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Dark Sosia: due gemelli lontani e un doppelgänger sociopatico


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Dark Sosia: due gemelli lontani e un doppelgänger sociopatico

Capitolo 1

Si prega di non copiare questo testo altrove. È opera mia e non voglio che sia diffusa da altre persone. Grazie. 

E’ una specie di metafora per la questione dei gemelli sopravvissuti che prevalgono sull’ altro e crescono e si sviluppano al posto suo. E’ la mia storia breve preferita di mio pugno. E’ veramente opera mia, la sento come mia.  Sarei potuto essere un gemello se le cose fossero andate diversamente.

1

Si reggeva sulla punta dei piedi mentre andava su e giù sul corpo di Crystal. Tutto il suo corpo era concentrato sull’ atto di fare l’ amore con lei. Su e giù, avanti e indietro. La sua mano sinistra era appoggiata dietro la testa di Crystal, la mano destra era appoggiata sul materasso azzurro. Si guardarono negli occhi sperimentando il piacere. Lui sorrideva senza mostrare i denti, lei aveva la bocca aperta e socchiudeva gli occhi meccanicamente. Ad un certo punto lui infilò la mano destra sotto al materasso. Lei chiuse gli occhi e quando li riaprì li dilatò all’ istante: aveva la lama di un coltellaccio da cucina a pochi centimetri dalla gola. Lui continuava ad andare su e giù, avanti e indietro, e sul volto di Crystal comparve lo stupore della paura. Tuttavia, il suo livello di piacere aumentò all’ improvviso, come se fosse arrivata l’ alta marea a sommergere un molo. Il movimento di lui faceva vibrare la lama, lontano e poi vicino, più lontano e poi ancora più vicino quasi a sfiorare il mento della ragazza. Non arrivò a conficcarsi dentro. Per Dennis era solamente un gioco.

Avevano consumato il rapporto per la quinta volta. Si stavano vestendo, e la ragazza faceva la diffidente. Gli occhi erano truccati. Davano l’ idea che fosse sempre irritata da qualcosa. In effetti c’ era ben poco che rientrasse nei gusti e negli interessi di Crystal ‒ Non sono sicura che tu sapessi quello che stavi facendo e non sono nemmeno sicura che ci sarà un altro pomeriggio come questo. Ci vediamo, Dennis ‒ fece per avvicinarsi alla porta e si voltò. Lui dava sempre l’ idea di conficcare il suo sguardo penetrante attraverso l’ anima della gente. Sempre truce, il suo sguardo contrastava un po’ con l’ aspetto di un bel ragazzo che poteva essere scoperto da un cercatore di casting per il cinema da un momento all’ altro. Era ancora a torso nudo e la guardò dicendo tanto senza dire niente. Poi parlò, appoggiandosi la maglia sulla spalla ‒ Pensavo che ti piacessero le cose sadomaso! Stavo quasi pensando di organizzare un rapimento, o una rapina, per scherzo, sai, e poi sedurti all’ improvviso, ma… ‒

‒ Ti mancano gli amici con cui prepararlo…‒ intervenne Crystal, e lui replicò con uno scatto ‒ Non mi interrompere quando parlo! ‒

‒ Preferisco decidere io come bisogna farlo…mi pare che tu abbia le idee poco chiare ‒ disse lei, a bassa voce, dopo qualche istante di silenzio.

‒ Venerdì prossimo, alle quattro di pomeriggio. Non ci saranno sorprese ‒

Lei se ne andò senza aggiungere altro.

2

Diago era appena arrivato a Perth dopo un lungo viaggio. Era un americano, e aveva lasciato una nutrita compagnia di amici là. Non era uno di quelli che ci soffre se si separa dagli amici. Sapeva che essi vanno e vengono, e la vita è un continuo evolversi e cambiare. Si erano trovati proprio una bella casetta, lui e i suoi genitori, elegante, con ampie vetrate, praticamente sulla sabbia, davanti all’ oceano. Mentre Crystal si accingeva a raggiungere i suoi amici, Diago incontrava un gruppo di ragazzi.

A prima vista apparivano come uno strano, inusuale assortimento. Un surfista stereotipato, un tipico secchione con gli occhiali appena uscito dalla fase brufolosa, e una rossa, pallida come un fantasma. Erano seduti su degli asciugamani, probabilmente studiando per un esame.

Diago si presentò; sembrava avessero la sua stessa età, chi più, chi meno.  

 ‒Ehi, ragazzi, tutto a posto? ‒ Si voltarono verso di lui.                                                                                     

‒ Ciao, posso aiutarti? ‒ chiese la rossa, e Diago rispose ‒ Sono nuovo di qui. Mi sono appena trasferito in quella casa ‒ la indicò con un dito. Loro si voltarono a guardare in quella direzione ‒ Mi piacerebbe conoscere un po’ di gente. Volevo solo farvelo presente ‒

‒ Piacere! Io sono Lloyd. Stiamo studiando letteratura inglese. Penso che ci vedremo a scuola, quando ti iscriverai…o lo sei già?                                                                                                                                                                                  ‒ Non ancora. Domani faccio domanda. Piacere, io sono Diago, vengo dall’ America. 

‒ Diago…‒ disse la rossa, come se stesse gustando un piatto del tutto nuovo ‒ Che nome originale…molto raro …piacere, sono Miranda ‒ Diago annuì con un sorriso.

‒ Io sono Brad! Ti insegnerò a surfare! Se vuoi sopravvivere qui, devi saperlo fare. Un giorno voglio fare l’ istruttore. Saresti il mio primo allievo ‒ disse il surfista.

‒ Mmmm interessante ‒ commentò Diago.

‒ Siete una compagnia chiusa o aperta? Quelle chiuse hanno solo membri fissi che si conoscono da una vita, quelle aperte sono come gli alberghi, la gente va e viene in modo quasi casuale ‒

La rossa ridacchiò ‒ Bè , penso che siamo una compagnia abbastanza aperta! Frequentiamo tanta gente ‒

‒ Per esempio come lei? ‒ chiese Diago, rivolgendo lo sguardo verso una ragazza con capelli neri e ricci occhi truccati e carnagione chiara, uno sguardo supponente, altezzoso che la faceva sembrare sempre irritata da qualcosa.

‒ Ciao Crystal! Com’ è andata col ragazzo misterioso? Io sono sempre disponibile per quell’ appuntamento, eh…‒ la salutò Brad. Di solito lei avrebbe commentato ‒ Nei tuoi sogni più perversi e improbabili, Brad! ‒ ma in realtà il suo sguardo si soffermò su Diago, molto irritata e molto confusa.

‒ Cosa ci fai qui? ‒ gli chiese. Miranda la guardò come se avesse detto qualcosa di inopportuno. Lloyd contemplava la situazione. Brad aspettava ancora il tradizionale commento acido della ragazza. Diago alzò le mani e rispose ‒ Niente di paranormale. Sto solo cercando di fare conoscenze. Mi sono appena trasferito qui ‒

Crystal continuava a non capire ‒ Che cosa vai raccontando? Sono appena tornata da casa tua. Perchè ti trovo con i miei amici? ‒

‒ Devi avermi confuso con qualcun altro. Non so di che cosa tu stia parlando. In ogni caso siete i benvenuti, se un giorno vorrete visitare casa mia …se questo è uno dei vostri ritrovi potremo salutarci dalla mia stanza ‒ disse ‒ Vado a farmi un giro. Alla prossima! ‒ si incamminò nella direzione opposta salendo verso la strada.

‒ Ma che cosa ti prende? ‒ chiese Miranda, quando si fu allontanato abbastanza ‒ Perchè ti comportavi in quel modo strano? ‒

Crystal si sedette su uno degli asciugamani ‒ Io conosco quel tizio. Non so come abbia potuto tagliarsi i capelli in così poco tempo, però… adesso che ci penso…quel tizio aveva i capelli più corti di lui …c’è qualcosa di molto strano…Pensavo fosse il mio ragazzo ‒

‒ Trattasi di semplice fenomeno: sosia, anche detto doppelganger. Capita, a volte, niente di speciale. Hai portato il libro di letteratura? ‒ chiese Lloyd. Lei rispose che era ovvio che ce l’ avesse con sè.

‒ Terrò d’ occhio quel ragazzo, chiunque esso sia ‒ commentò ancora Crystal, e Miranda aggiunse ‒ Ci ha detto che si chiama Diago. E’ un tipo a posto, secondo me. Non crucciarti troppo ‒

‒ Spero che tu non ti faccia anche il sosia. Il tuo prossimo ragazzo sarò io! ‒ scherzò Brad. Per tutta risposta Crystal roteò gli occhi ‒ Dai, lo so che mi vuoi ‒ insistette Brad, ridacchiando ‒ Altrimenti perchè verresti sempre da noi? ‒ lei fece un sorrisetto di cortesia, che emanava sarcasmo ‒ Sei tu che stai sempre a rompere le scatole ‒ e Lloyd chiuse la discussione con: ‒ Dai, smettetela di flirtare, e concentriamoci sull’ esame di domani, d’ accordo? ‒

3

Raphael era un ragazzo che viveva a Los Angeles. Da mesi stava organizzando il suo trasferimento a Perth e continuava a pensare al cambiamento più importante che sarebbe avvenuto, quello sociale. Entro un mese avrebbe dovuto lasciare tutta la sua compagnia. Sperava che ne avrebbe trovata un’ altra nel nuovo territorio. Avrebbe mantenuto i contatti con tutti loro, con le chat, i social network, persino le videochiamate. Ma sapeva che nulla sarebbe stato più come prima.

Scese in cucina e disse a sua madre ‒ Ma’, mi preparo un panino, okay? ‒ La madre annuì senza dire nulla, e lo osservò con una certa emotività negli occhi. Ormai era un po’ che si comportava in modo strano e Raphael ( Raph per gli amici ) aveva smesso di fare domande. Forse era così per il trasferimento. Le era stato richiesto dalla sua azienda. Non era una sua scelta.

‒ Mamma, andrà tutto bene in Australia. I cambiamenti fanno bene ‒ cercò di rassicurarla, mentre mangiava il suo panino ‒ Fra poco vengono i miei amici. Studiamo in gruppo…non fare troppo la stramba okay? ‒ lei lo guardò mentre beveva una tazza di tè e rispose ‒ Va bene. Sono già stata in Australia tempo fa , lo sapevi? Ho già lavorato là, in un ospedale …vabbè, lascia perdere, dai ‒ puntò il suo sguardo da un’ altra parte, sospirando. Raphael addentò di nuovo il panino e masticando borbottò ‒ Sì , lo so. Me l’ hai già accennato svariate volte. Vedrai, ti ci riabituerai subito ‒ le diede un bacio affettuoso su una guancia e tornò al piano di sopra. Lei continuò a rimanere con lo sguardo assorto, in direzione di una finestra.

Una mezz’ oretta dopo, un gruppo di amici si presentò alla porta, e Raphael li fece entrare. La loro era una compagnia chiusa e componevano un inusuale assortimento di potenziali stereotipi: la rossa ribelle e intrigante, il quattrocchi intelligente e timido, l’ atletico surfista californiano, e la cheerleader che una a volta a settimana creava un video su come truccarsi con stile e lo postava online. Rispettivamente avevano come nomi Amanda, Lois, Brett e Christine.

Salirono e si accomodarono nella stanza di Raphael. Ad un certo punto lui si soffermò a contemplarli mentre discutevano: Lois e Amanda si scambiavano informazioni su un determinato autore di letteratura inglese, cercando di superare l’ altro con aneddoti sempre più difficili da conoscere. Brett stuzzicava Christine e tentava di strapparle un appuntamento in privato, e lei gli faceva notare che non era proprio il suo tipo e gli imponeva improbabili cambiamenti di stile e comportamento se avesse voluto ottenerne uno da lei. Ma ovviamente Raphael sapeva che scherzavano, perchè Christine stava assieme a Raphael, però era divertente assistere a queste scenette, allo stesso tempo sempre diverse, e sempre uguali.

‒ Mi mancherete quando me ne andrò ‒ mormorò all’ improvviso. Christine lo guardò, e gli strinse le mani nelle sue, e disse ‒ Tranquillo, non uscirò con Brett quando non ci sarai più ‒ e fece l’ occhiolino al surfista. La realtà, e Raphael ne era al corrente, era che Christine aveva trovato una ragazza interessata a Brett, e stava cercando di spingerlo a cambiare un po’ stile e atteggiamento per presentargliela un giorno o l’ altro. Lei poteva sembrare eccessivamente critica a riguardo, ma sapeva quello che faceva. Anche Raphael era passato attraverso il restyling proposto da Christine, e si era sentito persino meglio di com’ era prima.

4

I genitori di Diago avrebbero cominciato il loro primo giorno di lavoro ( molto, molto ben pagato ) l’ indomani. Una offerta che non potevano rifiutare. Ma , a vederli in quel momento, si sarebbe potuto pensare che stessero riflettendo su una persona a loro molto cara, e morta da poco. In effetti, durante le transizioni importanti, i grandi cambiamenti e durante le giornate in cui avrebbero dovuto celebrare obiettivi raggiunti, c’ era sempre quel momento in cui calava il silenzio, e il ricordo di un drammatico episodio li raggiungeva, non importava se loro procedevano con la vita a passo di ghepardo, la Tartaruga del Drammatico Ricordo riusciva sempre a farsi trovare in attesa al traguardo.

Nel privato Mister Carriera Veloce e Miss Donna in Carriera vivevano in un mondo parallelo. Si chiedevano sempre come sarebbero andate le cose se fossero stati in quattro e non in tre. Prima della nascita di Diago questo loro mondo parallelo non esisteva. Ma poche ore dopo la nascita di Diago e del suo gemello, prima ancora che si fossero accordati su un nome, qualcuno prese uno dei due neonati e lo fece sparire dalla faccia della Terra. Il suo caso non venne mai risolto.

‒ E così eccoci di nuovo nella terra degli Aborigeni. Sei pronto per cominciare a lavorare domani? ‒ chiese la donna con uno sguardo assente, contemplando nei suoi pensieri la scena di Diago che si scambiava idee su cosa fare a Perth con il suo gemello Senza Nome.

Anche suo marito aveva quello stesso sguardo. Forse stava pensando alla stessa scena, ma nel frattempo rispose ‒ Sono molto più che pronto. Questa atmosfera mi aiuta molto, concilia la voglia di fare ‒

‒ Già…‒ la moglie commentò con voce flebile, poi si mise a bere un bicchierino di spumante.

Un tetro silenziò tagliò la lingua a tutti e due. Ora l’ unica parte del loro corpo che macinava cose e faceva qualcosa era la loro mente, immersa in quel mondo parallelo dove qualcuno non si era introdotto nell’ ospedale il giorno della nascita di Diago, e fra decine di nuovi nati, aveva scelto qualcun altro da portar via.

Poco dopo si sentì una chiave inserirsi nella serratura, una porta aprirsi e richiudersi.                                                           

‒ Sono tornato ‒ annunciò Diago ‒ Ho già conosciuto qualche potenziale amico giù in spiaggia ‒ notò la presenza della bottiglia di spumante sul tavolo ‒ State celebrando il nuovo inizio? Ah, ma’, è vero che sono nato qui? Non ne parlate quasi mai… ‒

La madre esitò, cercando forse una risposta alternativa, ma il padre intervenne ‒ Sì, sei nato qui ‒ e rispose, girato con la poltrona rivolta verso la portafinestra alle sue spalle.

Il ragazzo notò le loro facce inespressive ‒ Aspettate un attimo…è per via di mio fratello? Avanti, non vi crucciate. Io sto bene. Dico sul serio, sto bene. Vivo la mia vita e questo mi basta. Non sono sufficiente per voi? ‒

‒ Ma certo che sì ‒ rispose la madre ‒ Sei un bravo ragazzo. ‒ Diago annuì ‒ Sì, bè…cercate di andare avanti con la vita. Noi siamo quelli fortunati. Abbiamo trovato una bella casa, avete un lavoro invidiabile e io non ho nessun problema importante. Dovete ragionare con questi criteri ‒

‒ Hai ragione, figliolo. Hai sempre ragione ‒ commentò il padre.

‒ Bravi. Siete dei buoni genitori. Vi voglio bene ‒ disse, e abbracciò prima la madre, poi il padre.

Il giorno dopo Diago fece domanda d’ iscrizione all’ ultimo anno in una delle tre scuole superiori di Perth. All’ interno della scuola, trovò che diverse persone lo guardavano in modo strano. Eppure lui salutava tutti. Non voleva dare l’ impressione sbagliata. Lo staff della scuola non ci fece caso, e gli disse che si sarebbe trovato molto bene nella sua classe.

Quando fu arrivata l’ ora di uscire dall’ edificio, era l’ orario di uscita degli studenti. Lui si fece da parte, e osservò i ragazzi e le ragazze che uscivano, chi sorridente chi stanco, chi festoso chi assorto nei suoi appunti. Ad un tratto vide i ragazzi della spiaggia, fra i quali, dal suo punto di vista, spiccava Crystal.

‒ Oh, ciao! Quindi…sei iscritto? ‒ chiese Miranda. Diago rispose che lo era ‒ Magari siamo in classe assieme. Ci sono tre sezioni all’ ultimo anno. A quale sei stato assegnato? ‒ Diago rispose che era stato inserito nella sezione A ‒ Ottimo! Allora ci troverai tutti e quattro in classe ‒ Diago sorrise soddisfatto. Lloyd prese parola ‒ Ci sono un paio di insegnanti tosti assegnati alla nostra sezione. Ma hai incontrato la persona giusta. Ti insegnerò tutti i trucchi per rabbonirli ‒ Diago lo ringraziò, e Brad disse ‒ Ho una tavola di riserva a casa. Quando vuoi imparare, dimmelo, che ti insegno quello che so sul surf ‒ Diago rise e annuì ‒ Lo farò! ‒

Crystal era rimasta in silenzio. Si scambiarono un’ occhiata, e dopo qualche istante lei disse ‒ Voglio parlare in privato con il nostro nuovo amico, se per voi va bene. Ci vediamo poi ‒ gli altri annuirono e tornarono a casa assieme.

