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Ci avete detto " studiate"!


PiNKs

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Sono nato nel 1992.

Da quando ricordo, tutti mi hanno detto che per la mia vita sarebbe stato fondamentale studiare.

Studiare apre la mente.

Studiare rende liberi.

Studiare ti fa entrare nel mondo del lavoro.

Studiare ti da un futuro.

Allora io ci ho creduto. Noi ci abbiamo creduto. Abbiamo messo lo zaino in spalla, il dizionario di greco o latino in mano e ci siamo avviati verso il nostro percorso liceale. Come noi, tanti ragazzi e ragazze che hanno scelto istituti tecnici e professionali, o licei di svariati indirizzi.

Tutti diretti verso il futuro, rassicurati dal percorso appena iniziato, dalla voglia di mangiare il presente, dall’Europa come opportunità e sogno, dal mondo aperto e a disposizione di tutti e tutte noi.

Poi arrivarono i tagli alla scuola e con questi la comprensione per noi che qualcosa non stava andando bene, che forse ci avevate raccontato un pezzo della storia, non tutta. Avevate omesso qualcosa, ci avevate preso in giro.

Allora siamo scesi in piazza, riempiendo le strade d’Italia, dicendoci che noi eravamo il futuro che stavate scegliendo di non avere. Profetici, abbiamo urlato al Paese che la nostra scuola tagliata era la nostra Italia mutilata. Non è servito. Non è bastato.

 

Prima la scuola, poi l’università. Le riforme fioccavano nelle aule parlamentari, ferendo il sapere e tutti e tutte noi. E ancora giù in piazza a protestare, assemblee, picchetti, occupazioni, interlocuzioni con chi ci ha voluto ascoltare, la crescita collettiva, la ricerca di una strada. Ci é servito. Ci ha formati. Ma anche stavolta, non è bastato.

Abbiamo conseguito la maturità, uccidendoci i giorni sui libri, sprecando nottate a santificare la nostra vita sull’altare del nozionismo, idolatrando date e nomi, santificando “il programma”, dimentichi di ciò che ci sarebbe stato dopo. “La scelta per il futuro può aspettare, devo studiarmi tutto il programma dell’anno per l’ultima interrogazione, sennò come faccio con la media, con i punti, con il voto finale, con i miei che si aspettano tanto, con me stesso che mi aspetto ancora di più?”.

Tutto questo fino a quando ci siamo fatti scegliere l’università. Dai genitori, dal tempo che non c’è stato, dal consiglio che non é arrivato, dalle statistiche, dai dati annuali di Almalaurea, dai rapporti di qualche istituto di ricerca, dalle classifiche internazionali degli atenei, da “le lingue sono importanti”, da “però dai il latino é una lingua morta”, dal “e poi che ci fai co sta laurea?”. E che ci fai, boh.

C’è chi ce l’ha fatta e chi no. Chi aveva iniziato, ma non ha potuto più. Chi ha capito che non avrebbe scelto quella vita se non fosse praticamente impossibile sfuggire all’universitocrazia. Se non vai all’università che hai fatto a fare il liceo? Se non vai all’università chi sei? E che fai? E che lavoro cerchi? Non c’è per chi studia figuriamoci per te!

 

Poi ci siamo noi, quelli che hanno continuato. Quelli delle lezioni soppalcati, delle lezioni sui davanzali, fuori dalle finestre aperte per ascoltare, nei tendoni, nei corridoi, per terra quando ti andava bene, quelli dell’autobus delle 6:30 per la lezione alle 8, quelli delle sette ore in attesa per un esame per poi sentirsi dire “torni domani”, quelli che girano la città tra tre sedi diverse per seguire tutte le lezioni della giornata, quelli che dalle 8 alle 10 storia moderna e dalle 16 alle 18 storia medievale e nel mezzo, beh, cazzi tuoi se abiti dall’altra parte della città, fa freddo, piove e in biblioteca é tutto stracolmo. Siamo stati quelli dei bagni rotti in facoltà, dei venti testi per 6 crediti, dell’esame scritto poi l’orale poi il salto carpiato poi ancora l’orale poi se sei sopravvissuto verbalizzi all’appello prossimo, quelli del salto d’appello, del docente che fuma mentre interroga, del docente che mangia mentre interroga, della segreteria di facoltà che ti rimanda alla segreteria di dipartimento che ti rimanda alla segreteria di corso di laura che ti rimanda alla segreteria del curriculum, del piano di studi che lo puoi cambiare ma poi no poi si poi forse poi vedi un po’ tu tanto a noi che cazzo ce ne frega di te. Siamo stati i tirocinanti, i borsisti, i volontari del sevizio civile o i volontari e basta senza la civiltà. Siamo stati laureandi che fanno file di kilometri per consegnare cedolini che attestano che si, ho fatto tutti gli esami, la prova di inglese, il tirocinio obbligatorio in cui mi hanno sfruttato come le merde, il tirocinio per la tesi in cui ho fatto un lavoro qualificato a gratis e ho visto tutti i convegni di tutti i docenti del mio dipartimento perché serviva gente, sai, non tutti sono interessati.

