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Sono dietro una maschera, vi chiedo aiuto.


Myself_now

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E su questo hai ragione, ma nel momento in cui dico che la colpa è della soicietà, intendo dire che questa PAURA di uscire allo scoperto non ci sarebbe così come non ci sarebbe bisogno di uscire allo scoperto se solo la società non fosse omofoba.

Il fatto è che la paura temo sia un elemento normale di un coming out. Ce l'abbiamo avuta tutti, a questo proposito ti consiglio di leggere i topic delle esperienze altrui, così puoi vedere come anche con persone che pensiamo ci accetteranno senza troppi problemi, un po' di paura c'è sempre. Paura che predichino bene e razzolino male, per esempio. Per cui trovo che la paura sia normale.

 

Ma il fatto è questo: la società è omofoba. Questo è un dato di fatto - è inutile immaginare un mondo dove non c'è bisogno di uscire allo scoperto... perché nel mondo dove siamo il bisogno c'è. Perché stare a fantasticare di una situazione ideale quando la nostra vita è ben diversa? Nella tua vita, nel 2010 in Italia, sussiste il bisogno di fare coming out - quindi le scelte possibili sono solo due - farlo o non farlo.

 

Ora, tu parli di attacchi di panico e io anche se per altri motivi so come ci si sente e mi dispiace tantissimo che il solo pensiero di fare coming out ti provochi un attacco. Mi immaginerei piuttosto il contrario, cioè che il panico ti viene provocato dal pensiero di tenerti tutto dentro, piuttosto che dal pensiero di dirlo. Tuttavia, so che sto semplificando di molto le cose, ma non pensi che l'unico modo di farti passare gli attacchi sia appunto di dirlo a qualcuno? Così non avrai più i momenti di panico in cui pensi "oddio, non lo sa nessuno", ma il pensiero si trasformerebbe in "beh, meno male che almeno una persona che lo sa c'è".

 

Vediamo se questo ti aiuta in qualche modo: vedila così. Fino a due giorni fa, non lo sapeva nessuno. Adesso, lo sanno almeno una decina di persone diverse, forse di più - quelle che hanno risposto alla tua richiesta d'aiuto. Vederla sotto questi termini cambia qualcosa per te?

Hai già fatto un enorme passo avanti. Non importa che le persone che lo sanno siano sconosciuti. Adesso qualcuno lo sa, quindi se persisti nel confronto anche virtuale, forse tra una settimana o due inizierai a sentirti meglio e riuscirai a vivere anche il resto delle situazioni con meno ansia.

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Io sono certo che l'avere una persona con cui parlare liberamente senza alcun problema di me e di tutto ciò che mi passa per la testa sia una medicina importante, però appunto il fatto è che non nel concreto non riesco a pensare a nessuno di cui possa fidarmi ciecamente e da cui non possa aspettarmi reazioni negative.

Per il resto sono d'accordo con te, scrivere in questo forum è sicuramente stato un passo avanti ed è un aiuto perchè se non altro non rifletto più solo con i miei pensieri, ma integro con i vostri consigli.

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Per il resto, sì, i miei amici sono tutti apposto, nel senso, sono tutti ragazzi e ragazze tranquilli, intelligenti... E anche una migliore amica... Ma nè ai primi, nè a loro mi sentirei mai di dire una cosa del genere. Vi dico io mi immagino alle volte mentre getto una bomba del genere e capisco che non ci riuscirei, mi sentirei in un imbarazzo assurdo!!

E' questo il punto, sei tu che ti sentiresti in imbarazzo, non loro...tu prova a pensare a questa cosa: se un tuo amico o una tua amica venisse a dirti che è gay o lesbica, tu cosa faresti? Dando per scontata la tua risposta cerca di capire che, omosessualità a parte, spesso e volentieri gli amici veri sono tali perchè sono come te, ti assomigliano, ti completano...e se tu sei in grado di affrontare una verità del genere (che poi non è neanche chissà che cosa, manco avessimo ucciso qualcuno) quasi sicuramente anche loro possono farlo, a condizione che sia tu stesso sicuro di te, accettato, e pienamente consapevole che essere omosessuali è una cosa normalissima insita nella natura umana e non una maledizione o una chissà quale perversione...il problema più grande, come ho già detto, sta dentro di noi...prima capirai questo, prima riuscirai a liberarti da questo tuo senso di angoscia che a quanto ho letto ha già raggiunto un livello decisamente oltre l'accettabile...te lo dico con tutto il cuore...buttati, mostrati per quello che sei...mostra a tutti quanto amore sei in grado di dare senza barriere...verrai sicuramente accettato dai tuoi vecchi amici e notato da altri nuovi, che vedendoti per quello che sei (cioè un ragazzo sensibile e solare) ti accoglieranno e ti regaleranno quella serenità che vai tanto cercando...