Fra Crystal e Diago ci fu qualche istante di imbarazzato silenzio, mentre si incamminavano l’ uno affianco all’ altra , poi lei cominciò a parlare ‒ Il mio ragazzo non è venuto a scuola, oggi ‒ e calò di nuovo il silenzio.                        

‒ Questo ragazzo ti dà da pensare, o mi sbaglio? ‒ lei sollevò lo sguardo su di lui, sorpresa ‒ Può essere…oppure…sì, hai ragione ‒ la corrente del pensiero di Diago si focalizzò come un pilota automatico sui suoi genitori poi commentò ‒ Forse c’è qualcosa che lo turba. Pensi ci sia qualcosa di strano in lui? ‒ lo sguardo di Crystal rivelò tutto quello che c’ era da dire, ma lei ne divenne improvvisamente cosciente e lo modificò a comando, poi replicò ‒ Sì, ma non saprei dirti con esattezza cosa…a volte non riesco a capirlo…‒ dopo una breve pausa lui continuò a parlare ‒ Non necessariamente significa che centri qualcosa tu, o che ce l’ ha con te per qualche cosa che hai fatto. Magari ha un problema e non sa come spiegartelo, probabilmente si vergogna, non trova le parole …‒ Lei si fermò un attimo a guardarlo e lo sguardo ” irritato – da – qualcosa ” era sparito. Sorrise e gli sfiorò una spalla ‒ Penso che saresti molto interessato a fare la sua conoscenza ‒. Diago non capiva esattamente perchè.

Capitolo 2

1

Crystal disse a Diago che era del parere che dovesse sapere chi era il suo ragazzo, e che avrebbe capito dove voleva arrivare quando lo avrebbe visto. Gli lasciò l’ indirizzo su un foglio e gli raccontò come arrivare nel suo quartiere.                                

‒ E’ un po’ strano a volte, non farti impressionare. Non so come potrebbe reagire se dovesse vederti quindi cerca di essere discreto. Magari poi si incuriosisce… in tal caso, potreste anche arrivare a conoscervi sul serio ‒

‒ Credi che mi conosca? Perchè dovrebbe reagire in modo particolare se dovesse vedermi? Non capisco ‒

‒ Ti basterà dargli una singola occhiata per capire. Credimi ‒

Se ne andò dicendo che aveva un impegno, e si alzò con i piedi per dargli un bacio sulla guancia. Diago sorrise compiaciuto.

Diago si introdusse nel quartiere indicato dal biglietto di Crystal, e notò che era abbastanza periferico, si era allontanato parecchio da casa sua, ed ebbe una strana sensazione, percorrendo quella strada, una sensazione bizzarra che una parte di sè avrebbe deriso: declino, squallore, vecchiaia, morte. Un parco giochi in stato di abbandono, nemmeno un uccello che cinguettasse, un silenzio da cimitero, la strada aveva molte buche, e molto ampie, persino l’ aria sembrava più pesante. Si sentiva a disagio.

Era arrivato. Una rete circondava la casa, interrompendosi solo per fare spazio a un cancelletto arrugginito. Trovava strano che una come Crystal, che sembrava un’ altolocata, se la facesse con uno dei quartieri bassi. Si organizzò mentalmente per non farsi vedere, arrivando persino a togliersi le scarpe. Non era estate, era il mese di ottobre, e lì mancavano due mesi e più all’ arrivo della stagione calda, ma il cemento nero era bollente, ma non come la sabbia californiana in agosto. Poteva resistere. Fece un passo in avanti, e lo vide. Era di spalle e stava giocando a basket, ma per quanto si impegnasse, non sembrava fare molti canestri. Finora ne aveva visto solo uno, e lo stava osservando da cinque minuti. Era quasi sul punto di andarsene perchè gli sembrava troppo bizzarro stare a fissare uno sconosciuto alle sue spalle nel cortile di casa sua. Poi il pallone gli sfuggì, e dovette girarsi verso la rete per recuperarlo. Diago reagì immediatamente mettendosi con le spalle addosso a una siepe accanto a quella rete, girato verso la strada. La rete vibrò, ma il pallone non l’ aveva nemmeno sfiorata. Il ragazzo se ne accorse e rimase a fissarla. Poi lasciò andare il pallone, e si attaccò con le mani alla rete e disse a bassa voce ‒ C’è qualcuno? ‒

Diago ci pensò per un attimo: perchè non avrebbe dovuto girarsi e farsi notare? Ma poi che spiegazione avrebbe dato e… ma qualcosa aveva già deciso e quindi si voltò verso la rete e fu colpito dallo stesso stupore che prova un gatto quando passa davanti a uno specchio. L’ altro ragazzo reagì allo stesso modo ma la sua espressione cambiò subito, come lo conoscesse e non gradisse di averlo rivisto.

‒ Tu! ‒ sibilò Dennis. Diago non sapeva che cosa dire…a parte i capelli, che erano più lunghi dei suoi, per il resto, o costui era un sosia oppure era …il fratello gemello che non aveva mai conosciuto.

‒ Ehi ‒ mormorò, alzando la mano in un gesto di saluto, anche se il movimento che ne venne fuori era incerto ‒ E’ strano, eh? …cioè… guardaci, siamo uguali ‒

L’ altro ragazzo lanciò il pallone contro la rete, facendolo trasalire, e disse con tono scocciato ‒ Sì, Diago lo so, sono io, siamo gemelli, piantala di sottolinearlo ‒

‒ Cosa…? Non ti ho detto il mio nome…oh, è chiaro…credo …Crystal deve averti detto di me …‒ appena Diago fece parola di quel nome, l’ altro ragazzo si avvicinò di scatto con la faccia alla rete, facendola vibrare con le dita aggrappate ‒ Non parlare con la mia ragazza! Non ti avvicinare, mostro! 

Diago fece un altro passo indietro, alzando le mani ‒ Ehi, ehi, che modi…‒ poi il suo sguardo divenne confuso ‒ Non capisco …davvero…non so cosa dirti …‒

‒ Non preoccuparti, non voglio starti a sentire. Qui non è casa tua. Ti conviene andartene. Via! ‒

Diago si allontanò continuando a guardarlo, poi se ne andò, mentre nella sua mente si accumulavano domande e teorie. Non era ancora il momento di accennare qualcosa ai suoi genitori. Se si trattava solo di un episodio particolare di ” ho trovato un mio sosia ” se ne sarebbe fatto una ragione e lo avrebbe lasciato in pace. Se invece era davvero il suo gemello perduto, avrebbe dovuto organizzare tutta una serie di spiegazioni, e ciò richiedeva tempo.

2

Dennis si allontanò dalla rete, e abbandonò il pallone. Si sentiva tutto agitato, la mente offuscata da vari pensieri che si accendevano e spegnevano. Mormorò a sè stesso ‒ Non può essere tornato. Non doveva farsi vedere qui. Lo avevo cacciato via …‒                                                                                                                          

Ad un tratto uno degli ultimi ricordi che aveva di Diago ( il suo Diago ) invase la sua realtà, come uno spettacolo che si svolgeva davanti ai suoi occhi:

Era notte, Diago era entrato nella sua stanza, e agitava un paio di pugnali, strusciando la lama dell’ uno contro quella dell’ altro, lui che si rannicchiava nelle coperte, e poi…Diago effettuò il lancio di uno dei pugnali, che si conficcò a una manciata di centimetri dalla sua faccia, facendolo urlare. ‒ Giochiamo Dennis! Chi sopravviverà? Vuoi scoprirlo? ‒ fece un sorriso diabolico. 

Si rifiutò di giocare. Arrivato il giorno, ci fu uno scontro, e Dennis gli disse di non farsi più vedere. Da quel giorno, il suo tormentatore quotidiano non aveva fatto più ritorno a casa. Era stata organizzata una ricerca ma senza esito. Siccome si trattava di evidente allontanamento volontario, non rimaneva altro che aspettare. I suoi genitori avevano sempre favorito lui, rispetto a Dennis. Il suo Diago era un attore, e si tramutava in tormentatore solo in loro assenza, o in alcuni casi, di notte. La sua vita era migliorata da quando se ne era andato. Non si impegnò come gli altri nella sua ricerca. Se intendeva fare improvvisamente ritorno, avrebbe prevalso di nuovo su di lui.

3

Raphael diede un’ occhiata sul suo diario ai compiti a casa che si accingeva a completare. L’ ultimo della serie chiedeva di descrivere il proprio ricordo più remoto. Si rese conto che del suo passato lontano non ricordava molto. I primi anni erano assenti come se non li avesse mai vissuti.

Si sdraiò sul letto con le mani dietro la testa, poi fece zapping alla tv, continuando a pensare. Sua madre non gli aveva mai dato molti dettagli sulla sua nascita, sul compagno che aveva all’ epoca e dal quale si era separata quando lui aveva due anni. Sua madre gli diceva sempre che cresceva troppo in fretta, che anche da piccolo sembrava non avere l’ età che la cronologia gli assegnava. Sua madre aveva sempre avuto difficoltà a instaurare relazioni con gli uomini, che non duravano mai più di qualche mese. Era schiva e riservata. Non raccontava molto di sè , e pretendeva di sapere molto sugli altri. Raphael si chiedeva se avesse fatto parte di una famiglia prima della sua nascita. Magari aveva avuto un marito che l’ aveva delusa chissà, e magari aveva avuto figli prima di lui, o aveva conosciuto qualcuno che ne aveva già…Raphael non meditava spesso sul suo passato, ma ultimamente, in attesa del Grande Giorno, si soffermava a pensare a tutti gli eventi della sua vita.

Se avesse potuto scandagliare i pensieri della madre, mentre ella guardava le sue foto di infanzia preparandosi a rivivere quei momenti una volta tornata nella sua patria, l’ Australia, avrebbe saputo che diciotto anni prima, sua madre, infermiera nel reparto di ostetricia di un ospedale di Perth, un giorno si era svegliata con l’ idea malsana di prelevare un nuovo nascituro dal reparto delle incubatrici, e che si era trovata davanti a due gemelli, e aveva preso con se il più carino ( a suo parere ), e senza farsi scoprire, a causa dell’ ora tarda, e della scarsità di personale ospedaliero in quel determinato momento, lo aveva portato a casa e nascosto in una incubatrice fatta in casa dieci mesi prima in un luogo privato dell’ abitazione costruito apposta per accogliere confortevolmente un neonato.

Una settimana dopo, ” sconvolta ” dal caso del bambino rapito a poche ore dalla nascita, aveva chiesto le dimissioni e aveva incominciato un corso per diventare segretaria, aveva trovato un compagno, e aveva sviluppato una gravidanza, rivelando il nascituro al mondo e al suo compagno solo quando egli aveva già undici mesi, facendo in modo che la ” nascita ” avvenisse in casa, durante l’ orario di lavoro del compagno. Fece molta attenzione a ottenere un determinato risultato con la gravidanza. Aveva già scelto il destino del bambino, e qualche mese dopo il rapimento del primo neonato, aveva prodotto un altro bambino, così che la gravidanza si sarebbe vista veramente. La ” nascita ” di Raphael coincise con l’ aborto spontaneo dell’ altro bambino, e una volta che il suo compagno arrivò a casa, si fece trovare con Raphael fra le mani. Lui era rimasto molto colpito dalla nascita del bambino così presto, mesi prima della data prevista. Lei si era rifiutata con insistenza e determinazione di farsi visitare in seguito a quell’ evento. Perchè avrebbero scoperto la verità. Raccontò che era successo un miracolo, che aveva trovato quel neonato davanti casa giusto giusto in concomitanza con l’ aborto spontaneo, e incredibilmente, il compagno accettò questa storia inventata. Non sapeva nulla della stanza incubatrice. Lei aveva calcolato tutto. Due anni dopo, il bambino sembrava crescere molto velocemente, quasi come se l’ età attribuitagli fosse scorretta. Così, un giorno durante un periodo difficile fra lei e il compagno, che cominciava a ficcanasare nei suoi affari e segreti sempre di più, manomise i freni della sua auto e l’ uomo morì in un incidente mentre andava al lavoro.

Successivamente, si era trasferita in California, e aveva trovato lavoro come segretaria in un’ azienda di Los Angeles, decidendo di crescere Raphael da sola, e la società aveva deciso che avrebbe trovato un futuro migliore se si fosse trasferita di sede a Perth, luogo di origine di tutti quegli eventi che rendevano la vita di quella donna piuttosto noiosa e banale in superficie, controversa, contorta e brutale in profondità.

4

Il giorno dopo l’ avvenuto incontro fra Diago e Dennis, il ragazzo arrivato di recente nella scuola trascorse la mattina a fissare Crystal e a richiamare la sua attenzione. All’ uscita da scuola si incollò a lei e le annunciò ‒ Avevi ragione! L’ ho visto, l’ ho guardato in faccia! Lui era uguale a me, anche se i capelli erano più lunghi, era più che evidente! Tutto ciò è molto strano…‒

Lei si voltò verso di lui con occhi spaventati ‒ Vi siete guardati? Ti ha scoperto? Come ha reagito? ‒ lui socchiuse gli occhi, e le afferrò entrambe le spalle con le mani ‒ Gli avevi già accennato qualcosa su di me? Te lo chiedo perchè sapeva il mio nome, e io non gliel’ ho detto. ‒                                                                                     

Lei spalancò la bocca, e il suo sguardo ritornò irritato ‒ No! Non lo avrei mai fatto…ultimamente mi inquieta…come ha reagito? Voglio i dettagli ‒

‒ Non aveva voglia di starmi a sentire… mi ha cacciato e mi ha detto di non farmi più vedere lì intorno… il fatto è che …‒

Crystal si diede una manata sulla fronte ‒ Oh…ma certo, credo di aver omesso un piccolo, fondamentale dettaglio. Scusami. Comunque, il mio ragazzo, Dennis, così si chiama, aveva fino a un anno fa, più o meno un fratello gemello… ‒ Diago dilatò gli occhi, esterrefatto ‒ …Non me ne parla mai, ma mi ha detto che se ne è andato di casa all’ improvviso, non facendo più ritorno, e che si sente meglio da allora perchè era veramente cattivo con lui… ‒

Diago alzò una mano verso la sua bocca per interromperla, e Crystal reagì incenerendolo con lo sguardo ma lui andò avanti a dire quello che voleva assolutamente dire comunque ‒ Avevo un gemello! E’ una storia assurda, credimi, ma è così, non l’ ho mai conosciuto, qualcuno l’ ha rapito dall’ incubatrice all’ ospedale…non aveva nemmeno un nome…se non ci credi, puoi fare una ricerca online. E’ successo diciotto anni fa ‒

Lei si mise una mano alla bocca e poi esclamò ‒ Ma allora…devi dirglielo, devi spiegargli che non sei suo fratello, ma un sosia, un semplice doppelganger, e che non sei cattivo come crede…‒ poi si interruppe e dopo una breve pausa disse ‒ Pensi che possa essere lui il tuo gemello? Io…non so cosa pensare …è tutto così assurdo…forse c’è davvero un collegamento… i suoi genitori sono così indifferenti a lui, non riescono a comunicare fra loro…rapito nell’ incubatrice…che razza di storia …farò delle ricerche ‒ lo indicò con il dito indice.

‒ Devo sapere la sua data di nascita. Il luogo. L’ ospedale. Così potrò accertarmene ‒

‒ Oh…un’ altra cosa… ‒ aggiunse Diago, toccandole di nuovo la spalla, facendola arrossare visibilmente ‒ Mi ha detto che devo stare lontano da te. Assicuriamoci che non scopra che ci frequentiamo ‒

Lei apparve dapprima delusa, ma poi il suo sguardo si rafforzò e tornò irritato ( quindi normale ) ‒ D’ accordo. ‒

Capitolo 3

1

Diago decise di tornare nel quartiere ” fantasma ” della città per presentarsi di nuovo al ragazzo che gli somigliava in modo incredibile, Dennis. Se la sua identità non era ancora stata accertata, era invece chiaro che quel posto lo metteva in soggezione. Decise inoltre che se si fosse trovato a fare ripetute visite a quel luogo, non avrebbe usato quella vecchia bici appena comprata da un rivenditore di biciclette usate che cinguettava gnic gnic a ogni pedalata. Quello era l’ unico rumore che riusciva a percepire in un quartiere fermo come una fotografia.

Dennis era lì, oltre la rete, che aggiustava una bicicletta dello stesso colore della sua. Diago si fermò adagiando i piedi sui pedali, e Dennis si voltò con sguardo truce ‒ Sei riuscito a trovare una bici uguale al tuo vecchio modello. Questa ora appartiene a me ‒

‒ Non sono tuo fratello gemello. Probabilmente sono solo un tuo sosia ‒ replicò Diago ‒ Perchè non ce ne accertiamo? Fammi qualche domanda…cominciamo dalle date di nascita, confrontiamole, la mia è quattordici agosto 1999 ‒

Dennis roteò gli occhi ‒ La mia è la stessa. Quattordici agosto 1999 alle ore 23: 38 ‒

Diago rispose ‒ Mio fratello gemello era nato alle 23: 38, io alle 23: 31 ‒

Dennis rispose ‒ Quindi siamo gemelli. Quindi ho ragione io. Quali probabilità ci sono che io e te siamo sosia e che abbiamo entrambi un fratello gemello che da qualche parte ha un sosia? ‒

Diago replicò ‒ Ne basta una, suppongo ‒

Poi Diago aggiunse ‒ Non ho mai conosciuto mio fratello. E’ sparito il giorno dopo la mia nascita ‒

Ma Dennis insisteva con le sue supposizioni ‒ Che bugiardo. Abbiamo vissuto diciassette anni assieme. Sparito alla nascita, ma a chi vuoi darla a bere? ‒

Diago quindi chiese ‒ Tuo fratello che fine ha fatto? ‒. Voleva verificare le informazioni di Crystal.

