Jump to content

Il Paradosso di Marc Caltagirone (Riflessione sulla realtà virtuale)


Silverselfer

Recommended Posts

Spoiler

Il titolo è quello che è, ma l'unica alternativa che mi era venuta era ---> Il Digrafo Controverso ... e sono ancora indeciso, ma già si tratta di una riflessione e se ci metto un titolo ancora più tedioso! 

Insomma, oramai è più di un anno che non scrivo niente di originale e non vorrei che si trattasse del blocco dello scrittore! 

In realtà, è dall'estate scorsa che ho iniziato a scrivere sta roba ... era nell'ambito della mia strampalata teoria della letteratura entropica e sulla nuova consapevolezza ... tutto che forse un giorno andrà sotto il nome di "Cronache del Domani Domani" <--- titolo di merda anche questo ... lo so.

Tecnicamente si tratta di posare le dita sulla tastiera e lasciarsi andare al puro ragionamento ... una roba che per me equivale la masturbazione :banana: ... quindi un piacere sterile che mi ha portato a scrivere tanta roba senza capo ne coda, nel senso che questo che pubblico qui è ... è ... è un'ennesima rielaborazione perché ogni volta che ci metto mano, mi riparte la scuffia e aggiungo e tolgo e aggiungo ancora e mi dispiace lasciare fuori quello che ho tolto e che palle! Quindi adesso metto qui le prime 4 cartelle, non le rileggo neanche per i refusi o errori vari ... così sono sicuro che non lo posso più editare e vaffanculo ...

Vi sto propinando un'analisi del caso di gossip oramai bello che andato, di Pamela Prati e il suo presunto sposo, ovviamente parto da lì per finire ancora non so dove. Sostanzialmente, rifletto su come è cambiata la nostra percezione del reale. 

Ci tengo a precisare che non voglio assolutamente insegnare niente a nessuno, quanto invece offrire un spunto di riflessione per acquisire >>appunto<< nuova consapevolezza ... stop

 

Il Paradosso di Marc Caltagirone

La Verità al Tempo di Internet

 

Marc Caltagirone non esiste, tuttavia è vissuto nel mondo virtuale, creando un caso mediatico durante l’estate del 2019, questo nel momento che è stato fatto uscire dalla sua dimensione social network, concretandosi in una menzogna molto particolare. La truffa, in fondo, non era diversa da tante altre montate ad arte dallo showbitz che sfama le celebrità della cronaca rosa. In questo caso stiamo parlando di un’ex showgirl che già aveva ricorso a irreali pretendenti al fine di riguadagnare popolarità. Questa volta però è accaduto qualcosa di diverso --> Come ha potuto un’ex showgirl in declino a creare un così grande clamore mediatico con la banale messa in scena di una storia d’amore?

Man mano che gli smaliziati professionisti del gossip cercavano di smascherare il fantomatico Marc Caltagirone, la tragedia romantica svelava altri amanti virtuali come Simone Coppi, la cui consistenza reale era costituita da un profilo Facebook --> Una delle due agenti dell’ex soubrette credeva addirittura di condividere con il Sig. Coppi un reale talamo nuziale da ben dieci anni! Il deus ex machina dell’intera storia era però l’altra agente che aveva creato questi falsi profili Facebook ai tempi dell’università. Questa lesbica velata li usava per travestirsi, cioè per intrattenersi in chat con le spasimanti plagiate.

I giornalisti hanno allungo discusso appassionatamente per qualcosa che si palesava adducendo prove di consistenza tutta virtuale. Il processo mediatico è stato tuttavia reale e contiene gli indizi per una seria indagine su com'è cambiata la percezione della realtà dopo la rivoluzione informatica. Interfacciarsi sui social conduce a una realtà aumentata di una o più identità virtuali, in cui non vale più la propriocezione del corpo che ci proietta nel mondo concreto attraverso delle sensazioni e, tanto meno, nella realtà virtuale siamo soggetti alle forze fisiche che strutturano la materialità dei nostri cinque sensi. I sentimenti stessi non rispondono più a degli stimoli convenzionali, prendendo corpo in modo concettuale, invalidando così le barriere del mondo fisico e quindi anche del gender.  

 

Teoria del digrafo controverso

 

Il paradosso di Marc Caltagirone mi fa pensare alla Teoria dei Grafi della geometria combinatoria, usata molto nell'informatica e in particolare per gli algoritmi che soppesano un social network. Questi grafici sono composti di nodi che possono essere semplici, cioè non orientati tra di loro o con un verso “da – a”, in tal caso otteniamo un digrafo e i collegamenti tra i nodi sono detti cammini. Fino ad oggi, il rapporto tra realtà e virtuale lo abbiamo visto orientato dal nodo reale in cammino verso quello virtuale, nel paradosso di Marc Caltagirone il cammino tra i nodi si è invertito e quanto accadeva nella rete ha cominciato a riflettersi nel mondo reale. Questo prova che il grafo di una realtà aumentata, cioè avente un’interfaccia virtuale, può invertire il verso di andata delle informazioni, e quelle formatosi in rete si sviluppano in deroga alle regole con cui siamo abituati a misurare la realtà oggettiva.

Le fake news di cui si parla tanto, secondo la mia teoria, non sarebbero un mero inganno creato ad arte e quindi rispondendo alla tradizionale logica di causa ed effetto, bensì sono un digrafo controverso che dalla rete immette realtà virtuale in quella oggettiva --> Nel virtuale si può anche confutare che la terra sia tonda perché  lì non viviamo su un pianeta soggetto al mondo fisico. La contraddizione nasce quando una serie di nodi digrafi terrapiattisti, si riuniscono in convegno iniziando a immettere nel mondo oggettivo una verità puramente intellettuale, cioè prodotta da un’azione della mente e non dal mondo fisico. La stessa cosa si potrebbe dire delle scie chimiche o dei no-vax e man mano che il termine di confronto oggettivo è meno evidente, come nel caso dei sentimenti, queste verità virtuali provenienti dalla rete creano distorsioni nella percezione della realtà.  

