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Perché fare coming out?


LostBoy93

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https://mobile.twitter.com/pigletziall/status/447236154610679808/photos

 

Io l'ho sempre pensata come l'esempio nella foto. Gli eterosessuali non vanno dai genitori, dai parenti, dagli amici e dai compagni a dire: "ehi, sono etero". Per quale motivo noi della comunità GLBTI dovremmo farlo? Io ancora lo trovo assurdo. Scusatemi.

 

Voi che ne pensate? E che pensate dell'immagine?

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per sfatare i miti. Dopo tutto non tutte le famiglie, le amicizie etc.. sono come la realtà descritta dalla foto. Io ho avuto bisogno di raccontare di me sia a parenti che ad amici perché poi loro non avessero brutte sorprese. Ad esempio una mia amica si era presa una cotta per me, e poiché le voglio tutt'ora molto bene non aveva senso fuorviare il discorso o mentire.

 

Paradossalmente dichiararsi ora serve perché in futuro poi non sia più necessario farlo!

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Semplice. Perché se non lo fai, banalmente, non esisti. Sei privo di identità.

Non puoi combattere per i tuoi diritti. Non puoi lottare contro un'ingiustizia.

Non puoi parlate di te stesso. Non puoi parlare delle tue sensazioni.

La tua vita è un segreto inconfessabile. Inconfessabile quindi... sbagliata.

Inopportuna, inappropriata, indecorosa. Da tacere.

 

Sei come loro vogliono che tu sia: un tenero ed innocuo NESSUNO.

 

Si fa coming out per iniziare ad esistere.

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In realtà penso che intendesse una cosa che peraltro condivido, ovvero: perché dover dire esplicitamente "sono gay" come una confidenza? Magari solo con una o più persone importanti, se l'argomento salta fuori, ma per il resto sono anche io dell'idea che renda tutto più naturale la "sorpresa" del fidanzamento, tronca sul nascere eventuali discussioni da coming out tradizionale (aka "da quando" "ma sei sicuro").

 

Tra l'altro, in quel caso, non saresti "solo" ma avresti il sostegno del fidanzato/a :)

Edited by Loup-garou
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Fabio Castorino

Gli eterosessuali non fanno coming out perché di ogni persona si dà per scontato che sia etero, quindi se uno effettivamente lo è non ha bisogno di dire nulla.

Per quanto riguarda i gay è fondamentale farlo, almeno con le persone che ci sono più vicine, perché:

A LIVELLO PERSONALE è, come diceva Sampei, l'unico modo per vivere una vita piena e non quella di una specie di latitante che deve nascondere tutto quello che fa , sente e pensa

A LIVELLO SOCIALE è l'unico modo per mettere in discussione e modificare i pregiudizi, che si fondono sulla non-conoscenza

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Perché latitante? Qua non si sta parlando di nascondere, ma di trattarlo come un argomento tranquillissimo... E dico "trattarlo come" perché per molti non è per niente "tranquillo", ma il far finta che lo sia permette a chi ti sta intorno di assorbirlo come tale.

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forse un po' OT ma mi chiedo:

 

chi ha una famiglia religiosa magari suppone che i figli etero non scopano con le fidanzate fino al matrimonio.

 

se un figlio racconta loro di essere gay si ammette quasi implicitamente di fare del sesso, un gay non deve per forza fare sesso per esserlo ma sopsarsi in chiesa al momento non può e allora alla famiglia religiosa verranno i sospetti di una attività sessuale illecita col CO.

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Fabio Castorino

Se quello che LostBoy93 intendeva è non dire "sono gay" ma piuttosto "vi presento il mio fidanzato Carlo" allora la domanda del titolo è malposta perché il secondo è comunque un coming out.

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@Dreamer_93

Quello del post è un esempio. Ovvio che non tutte le famiglie siano cosí. La vita non è un manga.