Dennis ricominciò a lavorare alla sua bici ‒ Abbiamo litigato e se ne è andato. Ma un malaugurato giorno è tornato e sta interpretando un tizio con l’ amnesia ‒

Diago decise di descrivere la situazione come la interpretava lui ‒ Siamo due sosia con due gemelli che se si incontrassero scoprirebbero di essere sosia l’ uno dell’ altro. Assurdo ma possibile. Ti rammento, basta una possibilità. Non è una cosa scientificamente impossibile. E’ una cosa logica ‒

Dennis era irremovibile ‒ Ho prevalso una volta. Continuerò a vincere. Non mi inganni ‒

Diago però intendeva andare fino in fondo ‒ Parlami di tuo fratello. Che tipo era? ‒

Dennis replicò con una risatina acida ‒ Quindi vuoi sapere quello che penso di lui…quindi di te …un mostro, un tormentatore continuo, un attore machiavellico, una persona meschina e pericolosa ‒

Diago quindi disse ‒ Io non sono così. Non vorresti conoscermi, sapere qualcosa di me? Non sono tuo fratello gemello, devi credermi. Stai fraintendendo la situazione ‒

Dennis lo guardò e chiese ‒ Chi ti ospita? A chi ti sei rivolto quando te ne sei andato? ‒

Diago cominciava a pensare che sarebbe stato un dibattito estenuante ‒ Vivo con i miei genitori a pochi metri dal mare, in una villetta. Mi sono trasferito da pochissimo da Los Angeles. Sono un americano, ma sono nato qui ‒

Dennis quindi chiese ‒ Se mi metto una maschera sulla faccia e vengo a fare un giro con te, posso verificare che conosci questi tizi, e che loro sanno chi sei? ‒

Diago si trovò a ridacchiare all’ idea , ma annuì ‒ Va bene, se serve a convincerti una volta per tutte almeno di questo ‒

Dennis disse ‒ Attendimi. Sarò veloce ‒

2

E così fu. Due ragazzi fisicamente quasi uguali, con la bici dello stesso colore e di due modelli che si distinguevano ben poco l’ uno dall’ altro, si fecero un giro dal quartiere ” fermo immagine ” a quello più vicino alla spiaggia.

Quando si avvicinarono alla casa di Diago, i due ragazzi scesero dalle bici e si nascosero dietro a un gruppo di scogli. ‒ E’ arrivata l’ ora di indossare la maschera. Abbiamo un tempo limitato, perchè è una cosa rara che i miei genitori siano a casa allo stesso tempo. Sono dei gran lavoratori ‒

Dennis indossò la maschera di Godzilla, e percorsero una decina di metri fino ad apparire davanti a casa di Diago, proprio mentre sua madre si affacciava al balcone con una tazza di tè.

La donna venne presa alla sprovvista dall’ assurdità della situazione e faticò a non lasciarsi scappare una risatina nervosa ‒ Ciao Diago! Chi è il tuo amico? Perchè indossa una maschera? ‒

‒ Ciao mamma! Lui è il mio nuovo amico Dennis. Mi faresti un favore, potresti chiamare papà solo un secondo? ‒

Lei inarcò un sopracciglio ed entrò per qualche secondo, e uscì di nuovo sul balcone accompagnata dal marito ‒ Buongiorno figliolo! Che bella maschera che ha il tuo amico, ce lo vuoi presentare? ‒ chiese lui facendo un saluto con la mano.

‒ Gradiva semplicemente sapere che voi due siete mio padre e mia madre. Confermate? ‒

I genitori, confusi, si scambiarono un’ occhiata, poi confermarono.

Quindi Dennis concluse con un saluto ‒ Va bene, ciao, torno a casa fra un’ oretta, grazie di tutto ‒

Tornarono velocemente agli scogli, dove Dennis potè togliersi la maschera, e Diago gli chiese un parere ‒ E allora? Sei convinto ora? Non siamo gemelli ‒

Lui rispose ‒ Va bene. Ma se non siamo gemelli , allora non sei di alcun interesse per me ‒ fece per andarsene, ma Diago gli afferrò un braccio ‒ Aspetta! Trovare un sosia è strano ma in senso buono. Siamo comunque nati lo stesso giorno nello stesso luogo. Non vuoi sapere qualcosa di più su di me? ‒

‒ Non voglio un amico che mi ricorda lui ogni volta che lo guardo in faccia. Non lo sopportavo. Teneva i capelli come i tuoi ‒

‒ Io sono diverso. Non ti tormenterò ‒

‒ Facciamo così. Io ti do il permesso di conoscermi meglio, ma tu stai lontano da Crystal. Lei è mia ‒

‒ Siamo solo amici. L’ ho appena conosciuta. Non voglio mettermi assieme a lei ‒

‒ Prendere o lasciare ‒

‒ Prendo. Però non ti riaccompagno a casa ‒

‒ Non te l’ ho chiesto, amico ‒

3

Raphael aveva appena sentito la madre dirgli che non sapeva cosa fare dopo cenaQuindi, siccome era in vena, tirò fuori una delle domande che riguardavano il suo passato sul quale sua madre imponeva la privacy quasi assoluta ‒ Abbiamo un video della mia nascita? ‒

Il corpo di sua madre sussultò, e quasi perse il controllo della forchetta ‒ Tesoro, non andava di moda nel 1999 ‒

Lui alzò lo sguardo dal piatto, alzando un sopracciglio in reazione alla risposta ‒ Mamma, sono nato nel 2000. Te lo ricordi, sì ? ‒

Il volto della donna cambiò colore per un singolo istante, e Raphael ne prese nota ‒ Ops! Ma certo   figliolo, che sbadata! Comunque non ce l’ abbiamo il video ‒

Lui insistette sull’ argomento ‒ A te e al tuo compagno non interessava registrare il giorno più bello della tua vita, come lo hai sempre descritto? ‒

Lei stavolta aveva la risposta pronta, confezionata e infiocchettata ‒ Tesoro, sei nato in casa, lo sai! Io ero da sola, al momento della nascita ‒

Ma lui lanciava una considerazione dopo l’ altra ‒ Ma se facevi l’ ostetrica perchè non sei andata in ospedale una volta giunto il momento? ‒

Lei cominciò a mostrarsi irritata da questo interrogatorio piovuto giù da un ciel sereno ‒ Infermiera nel reparto di ostetricia. E non lo ero più all’ epoca. Prima, nel 1999. E poi, è capitato. Mi sono data da fare con tutte le faccende, i lavori, le altre cose, lo sai, fino all’ ultimo. Non mi rendevo conto della situazione ‒

Lui ne cacciò un’ altra ‒ Mamma, com’è morto il tuo compagno? Rammentamelo ‒

Lei chiuse gli occhi e si fermò nell’ atto di addentare un boccone ‒ Incidente con l’ auto. Probabilmente andava troppo veloce. Scoprirono che i freni erano guasti ‒

Lui voltò la testa guardandola con determinazione ‒ Un po’ strano, visto che, parole tue, fece la revisione due giorni prima. Non mi avevi accennato, una volta, che tuo padre faceva il meccanico e ti ha insegnato un mucchio di cose? Mi pare di ricordare che ti trovava portentosa a maneggiare i freni delle auto che gli portavano…‒

Venne bruscamente interrotto dallo sbattere delle mani della donna sul tavolo. Oramai ella ne aveva abbastanza e lui aveva toccato un tasto dolente ‒ Per la miseria, Raphael! Stai insinuando che ho manomesso i freni del mio compagno e ho provocato quell’ incidente? Come osi solo pensare a una ipotesi di questo genere? ‒

Il ragazzo si sorprese a lacrimare dagli occhi ‒ Mi dispiace. Ho esagerato. Non potrei mai pensare una cosa del genere… ma tu non parli mai del passato! Va affrontato! Voglio sapere! ‒

Lei si allungò sul tavolo fino a raggiungere una breve distanza dal suo viso lacrimante, con lo sguardo di un rapace che ha puntato una preda ‒ Abbiamo un futuro da organizzare, a Perth! Ma per stasera, ti basti il presente. Vado a cercare un film da guardare. Tu, occupati di rassettare la cucina ‒

La donna arrivò persino a rafforzare la sua storia con un commento conclusivo, mentre usciva dalla stanza ‒ Maledetti meccanici inefficienti! Fino all’ ultimo centesimo, gli ho chiesto i danni. Avrei dovuto trascinarli in tribunale! Ah, ma dopo quella scandalosa revisione fasulla, hanno chiuso bottega! ‒

4

Diago stava consultando un social network per amici di penna a livello internazionale, e da un paio di settimane stava scambiando conversazioni con un tizio, anche se di solito non interagiva con chi non postava la sua foto online. Ma, del resto, cosa pretendeva? Anche lui non mostrava alcuna foto dal punto di vista del tizio: il sito impediva a un ” senza foto ” di visualizzare le immagini degli altri. Dal modo in cui scriveva, il tipo sembrava sincero, e Diago concluse che era semplicemente un timidone con la fissa della privacy. Di solito quelli fissati con i videogiochi facevano così. Costui si chiamava Raphael, e viveva a Los Angeles, ma a breve si sarebbe trasferito a Perth. Era questo particolare che lo aveva intrigato. Gli aveva parlato del suo trasferimento e che si trovava bene, e in quel momento gli stava raccontando del suo bizzarro incontro con un suo sosia:

Pensa che ho trovato il mio sosia! Un classico caso di doppelganger, se ci vedessi dal vivo non ci crederesti! Però è un tizio alquanto testardo, pensa che sono il suo gemello fuggito di casa.

Oh. Forte. Ma gli hai chiesto la data di nascita? Magari siete gemelli veramente.

Siamo nati nella stessa data. Ma non sono il suo gemello. Pensa che per convincerlo ho dovuto trascinarlo mascherato davanti ai miei genitori e farmi chiamare figliolo.

Ma dai! Mi stai facendo ridere in una serata da dimenticare. 

Però lui non lo vuole più vedere suo fratello gemello. Io il mio non so nemmeno se è ancora vivo. Magari fra qualche giorno trovo un altro me! Che roba! Chi mi dice che non sei tu? 

Mi spiace, amico. Tu sei un 1999. Io sono nato nel 2000. Ma a tuo fratello…che cosa è capitato? 

Sono narratore di storie improbabili ma vere , mi sa. E’ stato rapito da non si sa chi poche ore dopo la nostra nascita. 

Oh, miseria! Che storia! Ma dove sei nato? 

Oh, io sono nato a Perth, dove sto ora. 

Ah. Mia madre fino al 1999 faceva la infermiera nel reparto di ostetricia di un ospedale a Perth. 

Mi prendi in giro? 

No, amico. E’ la verità pura. Ora ha cambiato completamente, fa la segretaria in una azienda.

Ai miei genitori è stato riferito che una infermiera si è dimessa per lo shock causato dalla mia sventurata storia. Che poi, io sono vivo e in ottima forma, la sventura è di mio fratello.

Ah! Ma pensa te…potrebbe essere lei. Mi dispiace un casino, amico. Io sono sempre stato figlio unico. Comunque ora ho le idee più chiare su un aspetto del passato di mia madre. Spero che un giorno vi incontrerete, tu e tuo fratello.

Lo spero anch’ io. Devo staccare ora. Fammi sapere quando arrivi a Perth. Ti darò lezioni di surf. 

Se sarai in grado! A L. A. lo facevi? 

No, non ero interessato, ma qui mi è stato detto da un nuovo amico che se voglio sopravvivere devo saperlo fare.

 

 

Capitolo 4

1

Dennis aveva invitato Crystal a casa sua e avevano consumato di nuovo il rapporto. Non ci furono sorprese. Mentre si vestivano Crystal gli fece la domanda che aveva immaginato di fargli per tutta la giornata: 

‒ Allora… hai conosciuto Diago? Come ti sembra? ‒

Lui si fermò per un attimo nell’ atto di infilarsi i pantaloni, poi continuò ‒ Gli ho detto che se mi vuole conoscere meglio, deve starti lontano ‒

Lei lo guardò con una delle sue espressioni super – irritate ‒ E’ un bravo ragazzo. Non è interessato a me. Non essere geloso, non ne hai motivo ‒

Dennis eruppe in una risata acida ‒ Io geloso di quello là? No, bellezza, quel tipo non sa nemmeno da che parte è girato. E’ meglio che non faccia il furbo con me ‒

Crystal replicò ‒ Non ti fidi di me? Posso intrattenere un’ amicizia con un ragazzo e allo stesso tempo stare assieme a te ‒

Dennis non poteva accettarlo ‒ Tu sei mia, e fra una settimana tornerai qui, nel mio territorio. Prevalgo io l’ ho fatto una volta, lo farò ancora ‒

Crystal provò con un altro approccio ‒ Ho parlato di te ai miei amici… sarebbero interessati a conoscerti… ti piacerebbe avere qualche amico? ‒

‒ Continua pure a parlarne, se ti va. Non mi frega di quello che pensano i tuoi amici. Non ho bisogno di nessuno a parte te. E quel Diago, chiunque egli sia veramente, mi basta ‒

‒ Sai, dovresti provare a smussare un po’ questo tuo carattere…sei così diffidente… 

‒ Chi diffida prevale. Io sono destinato a prevalere ‒

Crystal aveva terminato di vestirsi e si avviava verso la porta ‒ Se vuoi rivedermi la prossima settimana ti converrà fare le cose in modo diverso. E accettare almeno di incontrare i miei amici. E ci sarà Diago. Prendere o lasciare ‒

Dennis la guardò come se lo avesse insultato, poi sospirò e sorrise ‒ Mi piace quando vuoi prevalere. Sei fatta apposta per me. Incontrerò i tuoi amici, ma se non mi vanno a genio, non li vorrò più vedere ‒

2

I genitori di Diago avevano discusso del nuovo amico ” mascherato ” di Diago per qualche giorno, e avevano deciso di farsi spiegare per bene la situazione dal figlio. Lo avevano invitato a sedersi al tavolo della cucina con loro.

‒ Diago, noi siamo contenti che tu faccia nuove amicizie…ma…quel ragazzo con la maschera …ci deve essere un motivo preciso per quella presentazione…perchè non ha voluto mostrarsi in faccia? ‒ chiese la madre.

Diago aveva già un discorso pronto, immaginato nella sua testa ‒ Suo padre produce maschere. E’ il suo biglietto da visita! Lo fa con tutti i genitori dei suoi amici ‒

Poi cercò di minimizzare ‒ Ma state tranquilli, non è troppo strambo, e poi lo conosco appena. Mi sono invece inserito in una nuova compagnia di amici, sono miei compagni di classe ‒ poi si alzò e disse   ‒ Credo che abbiamo finito, con questo discorso. Ora, se permettete, andrei a studiare un po’. Non preoccupatevi, davvero. Non ce ne è motivo ‒

Quando lui uscì dalla cucina, la madre guardò il marito, alzando un sopracciglio come per dire ” Che cosa succede veramente? ” ma lui alzò le braccia e fece spallucce.

3

Il sabato successivo, Crystal e i suoi amici, compreso Diago, erano andati a mangiare fuori a pranzo. Crystal aveva parlato molto del suo ragazzo, anche se in realtà aveva abbellito l’ intera situazione perchè non voleva che pensassero male di lui. Anche se, il più delle volte con Dennis si sentiva in trappola, allo stesso tempo voleva mantenere lo status quo perchè alla fin fine quando consumavano, tranne la volta del coltellaccio puntato alla gola, andava tutto bene.

