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Suicidio. Ci avete mai pensato?


Fabio Castorino

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La trasmissione sinaptica è solo l'ultimo step compiuto dalla medicina neuropsichiatrica.Come per gli elettroshock, avranno pure una valenza per patologie specifiche, ma considerare i neurotrasmettitori come soluzione ad ogni male psichico è, a mio avviso, un'entusiastica previsione ... perché, per inciso, cure che provino l'affidabilità di questi trattamenti dal punto di vista farmacologico sono ancore tutte in divenire.

 

Vorrei anche sottolineare che un suicida spesso si toglie la vita non per debolezza, ma per una più marcata sensibilità. Ciò che non fa male a uno, può risultare devastante per un altro. Questa non è debolezza, ripeto, ma una più marcata sensibilità. Da cui il neurotrasmettitore diventa imputabile. Ma è una malattia essere sensibili e la forza è dunque insensibilità? La risposta è sì in entrambi i casi. La patologia in fondo non è altro che uno stato alterato di un equilibrio empirico.

 

Tralasciando discorsi che porterebbero troppo lontano, un adolescente è di per sé un pazzo. Vive una fase ormonale pazzesca e sappiamo quanto questa possa incidere sull'umore e gli stadi psichici. Sarei portato a dire che un adolescente che si toglie la vita commette comunque un errore.

 

Altra storia è il suicidio di un ragazzo che ha fatto le sue esperienze, ponderato i pro e i contro e decide di restituire al mittente la vita. Non sono del parere che la vita vada comunque vissuta. La sacralità della vita; bah, in fondo ciò che chiamiamo vita inizia con un conto alla rovescia, è una bomba ad orologeria, un precipitare allegro verso uno schianto certo ... eh eh e vai con l'ottimismo! :blink:

 

Una cosa però la voglio dire a quanti sostengono la solfa che togliersi la vita è un atto di codardia: a belli provate voi a strapparvi le vene a morsi e poi me lo venite a raccontare se ci vuole coraggio o meno.

 

Poi c'è tutta quella cultura del suicidio che è davvero insopportabile. Ci sono questi siti assurdi pieni proprio di adolescenti assurdi che si danno consigli su come togliersi la vita. Cioè, il suicidio è anche un istinto tipicamente umano, solletica quel senso malinconico che assai raramente arriva a gesti estremi.

 

Sul personale: Io ci sono arrivato vicino due volte, ma è stato per errore. La prima volta a sedici anni, ma non è da considerare un tentato suicidio adolescenziale. Quello che dice Mina è sacrosanto, ci si arriva quando ormai non si è in grado di distinguere più il colore del sole. Sulla faccenda dei neurotrasmettitori, beh, io ero in cura in quel periodo col fenobarbital per delle crisi tipo panico ... sarebbe lungo da spiegare, ma insomma i miei neurotrasmettitori sarebbero dovuti essere sotto controllo. In finale, volevo dire che ci si può arrivare anche per stadi successivi, Ha detto bene anche chi ha scritto "per stanchezza". Ti senti proprio stanco, non ce la fai ad alzarti la mattina, ogni respiro è un grammo in più che ti metti sulle spalle. Poi fai una sciocchezza. Tolstoj in Anna Carenina è eccezionale, quelle ultime pagine sono oro colato, descrive il suicidio perfettamente.

 

Basta ve'

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Riflettendo sulla triste questione dei suicidi di giovanissimi gay e lesbiche e trans

 

 

Ragazzi/e, non dobbiamo dimenticare che il topic era partito con una domanda su uno specifico tipo di suicidio,

non sul suicidio in generale. Si parlava non solo di "suicidio gay", ma proprio di suicidio di adolescenti gay: quel

suicidio, di persone giovanissime, che, ahimé, è molto più alto, statisticamente, rispetto ai coetanei etero.

 

Bisogna quindi confrontarsi con questa specifica, inaccettabile, realtà.