 

Però magari i soldi non bastano. Però magari eravamo fuorisede o comunque non potevamo pesare sui nostri genitori. Allora abbiamo detto “mi trovo un lavoretto”. Solo la sera dai, che ci fa. Solo per un po’. Solo per ora. Ora è ancora. Ora è un mese in più. Ora non finisce mai. E vai a lezione, tra un buco e l’altro cerca posto in biblioteca, studia due ore, torna a casa se puoi, cambiati, vai a consegnare le pizze, vai a servirle al ristorante, vai a rispondere al call center, vai a tenere i bambini della signora di sopra che stasera va al cinema, lei. Stasera va a teatro, lei. Stasera “me la prendo per me”, lei. E doveva tornare alle 23 ed è mezzanotte e mezza e ancora niente e domani hai lezione alle 8, però vabbè sono soldi in più che però quando arriva non ti da “la prossima saldiamo tutto ok?”. No, non é ok perché io non li ho i soldi, non ce l’ho per domani, non ce l’ho per il weekend, non ce li ho e basta e lì voglio, sono miei.

Ci siamo laureati noi. Triennale e magistrale. 3+2, perché si, con la triennale entri nel mondo del lavoro subito, ma dai, non basta, é una presa in giro, non funziona, su, ancora, altri due anni, poi basta. Poi esco eh. Promesso. Poi si entra nella vita vera.

Ma la vita vera non arriva. Non arriva il lavoro. Non basta niente. Non basta niente. E c’è il master se puoi permettertelo, c’è la scuola di specializzazione, c’è il dottorato se proprio te la senti di continuare. Te la senti? Ma alla fine, che volevi fare da grande? Ma alla fine, che hai studiato a fare? Ma alla fine, che cazzo vuoi dalla vita? Ma che pretendi? Vuoi un lavoro ben pagato? Vuoi non doverti ammazzare per pagare una stanza 500 euro in un quartiere asfissiante, in una città asfissiante, per un tempo illimitato ed infinito? Vuoi un progetto, un percorso, una prospettiva? No. Ti stai allargando. Ti stai sopravvalutando. Ma chi ti credi di essere tu? Ti hanno detto che dovevi studiare per avere un futuro? Ma guarda che il futuro te lo conquisti ogni giorno bello, vai, lavora, invece di di cazzate sulle tue aspettative. Vai, scansafatiche, bamboccione, piagnone, credulone, sveglia!, illuso, saccente, arrogante, peso per la società, e il muratore chi lo fa?, troppo arrivismo, la società é fluida, il posto fisso é sopravalutato, solo lagne, se vuoi lavorare il lavoro c’è, non si può sempre scegliere. Non puoi scegliere.

 

Vuoi lavorare? Apriti la partita iva, accetta un contratto a 5 euro l’ora, lavora per una cooperativa che copra un servizio che dovrebbe fare una partecipata che lo fa al posto dell’istituzione preposta perché sai i concorsi non escono e quindi.., lavora a gratis perché “almeno ti costruisci il curriculum”, lavora a nero perché mo il contratto non si può, lavora intanto che poi ti pago, lavora intanto che sono tutti contatti, lavora che é già tanto che ce l’hai un lavoro, fai il volontario che magari poi chissà vediamo non si sa può esse. Lavora se puoi, che non si sa mai che venga un nuovo lockdown.

Ecco, io sono nato nel 1992, ho 28 anni, sto finendo il dottorato di ricerca e sono stanco.

Perché mi avevate promesso che ce la potevo fare. Ma non so se mi va più.

Articolo preso da qui https://cultoridistanti.wordpress.com/2020/11/03/ci-avevate-detto-studiate/

 

 

 

Cosa ne pensate? Pareri e critiche? Vorrei nascesse un dibattito sull'argomento.

4 minutes ago, PiNKs said:

 

L' articolo è stato condiviso da un mio amico sulla sua pagina Facebook.

Io ho risposto:

Cavolo che bell'articolo. Grazie al cielo non ho continuato l'università perché mi piaceva fare altro che non c'entrasse nulla ma capisco la rabbia. Più e più volte mi è stato detto " eh ma hai fatto il liceo e devi continuare". Beh, io rispondo che non esiste un percorso di vita lineare e almeno è difficile averlo. Sono in pochi a capire cosa voler fare da grandi già a 13 anni. Con i tempi di adesso però bisogna imparare a sopravvivere arrangiandosi e facendo altro mandando curricula per fare il lavoro per il quale ci si è formati e che si ha voglia di fare. Poi vabbè,  è pure vero che la formazione non finisce mai iin nessun lavoro e ci si può sempre migliorare. Non credo che dopo i master sia tutto finito.

