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Suicidio. Ci avete mai pensato?


Fabio Castorino

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Io non ci ho mai pensato, sono sempre stata dell'idea che tutto può essere superato. Per me la vita ha molto valore, nonostante la mia giovane età l'anno scorso ho passato una brutta malattia (per fortuna risolta :) ) che mi ha messo a contatto con un reparto dell'ospedale dove molti purtroppo non ne escono. Questo mi ha fatto riflettere ancora di più sull'importanza della vita e di crederci sempre. Ho visto gente che voleva vivere ma non ce l'ha fatta e non riesco a concepire che una persona sana per un qualsiasi motivo (anche ritenuto grave al momento) rinunci all'opportunitò preziosa della vita.

 

Il mio è un pensiero personale, non ha nulla di religioso essendo totalmente atea

 

[Certo se si parla di eutanasia in stato di malattia terminale quello è un altro discorso e non lo chiamerei suicidio...]

Edited by Kiwi
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Tra un quindicenne scopertosi da poco gay che un pomeriggio si impicca ad una trave in soffitta e un cinquantenne gay velato che ha fatto carriera come politico cattolico omofobo, voi chi rispettate di più?

 

Penso che siano due casi estremi e poco fortunati. Ma spero che non sia questa la scelta-tipo che si presenti ad un giovane omosessuale oggi in Italia, se suicidarsi o diventare un gay omofobo.

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Mi spiace quanto i precedenti abbiano interpretato ... il caso proposto è generico..( io ho 21 anni, sono unos tudente universitario ...non è riferito a me) .. certe cose nella vita si cmabiano e altre ci sono date punto e basta ...come la famiglia di nascita...... è un problema etico ... e io personalemnte ammiro entrambe le scelte credo che nn si possa capire certe situazioni finche nn le si vive.... ovviamente ognuno è libero di pensare quello che vuole

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in ogni caso entri membro di un associazione e metti la tua faccia, così che tutti possano vedere quel che vivi ogni giorno ecc..

inoltre pare che i suoi problemi erano in buona parte passati o in via di miglioramento..

insomma dovrebbe dare sostegno per chi è ancora incasinato ecc..

invece suicidandosi ha buttato fango sopra tutto quello che dice, che ha fatto... e il messaggio che sembra trapelare fuori è che non c'è speranza.

 

Esatto

 

 

Il fatto che lui abbia registrato un video di incoraggiamento non significa che lui stesso fosse pienamente stabile e scevro da qualsivoglia insicurezza. Ha elargito un messaggio che in parte era rivolto anche a se stesso, quasi come per dire "Facciamoci forza insieme, passerà".. Purtroppo, il dolore e il peso l'hanno sopraffatto.

 

 

 

Ok, ma allora, se non aveva ancora superato il suo problema, poteva evitare di fare il testimonial: è come se una testimonial animalista si facesse beccare in giro con la pelliccia di visone. In un attimo, con un solo gesto, butterebbe via l'impegno passato, oltre a screditare il gruppo presso il quale militava

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Mai pensato al suicidio. Ho vissuto momenti bruttissimi e di disperazione ma ho avuto la forza per andare avanti. Andavo avanti non per me ma per le persone a cui volevo bene. Di me non importava nulla, ma al suicidio non ho mai pensato. Ora, fortunatamente, va benissimo :)

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Avendo quasi fatto parte della prima categoria, posso comprendere pienamente ma non del tutto chi ricorre ad un gesto estremo quale il "togliersi la vita". Spesso sono arrivato molto vicino a questa situazione, perchè non vedevo via di scampo a quella che consideravo una prigione. L'ultima volta ero arrivato a scrivere una lettera d'addio ai miei (poi cestinata non appena terminata), e fu il giorno prima dello scorso capodanno, pochi giorni prima del mio CO con i miei amici (CO in seguito ben riuscito :D).

 

Schifo totale invece per chi si fa scudo con il razzismo e l'omofobia per le proprie insicurezze, soprattutto se queste sono provocate dall'omosessualità. Ero represso anche io, è vero, ma non a livello tale da non rispettare (e invidiare) chi aveva avuto il coraggio di venire allo scoperto, e quindi degli altri gay.