 

Discrasia della Realtà nella Verità

Come il virtuale diventa attendibile

 

Siccome, la coscienza della realtà scaturisce dall'elaborazione razionale di un pacchetto d’informazioni trasmesse dalla percezione dei sensi, la realtà dipende dalla relazione che intercorre tra l’oggetto e il soggetto che lo osserva. Il processo che porta ad una realtà collettiva elabora per comparazione di similitudini questi dati soggettivi, i cui insiemi formeranno delle unità di natura etica, con cui si elabora un modello sociale in grado di contenerci tutti; ossia, si adopera una convenzione che chiamerò Buon Senso. Il quale può variare assecondo i parametri etici utilizzati per campionare le similitudini. Per esempio, l’elaborazione del Buon Senso Religioso e quello Scientifico conducono a due verità  spesso in contraddizione tra esse.

Contrariamente a quanto si è portati a credere, il Buon Senso non si sviluppa tra le persone in modo relazionale. Senza imporre dei parametri di etica generale, i gruppi di affiliazione scaturirebbero tra similitudini che si aggregano per imporre il proprio punto di vista soggettivo. Nello stesso tempo, ogni genere di affiliazione etica non può corrispondere l’individualità poiché persegue i bisogni dell’intera società. Questo forma la discrasia di una realtà soggettiva nella verità collettiva. Le leggi, favorendo l’utilitarismo etico, creano una frattura tra ciò che è la visione d’insieme del vero e l’individualismo della realtà soggettiva ed è qui che s’insinua il dubbio dell’opinione virtuale, ispirando l’idea che solo la rete tutela la libertà di essere se stessi, contro un mondo di complotti operati da entità collettiviste tesi a soggiogarci per interessi superiori (Establishment/Elite).

Il paradosso di Marc Caltagirone fa emergere come nei social network si condivide un’esperienza fenomenica percepita con dei parametri diversi dall'oggettività dei cinque sensi fisiologici, creando così un nuovo tipo di realtà soggettiva che, invertendo il cammino del digrafo realtà>virtuale, andrà a formare una discrasia con il Buon Senso collettivo. Un paradosso come quello in questione già accadde con il caso di Amina Abdallah Arraf al Omari, alias A Gay Girl in Damascus, la blogger che appassionava il mondo con il suo punto di vista sul regime di Bashar-al Assad e che, con la sua repentina scomparsa nel 2011, animò le proteste di piazza scatenando un effetto domino che dura fino ad oggi. Fu quando gli organi di stampa iniziarono a intervistare Amina via e-mail, che si invertì il digrafo realtà>virtuale e solo dopo che il blogger Ali Abunimah riuscì a trovare il termine di confronto reale, cioè Jelena Lelic, la vera ragazza ritratta nelle foto di Amina, che si riuscì a risalire a Tom MacMaster, quarantenne americano residente a Edimburgo e sposato con un’attivista esperta in questioni siriane. Il quale impersonava Amina al di là degli intenti politici, tanto da intrecciare una relazione amorosa con una lesbica canadese che era convinta di essere realmente la compagna di Amina!

Il digrafo controverso di Amina creò effetti fenomenici importanti e non può essere derubricato solo come Fake perché oggettivamente aveva la faccia barbuta di un americano eterosessuale. La logica geopolitica, legata alla causa ed effetto, ne suggerisce una chiara intenzionalità destabilizzatrice; tuttavia, le manifestazioni di piazza trovarono presto un reale martire in Hamza Khatib, uno dei tanti adolescenti che caddero in quegli inizi di rivoluzione, tanto da costituire una prova di come il Mukhabarat siriano avesse individuato nei più giovani l’elemento eversivo che metteva in crisi il Buon Senso collettivo ispirato dalla dittatura. Sono molteplici gli esempi negli ultimi decenni di come l’identità aumentata dalla rete coaguli nelle piazze una protesta con dinamiche mai viste prima, questo perché si tratta di digrafi controversi; cioè di qualcosa che pur originando da fatti concreti, maturano in un ambiente percepito attraverso diversi canoni sensoriali.

Nel mondo reale siamo la risultante vettoriale di un insieme complesso di circostanze determinate dal mondo oggettivo, ma cosa succede quando iniziamo ad esistere in un mondo in cui tutto questo diventa virtuale, cioè una convenzione? Senza un corpo anche la questione del gender diventa un puro concetto, tanto che ci si può innamorare persino di un assistente vocale. Ma il cervello come può essere stimolato e quindi percepire ciò che non esiste? La razionalità del telencefalo elabora dei dati originati da bisogni psichici provenienti dal mesencefalo, il quale agisce con dei processi precognitivi come accade nel diencefalo sensoriale, creando così l’illusione di una materialità virtuale che esiste a prescindere della nostra volontà. La realtà soggettiva virtuale somiglia a quella di un gioco di ruolo, dove l’etica rimane circoscritta nella piattaforma internet che la gestisce con le sue regole. Queste nuove realtà soggettive si concretano nel caso di un digrafo controverso, cioè quando un fatto virtuale produce effetti nella realtà oggettiva, solo in tal caso il mentire sull'oggettività diventa eversivo perché attenta all'ordine costituito dal Buon Senso.

 

Economia e Realtà

Il Buon Senso del Marketing

 

L’idea che la funzione tra l’oggetto e il soggetto produca la realtà è la logica materialista in cui si è forgiata la società del ventesimo secolo. Secondo l’umanesimo positivista, ogni sensazione è correlata ad una funzione fisiologica e corrisponde una ben determinata emozione. Una tesi che mette meccanicamente in relazione il bisogno e la soddisfazione dello stesso. Siccome per replicare un dato oggettivo, questo deve risultare sempre pari a uno, anche questo “ Buon Senso” esclude i decimali di ogni realtà individuale.  

La volontà funzionale allo scopo condusse all’economicismo della rivoluzione industriale, dal cui progresso tecnologico scaturì il surplus produttivo responsabile del consumismo. La  società industriale era un motore assemblato in insiemi (masse), dove ogni realtà era espressa dalla funzione dell’oggetto che esprimeva (lavoro); invece, per quella consumistica, la funzione dell’oggetto rifletteva il desiderio del soggetto e fu così che il marketing creò una società d’insiemi assimilati in target commerciali. Una visone d’insieme alternativa alla verità di qualsiasi Buon Senso che usa un’etica diversa dal compiacimento di uno o più insiemi sociali.

