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Cambierà mai qualcosa in Italia??


Tore

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Io sono desideroso di uscire dall'Italia per mille motivi; tra i mille motivi quello dell'essere gay ricopre una posizione in rilievo rispetto agli altri. Sento che l'Italia, ora come ora, non potrà offrirmi tutto ciò che desidero.

Io desidero potere essere libero di vivere la mia vita, senza nessun intoppo, senza che nessuno mi impedisca di farlo. Voglio poter uscire col mio ragazzo afferrati per mano senza che nessuno ci additi o peggio ancora ci pesti.

 

Ma mi chiedo, sarà mai possibile??? Potrò mai essere libero di essere me stesso in Italia? Solo non posso combattere, e di certo non aspetto che nessuno, solo, lo faccia al posto mio. L'intera comunità LGBT si dovrebbe muovere, anche se non sono sicuro che anche agendo uniti possa cambiare qualcosa.

Quella che deve cambiare è la società, perché intollerante e retrograde. Per quante battaglie si possano combattere, se la mentalità delle persone non cambia, non vinceremo mai la guerra. Magari otterremo la legalizzazione delle "coppie di fatto", magari anche leggi pesanti che puniscano gli atti e fatti omofobi, ma non cambierà nulla se le persone continueranno ad odiarci e a vederci come una categoria "inferiore".

 

Quello che intendo dire è che, non è lo Stato italiano in sé che deve cambiare, bensì la coscienza degli italiani da cui deriverebbe tutto il resto. Sarebbe bello che non esistessero le leggi di tutela degli omosessuali perché non necessarie.

 

Quest'anno sono stato in Spagna, ho visto molte coppie omosessuali in giro senza aver nessun problema, senza che avessero gli occhi addosso. Per quanto lì lo Stato abbia leggi che agevolano la vita ai gay, sono le persone che accettano bene la cosa e non la vedono come una stranezza come invece è in Italia.

 

Detto questo, forse, il motivo per cui in Italia si è persa la voglia di combattere (come leggevo in un'altro topic) è il fatto che non si è sicuri di ottenere dei risultati. Ecco perché, io stesso, molte volte mi domando: "cambierà mai qualcosa in Italia?? Ne vale la pena combattere??".

 

Secondo voi cambierà mai qualcosa in Italia??? Ne vale la pena combattere??

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simply_dreamer

credo valga la pena combattere per affermare i diritti che già negli altri stati i gay hanno, ma se dall'altra parte le istituzioni, non fanno nulla di concreto, è ovvio che la voglia di combattere, si spegne, purtroppo. c'è troppa ignoranza in giro. e questo non và bene. riguardo al fatto che l'Italia non ti piace, da questo punto di vista è così per molti, credo. me incluso. ma tutto sommato ci sono paesi peggiori. sotto tutti i punti di vista. ma certamente anche paesi "migliori" sotto il punto di vista dei diritti lgbt e non solo. stà a noi, decidere sul da farsi. scegliere che tipo di vita vogliamo e dove e cercare di materializzare i nostri desideri, sperando di riuscire a farcela. anche se non sempre è facile...  :look:

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Caro Tore, se negli altri Stati le persone omosessuali si stringono per mano senza

essere additati è perché qualcuno ha cominciato a farlo senza temere di essere additato. Tu ce

l'hai questo coraggio? Si, bene. No, non ti lagnare.

 

Ti assicuro che se tu scegli intelligentemente l'ora e il luogo, lo puoi fare tranquillamente,

anche qui, senza subire alcuna conseguenza spiacevole.

 

Liberi si diventa. E implica e ha implicato sempre per tutti una certa assunzione di responsabilità.

 

:look:

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La paura c'è e ce l'abbiamo tutti, ma sta al fondo di noi, Mina.

Indubbiamente è giustificata: ma in altri casi prescinde da ogni dato di realtà.

Se non facciamo questa distinzione, siamo immobilizzati.

All'Università, ad esempio, nessuno ti lincerebbe, grazie al cielo.

