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Sentimento di realtà


Isher

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Uso il termine "sentimento" nel senso francese: intima percezione, viva e acuta sensazione

(per non ingenerare equivoci col "senso della realtà").

 

E la domanda è: avete mai provato questa sensazione? Cioè un acuto senso della realtà,

la viva certezza che qualcosa o ciò che ci circonda è "reale" (non bello, non importante,

non significativo, ma "reale")? In quali casi?  

 

A me propiziano questo effetto le temperature estreme. Ad esempio fare una camminata a 40°

all'ombra in qualche città assolata, d'estate, oppure in un sentiero poco battuto in qualche

località di mare, preferibilmente verso le 14. E la sensazione che mi procura la scoperta della

"realtà" è di grande forza, di grande spinta in avanti.

 

Avete qualcosa da raccontare?

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WistonSmith
E la sensazione che mi procura la scoperta della

"realtà" è di grande forza, di grande spinta in avanti.

 

Questa sensazione a me ispira, invece, una grande nostalgia, benché mi consideri molto "realista", ma quando passeggio - e cioè molto spesso, camminare è per me uno sfogo - mi capita di attraversare un quartiere ed un altro delle mie "due" città, scorgere tantissime persone, sbirciare di sfuggita tantissime situazioni di vita quotidiana altrui, ascoltare brevi scambi di parole, vedere e non osservare, sentire senza ascoltare con particolare attenzione, lasciando il resto all'immaginazione. Vedo tantissime cose e penso di passare inosservato, quello mi dà questo "sentimento" di realtà, è nostalgico, ma non so spiegare in che termini e in quali modi, però mi è anche utile, anche per questo mi ritrovo spesso a vagabondeggiare senza una meta. Sopratutto al calar della sera durante l'autunno e l'inverno, quando torno a casa dall'università, spesso a piedi, anche se distano parecchio, quando i negozi chiudono e la gente torna a casa dal lavoro. Oppure, sempre nel pomeriggio tardi nei fine settimana, quando torno a casa dalla città in cui studio, e attraverso tutta la regione ascoltando i discorsi delle persone sull'autobus. Ciò che vedo (o ascolto) è scipito, irrilevante, incolore ma reale.

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Mike in the Breeze

Non mi succede quasi mai, piuttosto l'opposto!

Il sentimento di irrealtà  :rotfl:?

Di essere inserito in qualcosa di programmato e vagamente fittizio..

Non serve specificare che mi succede piu' spesso quando sono sulle mie, da solo.

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L'esempio che tu porti di una città in Agosto nelle ore più calde è quello che più rispecchia la mia concezione. Allo stesso tempo però l'aria così calda appanna la vista e la percezione sfuma nell'irrealtà, in un paesaggio più intuibile che percepibile.

Mi ricordo quando usavo girare in bicicletta per il centro storico verso l'una di pomeriggio, la desolazione che incontravo e il calore che percepivo avevano una connotazione inquietante ma provavano in manierà più netta che ma la realtà di ciò che mi circondava.

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Questa sensazione a me ispira, invece, una grande nostalgia

 

 

Forse perché tu percepisci più le persone, le vite, il viavai delle esistenze, che la nuda realtà delle cose.

Alla fine del tuo post parli di qualcosa di "scipito, irrilevante, incolore", che sia visto o udito, ma

questi sono aggettivi, e la dimensione aggettivale è quella del giudizio, non della pura percezione

di qualcosa che si impone.

 

Comunque posso capirti. Non è che la percezione della realtà sia sempre così potente come io l'ho

descritta nel mio post d'entrata. Spesso appunto le cose che vediamo si impongono o presentano a

noi come insignificanti, morte, o meglio senza vita. Forse il salto avviene in quei momenti in cui si

percepisce la realtà della realtà.

