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Coming out in famiglia (post lungo)


Mystery94

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Ciao,
come anticipato qualche giorno fa nel mio topic di presentazioni, provo a mettere insieme le idee e cercare di spiegare la situazione in cui sono. Non è facile.

Ho capito di essere gay in seconda/terza media. Ho attraversato le classiche fasi in cui siamo passati un po' tutti (voglio una ragazza/una famiglia/dei figli) e mi sono accettato più o meno definitivamente verso i 16 anni. A 17 ho fatto i primi coming out con persone con le quali sono ancora abbastanza amico. Arrivato alla maturità lo sapevano tutti i compagni di classe, o perché l'avevo detto direttamente io o più spesso per passaparola, del quale a quel punto mi importava il giusto. Da lì in poi non mi sono mai fatto più di tanti problemi a dirlo (o semplicemente a parlarne con naturalezza, come è giusto che sia) alle persone che conoscevo. Devo dire che non ho mai avuto grossi episodi di rifiuto per l'essere gay o sperimentato sulla pelle l'omofobia, a parte la prof di matematica e fisica dell'ultimo anno del liceo che voleva bocciarmi e parlava di me al femminile, ma tant'è. Tra 2 mesi compio 26 anni, tanto per dare un'idea.

C'è da dire che sostanzialmente, soprattutto a prima vista, non "si vede" più di tanto (ho atteggiamenti maschili, per quanto sia banale da dire), quindi volendo passo anche abbastanza inosservato e se non mi va di dirlo posso permettermi di non farlo (discorso forse un po' triste e "cattivo" verso alcune persone: scusatemi, me ne rendo conto, ma sto cercando di far capire chi e cosa sono in poche righe e non è facile).

Prendetemi pure per viziato o privilegiato, ormai ho le spalle larghe e so cosa si nasconde dietro alla facciata, a differenza di chi vede la mia vita dall'esterno e si sente in diritto di giudicarmi (va sempre più di moda ultimamente). Ho sempre vissuto "bene", ho avuto un tenore di vita sicuramente più alto di quello di altre persone e mi rendo conto di aver dato (soprattutto in passato) per scontate alcune cose che per tanti non lo sono affatto. Vivo in un paese piccolo dove tutti si conoscono, tutti parlano, e dove la mia famiglia è molto nota. Mio padre ha ruoli importanti in questa realtà, è un professionista conosciuto e stimato, e da sempre mi si conosce come "il figlio di ...". A una mezz'ora da casa c'è Firenze, dove sostanzialmente ho una "doppia vita" della quale a casa si sa poco o nulla. Anche all'università mi sono sempre dichiarato senza problemi. Dalla fine delle medie non ho praticamente più contatti con coetanei di qui e sono sempre riuscito abbastanza bene a mantenere separate le due vite.

Mi sento un po' ipocrita nello scrivere questo post, sembra un attacco esplicito verso i miei genitori che, poveretti, sono un po' vittime del loro tempo, entrambi sulla sessantina. In realtà non mi è mai mancato sostanzialmente nulla se non un po' di libertà (soprattutto vincolata al fatto di vivere in un paesello e di aver dipeso da loro per molto tempo per gli spostamenti, fino alla maggiore età). Sotto tanti altri aspetti ho avuto molto più di altri e questo va indubbiamente a loro favore. Per il resto ho passato un'infanzia molto solitaria, sia per problemi vari in famiglia, sia per il carattere che hanno i miei. Tanto per fare degli esempi: mai visto un film al cinema con loro o mangiato una pizza fuori, semplicemente perché a loro non interessava farlo. Sono figlio unico, viviamo in campagna in un posto dove la macchina è indispensabile. A parte la scuola e il catechismo non facevo niente. I miei sono sempre stati conservatori, non al livello di Adinolfi ma quasi. Mi ricordo nel periodo delle medie che mio padre mi portò a Roma al Family Day (questo è il karma, probabilmente).

Ripeto: non voglio passare per maltrattato o altro. La mia non vuole essere un'accusa diretta verso di loro. Tutto quello che era "scolastico" era ben visto, comprese due estati di fila in America a migliorare l'inglese quando andavo ancora a scuola, tasse universitarie, libri e quant'altro. Semplicemente, non hanno mai sentito l'esigenza di uscire di casa e ho dovuto convivere con questa situazione, che mi stava sempre più stretta, finché non ho preso la patente. Da lì le cose hanno iniziato ad andare meglio: ho cominciato a uscire la sera e a socializzare di più, e anche la mia personalità è cambiata in meglio.