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E' questo il punto, sei tu che ti sentiresti in imbarazzo, non loro...tu prova a pensare a questa cosa: se un tuo amico o una tua amica venisse a dirti che è gay o lesbica, tu cosa faresti? Dando per scontata la tua risposta cerca di capire che, omosessualità a parte, spesso e volentieri gli amici veri sono tali perché sono come te, ti assomigliano, ti completano...

Meglio ancora, immaginatelo con una situazione diversa dal coming out, perché coming out non è solo quello da gay... immaginati un altro tipo di confessione, ad esempio: un tuo amico vuole confessarti che ha un inciucio con una professoressa. O un'amica ti vuole dire che ieri ha rubato qualcosa da un negozio. Queste sono cose che vengono considerate comunque "anormali" (la professoressa) o "sbagliate" (rubare), entrambi aggettivi che spesso vengono accostati anche all'omosessualità.

Tu come reagiresti? Vuoi bene a questa persona? Magari prima di quel momento non hai conosciuto nessuno che avesse una relazione con un non-coetaneo. La confessione del tuo amico può causare qualcosa come un'interruzione improvvisa del tuo bene per lui? Sì o no?

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tu prova a pensare a questa cosa: se un tuo amico o una tua amica venisse a dirti che è gay o lesbica, tu cosa faresti?

 

Gli/Le farei capire che sono e sarò sempre suo/a amico e che dicendomelo non ha fatto che rafforzare il rapporto di amicizia perchè non me l'ha tenuto nascosto, dandomi la possibilità di aiutarlo/la a superare le difficoltà derivate.

 

La confessione del tuo amico può causare qualcosa come un'interruzione improvvisa del tuo bene per lui? Sì o no?

 

No, non interromperebbe il bene che provo, ma chiaro che lo rimproverei o gli farei capire che sta facendo una cazzata nei casi da te descritti.

 

In quello in cui invece la confessione è di essere gay come dicevo a Rinx la reazione è comunque la MIA reazione, quello che IO farei. Ma non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti la stessa mentalità.

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In quello in cui invece la confessione è di essere gay come dicevo a Rinx la reazione è comunque la MIA reazione, quello che IO farei. Ma non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti la stessa mentalità.

Non dico questo...dico solo che spesso e volentieri abbiamo l'abitudine (e lo dico per esperienza personale) di ritenerci gli unici in grado di capire la nostra situazione...ma non è vero! Anche gli altri possono capirci...non del tutto magari, ma abbastanza da accettarci per quello che siamo...e mi sembra inutile restare attaccati a delle amicizie fasulle...prima o poi svaniranno a prescindere...quindi cosa ti costa rischiare?

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Mother Fucker

Se ti può essere d'aiuto ti racconto la mia esperienza con il mio migliore amico.

Lui era molto omofobo ed anche fascista.

Un giorno di tre estati fa glielo dissi su msn con molti giri di parole.

All'inizio è rimasto spiazzato poi è venuto a casa ed è andato tutto liscio.

Se il bene c'è tra amici ci si comprende,se hai anche tu un migliore amico io ti consiglio di rischiare,ma che vada lo mandi a quel paese........

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Fabio Castorino

A questo punto ti consiglierei di andare veramente dalla psicologa, per tre motivi:

1) la psicologa può aiutarti con gli attacchi di panico e  farti capire che le paure che li hanno causati sono frutto non di una visione oggettiva della realtà, ma di distorsioni cognitive che ti portano a vedere le cose in modo assolutamente negativo anche quando non è il caso,

2) andare dalla psicologa potrà fornirti l'opportunità di fare un primo coming out "sicuro", cioè con una persona che non fa parte della tua vita ( e quindi non devi temere di poter perdere la sua stima o il suo affetto), che è portata dalla sua preparazione scientifica e dalla sua deontologia professionale a reagire positivamente e che, per via del segreto professionale, non potrà andare a dire a nessuno ciò che le hai rivelato. Il senso di sollievo e liberazione che proverai dopo averlo detto alla psicologa ti farà capire che fare coming out non è una cosa impossibile, e soprattutto che è una cosa bellissima, che ti fa sentire meglio, e ti darà sicuramente più coraggio per farlo in futuro con i tuoi amici o la tua famiglia.