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qualcuno ha riportato precedentemente l'aforisma di shopenauer, verissimo a parer mio.

un mio amico qualche anno fa ha deciso di finire la sua vita, non lo ha fatto per un infermità fisica,

nemmeno per una relazione sbagliata

lo ha fatto perché i sensi di colpa lo divoravano, le persone che lo amavano avevano sofferto in precedenza per lui

e lui ha pensato che il mondo sarebbe stato migliore senza di lui,

 

era qualcosa che premeditava da tempo,

non aveva mai detto niente ma negli ultimi tempi restava sempre da solo, da ateo che era iniziò ad andare in chiesa quando era vuota e non c'era

la messa, iniziò a lasciarsi andare, non mangiava piu, se avesse continuato così sarebbe morto per cause naturali..

ma ha fatto tutto in fretta e in silenzio

 

la sua era una malattia, o come la si voglia chiamare

ma era la persona che conoscevo che più amava la vita e gli altri

li ha voluti liberare dal mostro che si sentiva di essere,

sbagliando, perché era una persona eccezionale.

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Fino all'inverno scorso ci ho rimuginato parecchio sul suicidio

A livello mentale e meramente intellettivo pensavo fosse la cosa più giusta e sensata da fare (per ragioni che di certo non mi dilungo a spiegare qui )

ma con il cuore o non so cos'altro ripudiavo questa idea e non ho mai tentato di metterla effettivamente in pratica

Oggi parte dei problemi che mi avevano spinto a considerare il suicidio un ipotesi ragionevole ci sono ancora ma mo col cazzo che ci penso a suicidarmi :)

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Io ho pensato diverse volte al suicidio, una di queste ero pronto a farlo però mi sono fermato all'ultimo momento. Mi sono reso conto che è l'atto più egosita che una persona possa fare e che dovevo fare così tante cose prima di farla finita che mi sono ripromesso di non provarci più.Tuttavia i motivi che mi hanno portato a tentare il suicidio non sono legati all'omosessualità ma ad altri problemi.

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Fermo restando che la cosa più giusta da fare è quella di rimanere vivi e lottare per i propri diritti, non potremmo pensare che la scelta di questi ragazzi sia in qualche modo più "degna", nel senso di più rispettosa della propria dignità di persone, rispetto a quella di chi si piega ai ricatti morali e diventa lui stesso complice della propria persecuzione?

 

"Degno" è fare le valige e andarsene via di casa, spaccarsi il culo o darlo via per sopravvivere con i propri mezzi.

Ammazzarsi non risolve nulla, non c'è niente di degno o indegno nel farlo: è come staccare la spina al videogioco perché i cattivi ci vessano troppo e le cose non vanno come vorremmo vederle andare. Chi si ammazza esce dal gioco, fine della storia.

Non può più dimostrarsi né degno né indegno perché solo le persone vive hanno la possibilità di esserlo, e lui ha preferito rinunciare a quella possibilità.

 

Tra un quindicenne scopertosi da poco gay che un pomeriggio si impicca ad una trave in soffitta e un cinquantenne gay velato che ha fatto carriera come politico cattolico omofobo, voi chi rispettate di più?

 

E sempre nell'ottica espressa in precedenza, un paragone simile non ha minimamente senso: il ragazzino suicida non c'è più, è morto, andato, non è più un giocatore, mentre il cinquantenne velato lo è ancora. Probabilmente il ragazzino sarebbe potuto divenire migliore del cinquantenne, avrebbe potuto fare grandi cose e dimostrarsi un'ottima persona, ma ha rinunciato a quella possibilità togliendosi la vita, mentre magari il cinquantenne si risveglierà un domani e scoprirà d'essere una persona di merda, decidendo di migliorasi e divenendo l'ottima persona che il ragazzino suicida non può più essere.

Edited by Woland_88
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  • 4 weeks later...

la maggior parte dei suicidi sono la conseguenza di una depressione che è una malattia che va curata da uno psichiatra, il medico specialista per le malattie psichiche.

 

pensieri suicidi o desiderio di morire sono uno dei possibili sintomi che una depressione può causare in una persona.