 

@Sampei

Noi possiamo combattere per i diritti delle persone come noi, senza bisogno di metterci a fare discorsi con le persone che ci sono vicine per dichiararci. Dopotutto mica abbiamo commesso omicidi o ci droghiamo di tranquillanti per cavalli.

Quello è che voglio dire è che non trovo la necessità di andare a dire io sono omo/bi/trans/inter. Quando si parla di discorsi inerenti alla sessualità o di uomini/donne o altro, puoi tranquillamente dire la tua opinione senza bisogno di fare discorsi preparatori di sorta. Se poi non gli piace, che si arrangiano. Gli etero non vanno mica a spiegare che sono etero, prima di dire che salterebbero addosso a Scarlet Johansson. Lo dicono e basta. Ed io faccio lo stesso.

 

 

 

{Andiamo bene. Il vocabolario del cellulare sa scrivere Johansson, ma non conosce i congiuntivi. Mah -_-}

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Ma di fatto è un coming out, semplicemente non viene messo in atto nella maniera "canonica". 

 

edit: (ninjato)

Edited by Shell
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Perché latitante? Qua non si sta parlando di nascondere, ma di trattarlo come un argomento tranquillissimo... E dico "trattarlo come" perché per molti non è per niente "tranquillo", ma il far finta che lo sia permette a chi ti sta intorno di assorbirlo come tale.

 

@Shell ha capito abbastanza bene.

Ma di fatto è un coming out, semplicemente non viene messo in atto nella maniera "canonica".

 

edit: (ninjato)

 

Non nel senso tradizionale del termine

Edited by Loup-garou
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Non nel senso tradizionale del termine

 

Sì sì, rispondevo a Fabio. Possiamo considerarlo un'evoluzione del CO.

 

Ho sempre trovato che questo tipo di indifferenza sia la chiave per far evolvere la società in tal senso... Però va premesso, ognuno deve fare ciò che si sente di fare.

Edited by Shell
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Esatto. Ognuno può fare quello che vuole, ma l'ho chiesto perché vedo che è diventato una sorta di rituale di iniziazione (tipo il battesimo) e voglio capire perché tutti sono determinati a farlo

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Visto che c'è chi divide il mondo in pecore e capre con gruppi ristretti è normale che ci sia una minoranza, e per il mondo questa minoranza è una trasgressione, non normale e fuori dagli schemi.

Quindi essere capra in questo mondo dove sia pecore che capre dividono il mondo in pecore e capre è difficile, i tuoi genitori pecore, si aspettano che tu sia a tua volta una pecora.

La capra si sentirà sola, disorientata, dovrà nascondersi perchè se dicesse la verità le pecore vedrebbero questa capra con uno sguardo diverso, la capra avrà bisogno di sfogarsi e di confrontarsi, e lo farà soltanto con le pecore fiduciose, che sa che non avranno una reazione come le altre.

La capra visto che convive con delle pecore si sentirà in bisogno di condividere questa cosa, le pecore reagiranno in modo diverso ma si spera che nonostante lo shock iniziale le pecore accettino la capra.

Di certo non è una buona idea tenersi tutto dentro, perchè non è una buona idea presentarsi a casa con un altra capra e dire ciao pecore io e lui siamo due capre e stiamo insieme, perchè lo shock sarebbe più grande.

 

La colpa di chi divide il mondo in capre è pecore è sia delle capre che delle pecore, ora continuate pure a belare, capre.

Edited by Oscuro
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@Oscuro

Questa cosa di capre e pecore mi ricordare il sentiero della Mano sinistra (quello giusto, capre) e quello della Mano destra (Filoabramitici, wiccan, quello sbagliato, pecore).

 

Comunque, come dice Shell, il fatto di portare direttamente a casa il ragazzo è dà un po' un messaggio subliminale di normalità

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Perché latitante? Qua non si sta parlando di nascondere, ma di trattarlo come un argomento tranquillissimo... E dico "trattarlo come" perché per molti non è per niente "tranquillo", ma il far finta che lo sia permette a chi ti sta intorno di assorbirlo come tale.