Verso i 18-19 anni ho detto (o per meglio dire, urlato) ai miei genitori di essere gay nel corso di una discussione iniziata per altri motivi. Hanno avuto entrambi reazioni brutte: mia madre si è chiusa in bagno a piangere, mio padre ha reagito molto freddamente facendomi capire che erano affari miei con i quali non voleva avere niente a che fare, e che non si doveva sapere in giro. Dopo pochi mesi ho iniziato a frequentarmi con un ragazzo e la cosa è durata 3-4 mesi (è stata la mia prima cotta, anche se avevo già qualche esperienza). Loro sapevano che frequentavo questo "amico" (veniva chiamato così) e non hanno mai voluto approfondire. Quando la frequentazione è finita (malissimo, interrotta da lui) ho smesso del tutto di parlarne ai miei e non ho più detto niente. Mi ricordo, durante quel periodo, di essere tornato a casa con un succhiotto sul collo (fatto da lui) e che mio padre mi chiese "te l'ha fatto un ragazzo o una ragazza?", e al mio "un ragazzo" rispose "che schifo", troncando il discorso. Ho avuto poi varie frequentazioni tra cui una storia di 4 anni con un altro ragazzo, finita a settembre 2018, del quale non hanno mai saputo niente. Un castello di bugie sempre più grande, mentre a casa raccontavo cazzate su cazzate sulle uscite del fine settimana, su dove dormivo o su con chi andavo in vacanza. Con lui ci sono stati viaggi all'estero senza che i miei sapessero, o volessero sapere, la verità su con chi fossi. È come se, dopo la parentesi di pochi mesi con la prima cotta, io fossi tornato etero.

Arrivato a questo punto sento di essere veramente al capolinea. Non abbiamo mai avuto un rapporto basato sulle grandi aperture, non c'è mai stato un vero e proprio dialogo (io ho un carattere abbastanza forte, mio padre pure e ci scontriamo su quasi tutto, quindi ho imparato a star zitto davanti a lui per farlo stare tranquillo e mantenere una relativa pace in casa. Mia madre invece ha un carattere piuttosto debole, pende dalle labbra di lui e quindi lo asseconda in tutto). Adesso sento di avere difficoltà a parlare dei miei amici con loro. Se sono amiche donne possono essere possibili ragazze e sento la pressione da parte loro in questo senso, se sono amici uomini possono essere possibili frequentazioni da "giro gay" e quindi penso che potrebbero reagire negativamente. Sono arrivato al punto in cui ho difficoltà a parlare dei ragazzi (etero) con cui vado in piscina. Finisce che, anche se conosco nuove persone, come ultimamente è capitato, non lo dico e preferisco inventare la scusa della serata con quei 2-3 amici "storici" che loro conoscono per non destare sospetti.

Un mese fa mi sono laureato e, coronavirus permettendo, ho trovato subito lavoro (almeno spero, mi hanno fatto la proposta prima del lockdown, spero che l'azienda sia intenzionata a prendermi anche dopo, li ho risentiti e per il momento dicono di sì). Per il momento continuo a vivere con loro (lavorerei a mezz'ora da casa). Nel giro un anno o giù di lì potrei avere i mezzi per andare a vivere per conto mio, non dico da solo, ma magari in condivisione con qualcuno, e sto pensando seriamente di farlo perché sento che questa situazione non è sana. Mi sto privando di tante libertà che a 25 anni dovrei potermi prendere. Da una parte sento che questa è la situazione migliore, dall'altra sento di volerlo fare quasi in segno di sfida verso di loro, come se fosse una rivincita per tutti questi anni passati a fingere. A quel punto temo che sarebbe inevitabile un allontanamento, probabilmente con una rottura forte, e non è quello che voglio.

Dimenticavo: da quando ho iniziato l'università ho sempre fatto lavoretti per pagarmi viaggi, uscite, sport, benzina, vestiti e quant'altro mentre loro mi pagavano gli studi. Forse ho avuto più fortuna di altri, ma non sono un figlio di papà e non voglio passare per questo.

Accetto consigli e ringrazio fin da ora chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui.

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1 hour ago, Mystery94 said:

Prendetemi pure per viziato o privilegiato, ormai ho le spalle larghe e so cosa si nasconde dietro alla facciata, a differenza di chi vede la mia vita dall'esterno e si sente in diritto di giudicarmi (va sempre più di moda ultimamente)

Ma tu non ti curare dei giudizi degli altri: esprimere giudizi (che non sono consigli o critiche costruttive), senza riuscire a trattenersi, è segno di debolezza, e la debolezza va commiserata.

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Grazie di averci raccontato le tue esperienze, il tuo vissuto. Mi sembra che non hai tanto bisogno di consigli; anche positivo e sano il tuo proposito di emanciparti del tutto dal tuo ambiente familiare.