Il modello economicistico fu un Giano Bifronte, la cui filosofia sociale funzionava con l’enunciato della meccanica deterministica: si può sempre trovare una relazione tra quantità osservabili è quindi riprodurne il medesimo effetto. I due volti che pretendevano entrambi di guardare il futuro, erano il comunismo e il capitalismo. Il primo prescriveva un Buon Senso etico incompatibile con la realtà soggettiva, imponendo il modello di pensiero positivista che riduceva l’individuo in minimi comuni denominatori, escludenti i decimali individuali (irrazionali). Al contrario, il capitalismo preservava la dimensione della libertà soggettiva, ma l’assimilava a quella del capitale, di conseguenza la libertà diventava una variabile relativa al capitale. La repubblica garantiva la libertà attraverso dei paletti (diritti civili), ma essendo gestita da organi elettivi, la funzione della politica iniziò subito a riflettere il desiderio degli elettori, diventando un paradigma del Marketing.

La democrazia è per sua natura dipendente dal consenso ed è su questa debolezza che il marketing s’innesta. Maggiore è il livello di democrazia è più forte si manifesteranno gli effetti del marketing, facendo crescere la conflittualità tra gli insiemi sociali che cercano d’imporre dei bisogni tanto più esacerbati, quanto più il marketing li finalizzerà allo scopo politico. La Propaganda di regime, invece, preserva il Buon Senso, a prescindere la bontà che la sua etica esprime. Un antidoto al marketing politico è dunque la propaganda di Stato, altrimenti nota come “storytelling” o narrazione. Si sta comunque parlando di manipolazione della percezione della realtà attraverso i media di massa.

Tutti quei decimali soggettivi non tenuti di conto dal Buon Senso collettivista oggi sono finiti nei social network, i quali esprimono una moltitudine di punti di vista che rifiutano ogni formula di sintesi etica. Questo è il dato costituente di una prosodia comune a tutte le lingue internettiane, che poi si concreta in tentativi di “democrazia orizzontale” più volte manifestatesi nell'ultimo ventennio. La democrazia orizzontale è una disgregazione degli insiemi sociali --> uno vale uno. Questo conduce ad un parossismo del marketing che intercetta i desideri di tutti gli utenti e ci riesce perché nel mondo virtuale basta credere in qualcosa per sentirlo reale. E’ la complessità della realtà con i suoi riferimenti oggettivi a concretare la democrazia orizzontale, facendola diventare come una delle tante utopie perseguite dalle ideologie, con la sola differenza che questa non può ricorrere ad una sintesi etica che escluda delle identità soggettive.

La differenza tra i tradizionali media e quelli che operano in rete sta nella interattività, nel senso che ogni utente sceglie di diventare il mezzo della propaganda di riferimento. Seppure questo possa apparire una garanzia di indipendenza o “sincerità”, per il vero, il filtro applicato dal moderatore internet è molto più efficace di qualsiasi censura di Stato che, al contrario, è sottoposta alle leggi di garanzia e tutela della libera espressione.  Infatti, la globo sfera internettiana sfugge ad ogni controllo legislativo regolato sia a livello Statale, sia a livello internazionale. Questo fa sì che ogni opinione può costruire la propria piattaforma di propaganda, da cui far partire un sottogenere di marketing capace di manipolare la percezione della realtà oggettiva. In tal modo, crescere di numero di utenti fino a invertire il senso del digrafo, che dalla rete inizierà ad immettere nella realtà dei concetti virtuali (Fake News).

Si tratta di una meccanica piuttosto comune anche prima dell’avvento della rete, riguardante a tematiche concettuali tipo la teosofia o politiche fortemente ideologizzate in cui il desiderio spinge a credere; tutte questioni vecchie che hanno ritrovato forza in rete. Sostanzialmente, nella realtà oggettiva il meccanismo funziona quando il riferimento empirico è meno evidente,  ma in rete la dimostrazione empirica è sempre di natura concettuale e allora anche la terra può diventare piatta in assenza di quella tonda. Questa condizione crea un ambiente ideale per il marketing che può svincolarsi dal confronto oggettivo e con un’attenta mappatura degli avventori della rete (big-data),  può assecondare i desideri di ognuno, senza mai preoccuparsi di realizzare alcun che, in quanto il desiderio esiste nella sua condivisione.

E’ il marketing a creare dei digrafi controversi per importare nella realtà degli effetti virtuali, applicando la tesi della meccanica deterministica che razionalizza la misura finalizzandola allo scopo. Compie un vero e proprio campionamento d’insiemi messi in relazione attraverso dettagliate similitudini, come si è sempre fatto per la formazione di un Buon Senso etico, ma in questo caso lo scopo non è quello di un aggregante sociale capace di contenere la diversità, quanto invece ricreare continuamente delle condizioni speculative da finalizzare agli scopi particolari di un qualsiasi committente. Tuttavia, per quanto l’intento del marketing riesca a concretare delle formule di calcolo apparentemente vincenti, internet non è vincolato ad alcuna oggettività che lo rallenti, questo fa sì che la meccanica dei quanti produce i suoi effetti in maniera “palpabile”. Ogni volta che il marketing campiona i Big-Data per ottenere uno scopo, quella stessa realtà virtuale è già mutata prima che si realizzi il digrafo controverso capace di trasmetterla nel mondo oggettivo; con l’effetto di un mondo reale a rincorrere ogni apparente realtà virtuale.

L’evento denominato Collasso della funzione d’Onda, noto in meccanica quantistica come postulato di Von Neumann, ci dice che la misurazione cambia lo stato del sistema, producendo il collasso della funzione d’onda entropica ---> è come dire che non ci si bagna mai nello stesso fiume. Nel momento che si diventa coscienti di quanto ci sta accadendo (misurazione), si cristallizza un evento che continua a finire nel momento in cui si percepisce. Questo significa che la realtà manipolata con il marketing virtuale produce solo uno scopo oggettivo, cioè il ritorno finanziario nel mondo reale. Si tratta di un artificio irrealistico come l’oggettività di Marc Caltagirone nel mondo reale. Il digrafo controverso ha potuto concretare Marc Caltagirone perché si è creata una corrispondenza logica nell'oggettiva funzionalità dello scopo cercato --> Marc Caltagirone esiste in quanto crea ricchezza.