 

E come fai a trattare normalmente una cosa che devi tenere nascosta? Una cosa si tratta normalmente solo se se ne parla. Altrimenti è censura.

 

Io personalmente non ho ritenuto di dover coinvolgere fidanzati e controfidanzati nei coming out: quando e se ci sono, d'accordo, ma sarà un argomento secondario. Il CO è una questione identitaria, è una questione di affermazione (violenta! sì esatto anche violenta se necessario) del proprio io nei confronti di persone che lo negheranno più o meno involontariamente finché non le obbligherai a violare il tabù e a parlarne in maniera esplicita. Ma questa è una modalità personale, ognuno sceglie poi la propria modalità.

 

Ma attenzione a non auto-fregarsi: quella di trovarsi prima il fidanzato potrebbe rapidamente trasformarsi in una scusa per rimandare all'infinito.

 

Inoltre ritengo davvero inelegante e di cattivo gusto accollare il peso di una propria lotta personalissima ad un fidanzato che magari ha un vissuto completamente diverso ed è profondamente estraneo alla faccenda, oltreché essere all'oscuro delle intime dinamiche familiari fra persone che non conosce. Bisogna essere forti e bisogna saper essere forti anche soli.

 

Fare CO è lottare in maniera esplicita, è fare la Rivoluzione: è violare, spaccare, distruggere la sacra norma sociale che ti VIETA di dire "io sono gay".

 

Fare CO è combattere anche contro se stessi e sconfiggere definitivamente la paura che ci sia qualcosa che non va in sé. Fare CO è un profondo atto di rivolta creativa nella costruzione della propria persona. Ti fa veramente percepire quanto sia prezioso ed indispensabile saper lottare per te stesso.

Edited by Sampei
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@Sampei

Quello del fidanzato era un esempio, non diciamo che sia necessario il fidanzato per affrontare il discorso; al contrario, il fidanzato serve a far trapelare la naturalezza della cosa. Intendiamoci, io non ho assolutamente detto che non puoi dire "Io sono gay", ma che non ci sia nulla da spiegare né prima né dopo quest'affermazione, nessun discorso preparatorio da fare, perché è una cosa normalissima in natura - tant'è vero che l'omosessualità esiste anche tra gli animali - e non ha senso dover giustificare perché sei cosí o cosá. Per me una cosa del genere è come mettersi a giustificare perché vai in bagno, perché mangi, perché bevi, perché respiri, perché dormi, etc.

Se non siamo i primi a comportarci come se fosse normale - e lo è - come possiamo pretendere che quelli che lo ritengano sbagliato inizino a vederlo differentemente?

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@Sampei

Quello del fidanzato era un esempio, non diciamo che sia necessario il fidanzato per affrontare il discorso; al contrario, il fidanzato serve a far trapelare la naturalezza della cosa. Intendiamoci, io non ho assolutamente detto che non puoi dire "Io sono gay", ma che non ci sia nulla da spiegare né prima né dopo quest'affermazione, nessun discorso preparatorio da fare, perché è una cosa normalissima in natura - tant'è vero che l'omosessualità esiste anche tra gli animali - e non ha senso dover giustificare perché sei cosí o cosá. Per me una cosa del genere è come mettersi a giustificare perché vai in bagno, perché mangi, perché bevi, perché respiri, perché dormi, etc.

Se non siamo i primi a comportarci come se fosse normale - e lo è - come possiamo pretendere che quelli che lo ritengano sbagliato inizino a vederlo differentemente?

Finche ci sarà il lupo il mondo continuerà ad essere diviso tra capre e pecore, e le capre anche se volessero verrebbero comunque viste fuori dal normale.

Bisogna mettere a tacere questo lupo che detta leggi e sparge stronzate su cosa sia giusto o sbagliato, su cosa sia morale e immorale.