Edited by PiNKs
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Ho fatto una velocissima ricerca perché, da alcuni dettagli, avevo subodorato che c'entrasse la facoltà di lettere della Sapienza.

L'autore, infatti, sta facendo un dottorato in archivistica alla Sapienza... io non capisco cosa vuole, sinceramente. 

Vuole farmi veramente credere che nel 2015 quando si è iscritto alla magistrale, nel 2017 quando ha concorso per il dottorato, non sapeva che qui con l'archivistica non si campa? Non lo immaginava che con le discipline umanistiche le prospettive sono magre? 

Perché non è andato a fare economia gestionale? Perché dopo la magistrale non ha fatto altro? Perché il dottorato non è andato a farlo in Francia (tanto per dire) e invece si è impantanato nelle paludi di uniroma1?

Edited by Bloodstar
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2 minutes ago, Bloodstar said:

Ho fatto una velocissima ricerca perché, da alcuni dettagli, avevo subodorato che c'entrasse la facoltà di lettere della Sapienza.

L'autore, infatti, sta facendo un dottorato in archivistica alla Sapienza... io non capisco cosa vuole, sinceramente. 

Vuole farmi veramente credere che nel 2015 quando si è iscritto alla magistrale, nel 2017 quando ha concorso per il dottorato, non sapeva che qui con l'archivistica non si campa? Non lo immaginava che con le discipline umanistiche le prospettive sono magre? 

Perché non è andato a fare economia gestionale? Perché dopo la magistrale non ha fatto altro? Perché il dottorato non è andato a farlo in Francia (tanto per dire) e invece si è impantanato nelle paludi di uniroma1?

Il mio amico che ha pubblicato il post ha fatto chimica e specialistica in chimica a Napoli e si ritrova come l'utore.

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Ci sono vari problemi su cui discutere in questo post secondo me:

- in Italia gli imprenditori spesso si sono fermati alle superiori e non sanno immaginare le potenzialità di un laureato. Spesso non sanno nemmeno le potenzialità della propria azienda e amministrano l'azienda per ottenere un minimo di bella vita, se tu impiegato laureato sottopagato fai la fame sono cazzi tuoi. Questa è una barriera su cui l'educazione può fare poco.

-Ci sono facoltà che hanno pochi sbocchi sul mercato, altre rasentano lo zero. Quando scegli l'università per inseguire le passioni bisogna essere consci che dopo l'università non ti servirà una mazza quel che hai studiato. Io sconsiglierei a chiunque di frequentarle ed essere più pratici visto che bisogna vivere. Quello che ti possono dare quelle università possono essere benissimo il tuo hobby mentre studi qualcosa che ti porterà a un lavoro.

-Il mondo del lavoro italiano non è strutturato ( da chi governa) in modo da creare percorsi che dall'università portano al mondo del lavoro. L'università è spesso troppo generica mentre il mondo del lavoro ha bisogno di gente specializzata.

-Studiare rimane secondo me una cosa importante nel mondo moderno. Non è detto che debba per forza essere un'università. Ci sono certificazioni che ti aprono più porte ora rispetto un corso di laurea.

Per sintetizzare, secondo me il mondo è cambiato repentinamente negli ultimi 20 anni e tutte le figure in gioco nel mondo lavorativo ed educativo non si sono trasformate ed adattate. Quindi il problema non sta nel decidere se vale la pena studiare o meno ma nel modo in cui si studia secondo degli obiettivi ragionevolmente ancorati a sbocchi lavorativi reali.

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Se cambi le date e metti quelle della mia generazione che l'università l'ha iniziata nel 1996, non cambia niente. Ed è possibile che il testo calzi anche con ciò che potrebbe sentire un 2000 oggi. Possibile che l'autore sia così ingenuo da pensare realmente che si tratti di un fenomeno nato con la sua generazione?

Già negli anni 90 si sapeva che se facevi umanistiche non avresti campato, o forse si è iscritto apposta per fare questo retoricissimo articolo e piangere un po'. 

2 hours ago, PiNKs said:

Perché mi avevate promesso che ce la potevo fare.

Mah poi "mi avevate promesso" chi? I grandi? Gli adulti? Verrebbe da gridargli "a str#&‰ c'hai 28 anni, l'adulto qui sei tu ora". 

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13 minutes ago, Ghost77 said:

Già negli anni 90 si sapeva che se facevi umanistiche non avresti campato, o forse si è iscritto apposta per fare questo retoricissimo articolo e piangere un po'. 

Secondo me a molti non gli è stato detto chiaro e tondo quando avevano 18 anni che cosa li aspettava e a quell'età si è ancora molto idealisti. 