Link to comment
Share on other sites

  • 3 months later...
Silverselfer

 

Metamorfosi del Reale

Trasposizione Virtuale

Perché i tanti movimenti popolari che escono dall’universo virtuale evaporano al contatto con l’oggettività del mondo reale? Un’opinione è un punto di vista su tematiche oggettive, le quali esistono a prescindere dal metro che serve a identificarle. Le trasposizioni virtuali di un punto di vista oggettivo corrispondono a una foto della realtà e non alla realtà stessa. In tal modo è l’opinione a costituire il punto di vista e non la questione oggettiva. La conseguente affiliazione tra opinioni avverrà per similitudini, senza necessaria coerenza con l’oggettività della misura reale. Questo provoca una spiccata conflittualità al fine di prevalere sugli altri punti di vista; i quali sono pariteticamente concettuali, cioè privi di un oggettività che li possa sostenere con l’evidenza empirica, quindi egualmente confutabili. Un banale sofisma è capace di neutralizzare la tesi affiliante di un gruppo, provocandone un arroccamento ideologico contro chi opera contro la libertà della percezione soggettiva.

La meccanica indeterministica spiega con l’interpretazione a Molti Mondi di Everett e la successiva delle Storie Consistenti di Griffith (decoerenza quantistica), che non esiste un modello unico di verità. Everett individua un Mondo nella relazione tra osservatore e misura che iniziano ad evolversi unitamente. Griffith ci dice che l’oggetto misurato non è perturbato dal soggetto che compie l’azione ---> La montagna esiste a prescindere di chi la sta fotografando, quindi rimane come termine di confronto empirico. Il Mondo che inizierà a esistere ogni volta sarà una relazione particolare tra l’operatore e la fotografia ottenuta (realtà soggettiva). Esistono Molti Mondi così fatti che scaturiscono da ogni percezione e si evolvono in ogni direzione assecondo della coerenza tratta dalla misurazione. La verità oggettiva (la montagna) esiste come termine di confronto, ma non costituisce una realtà univoca.

La montagna nel mondo fisico è fotografata dal nostro corpo che lo filtra attraverso delle sensazioni, dalle cui misurazioni riusciamo a ottenere una forma ---> La luce senza degli occhi che ne percepiscano lo spettro di radiazioni non illuminerebbe il mondo. Altre quantità osservabili non lo sarebbero più in assenza di condizioni fisiche particolari, per esempio il suono percepito dai nostri orecchi dipende dall’etere in cui si propaga. Ogni dato trasmesso dalla montagna che sfugge ai nostri cinque sensi non interferisce nel nostro Mondo (soggetto e misura). Dunque la realtà esiste come termine di confronto, ma la sua forma è ottenuta da un pacchetto d’informazioni sensuali, nella cui elaborazione razionale agisce lo scopo del mentire influenzato dall’ambiente culturale (Buon Senso). La foto di una montagna in rete perde il suo pacchetto d’informazioni sensuali, riflettendo in ogni sguardo solo l’opinione che ognuno serba di essa, cioè l’azione del mentire.

Bisogna dunque domandarsi cos’è il termine di confronto empirico virtuale. Quello che finisce in rete è l’immagine di una montagna, che riconosciamo tale attraverso una corrispondenza di sensazioni ottenute dal termine di confronto reale; tuttavia, la consistenza di una montagna virtuale è oggettivamente solo un pacchetto d’informazioni condivise, le quali coincidono con tutte le immagini che corrispondono quei presupposti --> Per paradosso: La montagna rimarrà tale fino a quando un gruppo di utenti virtuali non la identificherà come una vasca da bagno perché quel paesaggio ispira la forma sensuale del bagnarsi in acqua fresca. Questa metamorfosi può accadere perché il pacchetto d’informazioni originali trasmesso dall’immagine è indiretto, e la sensazione virtuale prevede esclusivamente l’emozione che essa provoca psichicamente. L’oggettività della nuova forma alternativa di quella montagna sarà confermata dal numero di condivisioni ottenute dalla stessa opinione, cioè deriva dalla partecipazione empatica riflessa dalla condivisione. Se ne deduce che il termine di confronto virtuale coincide con l’opinione condivisa con più like.

Siccome la percezione della realtà muta con la coscienza razionale che abbiamo dell’oggetto percepito, il fenomeno del digrafo controverso sta minando il Buon Senso della società occidentale basato sulla democrazia rappresentativa, senza produrre una valida alternativa all’etica capace di contenere per via di compromessi le visioni soggettive. Storicamente parlando, cambiare la metrica del punto di vista porta a un ricalcolo del Buon Senso generale à Basti ricordare il pensiero aristotelico che determinò la fine del medioevo. Oggi ci confrontiamo con l’infinitamente piccolo delle grandezze subatomiche e la meccanica che ne regola una complessità fuori da ogni scala del percettibile umano. Allo stesso modo di come il materialismo aristotelico si confrontò con la metafisica plutoniana, oggi ci troviamo a ricalcolare i metri con cui ci rapportiamo alla realtà e tutto questo mutua quell’atteggiamento confutatorio della verità virtuale, arrivando a negare il termine di confronto empirico. Il dato che invece dovrebbe essere colto è come un pensiero interagisce con il mondo fisico mutandone la misurazione e quindi la fenomenologia.

Marc Caltagirone era un’identità virtuale costruita con un pacchetto d’informazioni elaborate dall’azione del mentire, quindi priva di un termine di confronto empirico. La fotografia percepita attraverso input visivi e psichici dalle amanti contava sull’oggettività ottenuta attraverso una condivisione empatica. Sono gli stessi mezzi abusati dal marketing per indurci delle voglie da soddisfare, quindi c’è un’assonanza tra reale e virtuale, ma la differenza la fa il termine di confronto empirico da cui il marketing non può prescindere --> Nel mondo fisico la condivisione emozionale dell’immagine di un altissimo cheeseburger finisce nel momento che si addenta il sottile panino del McDonald’s. Invece, un termine di confronto empirico virtuale è la fame che ispira la foto di un appetitoso cheeseburger che non si potrà mai mangiare.