 

una depressione può venire indotta da circostanze difficile che una persona sta vivendo in un dato momento della sua vita, i gay sono forse più esposti per questo ad essere depressi per le maggiori difficoltà che la vita può riservare loro.

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  • 3 weeks later...

Domani dirò addio per sempre ad un amico che ha compiuto la scelta più estrema della sua vita. Non avremo mai risposte a cosa abbia indotto una persona così a decidere che non valesse più la pena di vivere. Forse è vero, chi lo fa non lo annuncia e chi ne parla non lo farà mai.

Sono andato a casa sua credendo di trovarlo incazzato con il mondo e desideroso solo di starsene per i fatti suoi e in silenzio radio, quel silenzio che ci stava facendo preoccupare... e invece ho dovuto osservarlo, inerme, come non avrei mai voluto accadesse.

Ci vuole tempo per realizzare che è tutto vero, che quello che "accade sempre ad altri" sta accadendo a te, che non farai mai più un'ora di chiacchiere rientrando a casa dalle riunioni e dalle serate, che quell'uscita che volevi proporgli per fare quattro chiacchiere rimarrà solo un pensiero.

 

Questo post, lo so, aggiunge poco alla discussione e come moderatore dovrei cestinarlo. Appena avrò anche solo una risposta decente e IT provvederò a scrivere qualcosa.

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vorrei chiederti se questo tuo amico che si è ucciso ti sembrava depresso, se sai se ad esempio avesse problemi finanziari con strozzini o altri, se avesse problemi sul lavoro o nella vita sentimentale, se sai se ha avuto una infanzia / adolescenza difficile.

 

insomma se tu ora puoi identificare una specie di motivo per il suo suicidio.

 

quanti anni aveva se posso chiedere ?

 

si stima che il 90% dei suicidi sono causati da una depressione, in questo senso non è una libera scelta ma una conseguenza di una malattia un po' come se qualcuno muore d'infarto improvvisamente.

Edited by marco77
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No, non sembrava assolutamente depresso, era iperattivo. Co-fondatore di Rete Genitori Rainbow, appena eletto da alcune settimane Coordinatore del Torino Pride, padre di una bambina stupenda...

 

Certo, come tutti aveva i suoi grattacapi, ma nulla che fosse insormontabile. Aveva 38 anni, ed era uno dei ragazzi gay più sereni che conoscessi. Ma forse a volte vediamo solo la maschera...

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privateuniverse

"Bisogna rispettare il dolore che non ha parole, il diritto che non ha difesa."

 

Io non ci ho mai pensato seriamente. Per molto tempo, da ragazzo, il mio stato d'animo prevalente era il desiderio di non essere mai nato ma, in qualche modo, desideravo combattere.

 

Con gli anni le cose sono cambiate; tutto sommato credo di amare la vita come si ama qualcuno che non ci ricambia.

 

Nel profondo credo di essere convinto che, nella vita, ci sia qualcosa di profondamente positivo. Ma forse la penserei diversamente di fronte a una grave malattia, a un'atroce sofferenza fisica.

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sia chiaro che io non voglio fare una diagnosi. Voglio però solo dire che ci sono le depressioni bipolari in cui il malato alterna periodi di iperattività (in cui il malato si sente superdio, onnipotente, lavora moltissimo, fa molto sesso per dire, parla velocemente come una macchinetta, sta sempre in movimento, ha moltissima energia,...) a periodi di profonda depressione. Questi malati devono prendere dei farmaci di stabilizzazione dell'umore per evitare questo oscillare del loro umore tra iperattività e depressione. Nelle fasi depressive inoltre credo vengono dati anche altri antidepressivi. Il tutto deve essere accompagnato da colloqui con lo psichiatra. La depressione bipolare è una brutta malattia che ha risvolti nella vita privata e professionale delle persone che ne sono colpite.

 

l'ho citata perchè hai detto che era iperattivo. Le persone con una malattia psichica hanno la tendenza a nasconderlo o non accettare la diagnosi e questo potrebbe essere un motivo per cui a te lui sembrava equilibrato.

 

come detto non è mia intenzione fare una diagnosi ma solo dire una possibile causa tra altre cause possibili.

