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La lotta contro la discriminazione comincia nel quotidiano?


cassian

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[modbreak=yrian]Segnalo i topic correlati: Identità omosessuale, Quanto l’omosessualità influenza la vostra vita?, Omofobia, Autoghettizzazione, I Gay-Pride[/modbreak]Non ricordo se sul vecchio forum era già uscita una discussione simile, mi rimetto al giudizio dei mods.Voglio condividere con voi un'obiezione che una mia cara amica mi ha mosso oggi dicendo che noi omosessuali faremmo meglio a impiegare le nostre forze non tanto nell'ottenre i pacs, ma nel portare avanti il nostro modo di essere, nel vivere allo scoperto, alla luce del giorno i nostri amori...Lei sostiene che finchè non avremo il coraggio di camminare mano nella mano, farci una carezza o baciarci come fa qualsiasi altra coppia etero, è inutile attaccarsi ai pride, dove si è coraggiosi tutti insieme e per un unico giorno, per poi tornare alle nostre vite nascoste e represse spesso. Stesso discorso coi pacs per due motivi:

  1. [*] Se non esistono coppie gay visibili, dal momento che la maggiornaza emerge solo ai pride, perchè approntare una legge per una realtà sommersa?[*] Non sono i pacs che cambiano il modo di vivere gayo, ma il contrario. Avere i pacs non implica non essere discriminati, derisi o picchiati. Non aggiunge dignità ai nostri sentimenti. Forse il pacs potrà essere una conseguenza invece del cambiamento dell'immagine sociale dell'omosessuale, quando questi si mostrerà (vivrà) come un essere umano alla pari degli altri come capacità, come sentimenti, come potenzialità.[/list:o]Di mio aggiungo, davvero andreste a tenere la mano al vostro partner in ospedale, quando tanti, anche fra i grandi, non hanno il coraggio o la voglia di farlo nemmeno davanti a uno sconosciuto?Che ne pensate? Siamo bravi solo a parole?
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1. Infatti, il pacs è una misura legislativa approntata per venire incontro alle esigenze della Ce, e riguarda ( riguarderà ) in massima parte le coppie di fatto etero, non quelle omosessuali ( che continueranno a vivere nella stragrande maggioranza dei casi una relazione di tipo privato e ' velato ' )

 

2. Il pacs non restituisce all'individuo omosessuale alcuna dignità sociopolitica: è l'estensione ( o l'elargizione, a seconda dei punti di vista ) di un diritto comunque rischiesto a gran voce dalla società ' di maggioranza ' ( cioè etero ) anche ad una minoranza gay, e solo perchè troppe ormai sono le pressioni da parte del restante consorzio civile e dai paesi della Ce.

L'unica verà dignità viene dal riconoscimento pieno del diritto giuridico a prescindere da sesso, età, religione o orientamento sessuale: quando potrò sposarmi ESATTAMENTE come un etero, adottare ESATTAMENTE come un etero, mi convincerò che le tasse che pago ESATTAMENTE come un etero sono ben spese.

 

A te ho tenuto la mano in mezzo alla folla dell'ora di punta. Partecipo ai pride da un decennio circa, non ho mai avuto alcun timore a baciare un uomo alla luce del giorno, anche a quindici anni.

Questa è la mia realtà, per gli altri non posso parlare: ma quello che vedo, in linea di massima, non è esattamente esaltante.

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sn pienamente daccordo con la tua amica... dobbiamo darci una mossa e andare in giro con i nostri, nostre fidanzate mano nella mano senza nessun problema.. nasconderci noi... ma ke si nascondino gl'altri...

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Penso che la tua amica abbia ragione solo in parte, nel senso, il suo discorso non fa una grinza ma la lotta per i Pacs va portata avanti contemporaneamente a ciò che dice lei, non sono due cose separate.