‒ In questo periodo si trova a corto di amici, e quindi gli ho proposto di conoscere voi ‒ concluse il discorso che aveva intrapreso, e il silenzio calò a chiudere la conversazione fra Diago e Brad, mentre Lloyd e Miranda guardavano Crystal. Lei e Diago si scambiarono un’ occhiata e lui replicò ‒ Mi pareva di aver intuito che la faccenda della mancanza di amici fosse una cosa costante, non solamente di questo periodo‒ e quindi Miranda gli domandò ‒ Tu l’ hai conosciuto? Cosa ne pensi? ‒

Diago fece spallucce ‒ Penso sia uno di quelli che crede di non aver bisogno di nessuno. E’ stata Crystal a mandarmi da lui, ma costui mi ha detto che se voglio frequentarlo, devo evitare Crystal. E’ geloso, vuole averti tutta per se. Non che io sia interessato a te in quella maniera …siamo sinceri, Dennis è un tipo difficile ‒

Crystal sospirò e il livello di irritazione nel suo sguardo passò a un livello più alto del ” normale ”  ‒ Possiamo fare un tentativo? Se vi trovate a disagio, non importa, sono io quella che ci sto assieme, lo frequenterò da sola, non imporrò la sua presenza in compagnia ‒

Lloyd annuì ‒ Va bene. Un tentativo non farà male a nessuno, suppongo ‒ e anche Miranda accettò ‒ Sono curiosa. Ci sto ‒ e Brad chiese ‒ Sa surfare? Possiamo fare un pomeriggio in spiaggia. Danno bel tempo in questi giorni ‒

Ma Diago aveva una domanda ‒ Ma …aspetta un attimo, lui non vuole che io e te interagiamo, quindi come ci comportiamo? ‒

‒ Be’… suppongo che potrai dare più attenzioni agli altri, e noi due faremo gli indifferenti per una giornata. Dirò che ti abbiamo incluso per educazione, visto che anche tu sei uno dei nuovi ‒

‒ Non vi disturbate troppo! ‒ la canzonò con fare sarcastico, ma poi sorrise ‒ Ci sto! Non me la prenderò. Sono interessato a saperne di più su di lui ‒ guardò gli altri ‒ Quando lo vedrete, capirete perchè ‒

4

Raphael aveva preparato la colazione alla madre prima che lei si svegliasse, e al suo ingresso in cucina lei rimase sorpresa e andò ad abbracciare il figlio, che disse ‒ Scusa , mamma, se non mi sono comportato bene con te. Non era mia intenzione…sei importante per me ‒

‒ Oh, figliolo! Non ti preoccupare, è acqua passata! Dobbiamo rimanere uniti, io e te, siamo l’ unica cosa che ci rimane. Sediamoci, mangiamo! ‒

Una volta finito, lei gli chiese di aspettare e uscì per un momento per poi rientrare, con un album di foto in mano ‒ Ecco, queste sono le tue foto da neonato. Osserva ‒

Raphael ne guardò alcune, e commentò ‒ Certo che ero già bello grande, pensavo che quelli appena nati fossero più piccoli, qui sembra che ho già un anno. Non ci sono quelle precedenti? ‒

‒ Ma no, guarda che eri proprio così, qui avevi due mesi. Alcuni nascono già così grossi ‒

Dopo qualche minuto di osservazione delle foto, Raphael cambiò argomento di conversazione ‒ Quando arriverò a Perth probabilmente avrò già un amico che mi aiuterà a orientarmi. Ci sto chattando su un social. Lui è nato lì, mi ha parlato di una storia strana, dice che suo fratello è stato rapito alla nascita ‒

‒ Oh! ‒ sussultò sua madre, e chiuse di scatto l’ album di fotografie. Si alzò, in preda all’ agitazione ‒ Ricordo bene quella storia! Ma per favore, non me ne parlare, solo a pensarci mi sconvolge ancora. Povera famiglia, non sapere dove sta il loro bambino…perchè non provi a cercare qualcuno di diverso per orientarti a Perth? Non voglio che tu parli con quel ragazzo. Mi avevano fatto un sacco di domande, e io non mi sono accorta di nulla quando hanno preso il bambino. Non vorrei che poi i suoi genitori mi facciano domande strane. Non voglio rivivere quel momento, e non credo che nemmeno loro vogliano farlo. Mi raccomando, Raphael. Ascolta tua madre ‒

‒ Oh …va bene …ma sarebbe brutto interrompere la chat senza spiegazioni…‒

La madre lo guardò con occhi supplichevoli ‒ Inventati qualcosa! Faresti meglio ad ascoltare tua madre! ‒

5

Quella domenica Crystal e i suoi amici organizzarono un pomeriggio sulla spiaggia. Lei andò a casa di Dennis a prenderlo e giunsero ad una delle tante spiagge libere mano nella mano. Lei aveva già spiegato che ci sarebbe stato anche Diago e che sarebbe stato scorretto escluderlo, inoltre sarebbe stata un’ ottima occasione per conoscerlo meglio.

Furono gli ultimi ad arrivare là. Lloyd, Brad e Miranda si avvicinarono per stringere la mano a Dennis, che si espresse in un sorriso che Diago trovava , nei suoi pensieri privati, alquanto arrogante. Tutti commentarono la somiglianza fra Dennis e Diago, ma quest’ argomento di conversazione si spense quasi subito. Lloyd aveva trovato delle differenze che nessuno aveva notato. Semplici sosia.

Brad gli mostrò le tavole da surf ‒ Ne ho portate due perchè voglio far provare anche a Diago. Ti intendi di surfing? ‒

Dennis le osservò, concentrato, poi toccò la spalla di Brad con una mano ‒ Me la caverò alla grande ‒

Miranda diede una piccola spinta con un braccio a Diago, che era in piedi al suo fianco ‒ Allora… raccontami qualcosa, fammi ridere un po’…sai cosa dobbiamo fare ‒ lui annuì e si sedettero un po’ più in là.

Crystal propose a Dennis di entrare in acqua con Brad ‒ Dennis, perchè non ci dai una dimostrazione di quello che sai fare con la tavola? Io ti ho già visto, sei così bravo ‒

Brad annuì ‒ Sì, entriamo in acqua. Prendi la tavola azzurra. Comincia lo spettacolo! ‒

Dennis raccolse la tavola da terra e osservò Crystal e Lloyd seduti vicini, con un sorriso beffardo ‒ Attenzione al secchione. Tenete le mani a posto mentre surfiamo, mi raccomando ‒ e sghignazzò.

Lloyd era rimasto spiazzato ‒ C- come? Ma io non… siamo semplici amici … ‒

Crystal fulminava con lo sguardo Dennis, che continuava a ridacchiare, e intanto scandiva una risposta ‒ Ma certo. Ce ne staremo qui tranquilli a guardare due surfisti come i buoni amici che siamo ‒

Brad era a un livello di esperienza abbastanza standard, ma Dennis riusciva invece a compiere acrobazie e sembrava uno che poteva tranquillamente competere in una gara, e magari anche vincerla. L’ altro non ne costituiva un problema, anche se ogni tanto cadeva in acqua. ‒ Vai così, amico! Alla grande! ‒ Esultava persino facendo il segno dell’ OK con la mano.

Miranda quel giorno si era svegliata con l’ umore da parlantina, e Diago si sforzava di partecipare alla conversazione e ascoltare la sua voce, ma in realtà quando non si concentrava su Dennis che surfava, il suo sguardo procedeva col pilota automatico su Crystal, e ogni tanto lei si sentiva osservata, così il loro sguardo si incrociava. Fino a quando Lloyd non la richiamava all’ attenzione.

Poi Miranda annunciò che aveva voglia di qualcosa da mangiare e chiese ‒ Chi vuole andare a prendere qualcosa alla gelateria più vicina? ‒

Diago e Crystal si alzarono nello stesso momento, e quindi Crystal si avvicinò e disse ‒ Ti accompagno ‒ poi chiese come volevano il gelato gli altri due e misero assieme i soldi.

Dennis si stava facendo un bagno, tenendo con una mano la tavola per non farla allontanare, e osservò Crystal e Diago che si allontanavano assieme. Si immobilizzò per un minuto fino a quando non sparirono del tutto dalla sua visuale.

Quindi si immerse e si sfogò, ringhiando sott’ acqua e strattonandosi i capelli, poi sferrò un colpo sott’ acqua. Brad era più lontano, ma quando lo vide sbracciarsi in acqua mentre riemergeva nuotò verso di lui e chiese ‒ Ehi, amico, tutto bene? Sembravi agitato ‒

‒ Muoviamoci verso là in fondo ‒ indicò con il dito un punto alla loro sinistra ‒ Qui ci sono le meduse ‒

Mentre Crystal e Diago tornavano con i gelati, e ne distribuivano un paio a Lloyd e Miranda, Brad e Dennis uscirono dall’ acqua. Crystal era a riva ad aspettarlo, con due gelati ‒ Ti ho preso il tuo gusto preferito… ‒

Lui lo prese e la ringraziò ‒ Grazie, dolcezza ‒ poi la baciò, e rimasero attaccati a lungo, in una scena molto intensa, che si svolgeva, e Dennis gli rivolse un’ occhiata, sotto gli occhi di Diago, a breve distanza. Crystal se la godeva. Quando finirono, continuava a fissarlo, con un sorriso e gli occhi dolci.

Dopo quella scena, Diago ci prese gusto a parlare con Miranda e ignorò completamente Crystal. Lloyd si mise a leggere un libro, e Brad giocava con la sabbia e un bastoncino. Diago e Miranda andarono a fare un bagno assieme , e si divertirono molto, scherzando e giocando persino alla lotta. Brad si era sporcato troppo, e invitò Lloyd a seguirlo in acqua.

Dennis prese gli occhiali di Lloyd e se li mise addosso per gioco , e guardò Crystal ‒ Come mi stanno? Guardatemi, sono un balbettante brufoloso occhialuto mostro dei meandri scolastici! Se non mi mettono una A , perseguiterò le professoresse! Attirerò attorno a me tutti i brutti ceffi della scuola, e poi mangerò il loro cuoreee! Uaaargh! ‒ fece il verso a Lloyd, agitando le mani a formare l’ andatura tipica di un mostro.

Crystal non era impressionata, e teneva le braccia conserte ‒ Lloyd è un bravo ragazzo. Non è come lo descrivi tu ‒

Dennis stava ridacchiando ‒ Dai, è solo una cosa improvvisata sul momento. Non sono male, i tuoi amici. La mia preferita sarai sempre tu ‒ e rimise gli occhiali sull’ asciugamano di Lloyd.

Lei abbassò gli occhi, mordendosi un labbro, e poi Dennis le afferrò con forza un polso, facendola trasalire ‒ Quando ti sei allontanata con Diago, avete preso i gelati e basta, oppure avete fatto dell’ altro? ‒

‒ Den- Dennis! Mi stai facendo male… ‒ mormorò lei, spaventata, ma lui replicò con ‒ Mi sono tagliato le unghie. Non fa così male. Rispondi. Avanti ‒

‒ I – io… noi non … ‒ lei non sapeva più come parlare, si rese conto. Lui le toccò i capelli con l’ altra mano, facendola tremare ‒ Solo i gelati e basta! ‒ riprese Crystal, ritrovando la concentrazione.

‒ Brava la mia ragazza. Ricordati del patto. Tranquillizzati, ora , va tutto bene, hai risposto giusto …‒ la abbracciò, e lei si arrese a lui, poi la carezzò lungo un braccio, e la baciò.

‒ Andiamo a divertirci, vuoi? Entriamo in acqua ‒ le prese la mano con un po’ più di forza del necessario, e la fece correre verso l’ acqua assieme a lui, poi arrivati a un certo punto, la spinse di sotto.

‒ Dennis! Voglio stare con la testa fuori! Per favore ! ‒ mormorò lei, riemergendo spaventata.

‒ Va bene! Giochiamo a spruzzarci, avanti! Impegnati! ‒ la schizzò con tutta la potenza che aveva. Lei chiuse gli occhi e rimase impalata, a bocca aperta. Poi si unì al ” gioco ” ma con discrezione. Ad un certo punto, lui prese fiato e si immerse, e afferrandola per una caviglia, la portò giù con lui. Lei cacciò un urlo di sorpresa. Gli altri ragazzi erano distanti, e pensavano che stessero semplicemente giocando.

Invece sotto l’ acqua, stava avvenendo una specie di scambio di prese, Crystal lottava per riemergere, e lui la teneva ferma di sotto. Lui riemerse per un secondo per catturare ossigeno, e la lasciò andare per qualche istante. Lei aprì la bocca fuori dall’ acqua , ma poi lui la ricacciò dentro.

Qualche istante più tardi, ciò che videro gli altri era Dennis, a bocca aperta e spaventato, quasi tremante, che sollevava di peso Crystal, che sembrava senza sensi, e la riportava a riva. Si allarmarono tutti e gli corsero incontro. Dennis si inginocchiò sulla battigia, cercando di soccorrere Crystal, premendole sul petto e facendole la respirazione bocca a bocca. Tutti urlavano e si buttarono con le ginocchia a terra. Fortunatamente Crystal si riprese, e sputò acqua, sconvolta. Dennis tirò fuori una scusa ‒ Stavamo giocando, è svenuta all’ improvviso! ‒ Crystal non lo accusò di nulla, anzi disse che già in mattinata si sentiva poco bene. Rimase più o meno in silenzio per l’ ora seguente, e poi la giornata con gli amici finì e lei riaccompagnò a casa Dennis.

 

 

Capitolo 5

1

Diago quella sera chiamò a casa di Crystal sul telefono fisso, e fortunatamente ( pensò lui ) fu lei a rispondere dalla sua camera ‒ Pronto? Con chi parlo? ‒

‒ Sono Diago. Ho trovato il numero di casa tua sull’elenco telefonico ‒

Lei, nonostante fosse ancora scossa, sorrise e rivolse occhi dolci al soffitto, adagiandosi sul cuscino del letto con la testa ‒ Nessuno chiama più sul fisso. Vuol dire che sarà una lunga conversazione? ‒

Lui andò subito al sodo ‒ Cos’è successo veramente oggi pomeriggio? ‒

Lei si grattò la nuca, nervosamente. Non voleva ripensarci ‒ Stavo poco bene. Ma ora mi sento meglio. Comunque grazie per avermi chiamata. E’ un bel pensiero ‒

‒ Ha provato ad affogarti? Lo voglio sapere …gli faccio vedere io , a quell’ idiota arrogante. Dimmelo che vado a stenderlo con un paio di uppercut ‒

Lei si sollevò con la testa, seduta sul bordo del letto ‒ Ma assolutamente no! Stavamo giocando nell’ acqua, Diago, tieni bene da conto questo termine …e mi sono sentita mancare il fiato, lui era troppo preso e non lo ha capito. Non voleva farmi del male ‒

‒ Quindi non pensi che ci sia qualcosa che non va in quel ragazzo? Hai visto come trattava Lloyd? Magari pensava di vivacizzare l’ atmosfera canzonandolo, ma mi ha fatto solamente irritare. Andiamo, Crystal sputa il rospo, ammettilo, ci ha visti andare a prendere i gelati da soli e, ridendo e scherzando, ti ha trascinata di sotto e ha provato a trattenerti sott’ acqua ‒

Crystal si sfregò nervosamente le dita sulle labbra, poi prese a mordersi un’ unghia ‒ Potrei aver tentato di riprendere fiato …ma lui mi ha trattenuta …si è ingelosito … ‒

‒ Accidenti! Perchè lo difendevi allora? Che senso ha? Digli che è finita. Imponiti, digli che deve stare lontano da te. E’ pericoloso frequentarlo ‒

Crystal si mise a tremare, quasi sul punto di piangere ‒ Non so se ce la farei. E’ stato solo un episodio non…diglielo, Crystal, raccontagli del coltellaccio da cucina che andava su e giù di fronte alla tua gola, digli della stretta al polso … gli voglio bene, io devo avere un ragazzo, altrimenti …‒

‒ Perchè proprio lui? Non devi agitarti, digli almeno che vuoi una pausa, fatti valere. Ci siamo noi attorno a te se tenta di farti qualcosa. Ti fidi? ‒

Lei annuì, ma allo stesso tempo scuoteva anche la testa negativamente e ormai stava lacrimando ‒ Io ci proverò… gli dirò che voglio un po’ di spazio… andremo per gradi … voi statemi accanto ‒

‒ Saremo tutti uniti. Magari Lloyd riesce a inventare un campo di forze per tenerlo alla larga! ‒

Crystal non potè fare a meno di sorridere ‒ Che battuta! Cerchi di tirarmi su, prima ancora che io l’ abbia avvisato …conto su di voi, allora ‒

Dopo i reciproci saluti, Diago attaccò la cornetta, e chiuse ad artiglio le dita sui suoi capelli, stringendoli e sospirando. All’ improvviso, si ritrovò a fantasticare su metodi di tortura contro Dennis. Decise di fare un giro in bici per cercare di liberare la mente, ma l’ energia negativa di quelle fantasie di cattiveria lo pervadevano e si sovrapponevano alla realtà.

Si sentiva come quando da bambino aveva rotto il braccio al compagno di classe più arrogante. Quel giorno aveva spaventato i suoi genitori, perchè si era azzuffato come fanno i grandi. Per un anno da quel giorno aveva sviluppato un comportamento inquietante e rabbioso che era andato scemando durante l’ anno seguente. Si sentiva come se quella sensazione di rabbia incontrollabile avesse trovato nuovo fuoco da ardere, e sentiva come se un peso lo strizzasse verso il suolo come una fisarmonica quando è tutta piegata. Dovette fermarsi in un luogo isolato, a guardare il mare nero e a carezzarsi le braccia.

2

Dennis era appena stato al telefono con Crystal, che gli aveva detto che desiderava un periodo tutto per sè e più spazio per i suoi studi. Ciò significava più tempo lontano da lui. Peggio di così, in pratica l’ aveva persa.

Gettò il cellulare contro il pavimento, e lo schermo si frantumò. Sollevò le braccia e ci mise in mezzo la faccia, barcollando. Si scoprì praticamente a mugolare dalla frustrazione. Poi si slanciò e con una spazzata di mano buttò giù qualunque cosa si trovasse sulla scrivania.

Sentì i genitori lamentarsi e ringhiò ‒ Non avvicinatevi! Mi ignorate sempre, adesso non voglio sentire una parola! State zitti! ‒ si slanciò contro la porta, e chiuse a chiave con tutte le multiple serrature che aveva fatto montare, poi si sedette contro di essa con una mano a coprirsi gli occhi. Il battito del suo cuore era aumentato di brutto. Si sentiva elettrico e iperattivo. Si alzò in piedi e ricominciò a mugolare.

I ricordi su Crystal vennero sostituiti dai ricordi sul suo Diago. Quel personaggio affascinante che sapeva sempre come muoversi e atteggiarsi per ottenere la vittoria e conquistare la ragazza. Dennis invece era l’ eterno secondo. Poi Dennis cominciò a pensare a un motivo per cui Crystal desiderasse una pausa. Non riusciva proprio a capire, a raccapezzarvisi, il pomeriggio in spiaggia era stato trascorso ottimamente, poi capì, oh, sì, non poteva essere diversamente. Una cosa era cambiata, una soltanto, l’ arrivo di quel tipo quasi uguale a lui, col nome del suo gemello. Crystal voleva lui e non Dennis.

Si scagliò su un quaderno e lo gettò per terra, e poi si mise con la testa sollevata sui fogli e cominciò a scrivere parolacce in modo frenetico, in ogni lingua che gli veniva in mente, e poi insulti rivolti verso la futura nuova coppietta. Non riusciva a fermarsi… nella sua fantasia, quelle parole prendevano vita e volavano come missili telecomandati a colpire i due interessati. Per stimolare questo suo attacco immaginario cominciò a strappare le pagine in pezzetti e frammenti di carta che poi faceva volare via dalla finestra, sperando che ci fosse una folata di vento abbastanza forte da far ricadere quei frammenti nelle vicinanze dei due balordi che volevano complicargli la vita.