 

Edit: su un altro sito gay italiano viene ricordato e ho guardato alcune trasmissioni a cui ha partecipato. Era un ragazzo molto simpatico e non sembrava per niente depresso.

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Ho una cara persona che soffre di depressione bipolare, è una brutta bestia e con l'età aumenta la frequenza degli attacchi, tuttavia se si ha la fortuna di essere seguiti dai familiari e di avere un bravo psichiatra si può vivere una vita completa e normale.

 

Un caro saluto e una preghiera, alle persone che non sono più qui, e a quelle che stanno lottando.

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Era un ragazzo molto simpatico e non sembrava per niente depresso.

Molto spesso chi fa questa scelta agli occhi della gente sembra "felice"... tanto più uno è depresso e tanto meno lo vuole mostrare perché vuole cercare di distrarsi, non pensarci, vuoel cercare un po' di felicità quando sta con gli altri... ma a volte tutti i tentativi falliscono e ad un certo punto la voglia di provarci muore...

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l'ho citata perchè hai detto che era iperattivo. Le persone con una malattia psichica hanno la tendenza a nasconderlo o non accettare la diagnosi e questo potrebbe essere un motivo per cui a te lui sembrava equilibrato.

 

 

Lasciagli il diritto di essere morto per un DISAGIO. Un disagio estremo che porta alla più drastica delle soluzioni.  

 

Non è la prima volta che mi tocca riprendere questo tuo modo di fare in cui la psichiatria ed il farmaco siano la soluzione, marco77, atteggiamento che in questo caso non è per nulla corretto nei confronti della sofferenza.

Un po' come quei giovani gay che si suicidano ed improvvisamente agli occhi della società vengono presentati come "eterosessuali tacciati di esser gay" stai dando un colpo di spugna alla vita ed alle decisioni di una persona REALE ipotizzando fosse un malato psichico. 

Puf. 

 

Buttato al vento, come un mucchio di cenere. Idee, desideri, emozioni, tutto ridotto a "potrebbe esser stato un bipolare". Pensa che piacere .

 

Non credo sia terreno e momento di ipotizzare le cause di una morte, per di più così fresca, perchè non siamo nei momenti di discussione in aula dei casi d'attualità che spesso si fanno alle scuole medie ed il "se fosse" lo trovo sgradevolmente irrispettoso, seppur non conoscessi il ragazzo in questione.

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dovresti definire cosa è un disagio per ipotizzare una morte per disagio.

 

http://www.dizionario-italiano.org/Disagio

 

io non ho mai sentito nessuno che muore per disagio. sarebbe il primo caso che sento ma la possibilità che sia morto per disagio io glie la lascio come qualsiasi altra possibilità pensabile.

 

non trovo irrispettoso fare un'ipotesi compatibile con il 90% dei suicidi cioè il 90% dei suicidi è in un qualche modo depresso. è un dato obiettivo che fa riflettere.

 

la psichiatria non è la soluzione ma spesso fa la diagnosi giusta e non vedo perchè non è corretto dirlo. le malattie psichiche come quelle fisiche fanno soffrire, mi sembra un fatto incontestabile.

Edited by marco77
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Non ce ne sarebbe stato bisogno, il concetto di disagio è ben comprensibile da chi vuole comprenderne il contesto, ma tant'è che se vogliamo usare una delle espressioni riportate dal tuo link, la migliore è "Sensazione di mancata consonanza con l'ambiente circostante".

 

Questa frase dice tutto e racchiude forse tutti i segni più profondi di sofferenza. E la sofferenza non è un cervello rotto.

 

La psichiatria fa ottime diagnosi in materia di disturbo - macchina. Là dove la macchina è rotta, e per macchina intendo il cervello, si può diagnosticare il problema. In tutti gli altri casi è impossibile ed arrogante da parte di una scienza tentare di incasellare l'emotività. C'è da dire che purtroppo gran parte del DSM non tratta di disturbi-macchina ma tenta di incasellare -lasciando perdere in che modo- sintomi di un'emotività condotta fuori strada da una causa vera, reale, non riconducibile a un difetto di fabbrica del cervello.

