Jump to content

[Arte?] Cani morenti


SaintJust

Recommended Posts

"Successivamente (XX secolo), invece, le critiche più importanti si possono desumere dal pensiero di Benedetto Croce, il quale affermò che se l’arte dipende dalla morale o dalla religione, dal piacere, dalla filosofia, sarà morale o religione, piacere, filosofia, ma non arte! Viceversa, se è indipendente si dovrà vedere in che consiste e che valore ha; in ogni modo, un'indipendenza e libertà totali/pure non possono esistere, perché, in tal caso, non sarebbero nulla!"

 

Forse proprio accettando la "funzione sociale della letteratura"  il Santo Uffizio nel 1934 decise di mettere all'Indice Benedetto Croce (e da qui dipende il mio rifiuto di sottoporre ad un giudizio etico l'opera d'arte)

 

 

Marco, se ammiri i Girasoli di Van Gogh, non credo che ti porrai il problema dell'arte socialmente utile e tuttavia nessuno ti biasimerà nel considerarli ugualmente arte. Per me è la valenza estetica che definisce un'opera d'arte e questa valenza corre il rischio di perdersi nel tempo allo stesso modo e con la stessa velocità che potrebbe condurre il socialmente utile a trasformarsi in socialmente irrilevante.

 

Tornando a Vargas: la sua creatività appartiene proprio all'ambito di un'arte socialmente utile. Il suo obiettivo era infatti quello di sensibilizzare l'osservatore ad avere cura e rispetto degli animali... fuori dalla  mostra. La sua istallazione ha una valenza potentemente estetica. Può essere, come scrive la galleria, che il cane non venisse nutrito solo nelle ore di apertura al pubblico (3 al giorno) e che sia scappato, può essere anche che sia morto di stenti. Nel primo caso darò a Vargas del furbo, nel secondo caso potrò tacciarlo di crudeltà. Ma non cambierò il giudizio sull'opera in quanto tale.

Link to comment
Share on other sites

IMHO l'arte deve avere un valore estetico, elevare lo spirito, mostrare l'intima bellezza del'upomo, della donna, della natura, del cosmo. Mostrare le infinite possibilità della fantasia.

L'esibizione in questione, a mio personale avviso, e tante scuse a chi non lo condivide, non è arte. E' solo squallida provocazione, per di più offensiva degli animali.

Non siete d'accordo con me? Liberissimi. Io la penso così.

Link to comment
Share on other sites

se ammiri i Girasoli di Van Gogh, non credo che ti porrai il problema dell'arte socialmente utile

 

Tornando a Vargas: la sua creatività appartiene proprio all'ambito di un'arte socialmente utile. Il suo obiettivo era infatti quello di sensibilizzare l'osservatore ad avere cura e rispetto degli animali... La sua istallazione ha una valenza potentemente estetica.

 

Ammirando i Girasoli, non mi porrei il problema della loro "utilità sociale" (direi piuttosto "etica intrinseca all'opera"), perché essi non si propongono di essere socialmente utili. Contrariamente, difronte ad un'opera che si pone l'obiettivo di sensibilizzare la gente, d'inviare un messaggio sociale, allora sì: il problema me lo pongo. In quanto, si può chiamare arte, un'arte che si propone in funzione sociale e, tuttavia, fallisce, perché si presenta, non solo come arte fine a stessa, ma persino intrinsecamente discorde al messaggio che vuole lanciare?

 

Può essere, come scrive la galleria, che il cane non venisse nutrito solo nelle ore di apertura al pubblico (3 al giorno) e che sia scappato, può essere anche che sia morto di stenti.

 

Anche se l'opera fosse stata in realtà uno show, sarei ugualmente perplesso riguardo la sua efficacia comunicativa: agli occhi dei visitatori è stato pur sempre messo in mostra un contrasto. Tuttavia, non accuserei più l'artista di essere venuto meno ai suoi doveri civili, abusando di un cane malnutrito e forse malato. Arte o non arte, gli artisti sono uomini ed hanno un'etica da rispettare (a maggior ragione se sperano di fare dell'etica).

 

P.S. Certo, la funzione, sociale od esclusivamente estetica, non definisce cosa è arte (e, ad ogni modo, non presumo di poter risolvere l'antica disputa); ma ritengo che la sostanza faccia una differenza e... con parole spiccie, l'opera di Vargas è un vero pasticcio.

Link to comment
Share on other sites

L’essere (cane) attua delle "scelte" assolutamente sue; una capacità questa che non è una (nostra) concessione ma che è da sempre sua e, come tale, richiede (da parte nostra) una certa sottomissione e rispetto, che equivale al riconoscimento di una dignità.

 

 

Nel momento in cui ho visto l'opera, ho pensato che l'artista stesso non credesse nel suo messaggio: Vargas ha fatto del moralismo; ha giudicato gli altri ancor prima di se stesso.

 

 

"Arte per l'arte" oppure "Arte in funzione sociale"?

 

Vecchia disputa:

 

A partire dal Rinascimento si ebbero delle polemiche accese tra due tendenze, una a favore del contenuto dell’opera d’arte, l’altra a favore degli elementi formali (la tecnica).

 

Ad ogni modo, io sono per "l'arte in funzione sociale", poiché "l'arte per l'arte" è una fuga dalla realtà, un tentativo, un po' superficiale, di sopravvivere alle contraddizioni sociali; ha un senso nell'immediato, nel provvisorio, per questo, prima o poi, bisogna rimpugnare i temi forti della vita sociale, altrimenti l'arte è destinata all'effimero.