La valvola dello sfogo non era ancora saziata: tremando tutto, si adagiò sulla sedia, riprese da terra il computer, che fortunatamente era ancora intatto, non sapeva manco lui come, e prese a scandagliare un certo social network di amici di penna a livello internazionale nel quale non entrava da un anno, che nemmeno si ricordava più esistesse, chiese l’ amicizia a un certo Raphael, che a quanto pare quella notte era insonne o mattiniero, Dennis non ne era certo e non se ne curava minimamente, e cominciò a scrivergli in chat. Nessuno dei due poteva vedersi nelle foto.

Dennis non le aveva mai messe, e chi non lo faceva non vedeva quelle degli altri. Gli venivano in mente un fiume di parole, tutte contornate da insulti e minacce. Come risultato, venne bloccato dal destinatario nel giro di due minuti. Dennis usò le sue ultime risorse di energia per cancellare il suo profilo, poi chiuse tutto e si sollevò, sentendosi come un palloncino che si sgonfia, e si lasciò cadere sul letto, esausto da tutto quel logorio mentale.

3

La mattina dopo Raphael si svegliò , troppo tardi per andare a scuola. Come al solito si era svegliato a metà nottata ed era rimasto un’ ora e mezza connesso online. Aveva ancora in mente quell’ assurdo agglomerato di insulti e minacce che un tizio di nome Dennis gli aveva vomitato addosso su quel social network. Quando aveva ricevuto i messaggi gli pareva di aver trovato scritto che viveva a Perth …sperava che non lo avrebbe incontrato una volta giunto lì. Forse non avrebbe più dovuto visitare quel sito. Nel bel mezzo della notte trovarsi davanti un tizio che scriveva senza fermarsi cose così cattive contro di lui lo aveva fatto prendere male.

Ad un tratto sua madre entrò nella stanza. Raphael prese nota del fatto che il computer era ancora acceso e aperto sulla pagina internet del social network.

‒ Oggi non vado a lavorare, non mi sento tanto bene… non è che hai anche tu la mia stessa brutta influenza? ‒ si avvicinò a sentire la temperatura con una mano posata sulla sua fronte. Nell’ altra mano teneva un termometro. Lui si lamentò, borbottando che stava bene.

‒ Scusa se ho lasciato il computer acceso e connesso per delle ore, stamattina lo tengo spento ‒ disse Raphael , prendendo il mouse per dirigere la freccia sul quadrante start che attivava il menù delle funzioni. La madre si allungò a osservare lo schermo, e posò la mano destra sulla sua, coprendo il mouse.

‒ Questo è il sito dove hai conversato con quel ragazzo nato a Perth? Posso vedere? ‒

‒ Mamma, ho smesso di conversarci assieme, dai. Molla il mouse, avanti ‒ trascinò la sua mano fuori da sotto alla sua presa.

‒ Voglio verificare. Voglio sapere esattamente cosa vi siete detti. Alzati, mi ci metto io su questa sedia ‒

Lui cercò di riprendere possesso del mouse ‒ Mamma, ma che fai? Le mie conversazioni sono private! Cosa ti prende? ‒

‒ La mamma va oltre ogni privacy, tesoro! ‒ lei stava per cliccare sulla chat con quel Diago, ma Raphael la prese per la vita e la tirò indietro verso di se. Poi chiuse il computer con uno scatto.

‒ Hai ragione, mamma, stai poco bene. E’ meglio che ti accompagni a letto ‒ disse, spingendola verso la porta della sua camera. Ma lei si mise ad agitarsi e scuoteva la testa ‒ Non puoi trattarmi così! Voglio sapere che cosa vi siete detti! ‒

‒ Non ci parlerò più, te l’ ho già promesso. Ora fatti un riposino! ‒ la spinse dentro la sua camera da letto e chiuse la porta a chiave. Lei cominciò a battere colpi sulla porta, ma inaspettatamente smise quasi subito ‒ Mi dispiace tanto, figliolo. Voglio solo che tu sappia che qualunque cosa ti racconti quel tipo sulla chat, io sono la tua unica parente rimasta! ‒

Lui si avvicinò alla porta, e mormorò ‒ Mamma, sei sicura che tutta questa storia del trasferimento in Australia non ti stia stressando? Non potresti trovare un altro lavoro qui a Los Angeles? ‒ e lei rispose ‒ Non ho altra scelta! E poi sono affezionata a questa azienda, e lo staff si aspetta che io li segua a Perth! Mamma non ti vuole preoccupare, però, hai ragione, mi devo calmare. Devo andare a riposare ‒

Smise di parlare, e poco dopo Raphael sentì il rumore di una persona che si sdraiava su un vecchio letto, e tornò nella sua stanza, indeciso sul da farsi, seriamente preoccupato per la strana reazione di sua madre.

 

Capitolo 6 

1

Dennis doveva assolutamente convincere Crystal a lasciar perdere la ” pausa ” e tornare assieme a lui. Ne aveva bisogno. Erano passati alcuni giorni, e lei aveva mancato un venerdì alle 16: 00, e a casa si sentiva apatico e depresso senza di lei. Non poteva chiamarla sul cellulare perchè risultava che era stato bloccato.

A scuola era circondata da quelle guardie del corpo dei suoi amici, e lui non riusciva ad avvicinarla. Il lunedì successivo decise che era arrivato il momento di mettersi alla prova con la stessa tecnica che usava il suo Diago per convincere gli altri che di lui ci si poteva fidare, che di lui si poteva arrivare ad aver bisogno. Decise quindi di avvicinarsi a Brad, il surfista.

Lo beccò da solo all’ ora di pranzo, gli arrivò vicino toccandogli una spalla, e con l’ atteggiamento più sensibile e pacato che poteva trovare, gli chiese ‒ Ehi, Brad! Prendiamo un tavolo assieme? ‒ e lui annuì ‒ Oh, va bene, amico ‒ Dennis sorrise per la prima volta da giorni, soddisfatto.

Quando cominciarono a mangiare, Dennis assunse un atteggiamento mogio e quieto e cominciò a parlare ‒ Non capisco che cosa sta succedendo con Crystal. E’ inavvicinabile. A te cos’ hanno detto gli altri? ‒ e lui rispose ‒ Che avete litigato in acqua ed è per quello che era svenuta ‒ ma lui aveva già una risposta con cui controbattere ‒ Ma io voglio bene alla mia Crystal. Mi stanno accusando di aver tentato di affogarla? Io non potrei mai ‒ Brad era concorde ‒ In effetti, perchè dovresti fare una cosa del genere? Poi questa storia delle guardie del corpo… Crystal è così esagerata alle volte ‒ e poi Dennis espresse il suo bisogno principale ‒ Vorrei avere la possibilità di parlare con lei, di farle sapere quanto mi manca …‒ e Brad decise di aiutarlo, e quindi disse ‒ Proverò a parlarle e chiederle di darti una chance. Non si rifiuta una mano a un bravo surfista, amico! ‒ gli fece l’ occhiolino ‒ Vedrai che tutto si risolve. ‒  

2

Nel frattempo, Diago e i suoi amici, compresa Crystal, stavano osservando Dennis e Brad che parlavano, e Diago chiese ‒ Non dovevamo restare uniti? Che ci fa Brad assieme al nemico? ‒ e Lloyd intervenne ‒ L’ uso di questo termine mi sembra inappropriato, anche se effettivamente non è mister simpatia almeno nei miei confronti ‒ e Diago replicò ‒ Dici questo perchè non sai tutta la storia, riguardo alla giornata in spiaggia, avanti, Crystal, raccontaglielo ‒ ma lei stava guardando con un’ espressione addolorata in direzione di Dennis, e mormorò ‒ Guardatelo, ci sta rimanendo malissimo … ‒ ma Diago la richiamò alla sua attenzione ‒ Non importa. Magari sta fingendo, e comunque se lo merita. ‒

Alla fine del pranzo, Brad ritornò col suo gruppo, mentre Dennis rivolse un lungo sguardo da cane bastonato, da lontano , a Crystal. Diago chiese a Brad ‒ Perchè ti sei seduto con lui e non con noi? ‒ e lui replicò ‒ Avanti, amico, non posso lasciare da solo un compagno di surf! ‒ poi si rivolse a Crystal                   

‒ Dovresti dargli un’ altra chance. Non immagini quanto gli manchi ‒ , e lei per reazione, si coprì la bocca con una mano, ma Diago si mise in mezzo ‒ Dovete lasciarlo perdere. Non è un bravo ragazzo, è un manipolatore ‒

Alla fine delle lezioni, Diago prese per mano Crystal, e la trascinò fuori ‒ Ti accompagno a casa, prima che tu abbia il tempo di fare qualche stupidaggine ‒ ma lei protestava ‒ No, ho bisogno di restare un po’ da sola! Non farò stupidaggini … penserò alla cosa giusta da fare ‒ ma lui la tratteneva ‒ Non accontentarlo! Potresti finire di nuovo in un guaio serio! ‒ e lei si impuntò ‒ Mio il problema, mia la decisione! Molla la mia mano! ‒ poi si rivolse a Miranda e le disse ‒ Vieni con me … preferisco che sia tu ad accompagnarmi a casa … ne ho abbastanza di un nuovo arrivato che vuole prendere decisioni per tutti ‒

In breve tempo, Dennis riuscì ad avvicinare persino Lloyd, chiedendogli un aiuto con certe materie scolastiche sulle quali non riusciva più a concentrarsi, e poi si fece beccare di proposito da Miranda a piangere, e riuscì a tirare dalla sua parte anche lei.

Con Diago ci parlavano ancora, ma lui poteva percepire un maggiore distacco, e inoltre avevano deciso di supportare Crystal qualora lei avesse deciso di rimettersi insieme a Dennis.

Diago aveva provato a fare amicizia con altra gente, ma molti facevano fatica a distinguerlo da Dennis, che aveva una certa reputazione di ” ragazzo strano e inquietante ” , e la somiglianza con lui gli trasferiva addosso le sensazioni negative che percepivano gli altri.

Un giorno Dennis si presentò davanti casa di Diago, e richiamò la sua attenzione chiamandolo da fuori ‒ Ehi, Diago! Avanti, perdente, vieni fuori dal guscio! Guarda chi è arrivato! ‒. Diago uscì di corsa sul balconcino, e con una mano fece un gesto che indicava che doveva andarsene ‒ Che cosa ci fai qui? I miei genitori stanno per arrivare! Se ti vedono qui, e ti guardano bene, potrebbero pensare che …‒ si interruppe perchè Dennis stava ridendo beato, indicandolo con un dito, tanto che Diago cominciò a tastarsi addosso per capire se aveva qualcosa attaccato da qualche parte, e Dennis si mise a ridere ancora più energicamente, e poi mise le mani vicino alla bocca e cominciò a dire ‒ Buuuh! Abbasso Diago! Buuuh perdente! ‒ e Diago replicò ‒ Oggi non fai più il triste ex fidanzato di Crystal, eh? Hai perso il copione? ‒ e lui lo guardò con un sorriso beffardo ‒ Prima o poi non ti daranno più ascolto. Sarò io a prevalere, mi prenderò i tuoi amici, e tu rimarrai da solo ‒ . Diago scosse la testa ‒ Io non credo. Non può durare molto, Dennis. Prima o poi capiranno chi è la persona che merita davvero, fra me e te, la loro amicizia ‒ e lui ricominciò a ridacchiare, e poi sibilò ‒ Non se prima ti avrò reso persona non grata in ogni dove. Pochi riescono a vedere le differenze fra di noi. La gente penserà male di te. Ti conviene preparare un copione convincente, invece di diffidare del mio ‒ poi cominciò ad allontanarsi. Diago lo fissò fino a quando non sparì dalla sua visuale. Rientrando in casa, sentì di nuovo quella sensazione emergente di furia che gli permeava i pensieri.

3

Quando Dennis cominciò a presentarsi ogni giorno a scuola vestito esattamente come lui, cominciò a pensare che si fosse introdotto in segreto in casa sua e lo stesse filmando in qualche modo. Era incredibile ogni volta indovinava l’ intero vestiario, da capo a piedi. Inoltre si era tagliato i capelli, perchè Diago ce li aveva più corti.

Poco tempo dopo, un noto bullo della scuola che si stava dirigendo al suo armadietto, vi trovò scritto col pennarello che era una femminuccia e che gli faceva pena, firmato Diago, e il nuovo arrivato ( che si chiedeva per quanto tempo ancora lo sarebbe stato ) tornò a casa con un occhio nero e l’ obbligo di ripulire, e di rimanere un’ ora in più nell’ aula di detenzione.

Due giorni dopo, una ragazza perse di vista il suo cane, e alcuni testimoni le raccontarono che un tizio dai capelli biondi, corti, e con un determinato look lo aveva slegato , mentre la ragazza entrava in un negozio che non accettava i cani, e se l’ era portato via. Quel cane era finito sulla soglia di casa di Diago, e quando lui lesse il nome sul collare , e andò a restituirlo, la ragazza credeva che lui fosse il ladro di cani, e gli rifilò uno schiaffo per ringraziamento. Inoltre, i genitori intervennero e lo avvisarono che se veniva beccato un’ altra volta a rapire cani altrui, lo avrebbero denunciato, e lo cacciarono dalla loro veranda in malo modo.

Successivamente, il club delle giocatrici di pallavolo della scuola, che inoltre erano femministe accanite, si ritrovarono la palestra piena di manifesti con scritte offensive verso le ragazze e le donne in generale, e una telecamera interna aveva individuato il responsabile, e Diago si ritrovò ad essere ammonito dal preside che comportamenti di quel genere erano inammissibili. Per uno studente nuovo al quale gli altri non sono abituati era più facile venire colpevolizzato piuttosto che un solitario e taciturno ragazzo come Dennis, che veniva percepito sì come inquietante, ma che fino ad allora non aveva mai dato particolari problemi ( certi comportamenti li aveva riservati per Crystal soltanto, o verso i suoi genitori, e si erano sviluppati solo di recente ). Un’ intera squadra di ragazze era stata portata a pensare che Diago fosse un misogino. I suoi genitori, ignari dell’ esistenza di Dennis, cominciavano a chiedersi che problemi avesse, e perchè agiva in quel modo.

Poi Diago scoprì che Dennis aveva finto di essere ubriaco e aveva disturbato i clienti di un bar e si era messo a dire a gran voce che aveva bisogno di alcool, e addirittura aveva importunato una ragazza. I genitori di Diago misero a soqquadro la sua stanza per trovare eventuali bottiglie vuote quando il gestore del bar si era informato ed era venuto a lamentarsi a casa sua. I suoi genitori cominciavano a chiedergli se il trasferimento era la causa di questa ” specie di crisi ” e gli prenotarono una visita dallo psicologo. Diago non poteva dire che un tizio quasi uguale a lui era responsabile di tutti quei meschini scherzi, perchè temeva che avrebbero cominciato a pensare che si trattava del loro figlio perduto. E con la mente un po’ annebbiata da tutti quei casini , cominciava a crederci anche lui. La figura e la menzione di Dennis divenne un tabù per lui.

Poi tutto cominciò ad accadere velocemente: il suo cellulare sparì, e un ragazzo ricevette le sue avances e una richiesta di appuntamento ( il cellulare tornò al proprietario giusto in tempo per leggere i messaggi di disgusto ricevuti ) , poi una ragazza un po’ grassottella che esagerava sempre col mangiare, ricevette un cestino di viveri con un biglietto firmato Diago e venne ricoverata perchè il cibo era avariato. Una ragazza vide Dennis gettare la sua chitarra in un bidone della spazzatura, dalla finestra del conservatorio nel quale si era infiltrato, e Diago venne accusato.

Nel giro di pochissimo tempo Diago si ritrovò ad essere un paria sociale, e Dennis era riuscito a tornare assieme a Crystal. Lei, Miranda, Lloyd e Brad non si fidavano più di Diago, e anche se avessero voluto frequentarlo ancora o farsi vedere assieme a lui, la pressione della massa era più forte, ed erano praticamente costretti a stargli alla larga. Dennis gli segnalò che gli scherzi erano finiti quando ricominciò a vestirsi in modo diverso. Sulla parte posteriore di una delle sue maglie preferite ora mostrava una scritta Non sono Diago, per evitare che qualcuno cominciasse a perseguitare ed evitare anche lui. Anche quando qualcuno si rivolgeva a lui credendo che fosse Diago, la sua reazione composta e diplomatica riusciva a evitargli problemi, e la gente gli chiedeva scusa.

4

Diago andò di nuovo nel quartiere grigio e periferico dove abitava Dennis e lo trovò a dare calci al pallone contro la rete. Si dipinse un grugno sulla faccia e diede un pugno al pallone da dietro la rete. Dennis lasciò che rotolasse, e si avvicinò alla rete.

‒ Ti ritieni soddisfatto di tutto quello che mi hai fatto? ‒ chiese Diago. Dennis ridacchiò ‒ Sì…! Sì accidenti! Non sono affatto convinto che tu non sia il mio gemello ‒. Diago distolse lo sguardo, irritato ed esclamò ‒ Ancora? Tu hai decisamente qualcosa che non va. Sono il tuo sosia. Non siamo imparentati. Ficcatelo in quella testa bacata se ci riesci. Mi sa che i buchi di quel groviera sono troppo grossi ‒

Diago aveva appoggiato una mano alla rete, e Dennis fece una smorfia e afferrò la sua mano con le dita, aggrappandovisi, e Diago esclamò ‒ Ah! Molla, lasciami andare! ‒.                                                                                         

Dennis rimase attaccato con le dita ancora per qualche istante, guardandolo con espressione rabbiosa, poi lasciò la presa e gli chiese ‒ Lo sai cosa succederà venerdì prossimo? ‒ e lui ribattè ‒ No. Sentiamo ‒ e Dennis ridacchiò ‒ Crystal è tornata con me, e ci daremo dentro ancora una volta! ‒. Ma Diago fece spallucce ‒ A me non piace. E’ un suo problema se preferisce tornare da uno come te ‒. Dennis lo puntò con un dito ‒ Tu farai qualcosa, me lo sento. Non vedi l’ ora di combinare qualcosa. E quando io l’ avrò scoperto, fra noi finirà nel sangue ‒ sibilò l’ ultima parte, con una smorfia aggressiva. Diago gli si piazzò davanti.