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Di rado mi è capitato

Di osservare dei panorami, banali, assolutamente convenzionali, sempre presenti sotto gli occhi

e all'improvviso di vederli diversi, con un'ottica differente, come se si fossero svelati per ciò che sono (o non sono?) in realtà, o come se gli occhi con cui li guardassi fossero altri

ma purtroppo non credo di essere in grado di spiegare (o, tantomeno, giustificare) una sensazione / percezione del genere

 

P.S. Preciso che non ero sotto l'effetto del crack eh  :rotfl:

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infatti mi veniva da chiederti se cio' succedesse prima o dopo il giro per le birrerie di via zamboni =P

(un mio amico vide le due torri dritte <.<)

 

a me cmq una cosa simile non e' mai successa O.o"

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osservare dei panorami, banali, assolutamente convenzionali, sempre presenti sotto gli occhi

e all'improvviso di vederli diversi, con un'ottica differente, come se si fossero svelati per ciò che sono

(o non sono?) in realtà, o come se gli occhi con cui li guardassi fossero altri

 

 

Questa è la riscoperta delle cose, che precedentemente erano inerti, che erano viste ma non

sentite essere. Posso vedere uno scoiattolo come un oggetto del mio campo visuale, ma

si può vederlo anche come un essere esistente che ha tutt'intorno a sé un campo di realtà in cui

si muove, che è a lui legato, che ha una microstruttura mai prima osservata o meglio avvertita.

Le cose si sono svelate per ciò che sono in realtà, e non le sentiamo più come le sentivamo prima:

puramente orizzontali, parte di uno scenario e basta; di qui, forse, anche l'oscillazione di cui tu dici,

Wolf, tra «ciò che sono/ciò che non sono» in realtà. La scoperta della vivida realtà per sé delle cose

fa ricordare la precedente visione in cui questo vivida presenza e realtà della realtà mancava.

 

Così mi proverei a spiegare l'esperienza che hai narrato, Wolf.

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Mi è capitato anni fa un paio di volte, e dopo incidenti gravi (o potenziali tali), la sensazione delle superfici a contatto col mio corpo, il sangue e la sensazione dei polmoni che si riempivano e si svuotavano d'aria mi hanno fatto provare questo sentimento... un po' come se improvvisamente avessi la consapevolezza del mio corpo, e di riflesso di tutto ciò che mi circondava.

Per me, probabilmente, è solo qualcosa di chimico derivante dall'adrenalina... mi sembra molto più affascinante quello che capita a voi.

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un po' come se improvvisamente avessi la consapevolezza del mio corpo, e di riflesso di tutto ciò che mi circondava.

 

 

La tua sensazione mi fa pensare allo stato autogeno, che si raggiunge quando si sa fare bene il training

autogeno. E' una sensazione impagabile. Non è facilissimo raggiungerla anche se si è fatto training bene

per molto tempo. Oltre alla consapevolezza del proprio corpo c'è un senso di forza tranquilla e quasi di

impenetrabilità.

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...forse viviamo in un'illusione collettiva...  pensiamo di essere individui, invece siamo tutti uguali e parte di una collettività.

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Spunto interessantissimo!!

Mi aggiungo tra coloro i quali vivono situazioni ambientali del genere provando però un senso di "irrealtà". Di fronte a particolari paesaggi, o situazioni come quelle da te descritte, Isher, mi accade una bizzarra sensazione in cui mi accorgo che... come dire... dovrei ricordarmi di qualcosa che però proprio non ricordo, un qualcosa di importante che va al di là di un ricordo individuale legato alla vita mia personale, un prendere consapevolezza di una certa "provvisorietà" delle cose.

Un giorno mi capitò una sensazione del genere particolarmente violenta, poichè mi provocò - e non sto esagerando - un piccolo attacco di claustrofobia legato allo stesso pianeta Terra. Ho avuto un senso di "provvisorietà" così forte da sentirmi oppresso da stare in un mondo così piccolo. Insensato, lo so, eppure...

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Certo è straordinaria la varietà di sensazioni che può provocare l'«astanza» (un termine

di Cesare Brandi) delle cose.

Capisco anche questa reazione: le vertigini, in sostanza. Sempre dovute a una percezione,

una presa d'atto, nuova (nel senso che sembra che la si abbia per la prima volta) della

potenza delle cose, della loro non-ovvietà, che è invece il modo in cui le esperiamo

abitualmente. Ma ecco che forse io sto traducendo nei termini della mia esperienza che,

a volte, è quella di quel famoso senso di realtà che cercavo di descrivere, e che spazza via

la percezione abitudinaria un po' indebolita di sé e della realtà, e mi carica molto.

Comunque a quanto vedo dalle risposte l'altalena è tra realtà/irrealtà.