Nel mondo anglosassone c'è un ufficio in ogni High school che ti aiuta sulla scelta dell'università, da noi sei lasciato a te stesso praticamente. Se non hai amici o genitori o parenti che ne hanno un'idea e ti aiutano nella scelta è facile fare una cazzata che paghi a vita in Italia.

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Il primo istinto leggendo sto sfogo di un ragazzo palesemente scoglionato era di scrivere solo welcome to' the real word, perché anche chi come me ha finito l'uni 20 anni fa, all'epoca della tesi avrebbe potuto scrivere esattamente le stesse cose.

poi però mi sono ricordato anche di quanto mi son tornate utili nel mio bagaglio di esperienze finanche le file in segreteria e tutte le follie burocratiche che La Sapienza ha saputo regalarmi e che mi hanno immunizzato ogni qual volta mi sono imbattuto nel burocrate ottuso di turno;

oppure a quanto siano inutili ora le statistiche di AlmaLaurea, visto che nessuno oggi sa cosa sarà il mondo del lavoro a fine pandemia;  esempio pratico: fino a 12 mesi fa tutti erano certi che uno sbocco sicuro fosse la ristorazione -probabile effetto Masterchef-, ma oggi le previsioni dicono che, specie nei centri storici delle grandi città, di tutti i pub, ristoranti, pizzerie eccetera che ci sono (e basta farsi una camminata per il centro di Roma o a trastevere per rendersi conto di quanti sono) più della metà non rialzeranno nemmeno la serranda quando sto delirio finalmente finirà. Domandina: tutta la gente che ci lavora(va) che fine farà? e tutti gli iscritti all'alberghiero (o come si chiama adesso) di questi anni, come e dove si ricicleranno?

insomma, il problema, più che l'uni ( che pure ha le sue magagne, nessuno le nega) e' che ormai l'ascensore sociale si è bloccato decenni fa, e che se non sei Lapo Elkann o comunque un figlio di cotanta dinastia avrai sempre da fatica' per riuscì a fa' una vita quanto meno decente.

per cui, almeno toglietevi lo sfizio di studiare qsa che vi appassioni/interessi, tanto gli sbocchi lavorativi dovrete inventarveli da soli!

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Io proporrei un semplice modello di orientamento allo studi:

se sei ricco ti consigliamo di fare lettere e filosofia;

se sei povero ti consigliamo di fare medicina o ingegneria.

 

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Il tuo modello mi sembra una gran cazzata @Almadel .

per me ci sono due possibilita' per scegliere cosa studiare:

1. studiare una materia che ci interessa ed affascina in cui si e' anche bravi

2. studiare qualcosa che poi ti permettera' di trovare facilmente un lavoro che ti piace.

idealmente entrambe le varianti dovrebbero essere soddisfatte, ma non sempre succede.

in ogni caso se uno e' veramente bravo in quel che studia succede che a fine studio un lavoro fuori dal campo accademico lo trova oppure continua a restare in ambito accademico e se e' molto bravo qualcuno lo vuole di sicuro a lavorare con lui.

Il problema e' che la maggior parte degli studenti non rientra nella categoria dei molto bravi e per questi puo' poi diventare difficile trovare un lavoro pertinente al loro studio se il mercato del lavoro non richiede quel che hanno studiato.

Finita la pandemia tra 8-12 mesi se tutto va come deve andare ilmturismo iniziera' a riprendersi e anche i barman verranno di nuovo richiesti. Ora stanno sutti fermi @PiNKs e per questo quando i barman ricominceranno a lavorare tutti saranno un po' imbranati perche' hanno perso la pratica in pandemia.

Forse ho confuso un po' due discussioni, ma tant'e'.

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bè ho lasciato chimica nucleare secoli fa perchè mi ero rotto i maroni dell'ambiente universitario e dopo la naja al posto di una cattedra alle medie mi è toccato il volante di un pulma (visto che a militare avevo preso le patenti)ma dovevo pur mangiare.

Poi i pulman ho cominciato a ripararli,tra i tanti lavori che ho fatto (in tutto 17),poi le moto,poi le presse. Insomma  un pò di tutto.

Che dire? Forse tornassi indietro avrei studiato qualcos'altro non lo so.

Adesso a 50 anni posso dire che qualunque guasto mi capiti in casa e al volks o alla moto per me non è un problema.per il resto vedremo in vite future

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4 hours ago, marco7 said:

Il tuo modello mi sembra una gran cazzata @Almadel .

per me ci sono due possibilita' per scegliere cosa studiare:

1. studiare una materia che ci interessa ed affascina in cui si e' anche bravi

2. studiare qualcosa che poi ti permettera' di trovare facilmente un lavoro che ti piace.

idealmente entrambe le varianti dovrebbero essere soddisfatte, ma non sempre succede.

in ogni caso se uno e' veramente bravo in quel che studia succede che a fine studio un lavoro fuori dal campo accademico lo trova oppure continua a restare in ambito accademico e se e' molto bravo qualcuno lo vuole di sicuro a lavorare con lui.