 

 

Marco, io credo che tu abbia pronunciato una parola molto importante parlando di Rispetto. Il Rispetto non coincide con un'opzione difensiva determinata di questo o quello, ma, soprattutto in sede artistica, è una funzione più generale e universale, quasi un effetto prodotto dall'opera d'arte, e di carattere più soggettivo che oggettivo - cioè non già riempito di contenuto, ma disponibile ad investire varii contenuti possibili, ad essere uno sguardo di natura particolare sulla realtà.

 

Rivendicare il Rispetto come proprietà dell'opera d'arte significa aprirle dimensioni nuove e importanti, e anche dare all'arte nuove prospettive.

 

Anche per questo credo che non sia il caso di tornare all'opposizione tra arte per l'arte e funzione sociale dell'arte, che non porta lontano. E l'elemento etico, se così si vuol dire, dell'arte non va impugnato in maniera diretta, facciale, inevitabilmente riduttiva: non è un «dovere» (l'arte deve...eccetera eccetera) ma semmai un «potere». Né deve precipitare immediatamente in un «contenuto». E' semmai un «pensare» o un suggerire «pensieri» e indurre un «rispetto» e un disporre al «rispetto» - che, avendo per oggetto la realtà, la investe di un valore, la pensa in modo più alto, la «rivede», letteralmente, e in questo si sottrae al già dato, alla mercificazione, all'insignificanza.

 

Per questo sono d'accordo con i primi due tuoi post, ma non farei retromarcia alla funzione sociale dell'arte.

Link to comment
Share on other sites

Secondo me il problema è che l'artista post borghese ha una specie di sacro orrore per la rispettabilità.

Quindi dovrebbe rispettare essendo non rispettabile...

 

Tutte queste forme d'arte comunicative, siano installazioni concettuali od altro, in cui il quid

artistico è intenzionale, si caricano quasi necessariamente di provocatorietà. O almeno è la

mia impressione. Forse è anche una necessità per segnare uno spartiacque, nella nostra che è una

società dell'immagine e della comunicazione?

Link to comment
Share on other sites

 

Tutte queste forme d'arte comunicative, siano installazioni concettuali od altro, in cui il quid

artistico è intenzionale, si caricano quasi necessariamente di provocatorietà.

 

 

Se l'arte contemporanea si pensa come comunicazione e basta, se cioè si dice «l'arte è comunicazione, l'arte coincide con l'intenzione artistica - o comunicativa», la strada è aperta alla tautologia, all'autoreferenzialità (dell'artista, neppure dell'opera d'arte), e quindi - paradossalmente - alla ripetibilità e sostituibilita ad libitum delle opere d'arte, cioè alla loro completa e totale reificazione: ma la reificazione è attributo essenziale della mercificazione, ne è la condizione, o coincide con essa.

 

L'arte invece è ciò che oppone resistenza alla reificazione, alla sostituibilità ad libitum, e al puro immediato comunicare, perché, anche quando comunica, lo fa attraverso una rete complessa di veicoli, di rimandi, di memorie, di significati da decodificare.

 

Un'arte immediatamente parificata a comunicazione scade facilmente nella provocazione e provocatorietà - nell'épater les bourgeois.

Link to comment
Share on other sites

Totalmente OT ma mi permetto una puntualizzazione.

Anche la comunicazione 'più spicciola' fatta magari per vendere un pacco di patatine in più lo fa attraverso una rete complessa di rimandi, di veicoli e di significati da decodificare.

Solo che il nostro ricevente interno non si ferma, nel caso della pubblicità, ad urlare: guarda qui! ci deve essere un significato! Ma accetta semplicemente il messaggio o lo rifiuta.

Il puro e immediato comunicare non esiste, ogni singola cavolata che passa in tv o viene stampata sulle riviste passa attraverso un processo di creazione lunghissimo ed è carrico di significati e motivazioni che al 90% non si colgono.

 

Lo stesso vale per qualunque forma di comunicazione, sia essa parlata o stampata, le modalità della comunicazione non cambiano, cambia semplicemente il modo in cui noi ci poniamo attivamente verso di essa. Mentre non cerchiamo, normalmente, un significato nelle immagini che vediamo o nelle parole che ci vengono dette per abitudine magari, perchè sono i due tipi di comunicazione a cui siamo più abituati sin dalla nascita, nell'arte, che sappiamo debba avere in un modo o nell'altro un significato, ci impegnamo attivamente per ricercarlo. Ecco li che allora la comunicazione abituale sembra pura e semplice mentre l'arte sembra essere pregna di chissà quale profondità comunicativa (che a tutti gli effetti non ha né più né meno della pubblicità dell'enel, con la differenza, unica, che quest'ultima non è arte e mai lo sarà).

Link to comment
Share on other sites

Tutte queste forme d'arte comunicative, siano installazioni concettuali od altro, in cui il quid artistico è intenzionale, si caricano quasi necessariamente di provocatorietà. O almeno è la mia impressione.

 

La percepisco anche io e la credo una necessità degli artisti contemporanei per emergere in una realtà che, purtroppo, concede margini tanto elastici al concetto di "arte" da abbassarne il livello qualitativo ed aumentarne la competitività. In ogni caso, ritengo la provocazione un accorgimento positivo fintantoché non infrange tabù innalzati al fine di garantire rispetto.

 

Per questo sono d'accordo con i primi due tuoi post, ma non farei retromarcia alla funzione sociale dell'arte.

 

Ero deragliato fuori tema a seguito di una frase di Funeralblues, ma me ne sono accorto solo un giorno dopo! :)

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...