‒ E’ una minaccia? Devo tenerla da conto, oppure sei solo un cane che abbaia? ‒ poi cominciò a canzonarlo ‒ Oh, Crystal, ho bisogno di te, perdonami! Che ridicola recitazione! Sono disgustato! ‒ Dennis fece per andarsene, agitando il dito contro di lui ‒ Devi solo provarci, una volta sola, e vedrai. Quello che è successo finora è niente. Ti conviene tornare a nasconderti. La gente ti detesta ‒ e Diago replicò ‒ Non mi fai paura. Potrei indirizzare tutte le precedenti accuse piovute su di me addosso a te. La gente si renderà conto che non mi sono trasferito qui a fare il masochista. La gente capirà chi c’è dietro ‒ ma Dennis sbattè la porta laterale della casa prima che lui avesse terminato di parlare. Diago tornò alla sua bici e se ne andò pensando fra sè e sè Oppure potrei fare qualcosa che vada a mio vantaggio e provare a far tornare dalla mia parte la persona che più conta per lui.

5

Diago decise di telefonare a Crystal. La ragazza prese la chiamata dal telefono fisso ‒ Pronto? Chi parla? ‒ e lui mormorò ‒ Sono io, Diago. Possiamo parlare? Nessuno a scuola saprà di questa conversazione ‒ e lei sospirò e si preparò alla conversazione sdraiandosi sul letto ‒ Dovevo immaginarlo. Sei l’ unico rimasto che fa squillare un telefono fisso ‒ poi fece una breve pausa ‒ Ti ascolto.‒                                                   ‒ Dennis ha architettato ogni singolo scherzo e gesto di cui poi mi hanno accusato. Me l’ ha praticamente rivelato faccia a faccia. Avanti, Crystal, credi davvero che io sia arrivato qui per combinare un casino dopo l’ altro? Non sono un masochista e non sono comunque il tipo che fa cose di quel genere.‒                                           

Lei commentò ‒ Ma qui nessuno ti conosce. Nessuno di noi sa che tipo di persona eri in California. Non mi hai neanche detto il motivo per cui ti trovi qui ‒ e lui rispose con prontezza ‒ Motivi che riguardano la carriera dei miei genitori. Credi davvero che mi abbiano cacciato da scuola lì a Los Angeles? E’ questo che insinua Dennis? Che ne so, magari ti ha raccontato la storia falsa e meschina di come sono stato bandito da tutte le scuole superiori degli Stati Uniti …perchè sei tornata con quell’ inquietante sottospecie di essere umano? ‒. Ci fu una lunga pausa. Diago poteva sentire Crystal respirare più velocemente, e a bocca aperta.

Poi trovò qualcosa da dire ‒ Non lo so … io… quando c’è lui è come se fossi sotto incantesimo. Sto cercando di raccapezzarmi … sono in crisi …non ci capisco più nulla. Prima, tempo fa voglio dire, ero una ragazza forte, giudiziosa, con degli obiettivi, poi i miei genitori hanno annunciato il divorzio …‒ il respiro si fece più veloce, e la voce più emotiva ‒ …Volevo credere che avere una storia con un ragazzo mi avrebbe aiutata ad avere più fiducia in me stessa, e anche negli uomini …‒ e lui sussurrò una imprecazione ‒ Ti prego, non dirmi che Dennis ti droga …quello che stai dicendo… è assurdo, ritrova te stessa, ripesca il carattere dall’ oblio e denuncialo. Quando ti ho conosciuta, ho capito subito che genere di ragazza sei. Tu potresti prendere le redini dell’ intera scuola se solo lo volessi. Ma invece ti fai dominare, e da un triste sociopatico che vive in uno squallido accampamento che chiamano quartiere. Dobbiamo fargli vedere con chi ha a che fare! ‒. Lei sospirò e Diago capì che stava piangendo cercando di farlo nel modo più discreto possibile ‒ Nessuno mi parla come lo fai tu! Avrei bisogno di qualcuno che mi faccia affrontare la realtà ogni giorno…mi dispiace tanto di averti evitato …avrei potuto difenderti e aiutarti a farti valere, coinvolgere l’ intera scuola , e invece mi sono fatta schiavizzare dai miei sentimenti …mi manchi …e adesso cosa possiamo fare? ‒

Era il momento per Diago di far abboccare il pesce all’ amo. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di prendere possesso di una persona preziosa per quel Dennis.

‒ Vieni a trovarmi a casa mia. Fai conoscenza con i miei genitori, così si tranquillizzeranno e cominceranno di nuovo a fidarsi di me. Prima o poi la verità sugli scherzi di Dennis verrà fuori e i miei genitori scopriranno la sua identità e cercheranno di capire se lui è un sosia o il mio gemello rapito alla nascita, e a questo punto non lo so nemmeno io, è come se lo conoscessi da sempre, ma tutto questo non toglie il fatto che lui non ti merita. Tu sei speciale, e vorrei renderti felice ‒. Lei accettò, perchè Dennis le concedeva grande libertà quando non era con lui, e non lo avrebbe saputo.

Crystal fu accolta con piacere dalla famiglia di Diago, e il pranzo andò bene, la conversazione si svolgeva in modo dinamico e scorrevole, e Crystal disse loro che si fidava del loro figlio, nonostante la reputazione che si era fatto con gli altri studenti, lei aveva pensato con la sua testa, e non attraverso il giudizio altrui e lo aveva aiutato e supportato con la compagnia alla quale si era presentato in spiaggia.

Poi i genitori decisero di fare una passeggiata e qualche acquisto in centro città, e Diago e Crystal rimasero da soli. E nonostante a Diago la ragazza non piacesse in maniera sentimentale, volle lo stesso renderla felice. Lei era il mezzo, attraverso il quale avrebbe fatto soffrire Dennis. 

E questo sorprendentemente gli piaceva. Gli provocava l’ adrenalina. Era arrivato il momento di gestire le energie negative e farle fruttare, trasformandole in energia positiva, che usò per fare l’ amore con Crystal. Lei ci avrebbe goduto, e Dennis ne avrebbe sofferto. Un equilibrio perfetto.

6

Dennis era a casa sua ed era di buonumore. Notò sua madre che stava guardando un film alla televisione e provò a fare la sua voce affettuosa ‒ Ciao, mamma! Posso farti compagnia? ‒ ma lei continuò a guardare le scene televisive con volto inespressivo e indifferente ‒ Non sei un bravo figlio, Dennis. Puoi ingannare chiunque, ma non tua madre …questo è un altro giorno in cui Diago non ha fatto ritorno. Ci sarebbe rimasto a casa, se tu non avessi messo in moto quel conflitto. Lasciami guardare questo film prima che rincasi tuo padre. Ho proprio sbagliato tutto nella vita. La genetica non è stata generosa quando ha sviluppato il vostro carattere, siete così simili, e questo non mi piace. Torna nell’ altra stanza, Dennis. ‒ Dennis non osò più parlare quel giorno, e si addormentò su un cuscino bagnato dalle sua lacrime amare.

Capitolo 7

1

Diago fece colazione con il telegiornale locale che dava la seguente notizia ‒ …La ragazza di vent’ anni aggredita ieri intorno a mezzanotte, mentre si trovava da sola sulla spiaggia è sopravvissuta ed è ricoverata in un ospedale di Perth. Secondo la sua testimonianza, un ragazzo biondo sui diciotto anni circa sarebbe l’ aggressore, che è spuntato da un punto fra gli scogli e avrebbe cercato di stuprarla, ferendola inoltre con un sasso. Secondo la ragazza agiva in maniera incerta e insicura, e si sarebbe dileguato poco dopo lasciandola lì. Le indagini sono quindi in corso, affidate alle forze della polizia locali di Perth. ‒ I genitori di Diago, che avevano ascoltato come lui la notizia, si scambiarono un’ occhiata e poi guardarono Diago, un ragazzo biondo sui diciotto anni che recentemente era stato accusato di una serie di scherzi e gesti inopportuni. Lui incontrò il loro sguardo e mormorò imbarazzato ‒ Non crederete mica che io …no! Non ero da quelle parti a quell’ ora! Non ne so nulla! ‒ e finì di fare colazione in camera sua.

All’ arrivo a scuola , riuscì a trovare Dennis, che stava entrando nell’ edificio, e gli afferrò le spalle piantonandolo al muro ‒ E’ questo quello di cui vuoi farmi accusare? Eh? Tentato stupro e magari tentato omicidio di una ragazza sola sulla spiaggia a mezzanotte? ‒ sussurrò con tono aggressivo, ma Dennis non aveva il suo solito sorriso beffardo sul volto, ma una espressione di sincera e genuina incomprensione.

‒ Non lo hai saputo? ‒ continuò a sussurrare Diago ‒ Un ragazzo biondo sui diciotto anni circa ha tentato di stuprare e ha colpito con un sasso una ragazza qui a Perth. E’ opera tua? ‒. Dennis lo spinse indietro con un gesto rabbioso e si tastò le spalle ‒ Non ne so niente. E no, io non vado di notte a cercare ragazze da aggredire ‒ poi ritrovò il sorriso beffardo ‒ Ho la mia Crystal che mi soddisfa ogni volta che glielo chiedo ‒. Diago lo lasciò allontanare, ma lo indicò con un dito ed esclamò ‒ Bada bene a quello che fai. Perchè non te lo perdonerò. Sei stato avvisato. ‒ Dennis non lo ritenne degno di essere ascoltato e sparì dalla sua visuale.

2

La madre di Raphael si recava al lavoro con l’ auto, quando ad un tratto vide dietro di sè una volante con le sirene accese e il tipico guaito che esse producono. Ad un tratto venne presa da un vero e proprio attacco di sudorazione, praticamente un’ alluvione in corso sulla parte superiore del suo corpo. Se non si fosse già recata in bagno a casa sua era sicura che qualcosa le sarebbe sceso anche lungo le gambe. Di sicuro non ce l’ ha con me. Adesso mi supera e mi posso tranquillizzare. Ma poco dopo le venne dato il segnale che doveva accostare. Oh no! Da questa notte in poi dormirò in una squallida cella! mormorò fra sè e sè la donna, che prontamente, però , ubbidì e si fermò per accostare, tenendo le mani sul volante, cercando di controllarsi, con una visione delle sue mani sudate e scivolose che lasciavano il volante, e le ricadevano sui fianchi, il poliziotto che sollevava la pistola e… la donna si riscosse dalla visione con il volto di un poliziotto che la scrutava dal finestrino chiuso. ‒ Signora, abbassi il finestrino con cautela ‒ lei lo fece, forse un po’ troppo tempestivamente e rimase ad ascoltare l’ accusa di rapimento di neonato e mantenimento in stato di ostaggio del figlio altrui per diciotto anni, e falsificazione di documenti d’ identità ‒ Signora, si è resa conto che andava troppo veloce? Rammenta qual è il limite su questa strada? ‒ lei lo indicò correttamente. ‒ C’è qualcosa che la innervosisce, signora? Guardi, si tratta di un semplice controllo di routine. Lei non si mette a guidare a tavoletta e la polizia non la fermerà, è una questione di equilibrio. ‒   Il poliziotto si mise a osservare il sudore che scorreva sul corpo della donna ‒ Fa sempre molto caldo qui a L. A., non è vero? ‒ la donna annuì.

‒ Guardi, io la lascio andare, ma le rammento che esiste un limite e lei è tenuta a regolarsi di conseguenza. La tengo d’ occhio, nel frattempo. Mi assicuro che si rechi al lavoro, come suppongo lei stia facendo, senza che le venga un infarto. Si tranquillizzi, non riceverà una multa. Questo è un semplice ammonimento. ‒ La donna potè ripartire. Non le capitava da quindici anni di essere fermata da una volante della polizia. Quella volta Raphael sedeva di dietro, e sembrava il bambino di due anni più tre – enne del mondo. Inoltre il suo compagno si era schiantato con l’ auto solo due settimane prima. Aveva temuto di dormire in una cella per il resto della sua vita anche allora, e si era meravigliata di non essere stata ricoverata per un attacco di panico. Doveva rimanere calma, nessuno avrebbe mai scoperto del rapimento di Raphael. In poco tempo si sarebbe trovata a Perth, un luogo di ricordi remoti, dove forse viveva la famiglia alla quale aveva sottratto il bambino. Si ricordava che erano gemelli. Ma era una grande città. Quali possibilità c’ erano che due ragazzi che si somigliavano come gemelli si incontrassero proprio lì? E poi, secondo la sua carta d’ identità, Raphael era nato nel 2000, non nel 1999. L’ aveva studiata proprio bene. Anche se si fossero incontrati, avrebbero pensato a un caso di doppelganger. Tempo di un selfie per ricordo e via, di nuovo nell’ oblio. Ma sì, avrebbe lasciato a suo figlio almeno la soddisfazione di una foto con il suo gemello perduto.

3

Crystal era seduta a un tavolo con Lloyd, Miranda e Brad durante l’ ora di pranzo. Stava dicendo loro che aveva ripreso a frequentare Diago, e loro stavano commentando la notizia.                                                                           

‒ Guarda, io ti posso solamente dire che preferivo Diago, rispetto a quel Dennis. Abbiamo sbagliato, a farci influenzare da quello che dice la gente di lui. Dovevamo supportarlo fin da subito. Penso che dovremmo includerlo di nuovo fra noi. Guardatelo … ‒. Si voltarono verso un tavolo isolato in un angolo, dove Diago mangiava con la sola compagnia dell’ insegnante di orientamento e supporto psicologico. ‒ Non può aver combinato tutte quelle cose da solo. Nessuno vuole farsi nemico l’ intero corpo studentesco della città. Comincio a pensare che Dennis ce l’ abbia con lui e che lo abbia preso di mira ‒ commentò Miranda. Brad fece spallucce ‒ Quando vado a surfare con Dennis mi diverto. In fondo ormai è acqua passata. Invitiamoli a fare pace e includiamo entrambi nel gruppo. Così gli altri se ne faranno una ragione e ricominceranno a trattarlo decentemente ‒ e Crystal chiese ‒ A proposito, Dennis dove sta mangiando? ‒ Lo cercarono con lo sguardo. Quando lo videro Brad commentò ‒ Ehi, sta facendo progressi! E’ stato invitato al tavolo delle appassionate di surf! Ah, una volta vi appartenevo anch’ io, non al gruppo, eh, ma al loro tavolo. Poi quella alla sua sinistra, Cassandra, mi ha mollato, e …‒ Miranda toccò la mano libera di Crystal per focalizzare la sua attenzione ‒ Dovresti stare attenta a quello che sta succedendo. Quello è il tipico atteggiamento di uno che sta flirtando alla grande con quella lì. ‒ Crystal sollevò lo sguardo normalmente irritato a guardare, e aprì lentamente la bocca a formare una o, con una espressione di stupore.

Alla fine delle lezioni Crystal andò a parlare con Dennis, ed era cauta ma decisa ‒ Dennis! Oggi non ti sei unito al tavolo con la mia compagnia …ti ho visto che facevi certe cose con un’ altra ragazza…se io non posso avere come amico Diago perchè tu puoi flirtare con un’ altra? ‒. Lui si trasformò immediatamente in un giovane uomo magnetico e sicuro di sè ‒ Loro se lo aspettano, fa tutto parte del gioco …ma io con te faccio sul serio. Tu sei importante per me. Mi dispiace che tu abbia pensato che stavo flirtando. Non provo niente per quella ragazza, l’ unica persona che mi fa sentire realmente emozioni forti sei tu ‒ e allora si abbracciarono e Crystal provò a fargli la domanda importante, che era il motivo per cui era andata da lui   ‒ Ascolta, saresti d’ accordo se la mia compagnia riprendesse a frequentare Diago ? ‒ lui distolse lo sguardo, diventando imbronciato.

‒ In fondo non può davvero aver fatto tutto quello di cui lo accusano, avanti, cerca di capire. Non sarebbe bello se tu e lui poteste fare pace? ‒ e lui replicò con un’ altra domanda ‒ Pensi che ci sia di mezzo io? Che li abbia organizzati io gli scherzi e gli altri casini? Non voglio che tu creda questo, non me lo merito. ‒ Lei scosse la testa ‒ Ma no, non voglio accusare te al posto suo. Vorrei soltanto che tu possa andare d’ accordo con Diago. Lui è ancora nuovo qui, solo qualche settimana fa viveva in California, e si merita di passare il tempo con una compagnia di amici. E dato che tu sei il mio ragazzo, puoi far parte anche tu della compagnia, già ti hanno conosciuto e per esempio Brad parla bene di te … ‒ e lui la interruppe ‒ Solo lui però … gli altri due non sono molto entusiasti, ammettilo ‒ e lei gli strinse la mano, quasi supplichevole con gli occhi ‒ A tutto c’è rimedio, loro sono brava gente … ‒ e lui la guardò dritta negli occhi ‒ Io voglio te. Mi basti. Non mi importa molto della tua compagnia. Però quel Diago non mi piace, non posso farne a meno, ogni volta che lo vedo nella mia mente allo stesso tempo compare anche mio fratello …non voglio discutere … ‒

4

Quella notte un’ altra ragazza venne attaccata in una spiaggia isolata di Perth, e questa volta venne uccisa. Però il tizio che l’ aveva uccisa con un sasso sulla fronte aveva lasciato a terra il cellulare della ragazza con la sua foto

‒ Si è verificata un’ altra aggressione su una spiaggia isolata di Perth prima della mezzanotte di ieri, ma questa volta la ragazza aggredita è stata stuprata e uccisa con un sasso. Le forze della polizia locale e i membri investigativi stanno indagando su un fatto singolare, il cellulare della ragazza lasciato a terra con la foto del responsabile dell’ omicidio, che forse non si è accorto dell’ importante prova lasciata vicino al corpo ma gli esperti pensano che sia stata lasciata lì di proposito 

Quella mattina, Dennis si svegliò e tempo di finire la colazione, la polizia era alla porta. Venne portato alla centrale locale per rispondere ad alcune domande, ma per fortuna all’ ora dell’ omicidio era al telefono con Crystal, e dopo una lunga giornata, con la collaborazione della ragazza, si era venuto a sapere che durante la telefonata, non si erano verificati episodi strani, come urla e rumori di sottofondo. Dennis era a casa, e al momento in cui si credeva fosse stata aggredita la ragazza, aveva da poco chiesto l’ ora a Crystal. Persino la madre di Dennis, a dispetto del freddo rapporto fra lei e suo figlio, aveva confermato la sua presenza in casa a quell’ ora. Due minuti prima che la ragazza fotografasse il suo uccisore, Dennis era sceso col cellulare in mano, ascoltando Crystal mentre parlava, per prendere da mangiare dal frigorifero. L’ ora del delitto era verificabile perchè un uomo che passeggiava con il cane aveva trovato la ragazza subito dopo , e addirittura aveva visto un adolescente scappare, anche se era solo un’ ombra nel buio. Se fosse sceso in spiaggia con qualche minuto di anticipo, l’ adolescente non avrebbe attaccato.