 

[*] Se non esistono coppie gay visibili, dal momento che la maggiornaza emerge solo ai pride, perchè approntare una legge per una realtà sommersa?

Questa cosa la dice anche Dall'Orto, e purtroppo non ha tutti i torti.

Considerato quanti gay repressi ci sono, che negano anche davanti all'evidenza perché si vergognano di se stessi, lui ha detto che pare quasi che in Italia di gay non ce ne siano. Ed è vero.

 

Avere i pacs non implica non essere discriminati, derisi o picchiati.

Questo è verissimo, infatti io, che come è noto mi faccio un sacco di pippe mentali, già mi immagino che se io e la mia ragazza fossimo Pacsate e una delle due finisse in ospedale e l'altra volesse assisterla potremmo sempre trovarci davanti un medico bigotto/a che non riconosce la nostra unione e non ce lo permette.

 

Di mio aggiungo, davvero andreste a tenere la mano al vostro partner in ospedale, quando tanti, anche fra i grandi, non hanno il coraggio o la voglia di farlo nemmeno davanti a uno sconosciuto?

Ma ovvio che sì. Ma ti pare che la mia ragazza fa male e io mi faccio paranoie di chi mi vede?? Chi fa così evidentemente ha più paura che amore dentro di sé, e per come la penso io, si meriterebbe di marcire nella solitudine della sua repressione.

 

Che ne pensate? Siamo bravi solo a parole?

Io no. Io sono bravissima.

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Facile a dirsi, difficile a farsi, si sa. Il coraggio, il fuoco pian piano va scemando: dover affrontare una dura realtà provinciale non è cosa semplice. Non ho mai avuto problemi a farlo in città grandi e lontane da casa. Ma qua...

 

Qua è diverso: anche se ostento la matita sotto gli occhi la sera, camminare mano nella mano con qualcuno è assai arduo. Manca la forza, manca la voglia di farsi il cuore in cemento armato ad ogni sguardo ricevuto, ad ogni risatina sommessa o ragliante. Manca la voglia di essere additato, omaggiato di parole (alle spalle), d'accollarsi una croce pesante da trascinarsi giorno dopo giorno.

 

Col tempo verrà l'accettazione? Penso piuttosto, nel mio caso di gay di provincia, che col tempo troveranno il mio indirizzo....

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io nn avrei paura a farlo è solo ke in vita mia ho avuto un solo ragazzo e lui aveva paura a baciarmi perfino in una stazione deserta...

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io nn avrei paura a farlo è solo ke in vita mia ho avuto un solo ragazzo e lui aveva paura a baciarmi perfino in una stazione deserta...

So cosa certe persone sarebbero capaci di fare, e vorrei comunque evitare di trovarmi in situazioni sgradevoli se non pericolose... Insomma anche io i problemi me li faccio eccome proprio perchè HO PAURA, anzi non capisco E INVIDIO chi non si fa nessun problema a baciare e stringere la mano in pubblico al proprio ragazzo.

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  • 3 weeks later...

Credo che sia inevitabile che ci sia un po' di timore, ma non tanto paura fisica di chissà cosa, ma paura delle parole esoprattutto delle cose non dette... soprattutto nei piccoli centri.

Io abito a Roma che è tutt'altroche un piccolo centro, ma nonostante ciò è comunque piccola quando si è in quei momenti o situazioni in cuisi vorrebbe essere in un angolo sperduto di mondo.

d'altrocanto credo che con l'amore si passi sopra a tante cose...... è una questione di priorità... non ho mai avuto vere storie in cui potermi scambiare effusioni in pubblico... siolo una una volta... e la mano per strada c'è scappata anche insieme ad altre persone...durava qualche secondo è vero, ma nn stavamo nemmeno insieme... di sicuroc'era un trasporto.... Insomma credo che con un sentimento e una persona vicino che ci aiuti e che si faccia aiutare da noi i problemi diminuiscano e non sebrino più così insormontabili come possono apparire inizialmente.