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Io mi sento ottimista, lo vedo nel mio caso. Ho migliorato di molto le amicizie con cui mi sono dichiarato, mi hanno accettato e ho contribuito senz'altro ad abbattere gli streotipi e i preconcetti che la gente ha. La soluzione, dal mio punto di vista è qualla di non ghettizzarci, impariamo ad aprirci noi stessi. La gente si accorgerà che siamo come tutti gli altri. E' una cosa graduale, ci vuole del tempo. Poi ci sono e ci saranno sempre gli omofobi di indole intollerante a priori e magari nazifascista, ma sarà una piccola minoranza circuibile. Siamo noi gli artefici del nostro destino, certo se il governo ci desse una mano, rappresentandoci come dovrebbe essere, sarebbe un bel ausilio. Lo so, sono troppo utopico, ma per andare avanti e dare un senso a questa palese involuzione, ho bisogno di esserlo.

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AndrejMolov89

le cose cambiano se si ha coraggio di cambiarle. Molte volte ci lagnamo delle condizioni spiacevoli in cui viviamo, ma in realtà, nella nostra immensa stupidità, ci lagnamo semplicemente perché in cuor nostro si sà che vivere all'inferno dovrebbe essere tutto fuorché rassicurante. Ammettiamolo, in certe nostre lamentele vuote, si nasconde la pigrizia, una forza strisciante che ci uccide dentro perché ci lusinga con la paura e la disperazione. Sinceramente, se non avessi problemi famigliari, cioè, appena i miei genitori mi accettano per quel che sono, non mi farei problemi di esprimere chi sono. Anche perché non mi fo problemi nel dirlo, il problema è che scarico sulle persone meno importanti quello che vorrei dire dentro il mio nucleo famigliare, quindi è controproducente in fondo ...

 

Bisogna innanzitutto ammettere che siamo noi, i primi, che nuotiamo in un mare di merda perché ci piace non affondare nel caso si è stanchi e si commette un errore... si sà, la merda è sicuramente + densa di noi.

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Ti assicuro che se tu scegli intelligentemente l'ora e il luogo, lo puoi fare tranquillamente,

anche qui, senza subire alcuna conseguenza spiacevole.

 

E questa la chiami libertà??? Che coraggio ci vuole a fare una cosa dove sai che non ti succederà nulla??

Tu avresti il coraggio di uscire in Sardegna (dove sto io) in piazza alle 10 di sera???

Questo è il tipo di libertà che intendo io. E non basta essere coraggiosi per ottenerla.

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E questa la chiami libertà??? Che coraggio ci vuole a fare una cosa dove sai che non ti succederà nulla??

 

 

Fermo: ho detto che la libertà si conquista a gradi, e che non scende dal cielo.

Questo è il senso della mia frase che hai citato. Lo so da me che il coraggio personale non basta.

Anche se ha un suo peso, almeno in una certa misura.

Però se tutti facessero quel non-molto che è lecito e permesso dal costume di oggi (e che

secondo me ci vuole sempre un po' di coraggio a fare) forse le condizioni

generali di questo Paese sarebbero un po' migliori.

 

Hai perfettamente ragione Tore , il tuo ragazzo lo devi poter tenere per mano ovunque.

 

Su questo non ci piove. Ma non è in discussione il «devi potere» (piano del diritto),

ma il «poter fare» di fatto. Cioè: come si passa dal «devi poter» al «fare» ? Questo è il problema.

Se non ammettiamo che una minuscola quantità di realtà la possiamo modificare noi, è finita.

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Se non ammettiamo che una minuscola quantità di realtà la possiamo modificare noi, è finita.

 

Ma secondo me questo passo è già stato fatto. In Italia in certi posti e a certe ore, come dici tu, si vedono coppie gay prese per mano, eppure non è che negli ultimi anni sia cambiata molto la situazione...

 

Io, come ho sempre detto in tutti i post del forum, spero che cambi qualcosa, ma non sono disposto a buttare l'eternità in Italia se questa non da cenni di cambiamento, e, per ora, non ne ho visti molti....

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Fai benissimo a non volere aspettare l'eternità, anzi, ti dirò di più, non metterti ad aspettare

proprio niente: se puoi, vattene. Implicitamente, io parlavo per chi non può, o per altre ragioni non

vuole, lasciare l'Italia.

 

Il fatto è che in ogni luogo del mondo si porrà sempre il problema di come transitare

dalla negazione, l'interdetto, l'invisibilità al contrario di queste cose. Le cose qui sono bloccate

perché c'è il Vaticano, una sinistra alleata dei cattolici, e una destra perbenista o fascistoide.

 

Sul piano politico non c'è speranza alcuna. Invece c'è molta più speranza sul piano del comportamento

autonomo delle persone, sul far leva su ciò di cui comunque disponiamo.