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Semmai provo il contrario: il "sentimento" che le cose siano tremendamente fuori da quanto dovrebbero essere. (la stessa cosa di Wolf, ma che degenera talvolta in un sentimento di innaturalezza dell'essenza stessa delle cose) Si può manifestare in minimi gesti o in cose tremendamente ovvie; vi illustro qualche esempio: il cielo che è Troppo Azzurro, un colore assolutamente inquietante e vertiginoso che provoca un senso di impotenza e terrore. Il terreno nudo che è troppo solido, sarebbe più naturale leggermente più morbido o ancor meglio liquido. Sole e Luna che sono troppo piccoli, visto il loro enorme significato come simbolo ancestrale e la loro presenza schiacciante nel cielo dovrebbero essere nettamente più grandi.  etc etc

A livello non visivo è invece il dolore da "botta" al naso, nettamente diverso dal dolore in altre superfici del corpo e quindi non compatibile all'idea di dolore in sé e quindi non dolore.

Se il sentimento invece è esattamente quello di Wolf e non "degenera" si generano percezioni come un sorriso che in realtà è un gran smorfia e un ricoprirsi di rughe, scoprire i denti e emettere versi inarticolati, e nel suo insieme non è nulla di felice visto così.

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Uso il termine "sentimento" nel senso francese: intima percezione, viva e acuta sensazione

(per non ingenerare equivoci col "senso della realtà").

 

E la domanda è: avete mai provato questa sensazione? Cioè un acuto senso della realtà,

la viva certezza che qualcosa o ciò che ci circonda è "reale" (non bello, non importante,

non significativo, ma "reale")? In quali casi?  

 

Avete qualcosa da raccontare?

 

io ho esitato un po' prima di rispondere a questo topic.

 

La risposta è si: ci sono dei momenti, soprattutto quando ci sono le giuste condizioni di contorno, in cui ho la percezione di una "iper-realtà", in cui mi sembra di percepire, a un livello sensoriale differente (che poi si traduce in qualche ineffabile messaggio a livello di sensi tradizionali ma qui il discorso è lungo), non so come spiegarlo.. ecco.. una dimensione in più.

 

Mi sembra che "sopra" a quello che vedo ci siano altri dettagli altri "messaggi" che solo in alcuni momenti riesco sottilmente a percepire in maniera molto imperfetta, come un forte miope che percepisce in lontananza dei colori e delle forme ma nel grigio totale e allora magari strizza gli occhi ma non vede comunque e non riconosce esattamente cosa sta percependo.

 

E' una delle ragioni per cui ho iniziato, da ingegnere, un percorso personale, se volete mistico/spirituale, rivolto alla comprensione di questo livello "super-reale".

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Semmai provo il contrario: il "sentimento" che le cose siano tremendamente fuori da quanto dovrebbero essere. 

 

 

La risposta è si: ci sono dei momenti, soprattutto quando ci sono le giuste condizioni di contorno, in cui ho la percezione di una "iper-realtà"

 

A Dreamer vorrei dire: hai provato a concentrarti su, a cercare di sentire, la pura fattualità delle cose reali?

La sensazione che hai descritto infatti la salta, questa sensazione, perché subito si presenta una discordanza

tra ciò che percepisci e come le cose "dovrebbero" essere. Se vedi un campo di grano tagliato già abbrustolito dal sole,

o qualunque altra cosa che sta lì in tutta la sua realtà (pietre, campi, campagne, strade, pavimentazione di una città,

costruzioni, eccetera), dovrebbe potersi mettere in moto un meccanismo pacificatore con le cose.

 

Quella descritta da Korio è un'esperienza che capisco. Però «l'iper-realtà» è proprio «la realtà», io credo.

 

Certo dalle risposte a questo topic emerge che le cose sono latrice di messaggi o meglio ispiratrici di sensazioni,

per noi, che passano inappercepite nella massima parte dei casi, e che influenzano notevolmente il nostro umore,

i nostri stati d'animo, mentre sarebbe importante essere capaci di trasformarle in stati d'animo positivi.

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Sì, ci sono dei momenti in cui ho una percezione della realtà molto più vivida.

Ad esempio quando faccio aikido.