 

Se il PASC ci aiuterà?

Nonsaprei... forse si però.... ci sarebbe una legalizzazione, un pezzo di carta... uno stupidissimopezzo di carta che a fronte di un sentimento non vale nulla, ma potrebbe essere utile a zittire i famosi bigotti....

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  • 10 months later...

Riporto anche a voi una riflessione scritta ieri dal presidente dell'Arcigay di Pistoia, Matteo Marliani, con la speranza che possa essere utile :P

L'originale è qui: http://nuke.lagiraffa.org/Articoli/tabid/93/Default.aspx

 

Alcuni si risentiranno per questo titolo, tratto dal “Talmud”.

 

Non è certo mia volontà offendere le sensibilità di nessuno, ma solo riflettere e far riflettere sui i diritti che gay, lesbiche bisessuali e transessuali rivendicano.

 

La prima riflessione è rivolta proprio alle persone GLBT, a loro chiedo appunto, “se non noi chi? Se non ora quando?” per quanto ancora ci abbasseremo e diremo, non è ancora il nostro momento, non possiamo ancora chiedere o pretendere tutto.

 

Mi si conceda un paragone, forzato forse, ma io credo calzante, forse irriverente, ma molto indicativo.

 

Guardiamo al passato, neanche lontano, e guardiamo ad un altra terra, un' altra cultura, una stessa situazione.

 

Non posso che pensare ad un termine, da alcuni ormai dimenticato, che a me ancora oggi fa rabbrividire, “apartheid”, penso non solo a quella del Sud Africa, dove fu abolita solo nel 1990 ma anche a quella degli USA, molto più raccontata nei film, e nei racconti, forse perché abolita da un po' più di tempo.

 

Non erano molti gli afroamericani che credevano ingiuste le leggi razziali, in vigore fino alla fine degli anni '60, molti sicuramente con giustificati motivi, pensavano molto più alla sopravvivenza, che non a sedersi dove volevano su gli autobus, o poter entrare dove volevano, pochi erano i neri a cui interessasse sposare una bianca o viceversa, ed ancora meno erano i bianchi interessati a sposarsi con i neri.

 

Questo però oggi non rende meno gravi quelle leggi, che di fatto rendevano dei cittadini, meno cittadini degli altri, e tanto più, Martin Lhuter King, e tutte le persone che credevano in lui, si avvicinavano al primo passo verso l'uguaglianza, tanto più prendevano forza, movimenti di opposizione, di cui la massima espressione fu il KKK, e tanto più aumentavano le violenze, verso coloro che OSAVANO, chiedere dei diritti, quello al voto, quello alla libertà, quella ad una esistenza civile.

 

“se Dio ci ha creati Bianchi e Neri, è per tenerci separati, non certo per mischiarci, creando il caos” era una frase ricorrente in quegli anni, cosi i bianchi si giustificavano, e cosi forse anche molti neri, subivano in silenzio.

 

“se Dio ci ha creato uomini e donne, è per un motivo, non potete chiedere di essere considerati, come una coppia normale” cosi molti dei nostri oppositori, ci dicono oggi, ben poco è cambiato quindi, siamo, a mio avviso, nella stessa identica situazione, niente di nuovo sotto il sole, nulla di nuovo al cospetto di Dio.

 

Le nostre battaglie, “per i diritti civili”, sono le stesse di allora, siamo i nuovi discriminati, certo possiamo votare ed essere eletti, possiamo anche avere i nostri locali, possiamo apparire in televisione, addirittura da qualche anno esistiamo, ma tutto questo ci basta? È davvero così libero questo paese per noi? Io non credo che lo sia, lo sarà il giorno in cui io non avrò più bisogno di andare all'estero per far valere i miei diritti, lo sarà nel giorno in cui tutti saremo davvero uguali davanti alla legge.

 

“io ho sempre davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.”