 

Quindi, liquidare la morte autoindotta come segno di un disturbo psichico è annullare le esigenze non soddisfatte di quel ragazzo, che invece ha diritto- in quanto essere umano dotato di corpo e di mente (o anima, chiamiamola come vogliamo)- anche da morto di urlare la propria legittima frustrazione contro qualcosa che l'ha portato a quel punto.

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io all'anima non ci credo (beninteso altri possono credere altre cose da me). per me cervello = mente.

 

il cervello è l'organo più plastico e la sofferenza non è un cervello rotto, come una malattia psichica non è un cervello rotto. una malattia psichica non è un difetto di fabbricazione del cervello. Come il cervello funziona esattamente non si sa e per questo non si sa neppure esattamente da dove vengono le malattie psichiche.

 

ci sono predisposizioni genetiche e cause ambientali. il resto si sa poco.

 

parliamo un linguaggio diverso io e te e ci capiamo poco su questo tema, per questo ci sono incomprensioni tra noi sul tema penso.

 

"Quindi, liquidare la morte autoindotta come segno di un disturbo psichico è annullare le esigenze non soddisfatte di quel ragazzo, che invece ha diritto- in quanto essere umano dotato di corpo e di mente (o anima, chiamiamola come vogliamo)- anche da morto di urlare la propria legittima frustrazione contro qualcosa che l'ha portato a quel punto."

 

io non ho liquidato nulla. Ho detto una possibile causa tutto qua. Il suicidio come urlo di frustrazione non lo concepisco personalmente (a parte quelli che si danno fuoco in tibet per motivi di oppressione cinese) ma non escludo nulla.

Edited by marco77
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Ad ogni modo, anche se ho riportato un caso che mi ha toccato da vicino, non volevo "personalizzare" questa discussione.

Inoltre (permettimelo) concordo con @GhostHunter77... potresti avere un briciolo di prudenza in più nello "scavare alla cieca" nella vita di una persona che non conosci e di cui hai visto due o tre video.

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ad ogni suicidio io sospetto una depressione possibile come causa perchè il 90% di chi si suicida è depresso. Non ha nulla a che vedere con il tuo amico. I video li vidi dopo che scrissi ciò e scrissi in seguito che a vedere i video non sembrava depresso. 

 

Non era mia intenzione scatenare una polemica o essere indelicato.

 

è una brutta situazione specialmente per la famiglia e sua figlia in particolare penso.

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Questa frase dice tutto e racchiude forse tutti i segni più profondi di sofferenza. E la sofferenza non è un cervello rotto.

 

La psichiatria fa ottime diagnosi in materia di disturbo - macchina. Là dove la macchina è rotta, e per macchina intendo il cervello, si può diagnosticare il problema. In tutti gli altri casi è impossibile ed arrogante da parte di una scienza tentare di incasellare l'emotività. C'è da dire che purtroppo gran parte del DSM non tratta di disturbi-macchina ma tenta di incasellare -lasciando perdere in che modo- sintomi di un'emotività condotta fuori strada da una causa vera, reale, non riconducibile a un difetto di fabbrica del cervello.

 

Quindi, liquidare la morte autoindotta come segno di un disturbo psichico è annullare le esigenze non soddisfatte di quel ragazzo, che invece ha diritto- in quanto essere umano dotato di corpo e di mente (o anima, chiamiamola come vogliamo)- anche da morto di urlare la propria legittima frustrazione contro qualcosa che l'ha portato a quel punto.

 

Una precisazione.

Onestamente mi sembra una visione un po' generalizzata del modo di operare psichiatrico. Al di là di quelle che sono le tue esperienze, non vorrei che si lasciasse passare il messaggio "lo psichiatra non è in grado di gestire un paziente che tenta il suicidio" perché è una generalizzazione pericolosa. E parlo perché di tentati suicidi (ideazioni etc.), come sai bene, nel reparto di psichiatria se ne vedono tanti.

Un paziente bipolare che ha tentato il suicidio in maniera ciclica và curato alla base (e con cura intendo integrazione di psicoterapia e farmaci).