Perchè quando si pratica un'arte marziale o comunque un'attività fisica che richieda un certo livello di concentrazione se non sto attento con la realtà mi ci scontro proprio, ad esempio mi prendo una bastonata in testa :)

 

So che può sembrare banale, ma sarà perchè studio filosofia e quindi alle volte penso molto a lungo concentrandomi sull'astrazione e poco sulla concretezza/sull'azione, ma non riesco a chiamare sentimento di realtà qualcosa di diverso dallo scontro con le cose.

 

Probabilmente perchè di solito mi sento un tipo parecchio sulle nuvole, inciampo, cado, sono un po' aprassico....

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M la mia risposta può sembrare un po' provocatoria,

vedo che qui invece parlate tutti di "sentimento di realtà" in modo un po' più astratto/misticheggiante...

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No, Isher, non ho mai provato questa sensazione. Al più un senso di armonia e di meraviglia in cose assolutamente banali, ma è più che altro un'evoluzione della capacità di meravigliarsi e di trovare incredibile le cose più ovvie, tipica dei bambini.

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Una volta mi capitò (e non prendetemi in giro) che sollevai la testa e mi accorsi dello spigolo in alto dei palazzi, di quanto sono alti e di quanto fossero splendenti, nonostante fossero così alti da darmi l'impressione di sentirmi schiacciata.

La sensazione che provai fu di stupore e allo stesso tempo vertigine, nonostante erano sempre lì, e ci ero passata sotto un migliaio di volte, non li avevo mai visti.

Datemi della pazza ora se volete.  :sisi: :)

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Devo dire che ora mi viene in mente un curioso aneddoto a riguardo:

stavo tornando a casa con l'auto, un annetto fa, quando la mia attenzione si posò sul paraurti posteriore dell'auto davanti a me.

Era...tridimensionale, profonda, la distanza che ci separava sembrava enorme. Era presente, li', reale, impressionante. Mai ebbi un senso di "realta'" cosi' forte, sebbene credo di aver avuto in quel mentre qualche disfunzione che mi ha causato una sorta di dispercezione. Mah, comunque, esperienza interessante.

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M la mia risposta può sembrare un po' provocatoria,

vedo che qui invece parlate tutti di "sentimento di realtà" in modo un po' più astratto/misticheggiante...

 

La tua risposta non è affatto provocatoria. Sul fatto che questo sentimento di "super-realtà", almeno per quel che mi riguarda, sia espresso forse in maniera misticheggiante è perchè personalmente è "connesso" a una visione delle cose se vuoi "misticheggiante", e su questo ne sono consapevole.

 

Ma anche andando al fatto in se, senza l'interpretazione, è innegabile l'evento, più volte accaduto, anche se la descrizione non può essere semplice. Come descrive un suono un sordo? come una specie di vibrazione, quindi trasferisce la percezione dell'effetto sonoro nella percezione secondaria della vibrazione.

 

E' possibile che sia una illusione sensoriale? si è possibile, come è possibile che non sia una illusione sensoriale e allora uno si applica a comprendere il fenomeno e a creare un modello ragionevole e coerente della cosa. E si torna al misticheggiante quindi mi fermo qui :-)

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No, Isher, non ho mai provato questa sensazione. Al più un senso di armonia e di meraviglia in cose assolutamente banali, ma è più che altro un'evoluzione della capacità di meravigliarsi e di trovare incredibile le cose più ovvie, tipica dei bambini.

 

Già, tu hai 17 anni.. :sisi:

Comunque sviluppa queste sensazioni, più che le altre di cui parlavi nell'altro post!

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io certe volte quando squilla il telefono ho già l'impressione di sapere chi è, è Dio che mi chiama ma io preferisco far finta di non essere in casa

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  • 10 months later...

io non so se il sentimento di realtà l'ho mai provato, in fondo l'uomo è limitato e come dice sissy forse tutti noi siamo in un sogno collettivo (quello che gli indù chiamano maya). Il vero sentimento di realtà dovrebbe essere la consapevolezza che la vita è un sogno, o dovrebbe essere un attimo in cui appunto si prova qcosa di diverso, ci si rende conto di qcosa di speciale.

 

Io a volte provo dei sentimenti forti. A parte il fatto che anche io, come l'utente dreamer, ho una grande capacità di meravigliarmi e credo che ciò sia molto bello ed importante. Meravigliarsi vuol dire non dare nulla x scontato. Crescendo diamo x scontate troppe cose e ciò penalizza un po' l'uomo, secondo me...