 

il mio sogno è che un giorno gay, lesbiche, transessuali, tutti uomini e donne, potranno dirsi davvero liberi, potranno davvero dirsi uguali, potranno davvero vivere in questa società a testa alta, potranno sposarsi ed avere figli, senza la paura del dileggio, del diniego, dell'partheid.

 

Se non noi chi? Se non ora quando? Care amiche, e amici etero, gay, lesbiche, transessuali, come possiamo dirci liberi, civili, e felici, se anche uno solo di noi è discriminato per la sua natura.

 

Cosa aspettiamo a farci sentire davvero, ed urlare con la voce della ragione, della non violenza e della giustizia, fin dove vogliamo arrivare prima di essere davvero tutti liberi? Cosa o chi vogliamo aspettare? Per questo io mi chiedo, se non noi chi? Se non ora quando?

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Guest Irish Dragon

Siamo omosessuali\bisessuali\transessuali che spesso per paura o disinteresse, non guardano al di là del proprio orticello. Prima di questo, siamo persone che spesso non sanno farsi rispettare e far si che chi è come noi o "diverso" da noi, possa ottenere altrettanto... probabilmente, prima del farci rispettare come omosessuali o appartenenti a delle categorie spesso discriminate, dovremo farci rispettare come persone e come esseri viventi... il problema è che se neanche c'è neanche la voglia di far questo o di far si che avvenga (perché parliamoci chiaro, un sondaggio o una manifestazione ogni tot, di certo non aiuta), allora non ci si può lamentare o risentire.

Ci si nasconde dietro a parole e fatti, lasciando che tutto vada alla deriva... veniamo spesso inchiappettati moralmente parlando e difficilmente ci si "ribella" o si combatte per un qualcosa che non vedrà la luce da sola... la realtà dei fatti è quella che è e ci si rintana dietro al proprio piccolo, fatto di segnali e gesti in codice.

Se alla repressione e alla discriminazione si unisce il reprimersi e il discriminarsi a vicenda, non otterremo poi molto, no?

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E' vero, la situazione è spaventosamente simile a quella degli schiavi neri di un secolo fa... ma è differente per noi, per il paese in cui viviamo. Certo, potremmo stare peggio, potremmo essere nati in uno di quei paesi dove i gay vengono lapidati... ma di sicuro, non ci troviamo nella terra ideale dell'uguaglianza e della libertà. Forse un giorno, anche questa barriera sarà abbattuta, e questi tempi saranno guardati con gli stessi occhi di chi oggi guarda gli anni dell'apartheid, ma temo che non accadrà domani né dopodomani... Il fatto è che non ci sono eserciti, oggi, ma solo combattenti solitari. La generazione delle rivoluzioni è stanca, non ha più motivi di lottare, si è costruita la sua vita. La generazione appena diventata adulta, ha trovato un mondo già fortemente cambiato grazie agli anni '60, e non è abituata a far sentire la sua voce per cambiare le cose, preferisce la filosofia "tanto io vivo come pare a me e del mondo me ne frego". Gli schiavi neri non potevano "fregarsene", per loro il via libera della società era un passaggio obbligatorio, ma oggi le cose sono diverse... e penso che questa "evoluzione" nasconda un grandissimo pericolo di menefreghismo.

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Guest SlowSuicide17

Era una cosa su cui riflettevo giusto ieri dopo che un mio compagno ha fatto una tirata assurda contro i gay...che cosa aspettiamo a farci sentire seriamente?

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Domanda legittima e da me condivisa pienamente: che cosa stiamo aspettando? Ci calpestano, ci sputano addosso ogni sorta di schifezze verbali, ci pestano a sangue. E noi non reagiamo. Aspettiamo che la situazione cambi da sola! Ma quando cambierà se non iniziamo ad agire con la forza?!

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E' già leggermente cambiata rispetto a quando dell'omosessualità non si parlava neppure, e il 99% dei gay era nascosto persino a se stesso. Oggi si vive male, ma si sopravvive, e molti si accontentano di questo.