 

Probabilmente, alcuni, per mandare un messaggio positivo, di ottimismo e di forza, possono essere portati a

condannare sbrigativamente come 'deboli' e basta i suicidi, e i suicidi in generale. Silver fa bene

quindi a distinguere tra debolezza e sensibilità, e anche a rilevare il coraggio (che in antico era una prerogativa

del suicidio: nella cultura occidentale, il suicidio nasce come atto eroico - i suicidi sono i grandi

eroi tragici - o atto di fermezza e coraggio - il suicidio stoico) che ci vuole per compiere un atto del genere. Forse

temiamo che riconoscendo 'questo' coraggio, si scivoli nel considerare 'atto di coraggio' il fatto di suicidarsi come

scelta, e temiamo con ciò di mandare un messaggio negativo a quei famosi adolescenti, specificamente

omosessuali o transessuali.

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Che cosa c'è di coraggioso nel suicidio? Il suicidio è dettato da un disperato tentativo di liberarsi di sé. Sarebbe coraggioso se il suicida fosse ancora attaccato al mondo terreno e avesse qualcosa di cui liberarsi, ma se si arriva a quel punto, tutto quello che si vuole lasciare indietro è un gran peso di sofferenze. MI rifiuto di vedere in qualsiasi forma di suicidio al di fuori del suicidio dimostrativo, una traccia di coraggio.

 

P.S.: @silverselfer: il suicidio con un metodo barbaro come hai citato mi sembra molto più un atto di grave autolesionismo che il suicidio, che è appunto l'opposto.

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Volevo solo dire due cose, la prima che togliersi la vita può giungere senza la volontà di compiere un gesto così radicale, ci si arriva per stadi. Secondo: fa paura solo il pensiero di morire, compiere un gesto simile senza esserci costretti è proprio un atto di volontà straordinario, straordinario inteso non come bellissimo, ma proprio eccezionale ... coraggioso. Si citavano gli stoici, allora io ricordo Socrate.

 

Altro discorso è l'adolescente, una persona ancora in erba. Si tratta davvero di uno spreco di vita. Si rigetta qualcosa che ancora non si conosce.

 

Poi c'è da considerare che spesso la cultura omofobica è istillata nella mente di questi ragazzini. Il primo mostro da combattere ce l'hanno nella propria testa. Sì, certamente è anche questo che spinge a gesti estremi. Quel virus sociale omofobo che se non si hanno gli anticorpi culturali giusti per debellarlo, può davvero spingere un giovane a rifiutarsi, a rigettare la propria natura dandoci un taglio netto.

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Il tema è in effetti complesso e complicato da gestire.

 

C'è una dignita del suicidio adolescenziale gay, rispetto a chi invece si nasconde o

vive una intera vita nella menzogna?

 

Forse proteggersi rispetto a certe realtà, per un certo periodo, può essere necessario.

Soprattutto nei casi di una scoperta precoce della propria omosessualità, che potrebbe

coincidere con una personalità poco attrezzata all'autodifesa ed un ego ancora in formazione.

 

Chi si difende però non è più forte in un senso generico, è più forte nella propria capacità

di adattamento all'ambiente ( e noi sappiamo che le pratiche affermative della propria identità

implicano un ribaltamento di quest'ottica, per cui poi questa capacità può diventare fragilità )

 

Non so se questo modo di inquadrare la questione sia corretto o esaustivo, ma io porrei la

questione in questi termini.

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Poi c'è da considerare che spesso la cultura omofobica è istillata nella mente di questi ragazzini. Il primo mostro da combattere ce l'hanno nella propria testa.

 

esattamente, questo è un altro dei motivi per cui ho un'opinione negativa, penso che essendo vittime della propria omofobia siano allo stesso tempo colpevoli nei confronti di se stessi. ma non penso sia per tutti così.

 

 

 

C'è una dignita del suicidio adolescenziale gay, rispetto a chi invece si nasconde o

vive una intera vita nella menzogna?

 

a me sembrano due modi diversi di non-vivere.

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Fabio Castorino

esattamente, questo è un altro dei motivi per cui ho un'opinione negativa, penso che essendo vittime della propria omofobia siano allo stesso tempo colpevoli nei confronti di se stessi. ma non penso sia per tutti così.

 

I suicidi dei gay che si odiano a causa dell'omofobia interiorizzata potrebbero quasi essere definiti omicidi omofobi, in cui l'assassino omofobo e la vittima gay sono la stessa persona.

