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Paura di invecchiare soli!


danny93

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Buona sera a tutti gli utenti del forum che stanno leggendo!! Non so se questa discussione è stata già affrontata in un altro topic, comunque vi capitano anche a voi ogni tanto quei momenti tristi, in cui vi sentite completamente soli e persi? Magari pensando al vostro futuro, al fatto che non è facile trovare un ragazzo o una ragazza, pensando di invecchiare e finire tristemente i vostri giorni soli come cani?? A me capita spessissimo ultimamente, anche se sono giovane ancora, mi capita di fare questi pensieri, ho paura di non vivere abbastagna e al meglio questa vita!! Mi sento perso in questo mondo..

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l'amore a volte arriva quando non te l'aspetti e non lo cerchi più. Ci sono persone che saltano da una relazione all'altra con una velocità e bravura incredibile. Altre ci mettono di più e non credo che i primi siano meno soli dei secondi.

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privateuniverse

capitano anche a voi ogni tanto quei momenti tristi, in cui vi sentite completamente soli e persi? Magari pensando al vostro futuro, al fatto che non è facile trovare un ragazzo o una ragazza, pensando di invecchiare e finire tristemente i vostri giorni soli come cani??

 

Ho sempre dato per scontato che sarei invecchiato da solo, fin da quando ero ragazzo.

 

Comunque con il tempo ho imparato a superare la paura della solitudine. Anzi, mano a mano che ho imparato a fare sempre più cose da solo, e che mi sono accorto che rinunciare alla compagnia di amici con cui i rapporti erano ormai finiti non mi faceva affondare ma, anzi, mi faceva stare meglio, sto quasi meglio da solo che in compagnia.

 

Temo le cattive compagnie molto più della solitudine. La solitudine è molto più proficua di frequentazioni vuote e inutili. Preferisco di gran lunga stare, ed essere lasciato, da solo, che investire tempo ed energie in rapporti biodegradabili, che si sfaldano a uno stormir di fronda, magari per un'inezia o per riserve mentali che, prima, non mi erano mai state palesate (la mia prima, breve relazione finì proprio in questo modo).

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vi capitano anche a voi ogni tanto quei momenti tristi, in cui vi sentite completamente soli e persi?

 

prima di trovare mio marito ero sempre in disperazione e tristezza.  :blackeye:  :dance:

 

poi inspiegabilmente lo trovai e la vita cambiò. È una cosa stranissima: fino a 38 anni non ebbi mai una relazione anche se la desideravo e poi improvvisamente arrivò lui e stiamo sempre assieme e credo moriremo vecchi assieme.

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vi capitano anche a voi ogni tanto quei momenti tristi, in cui vi sentite completamente soli e persi?

 

Sì, eccome. Sono sentimenti e paure più che comprensibili, comuni a tutti gli esseri umani.

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persi?
in che senso? <_<

 


pensando di invecchiare e finire tristemente i vostri giorni soli come cani??
perchè considerate la cosa "tristemente" e la rapportate ai cani... i cani sono i migliori amici dell'uomo,  quindi chi pensa che finirà solo è posto in una situazione peggiore rispetto ai cani xDxD 

 


ho paura di non vivere abbastagna e al meglio questa vita!! Mi sento perso in questo mondo..
da cosa nasce questa paura di non vivere al meglio la tua vita? tanto la vita è come un sogno o un incubo... prima o poi finisce LoL e poi non c'è più niente di cui preoccuparsi 

 

personalmente non ho questo timore 

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Ad oggi considero assodata la possibilità di invecchiare da solo, e pur non essendo una condizione particolamente felice, devo essere onesto ad ora non mi crea particolare ansia, magari andando avanti con l'età cambierò idea.

Ad ogni modo sei giovanissimo, non mettere il carro davanti i buoi.

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Buona sera a tutti gli utenti del forum che stanno leggendo!! Non so se questa discussione è stata già affrontata in un altro topic, comunque vi capitano anche a voi ogni tanto quei momenti tristi, in cui vi sentite completamente soli e persi?

 

paradossale ma quei momenti cui ti riferisci capitano molto più da giovani che da "maturi", diciamo :asd:

vorrei poi farti presente che non c'è una reale alternativa: dalla solitudine non si salvano neanche le coppie etero, che si sfaldano facilmente ben prima di raggiungere la vecchiaia: la verità è che, ammesso che non finisca il mondo prima, avremo tutti, sia etero che gay, bisogno della badante moldava :uhsi:

 

Preferisco di gran lunga stare, ed essere lasciato, da solo, che investire tempo ed energie in rapporti biodegradabili

 

ma questa è una quasi citazione :uhsi:

 

Vivere non è difficile potendo poi rinascere

cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidità.

Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me

mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti

ch' è meglio se sto solo...

Ma l' animale che mi porto dentro

non mi fa vivere felice mai

etc.

 

:russian:

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Va bene, ma se un ragazzo come danny93, che suppongo abbia 19 anni, o come Tenerone, che ne ha 27, ha paura di invecchiare da solo, nel loro caso questa paura va interpretata, ed è chiaro che significa e può significare solo questo: « sono solo, non ho il ragazzo, non mi piace di stare solo, per niente, e ho paura ». Paura di non saper fare le cose giuste per avere più opportunità di incontri, o di non avere un carattere abbastanza scaltrito (o aperto), oppure di vivere in condizioni ambientali che non aiutano anzi rendono difficili gli incontri. In quest casi l'unica sensata reazione a questa « paura » è di non oggettivarla, (oggettivarla in un: "ho oaura di 'invecchiare' solo"), ma di capire che è solo un segnale della necessità di migliorare una certa determinata situazione - perché mutare sé stessi o l'ambiente circostante non si può, ma migliorarlo sì.

 

Poi una domanda: come fa Jessica Fletcher, che è single, e pure anziana, ad avere una vita così interessante, così serena e certamente a non avere né crisi di solitudine nè di angoscia legata a questa paura o ad altri timori?

Qui urge una riflessione su Jessica Fletcher.

 

Non vorrei che questa sindrome ce l'avessero solo o principalmente le persone omosesuali e che essa funzionasse come un paralizzante: come un ostacolo a vivere una vita il più possibile aperta e dinamica. Perché la paura non viene solo dopo, (dopo esperienze negative, dopo una certa età avendo consttato che si è soli, dopo che tante occasioni sfuggono o sono sfuggite. etc.), ma spesso sta prima

Edited by Isher
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Considero la solitudine la mia vera compagna, nonostante in alcuni momenti si allontani poi torna sempre. Anelo il divorzio e firmerei oggi stesso ma così è.

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Io avevo questa paura. Ce l'ho tutt'ora, nel senso, la ritengo una cosa probabile l'invecchiare da solo. Ma poi ho pensato che anche se ti sposi e si sta insieme fino ad ottant'anni... Prima o poi uno dei due muore e l'altro resta solo. Gli etero hanno i figli, ma non crediate che i figli al giorno d'oggi facciano da balia ai genitori, è un caso rarissimo, e comunque il figlio avrà a sua volta un partner e una famiglia che verrà prima del genitore. La solitudine tocca viverla prima o poi, e quella attuale non credo sia così peggiore di quella di poi. Cerchiamo di non sentirci vecchi in anticipo... 

Volete un consiglio pratico? Quando vi vengono di queste paure guardatevi il film "Up", fa respirare il cuore in questo senso. 

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privateuniverse

 

Poi una domanda: come fa Jessica Fletcher, che è single, e pure anziana, ad avere una vita così interessante, così serena e certamente a non avere né crisi di solitudine nè di angoscia legata a questa paura o ad altri timori?

 

Qui urge una riflessione su Jessica Fletcher.

 

Jessica Fletcher è sola, ma non nel senso che è zitella, bensì che è vedova, che è cosa ben diversa; sebbene senza figli, oltre a quattro tra fratelli e sorelle, ha uno stuolo di parenti, di sangue e acquisiti. Insegna all'università, fa la scrittrice, è apprezzata nella sua comunità e conosce un sacco di persone piacevoli e interessanti che la apprezzano per quel che e quindi ha uno status, anche sociale, molto elevato.

 

In altre parole, è un personaggio di fantasia, inventato, probabilmente, da persone che, a 19 o a 27 anni, se non erano già sposate avevano avuto ragazze e relazioni, e comunque loro stessi autori televisivi di successo.

 

 

Io avevo questa paura. Ce l'ho tutt'ora, nel senso, la ritengo una cosa probabile l'invecchiare da solo. Ma poi ho pensato che anche se ti sposi e si sta insieme fino ad ottant'anni... Prima o poi uno dei due muore e l'altro resta solo. Gli etero hanno i figli, ma non crediate che i figli al giorno d'oggi facciano da balia ai genitori, è un caso rarissimo, e comunque il figlio avrà a sua volta un partner e una famiglia che verrà prima del genitore. La solitudine tocca viverla prima o poi, e quella attuale non credo sia così peggiore di quella di poi. Cerchiamo di non sentirci vecchi in anticipo... 