A me appare ovvio che un paziente abbia fatto un percorso prima di giungere all'ideazione suicidaria, una storia che ha una sua coerenza con la decisione di porre fine alla propria vita. E io non giudico un ragazzo che dice di essersi buttato dal balcone piuttosto che di aver assunto un'eccessiva quantità di farmaci; si cerca di comprendere qual è questo percorso verso il pensiero e l'eventuale atto suicidario.

Incasellarlo è stupido. 

Bisogna essere anche onesti però: la sofferenza non è un cervello rotto, ma può essere la conseguenza di una disturbo mentale.

E il DSM essendo un sistema diagnostico categoriale, non ha il compito di dover spiegare la fisiopatologia della depressione, della schizofrenia e del disturbo bipolare. Deve solo fornire delle indicazioni sulla presentazione clinica.

 

 

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Il mio intervento è contestualizzato al fatto: lo psichiatra è in grado di gestire il problema, ma il concetto che volevo passasse è che trattare il dramma di una persona sempre e comunque come "malattia psichica" è annullare le esigenze e le grida di aiuto di quel ragazzo. 

 

La psiche può incanalarsi in strade tortuose per vicissitudini della vita finendo vittima di convinzioni erronee. Così come un torrente che deborda, finisce in un canale sbagliato e sfocia in una palude. L'acqua di per sè è sana, semplicemente non sa come uscirne.

 

Classificare a priori un evento simile come malattia mentale è, a rigor di logica, sbagliato. Lo psichiatra, ma anche proprio il medico in generale, deve tenere conto di questo fatto. Se rimaniamo invece legati alla vecchia scuola, vediamo come si liquidi troppo spesso una persona con una terapia farmacologica ed un supporto psicologico molto diluito (esigenze ASL, mancan soldi e le cose vengon fatte così...) che mette un bel telone di plastica colorato di verde prato sopra la palude, così da nasconderla ma rendendo l'acqua sottostante ancor più putrida.

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Non considererei il suicidio come malattia mentale in sé, ma piuttosto, come possibile sintomo.
Sintomo di malattia, disordine o di malessere in senso esteso.

Ovviamente poi le cause stanno alla radice, il suicidio è solamente un ramo dell'albero.

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Infatti, concordo appieno. Il mio "inveire" era contro una corrente di pensiero espressa in modo molto diretto ed univoco espressa da un utente in questo ed altri thread (non voglio riaccendere nulla, era solo una specifica, per me quella parentesi di discussione può considerarsi chiusa dato che finimmo OT).

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Credo che in quanto gay e per la maggior esposizione al rischio dei gay

si possa prescindere dalla psicologia e limitarsi a ciò che Durkheim ha

scritto in sociologia, perchè in fondo in quanto gruppo è questo l'approccio

giusto e ci consente di prescindere dal dato personale.

 

Se esiste - come D. ha scritto, un suicidio correlato al difetto di integrazione

sociale i gay vi sono particolarmente esposti ( è quello che lui chiama suicidio

egoistico in contrapposizione al suicidio altruistico: del generale giapponese

sconfitto, dovuto ad un eccesso tremendo di integrazione sociale nella fattispecie

con il proprio gruppo di soldati e l'imperatore )

 

L'integrazione in un gruppo sociale è essenziale per far diminuire il rischio del

suicidio nei gay ( ma varrebbe anche per altre categorie emarginate )

 

Ci sarebbe poi il cd. suicidio anomico, sarebbe il suicidio correlato ad un difetto di

regole sociali. Il suicidio è infatti scarsamente presente in società iperregolate, come

quelle agricole, e molto più presente in società anomiche, dove gli individui sono

"abbandonati" ad una potenzialità di desideri illimitati, ciò espone gli individui a

frustrazioni e sconfitte ( un imprenditore può fallire, in effetti la crisi economica sta

facendo aumentare i suicidi in modo vertiginoso etc. etc. )

 

In ambito gay l'economia non incide in modo specifico, ma può incidere la mancanza

di legami matrimoniali o familiari stabili ( ovviamente in termini di esposizione al rischio )

o eventi che scuotono o mettono in crisi la fede nel progresso cioè un sistema di valori

( forse nel nostro caso sarebbe però un suicidio fatalista: le cose non miglioreranno mai

per i gay etc. )

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