Diverso il caso di quelli che non si odiano, ma che pensano che non ce la faranno ad affrontare le dicriminazioni e le offese.

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  • 1 month later...

Buonasera a tutti, membri del forum :)

Volevo porvi una domanda che mi è venuta in mente leggendo la notizia del giovane canadese che si è sucididato questo venerdì: Jamie Hubley.

Per chi voglia dare un'occhiata al suo blog, vi posto il sito

http://catchmeblondy.tumblr.com/

L'ultimo post è proprio toccante... Ma andando all'indietro è veramente brutto vedere quanto spesso venga menzionato il suicidio...

E voi invece, ci avete mai pensato al sucidio? Un attimo appena, o magari più intensamente, cercando di programmarlo.

Io ricordo solo da bambino, quando parlando con un mio amichetto finimmo a parlare di questo. Ricordo che morire mi sembrava la via più veloce per fuggire dal dolore, con un colpo di pistola e via. Ma da allora è cambiato molto,e ho capito che quel pensiero era davvero stupido... C'è molto tempo per vivere la vita e provare a cambiarla, se non per noi almeno per chi ci seguirà in futuro. Però capisco anche che un limite di sopportazione ci possa essere... Mi piacerebbe sentire vari opinioni ed esperienze a riguardo :)

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Qualche volta mi è capitato, nei momenti particolarmente bui, di pensare più che al suicidio, alla possibilità di annullarmi come persona, per non sentire più niente. Una specie di desiderio di non essere mai nato, di non essere mai esistito. Comunque nel caso il pensiero dovesse tornare in modo ossessivo (cosa che non mi è mai capitata) sarebbe meglio affidarsi ad uno psicologo.

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Krypto sei perfido... dille con gentilezza le cose... :pausa:

 

Dreamer... la prossima volta falla una cazzo di ricerca!!!! :muro:

Thumbs Up! :ok: xD

 

Qualche volta mi è capitato, nei momenti particolarmente bui, di pensare più che al suicidio, alla possibilità di annullarmi come persona, per non sentire più niente. Una specie di desiderio di non essere mai nato, di non essere mai esistito. Comunque nel caso il pensiero dovesse tornare in modo ossessivo (cosa che non mi è mai capitata) sarebbe meglio affidarsi ad uno psicologo.

Beh, ma parlare di non essere mai esistiti da nato è come pensare di sparire e quindi morire... Comunque meglio non continuare una discussione già proposta, ma ti ringrazio per la risposta :)

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AndrejMolov89

Le motivazioni sono semplice: perdita di speranza e voler vendicarsi. La maggior parte delle idealizzazioni di suicidio presuppongono sempre un dopo e una conseguenza: sono l'atto di chi non si sente ascoltato e che vuole farsi ascoltare a tutti i costi. Non tutti i suicidi sono così, ma le idealizzazioni di suicidio sì.

Quindi distinguerei l'idealizzazione dal fatto di farlo. Certe persone pensano al suicidio come metodo per vendicarsi in modo plateale e lo vedono anche come l'unico modo possibile di essere forti. Un po' come gli anoressici che ostentano la propria magrezza godendo delle paure altrui, diventa quasi un eccitazione. Senti di essere forte controllandoti e soprattutto colpendo gli altri con la tua sofferenza che diventa una sorta di piacere masochistico. Quindi il pensare al suicidio la maggior parte delle volte è solo un atto meramente egoista maturato solo grazie ad una mancanza demarcazione della propria identià e soprattutto dalla volontà di far male.

Invece gli atti del suicidio in sè e per sè, sono in maggioranza motivati da situazioni personali disastrose e dalla perdita di speranza per il proprio futuro assoluta e l'incapacità di immaginarsi un oltre, sostanzialmente la concrettizzazione di una morte interiore senza precedenti.

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Tutti i suicidi vengono compiuti per porre fine a insopportabili sofferenze.