Volete un consiglio pratico? Quando vi vengono di queste paure guardatevi il film "Up", fa respirare il cuore in questo senso. 

 

A mia madre, mio padre, che è venuto a mancare quasi sei anni fa, proprio di questi tempi, manca terribilmente; e né io, né mia sorella le facciamo da balia (almeno, non ancora); ma, in ogni caso, qualcuno che, magari imperfettamente, se ne prende cura, ce l'ha.

 

Ciò nonostante, non si trova certo nella condizione in cui si troveranno alcuni di noi. Tanto per cominciare, potrà dire di aver avuto un matrimonio lungo, che le avrà dato stabilità e sicurezza, finanziaria ed emotiva, per molto tempo; in altri casi il matrimonio avrà conferito passione, calore umano o appagamento sessuale, ma non è questo il caso. Lascerà due figli dei quali, per motivi diversi, può essere soddisfatta (come poteva esserlo, e lo era, suo marito). Così come mio padre non è morto da solo, difficilmente si troverà senza persone che, nel momento di maggiore difficoltà, potranno starle vicino e prendersi cura di lei.

 

Quindi, il paragone con la condizione del gay medio è del tutto fuori luogo, un patetico tentativo di raccontarsi che, in fondo, siamo tutti sulla stessa barca, senza salvagente.

 

Ma non è assolutamente così.

Edited by privateuniverse
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io credo che alla fine la condizione di solitudine sia simile nelle persone indipendentemente dall'orientamento sessuale. Quando non ci sentiamo soli ci dimentichiamo di come era essere soli.

 

mia madre mi diceva in passato se le dicevo di sentirmi solo che lei anche prima di sposarsi non si sentiva sola, che se non fosse sposata sarebbe stata bene anche da sola,...

 

ora mio padre è morto da 9 anni e penso e mi ha anche detto che si sente sola. Una volta è arrivata persino a dirmi che le manca un uomo, e io le ho detto di cercarsi un uomo se vuole ma lei mi ha risposto che me l'ha detto solo per vedere quel che le avrei risposto.....

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Jessica Fletcher è sola, ma non nel senso che è zitella, bensì che è vedova, che è cosa ben diversa; sebbene senza figli, oltre a quattro tra fratelli e sorelle, ha uno stuolo di parenti, di sangue e acquisiti. Insegna all'università, fa la scrittrice, è apprezzata nella sua comunità e conosce un sacco di persone piacevoli e interessanti che la apprezzano per quel che e quindi ha uno status, anche sociale, molto elevato.

 

In altre parole, è un personaggio di fantasia, inventato, probabilmente, da persone che, a 19 o a 27 anni, se non erano già sposate avevano avuto ragazze e relazioni, e comunque loro stessi autori televisivi di successo.

 

Secondo me Jessica Fletcher è necessariamente sola, per poter vivere quella vita che vive: vedova perché un marito presente ed eventualmente ingombrante non le si potrebbe attagliare in alcun modo; senza figli perché la sua vita nel mondo sociale si esplica in forme e relazioni che non sono quelle di una 'mamma' ma semmai quelle di una 'zia' indipendente e intraprendente; insegna all'università, ma potrebbe insegnare alle scuole medie senza che il suo personaggio ne esca modificato o sminuito. E appunto è apprezzata per sé stessa, per quel che è, e non vedo perché non dovrebbe esserlo se fosse lesbica. Conosce persone piacevoli e interessanti, o semplicemente buone e gentii, perché ha un buon carattere, è educata e civilissima, ha sempre un sorriso verso gli altri, ma nello stesso tempo sa pensare fondamentalmente a sé stessa: ai suoi obiettivi, ai suoi interessi, alla sua curiosità.

 

Certo che è un personaggio di fantasia. A prescindere da chi lo abbia inventato, può esser preso come modello da chiunque.

 

 

 

A mia madre, mio padre, che è venuto a mancare quasi sei anni fa, proprio di questi tempi, manca terribilmente; e né io, né mia sorella le facciamo da balia (almeno, non ancora); ma, in ogni caso, qualcuno che, magari imperfettamente, se ne prende cura, ce l'ha.