Il problema e' che la maggior parte degli studenti non rientra nella categoria dei molto bravi e per questi puo' poi diventare difficile trovare un lavoro pertinente al loro studio se il mercato del lavoro non richiede quel che hanno studiato.

Finita la pandemia tra 8-12 mesi se tutto va come deve andare ilmturismo iniziera' a riprendersi e anche i barman verranno di nuovo richiesti. Ora stanno sutti fermi @PiNKs e per questo quando i barman ricominceranno a lavorare tutti saranno un po' imbranati perche' hanno perso la pratica in pandemia.

Forse ho confuso un po' due discussioni, ma tant'e'.

Non preoccuparti marco7,  forse i 2 topic non sono molto distanti come argomento per me.

6 hours ago, Almadel said:

Io proporrei un semplice modello di orientamento allo studi:

se sei ricco ti consigliamo di fare lettere e filosofia;

se sei povero ti consigliamo di fare medicina o ingegneria.

 

In effetti non avresti tutti i torti vista la situazione attuale degli ultimi anni ma capoccioni come me sono proprio negati per le materie scientifiche e prediligono le arti e la letteratura.

Io se potessi finirei gli ultimi 2 anni di beni culturali che mi mancano ma attualmente non posso per diversi motivi.

7 hours ago, Ghost77 said:

Se cambi le date e metti quelle della mia generazione che l'università l'ha iniziata nel 1996, non cambia niente. Ed è possibile che il testo calzi anche con ciò che potrebbe sentire un 2000 oggi. Possibile che l'autore sia così ingenuo da pensare realmente che si tratti di un fenomeno nato con la sua generazione?

Già negli anni 90 si sapeva che se facevi umanistiche non avresti campato, o forse si è iscritto apposta per fare questo retoricissimo articolo e piangere un po'. 

Mah poi "mi avevate promesso" chi? I grandi? Gli adulti? Verrebbe da gridargli "a str#&‰ c'hai 28 anni, l'adulto qui sei tu ora". 

Vero, sinceramente a 28 anni fare un certo tipo di discorso è un po' infantile ma forse è un problema della mia generazione. Io a 25 anni, mentre studiavo materie umanistiche, mi sono fatto mille domande sul mio futuro e ho cercato di riparare alla bene e meglio come potessi ma ci sono miei coetanei che a 28 anni ancora non si pongono il problema di cosa faranno una volta finiti gli studi in materie umanistiche. 

Forse tutto dipende pure dalle disponibilità economiche della famiglia. Uno che ovviamente proviene da una famiglia agiata tende più a fregarsene e uno da una famiglia medio borghese o povera tende a scervellarsi e a tentare una "formazione per sfangarla"?

Edited by PiNKs
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6 hours ago, freedog said:

per cui, almeno toglietevi lo sfizio di studiare qsa che vi appassioni/interessi, tanto gli sbocchi lavorativi dovrete inventarveli da soli!

In linea di principio è un consiglio sacrosanto, ma bisogna pure mangiare.

 

6 hours ago, Almadel said:

Io proporrei un semplice modello di orientamento allo studi:

se sei ricco ti consigliamo di fare lettere e filosofia;

se sei povero ti consigliamo di fare medicina o ingegneria.

Nella sua brutalità e grettezza, una simile impostazione è l'unica che potrebbe funzionare in Italia.

Ovviamente va pure considerata l'ambizione del rampollo di famiglia ricca. Perché se vuoi aumentare il patrimonio di famiglia allora è meglio che vai a fare economia alla Luiss.

31 minutes ago, PiNKs said:

In effetti non avresti tutti i torti vista la situazione attuale degli ultimi anni ma capoccioni come me sono proprio negati per le materie scientifiche e prediligono le arti e la letteratura.

Ma te, anche se forse in ritardo, hai capito che il tuo obiettivo non erano gli studi ma un lavoro. E ti sei mosso di conseguenza.

5 hours ago, marco7 said:

Il problema e' che la maggior parte degli studenti non rientra nella categoria dei molto bravi e per questi puo' poi diventare difficile trovare un lavoro pertinente al loro studio se il mercato del lavoro non richiede quel che hanno studiato.

Ma cosa significa "molto bravo"? 

Per uno che studia medicina  "molto bravo" significa che ha retto mentalmente all'assurdo carico di studio di quel corso e che si sta laureando in tempo. 

A lettere uno "molto bravo" non può essere semplicemente uno che si laurea con 110 in cinque anni, questi sono risultati "scontati" per ciò che richiede un corso umanistico.