 

 

 

Beh mica vero; se parliamo di un malato terminale che soffre di dolori atroci si, e la ritengo una scelta saggia, mentre se parliamo di chi è in salute, di chi ha tutto, e nonostante cio' è insoddisfatto cronico e si arrovella il gulliver per cazzate...beh, si tratta di una scelta perdente fatta da persone perdenti, è quasi un insulto a chi lotta ogni giorno contro fame e malattie...mi viene quasi da dire "selezione naturale"...

Comunque personalmente, neanche nei momenti piu' problematici, ho mai pensato al suicidio, è una opzione che considererei solo e soltanto per porre fine ad eventuali (mega grattata) atroci sofferenze fisiche date da malattia in stato terminale.

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Io ho avuto momenti molto bui in passato, ogni tanto, ancora, mi porto dietro qualche strascico. Non sono mai arrivato tuttavia a pensare al suicidio in maniera reale, ma solo una volta in maniera molto vaga.

Ero piccolo, immaturo e la mia struttura morale era molto compromessa, fragile. Ora come ora, l'unica cosa che mi viene da dire a me stesso è : "Ma quando caspita ero scemo?" :D :D

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ma i suicidi mica sono tutti uguali.

c'è chi si suicida perchè sta in una certa fase di depressione e chi lo fa perchè proprio non sopporta la vita.

 

c'è soprattutto chi si uccide come atto di protesta, per vendicarsi di qualcosa: a me la morte, A TE IL DOLORE.

 

in Cina, ad esempio, ci sono sempre stati molti casi di suicidio, soprattutto tra le donne.

 

so solo che per suicidarsi ci vuole non dico una predisposizione ma di sicuro una certa energia: una persona la cui energia ristagna (stadio avanzato di depressione) non si ucciderà. Ci si uccide quando si ha energia sufficiente.

 

credo che anche le modalità di suicidio siano da analizzare attentamente perchè dicono molto di una persona secondo me: una persona che decide di tagliarsi le vene è diversa da una che si avvelena, che è diversa da una che si impicca... una che lascia un bigliettino è diversa da una che non lo lascia. E questi particolari dicono molto anche del perchè del suicidio, a mio avviso. Della struttura psichica di un individuo.

 

noi non possiamo giudicare queste persone perchè d'altronde lo sanno loro quello che provano. si fa presto a dire "è un errore", "sono deboli". Le persone non sono tutte uguali. Certo però se si potesse capire PRIMA che la persona ha un disagio, sarebbe auspicabile intervenire.

 

io al suicidio ci ho pensato diverse volte e se mi ritrovassi in una situazione veramente disperata sicuramente lo farei: in certe situazioni preferirei mille volte morire. E non mi vergogno a dirlo.

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mi viene quasi da dire "selezione naturale"

E' una delle motivazioni che può avere una persona razionale e affetta da questo tipo di disturbi per dare un senso, una spiegazione logica all'impossibilità percepita di vivere. E' un concetto crudo e vero, ma anacronistico: la selezione naturale agisce sempre in maniera minore dalla scoperta della pennicillina, quindi non vedo perché se non si muore più di setticemia, perché si dovrebbe morire per un disturbo dell'umore. Il suicidio in alcune patologie è considerato come "morte naturale" del paziente, cioè come ultimo stadio della malattia.

 

 

so solo che per suicidarsi ci vuole non dico una predisposizione ma di sicuro una certa energia: una persona la cui energia ristagna (stadio avanzato di depressione) non si ucciderà. Ci si uccide quando si ha energia sufficiente.

Divine ha colto il punto, secondo me. Infatti l'incidenza dei suicidi più alta (tra tutte le malattie psichiatriche) è tra i soggetti affetti da disturbo bipolare, cioè un'oscillazione tra umore alto e umore basso - più o meno, con un 20% di suicidi (i dati sono del National Mental Health Institute, ma sono comuni anche sui manuali di psichiatria e psicologia clinica). Di solito i momenti di pericolo sono proprio quelli in cui l'umore si alza. Del resto, una persona in uno stadio avanzato di depressione non reagisce neanche agli stimoli esterni, e ha una motilità praticamente nulla, quindi non riesce fisicamente a suicidarsi.

 

io al suicidio ci ho pensato diverse volte e se mi ritrovassi in una situazione veramente disperata sicuramente lo farei: in certe situazioni preferirei mille volte morire. E non mi vergogno a dirlo.