 

Ciò nonostante, non si trova certo nella condizione in cui si troveranno alcuni di noi. Tanto per cominciare, potrà dire di aver avuto un matrimonio lungo, che le avrà dato stabilità e sicurezza, finanziaria ed emotiva, per molto tempo; in altri casi il matrimonio avrà conferito passione, calore umano o appagamento sessuale, ma non è questo il caso. Lascerà due figli dei quali, per motivi diversi, può essere soddisfatta (come poteva esserlo, e lo era, suo marito). Così come mio padre non è morto da solo, difficilmente si troverà senza persone che, nel momento di maggiore difficoltà, potranno starle vicino e prendersi cura di lei.

 

Quindi, il paragone con la condizione del gay medio è del tutto fuori luogo, un patetico tentativo di raccontarsi che, in fondo, siamo tutti sulla stessa barca, senza salvagente.

 

Ma non è assolutamente così.

 

Trovo il tuo pessimismo eccessivo. Io non nego che la vita di una persona eterosessuale riuscita (perché quello che sto per dire non si attaglia a una persona eterosessuale fallita) abbia a parità di riuscita una vita più facile, più solida e coronata da attestazioni concrete maggiori - figli, matrimonio, (con conseguenti ricadute nello status e nella percezione pubblica), cioè un vincolo giuridico riconosciuto dalla società: uno dei tanti cosiddetti privilegi 'immateriali' degli eterosessuali - di una persona omosessuale. Ma credo che, una volta dato per scontato questo, il vero problema della vita sia quello della riuscita o del fallimento. Delle due persone in questione, una avrà forse una ferrari, un'altra una più semplice utilitaria: ma che importa, al fondo? L'unica cosa che importa è - per dirla con un linguaggio semplicissimo - essere promossi, avercela fatta. Ognuno si abitua alla sua vitai: e non di rado chi ha avuto molto, non ne è comparativamente abbastanza soddisfatto rispetto a chi ha avuto molto di meno.

 

C'è ancora da dire una cosa: quello che tu chiami raccontarsi una storia (sorvolo sull'aggettivo 'patetica'), è una questione più complessa. C'è chi si racconta balle, ed è un conto: non parlo di questo. Ma il modo di pensarsi, di vedersi, anche di raccontarsi (se non si tratta di raccontare/raccontarsi balle o menzogne) è una questione delicata, importante, in cui ne va di molte cose della vita. Non è una cosa da liquidarsi come fai tu come autoingannevole: se le si dà un minimo di curvatura positiva, minimamente ottimistica, è una forma di saggezza, è un modo di cooperare con la propria vita in una direzione positiva. È un concetto difficile da esprimersi con parole, ma è qualcosa che si può osservare, se lo si osserva, nella vita degli altri, ad esempio, ma anche nella propria.

Edited by Isher
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per fare il paragone tra la vita di un etero e un omo non bisogna prendere chi è "riuscito" nella vita perchè sono in minoranza sia tra gli etero che i gay. In pochi hanno una ferrari.

 

bisogna inoltre tenere conto delle generazioni: un gay di 20 anni di oggi vivrà una vita più libera di quella vissuta da un gay che oggi ha 60 anni.

 

io non credo che un gay giovane di oggi se ha l'appoggio della famiglia viva una vita veramente più difficile di quella di un etero ventenne di oggi. Certo che se la famiglia gli crea pure problemi le cose cambiano ma un gay giovane se sostenuto dal suo ambiente ha le stesse possibilità di un etero penso.

 

anche per una relazione stabile io non credo che un gay giovane di oggi sia svantaggiato veramente rispetto a un etero. Molti matrimoni etero finiscono e non è una prerogativa dei gay il poter fare la vecchiaia in solitudine. 

Edited by marco77
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No, io non credo affatto che la cosa sia così tragica. Io non ho il fidanzato adesso, né figli, ovviamente, e i miei genitori sono lontani. Ma ce le ho delle persone su cui contare nel momento delle difficoltà, non morirei da solo. 
Non ho persone che potrebbero dedicare a me tutta la propria vita perché hanno le loro che vengono prima, e ammetto che questo mi fa male a pensarci. Ma questo vale per me come vale per la madre di Privateuniverse. Ma non c'è ragione di pensare che al momento della morte non ci sarà nessuno al mio capezzale. Se poi il problema è che nonc is arà nessuno a farmi il bidet eccetto la badante, consolatevi: mia madre non fa il bidet a mia nonna, lo fa fare a una badante, come un po' tutte le donne d'Italia. E mia madre è anche più affettuosa della maggior parte di loro.

