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[Film] Brutti, sporchi e cattivi


Serpente

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Brutti, sporchi e cattivi è un film del 1976 di Ettore Scola.


Le vicende del pugliese Giacinto e della sua putrida famiglia di baraccati alla periferia di Roma della metà degli anni '70, sono al centro delle vicende. Innamorato di una prostituta napoletana la porta nella sordida baracca dove vive con i suoi altrettanto laidi familiari di cui diffida. Piccole somme di denaro sono al centro dei sospetti reciproci. Il film descrive impietosamente le miserie materiali e morali di cui soffrono i poveri che abitano le baracche della Città Eterna.
La sgradevolezza dell'ambientazione, alcuni particolari fisici ripugnanti diventano qui un nuovo estetismo legato all'evoluzione dei tempi. Il film di Scola assume, oggi a quasi mezzo secolo di distanza dalla sua realizzazione, i contorni precisi di un racconto perfettamente aderente ai nostri tempi. Sembra lontanissima qui la Roma papale, dei palazzi politici, della mondanità felliniana e di Vacanze romane, quasi di un altro pianeta, che forse non è mai esistito.
Questo è un film duro, verace ed a tratti di un realismo quasi impressionante, che potrebbe costringere lo spettatore a smorfie di disgusto per quanto sta vedendo o ascoltando...Ma questa è la Roma del post-Miracolo economico, delle baraccopoli che sorgevano spontanee nella periferia, dove oggi ci sono invece quartieri, palazzi e strade (e le baracche si sono solo spostate altrove). La Roma degli emigranti, che dal Sud si spostavano con le loro famiglie numerose per cercare fortuna nella Capitale, sperando di fare fortuna, sperando nella ripresa economica del Paese. Questa è la Roma raccontata da Pasolini o, in parte, da Sandro Penna, una Roma fotografata benissimo dal maestro Scola. Con questo film, sicuramente non adatto a tutti,  i vari personaggi della vicenda, seppur poveri e in evidenti condizioni di disagio sociale, mantengono quel cinismo, quell'avidità, quella cattiveria verso il prossimo, tipica della "bestia umana". La vicenda è portata volutamente all'estremo, facendo toccare alla pellicola i toni del grottesco e dell'orrore. Traspare la critica pasoliniana della società dei consumi che ha reso il vecchio proletario rurale e meridionale ancora più povero, irato e ignorante di prima.

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