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La prima causa della paura è il nostro vittimismo, che corrisponde anche ad un pregiudizio. (Diamo per scontato che ci picchieranno, come se tutti fossero violenti e omofobi, cautela che puo' facilmente sconfinare nel pregiudizio)

 

Voglio poter uscire col mio ragazzo afferrati per mano senza che nessuno ci additi o peggio ancora ci pesti.

 

Fallo e guadagnati da te la libertà, un piccolo passo alla volta.

 

Suvvia, inutile stare a parlare di leggi (il tutto e subito è utopia), quando i primi tirarci la zappa sui piedi siamo noi.

Fino a quando avevo 18 anni, pur viaggiando parecchio, non ho MAI visto una coppia omosessuale tenersi per mano in mezzo alla strada, né tanto meno baciarsi. La prima volta è successo in Germania, lì, a Colonia, anzi lo stesso giorno ne ho viste parecchie di coppie (lesbiche e gay), cosa che all'epoca mi lasciò parecchio perplesso. In italia quando? Solo l'anno scorso, quando avevo 21 anni! Casualità? Le coppie omosessuali sono troppo poche? A me vien da pensare più semplicemente alla paura.

 

Tante volte mi è pure capitato di vedere coppiette tenersi a debita distanza, eppure, che ci fosse qualcosa, lo si intuiva troppo chiaramente;sguardi, seduti vicino, tanto abbastanza da sentire il contatto, lontani abbastanza da non dar nell'occhio, a vederli metteva tristezza.

Ora io dico, che sia semplicemente una questione caratteriale, il non voler esibire il proprio affetto (etero o gay che sia) ci puo' anche stare, eppure non posso credere, davvero, che sia un "evento" così raro vedere in giro coppie omosessuali tenersi per mano, baciarsi, o che semplicemente diano anche SOLO la parvenza d'essere una coppia effettiva.  

 

Alle volte neanche mi stupisco quando sento la gente parlare di "ostentazione", voglio dire, è già "strano" (in quanto raro) per me vedere una coppia alla luce del sole scambiarsi qualche carezza, figurarsi per loro, nell'ignoranza sono e nell'ignoranza restano, e così, quando capita loro di vedere un bacio, non essendoci abituati, gridano allo scandalo. Non posso stupirmi.

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simply_dreamer

Fai benissimo a non volere aspettare l'eternità, anzi, ti dirò di più, non metterti ad aspettare

proprio niente: se puoi, vattene. Implicitamente, io parlavo per chi non può, o per altre ragioni non

vuole, lasciare l'Italia.

 

Il fatto è che in ogni luogo del mondo si porrà sempre il problema di come transitare

dalla negazione, l'interdetto, l'invisibilità al contrario di queste cose. Le cose qui sono bloccate

perché c'è il Vaticano, una sinistra alleata dei cattolici, e una destra perbenista o fascistoide.

 

Sul piano politico non c'è speranza alcuna. Invece c'è molta più speranza sul piano del comportamento

autonomo delle persone, sul far leva su ciò di cui comunque disponiamo.

 

 

 

 

quoto appieno Isher... sul piano politico non c'è speranza, con questo Governo, anche secondo me. il discorso del comportamento, invece è un'altra storia.

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Tu avresti il coraggio di uscire in Sardegna (dove sto io) in piazza alle 10 di sera???

 

 

in piazza alle 10 no, però quand'ero fidanzato, nel pleistocene, ero uscito mano nella mano

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Dal tuo ultimo post Isher vedo che sei molto scoraggiato

 

 

Sì, per essere sincero non ho più alcuna speranza, sul piano politico: nessuna.

Non è il mio scetticismo, prima di tutto perché non sono scettico, poi perché avverso

lo scetticismo, per tante ragioni. Ma semplice esperienza e realismo.

Però non faccio previsioni al negativo, catastrofiche, altro facile errore. Le cose possono

sempre cambiare, per ragioni impensate. Il problema è che da noi tutto è avvenuto per

importazione dall'America, a cominciare dal 68, dai grandi cambiamenti nella musica, nel costume,

nelle idee. Questa volta l'Italia partitocratica sta filtrando e facendo barriera contro i grandi cambiamenti che

avvengono nell'Occidente e si stanno propagando ovunque ma non qui. Se questo filtro o scudo ha successo, noi

abbiamo solo forme minoritarie di resistenza, e basta.