8 hours ago, Micioch said:

ello che ti possono dare quelle università possono essere benissimo il tuo hobby mentre studi qualcosa che ti porterà a un lavoro.

Questa è l'unica parte del tuo intervento che non condivido pienamente, almeno per quello che riguarda lettere e arti.

Il livello di approfondimento nelle materie umanistiche che può darti l'università (se fatta bene) non è assolutamente comparabile a quello che puoi fare da solo. E' una pia illusione pensare che uno può coltivarsi in maniera soddisfacenti le proprie passioni in campo letterario in piena autonomia.

E questo discorso vale ancora di più per le arti. Penso che chiunque abbia avuto un'esperienza in conservatorio o in accademia possa saggiare l'abisso che si apre fra chi ha avuto un'istruzione specialistica (anche se non di altissimo livello) e il dilettante (anche se di talento).

E' una mera questione di tempo.

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AndrejMolov89

Credo che vi sia un problema di fondo: non esistono persone totalmente negate nelle discipline scientifiche. Semplicemente é che la Scienza é trasmessa male. Secondariamente, vi é un altro fatto importante che viene totalmente oscurato: é che studiare non é utile necessariamente. Cioé, sostanzialmente il concetto sotto traccia é che lo studio sia un azione passiva e non creativa, un assimilazione costante del sapere, pero´, non é cosi, o meglio non é cosi se si vuole far qualcosa di diverso dalla wikpedia ambulante.
Per esempio, ci si puo´ reinventare anche con un dottorato in lettere moderne. Il punto fondamentale é avere la capacitá di sfruttare in maniera pratica le proprie conoscenze, e fare qualcosa che potrebbe essere trasferibile nel mondo professionale. L´illusione non sta nello studio, ma nella modalitá di studio, perché imho si é ancorati all´idea di uomo di cultura alla umberto eco: wikipedia ambulante. Se un tempo avere una persona in grado di richiamare nozioni era strettamente utile, ora, questa capacitá non é piu´ richiesta per ovvie ragioni. A me non interessa che tu sappia tal argomento X, a me interessa che tu sappia usare praticamente quelle informazioni, e produrre un risultato.

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9 hours ago, freedog said:

ormai l'ascensore sociale si è bloccato decenni fa

Diciamo pure che da 10 anni a questa parte l'ascensore scende

Tanto è vero che coloro che possono permetterselo i figli li mandano a studiare all'estero

Certamente non c'è niente di nuovo ma solo un peggioramento progressivo

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5 hours ago, AndrejMolov89 said:

Secondariamente, vi é un altro fatto importante che viene totalmente oscurato: é che studiare non é utile necessariamente.

Né che tutto quello che si studia è necessariamente utile. 

La mia svolta è stata capire che non dovevo dare un senso al tempo che impiegavo a studiare o alle cose in sé ma dare una logica al modo con cui incameravo le informazioni.

5 hours ago, AndrejMolov89 said:

L´illusione non sta nello studio, ma nella modalitá di studio, perché imho si é ancorati all´idea di uomo di cultura alla umberto eco: wikipedia ambulante.

Capisco quello che vuoi dire e sono pienamente d'accordo, ma Umberto Eco è un esempio pessimo. Eco basandosi sulla sua erudizione da wikipedia ha scritto un paio di opere accademiche fondamentali in due campi diversi, ha avuto tre diverse carriere lavorative egregie ed è diventato uno dei principali romanzieri italiani contemporanei. Mi pare proprio un modello di dinamismo.

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Mi sembra che l'articolo riportato da @PiNKs sia la solita riflessione sterile figlia di quel modello vittimistico che vede come eccellenti testimoni alcuni pessimi politici, però si possono fare dei discorsi interessanti anche partendo da un tale concentrato di banalità.

Appena ho due minuti leggo tutto.

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8 hours ago, Bloodstar said:

Ma cosa significa "molto bravo"? 

Molto bravo significa che e' tra i migliori studenti, per dare un'idea che si e' nel 10% dei migliori studenti del suo corso. Questa percentuale poi la si può variare a seconda di quanto si vuole essere selettivi nel concetto.

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Forse la mia fortuna è stata appunto che ho capito di essere interessato ai lavori manuali più che agli studi universitari pure se ultimamente nelle materie umanistiche non me la cavavo male. Ho ancora un anno di beni culturali che prima o poi vorrei riprendere.

Secondo me a massimo 25 anni due domandine sul proprio futuro lavorativo se non si è stra ricchi bisogna farsele. "Come diavolo camperò? È giusta la strada che sto intraprendendo? Vorrò fare questo lavoro per tutta la vita o almeno per la maggior parte degli anni in cui lavorerò?"

