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Datemi una H


metalRiot

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Succede che i genitori hanno (non "abbiano", lo hanno e basta) un ascendente molto importante sui figli. I figli non hanno bisogno di credere in un dio: è una fatica inutile perché hanno già chi li accudisce, chi si prende in carico le loro cure e chi li ama in quanto creature scaturite dagli stessi genitori, che i figli vedono come figure onnipotenti. I figli -degli dei - se ne sbattono. Li hanno già e non hanno bisogni di altri numi.

Quando il figlio diventa anche amico, scolaro, karateka, musicante... si rende conto, crescendo, che i genitori sono ben lontanto dall'essere anche solo paragonabili alla pernacchia di un dio. Sono fallibili, si ammalano, dicono vaccate, pensano vaccate ed elaborano vaccate. Così come gli amici, gli insegnanti, i maestri di judo e quelli che ti insegnano uno strumento.

Arrivati a questo punto il figlio ha bisogno oppure non ha bisogno oppure ha bisogno a volte di idealizzare qualcosa (che spesso, però, è qualcuno) allo stesso modo di come idealizzava i genitori. Qui c'è Dio. Oppure non c'è se non ne ha bisogno, oppure c'è a volte, se a volte ne ha bisogno.

Che ci sia o non ci sia è irrilevante. Se la famiglia è sana, l'ascendente che i genitori hanno sul figlio resta, a qualsiasi età del figlio e dei genitori. Può affievolirsi, può aumentare a seconda del carattere del figlio... ma resta.

Il figlio piccolo ha estremo bisogno della stima dei genitiri, il figlio adolescente un po' meno: ne ha comunque bisogno, ma non lo dimostra. Il figlio adulto ha una sua identità e una sua sicurezza, quindi non ne ha bisogno, ma l'ascendente genitoriale resta e se la stima c'è fa molto piacere. Se la stima non c'è, la mente del figlio non va in frantumi, ma possono nascere attriti.

Sono stato un buon figlio. Gentile, educato, premuroso e anche abbastanza studioso, sebbene non sia stato uno studente modello. Ho vinto un premio letterario, nella sezione poesia, a 20 anni. Mi sono laureato con una tesi con tema "il videogioco". Ho fatto un videogioco in 3D, con visuale 3D e passaggio da prima persona a terza persona e viceversa: sette livelli completi; grafica fatta da me; programmazione fatta da me con un linguaggio mai studiato, avendo costantemente il manuale sotto gli occhi; sonoro fatto da me. In un anno. In un anno ho dato esami, scritto la tesi e fatto un lavoro di una portata enorme tutto per conto mio. Percorso di studi triennale. Nessuno ha fatto quello che ho fatto io.

I miei genitori non mi hanno mai portato sul palmo delle loro mani. Quando in matematica prendevo 8 per me era una festa, per loro era solo il mio dovere. Che fosse il secondo voto più alto della classe non era rilevante. Quando in latino prendevo 6 ero un po' amareggiato, ma comunque "contento" perché era sempre il secondo voto più alto della classe. In quel caso per i miei genitori il mio dovere non era stato fatto e la frase di rito era "perché non hai preso almeno 7 come il tuo compagno?".

Quindi se io mi paragonavo agli altri per dimostrare che ero stato più bravo non andava bene. Se loro mi paragonavano agli altri per dimostrarmi che gli altri erano stati migliori di me era una cosa buona e giusta.

Che io mio sia laureato con un lavoro mastodontico, dove la commissione è rimasta a bocca aperta, non è importante perché mio cugino si è laureato in medicina e quindi è naturalmente più bravo, più bello, più simpatico e con una minchia tanta (anche se effettivamente è un roito inchiavabile).

Le amiche di mia mamma hanno sempre raccontato i successi dei loro figli in giro, con un certo orgoglio. Mia mamma non l'ha mai fatto. Non l'ha fatto quando ho vinto un premio letterario, non l'ha fatto quando mi è stato dato un pezzo da solista, non l'ha fatto quando mi sono laureato. Non l'avrebbe fatto nemmeno se quello laureato in medicina fossi stato io.

Questa cosa non mi scalfisce minimamente. Nemmeno io racconto i miei successi. Mi ferisce invece il fatto che i miei genitori non tengano a freno la lingua quando devono parlare dei miei insuccessi, a me (come se non li ricordassi) e agli altri.

Quindi se non posso essere apprezzato per quello che sono anche quando gratto il fondo dei barilotti, proprio per il fatto di essere quello che sono... ecco, allora non sono interessato a essere apprezzato per i miei successi (cosa, per altro, mai avvenuta da parte dei miei genitori).

Da un paio d'anni i miei genitori lamentano una mancanza di comunicazione tra me e loro, ove io do solo informazioni superficiali sulla mia vita qualsiasi sia l'ambito. Le mie spiegazioni in merito (che sono state praticamente quello che ho scritto qui) sono state liquidate con "va beh, non facciamone una tragedia!". E io la tragedia mica l'ho fatta. Sono sempre stato molto contenuto nella manifestazione delle emozioni. Capirai, mica mi hanno rovinato la vita. Ho semplicemente deciso di condividere le cose che mi rendono orgoglioso con chi sa apprezzarle. Come il fatto che la mia attività sta andando molto bene e che sono stato citato con un articolo di una pagina sul giornale locale che - sembra poco - ma a me ha fatto molto piacere.