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Una volta un amico mi ha detto che i cambiamenti non possono essere sempre forzati; mi disse che in Italia cambieranno veramente le cose quando la gente semplicemente non penserà più ai gay e non ne parlerà più in modo negativo. Certo, possiamo provare a cambiare qualcosa, ma quando c'è una cultura e una società che ti rema contro la cosa è quasi impossibile, se non comunque molto lenta. La cosa che mi fa più rabbia sinceramente è leggere come in pochi mesi siano stati legalizzate in tanti paesi europeri le coppie civili gay, le adozioni gay. In Italia questo è proprio fantascienza...  :look:

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Una volta un amico mi ha detto che i cambiamenti non possono essere sempre forzati; mi disse che in Italia cambieranno veramente le cose quando la gente semplicemente non penserà più ai gay e non ne parlerà più in modo negativo. Certo, possiamo provare a cambiare qualcosa, ma quando c'è una cultura e una società che ti rema contro la cosa è quasi impossibile, se non comunque molto lenta. La cosa che mi fa più rabbia sinceramente è leggere come in pochi mesi siano stati legalizzate in tanti paesi europeri le coppie civili gay, le adozioni gay. In Italia questo è proprio fantascienza...  :look:

 

Io credo che prima di questo cambiamento passerà tanta acqua sotto i ponti....

Il fatto stesso di avere il Vaticano alle calcagna è causa di un lento e difficile cambiamento.

Io non dico che sia possibile forzare le cose, ma senza la forza pare che non si possa ottenere nulla.

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Ma infatti l'Italia secondo me è un paese troppo condizionato dalla cultura che possiede e dalla religione che è stata ed è una delle forze trascinanti della popolazione. Come molti politici che ottengono consenso grazie all'imagine solida di una famiglia cattolica, come farebbero ad esporsi per i diritti dei gay? Io non dico che un cambiamento non ci sarà, ma certo ci vorrà ben più tempo di quanto immaginiamo...

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Si , cambiera' ... Ma quanto tempo ci vorrà ?

Non e' solo colpa delle associazioni anti gay, di berlusconi o del Papa ... Loro seguono i voleri del gregge per il potere.

In realtà il vero cambiamento deve risiedere dentro di noi . I gay francesi hanno lottato con le unghie e con i denti per ottenere quello che hanno ora e non smetteranno di lottare finche' non raggiungeranno i risultati di Spagna e Olanda ( tra le altre )

ancor prima del 1999 in Francia i gay avevano una grande visibilità e ricoprivano i ruoli politici e sociali più disparati .. Attori , politici, cantanti e chi più ne ha più ne metta avevano già fatto i primi coming out e la società gay aveva già da tempo smesso di nascondersi. E non occorre essere un personaggio importante... La vera liberazione avviene per semplici gesti.

Quando leggo su chatt la frase " persona molto molto riservata " mi viene una tristezza infinita ! Se tutto i gay, lesbiche bisex si rivoltassero e si liberassero , ecco che il mondo non ci vedrebbe come una minoranza da schiacciare e i nostri diritti arriverebbero di conseguenza. La colpa e' di chi si nasconde, di chi si castra, di chi ancora oggi pensa di essere sbagliato. La colpa e' loro e di nessun altro. 

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cambiapelle, non so che dire...la mia battaglia si ferma col CO, altro non saprei che fare....

Tu hai perfettamente ragione, bisogna che le cose partano da noi, ma se non si riesce a trovare un riscontro concreto dopo...

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L'italia è un paese profondamente offeso dal fascismo , denudato della sua identità ,con una paura infinita di qualsialsi cambiamento. Per difendersi dal possibile ritorno di un dittatore hanno reso la nazione uno stagno dove non si muove più niente.

La Francia è su di un altro pianeta, la gente è apparentemente calma , ma tremendamente agressiva quando il governo fa qualcosa che il popolo ritiene sbagliato, ed i politici hanno paura del popolo. Non serve tornare alla rivoluzione francese, basta guardare all' ultimo sconvolgimento planetario del 68 (o maggio francese) , mia nonna mi racconta che alla notte il casino che ci stava a Paris si sentiva a km di distanza dalla città , lei si era trasferita dalla cognata perchè aveva paura... Il popolo era inferocito , ha paralizzato l'intera nazione per un mese + , De Gaulle ha ceduto scendendo a compromessi . Questa rivoluzione come tutti sappiamo fece il giro del globo, toccando ol tre che l'Occidente intero pure paesi come la Cina.  :look:

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cambiapelle, non so che dire...la mia battaglia si ferma col CO, altro non saprei che fare....