 

 

Coerenza Informatica

Il Termine di Confronto Empirico Virtuale

 

La coerenza informatica di un termine di confronto empirico reale consiste in un pacchetto di dati immesso per la prima volta seguendo un cammino da reale a virtuale. Affinché il termine di confronto empirico rimanga inconfutabile, il digrafo controverso (virtuale>reale) deve mantenere un rapporto di 1 a 1, cioè il soggetto che usufruisce dei dati non deve alterarli con il suo scopo, poiché  introdurrebbe una variabile che la coerenza informatica non può smentire, in quanto il riferimento empirico virtuale esiste solo nella comparazione risalente ad una misurazione soggettiva (la foto della montagna) quindi non oggettiva (la montagna non esiste in rete). Se i dati venissero trasmessi da un’intelligenza artificiale all’altra, queste non dovrebbero comunque avere altro scopo che la conservazione integrale del pacchetto di dati, perché una diversa funzione muterebbe anche la coerenza informatica.

Riassumendo, il cammino da virtuale a reale crea un mondo tra soggetto e misura inconfutabile perché un termine di confronto empirico virtuale è mutevole nella sua coerenza virtuale. In tal senso, la coerenza virtuale crea un rapporto soggetto e oggetto inconfutabile come descritto da Everett, cioè s’individua un Mondo nella relazione tra osservatore e misura che iniziano ad evolversi unitamente. Nel virtuale non è più valida l’osservazione di Griffin, cioè che l’oggetto misurato non è perturbato dal soggetto che compie l’azione. I Molti Mondi internettiani non hanno dunque un riferimento empirico, se non quello della condivisione capace di riconoscere il medesimo oggetto. Si smentisce un termine di confronto empirico virtuale con un altro digrafo dal cammino reale a virtuale con la specifica funzione di ristabilire l’oggettività dei dati, quindi un pacchetto d’informazioni che non fotografano il termine di confronto oggettivo (reale), ma la sua funzione antitetica. Se ne deduce che la coerenza del virtuale rimane finalizzata a degli scopi intellettuali non direttamente scaturiti dal termine di confronto empirico oggettivo.

I pacchetti d’informazione informatici conservano un riferimento empirico solo nel caso essi si esprimono attraverso dei codici fissi, come nel caso di relazioni tra quantità algebriche o sequenze alfabetiche grammaticali, sempre nella proporzione interpretativa che gli stessi codici portano con sé, tuttavia il riferimento empirico del codice rimane incondizionato. Fin quando la rete è rimasta circoscritta nella trasmissione di questi codici, i soggetti che ne usufruivano possedevano il riferimento empirico con cui potevano correggere le distorsioni dei Molti Mondi. Quando i sistemi operativi dei Personal Computer hanno sintetizzato le funzioni in algoritmi riconosciuti attraverso delle icone che ne rappresentavano graficamente gli scopi, si è introdotto un nuovo codice riconducibile agli ideogrammi; un metodo intuitivo e quindi precognitivo (non razionale). Infine, nel momento che la tecnologia della comunicazione si è ricongiunta con il computer, i codici fissi hanno perso la propria funzionalità a favore della voce e della fotocamera. Senza intermediazione dei codici scritti, la coerenza virtuale dei Molti Mondi si è amplificata innescando una sorta di entropia virtuale.

Il paradosso di Marc Caltagirone ci impone una riflessione sugli effetti che la coerenza informatica ha sul mondo oggettivo. Quello più evidente è la dissociazione tra riferimento empirico oggettivo e il suo riflesso virtuale. La natura dei Molti Mondi induce il valore della similitudine aggregante resa possibile dall’agorà virtuale, dove qualunque zero virgola può trovare corrispondenza. Gli insiemi di condivisione empatica funzionano attraverso la sintesi prodotta dalla simbiosi dei simboli. Per il vero, questo ha sempre fatto parte della storia dell’umanità, la differenza è che ora accade con l’accelerazione dovuta al mezzo che induce la proliferazione di questi simboli affilianti, portando con sé l’inevitabile conflittualità tra visioni soggettive contrastanti. Il passato c’insegna che la fedeltà a un simbolo spinge l’essere umano a negare l’evidenza empirica, riconducendo tutto a un rapporto di forza per l’imposizione di un punto di vista affiliante su quello degli altri (Guerra di Religione).

Link to comment
Share on other sites

FiglioDellaLuna

Chiedo scusa, ma a bruciapelo ho una domanda che azzardo, pur avendo necessità di tempo per rileggere e comprendere meglio quanto ho letto, auspicando di riuscire coi mezzi che dispongo.

Il fatto che, a livello reale, un evento come una pandemia (eccezionale e al di fuori di tutte le analogie e riferimenti rispetto alle normali esperienze vissute, e peraltro con un fattore scatenante che ha di per sé la caratteristica lampante di essere "invisibile", quindi assimilato solo a ciò che di esso viene divulgato, quasi si trattasse di una idea) produca la misura di una costrizione in cui l'accesso dominante alla realtà esterna - o a ciò che si presume essere tale - avviene attraverso i mezzi informatici, producendo nuovi "insiemi di condivisione empatica" che attingono all'esperienza personale pregressa ma che vengono ora indotti alla ricerca e al conforto tramite la rete (in cui si viene automaticamente veicolati verso la similitudine aggregante prodotta dai Molti Mondi), quale effetto sul rapporto col mondo reale potrebbe verificarsi al cessare di tale costrizione, peraltro in un mondo reale modificato dalle conseguenze dell'evento?

 

Spero di aver compreso alcuni concetti a me nuovi e averli adoperati correttamente.

 

Grazie

Link to comment
Share on other sites

  • 1 month later...

Innanzi tutto, mi scuso per il solito ritardo con cui intervengo; poi --> grazie per la domanda molto interessante!

On 1/6/2021 at 10:55 PM, FiglioDellaLuna said:

Il fatto che, a livello reale, un evento come una pandemia (eccezionale e al di fuori di tutte le analogie e riferimenti rispetto alle normali esperienze vissute, e peraltro con un fattore scatenante che ha di per sé la caratteristica lampante di essere "invisibile", quindi assimilato solo a ciò che di esso viene divulgato, quasi si trattasse di una idea) produca la misura di una costrizione in cui l'accesso dominante alla realtà esterna - o a ciò che si presume essere tale - avviene attraverso i mezzi informatici, producendo nuovi "insiemi di condivisione empatica" che attingono all'esperienza personale pregressa ma che vengono ora indotti alla ricerca e al conforto tramite la rete (in cui si viene automaticamente veicolati verso la similitudine aggregante prodotta dai Molti Mondi)

Al momento attuale, gli unici studi condotti sugli effetti prodotti dalla rete nei suoi fruitori, si desumono dai dati provenienti dall'IAD --> Disturbo ossessivo da dipendenza della rete. Qualcosa ancora di poco definito a livello psichiatrico che deriva dal disturbo meglio approcciabile a livello nosocomiale dell'Internet Gaming Disorder.  Senza dilungarmi su questi aspetti, voglio solo far notare come ancora oggi si consideri la realtà virtuale un qualcosa che non esiste o, comunque, rimanga ancillare al mondo reale. 