Il mio ex migliore amico ha 28 anni e altamente se ne frega e credo sia un problema di molti che appartengono alla fascia di ceto medio alta e in su. Stando a casa con la pappina pronta e andando all'università vivi un po' come in una bolla di sapone e non ti scontri con la vita reale. Per carità,  non tutti ma quelli della mia generazione e abbastanza ricchi decisamente sì.

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19 hours ago, Bloodstar said:

Ho fatto una velocissima ricerca perché, da alcuni dettagli, avevo subodorato che c'entrasse la facoltà di lettere della Sapienza.

L'autore, infatti, sta facendo un dottorato in archivistica alla Sapienza... io non capisco cosa vuole, sinceramente. 

Vuole farmi veramente credere che nel 2015 quando si è iscritto alla magistrale, nel 2017 quando ha concorso per il dottorato, non sapeva che qui con l'archivistica non si campa? Non lo immaginava che con le discipline umanistiche le prospettive sono magre? 

Perché non è andato a fare economia gestionale? Perché dopo la magistrale non ha fatto altro? Perché il dottorato non è andato a farlo in Francia (tanto per dire) e invece si è impantanato nelle paludi di uniroma1?

Ma quotone. Un atteggiamento davvero arrogante di chi pensa che un lavoro compatibile con gli studi gli sia dovuto. I soliti letterati spocchiosi, ma lasciamo perdere.

Come dico sempre, la responsabilità è anche delle scuole, che in fase di orientamento in uscita suggeriscono percorsi di studi umanistici con troppa leggerezza e non sanno motivare verso quelli tecnico-scientifici, perché come dice anche @AndrejMolov89, ci sono centinaia di branche della scienza e della tecnologia, e non tutte ti sfasciano i coglioni con matematica e fisica (gli unici aspetti non accessibili a tutti, perché non tutti abbiamo lo stesso livello di intelligenza logico-matematica).

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1 minute ago, wwspr said:

Ma quotone. Un atteggiamento davvero arrogante di chi pensa che un lavoro compatibile con gli studi gli sia dovuto. I soliti letterati spocchiosi, ma lasciamo perdere.

Come dico sempre, la responsabilità è anche delle scuole, che in fase di orientamento in uscita suggeriscono percorsi di studi umanistici con troppa leggerezza e non sanno motivare verso quelli tecnico-scientifici, perché come dice anche @AndrejMolov89, ci sono centinaia di branche della scienza e della tecnologia, e non tutte ti sfasciano i coglioni con matematica e fisica (gli unici aspetti non accessibili a tutti, perché non tutti abbiamo lo stesso livello di intelligenza logico-matematica).

Vabbè dai, è pure vero che i laureati in ingegneria usciti dal classico in un corso, a fine del terzo anno, in regola e che non abbiano tutti 18, si possono contare sulle dita di una mano.

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1 minute ago, PiNKs said:

Vabbè dai, è pure vero che i laureati in ingegneria usciti dal classico in un corso, a fine del terzo anno, in regola e che non abbiano tutti 18, si possono contare sulle dita di una mano.

Non sono sicuro di capire il nesso con quello che dicevo, però ci sono tanti altri ambiti di studi oltre a ingegneria.

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3 minutes ago, wwspr said:

Non sono sicuro di capire il nesso con quello che dicevo, però ci sono tanti altri ambiti di studi oltre a ingegneria.

Nel senso che difficilmente un professore sano di mente consiglierà a un classicista, o ad uno studente di altri tipi di scuola superiore con 3 ore di materie scientifiche a settimana,  di suicidarsi e di andare a fare ingegneria o buttarsi su materie scientifiche. 

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10 minutes ago, wwspr said:

atteggiamento davvero arrogante di chi pensa che un lavoro compatibile con gli studi gli sia dovuto. I soliti letterati spocchiosi,

se è per questo, ci sono anche neolaureati in economia & commercio che trovano degradante per il loro prestigio qsi proposta di lavoro che non parta dal ruolo di CEO in qualche multinazionale,

o ingegneri informatici che vogliono partire da capo progetto e non accetteranno mai un ruolo subordinato

o fisici/chimici che "o direttore di laboratorio o niente".

sicuro che la spocchia sia solo umanistica? io no...

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Just now, freedog said:

se è per questo, ci sono anche neolaureati in economia & commercio che trovano degradante per il loro prestigio qsi proposta di lavoro che non parta dal ruolo di CEO in qualche multinazionale,

o ingegneri informatici che vogliono partire da capo progetto e non accetteranno mai un ruolo subordinato

o fisici/chimici che "o direttore di laboratorio o niente".

sicuro che la spocchia sia solo umanistica? io no...

Diciamo che nel caso dei letterati è particolarmente oltraggiosa e/o comica.