Anche se Dennis aveva un alibi di ferro, la foto dell’ aggressore finì su tutti i telegiornali nazionali, e aveva una faccia che si poteva scambiare per quella di Dennis o Diago, con più probabilità per il primo che per l’ altro. Grazie alla collaborazione della madre, si indagava dunque sul fratello gemello di Dennis, scappato di casa l’ anno prima.

Anche Diago venne cercato dalla polizia per essere interrogato, e lui aveva un alibi ancora più comprovato grazie al supporto dei genitori. Era a casa e guardava un film con loro in salotto.

Entrambi però erano stati rovinati dalla foto sui giornali e in televisione. I genitori di Diago si stavano informando su come poter fare reclamo per diffamazione, e avevano ormai scoperto che il loro figlio aveva un sosia. Avevano cercato di entrare in contatto con la madre di Dennis per saperne di più, temendo di aver trovato il loro figlio perduto, ma la donna non ne voleva sapere nulla. La coppia era ripiombata negli antichi dolori.

La compagnia di Crystal aveva mosso un cerchio di difesa e supporto morale per Diago, ritenendolo innocente e raccontando in giro che aveva un alibi di ferro. La situazione svantaggiava di più Dennis perchè il tizio nella foto era identico a lui, e gradualmente, gli studenti della scuola si resero conto delle differenze fra i volti dei due ragazzi. Crystal e Dennis si erano allontanati, e lei era nuovamente andata alla deriva verso la morsa della peer – pressure.

5

Dennis aveva di nuovo perso la fiducia di Crystal, che sembrava preferire stringersi attorno a Diago con i suoi amici piuttosto che supportare il suo ragazzo, quello che la faceva stare bene a letto ogni venerdì. Le giornate di scuola erano diventate invivibili, un supplizio, dove Dennis ormai era consapevole di rischiare grosso. Non importava a nessuno se i telegiornali dicevano che stavano cercando il suo gemello scomparso lui era lì fra di loro e fungeva da capro espiatorio. Chi conosceva la ragazza cercava vendetta.

In più sua madre aveva smesso di ignorarlo, e assieme a suo padre gli dava addosso perchè se non era per il litigio che aveva spinto suo fratello a fuggire e far perdere le sue tracce, a quest’ ora tutti quegli eventi non sarebbero successi. I genitori di Diago cercavano di capire se lui era il loro bambino rapito diciotto anni prima. In un certo senso poteva capirli. Un figlio ti viene rapito, e scopri che esistono due tizi uguali a come doveva essere il loro neonato da grande …se l’ altro Diago non fosse mai esistito non ci sarebbe stata questa grande confusione. La vita di Dennis faceva schifo. Aveva preso l’ abitudine di uscire la sera con l’ obiettivo di cercare suo fratello, e magari coglierlo in flagrante durante una delle sue aggressioni, impedirgli di uccidere un’ altra persona, ma nel profondo di tutte le sue visioni interiori, avrebbe voluto farlo fuori da sè, con le sue mani e liberarsi di quella maledizione.

Ogni tanto temeva di aver perso la ragione ed essere responsabile delle aggressioni senza rendersene conto, senza averne mantenuto un ricordo, ma aveva un alibi inattaccabile. Doveva farsene una ragione. Era il fratello gemello di uno stupratore omicida, che aveva lasciato quella foto sul cellulare della sua vittima, consapevole che avrebbero indagato sul suo simile. Se Dennis si fosse trovato da solo e fuori di casa a quell’ ora? Poteva anche capitare. Nessuno avrebbe potuto escluderlo dal registro degli indagati. Dunque suo fratello era maligno. E quella malvagità poteva essere insita anche nella sua identità. Si può essere angeli mentre si condivide il patrimonio genetico di una persona malvagia e senza scrupoli?

6

Diago nei giorni successivi alle indagini aveva visto i genitori agitarsi e piombare in una crisi. Lui era troppo piccolo per ricordare, ma sapeva che soffrivano riverberi di dolore che li riportavano indietro ai tempi dello scandaloso rapimento di suo fratello. E aveva visto crescere il loro livello di confusione quando si erano resi conto che il loro figlio sopravvissuto aveva conosciuto quasi subito, in una città così grande, un tizio identico a lui ( anche se Diago non la smetteva di far loro notare quelle differenze che li rendevano semplici doppelganger ) , e ancora di più quando erano venuti a sapere che questo tizio aveva a sua volta un gemello che da fuggitivo si era evoluto in stupratore e uccisore notturno.

E se era invece quell’ altro, magari influenzato dalla falsa madre crudele, il fantomatico figlio perduto? I genitori di Diago temevano che costui avesse scoperto la verità e non fosse riuscito ad accettarlo. Ma allora come si spiegava la presenza di Dennis? Certamente non avevano avuto tre figli! E quali erano le probabilità che quella donna, dopo aver rapito il loro figlio, avesse trovato un doppelganger con cui associarlo e creare una bella coppia di gemelli? Era tutto incredibile e assurdo. Diago non riusciva più a comunicare con sua madre, che era frustrata dall’ impossibilità di coinvolgere la madre di Dennis, almeno per farle qualche domanda.

‒ Devo avere delle risposteee! Quella strega ha trasformato mio figlio in un omicida! ‒ urlava la donna. Non riusciva più a lavorare e le avevano dato alcuni giorni per riprendersi dallo shock di quella vicenda. Il padre era più ragionevole, e cercava di evitare che Diago si stressasse a causa del crollo psicologico di sua moglie.

E così Diago trovò conforto in compagnia di Crystal, anche se non era sicuro di provare emozioni forti per lei. Un giorno erano assieme, in un luogo isolato nelle vicinanze di una nota spiaggia locale, seduti sugli scogli, e lui le confessò: ‒ Vorrei non essermi mai mosso dalla California. Non posso credere che tutto questo guazzabuglio di eventi, tutti uno più improbabile dell’ altro, sia capitato a me, a noi due, ai miei genitori. Non riesco più a pensare ad altro … forse sto perdendo la ragione …‒ e lei dopo una breve pausa mormorò ‒ O forse hai terrore della paura stessa …ma non dovresti, tutto andrà a finire bene, manca poco, tranquillo …‒. Gli stava parlando come si fa a un bambino che si è appena risvegliato da un incubo ma lui era un giovane adulto che non riusciva più a trovare una via di uscita. Non poteva fare a meno di lasciarsi andare e scaricare le emozioni, e così si commosse ed ebbe un momento di grande intensità che all’ improvviso gli fece vedere Crystal da un altro punto di vista. Forse era così che nascono le scintille pensava. Lei aveva afferrato la situazione e non voleva perdere l’ occasione. Vedeva in lui una versione del suo ragazzo priva di imprevedibili e agghiaccianti sorprese, una vittima, come lei, e adesso era arrivato il suo turno, di cercare di tirarlo fuori dalla sua bolla di oscurità e depressione…

Senza rendersene davvero conto, le sue labbra erano attaccate a quelle di Diago, in un bacio appassionato che la faceva sentire in un libro dai toni romantici.                                                                                                                                                                         Dennis, dal punto in cui era giunto durante una delle sue camminate solitarie, vide tutta la scena. Il suo silenzio celava emozioni pungenti, intrappolandolo come fra le spire di un boa in una spirale di oscurità, un pozzo senza fondo di malignità inespresse, che lo rendevano inconsapevolmente simile al giovane ragazzo ormai denominato ” lo stupratore assassino di Perth “.

Quella notte Dennis sognò di entrare in bagno e osservare la sua immagine allo specchio. Si tastò il naso quando questo cominciò a sanguinare, poi rivoli di sangue gli colarono anche dagli occhi, dalla bocca, dalle orecchie, e poi una foto rimbalzò attraverso la sua visuale, la foto del fratello assassino su quel cellulare. Poi tutto sembrava essere tornato normale, e si dirigeva in cucina per cominciare la colazione, ma i suoi genitori avevano la faccia di suo fratello! E se ciò ancora non bastava, quei volti sui corpi dei due genitori avevano occhi rossi e luminosi, e un ghigno malvagio dipinto sotto al naso, e poi si gonfiavano, come due palle da spiaggia, come mongolfiere, e torreggiavano su di lui, mentre il suo corpo si rimpiccioliva, e lui si prendeva la testa fra le mani e cadeva in ginocchio, disperato.

‒ Uuuuaaaaaargh! ‒ si svegliò in preda al panico. Non era più sicuro di dove fosse, e agitava le braccia come se stesse nuotando, in un mare di pece, nell’ epicentro di una dispersione di petrolio nell’ oceano.

Qualcosa deve essere fatto, pensava qualche minuto dopo, qualcuno deve essere distrutto e qualcun altro deve riuscire a prevalere.    

Capitolo 8 : FINALE

1

Si avvicinava novembre, il mese in cui Raphael si sarebbe trasferito in Australia, e avrebbe detto addio ai suoi amici. Presto sarebbe stata una figura che loro avrebbero potuto vedere solo da una chatroom virtuale o di cui avrebbero potuto sentire solamente la voce telefonica. Christine aveva avuto un’ idea per celebrare la sua partenza, sì celebrare, perchè la sua partenza avrebbe rappresentato l’ inizio di un nuovo capitolo una svolta per il suo futuro. La vita era più semplice in Australia, un paese dove si poteva aspirare allo stile della easy life. La festa in suo onore non poteva che avere un tema affine ad Halloween.

Raphael aveva invitato a casa Christine affinchè potessero organizzarsi riguardo al costume e al trucco. Il luogo era già deciso: il direttore della sua scuola aveva lasciato loro la palestra, dietro richiesta di Lois, uno dei migliori studenti della scuola, per una serata, a patto che fossero presenti due membri dello staff del consiglio studentesco per monitorare la situazione.

Raphael si era presto reso conto di non volere un costume tradizionale: ‒ Vorrei fare qualcosa di più realistico, perchè la realtà a volte può essere truce, può travolgerti come un autoarticolato, schiacciarti piatto come un carro armato …ci sono! Vorrei avere l’ aspetto di uno che è appena stato portato al pronto soccorso in seguito a un incidente, magari uno di quelli bizzarri, imprevedibili, che possono capitare in casa magari mentre si utilizza un attrezzo… insomma, la mia faccia deve essere devastata …costellata di ferite multiple …‒ Christine lo interruppe ‒ Non siamo sul set di The Walking Dead …secondo me sarebbe meglio non esagerare. Possiamo provare, mettere qualche pseudo – ferita qui e là… ‒ Lui continuava a fantasticare ‒ …Magari potremmo trovare il modo di lasciarmi addosso dei segni di morsi, piccolini, mica grossi…conosci qualche negozio di animali che vende piranha? ‒ e lei gli diede una spinta scherzosa ‒ Eh sì, così io sarò quella che deve prenderli con le mani e far sì che mordicchino tutto il tuo corpo …quanto sei macabro …una volta ho visto un video su come mangiano i piranha …sono creature così incredibilmente fredde e crudeli …‒ e lui commentò ‒ Io credo invece che siano fra le creature più efficienti del pianeta …un capolavoro, senza nemici e senza avversari …mi intrigano. ‒

2

Crystal aveva deciso, assieme alla sua compagnia, di organizzare una serata beach party e aveva riunito il gruppo, con l’ inclusione di Diago, a casa di Lloyd per inventare un gioco creativo. Le autorità che monitoravano la città consigliavano alle ragazze di non avventurarsi sulla spiaggia da sole, ma loro decisero che non ci sarebbe stato questo problema, perchè avrebbero cominciato al tramonto e sarebbero arrivati sul posto tutti assieme, e la festa si sarebbe svolta nei pressi delle case, con discrezione, e non si sarebbe protratto fino a tarda notte, ma sarebbero andati tutti a casa intorno alla mezzanotte.

Dennis non si faceva vedere in quei giorni, andava a scuola di rado, e ormai era sempre più isolato. La compagnia aveva deciso che lo avrebbe lasciato andare. Miranda, Lloyd e Brad avevano carpito qualcosa dal modo in cui Crystal e Diago si parlavano e si guardavano, e forse c’ era qualcosa di romantico dietro piccole fiammette dalla vita imprevedibile, che potevano evolversi in un grande incendio oppure spegnersi lasciando solo nera cenere.

Giunse quindi l’ attesa serata del giorno di Halloween. Si sarebbero presi un piccolo spazio tutto per loro dove avrebbero posato sulla sabbia costellazioni di piccoli cerini, i quali con le loro minuscole fiammette avrebbero fornito la loro unica illuminazione. Nessuno di loro si era vestito in qualche modo particolare perchè i costumi dovevano essere comici, bizzarri, sopra le righe, da usare in particolari sessioni di sfide nel loro gioco a cui avrebbero dedicato parte della serata.

E così, mentre il sole tramontava, si misero in cerchio, a una distanza tale che avrebbero potuto stringersi le mani se avessero voluto, e dedicarono un minuto di silenzio alla ragazza uccisa qualche giorno addietro. Brad e Crystal la conoscevano abbastanza, anche se non faceva parte del loro gruppo di conversatori abituali, e meditarono su quel triste fatto. Diago era rimasto particolarmente segnato dalla foto sul cellulare che sembrava ritrarlo …era macabro e inquietante avere non uno, ma due sosia. Uno che manipolava le persone e aveva tentato di affogare la sua ragazza, e l’ altro che le ragazze tentava di stuprarle, facendo agguati notturni, e che aveva lasciato la sua seconda vittima senza vita sulla spiaggia.

Miranda chiese a Brad: ‒ Dammi la busta, per favore‒ e lui la sollevò da dietro alle sue spalle e gliela porse ‒ Eccola qui. ‒ Quindi Miranda la aprì e ne estrasse un foglio ripiegato e sistemato come un quadratino e chiese al gruppo ‒ Chi vuole avere l’ onore di leggere la prima pagina guida del nostro racconto di paura? ‒ e Crystal disse ‒ Vorrei farlo io. ‒

Quindi Crystal aprì il foglio e se lo mise davanti, tenendolo con entrambe le mani. Sorrise e si preparò a leggere, quando , mentre dava un’ occhiata alle espressioni dei membri della sua compagnia, vide che erano stati distratti da qualcosa …o qualcuno. Per un attimo Crystal temette che quella persona fosse il ragazzo che girava nel buio per attaccare, ed eventualmente anche uccidere, ma poi comprese che si trattava di Dennis, e immediatamente guardò Diago, che si voltò a guardare alle sue spalle, allarmato ma impassibile allo stesso tempo.

Dennis si avvicinò con passo lento, e alzò la mano in segno di saluto. Crystal sapeva che il suo ex ragazzo ( come ormai aveva deciso una volta per tutte ) aveva diverse angolazioni della personalità e si presentava con determinate, e magari anche calcolate, gamme di umori e modi di atteggiarsi. Quella sera, con la sua apparizione, dava l’ idea di uno sicuro di se e determinato a immischiarsi nell’ evento.

‒ State organizzando qualcosa qui? Quel foglio cosa sarebbe? ‒ chiese, con tono spavaldo e poi fece la sua domanda ‒ Posso unirmi a voi? Vedo che avete accolto anche …lui … ‒ disse, soffermando lo sguardo su un silenziosamente irritato Diago e poi continuò ‒ …Quindi penso che, siccome ormai vi conosco, io possa partecipare, non trovate? ‒ Non attese l’ esito di una votazione, ma si sedette fra Brad e Lloyd, in una posizione che lo metteva proprio di fronte a Diago. ‒ Siete una compagnia aperta, non era così che avevate detto? Quindi chiunque arrivi al momento giusto può parteciparvi. Tranquilli, la mia presenza renderà più eccitante la serata. Siamo ad Halloween, quindi un personaggio come me non può mancare. Vai pure avanti, Crystal, leggi il contenuto del foglio. ‒

Lei guardò attentamente in volto ognuno di loro per cercare di scrutare e farsi un’ idea delle espressioni che avevano in faccia da quando Dennis si era seduto fra di loro senza essere invitato. Poi cominciò a spiegare ‒ Come potete vedere, al centro del nostro …cerchio, c’è una bottiglia che deciderà chi dovrà aggiungere un pezzo di racconto. La regola dice che il membro più carismatico della compagnia può cominciare il primo giro di bottiglia …‒ e Dennis si allungò in avanti per afferrare la bottiglia ‒ Eccellente! Suppongo di dover cominciare io, dunque! ‒ Crystal aprì la bocca sorpresa, e socchiuse gli occhi, facendo tremolare leggermente le sopracciglia, chiaramente a disagio, e sospirò con un ampio movimento del busto.