Secondo me, esiste una pandemia da covid 19 nel mondo oggettivo e un'altra pandemia riflessa nel mondo virtuale che, ovviamente, non può essere causata dal covid 19 perché in rete non esistono questo tipo di virus. L'effetto dei Molti Mondi proietta in rete milioni di visioni soggettive della pandemia oggettiva. Un comune denominatore di questa moltitudine di singolarità è la "costrizione", come l'hai definita anche tu ... ma bada che il covid 19 non causa costrizione, bensì una polmonite bilaterale con conseguente tempesta citochinica letale. Questo è il dato oggettivo mentre l'isolamento sociale in cui il contagio ci costringe, causa una serie di disagi di natura psicologica, la sola che può filtrare nella rete. 

Riguardo all'invisibilità del Covid 19, bada che neanche il bacillo della peste potevi scansarlo come si fa con un tir in corsa. Però, la figura dell'appestato la conosciamo tutti nonostante i secoli che fortunatamente ci separano da quella calamità. Anche per L'HIV, solo dopo che Toscani mise su un cartellone gigante la tragedia dell'AIDS, il mondo ne prese coscienza ...

TBT-Discover-Benettons-controversial-AID

Al contrario, nessuno percepisce il pericolo scampato con Ebola e, ti assicuro, morire di ebola assomiglia ad una condanna da girone dantesco ... anzi, di più --> non saprei come altro definire quando ti caghi fuori le budella mentre piangi sangue! 

Ma è così, in rete esiste solo ciò che interferisce con il tuo mondo o con l'idea che hai del mondo --> se non lo vedi, non esiste.

On 1/6/2021 at 10:55 PM, FiglioDellaLuna said:

quale effetto sul rapporto col mondo reale potrebbe verificarsi al cessare di tale costrizione, peraltro in un mondo reale modificato dalle conseguenze dell'evento?

Il dolore più incisivo che mi capita di registrare con il covid 19 è la solitudine della fine. In quella foto che ho postato si vede una malattia che comunque unisce in un ultimo sconsolante abbraccio ... quello che vedo ora è una fine che lacera gli affetti con l'ultimo impietoso strappo della morte. La ritualità del funerale serve proprio a metabolizzare il lutto e qui, ora, le persone scompaiono come avatar di un fottuto social che banna a cazzo. 

Ho perso forse la persona più cara che avevo a marzo dell'anno scorso e non so neanche se è morta veramente di covid 19, ci siamo sentiti a telefono, le ho chiesto come stava, mi disse che dopo la bronchite a gennaio, era sopraggiunta una strana polmonite --> lei era immunodepressa --> neanche 5 giorni dopo è morta al Santo Spirito ... sola ... e la solitudine era l'unica cosa che la spaventasse ---> ho scritto un necrologio per lei sul suo profilo FB, forse in rete rimarrà solo questo della pandemia ---> degli addii non ascoltati.

 

Identità Virtuale

Scatola Segreta e Diario Segreto

 

La rete è nata come una trasmissione di dati finalizzati a degli scopi, quindi la comunicazione tra utenti avveniva attraverso dei codici funzionali. Una dimensione riservata a degli operatori tecnici che per massa critica di dati non codificati innescava un limitato effetto entropico dei Molti Mondi. Questo modello di Internet inizia a finire quando il videogioco diventa un uso alternativo del calcolatore elettronico, materializzando il primo prototipo di realtà virtuale. I giocatori erano ancora utilizzatori passivi e quindi la coerenza informatica non poteva esserne perturbata. Tuttavia, il videogioco è tecnicamente un digrafo controverso che immette realtà virtuale nel mondo reale. Uno degli aspetti pedagogici del gioco serve proprio alla percezione di se stessi in rapporto con il mondo oggettivo, in tal modo il digrafo controverso del videogioco cambia i parametri tra l’individuo e il mondo reale. Questa diseducazione al mondo oggettivo e alle regole del Buon Senso collettivo ha condotto nel tempo a un’insensibilità sia fisica e sia etica, concretando nel mondo reale dei “giochi” che non tengono conto dei limiti naturali ed etici dell’essere umano.

Fu Steve Jobs a intuire il potenziale di possedere un calcolatore elettronico anche per delle persone che non ne avevano bisogno. Il personal computer si è immediatamente rivelato una scatola dei segreti: pensieri scritti, immagini e quant’altro, si sono virtualmente materializzati nella memoria elettronica di ogni PC. Allungo si è continuato a credere che la funzione del PC fosse solo quella di lavorare o studiare; invece, nel momento che fu inaugurato il World Wide Web, milioni di scatole segrete si sono connesse tra loro. Tutto questo materiale non possedeva un codice comune per essere trasmesso e la sua diffusione era affidata all’incontro tra gli utenti nelle prime agorà virtuali come i Forum o le Chatroom. Si trattava di una sorta di grande gioco di ruolo, dove ognuno rappresentava l’idealizzazione degli oggetti contenuti nella propria scatola segreta. Il World Wide Web si aprì al mondo liberando milioni di visioni soggettive che, prendendo consapevolezza, diventavano un termine di confronto che sottraeva credibilità all’insieme di regole del Buon Senso, percepite come un ipocrita “politicamente corretto”.