Tu hai perfettamente ragione, bisogna che le cose partano da noi, ma se non si riesce a trovare un riscontro concreto dopo...

 

 

 

Anche se non credo sia corretto, ma considerando che il mio post (precedente) è passato inosservato, mi quoto da solo:

 

La prima causa della paura è il nostro vittimismo, che corrisponde anche ad un pregiudizio. (Diamo per scontato che ci picchieranno, come se tutti fossero violenti e omofobi, cautela che puo' facilmente sconfinare nel pregiudizio)

 

Fallo e guadagnati da te la libertà, un piccolo passo alla volta.

 

Suvvia, inutile stare a parlare di leggi (il tutto e subito è utopia), quando i primi tirarci la zappa sui piedi siamo noi.

Fino a quando avevo 18 anni, pur viaggiando parecchio, non ho MAI visto una coppia omosessuale tenersi per mano in mezzo alla strada, né tanto meno baciarsi. La prima volta è successo in Germania, lì, a Colonia, anzi lo stesso giorno ne ho viste parecchie di coppie (lesbiche e gay), cosa che all'epoca mi lasciò parecchio perplesso. In italia quando? Solo l'anno scorso, quando avevo 21 anni! Casualità? Le coppie omosessuali sono troppo poche? A me vien da pensare più semplicemente alla paura.

 

Tante volte mi è pure capitato di vedere coppiette tenersi a debita distanza, eppure, che ci fosse qualcosa, lo si intuiva troppo chiaramente;sguardi, seduti vicino, tanto abbastanza da sentire il contatto, lontani abbastanza da non dar nell'occhio, a vederli metteva tristezza.

Ora io dico, che sia semplicemente una questione caratteriale, il non voler esibire il proprio affetto (etero o gay che sia) ci puo' anche stare, eppure non posso credere, davvero, che sia un "evento" così raro vedere in giro coppie omosessuali tenersi per mano, baciarsi, o che semplicemente diano anche SOLO la parvenza d'essere una coppia effettiva. 

 

Alle volte neanche mi stupisco quando sento la gente parlare di "ostentazione", voglio dire, è già "strano" (in quanto raro) per me vedere una coppia alla luce del sole scambiarsi qualche carezza, figurarsi per loro, nell'ignoranza sono e nell'ignoranza restano, e così, quando capita loro di vedere un bacio, non essendoci abituati, gridano allo scandalo. Non posso stupirmi.

 

 

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Sicuramente i cambiamenti culturali in una società non avvengono da un giorno all'altro, e certo non basta una legge per far sì che questi avvengano.

 

Mi chiedo però come tutto questo sia potuto accadere in Spagna con il semplice avvento di Zapatero.

In Spagna c'erano tutte le premesse culturali e politiche affinché nessuna delle conquiste civili ottenute accadesse -  era un paese che usciva da una lunghissima dittatura fascista, di provata e indefessa fedeltà al soglio pontificio, il governo Asnar era molto popolare proprio per la sua connotazione conservatrice.

Poi arriva Zapatero, eletto non per quanto proponeva, ma sull’onda motiva di una tragedia nazionale, e spazza via ogni preconcetto sulla società spagnola.  Cioè, io sono con voi nel dire che le conquiste non si regalano; tuttavia, un paese culturalmente simile al nostro è cambiato radicalmente da un giorno all’altro per volere politico. La libertà forse è un valore che per venire fuori deve solo essere "liberata" da certi opportunismi politici, i quali non avendo più altro cui attaccarsi cavalcano il populismo di massa, quello basato sulla paura della diversità, qualsiasi forma di diversità.

 

Ora immaginatevi un discorso come questo letto nel nostro parlamento:

 

Signore e signori,

 

oggi il mio governo sottomette definitivamente all'approvazione della Camera il Progetto di Legge che modifica il Codice Civile in materia di diritto per contrarre matrimonio, in stretto compimento di un accordo elettorale tra i cittadini e questa Camera. Riconosciamo oggi in Spagna il diritto delle persone a contrarre matrimonio con altre persone dello stesso sesso. Prima di noi lo hanno fatto Belgio e Olanda, e l'altro ieri il Canada. Noi non siamo stati i primi, ma sono sicuro che non saremo nemmeno gli ultimi. A breve verranno molti altri paesi, spinti, Signore e Signori, da due forze irrefrenabili: la libertà e l'uguaglianza.

