressiva.

Non è che se uno mi dice che non lo sono io cambio idea, è solo che dico: Si vabbé non lo sono, sono scienze.

Tanto più questo tizio deve valutarmi per un esame.

Tanto più che leggo e mi rendo conto come sia una filosofia, e come tale - parlo sempre della sociologia, che ripeto, è l'unica sulla quale posso parlare - mi aspetto che nel manuale prima o poi mi si parli del sistema sociale del villaggio dei puffi... Intendo, senza fare collegamenti, proprio un capitolo apposito.

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Potrei comunque, se riesco a dimostrare che il mio umorismo fa ridere, con un procedimento metodico (Questionario), giungere a una descrizione, verosimile e oggettiva, della realtà e delle leggi che regolano il fenomeno secondo il quale il mio umorismo faccia ridere. E da qui considerarlo scienza.

 

No, non funziona così...

 

 

Per il resto, ripeto, è la gara a chi ce l'ha più grosso

 

Non è una gara, messermanny, non c'è una scienza migliore o una scienza peggiore.

Così come la letteratura non è peggiore della scienza. Personalmente non sto screditando

alcuna disciplima scientifica o non.

 

Io non conosco i programmi che si fanno a scienze della comunicazione o tantomeno quelli

che si fanno alla tua università, per cui non posso giudicare quanto siano complessi o meno.

Però ti assicuro che gli argomenti che mi stai esponendo sono quelli base, oltretutto vi avrebbero

dovuto aver fatto un minimo di epistemologia, metodologia scientifica e di storia della sociologia,

ma non credo che così sia stato.

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Ma indubbiamente, come ti ho già detto, sono una matricola ergo sto alla base.

Mi snobbi per questo, ne riparleremo quando sarò laureato e ne saprò di più, ma tranquillo, non credo il mio pensiero a riguardo cambierà.

 

E poi, è sempre una gara, ma non tra scienze, è tra chi espone. Non mi riferivo proprio alle scienze visto che considero quelle che studio tutto tranne che scienza. Figurati.

 

Del resto a noi sociologia non è che serva a molto, al massimo suppongo possa servire per valutare e fare ricerche di mercato poi, e la psicologia delle masse, già quella ti è più utile. Scienze della comunicazione dovrebbe studiare la comunicazione. Non capisco perché devo studiarmi i 6 gradi di separazione, fidati, me lo chiedo anch'io.

 

Epistemologia mai fatta, sicuro, storia della sociologia han fatto qualche lezione, roba di storia, primo capitolo del libro. Da sapere tanto per perché poi alla fine è forse più inutile del resto dal punto di vista pratico *_*

Insomma, da noi si fa un sacco di fuffa, e fatta male, non è figo, neanche un minimo di programmazione, quella sarebbe stata utile nella praticità.

Ma anche avessi fatto epistemologia non avrei cambiato idea, sai, il potere di creder quel che si vuole. Vedi, ci stiamo virtualmente scannando con ciò consapevoli che, subito dopo aver postato, te rimani della tua idea ed io della mia. Insomma, una discussione da puri masochisti, tanto che ho aperto il flame, e me ne pento XD

Perché alla fine così va il mondo, e forse se la gente col senno di poi potesse cambiare idea, ora hitler magari sarebbe ricordato per qualche quadro.

Insomma, il mio scopo non è mediare tra due nazioni, né giocare al risiko con i carri armati veri, che manco mi interessa eh, figurati. :-)

 

No, non funziona così...

 

Allora spiegami, dandoti quella definizione che ti ho incollato da wikipedia, come non sia possibile far ciò che ti ho scritto.

Io riprendo quello che tu mi dici, e cioè che la scienza umana differisce dalla filosofia per la ricerca empirica, ebbene, tra la filosofia dell'umorismo e la scienza dell'umorismo mancherebbe solo la ricerca no? *_*

Nel caso dimostrassi in un qualche modo che la filosofia sia vera, potrei parlare di scienza, sempre seguendo quella definizione, che è quella del dizionario all'inizio ma scritta in modo più complesso e completo.

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A me sembra che il discorso sia complicato inutilmente. Scienza è, in generale, la conoscenza la cui esattezza può essere verificata empiricamente. E un'affermazione può essere verificata empiricamente in quasi tutti gli ambiti. Poi è chiaro che è più facile verificare una reazione chimica che una teoria sociale, e questo le pone a priori su scale differenti di esattezza.

Sulla filosofia la dico con Schopenhauer:

 

"La filosofia ha questo di caratteristico, che non presuppone nulla di già noto, ma tutto le è in egual misura estraneo e costituisce un problema: non solo le relazioni dei fenomeni, ma anche i fenomeni stessi, e lo stesso principio di ragione, al quale le altre scienze s'appagano di tutto ricondurre. Da codesto risalire al principio di ragione la filosofia non avrebbe nulla da guadagnare, perché un anello della catena le è sconosciuto come l'altro, e quella stessa maniera di connessione è per lei un problema pari al problema dei termini che essa congiunge; e questi rimangono problemi dopo rilevato il loro rapporto, come prima. Perché, come ho detto, appunto ciò, che le scienze presuppongono e mettono a base delle loro spiegazioni e si stabiliscono come limite, è il vero problema della filosofia; la quale per conseguenza comincia, dove le scienze finiscono."

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