La scatola segreta è il posto dove i fanciulli ripongono gli oggetti che ispirano un pudico desiderio da proteggere. Quegli oggetti costituiscono le pietre angolari di un’identità sensuale difforme dal Buon Senso educativo. Col passare del tempo, la pulsione precognitiva contenuta nella scatola segreta si articola in pensieri che elaborano la misura di un bisogno da soddisfare. A questo punto sopraggiunge il Diario Segreto, in cui si annotano gli effetti nel mondo di quelle pulsioni precognitive. La scrittura o qualunque altro codice si scelga per codificare il mondo esterno, il nostro telencefalo lo apprende dal Buon Senso educativo, mentre la scatola segreta sintetizza delle pulsioni sensuali provenienti dall’interno precognitivo (mesencefalo), la cui compatibilità con il mondo esterno è richiamata da simboli psichici prodotti dal diencefalo. Il Diario è dunque la proiezione fenomenica dei nostri desideri nel mondo, un prodotto in un certo senso corrotto dal Buon Senso e condizionato dall’oggettività dei fatti concreti. Il tesoro contenuto nella scatola segreta rimane invece celato e quindi immacolato nella sua aura di irrazionalità sensuale.

La pagina WEB (Blog) somigliava a un Diario Segreto, cioè registrava gli effetti fenomenici dei propri desideri, ma questo durò fino a quando la realtà virtuale non fu abbastanza condivisa da costituire una massa critica sufficiente a concretare delle aspettative. Dopo di che, il Diario segreto non aveva motivo di esistere in un mondo costituito da una moltitudine disaggregata di realtà soggettive. La funzione con cui era redatto tradiva il dialogo interiore, diventando un’E-mail aperta rivolta al mondo. Se il Diario era un baluardo a difesa della propria intimità, il Blog era invece la chiave per aprire la propria scatola dei segreti, diventando così un faro di segnalazione per altri che erano alla ricerca di similitudini.

Col passare del tempo e la diffusione del PC, le scatole segrete presero direttamente forma all’interno della memoria del calcolatore elettronico, quindi esprimendosi in codici compatibili con il mezzo usato. Il successivo avvento della tecnologia laptop, facilitò la condivisione di questi oggetti segreti ben prima che divenissero un Blog. Quando poi la batteria al litio rese la telecomunicazione sempre più maneggevole e la memoria di un telefono cellulare acquisiva le caratteristiche di un elaboratore elettronico, le scatole segrete si sciolsero in un continuo divenire di simboli psichici che fluivano d’invaso in invaso. Il vocale e l’immagine superarono in tal modo il limite imposto dalla capacità di elaborare dei codici espressivi razionali. E’ il momento in cui la rete è gravida di materiale immesso in maniera caotica che le piattaforme peer-to-peer iniziano a far circolare, moltiplicandolo in maniera esponenziale.

Il passo successivo è il social network, una piattaforma che usa algoritmi simili a quelli delle piattaforme peer to peer, assimilando gli oggetti della scatola segreta all’identità del proprietario. Si potrebbe confondere il profilo di un social network come la pagina di un Blog, ma per esserlo dovrebbe contenere un’elaborazione di dati, invece si tratta di un semplice collettore di simboli psichici accumulati in un invaso estemporaneo. A questo stadio il Diario segreto è sentito come una sovrastruttura intellettuale “falsa”, mentre la fruizione dell’oggetto virtuale avviene attraverso il contatto visivo, cioè una sensualità precognitiva “vera”.  Quando il social network dal laptop si è spostato sullo smartphone, la fruizione H24 di questi simboli ha completato la sovrapposizione dell’identità virtuale con essi. Conoscersi nel virtuale significa sostanzialmente avere una simbiosi di simboli condivisi.

La simbiosi è qualcosa di simile all’associazione d’idee, nel senso che in rete i pensieri diventano degli oggetti/simboli in cerca di corrispondenza. Una coerenza intuitiva molto efficiente che richiama il ragionamento schematico di un menù ad albero con tutti i suoi link e sotto link correlati da funzioni specifiche. Grazie a questa tipologia di ragionamento, gli utenti d’internet possono affidarsi a un bouquet di link scelti per loro da algoritmi calcolati da altre scelte compiute allo stesso modo. Il risultato è che in internet l’utente vede quello che si aspetta e incontra solo le persone che cercano la medesima cosa. La simmetria che si genera diventa un digrafo controverso fortemente polarizzante, con riflessi aggressivi sulla volontà di prevalere rispetto ad altri punti di vista soggettivi.

Nel caso di Marc Caltagirone, l’età delle tre protagoniste le colloca cronologicamente in tre fasi diverse dell’era virtuale. La soubrette conclude il suo periodo di formazione nell’arco del ventennio 1960/70 e il suo approccio con la realtà aumentata è di un immigrato digitale di prima generazione, cioè chi ha preso contatto con la rete attraverso il telefono cellulare. La sua realtà aumentata è gestita nel mondo reale come fosse una segreteria telefonica, tanto che è lei a commettere l’errore d’invertire il digrafo virtuale, confondendolo con una agenda di appuntamenti oggettivi. 

L’agente della soubrette appartiene a un paio di generazioni successive che collocano la sua età formativa in piena rivoluzione laptop. E’ il periodo più anarchico della rete, sono gli anni di 4chan e il nickname Anonymous fa tremare le vene ai polsi dei governi del Buon Senso. Lei non mostra alcun pentimento e nei suoi occhi rimane sempre una luce aliena, cioè di chi vive in questa realtà solo una porzione della sua identità.

La sposa di Simone Coppi compie la sua età formativa nel decennio 1980/90 e potrebbe essere inclusa tra gli immigrati digitali di seconda generazione, cioè tra il laptop e lo smartphone. Lei cresce naturalmente intessendo dei rapporti sociali che hanno una porzione virtuale. Qui entra in ballo la componente sessuale perché lei considera un rapporto sensuale virtuale parzialmente reale, tanto che trova plausibile costruirci sopra dieci anni di matrimonio inesistente. Dieci anni che calcolati a ritroso combaciano con l’avvento del marketing nel social network, cioè uno speciale digrafo controverso che permette di “realizzare” profitti; in tal modo ci convince che la condivisione del mentire esiste veramente.

Nel paradosso di Marc Caltagirone abbiamo anche un esempio di nativo digitale, cioè il presunto figlio del promesso sposo virtuale. Questo ragazzino mente in dei messaggi vocali dove tosse dichiarandosi affetto da una malattia terminale. Sa che sta mentendo, ma l’educazione alla realtà aumentata gli ha insegnato che non c’è scrupolo morale nella finzione virtuale poiché non esiste un’etica in rete e questo perché qualunque cosa si compia virtualmente, esso non può avere riflessi nel mondo oggettivo.