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La mia più grande paura era di non trovare il grande amore, e dopo immensi sacrifici e non tradendo mai i miei ideali, l'ho trovato un pò per merito ed un po' per caso. Se finisse e rimanessi solo potrei comunque essere fiero di aver avuto un grande amore che in pochi riescono a trovare. Ancora è presto per capire e sapere come potrebbe essere la mia solitudine senza lui, può darsi che nel frattempo arrivino dei figli o che i rapporti parentali con i suoi familiari si facciano ancor più intensi (i nipoti acquisiti che ti chiamano e vogliono giocare con te o gli zii ottantenni che ti invitano a cena sono veri e propri pezzi di cuore!). Dipende pur sempre come evoluzionerà la cosa, ma se finisse ora almeno avrei la soddisfazione di aver vissuto certi momenti.

 

Questa premessa serve solo per dire che la solitudine vissuta come rimpianto (pentirsi di non aver fatto delle cose nella vita) mi fa paura, ma la solitudine in sé non mi fa per il momento paura perché se mi ritrovassi solo avrei comunque i miei ricordi, i miei amici fedeli ed i miei mille interessi.

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Non ho tanto la paura di invecchiare sola perchè sono sicura che, stronzaggine della vita permettendo, avrò sempre i miei migliori amici accanto, che mi accompagneranno (e che accompagnerò) sempre.

Il mio terrore è piuttosto quello di rimanere sempre sola dal punto di vista sentimentale, di non riuscire mai a trovare qualcuno.

 

Non so se riesco a spiegarmi bene. La solitudine di per se non mi fa affatto paura, anzi, spesso la ricerco e ne traggo beneficio. Però, la solitudine affettiva/sentimentale mi deprime, mi fa star male, mi fa sentire incompleta, probabilmente anche per il fatto che a 23 anni non ho ancora avuto relazioni; quindi la sento più che mai.

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Per quanto mi riguarda, non è la paura della solitudine che mi spaventa. Piuttosto il timore di non aver fatto abbastanza. Ritrovarmi insomma un giorno a rimpiangere una vita che avrei potuto fare e che non sono riuscito a realizzare. Il rimpianto è un qualcosa a cui non puoi rimediare. Non puoi tornare indietro e cambiare le cose,  La solitudine invece è una condizione umana interna all'esistenza stessa che a volte prescinde dal fatto di avere una persona accanto o meno. Ci si può sentire soli anche se si è circondati e se si è amati da una miriade di persone. Quindi il tutto sta nel saper accettare questa condizione e saper convivere con quel sentimento di estraneità nei confronti del mondo.

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Per quanto mi riguarda, non è la paura della solitudine che mi spaventa. Piuttosto il timore di non aver fatto abbastanza. Ritrovarmi insomma un giorno a rimpiangere una vita che avrei potuto fare e che non sono riuscito a realizzare. Il rimpianto è un qualcosa a cui non puoi rimediare. Non puoi tornare indietro e cambiare le cose,  La solitudine invece è una condizione umana interna all'esistenza stessa che a volte prescinde dal fatto di avere una persona accanto o meno. Ci si può sentire soli anche se si è circondati e se si è amati da una miriade di persone. Quindi il tutto sta nel saper accettare questa condizione e saper convivere con quel sentimento di estraneità nei confronti del mondo.

Mi ritrovo tantissimo in quello che hai detto tu all'inizio!!

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prima di trovare mio marito ero sempre in disperazione e tristezza.  :blackeye:  :dance:

 

poi inspiegabilmente lo trovai e la vita cambiò. È una cosa stranissima: fino a 38 anni non ebbi mai una relazione anche se la desideravo e poi improvvisamente arrivò lui e stiamo sempre assieme e credo moriremo vecchi assieme.

 

il tuo messagio mi riempie di speranza...complimenti e grazie! vi auguro all the best!!!

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Per quanto mi riguarda, non è la paura della solitudine che mi spaventa. Piuttosto il timore di non aver fatto abbastanza. Ritrovarmi insomma un giorno a rimpiangere una vita che avrei potuto fare e che non sono riuscito a realizzare. Il rimpianto è un qualcosa a cui non puoi rimediare. Non puoi tornare indietro e cambiare le cose,  La solitudine invece è una condizione umana interna all'esistenza stessa che a volte prescinde dal fatto di avere una persona accanto o meno. Ci si può sentire soli anche se si è circondati e se si è amati da una miriade di persone. Quindi il tutto sta nel saper accettare questa condizione e saper convivere con quel sentimento di estraneità nei confronti del mondo.