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Finche ci sarà il lupo il mondo continuerà ad essere diviso tra capre e pecore, e le capre anche se volessero verrebbero comunque viste fuori dal normale.

Bisogna mettere a tacere questo lupo che detta leggi e sparge stronzate su cosa sia giusto o sbagliato, su cosa sia morale e immorale.

Non lo metti a tacere con i coming out personali, lo metti a tacere con l'attivismo politico e sociale

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@lostboy93:

 

Se hai paura di dire ai tuoi genitori "io sono gay" hai già perso in partenza.

 

Ti rendi conto, vero, che non esiste altro modo di dire ai tuoi che sei gay se non pronunciando la frase "io sono gay"?

 

Puoi tentare tutte le combinazion idi circostanze possibili assemblandole come desideri, ma anche se presenti un fidanzato devi DIRE che è il tuo fidanzato, quindi ti chiederanno: ah ma allora sei gay? e tu dovrai rispondere DICENDO "sì io sono gay". Oppure metti addirittura che loro di fronte a te e al tuo ragazzo non dicano nulla e resti tutto nel vago? Avrai fallito, perché sarai rimasto schiavo della regola che ti VIETA DI DIRE CHE SEI GAY.

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Se tu desideri "circoscrivere il più possibile" il tuo coming out limitandoti ad un piccolo, fugace "io sono gay" magari sottovoce, magari di sfuggita... eheh mi sa che hai un'idea piuttosto edulcorata del coming out. Spero proprio che per te possa essere così! Ma siccome sappiamo entrambi che difficilmente basterà, dovrai essere pronto ad argomentare, perché di certo non decidi tu qual è il limite entro cui deve vertere una discussione particolarmente vivace come quelle che spesso riguardano questi argomenti.

 

E' facile dire "io non devo giustificarmi con nessuno" un po' più difficile constatare che bisogna essere pronti a combattere, verbalmente, per potersi affermare in maniera incontrovertibile su qualsiasi fantasiosa tesi possa essere tirata fuori dal cilindro al momento del coming out.

 

Quindi ricapitolando: no, non è sufficiente usare comportamenti materiali, e no, non è sufficiente (e nemmeno del tutto corretto) dire un risicato "io sono gay" e fuggir via o rinchiudersi nel silenzio. Non lo dico perché è una mia opinione teorica, ma lo dico perché sono proprio i fatti che vanno spesso così.

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Ma secondo me non hai proprio capito il discorso. Non ti ritiri da nessuna guerra sociale, anzi, fai proprio il contrario. Se qualcuno ti chiede un confronto mica glielo neghi. Il punto è semplicemente che non dici "OMMIODDIO SAPPIATE TUTTI CHE SONO GAY", ma lo tratti come un argomento come un altro. 

 

Ciò non significa scappare dal confronto, se dopo questa "rivelazione" data con nonchalance ti si dice "ah ok ma i froci non dovrebbero avere diritti" allora LI' fai la differenza rispondendo. Ho fatto un esempio idiota, ma per farti capire che è solo il modo a cambiare, le tue guerre ideologiche le fai comunque in casi di necessità.

 

E sottolineo necessità perché invece trovo estremamente controproducente l'indottrinamento prepotente. Tu non devi imporre agli altri il tuo essere gay, se viene fuori bene, altrimenti chissene frega. Il parlare della propria sessualità non deve diventare una protesta femminista estremista.

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io non ho assolutamente detto che non puoi dire "Io sono gay", ma che non ci sia nulla da spiegare né prima né dopo quest'affermazione, nessun discorso preparatorio da fare, perché è una cosa normalissima in natura....

 

è normale per te ma non per tutti gli etero. per gli etero che ritengono l'omosessualità naturale non è infatti necessario un CO, serve con gli altri etero che mai e poi mai si potrebbero immaginare che sei gay o bi o altro.

