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Termini ombrello.


Priscilla160

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Priscilla160

Negli ultimi tempi mi è capitato di riflettere sulla tendenza di molti ragazzi giovanissimi della comunità a padroneggiare le sue numerose etichette. Personalmente, non riesco ancora  a farlo.

 All'estero ho anche frequentato ragazzi, soprattutto stranieri, che avevano questo interesse e  il fondo (detto bonariamente) l'ho toccato quando mi è stato detto che se un ragazzo è non binary bisogna chiedere prima con che termine vuole che siano chiamati i suoi genitali, nel caso, ad esempio, di un incontro sessuale occasionale.

Ma spesso, anzi, sempre, queste etichettature sono scollegate dalla contingenza, e diventano il modo di presentarsi.  E' diventata tutta una questione di pronomi e di etichetta, molti vogliono il "they", che in italiano mi suona come una roba tipo il Divino Otelma, le variabili sono davvero moltissime e mi chiedo se siano veramente necessarie o se a questo punto non sia necessaria una semplificazione.

P.S. La sigla completa è LGBTQQIP2SAA+. Per me che non ricordo neanche il codice fiscale un incubo.

E mi è venuto in mente:  ogni termine è un termine ombrello. Studente è un termine ombrello, ma anche gay, etero, avvocato, insegnante, medico. Ogni volta l'insegnante non dice cosa insegna, che metodo d'insegnamento o di valutazione, che borsa indossa, in che via è la scuola o l'università, ecc.

Per cui non è forse meglio (non si fa prima) conoscere o farsi conoscere come persone e non come complicate etichette o come libretti di istruzioni? Probabilmente il mio è un approccio "italiano" al problema, e quello anglosassone è all'opposto. 

Apertissima a qualunque vostra riflessione e catfight che meriti.

 

Edited by Priscilla160
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2 hours ago, Priscilla160 said:

mi è stato detto che se un ragazzo è non binary bisogna chiedere prima con che termine vuole che siano chiamati i suoi genitali, nel caso, ad esempio, di un incontro sessuale occasionale.

Cioè ci sono ragazz* non binary che chiedono che un pene sia chiamato clitoride o viceversa...? Detta così mi sembra una mezza scemenza, poi è pur vero che se voglio avere un rapporto sessuale con qualcuno cercherò di rivolgermisi come preferisce.

2 hours ago, Priscilla160 said:

E' diventata tutta una questione di pronomi e di etichetta, molti vogliono il "they", che in italiano mi suona come una roba tipo il Divino Otelma, le variabili sono davvero moltissime e mi chiedo se siano veramente necessarie o se a questo punto non sia necessaria una semplificazione.

In inglese è più semplice, per noi tra pronomi e declinazioni di aggettivi per genere diventa più complicato. Non mi sono ancora abituato all'uso della schwa; non ho contrarietà in linea di principio, ma vorrei che chi mi chiede di utilizzarla fosse il primo/la prima ad usarla nel suo linguaggio quotidiano oltre che nella sua prosa, sennò non vale.

2 hours ago, Priscilla160 said:

ogni termine è un termine ombrello.

Ci sono termini più o meno specifici, alcuni sono ombrelli più grandi di altri. Certo, oggi il proliferare delle etichette sembra andare verso un'eccessiva categorizzazione, come un tempo si sarebbe fatto per descrivere un prodotto e non un essere umano.

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1 hour ago, busdriver said:

sono il solo a cui certi termini anglofoni hanno cotto il razzo?

puoi dire cazzo     pene  eh xD e concordo. 

Edited by Tyrael
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bah... sarà che ho sempre pensato che le etichette stanno bene solo sui barattoli,

però sta smania di autodefinirsi in tutti i propri aspetti mi pare una mania molto americana di schedare tutto & tutti; e ho seri dubbi che abbia molto senso importarla anche da noi.

cioè, se mi dovessi definire in 3 aggettivi direi: parastatale, giornalista, gay praticante, perchè soprattutto la professione "definisce" una persona. .Però ovviamente ciò darebbe solo un quadro a grandi linee e molto incompleto di me

ed è giusto così

Edited by freedog
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Priscilla160
6 hours ago, schopy said:

Cioè ci sono ragazz* non binary che chiedono che un pene sia chiamato clitoride o viceversa...? Detta così mi sembra una mezza scemenza, poi è pur vero che se voglio avere un rapporto sessuale con qualcuno cercherò di rivolgermisi come preferisce.