Io il mio primo CO lo feci proprio con la psicologa, da cui andavo per altri motivi, e fu un'esperienza bellissima (proprio perché fu la prima volta in cui riuscivo a liberarmi di questo peso) e mi diede la forza per poi passare al mio primo vero CO (vero nel senso di fatto con una persona che fa parte della mia vita quotidiana), quello con mia madre,

3) la psicologa potrà assisterti nell'organizzare il tuo processo di coming out, ad affrontare una per una le paure che ti impediscono di farlo, a scegliere le persone con cui rivelarti, a trovare le parole esatte, a prevedere le loro reazioni e ad approntare quindi le tue contro-reazioni adeguate ecc.  

 

Per questo ti consiglio di rivolgerti ad una psicologa che pratichi l'analisi cognitivo-comportamentale,come quella da cui andavo io, che si incentra proprio sul tema delle distorsioni cognitive e mira ad eliminare i comportamenti sbagliati  indotti da queste.

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A questo punto ti consiglierei di andare veramente dalla psicologa, per tre motivi:

1) la psicologa può aiutarti con gli attacchi di panico e  farti capire che le paure che li hanno causati sono frutto non di una visione oggettiva della realtà, ma di distorsioni cognitive che ti portano a vedere le cose in modo assolutamente negativo anche quando non è il caso,

2) andare dalla psicologa potrà fornirti l'opportunità di fare un primo coming out "sicuro", cioè con una persona che non fa parte della tua vita ( e quindi non devi temere di poter perdere la sua stima o il suo affetto), che è portata dalla sua preparazione scientifica e dalla sua deontologia professionale a reagire positivamente e che, per via del segreto professionale, non potrà andare a dire a nessuno ciò che le hai rivelato. Il senso di sollievo e liberazione che proverai dopo averlo detto alla psicologa ti farà capire che fare coming out non è una cosa impossibile, e soprattutto che è una cosa bellissima, che ti fa sentire meglio, e ti darà sicuramente più coraggio per farlo in futuro con i tuoi amici o la tua famiglia.

Io il mio primo CO lo feci proprio con la psicologa, da cui andavo per altri motivi, e fu un'esperienza bellissima (proprio perché fu la prima volta in cui riuscivo a liberarmi di questo peso) e mi diede la forza per poi passare al mio primo vero CO (vero nel senso di fatto con una persona che fa parte della mia vita quotidiana), quello con mia madre,

3) la psicologa potrà assisterti nell'organizzare il tuo processo di coming out, ad affrontare una per una le paure che ti impediscono di farlo, a scegliere le persone con cui rivelarti, a trovare le parole esatte, a prevedere le loro reazioni e ad approntare quindi le tue contro-reazioni adeguate ecc.  

 

Per questo ti consiglio di rivolgerti ad una psicologa che pratichi l'analisi cognitivo-comportamentale,come quella da cui andavo io, che si incentra proprio sul tema delle distorsioni cognitive e mira ad eliminare i comportamenti sbagliati  indotti da queste.

 

Ti ringrazio del consiglio, io in realtà è da un pò che penso veramente che sia l'unica 'soluzione' plausibile anche se non esente da paura...

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Però devi chiedergli le cose giuste alla psicologa...

quelle indicate da Fabio Castorino e l'organizzazione

del CO deve far parte del patto terapeutico, per tua

espressa richiesta.

 

Perchè se vai dalla psicologa e non gli circoscrivi

l'ambito di intervento o peggio gli chiedi le cose

sbagliate, farai peggio che meglio...

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Però devi chiedergli le cose giuste alla psicologa...

 

 

Ma io non ho delle idee precise... Io pensavo di raccontare di me stesso un pò come ho fatto con voi. Lei già un pò mi conosce perchè oltre due anni fa alle prime crisi di panico ci andai, anche se io ancora non avevo ponderato di striscio l'idea di essere gay.

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Fabio Castorino

Ovviamente il punto 3 si potrà realizzare solo più avanti, dopo il coming out con la psicologa e la risoluzione del problema degli attacchi di panico. Sono convinto che la soluzione di questi due problemi ti darà la forza di decidere di passare al terzo punto (perché sempre di libera decisione si tratta, non di obbligo), ma ci vorrà comunque tempo.

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Perchè non ci dici anche come è andata la scorsa volta con questa psicologa...

mi pare di capire tu non sapessi di essere gay ma come inquadrò la

questione e cosa ti disse? Quanti anni avevi ? Ci fu un tentativo di terapia?

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perché non ci dici anche come è andata la scorsa volta con questa psicologa...

mi pare di capire tu non sapessi di essere gay ma come inquadrò la

questione e cosa ti disse? Quanti anni avevi ? Ci fu un tentativo di terapia?

 

 

L'ultima volta che ci sono stato io mi concentravo molto sul mio attacco di panico, dell'essere gay non ero consapevole, era una cosa che reprimevo profondamente.