 

un genitore che ogni 2x3 ti chiede se hai la ragazza non realizzerà mai da solo che sei gay. un genitore gayfriendly da sempre non chiederà mai al figlio se ha la ragazza perché sa che il figlio potrebbe anche portargli un ragazzo a casa.

Edited by marco7
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Tu non devi imporre agli altri il tuo essere gay

Stai parlando esattamente come i miei genitori omofobi: hanno proprio pronunciato lidena tua identica frase: "tu non puoi imporci questa cosa!" cercando di spingermi a tacere e a rimangiarmi quello che avevo detto, sollecitandomi, disperati e oltraggiati, a negare la frase che avevo appena pronunciato: "dunque visto che non vi parlo mai di me, volevo giusto informarvi che io sono gay".

 

Ah bene io non posso imporvi il fatto di esistere? Cazzo se posso! Posso per il solo ed autoevidente fatto che esisto!

 

E' il tentativo di negare, nascondere, celare, soffocare, insabbiare. Quello che spesso facciamo noi a noi stessi. Quando e se sarai pronto, capirai.

 

Pensaci su!

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Ma santo cielo, io qua devo dare ragione a LostBoy, tu proprio non leggi quello che scriviamo... x° Più che continuare a risponderti ti direi di rileggere i nostri post. 

 

"tu non puoi imporci questa cosa!" cercando di spingermi a tacere e a rimangiarmi quello che avevo detto

 

Questo è un chiaro esempio. Cioè veramente, abbiamo detto l'esatto opposto finora

 

Io ho letto il tuo CO, ho capito perché adesso tu sia così preso da questa "guerra" di identità, ma devi capire che non è il dire "sono gay" ad un comizio piuttosto che al bar che fa la differenza, quanto quello che viene dopo. Ovvero il saper rispondere a qualsiasi tipo di attacco, cosa che, diciamolo, può esserci o meno.

Edited by Shell
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E' molto buffo, anche io non molti anni fa cercavo proprio come voi disperatamente un appiglio per "normalizzare" l'idea del coming out, un modo particolare e raffinato per leggere il CO come una banale conversazione, un'acrobatica interpretazione per vedere nel coming out degli altri qualcosa di esagerato, che loro avevano OSATO fare in maniera SCENICA, ESAGERATA.

 

Ma non mi rendevo conto, esattamente come voi, che nessuno, nelle discussioni, aveva mai parlato di gridare in senso teatrale e drammatico la propria omosessualità: me lo ero immaginato io perché in un certo senso pensavo: come si permettono di dire una cosa del genere?

E infatti il dramma e il teatro non sono di chi parla, semmai vengono dopo, per via delle reazioni di chi ascolta.

Per via delle reazioni al pacifico e semplice: "volevo dirti che sono gay".

 

Quando io dico che il coming out è una Rivoluzione dico quello che significa per una persona. Parlo del suo effetto interiore in chi parla e in effetti anche in chi ascolta.

Non parlo delle modalità, quelle variano. C'è chi lo dice piangendo, c'è chi lo dice con una lettera, c'è chi usa altri mezzi.

Ma non si scappa dalla frase "io sono gay" e dal dialogo successivo, perché le parole sono l'unico modo che abbiamo per essere chiari al 100% con noi stessi e con gli altri.

 

 

 

Io ho letto il tuo CO, ho capito perché adesso tu sia così preso da questa "guerra" di identità, ma devi capire che non è il dire "sono gay" ad un comizio piuttosto che al bar che fa la differenza, quanto quello che viene dopo. Ovvero il saper rispondere a qualsiasi tipo di attacco, cosa che, diciamolo, può esserci o meno.

 

Guarda che puoi anche dirlo di essere partito prevenuto sull'argomento assieme a lostboy93 e di averci poi riflettuto su, non ti mangia nessuno :)

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A mio parere bisogna essere in grado, almeno qualche volta nella tua vita, di pronunciare quelle tre famose paroline - io sono gay. Non credo che siano eliminabili per nessuno le condizioni, molto reali e concrete, per cui è necessario farlo. Solo dopo averlo fatto è possibile procedere al passo successivo: essendo 'dichiarato' e noto a tutti come gay, non parlarne più tanto.