 

Poi sto molto bene quando sto a contatto con la natura, andare in bici x le campagne, stare col cane, mi sento proprio bene, felice, e se x un po' non ho il contatto con la natura ne risento, sto male, soffro.

 

Posso fare una domanda: ma voi cosa intendete di preciso x sentire la realtà??

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Per me significa innanzitutto sentire che la realtà, il mondo, l'essente, ha una sua forte consistenza

e autonomia, non semplicemente «sta là» come sfondo neutralizzato della nostra esistenza, ma è,

è sempre, ha una sua forza, la forza delle cose. Da questa ri-scoperta mi deriva un incremento di

forza soggettiva.

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AndrejMolov89

Ogni tanto lo provo..., mentre passeggio per le città e vedo i palazzi sotto un ottica diversa, li vedo profondi, tridimensionali. La maggior parte del tempo percepisco una sorta di distanza e di distorsione, un mondo piatto in cui tutti i miei pensieri scivolano sia all'esterno che all'interno. Sento una sorta di oppressione, di piattume, di irrealtà.

Quando percepisco la terza dimensione nei vicoli stretti e in ombra, mi sento bene, vedo lentamente cambiare la prospettiva, vedo il palazzo infinite volte senza annoiarmi. Vorrei possedere altrettanta realtà, ogni volta che mi capita... sento che mi manca questo sentimento ovunque vada, qualunque cosa pensi, chiunque percepisca e qualsiasi cosa faccia.

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cedrickleloup

A me è capitato qualche volta di sentire una sorta di comunione con ciò che mi circonda, una sensazione del tipo "ogni cosa è al suo posto". Mi è capitato un po' di volte mentre ascoltavo della musica che sembrava rispecchiata dagli avvenimenti intorno a me (in particolare eventi tipo vento forte o l'arrivo di un temporale) e allo stesso tempo tutto ciò rispecchiava me. A volte mi è capitato anche senza musica.

Non so bene se c'entra, ma in quei momenti è come se le cose fossero più chiare, evidenti, come se le linee fossero state tracciate con il carboncino e io riuscissi a cogliere ogni dettaglio. Sfortunatamente sono sensazioni effimere.

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A me capita continuamente, sia quando ci penso che quando non ci penso.

Sarà che probabilmente ho una visione alquanto diversa rispetto agli altri, sarà che la filosofia ormai mi sta facendo veramente male (lol!), però a me capita, eccome.

 

Avete mai avuto l'impressione, certe volte, di scrivere una parola e, d'improvviso, di accorgervi soltanto per la prima volta delle lettere che lo compongono?

Una volta mi son fermato sulla parola "letto", tanto per farvi un esempio.

 

Oppure lo stesso mi accade con le persone: ad un certo punto è come se non riconoscessi più un volto, lo vedessi per la prima volta ed iniziassi ad incamerare informazioni solo in quel momento.

Ma questo, ovviamente, mi capita praticamente con tutto. Con i sassi, i palazzi, le nuvole, le altre persone...

 

Parafrasando Heidegger, questo sentimento di realtà potrebbe essere uno scorcio di "esistenza autentica": ci allontaniamo dall'anonimato superficiale che circonda l'ambiente intorno a noi, per cogliere davvero l'essenza intima delle cose.

Per me non è altro che un diverso modo di vedere la realtà. Squarcio questo "velo di Maya", e tutto mi appare decisamente diverso, nuovo.

E, secondo me, è una bella sensazione. Liberarsi dei vecchi pregiudizi per arrivare a formulare di nuovo il proprio pensiero di punto in bianco. è interessante come concetto.

 

Devo dire, comunque, che all'inizio il senso del topic non mi era abbastanza chiaro, ho preferito leggere gli altri post, tutti parecchio interessanti, prima di poter scrivere il mio (non che ora mi sembri molto chiaro eh xD).

 

 

PS: sul serio, sono un vero malato di filosofia XDDD

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mi sembra, leggendo i post, che tutti per realtà intendiamo qcosa di più profondo... una sorta di "misticismo".

secondo me dovremmo riflettere più spesso su ciò che ci circonda e ricordarci appunto che le cose non stanno lì a caso...

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