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Guest Irish Dragon

Domanda legittima e da me condivisa pienamente: che cosa stiamo aspettando? Ci calpestano, ci sputano addosso ogni sorta di schifezze verbali, ci pestano a sangue. E noi non reagiamo. Aspettiamo che la situazione cambi da sola! Ma quando cambierà se non iniziamo ad agire con la forza?!

 

Lo fanno perché viene permesso. Perché tanti di noi, invece di combattere e farsi forza, preferiscono sentirsi in colpa e accettare TUTTO. Si preferisce vivere una sorta di normalità e fottersene del resto, che tanto alla fine "qualcuno" ci penserà (e ne ho sentita di gente ragionare così)

Non parlo dell'unirsi ad associazioni o manifestare, ma al farsi rispettare, provarci quanto meno... possiamo gridare finché ci pare, ma se continueremo a guardare il nostro tornaconto personale senza metterci in gioco, difficilmente faremo qualcosa di utile per noi stessi e quanto viviamo.

Non dico tutti, non dico sempre, ma almeno provarci... è molto più costruttivo insegnare il rispetto (in noi stessi e negli altri) e crederci, piuttosto che imporsi come un qualcosa che ancora non viene accettato del tutto.

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  • 1 month later...

non ha tutti i torti...ma la realtà, anche se sommersa, c'è e quindi va tutelata (in altri casi combatuta)...non solo i gay e quant'altro ma tutte le realtà...

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Il PACS non è una bacchetta magica, è uno strumento normativo che serve per regolare alcuni aspetti della vita di coppia grantendo dei diritti e delle granzie anche verso terzi.Il PACS NON è il riconoscimento delle coppie di fatto, perché prevede una volontà espressa della coppia che stipula un accordo (nel modello francese depositato in tribunale) dal quale discendono alcuni diritti e doveri reciproci e alcuni diritti e garanzie nei confronti dei terzi e della società. Un Patto. una sorta di contratto, che vuole essere uno strumento più flessibile e moderno del matrimonio tradizionale per rispondere alle esigenze e allo spritio delle famiglie contemporaneee, spesso refrattarie a vincoli troppo stringenti.Se venisse introdotto anche per le coppie omosessuali risolverebbe certamente alcuni aspetti pratici, ma non eliminerebbe del tutto la discriminazione e il senso di esclusione che ne deriva. in §questo concordo molto con rossogiuda...

L'unica verà dignità viene dal riconoscimento pieno del diritto giuridico a prescindere da sesso, età, religione o orientamento sessuale: quando potrò sposarmi ESATTAMENTE come un etero, adottare ESATTAMENTE come un etero, mi convincerò che le tasse che pago ESATTAMENTE come un etero sono ben spese.
Altra cosa è il costume sociale e la discriminazione nella vita quotidiana. Una legislazione veramente egualitaria e una classe politica che si facesse avanguardia modernizzatrice nell'estensione dei diritti, come è successo in altri paesi in cui i governanti sanno assumersi i rischi di decidere e di farsi portatori una battaglia in cui credono, sarebbe certamente utile a modificare il costume. Ma non sarà mai l'elemento unico o centrale.Anzi proprio la costatazione che la nostra classe politica è pavida, immatura e inadeguatata ci deve spingere a fare noi stessi, nella nostra vita quotidiana la nostra parte. Smettere di avere paura, mostrasri a viso scoperto in coppia o soli come gay sereni, attivi nella società, nel lavoro, nello studio, portatori di valori e ideali, come siamo tutti noi aiuterebbe anche i meno coraggiosi a trovare il coraggio e aiuterebbe tutti gli "etero2 a cominciare dalle nostre famiglie, dai nostri amici, dai colleghi di lavoro, a capire meglio le come siamo (che non siamo mostri a 3 teste!!) cosa vogliamo, che l'unica cosa che ci interessa è vivere come loro alla luce del sole la nostra vita, senza il continuo bisogno di doversi nascondere, di doversi vergonare etc...Ribadisco sono le piccole cose, i piccoli gesti quotidiani che diventano abitudini libere per tanti, che cambiano i modi di pensare collettivi.
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hai ragione Milziade...pienamente ma la legiferazione dei pacs aiuta a far accettare, gli da uno starter, un via...ma a parte gusti sessuali, i gay, lesbiche sono persone normali e quindi buone e poco buone...quello che dici tu sarebbe bello ma è un utopia, secondo me...e non tutti hanno il coraggio, la forza di esporsi così...la vedo così, forse un pò troppo pessimistica, ma la vedo così