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1 minute ago, PiNKs said:

Nel senso che difficilmente un professore sano di mente consiglierà a un classicista, o ad uno studente di altri tipi di scuola superiore con 3 ore di materie scientifiche a settimana,  di suicidarsi e di andare a fare ingegneria o buttarsi su materie scientifiche. 

beh, il figlio di un mio vecchio amico ha finito la triennale di fisica una mesata fa con 106, partendo dalla maturità classica (e senza manco finire fuori corso)

2 minutes ago, wwspr said:

Diciamo che nel caso dei letterati è particolarmente oltraggiosa e/o comica.

diciamo pure che se ti sta sul k qualche laureato in lettere non mi pare corretto generalizzare il pregiudizio a tutta la categoria..

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1 minute ago, freedog said:

diciamo pure che se ti sta sul k qualche laureato in lettere non mi pare corretto generalizzare il pregiudizio a tutta la categoria..

Ovviamente non ci sono studi statistici oggettivi sulla spocchiosità ai quali posso fare riferimento.

6 minutes ago, PiNKs said:

Nel senso che difficilmente un professore sano di mente consiglierà a un classicista, o ad uno studente di altri tipi di scuola superiore con 3 ore di materie scientifiche a settimana,  di suicidarsi e di andare a fare ingegneria o buttarsi su materie scientifiche. 

Io penserei che sia più malsano consigliare di andare a studiare materie umanistiche in un mercato del lavoro pesantemente sovrassaturo di questi tipi di laureati. Perlomeno che si facciano un bagno di realtà e avvertano gli studenti della cosa. Ai miei tempi i professori andavano dicendo che qualsiasi scelta è egualmente valida purché la si compia con determinazione. Se, buonanotte.

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Io non ce l'ho con il diciottenni idealisti che si iscrivono alle università umanistiche pensando di stare accedendo a una cultura superiore in quanto a nobiltà e seghe varie...

Ma non riesco proprio a seguirli quando continuano a portare avanti questa auto-illusione anche dopo la magistrale

Per giunta cercando di instillare nei neo diciottenni lo stesso pensiero, perpetuando generazione dopo generazione questo sistema autoreferenziale

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6 minutes ago, wwspr said:

penserei che sia più malsano consigliare di andare a studiare materie umanistiche in un mercato del lavoro pesantemente sovrassaturo di questi tipi di laureati.

c'è però pure un rovescio della medaglia:

mettiamo che tu sia un appassionato di storia dell'arte ma i tuoi ti obblighino a prendere chimica, perchè è una delle poche facoltà che cmq a fine corso può garantirti uno stipendio sicuro o quasi.

E però tu odi quella materia.

quante possibilità ci sono che ti ritroverai a pascolare in facoltà per decenni senza concludere niente, diventando un fuori corso cronico?

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30 minutes ago, wwspr said:

Ma quotone. Un atteggiamento davvero arrogante di chi pensa che un lavoro compatibile con gli studi gli sia dovuto. I soliti letterati spocchiosi, ma lasciamo perdere.

Be', io sono l'incarnazione del letterato spocchioso. Però del fatto che un lavoro inerente agli studi fatti non sia una cosa dovuta (e neppure un diritto) sono sempre stato consapevole. Ho studiato lettere perché mi piaceva, mi riusciva bene, perché la prospettiva di finire a fare il professore di italiano non mi dispiace e soprattutto perché e me lo potevo permettere a livello economico. Se non la facevo io lettere, ma chi doveva farla?

10 minutes ago, wwspr said:

Ai miei tempi i professori andavano dicendo che qualsiasi scelta è egualmente valida purché la si compia con determinazione.

Questo è un cancro che ci porteremo dietro a lungo. Come anche le retorica per cui le facoltà sono tutte difficili uguali.

 

1 minute ago, freedog said:

E però tu odi quella materia.

quante possibilità ci sono che ti ritroverai a pascolare in facoltà per decenni

Con l'attuale tassazione è sempre più difficile che una cosa del genere accada. I fuori corso biblici si stanno estinguendo. 

 

4 minutes ago, Renton said:

Io non ce l'ho con il diciottenni idealisti

Io sì, perché sono stato spesso confuso con loro.

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3 minutes ago, freedog said:

c'è però pure un rovescio della medaglia:

mettiamo che tu sia un appassionato di storia dell'arte ma i tuoi ti obblighino a prendere chimica, perchè è una delle poche facoltà che cmq a fine corso può garantirti uno stipendio sicuro o quasi.

E però tu odi quella materia.

quante possibilità ci sono che ti ritroverai a pascolare in facoltà per decenni senza concludere niente, diventando un fuori corso cronico?

Il mio amico che ha condiviso il post su Facebook sta facendo proprio chimica. Non è che le materie scientifiche diano tutte ste altre possibilità al giorno d'oggi.

Comunque il mio discorso sui classicisti era un discorso generale,  ovvio ci siano ma in netta minoranza.

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