Si tratta di un piccolo cambiamento nel testo di legge: si aggiunge appena un paragrafo nel quale si stabilisce che il matrimonio avrà gli stessi requisiti e gli stessi effetti quando i contraenti saranno dello stesso sesso o di sesso differente; un piccolo cambiamento nella lettera che porterà un grande cambiamento nella vita di migliaia di nostri compatrioti.

Non stiamo legiferando, Signore e Signori, per gente lontana ed estranea. Stiamo ampliando le opportunità di felicità per i nostri vicini, per i nostri colleghi di lavoro, per i nostri amici e per i nostri famigliari, e allo stesso tempo stiamo costruendo un paese migliore, perché una società migliore è quella che non umilia i suoi membri.

In un romanzo intitolato «La famiglia» il nostro Luis Cernuda scriveva: «Come si fa ingannare l'uomo e quanto invano / Da regole che proibiscono e condannano». Oggi la società spagnola da una risposta a un gruppo di persone che per anni sono state umiliate, i cui diritti sono stati ignorati, la cui dignità è stata offesa, l'identità negata, la libertà repressa. Oggi la società spagnola gli concede il rispetto che meritano, riconosce i loro diritti, reinstaura la loro dignità, afferma la loro identità e restituisce la loro libertà.

E' vero che si tratta solo di una minoranza; però il suo trionfo è il trionfo di tutti. Sebbene ancora non lo sappiano, è anche la vittoria di coloro si oppongono a questa legge, poiché è la vittoria della libertà. La sua vittoria rende migliori tutti noi, rende migliore la nostra società.

Signore e signori, non c'è aggressione alcuna al matrimonio né alla famiglia nella possibilità che due persone dello stesso sesso si sposino. Ma tutt'al contrario, quello che c'è è uno spazio per realizzare la pretesa di queste persone di regolare la loro vita in conformità alle norme ed alle esigenze del matrimonio e della famiglia. Non c'è nessuna violazione dell'istituzione matrimoniale, anzi esattamente l'opposto: valorizzazione e riconoscimento del matrimonio.

Sono cosciente che alcune persone e istituzioni sono in profondo disaccordo con questa modifica della legge. Desidero esprimere loro che, come altre riforme che l'hanno preceduta, questa Legge non genererà alcun male, che la sua unica conseguenza sarà il risparmio dell'inutile sofferenza di esseri umani. E una società che risparmia inutili sofferenze ai suoi membri è una società migliore. Ad ogni modo, manifesto il mio profondo rispetto verso quelle persone e quelle istituzioni, e voglio altresì richiedere lo stesso rispetto a coloro che appoggiano questa Legge.

Agli omosessuali, che hanno sopportato sulla propria pelle la derisione e l'affronto per anni, chiedo che al valore dimostrato nella lotta per i propri diritti aggiungano ora l'impegno della generosità ed esprimano la propria gioia in rispetto a tutte le credenze. Con l'approvazione di questo Progetto di Legge il nostro Paese compie un passo in più lungo il cammino della libertà e della tolleranza che iniziò con la Transizione Democratica.

I nostri figli ci guardano con incredulità quando gli raccontiamo che non tanto tempo fa le loro madri avevano meno diritti dei loro padri e se gli raccontiamo che le persone dovevano rimanere unite nel matrimonio, persino contro la propria volontà, quando non erano già più in grado di convivere. Oggi possiamo offrirgli una bella lezione: ogni diritto conquistato, ogni libertà raggiunta è stato il frutto dello sforzo e del sacrificio di tante persone che dobbiamo oggi riconoscere e di cui dobbiamo andare orgogliosi. Oggi dimostriamo con questa legge che le società possono migliorare e che si possono ampliare le frontiere della tolleranza e restringere lo spazio dell'umiliazione e dell'infelicità. Oggi, per molti, arriva quel giorno che evocò Kafavis un secolo fa: «Più tardi, in una società migliore, qualcun altro, fatto come me, certamente si mostrerà e agirà liberamente».