La psicologa ha toccato un tasto brutto per me, ossia le medie, quando ero tanto preso in giro, perchè ero un pò il debole della classe e quella è l'età in cui alle ragazze si dice 'troie' e ai ragazzi deboli 'gay'. Oltretutto io avevo la fidanzata all'epoca...

La psicologa mi ha chiesto se la questione era la mia sessualità, se ci avevo mai pensato, ma io le ho risposto con una tale sicurezza che non ci siamo più tornati e ci siamo concentrati sul come superare le crisi d'ansia studiando i momenti in cui mi venivano.

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Sarà che stia sbagliando - accade spesso, si sa; ma presumo non basteranno tutte le psicologhe del globo a mutarti da quello che sei. :D

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Uno psicologo non può forzare un paziente in cui l'autopercezione di sè come omosessuale manchi

o venga decisamente negata, anche qualora ritenga in cuor suo che il problema alla fine sia questo.

 

Può cercare di farti focalizzare il problema, cosa che in effetti mi pare abbia tentato di fare, essendo

tu all'epoca in quella fase che viene definita "della confusione".

 

Purtroppo il senso di liberazione e di euforia che ti può dare una scoperta autodeterminata dell'omosessualità

viene a cadere nel momento in cui si realizza di essere gay a partire da un senso di diversità, detto e ripetuto

da altri, che si concretizza peraltro attraverso insulti: sei debole.

 

E tu a questa cosa dell'essere debole hai finito per crederci introiettando un sentimento di inadeguatezza che ti ha portato

a "tollerare" il fatto di essere gay, più che "accettarlo". Tu ti stai tollerando ed è per questo che sei infelice e non sei capace di

pretendere di essere accettato dagli altri.

 

In questa fase il consiglio che in genere si dà, è di prendere un po' le distanze dagli amici etero e iniziare a frequentare altri

gay, confrontarsi con loro ( come stai facendo qui, ma ovviamente nella vita reale ) sentirsi condivisi e non derisi in quanto

gay. Essere "tra pari" ( questa l'origine reale probabilmente dell'importanza della parità nelle relazioni gay ) e quindi rafforzare

la propria identità ed indurre un senso di autoaffermazione. Questo dovrebbe essere fatto in parallelo o meglio prima di rivolgersi

alla psicologa. Potresti prenderti l'impegno di dedicare a questa esplorazione i mesi estivi, partecipando anche a dei raduni del

forum e poi andare dalla psicologa a partire da Settembre.

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Non lo so, perchè adesso si sono messi anche i miei a tediarmi perchè vada da una psicologa perchè non è normale che non parli con loro ecc...  :D

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Sei del Veneto giusto? Che ne diresti di mettere un piedino

dentro al Padova Pride Village? Sono sicuro che un Padovano

che si presta ad accompagnarti per il tuo ingresso in "società"

lo trovi... ( vero ragazzi?  :D )

 

Nessuno si aspetterà che tu sia men che nervoso...

 

Poi forse ci sarà un raduno estivo a Padova a fine Agosto

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acunamatata
Non lo so, perché adesso si sono messi anche i miei a tediarmi perché vada da una psicologa perché non è normale che non parli con loro ecc...

 

bhe, potrebbe essere comunque una soluzione per non far capire a loro il tuo disagio reale e poi dalla psicologa a getto spiegare il tutto - potrebbe essere una prima liberazione.

E' una soluzione sicuramente differente da quella che ti propongono gli altri di aspettare, però secondo me, visto che già i tuoi ti propongono di andare da un psicologo, ti aiuta già in quanto penso che se dovevi porti tu a chiederlo avresti dovuto anche motivarne la richiesta.

Comunque il tempo passa, se stai ancora male, fermati un'attimo e prendi una decisione.

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Comunque il tempo passa, se stai ancora male, fermati un'attimo e prendi una decisione.

 

Sì devo assolutamente prendere una decisione...

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Se una persona è palesemente depressa, basta dire di essere

depressi per chiedere di andare dallo psicologo, non mi pare

che sia un problema.

 

La cosa positiva semmai è che i genitori hanno capito che

loro figlio non sta bene e si preoccupano per lui.

 

La mia preoccupazione è che dallo psicologo si realizzi un

inizio di liberazione e non uno sfogo nervoso.

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  • 3 weeks later...

Accettato, accettato, accettato... un cavolo. A quanto pare lo dicevo solo per convincermi, ma non è vero... è troppo dura... non voglio essere così solo perchè è troppo dura.

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Nel senso che non saprei come venire, dovrei venire da solo, ma in questo periodo mi è poco consigliabile perchè sono particolarmente ansioso...

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