Comunque ho trovato chi mi apprezza per quello che sono. Ed è bello, così.

 

Edited by metalRiot
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On 10/1/2021 at 11:53 AM, metalRiot said:

Sono sempre stato molto contenuto nella manifestazione delle emozioni

Eppure un rancore infinito e inconsolabile trasuda da ciò che scrivi. Mi dispiace per la tua esperienza.

Non soffocare le emozioni di rabbia e tristezza, se sei deluso del loro comportamento è giusto esprimerlo, con la piena ed ineluttabile consapevolezza che il messaggio non passerà comunque, perché la loro mentalità è solidificata nella vetroresina, però almeno tu non avrai più dovuto sopprimere il tuo dolore. Non sarà facile, sia perché il tuo "metodo" di gestione della rabbia non la gestisce affatto, la sopprime e basta, sia perché avrai a che fare con interlocutori almeno inizialmente sordi. Hai bisogno di un contesto protetto per esprimere questa rabbia furiosa e cieca, per esempio una psicoterapia dedicata, in cui puoi lasciare andare pian piano tutto ciò che hai accumulato con un interlocutore vigile e in grado di connettersi alle tue emozioni. Ne varrà la pena, e devi iniziare presto, così potrai pian piano rivisitare la tua vita come libero spazio per realizzare te stesso, dismettendo finalmente gli abiti crudeli, ingiusti e faticosissimi del dover impressionare i genitori ad ogni costo. E pian piano non avrai più bisogno di tenere in piedi risposte passivo-aggressive.

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On 10/1/2021 at 11:53 AM, metalRiot said:

Quindi se non posso essere apprezzato per quello che sono anche quando gratto il fondo dei barilotti, proprio per il fatto di essere quello che sono... ecco, allora non sono interessato a essere apprezzato per i miei successi (cosa, per altro, mai avvenuta da parte dei miei genitori).

C'è un bel po' di stizza in quest'affermazione eh :D

Complimenti per i tuoi successi e chi se ne importa se i tuoi genitori non comprendono bene quello che fai. Io fatico molto a criticare i miei genitori, ma in particolare da mio padre non è che abbia mai ricevuto grandi attestati di stima (ad eccezione di quando facevo cose che lui capiva bene), quindi posso indovinare il tuo stato d'animo, intuisco la frustrazione. Coerentemente però con quanto scrivi, un figlio adulto dovrebbe poter contare su di un senso di identità solido, e valersi più della stima che lui per primo ha per sé stesso che degli attestati conferiti dai genitori; giusto invece essere orgogliosi che il proprio lavoro sia apprezzato e ti auguro di monetizzare...che come dice il vecchio saggio, schei e osei, fin che ghe n'è ciapei.

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Per me i genitori non dovrebbero avere aspettative sui figli, ma raramente ci sono genitori che non ne hanno purtroppo.

la mia impressione e' che i tuoi genitori siano un po' ignorantotti e per questo ti dicono che se sei secondo nella tua classe non e' sufficiente per loro. Cerca di vedere e prendere i tuoi genitori per quello che sono, degli ignorantotti appunto.

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Sento puzza del nostro troll estivo….

Capisco che sia importante il rapporto con i genitori ma ora che sei cresciuto e sei sicuro di te non è ora di lasciare alle spalle il rancore e vivere la tua vita senza ancora dipendere dalla   loro approvazione?

In tutto ciò, come mai sei venuto a scrivere su un forum gay? Forse un forum con una tematica più attinente al tuo problema sarebbe meglio per te

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13 hours ago, marco7 said:

per questo ti dicono che se sei secondo nella tua classe non e' sufficiente per loro

Non fa bene all'autostima, ma credo si tratti anche di un modo bislacco per spronare i figli...non saprei, io alternativamente sembro molto in gamba o molto paraculo al prossimo, fondamentalmente perché sposo l'etica del "fa' e taci, non tirartela troppo" (ok, non sempre faccio, ma il senso è quello). A me imbarazzerebbe molto scoprire che mia madre parla con le amiche di quel che faccio o non faccio, ancor di più se si tratta di cose che loro non conoscono, tutta questa cosa molto italiana della mamma orgogliosa non mi fa impazzire; mentre quando studiavo FIlosofia sapere che qualche docente mi stimava mi rendeva molto felice (all'epoca ingenuamente speravo che ciò avrebbe portato a qualcosa di concreto).

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3 hours ago, Ghost77 said:

Perché sarà gay 😄

 

Potrebbe essere ma non l’ha mai scritto finora. Il problema è il suo rapporto con i genitori, che può essere discusso su questo forum per carità’ ma è strano iscriversi a un forum gay e avere come primo post qualcosa di totalmente avulso dalla specificità del forum. 
Piuttosto mi iscriverei a un qualche forum che affronti queste tematiche o andrei da uno psicologo.

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2 hours ago, schopy said:

un modo bislacco

Super bislacco, concordo, ma non così raro o strano. Deduco che l'opener sia gay perché il suo post è un drama, non negando comunque che ci abbia sofferto, ci mancherebbe. 

È un'abitudine, quella di non complimentarsi, un po'anni 90 ma magari i suoi genitori sono anziani, o lui stesso non è giovanissimo. 

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