 

Anche il paragone con gli eterosessuali rischia di essere un po' superficiale e ingannevole. Perché è vero che un etero non va dai parenti a dire 'sono etero', ma è, eccome, capace di dire e se necessario di gridare "sono etero!" ogni qualvolta ciò sia necessario:  di fronte a un padre omofobo ossessionato che il figlio sia effettivamente eterosessuale; di fronte ai compagni di scuola che eventualmente lo sfottano perché magari sembra poco 'maschile'; di fronte a una zia cretina e impicciona che, ammettendo che questo etero non abbia una ragazza perché timido, o complessato, o per qualsiasi altra ragione, gli chieda "ma non sarai mica gay?"; e gli esempi si potrebbero moltiplicare.

 

Basta che approfondiate la prospettiva e prendiate in esame l'attestazione di eterosessualità che ogni etero è tenuto a dare al mondo, alla società, alla famiglia, agli amici e a scuola (anche gli etero sono sottoposti al potere normativo dell'eteronormatività, ovviamente), per scorgere come anche gli etero siano eccome pronti, disposti, tenuti - comunque non certo imbarazzati - a dire: io sono etero! - se le circostanze lo richiedono o addirittura lo impongono.

 

Poi anch'io desidero che il CO sia fatto in modo non-drammatico, non come una confessione, o una ammissione in ginocchio. Ma attenzione, qui dipende dai contesti: se uno ha un padre omofobo, il CO sarà sempre un atto di rottura, drammatico, al quale possono seguire scontri di vario tipo. Se invece uno ha dei genitori adorabili e stra-evoluti, non si troverà in questa condizione, buon per lui: e speriamo che il mondo vada sempre più in questa direzione.

 

Quello che per me è importante è che il CO sia fatto in modo psicologicamente dignitoso: cioè non come "confessione", alla quale debba seguire la benedizione, ad esempio, degli amici ("per me non cambia niente").  

Edited by Isher
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Fabio Castorino

Stai parlando esattamente come i miei genitori omofobi: hanno proprio pronunciato lidena tua identica frase: "tu non puoi imporci questa cosa!" 

 

 

"Imporre" è il verbo preferito degli omofobi: qualunque cosa tu faccia, in primis esistere, ti accusano che gli stai "imponendo" qualcosa.

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Ecco. Il discorso comunque, e sono stufo di ripeterlo, è incentrato sul "dopo". L'argomento esce? Se ti senti di dirlo (aka, così siete tutti contenti, fare coming out) bene, l'importante è che dopo ci si sappia far valere nel momento in cui si ricevono attacchi o semplicemente per far capire la propria posizione.

 

Non venitemi a parlare di padri omofobi perché ne ho uno in casa.

 

Anche qua devo ripetermi. E' comunque un CO a tutti gli effetti. In quanto tale comunque bisogna essere prima pronti a farlo. E' il modo a cambiare. Ognuno è libero di scegliere come, dove, quando e perché farlo. E' un passo importante, nessuno lo nega; ma trovo più importante quello che viene prima, ovvero l'accettarsi, e quello che viene dopo. Ma d'altronde oh, Sampei, lo stai dicendo anche tu. Mah. 

 

Mi state paragonando ad un omofobo, lo trovo allucinante. Ho usato la parola imporre, sì. Ma il contesto e soprattutto il senso sono diversi.

 

Sono d'accordo con @Isher sul discorso degli etero, neanche io penso rappresentino una situazione paragonabile

 

Guarda che puoi anche dirlo di essere partito prevenuto sull'argomento assieme a lostboy93 e di averci poi riflettuto su, non ti mangia nessuno :)

 

O_O

 

Qualcuno intervenga perché qua mi sa che non ci stiamo capendo  :look:

Edited by Shell
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