 

 

JOSE' LUIS RODRIGUEZ ZAPATERO

 

Io sarò pure un ottimista però credo che la società civile italiana sarebbe pronta non solo a recepire ma anche a difendere un discorso così. Sono invece pessimista nel credere che attualmente ci sia nel parlamento italiano un politico che una volta eletto abbia l’intelligenza politica di scrivere e poi il coraggio di leggere un discorso del genere.

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Innanzitutto un abbraccio per aver riportato lo splendido discorso di Zapatero.

lo adoro, mi commuove.

E forse hai ragione nel dire che potrebbe avere presa nella società, perché è la gabbia partitocratica

che boccia e blocca tutto, e i meccanismi per cui la gente comincia ad accettare e a pensare diversamente

sono imprevedibili, e non è vero che hanno bisogno di lunghe preparazione, sono anzi improvvisi.

Lo dimostra la storia degli ultimi decenni nella stessa Italia.

Il problema è che uno Zapatero - o anche qualcosa di simile a lui -

qui non lo fanno arrivare alla presidenza del consiglio.

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Io sono stufo della gente che maledice l'Italia perché non cambierà mai, che si lamenta che si dovrebbero fare grandi battaglie e poi tutto quello che sa pensare è fuggirsene all'estero.

Ma davvero c'è chi crede che il problema di organizzare proteste, movimenti e rivoluzioni sia l'essere in molti, o addirittura tutti?

Il vero problema è "Cosa sono disposto a sacrificare della mia vita comoda e agiata per questa causa?" Una volta, quando c'erano le rivolte contadine e operaie, la gente aveva poco da perdere, visto che pure quel pezzo di pane, unico obiettivo della tua vita, ti veniva tolto da sotto i denti. Oggi non importa di quali ingiustizie siamo testimoni, abbiamo comunque troppo da perdere per rischiare tutto in una rivolta a furor di popolo.

 

La risposta alla domanda "Cosa sono disposto a sacrificare?" è purtroppo niente. Non dico diventare fuorilegge per l'ideale, non dico fare opera di proselitismo, non dico neanche semplicemente vivere in un paese dove legalmente siamo cittadini di serie B, ma addirittura vivere in un paese dove della gente ci guarda male è un sacrificio troppo grosso da sopportare.

E subito si pensa alla fuga dai problemi. E si pensa alla Spagna, la terra promessa, il paradiso terrestre, che ovviamente la maggior parte di noi non conosce, se non per una breve vacanza nelle città e nei luoghi più turistici. Eppure anche se si viene a Milano si vedono tanti gay girare mano nella mano... una città è più piccola di un paese.

 

Io posso capire l'andarsene dall'Italia per una questione di leggi. Posso capire che se hai al tuo fianco una persona che ami, tu possa voler andare in uno Stato dove la vostra unione sia riconosciuta.

Ma fuggire dall'Italia per fuggire dall'atteggiamento omofobico della gente è solo dovuto all'insicurezza e alla debolezza. L'omofobia esiste ovunque: se fuggire da essa è la tua risposta ora, fuggire sarà la tua risposta sempre.

 

Io non sono patriottico. Ma come sappiamo l'omosessualità non è un'etnia, un carattere ereditario: anche se tutti gli omosessuali italiani fuggissero all'esterno oggi, domani nasceranno altri gay qui in Italia, che avranno bisogno di esempi da seguire come li abbiamo cercati noi. Non lasciamo che gli unici gay a rimanere in Italia per loro siano i repressi e gli omofobi...

Abbiamo ricevuto un'istruzione che moltissime persone di altre parti del mondo o di altri periodi della storia si sognano. Abbiamo goduto dei frutti delle battaglie che altri omosessuali prima di noi hanno combattuto. È vero, siamo nati in un paese che è molto indietro rispetto ad altri, eppure decisamente avanti rispetto ad altri ancora. Ma tutto questo non ci fa sentire in dovere di fare la nostra piccola parte? Non ci fa sentire responsabili per quelli che verranno dopo di noi, che magari si stanno già in questo momento scoprendo omosessuali in Italia, piuttosto che fuggire in un paese dove tutte le battaglie son già state combattute e vinte... da altri?

 

La società italiana non è pronta oggi per il discorso di Zapatero, perché quella parte di società che sarebbe pronta se ne sta andando.

Vale la pena rimanere e combattere? Dipende dai tuoi valori. Sappi solo che per me che tu combatti o che tu fugga farà tutta la differenza del mondo.