No no, ti assicuro che è verità. Non ho approfondito su quali termini si utilizzino ma penso delle parole neutre, ossia non il pene chiamato clitoride e viceversa ma magari usare parole come "junk" in slang. Oppure evitare riferimenti diretti, quindi anche se il non binary ha un pene non dirgli "posso succhiarti il cazzo" ma solo la prima parte, togliendo "il cazzo", o "posso leccare". Così ho capito io.

E mi sembra che il problema di fondo sia che, esattamente come a volte si confonde la politica con i discorsi sulla politica, anche la sessualità viene confusa con i discorsi sulla sessualità.

Parlo con rispetto, e sono disposta a cambiare idea, ma la mia posizione attuale sull'argomento è che certe (non tutte, ma alcune) etichette non siano necessarie e soprattutto che non servano né come bandiera per affermarsi e avere considerazione e rispetto, né per favorire l'inclusività.

Non sono altro che un discorso sulla sessualità che viene confuso con la sessualità e diventa un hobby, quando non una fissazione, di coloro a cui piace parlare di sessualità.

In ogni caso e da quel che vedo credo che sia una mania anglosassone o di quelle realtà che per definizione massificano molto.

E non dimentichiamoci che in inglese non esiste il genere, se non nei pronomi, mentre in italiano anche l'articolo ha il genere ed è già molto complicato, non so quanto una lingua corrente potrebbe reggere altre complicazioni.

Edited by Priscilla160
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50 minutes ago, Priscilla160 said:

Non ho approfondito su quali termini si utilizzino ma penso delle parole neutre, ossia non il pene chiamato clitoride e viceversa ma magari usare parole come "junk" in slang. Oppure evitare riferimenti diretti, quindi anche se il non binary ha un pene non dirgli "posso succhiarti il cazzo" ma solo la prima parte, togliendo "il cazzo", o "posso leccare". Così ho capito io

però detta così pare quasi una fobia, non ho capito se solo delle parole o se del sesso in genere

52 minutes ago, Priscilla160 said:

credo che sia una mania anglosassone o di quelle realtà che per definizione massificano molto.

e perchè da loro dovremmo importare pure le fissazioni?

ci son cose che gli si lascia volentieri, dalle fettuccini Alfredo a ste paranoie; sennò faremmo prima a rispolverare il neutro latino, o la grammatica di Cicerone -che non prevede articoli- e vivremmo senza st'angoscia esistenziale, no?

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9 hours ago, Priscilla160 said:

All'estero ho anche frequentato ragazzi, soprattutto stranieri, che avevano questo interesse e  il fondo (detto bonariamente) l'ho toccato quando mi è stato detto che se un ragazzo è non binary bisogna chiedere prima con che termine vuole che siano chiamati i suoi genitali, nel caso, ad esempio, di un incontro sessuale occasionale.

Credo di non aver mai nominato un organo genitale di un mio partner in vita mia:

forse è perché non sono molto verbale.

 

In ogni caso non capisco cosa c'entrino le persone non-binarie.

Mi aspetterei che si tratti di una questione più tipica delle persone transessuali.

L'unico caso a me noto è quello di un ragazzo trans che preferisce

chiarmare il proprio clitoride al maschile e non la clitoride come dicono molte femministe.

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Priscilla160

Non è un topic sull'esempio. L'esempio era solo un esempio che ho citato perché io per prima l'ho trovato estremo, benché reale, e stava ad esemplificare una tendenza soprattutto dei giovanissimi e soprattutto stranieri ad usare una miriade di etichette che per me sarebbero molto più facilmente gestibili se si accettassero dei termini ombrello.