Ancora oggi l’approccio alla rete è quello che ritiene univoco il cammino del digrafo dal mondo reale a quello virtuale, se ne desumerebbe che tutto ciò che accade in rete provenga dalla realtà oggettiva. Se così fosse, nulla di quanto accade in rete potrebbe riflettersi nella realtà; invece, ogni azione condotta attraverso la rete non torna nel mondo reale con la relazione di Uno a Uno. Ogni informazione non espressa in codici predefiniti, segue inevitabilmente la coerenza informatica influenzata dall’effetto dei Molti Mondi. Il pensiero, come qualsiasi altro oggetto, fluisce di scatola dei segreti in scatola dei segreti, diventando un simbolo che inizia ad associarsi per simbiosi ad altri simboli. Quel pensiero/oggetto quando ritorna nel mondo reale avrà acquisito una coerenza diversa, seppure oggettivamente apparirà lo stesso. Il matrimonio con Simone Coppi o lo stesso Marc Caltagirone erano simboli unitosi per simbiosi agli altri oggetti contenuti nelle scatole dei segreti delle protagoniste. Quando sono stati tirati fuori dal virtuale, essi sono scomparsi, ma non la simbiosi che li aveva relazionati con le presunte amanti. Queste identità virtuali, pur non esistendo, hanno interagito con la realtà aumentata delle protagoniste, mutandone le scelte e quindi causando effetti fenomenici oggettivi.

Link to comment
Share on other sites

  • 3 months later...
Silverselfer
Spoiler

La chiudo qui anche se manca la conclusione al ragionamento --> mi sono stancato. Ho voglia di tornare a scrivere storie ...

Spero comunque di aver stimolato qualche riflessione o, meglio, reso il lettore più cosciente della propria interfaccia virtuale.

A presto!

Fake News

Informazione interattiva e digrafi controversi

Il giornalismo approccia la rete come se si trattasse di un qualsiasi mezzo d’informazione, la cui peculiarità sta nel metodo impiegato per raggiungere il cittadino. Vengono dunque definite Fake News tutta una serie di notizie in cui si rileva una certa azione del mentire. L’errore di fondo sta nel ritenere possibile trarre informazioni dal WEB con il rapporto di 1 a 1, cioè ritenere che una notizia oggettiva possa entrare e uscire dalla rete indipendentemente dalla coerenza informatica. Come già dimostrato, questo è possibile solo nel caso che si acceda al digrafo originario da reale a virtuale, e sempre se questo sia espresso attraverso un codice ben definito che ne possa costituire un termine di confronto empirico, come per esempio un codice alfabetico o numerico. Nel WEB il riferimento empirico di una notizia esiste in funzione del codice predefinito con cui la stessa è stata introdotta nel mondo virtuale: una notizia scritta, una fotografia o un video producono tre eventi fenomenici diversi, anche se corrispondono il medesimo fatto oggettivo. Questo accade perché i pacchetti informativi costituiscono le tracce emotive responsabili dell’effetto dei Molti Mondi.

La differenza tra i media tradizionali e quelli che operano in rete sta nell’interattività, ma non nel senso che il lettore può commentare l’articolo, bensì perché l’utente diventa parte dell’informazione che recepisce e rigenera in altri post. Il punto di vista dell’utente diventa il metro con cui egli opera una selezione dei dati più rispondente ai suoi bisogni. I quali costituiscono l’oggetto dei replay della notizia, sarà poi l’associazione tra similitudini operata dagli algoritmi che li convoglierà in un’eco empatica, cioè un mood di condivisione. E’ così che si crea un’opinione/notizia che potrebbe anche non avere relazione con l’oggettività della notizia introdotta in rete. L’opinione/notizia costituisce un potenziale digrafo controverso; lo stesso che inganna quegli improvvidi giornalisti convinti di potersi muovere nel virtuale come se si trovassero in un riflesso del mondo reale.

Il fact checking è efficace e indispensabile prima di attuare un digrafo controverso, cioè lanciando una notizia proveniente dalla rete; mentre è inutile usarlo contro la coerenza informatica perché si dovrebbero creare tanti digrafi da reale a virtuale, quante sono le interpretazioni forvianti della notizia. Tutte operazioni, comunque, poco efficaci perché il fact checking risponderebbe in termini oggettivi, mentre l’eco condiviso di una notizia è uno sciame empatico. Quello che emerge è che la Fake News nel virtuale non dipende dall’oggettività della notizia reale, bensì dallo sciame empatico in cui si convoglia: mood o sentiment.

La Fake News razionalizza una misura finalizzandola alla speculazione di uno scopo. In tal senso, il digrafo controverso risponde sempre a uno scopo. L’evento denominato Collasso della funzione d’Onda, noto in meccanica quantistica come postulato di Von Neumann, ci dice che la misurazione cambia lo stato del sistema. Lo scopo con cui la volontà agisce (misurazione), genera un termine di confronto empirico che nel virtuale cambia lo stato del sistema perché non ha un termine di confronto oggettivo capace di smentirlo. Questo produrrà uno sciame empatico immune al Fact Checking. In conclusione, oggettivamente le Fake News non rappresentano un pericolo per l’informazione, sono invece deleterie nel virtuale perché creano un mood fortemente polarizzante, capace di riflettersi nella realtà con fenomeni di radicalizzazione.

Nel caso in questione di Marc Caltagirone, abbiamo visto che ogni volta che avveniva una misurazione finalizzata a uno scopo oggettivo, l’ambiente virtuale delle protagoniste mutava sostanzialmente. La truffa mediatica della Fake News ha spazzato via la decennale azione del mentire virtuale. Quando il matrimonio della soubrette non si è potuto oggettivamente celebrare, la notizia è tornata in rete con un nuovo pacchetto d’informazioni che ha creato un mood negativo. Tuttavia, milioni di altri Marc Caltagirone continuano ad esistere in maniera virtuale senza creare scandalo, almeno fino a quando qualcuno vorrà trarne uno scopo oggettivo, a quel punto si cambierà lo stato del sistema perché la relazione virtuale diventerà una Fake News nella realtà, tornando in rete con la sua nuova veste di bugia/truffa.

Edited by Silverselfer
Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...