Ammiro la sincerità, ma non riuscire a scrollarsi di dosso l'idea "ho sempre due scelte, come minimo, una è morire" è ... non so come definirlo, mi riempe di tristezza e di sconforto.

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la selezione naturale agisce sempre in maniera minore dalla scoperta della pennicillina, quindi non vedo perché se non si muore più di setticemia, perché si dovrebbe morire per un disturbo dell'umore. Il suicidio in alcune patologie è considerato come "morte naturale" del paziente, cioè come ultimo stadio della malattia.

 

nel senso che il suicidio è la fine di un percorso degenerativo di disagio mentale?

io ho letto che i dongiovanni e le messaline sono predisposti al suicidio...

 

Di solito i momenti di pericolo sono proprio quelli in cui l'umore si alza. Del resto, una persona in uno stadio avanzato di depressione non reagisce neanche agli stimoli esterni, e ha una motilità praticamente nulla, quindi non riesce fisicamente a suicidarsi.

 

esatto!!

 

Ammiro la sincerità, ma non riuscire a scrollarsi di dosso l'idea "ho sempre due scelte, come minimo, una è morire" è ... non so come definirlo, mi riempe di tristezza e di sconforto.

 

sì infatti è come dire "ho sempre una via di fuga"... e forse è da vigliacchi... ma io sono convinta che di fronte a certe cose è meglio il suicidio.

il suicidio in fondo è una presa di posizione. Estrema, ma lo è.

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nel senso che il suicidio è la fine di un percorso degenerativo di disagio mentale?

In genere è una conseguenza dello stato mentale degenerato della malattia. Per esempio nel disturbo bipolare in fase euforica molto acuta si può avere una distorsione della sensazione di pericolo tale da non rendersi conto che ciò che si sta facendo è potenzialmente letale.

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Sì, esatto, intendevo quello per "morte naturale". Un paziente che è arrivato a uno stadio tale non è molto diverso da un malato terminale di cancro, per fare un esempio. Nel senso comune le patologie mentali non sono percepite come quelle che colpiscono il "fisico" (silverselfer aveva sottolineato l'importanza della parte neurologica). Sia ben inteso, una patologia lieve se trascurata può arrivare a essere pericolosa, come una patologia grave, solo che le possibilità di recupero sono più elevate. Nel senso comune le patologie mentali sono percepite in maniera molto diversa da quelle "fisiche".

 

@Icodilbarin Le fasi "alte", che nella terminologia vecchia venivano definite maniacali, il bipolare può percepire di essere estremamente lucido, e riuscire a organizzare cosa fare con precisione. Non è proprio un delirio di onnipotenza o scarsa percezione del pericolo, piuttosto quanto una fase di distacco da sè, in cui il bipolare cerca di attuare l'unico obiettivo che ha. Per questo la percentuale dei suicidi riusciti è alta (uno su tre).

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  • 2 weeks later...

Dico la mia.

Mi sembra ipocrita dire che il suicidio è la via di fuga dei vigliacchi, perché io non lo penso per niente.

Ci sono situazioni da cui è impossibile uscire, un esempio scontato? Le situazioni economiche drammatiche.

Ci sono persona che non hanno famiglia, quindi nessuno che li aiuti economicamente, e non hanno una lira, così magari non riescono nemmeno a pagare l'affitto e finiscono per strada... ovviamente si sa che lavoro non ce n'è, magari queste persone non hanno qualifiche, o una certa età... anche in quel caso il suicida è codardo? Secondo me in certi casi il suicidio è del tutto comprensibile.

Se poi una persona sa di essere malata, oppure sa di avere grossi problemi... anche semplicemente se una persona è omosessuale e non si vede riconosciuti i propri diritti, e non può andare all'estero.

Secondo me se una persona si suicida ha dei motivi e va compresa, più che biasimata. Anzi, avrebbe dovuto essere compresa quand'era in vita.