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La società italiana non è pronta oggi per il discorso di Zapatero, perché quella parte di società che sarebbe pronta se ne sta andando.

Vale la pena rimanere e combattere? Dipende dai tuoi valori. Sappi solo che per me che tu combatti o che tu fugga farà tutta la differenza del mondo.

 

Il discorso che faccio io è questo: anche se la parte ti società che è pronta per il discorso di Zapatero rimanesse a combattere in Italia, ci sarebbe qualche possibilità che qualcosa cambi??? Io sono molto scettico.

 

Il discorso che fai tu, rispetto a ciò che siamo disposti a sacrificare, non è vero che non è nulla. Io, per dove vivo, sono già sicuro di cambiare paese. Infatti tra un mese mi trasferisco in città; e sono anche sicuro che cambierò regione secondo come secondo come andranno le cose in futuro da me.

Se non bastasse, magari cambierò anche nazione. Ti sembra nulla quello che sono disposto a sacrificare per poter vivere tranquillamente la mia vita. Sacrificherei le miei radici a cui sono molto legato, sacrificherei la vicinanza alla famiglia, agli amici carissimi e a tutto quello che ho fatto in Italia.

 

Per combattere in Italia invece bisognerebbe non volere (giustamente) sacrificare nulla di tutto questo. Io non ho vergogna di essere gay. Io ho paura di esserlo!

 

Dimmi, cosa abbiamo da perdere combattendo in Italia se non una vita tranquilla? L'Italia ha bisogno di tempo, noi non vedremo di sicuro grandi cambiamenti forse le prossime generazioni, quelle che devono ancora nascere. Sempre che, dall'alto, ci si muova per la sensibilizzazione alla tolleranza e all'educazione sessuale nei giovani, sin da bambini. Come ho già detto, non solo in questo topic, il problema dell'Italia non sono le leggi o i rappresentati (anche se giocano la loro sporca parte) ma la società che, come dici anche tu, non è pronta ad un cambiamento.

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Tore, forse non ci siamo capiti. La mia domanda era "Cosa sono disposto a sacrificare della mia vita comoda e agiata per questa causa?"

Ora tu mi dici che sei disposto a sacrificare una vita che in fondo ti provoca dei disagi (perché la società è omofoba), perché vuoi una vita più comoda e tranquilla all'estero? Il tuo non è combattere per una causa. La causa (sconfiggere l'omofobia) non ci guadagna punto dal tuo fuggirtene all'estero, ci perde solamente.

Quindi, cosa sei disposto a sacrificare? Nulla.

 

Il problema è che tu, come molti, vedono tutto come calato dall'alto. È solo un modo per deresponsabilizzare sé stessi.

Se uno Zapataro domani facesse questo discorso, chi ci sarebbe ad applaudirlo se te e tutti gli altri ve ne foste già andati? E perché dovrebbe farlo, se non ci fosse più nessuno per cui farlo.

 

Io non ho detto che la società non è pronta per il cambiamento, forse ti sei perso qualche passaggio: io ho detto che la società sta già cambiando, ora.

Io penso che quelli troppo suggestionabili ultimamente si siano bevuti il cervello dalla paura per via delle ultime aggressioni. È così facile manipolare la gente, basta dire che otto extracomunitari hanno stuprato delle donne nell'ultimo mese ed ecco nascere la xenofobia e l'emergenza clandestini!

Il fatto che ci siano stati questi episodi dovrebbe non spaventarti, ma farti capire quanto l'Italia stia cambiando. Perché, come ho detto, l'omofobia c'era ieri, c'è oggi e ci sarà domani, c'è qui e c'è all'estero. La differenza sta nel fatto che episodi di omofobia una volta avvenivano lo stesso, ma nessuno li denunciava. Oggi la risposta sociale cambia. Una volta gli omosessuali si nascondevano ed erano anonimi nella folla. Oggi se alcuni vengono aggrediti vuol dire che hanno il coraggio di mostrarsi in pubblico.

Mi dispiace immensamente per le vittime delle aggressioni, ma a me, da un punto di vista sociale e non individuale, questi episodi comunicano solo speranza.

 

La società sta già cambiando, ora, e lo fa grazie a chi resta, a chi si tiene per mano. Ma per chi vuole fuggire ovviamente questa realtà non esiste: i cambiamenti sono imposti dall'alto, e visto che la mia presenza è inutile tanto vale andare all'estero e vivere una vita tranquilla, no?

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