Diamine, condivido ogni singola parola, punteggiatura, e significato...so true!!!!

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Non ho tanto la paura di invecchiare sola perchè sono sicura che, stronzaggine della vita permettendo, avrò sempre i miei migliori amici accanto, che mi accompagneranno (e che accompagnerò) sempre.

Il mio terrore è piuttosto quello di rimanere sempre sola dal punto di vista sentimentale, di non riuscire mai a trovare qualcuno.

 

Non so se riesco a spiegarmi bene. La solitudine di per se non mi fa affatto paura, anzi, spesso la ricerco e ne traggo beneficio. Però, la solitudine affettiva/sentimentale mi deprime, mi fa star male, mi fa sentire incompleta, probabilmente anche per il fatto che a 23 anni non ho ancora avuto relazioni; quindi la sento più che mai.

 

 

Il punto è questo.

Una persona che sa di essere a rischio solitudine (per un motivo o per l'altro) ha la possibilità di rimediare attraverso gli amici.

Amici i quali, purtroppo, la maggior parte tende a dimenticare quando si è fidanzati.

Io penso che da "vecchi" l'amore per come lo desideriamo ora non esisterà piu', e anzi muterà in qualcosa di piu' semplice, di piu' palpabile.

 

Dopotutto lo vedo coi miei nonni, 89 lei 92 lui, che convivono per inerzia, non certo per il sentimento, e infatti viaggiano (viaggiare è un termine esagerato, diciamo i classici pullman o le gitarelle in montagna) con amici e via discorrendo.

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Io non ho paura di rimanere da solo, bensì vera e propria fobia! :D Scherzi a parte, spesso però rifletto sul fatto che, in fin dei conti, pur avendo molte persone che mi vogliono bene (e che non mi chiamano soltanto quando ne ho bisogno, anzi, che mi hanno aiutato molto soprattutto nella fase di accettazione seguita dal CO), non ho mai avuto qualcuno con cui condividere qualcosa di più (se non avventure, ed erano avventure che però mi lasciavano e lasciano soltanto un senso di vuoto... detto in maniera grezza, na "svuotata" appunto XD). Purtroppo per come sono fatto tendo a subire in maniera forte i "colpi di fulmine" momentanei che ho nei confronti di persone che conosco anche da poco. Tempo fa una ragazza mi ha detto che sono un "lupo solitario", socievole e pieno di conoscenze, ma molto sulle mie... l'ho presa come una descrizione "positiva" (lei non l'aveva usato come per dire "sei un asociale", ovviamente) ma mi ha lasciato anche molta malinconia sta cosa, perchè ho pensato che in fin dei conti è vera!
Diciamo che ho crisi di solitudine (aumentate anche da alcuni momenti depressivi avuti durante l'adolescenza) fin da quando sono bambino: ero già gay, anche se non sapevo di esserlo, pur sapendo di avere qualcosa di "differente" dai miei compagni di classe, e accusavo la cosa pensando di "non avere amici". Quando invece un giorno facemmo un gioco alle elementari in cui dovevamo scrivere cose positive su biglietti da inviare ad una persona a scelta della classe. MI ricordo tre biglietti con scritto "sei bello", "sei carino" e uno in cui c'era scritto: "ciao Luca, anche se spesso ti arrabbi -[ho sempre avuto un caratterino XD]- trovo che tu sia veramente buono. Ti stimo moltissimo". Ci rimasi così tanto di sasso che mi misi a piangere...

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Non mi pare molto salutare pensare alla propria morte in solitudine,

quando in mezzo ci sta tutta una vita da vivere, ci vedo una forma di

compiacimento melanconico per come si è, quando magari molto si

potrebbe fare per cambiare le cose e viversi tutti gli anni che ci stanno

nel mezzo.

 

Più che una paura è uno spauracchio, secondo me

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Credo che sia nella naturalezza di un umano trovare un compagno/a , quindi credete nelle relazioni che durano per tutta la vita e cercate di crearle .

Io credo nell'amore e spero di avere al mio fianco qualcuno che voglia stare con me in maniera armonica e per tutta la vita.

C'è una frase bellissima che dice:

Amare non e' guardarsi a vicenda, amare e' guardare insieme nella stessa direzione .

 

Penso sia questo il segreto .

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