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Certo la legge sul PACS potrebbe essere un punto di partenza, ma il Governo non è intenzionato a farla. E allora dobbiamo continuare a lottare per vedere riconosciuti i nostri diritti e la piena eguaglianza.Naturalemente non tutti hanno il coraggio di uscire allo scopeto, ma se chi ne sente la necessità prende coraggio e lo fa darà coraggio ad altri che ne potranno seguire l'esempio... Bisogna inizare da qualche parte.Io quando sono stato in coppia sono sempre andato in giro mano nella mano col mio ragazzo, perché lo vivevo come la cosa più naturale per me in quel momento e perché lo sentivo come un atto di affermazione: "io ci sto" anzi "noi ci staimo"... Una volta mentre ci stavamo baciando un poliziotto venne e ci ci chiese di smettere... e io "perché è reato?" "no" "allora ci lasci stare e faccia il suo lavoro"...Non tutti avrebbero risposto a quel modo, lo so, ma io spero, che quel polziotto che ha avuto la sfortuna di beccarmi si guardi bene la prossima volta a fare il troppo zelante!!! :rotfl:

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la mia era un'aggiunta, non una critica (anche se forse i toni...) e condivido il tuo pensiero su questo punto...è questo tipo di persone che invidio... :rotfl:

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Se non esistono coppie gay visibili, dal momento che la maggiornaza emerge solo ai pride, perchè approntare una legge per una realtà sommersa?
perché così aiutamo la maggioranza ad emergere.
Non sono i pacs che cambiano il modo di vivere gayo, ma il contrario. Avere i pacs non implica non essere discriminati, derisi o picchiati. Non aggiunge dignità ai nostri sentimenti. Forse il pacs potrà essere una conseguenza invece del cambiamento dell'immagine sociale dell'omosessuale, quando questi si mostrerà (vivrà) come un essere umano alla pari degli altri come capacità, come sentimenti, come potenzialità.
la dignità di sentimenti la fanno le persone smettendo di fare i velati e i puttanieri e dando quindi l'immagine stereotipo del gay = squallore. per il resto la realtà del pacs farà in modo che molti possano uscire allo scoperto e dunque far apparire ancora più normale e quotidiana la coppia omosessuale.
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Non sono i pacs che cambiano il modo di vivere gayo, ma il contrario. Avere i pacs non implica non essere discriminati, derisi o picchiati. Non aggiunge dignità ai nostri sentimenti. Forse il pacs potrà essere una conseguenza invece del cambiamento dell'immagine sociale dell'omosessuale, quando questi si mostrerà (vivrà) come un essere umano alla pari degli altri come capacità, come sentimenti, come potenzialità.

 

2 cose:

 

vivere non è mostrarsi;

 

la dialettica "la legge influenza o sancisce la realtà sociale" (giusnaturalismo/giuspositivismo) purtroppo è indecidibile;

 

io invece spezzerei una lancia anche in favore dei velati e dei puttanieri, il rispetto è a monte delle categorie...