Pensando alla scena gay, per semplificare, ma potrei dirlo anche di altre, molti termini hanno attecchito (otter, bear, etc.) ma di base siamo rimasti alla vecchia scuola e alla tricotomia attivo/passivo/versatile come unica etichettatura per comprenderci meglio specialmente quando c'è da scopare, senza bisogno di aggiungere altro ma prendendoci come persone, sia anche per una manciata di minuti in un cesso qualsiasi di una discoteca.

Vista la complicazione già esistente nella nostra lingua, non penso che, al di fuori di certe nicchie, riscuoteranno successo le etichettature di cui parlavo prima. E c'è qualcosa che va oltre la mia comprensione, ho aperto il topic proprio per confrontarci su questo, perché io rimango un po' spiazzata se qualcuno mi si presenta e mi chiede di usare il pronome "they". Mi sembra un po' come invitare a cena un vegano che ti dice che è vegano e devi fargli un menu apposito. 

Anche colpevolizzare e castigare il lessico e la grammatica secondo me non serve. Se io sono una ragazza trans ma sembro un ragazzo, e vengo chiamata al maschile, non mi offendo. So di sembrare un maschio e mi va bene così, non tutti possono essere al corrente del mio stato e ai fini dei rapporti quotidiani e formali essere scambiata per qualcosa che non sono non mi crea tutto questo disagio. E la stessa cosa potrebbe capitare anche a una ragazza molto mascolina, senza essere trans, vedi per esempio:

 

Edited by Priscilla160
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davvero, non capisco dove sia sto problema etimologico: in italiano non esiste il neutro, nè they, eccetera. una volta che mi/ci dici come vuoi essere appellat*, uno si adegua e fine del problema.

A meno che per rivolgersi ad Ella dobbiamo appellarLa Vostra Signoria; e pure lì, ci possiamo adeguare, non è un problema

posso farti un esempio concreto: una mia vecchia conoscenza, Andrea Berardicurti (che manca sempre tantissimo, a me e a tutti quelli che si sono imbattuti in lui),  se lo chiamavi al femminile ti tirava dietro qsi cosa gli capitasse sotto mano seppellendoli sotto una tonnellata di vaffanculi; 

se però lo chiamavi al maschile quando era nelle vesti de La Karl du Pignè, ti tirava direttamente il tacco 12, oltre alla solita raffica di vaffanculi

(vabbè, usually ci si preoccupava quando non sfanculava nessuno, quindi a quelli manco ci si faceva caso).

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Credo che siamo in una fase di transizione. Alcuni termini ombrello scompariranno mentre altri si consolideranno. Essendosi poi il dibattito originato negli states alcune questioni hanno solo senso li, vedi il they che in Italia mi sembra non sia stato tradotto pari pari per ovvi motivi.


In italia ho visto finora la u, la schwa e l’asterisco per cercare di dare neutralità alle parole. Il tutto alla fine rimane interno al dibattito di realtà lgbt e poco più, magari giusto qualche articolo su repubblica ogni tanto.

Sinceramente ho imparato a esprimermi 30anni fa e riconfigurare il mio cervello per stare dietro a sfumature e suoni di vocali nuovi non credo sarà un successo per me. Ci posso provare ma se poi ci deve essere la levata di scudi per un errore allora ho il vaffanculo facile.  

Finora comunque sono stato esposto ai pronomi he/she/they solo nella firma in calce alle mail e nulla più. Credo che se conosci qualcuno di persona non è la prima cosa che ti dice di se. Dirti di usare il they necessita di un livello di conoscenza più profonda, perché dall’altra parte si deve essere sicuri che non arrivi un pugno in faccia o che non si abbia a che fare con qualche omofobo.

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  • 4 months later...
26 minutes ago, blaabaer said:

In quanti altri topic devi spammare lo stesso reel?

È di pessimo gusto peraltro.

😘

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7 minutes ago, Skeletor said:

Madonna che boomerata.

In effetti è tutto già sentito, già visto...poi non teniamo mai in considerazione che le fiabe disney sono già versioni educatamente delle fiabe dei Grimm o di Perrault. Via via che l'umanità diventa meno feroce i racconti per bambini diventano più gentili 😊

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