La mia opinione? Io ci ho pensato tante volte. Però sono troppo fifona e non sono certa di cosa ci sia dopo, lo dico onestamente. Quindi mi dovrete sopportare :D

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Rispetto più il suicida, perché nella sua scelta non coinvolge altri individui, e soprattutto la sua scelta non comporta dolore per tanti altri nella sua stessa situazione

 

Anche se riguardo al suicidio, mi trovo d'accordo con Voltaire: "Non che il suicidio sia sempre follia. Ma in genere non è in un eccesso di ragione che ci si ammazza."

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Fabio Castorino

Un altro spunto di riflessione che mi è venuto in mente pensando ai casi di suicidi gay causati dal bullismo e dall'omofobia è questo: perché i suicidi omosex non scelgono praticamente mai la modalità dell'omicidio/sucidio, uccidendo chi li ha perseguitati prima di togliersi la vita? Perché i giovani gay scatenano sempre la violenza contro se stessi e mai contro chi è causa della loro sofferenza?

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Bhe, probabilmente perché la maggior parte degli omosessuali, come la maggior parte delle persone, ha convinzioni morali

 

Molte persone non pensano che sia giusto uccidere un altro individui, e la maggior parte non avrebbe nemmeno il coraggio di farlo in prima persona

 

Però molte persone credono di poter disporre della propria vita, quindi il suicidio molto spesso non è visto come un atto immorale, molto più spesso a determinare un suicidio è un calcolo fra la paura di morire e una misura di quanto la propria esperienza di vita sia percepita come insopportabile

(Aldilà che molti suicidi sono finti suicidi in cui all'individuo che ricerca soltanto attenzione sfugge la situazione di mano)

 

Al contrario uccidere una persona comporta nel calcolo non solo la paura della punizione dell'autorità (lo stato) o l'odio che si prova verso la possibile vittima, ma anche la convinzione morale molto diffusa che sia profondamente sbagliato uccidere un'altro essere umano, ed inoltre a ciò si aggiunge l'empatia istintiva che proviamo, ognuno in misura maggiore o minore, per gli individui della nostra specie (E ciò non è roba da poco, se consideri che un gruppo minore di persone, ma anche questo molto numeroso, prova empatia anche per individui di specie a noi evolutivamente più vicine)

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Penso che molti adolescenti omosessuali arrivino a suicidarsi perché la loro situazione è da considerarsi abbastanza precaria (in fatto di poca esperienza di vita, di dipendenza dai genitori...) e unita ad una società che solitamente non gli da il benvenuto nel migliore dei modi e ad una scoperta che può farlo sentire "diverso/a", lo porta a vedere così un futuro troppo difficile o impossibile da affrontare o ad un crollo di quel poco di capitale simbolico che ha accumulato con la conseguente visione di sé come quella di un individuo inutile.

 

La via dell'omicidio suicidio non avviene nella maggior parte dei casi perché è appunto molto più facile suicidarsi e basta

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perchè provi una disperazione così grande già per non essere accettato; poi la diserazione si aggrava per le aggressioni e a quel punto ti ritrovi così disperato da pensare che la tua vita non merita di essere vissuta in un mondo così schifoso.

ti uccidi e fai prima.

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  • 1 month later...

Proprio stasera, fra i video linkati per una serata Arcigay in corso di organizzazione mi sono imbattuto in:

 

 

Ho finito di vederlo piangendo... pensando a quanto una educazione sbagliata possa trasformare i bambini (che nascono senza pregiudizi) in adolescenti meschini e capaci di rendere la vita impossibile a loro coetanei.

Vorrei essere padre per crescere figli migliori di alcune persone che ho incontrato durante la mia strada, forse non sarà mai possibile ed è una delle cose che più mi fa soffrire.

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Visto.

E purtroppo di video come questo ce ne sono diversi in rete e laddove non ci sono ahimé probabilmente ci sono persone che hanno preso decisioni diverse da questo ragazzo.

Mi sta venendo voglia di frequentare un associazione gay, anche se l'omofobia e solo la punta dell'iceberg nei moventi suicidi.

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La punta dell'iceberg? Gli adolescenti gay si suicidano più del doppio.

E le associazioni gay servono proprio per creare l'ambiente giusto

per contrastare l'ostitlità dei coetanei e della famiglia.

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