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Guest equalmarriage

Ciao a tutti!Io non sottovaluterei in quel modo il potere della legge. Laddove si creano i PACS per le coppie extra-matrimoniali etero e gay che vogliono ufficializzarsi vincolarsi, vieni riconosciuto dalla collettività in quanto persona che può dar vita a formazioni sociali degne di poter essere sancite dalla collettività, tutelate e rese opponibili a terzi; questa non è una cosa da niente ma è l'amministrazione statale che, sconfessando molti antichi pregiudizi e quindi lanciando un forte messaggio di accettazione e inclusione, migliora la tua vita nella collettività non solo dandoti più opportunità burocratiche o legate a avvenimenti estremi come le visite in ospedale e carcere ma pure riconoscendoti di fronte al resto della collettività (amici, parenti, vicini, colleghi, estranei, ecc) in quanto persona non più tanto legata all'immagine stereotipata dello scherzo della natura capace solo di sculettate e torbidità.La legge cambia anche in conseguenza ai cambiamenti sociali, è vero... ma dire che la legge non può influenzare il modo in cui sei considerato, e quindi il modo in cui ti relazioni con il contesto sociale, non mi trova affetto d'accordo. E' uno scambio... un'interazione. In ogni caso, io lotto non solo per i Pacs ma anche e soprattutto per la piena inclusione nell'istituzione matrimonio. Solo l'apertura del matrimonio, adozioni e procreazione assistita incluse, è parità etero-gay.

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principio di eguaglianza, combiamento nella società > legge sulle coppie gay > combaimento nella società > matrimonio gay > cambiamento nella società > adozione per i gayQuesta può essere una schematizzzione semplicistica ma secondo me ha alcune basi che aiutano a capire quel che penso.Tra leggi, principi e società ci sono dei rapporti reciproci. Una legge sulle coppie, un risonoscimento ufficiale dei matrimoni ha certamente un influenza forte sull'organizzazione sociale, sulla percezione e sull'autopercezione di un gruppo, sul senso comune di ciò che è ammissibile ciò che non lo è eccetera.Certo una legge per essere approvata deve trovare un tessuto sociale e delle basi di principio condivise pronti ad accoglierla.In Spagna non sarebbe stato possibile approvare in un botto la legge sui matrimoni gay se non ci fosse una società dinamica e aperta e che era pronta ad accogliere questa rivoluzione. D'altro canto proprio l'approvazione della legge col dibattito che l'hja preceduta e l'ha seguita ha certamente cambiato la percezione degli spagnoli su questa tematica facendoli diventare orgogliosi sostenitori della modernità della loro legislazione in materia, mentre la concreta applicazione quotidiana della legge ha dato visibilità e corpo a dei diritti prima non riconosciuti rendendone evidente e palese l'esigenza, la non pericolosità e l'inclusione sociale.In Francia, l'approvazione del PACS nel 199 fu precduto da infuocate polemiche e necessito di un doppio voto in seno all'Assemblea nazionale a causa dell'opposizione del Senato. Ebbene adesso a 7 anni di distanza, non solo lo shock è stato riassorbito, ma la società e tanto cambiata che la destra francese sostiene modifiche migliorative del PACS, mentre la sinistra promuove esplicitamente matrimonio e adozioni omosessuali. Questo è il caso di una legge che ha modificato il costume e la realtà sociale di un Paese. Simili passaggi si sono, per esempio avuti in Belgio e in Olanda.Allora la questione non è se viene prima l'uovo o la gallina. Cioè se è necessario prima un cambiamento della società o prima una legge. I rapporti sono biunivoci, e ciascuno di noi, nel suo piccolo, col suo lavoro, nella sua cerchia può contribuire a modificare la percezione sociale del problema, e se la politica facesse la sua parte approvando una legge dignitosa e seria in proposito farebbe la sua parte: da un lato risponderebbe a delle richieste reali e a un problema di principio, dall'altro darebbe un contributo, finalmente positivo all'evoluzione sociale del nostro Paese.

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