Sarebbe interessante un sondaggio sulla percentuale dei bravi cattolici osservanti praticanti sul totale degli omofobi nel nostro paese. E rimango dell'opinione che dovrebbero consentire a tutti i religiosi che vogliono di andare a messa x la SS Pasqua , tutti vicini vicini, anche senza mascherine….

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davydenkovic90

Non ho ben individuato il problema. Ti sei dichiarato da anni, non l'hanno presa bene (del resto c'era da aspettarselo, se sei addirittura stato portato da tuo padre a un Family Day...!), ma non ti hanno ripudiato né reso la vita un inferno, perché comunque hai mantenuto lo stesso tenore di vita e lo stesso sostegno economico, e il permesso di fare i viaggi e le cose che volevi fare, che avresti avuto se fossi stato etero. (I lavoretti penso che tu non li abbia fatti perché sei gay, ma per buon senso e "per non passare da figlio di papà", come dici alla fine). Il problema nasce solo quando devi affrontare in presenza dei tuoi il tema "le tue relazioni".

Evidentemente loro preferiscono ignorare e nascondere un argomento scomodo sotto un velo d'ipocrisia (nelle famiglie bene di provincia si fa così per tirare avanti, dovresti saperlo...) derubricandolo magari a influenza nefasta passeggera di qualche "amicizia sbagliata", che non piuttosto cercare di aprire un dialogo e magari correggere alcune loro convinzioni o atteggiamenti che possono darti fastidio (ad es. quello di chiamare "amico" il tuo ragazzo).

Comunque, rileggendo l'età, 26 anni... be', dovresti essere abbastanza adulto anche per rivolgerti ai tuoi e ascoltare tu loro, capendo che anche loro sono persone umane coi loro limiti e le loro difficoltà.  Quali sono le loro paure?  Il fatto che tu sia gay o che frequenti ragazzi gay come incide sulle loro vite? E' un problema di immagine pubblica o di convinzioni politiche, religiose, ecc. ecc. e parti da lì per avviare una discussione al termine della quale, forse, avrete sciolto qualche nodo. Col tempo, non dico che riempiranno casa di fenicotteri e arcobaleni, ma almeno inizieranno a rispettare e ad essere più partecipi, senza ipocrisie, degli avvenimenti della tua vita privata, pur magari non condividendola in linea puramente teorica.

Buona fortuna.

Edited by davydenkovic90
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17 hours ago, Mystery94 said:

Un castello di bugie sempre più grande

ma le tue sono bugie o mancate verità?

-no, non sono sinonimi-

sinceramente, a quanto scrivi mi sembri abbastanza strutturato e maturo (c'è troppa gente anche molto più grande di te che sta messa parecchio peggio in quanto ad accettazione della propria omosessualità), l'unico passaggio che ora ti manca è l'uscita definitiva dal nido; spero per te che ti vada tutto bene con sto lavoro e che tu possa farlo al più presto possibile.

Questo distacco potrebbe essere anche l'occasione per resettare il rapporto con i tuoi e rimodularlo non dico alla pari e tra adulti, ma sicuramente su basi diverse. Può darsi che alla fine non avrai più a che fare con loro o che cominceranno a rassegnarsi (pessimo verbo, lo so, ma non me ne vengono in mente di migliori) al fatto di avere un figlio frocio e che non c'è da vergognarsi della cosa. Anzi

In ogni caso, dovranno capire che tu vivrai la tua vita, con o senza di loro o la loro approvazione; e questo cambierà molto le cose tra voi

Edited by freedog
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Guarda anche me non sembra si possa parlare di tue vere mancanze. Hai fatto tutti i passi che c'erano da fare, hai sempre vissuto la tua sessualità e lo hai comunicato alle persone importanti per te. La prima cosa da fare è veramente riuscire a crearti una vita indipendente dai tuoi, in modo da non doverti scontrare con la loro freddezza castrante 24 ore su 24. Forse l'unica accortezza è che un nuovo tentativo, più esplicito, verso i tuoi genitori dovresti farlo. Se sono persone fredde e distaccate è difficile (lo so per esperienza indiretta) cambiarle; di certo però limitarsi a "lanciare la bomba" (ovvero il coming out) senza metterli di fronte alle tue difficoltà in modo netto, esplicito, non può smuovere alcuna situazione con persone abituate a non affrontare i problemi. Credo che dovresti esternare loro tutto ciò che ci hai detto su questo topic, tutte le tue sofferenze e difficoltà. E se non saranno minimamente reattivi anche di fronte ad un discorso "a cuore aperto" del genere, sarà un motivo in più per distaccarsi.. Questa è la mia opinione, chiaramente in base a solo quello che ho letto.

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