Diago si allungò più velocemente di lui, e si alzò in piedi tenendo allungato il braccio, e propose  ‒ Alziamoci tutti e uniamo le mani. Dedichiamo la serata al ricordo della nostra coetanea Melanie recentemente scomparsa. Avanti. ‒

Uno a uno , si alzarono tutti e strinsero le proprie mani alle persone affianco a loro. Anche Diago allungò la sua mano libera, e scambiò una rapida occhiata con Dennis. Quel ragazzo tramava qualcosa, se lo sentiva.

Cominciarono facendo un inventario degli oggetti che si erano portati dietro, che consistevano in occhialoni, vari accessori da costume, delle palle, una fatta come una sfera da bowling miniaturizzata, carte da gioco. Crystal continuò a descrivere il regolamento, sinceramente rassicurata dalla presenza di Diago con degli occhialoni rossi da popstar addosso: ‒ Questo gioco di sfide consiste nel scegliere se aggiungere un pezzo al racconto oppure nella richiesta di un compito da assolvere, secondo la scelta di un membro del gruppo verso colui a cui tocca un turno …se non volete assolvere il compito o la sfida richiesta, dovrete indossare qualcuno di questi costumi o accessori …‒

‒ La bottiglia sta girando! Che suspense! ‒ esclamò Lloyd, e poi sorrise, e abbassò lo sguardo. In effetti ne aveva ben motivo, perchè la bottiglia terminò il giro indicando proprio lui. Crystal gli chiese dunque ‒ Allora, Lloyd, creatività o sfida? ‒ e lui replicò ‒ Comincerò con creatività ‒ annuì, e si fece dare un bloc notes e una penna. Crystal lo toccò amichevolmente sulla gamba, sfiorandolo e lasciando scivolare le dita a toccare la sabbia ‒ Allora, il nostro ragazzo protagonista ha deciso di chiedere alla sua amata di sposarlo … se tu volessi sposare una ragazza, riguardo alla dichiarazione, gliela faresti personalmente o aspetteresti che fosse lei a fare il primo passo? ‒ dopo aver finito di parlare, ridacchiò e si toccò il naso con imbarazzo. Lloyd chiuse gli occhi e provò a immaginare la scena, agitando un dito, e chiedendo di fare silenzio poggiandoselo sulle labbra, e poi si lanciò nella scrittura, dicendo ‒ Farei io a lei la dichiarazione ‒ e Crystal commentò ‒ Ah, ecco, un classico …‒ ridacchiò ancora ‒ O forse potrei aspettare che mi venga sollecitata la richiesta? Insomma, vorrei essere sicuro al cento per cento che io e questa ragazza la pensiamo allo stesso modo … tu che cosa ne pensi? ‒ e lei scosse la testa e disse ‒ Lascia perdere. Indossa un costume! ‒ lui si arrese, e si infilò qualcosa , cercando di continuare a scrivere, ma Crystal non glielo lasciò fare e appoggiò il bloc notes in mezzo al cerchio , e Lloyd fece spallucce. Crystal gli consegnò la bottiglia fra le mani ‒ E’ il tuo turno, falla girare! ‒

La bottiglia si fermò a indicare Miranda, che scelse creatività. Lloyd le fece quindi una domanda ‒ Dimmi Miranda, che descrizioni daresti della ragazza protagonista del racconto? ‒ e Dennis sollevò leggermente una mano per gesticolare e mostrò un sorrisetto beffardo ‒ …Scommetto …che avrebbe la carnagione bianco latte! Proprio come Miranda! ‒ e Brad gli lanciò una delle palline da gioco che avevano portato     ‒ Non dire così, Dennis! ‒ Miranda aveva abbassato lo sguardo, e dopo una breve pausa mormorò ‒ Hai ragione. Vorrei che la mia pelle fosse diversa. ‒

Miranda si tirò su di morale da sola, completò l’ aggiunta creativa al racconto e fece girare la bottiglia. Toccò a Dennis, che scelse sfida e Miranda lo guardò e disse ‒ Facciamo che la ragazza abbia in mente di avvelenare il povero malcapitato che tanto la desidera …scegli di completare il racconto? E secondo te che metodo userebbe la ragazza per sbarazzarsi del ragazzo? In alternativa, dovrai indossare un costume e non solo, anche tenere in bocca acqua salata per cinque minuti! Vediamo quanto riesci a resistere! ‒ Lei, Brad e Lloyd ridacchiarono, ma ci fu un rapido scambio di sguardi fra Crystal, Dennis e Diago, mentre ognuno cercava di carpire qualcosa dei pensieri dell’ altro. E poi Dennis si mise a ridere sguaiatamente, con tono sarcastico per poi tornare serio pochi secondi dopo. ‒ Comincia a riempirne un bicchiere, allora. ‒ Quel cambiamento repentino aveva innervosito tutti, ma nessuno voleva farlo notare. Miranda prese un bicchiere grande di carta e andò alla riva a riempirlo.

Tutti commentarono la sfida, esclamando che avrebbe fatto ribrezzo. Miranda porse infine il bicchiere a Dennis, e disse ‒ Sarà un’ esperienza a dir poco … salace. ‒ Lui sorrise e la ringraziò.

Cominciò a bere, chiudendo gli occhi e sentendo intorno a se le esclamazioni incredule ed eccitate degli altri, e resistette per poco, abbassando la testa e lasciandone colare un poco dalla sua bocca, ma poi riprese coraggio e se lo buttò in bocca. Dopo aver finito, alzò i pollici a fare il segno di OK, e tre secondi dopo corse in un angolo tenendosi una mano alla bocca, barcollando a schiena china. Tutto quello che riuscì a dire fu ‒ Ma qui dentro c’è un’ alga! ‒ Brad gli venne dietro per dargli una mano. Diago non poteva fare a meno di scoppiare a ridere.

Nel turno di Crystal, lei scelse domanda e Diago le chiese ‒ Mettiamo che ci sia anche un altro ragazzo interessato alla protagonista …creiamo un triangolo amoroso! C’è qualche studente della nostra scuola che ti intriga particolarmente? Potresti ispirarti a costui …cosa scriveresti in un messaggio da lasciarle se decidessi di essere il suo ammiratore segreto? ‒ infischiandosene di quello che avrebbe potuto pensare Dennis. Lei prese la domanda con filosofia e ipotizzò su che cosa avrebbe potuto ipoteticamente scriverle il ragazzo in maniera anonima. Poi Dennis aggiunse ‒ E come primo appuntamento fra voi due, secondo te quale sarebbe il luogo d’ incontro? ‒ e lei rispose, cercando di creare suspense ‒ … Nello spogliatoio femminile! ‒ e gli altri espressero ancora più fortemente il loro stupore divertito.

Diago venne spinto da Dennis a rivelare quante ragazze avesse avuto in passato, con un contorno dei suoi commenti provocatori. Miranda si infilò delle calze sulle mani e propose di continuare la storiella facendo parlare i protagonisti attraverso di esse, senza riuscire a convincerli. Lloyd dovette sottoporsi a una sessione di trucco da clown. Miranda si fece prendere troppo la mano e chiese a Crystal ‒ Ora dicci, una volta per tutte, chi preferisci fra i maschi presenti a questo gioco! ‒ e ridacchiò divertita. Lloyd non sembrava entusiasta, ma anzi abbastanza nervoso, e commentò ‒ Che problemi hai? ‒ a bassa voce. Calò un silenzio di tomba, e Miranda, osservando la reazione intristita di Crystal, si rese conto che aveva fatto una domanda inopportuna, se non addirittura rischiosa. Non sarebbe stato così se Dennis non si fosse intrufolato nel gioco. Crystal si infilò qualcosa dal repertorio di costumi.

Poco dopo, Dennis cercò di fare in modo che Miranda trovasse il modo in cui la protagonista del racconto si sarebbe sbarazzata del ragazzo. Brad commentò ‒ Prova a pensare a qualcosa di inusuale, qualcosa che dia un po’ di intensità a questa storiella! ‒

Dennis ridacchiò e disse ‒ Magari potrebbe soffocarlo con la sua collezione di calzini puzzolenti che lei si rifiuta di lavare! ‒ e Miranda fece una smorfia di disgusto e sorpresa. Poi Dennis esclamò ‒ Ho trovato! Ma prima voglio sussurrarlo a Miranda per vedere se concorda con me. ‒

Miranda sollevò un sopracciglio, ma si allungò comunque verso di lui, e, mentre Dennis si avvicinava, le toccò dolcemente una mano e con l’ altra le accarezzò il collo e la baciò, e nel mentre, con gli occhi, cercò lo sguardo prima di Diago, poi di Crystal , e Miranda fece un salto e Brad allontanò le mani dal suo volto. Mentre Miranda si spostava, sfiorò un cerino, che si capovolse, e una rivista lì vicino prese fuoco.   

Brad e Lloyd si mobilitarono per spegnere la fiamma con degli asciugamani e una bottiglia d’ acqua. Riuscirono a spegnere la fiamma, ma la rivista si consumò annerendosi. Fioccarono i commenti per il gesto impulsivo di Dennis ‒ Deficiente! ‒ e ‒ Sei impazzito, per caso? ‒ e anche ‒ Questo è stato stupido e inopportuno. ‒ Miranda si allontanò dal cerchio. Crystal accorse in suo supporto. Dennis commentò che non poteva essere poi così disgustoso, ma Miranda esclamò che era completamente matto, e fece per andarsene, seguita da Crystal, andando verso la riva, forse a bagnarsi. Crystal fulminò con lo sguardo Dennis, sussurrando con tono triste ‒ Idiota. ‒ Dennis si azzardò anche a commentare ad alta voce ‒ Dai, non fare la fifona! Torna qui con noi! ‒ Diago commentò che poteva andare a finire peggio.

Per qualche minuto, attorno al luogo della festa rimasero solo Dennis, che cercava di convincere Brad a concordare che era solo un piccolo scherzo innocente, e l’ altro che era insicuro su cosa dire.

Dopo un po’ gli altri tornarono, accompagnando Miranda , e Dennis commentò ‒ Non è stato affatto divertente ‒ e Crystal aggiunse ‒ Chiedile scusa, avanti! ‒ Lui protestò, gesticolando, ed esclamò ‒ Stiamo giocando! Abbiamo subito tutti qualcosa qui stasera! ‒ Miranda si fece coraggio e si sedette di nuovo, mentre gli altri riformavano il cerchio ‒ Ho deciso che continuerò a partecipare ‒ e Crystal le chiese ‒ Vuoi davvero andare avanti? ‒ e lei rispose ‒ Perchè no? ‒e indossò qualcosa dal mucchio dei costumi ‒ E’ il mio turno! ‒ Dennis commentò ‒ Cercherà di vendicarsi ‒ ma lei scosse la testa e mormorò ‒ Voglio solo passare una serata memorabile con i miei amici. ‒

Si tornò a organizzare il racconto creativo, ma con meno intensità. Brad propose di incominciare un gioco con le carte, Diago invece disse che si poteva verificare quanti marshmellows poteva tenere in bocca in una volta. Il gioco andava avanti. Dal mucchio di costumi rimanevano soltanto costumi da bagno con disegni in tema Halloween, quindi si decise che tutti li avrebbero indossati, mettendo via il resto. Si incominciò a proporre altri tipi di sfide. Dennis quindi chiese a Diago ‒ Vammi a prendere un gelato! Anzi, facciamo due! ‒ e sposto lo sguardo verso Crystal con fare eloquente, scavando nei suoi occhi. Poi si sistemò per bene sulla sua postazione, e scandì le parole, dicendo quale era la sfida ufficiale per il suo sosia ‒ Fissa il mio sguardo e non muoverti se non te lo dico io. ‒ Crystal lo fissò con uno dei suoi sguardi irritati, ma leggermente anomali. Diago disse ‒ Okay ‒ e Crystal gli suggerì di togliersi qualcosa di dosso, ma effettivamente non poteva, essendo rimasto, come Dennis, in costume da bagno e basta. Dennis si espresse in un lungo sorriso beffardo e soddisfatto. Mise una mano nella tasca dei pantaloni accanto a lui, e nascose qualcosa nella mano, poi focalizzò lo sguardo su quello del suo sosia.

Crystal si voltò verso Diago, che nel frattempo si stava agitando dondolandosi sulla sua postazione. Dennis si spostò per avvicinarsi ancora di più al suo sosia, e poi gli intimò di non spostare lo sguardo. Aprì il pugno e mostrò un coltellino. Sfiorò un braccio di Diago con la lama, ripetendo il gesto senza mai ferirlo. Dove passava con la lama, successivamente strusciava un dito, toccando le vene del suo sosia. Miranda si circondò le ginocchia con le braccia e non volle assistere. Dennis sollevò il braccio e la lama sfiorò il collo di Diago, e nel mentre appoggiò la mano libera sulla spalla del suo sosia. E si avvicinò ancora, e il suo sguardo traballava e ogni tanto cadeva verso il basso per poi trascinarsi di nuovo a perforare lo sguardo fisso del sosia. Crystal li fissava sezionando ogni fotogramma, disturbata da quello a cui stava assistendo. Gli altri due, Brad e Lloyd, non sapevano cosa pensare, e rimasero in silenzio. Dennis premette leggermente la lama del coltellino contro la gola di Diago, ma senza ferirlo. Diago non riusciva più a pensare con coerenza, e se anche avesse sentito un leggero fastidio, simile alla puntura di una zanzara, non se ne sarebbe reso conto.

Dennis a un certo punto sibilò ‒ Ti senti eccitato, Diago? ‒ Crystal aveva assunto l’ espressione che aveva quando si era trovata davanti il coltellaccio quel venerdì pomeriggio del mese precedente. Poi Dennis ordinò a Diago di toccargli una spalla. Lui lo fece, e Crystal si voltò a fissare Dennis con lo sguardo più anomalo – irritato che gli altri della compagnia avessero mai visto. Lui alzò il tono della voce e chiese  ‒ Dimmi un po’ Diago, ti piace tutto questo? Vuoi andare avanti? ‒ Diago chiese il parere di Crystal con un’ occhiata, e lei sempre mise in scena un’ espressione che altro non poteva dire se non ‒ Ti sembra il caso? ‒ quindi, mentre lui esitava, si sfilò il reggiseno, e si alzò in piedi, fissando Dennis. ‒ Mi sembrava fosse questo che ti piaceva vedere. E’ cambiato qualcosa? ‒ Poi continuò ‒ Se sei così ossessionato da lui, perchè non vi appartate e te lo vai a scopare? Chi è che vuoi, lui o me? ‒ esclamò Crystal.

Lui le disse di darsi una calmata, poi si allungò verso di lei esclamando rabbiosamente ‒ Lo avete fatto assieme! ‒. Lei si stava mettendo la sua maglietta addosso, e sentendo quella ” accusa ” si girò e chiese scandalizzata.

‒ Che cosa? ‒ e lui sussurrò che li aveva visti, recentemente, appartati agli scogli, e poi chiese a Diago se gli piaceva veramente Crystal, e lui, dopo una breve pausa, rispose ‒ Sinceramente no, ma sapevo che tu ci saresti rimasto, Dennis. Era questo che contava davvero ‒ e Crystal ripetè ‒ Che cosa? ‒ ma con tono più stridulo.

Crystal diede una spinta a Diago ‒ Che cosa dovrebbe significare, eh? ‒ e Dennis sollevò le braccia e lo guardò, esclamando ‒ Già , dacci una spiegazione! Ce lo devi! ‒ Diago sussurrò ‒ Scusa, ma prima o poi dovevi saperlo ‒ e Lloyd e Brad si alzarono e andarono a dividerli.

‒ Fermatevi e sediamoci prima di tutto ‒ mormorò Lloyd. Poi Dennis d’ impulso urlò ‒ Avete fatto sesso eh? ‒ suscitando la reazione concitata di Brad e Lloyd, mentre Miranda assisteva alla scena, senza sapere cosa fare, e temendo altri colpi di scena ancora più eclatanti. Crystal negava categoricamente di aver fatto l’ amore con Diago.

Tutti si sedettero di nuovo in cerchio, ma molto più distanti di quando avevano iniziato questo gioco sfortunato, poi Crystal sospirò e mormorò ‒ Domanda! ‒ poi guardò bene negli occhi Dennis mentre le chiedeva se aveva fatto l’ amore con Diago e lo ammise ‒ Ci siamo lasciati andare una volta sola. ‒ La bottiglia girò ma Crystal la costrinse a rivolgere il collo verso Dennis, che continuava a fissarla con atroce silenzio. Nei suoi occhi si percepiva stanchezza, addirittura spossatezza e depressione. ‒ Sfida.‒

‒ Dovrai entrare in acqua, avanzare per tre metri e immergerti completamente per un minuto sotto la mia supervisione ‒ disse lei, scandendo le parole con freddezza. Lui accettò. Si sentiva quasi in pena per lui, ma voleva comunque che si sentisse come lei quella volta in cui era quasi affogata, per un minuto soltanto. Mentre lo accompagnava a riva, gli altri li seguirono, portandosi una torcia e dei cerini per aumentare l’illuminazione. Mentre entrava in acqua e percorreva tre metri, sotto la supervisione di Brad, Diago e Lloyd Miranda, che era rimasta a riva, si mise a piangere in silenzio.

All’ improvviso Diago gli premette le mani sulla nuca e lo spinse di sotto, immergendosi assieme a lui e cercando di trattenerlo. Dennis si mise a lottare e a tentare di togliersi dalla sua presa e risalire, ma lui lo tirava di nuovo di sotto. Tutti urlarono, spaventati e increduli. Diago sentiva una sola sentenza dentro di se ‒ Muori, bastardo, rimani sott’ acqua per sempre. ‒ Ma il suo nome urlato da Crystal si fece breccia nell’ oscurità di quel mantra malefico, e Diago lo lasciò andare, e Dennis riuscì a risalire, boccheggiando e chiedendo aiuto. Brad e Lloyd lo trascinarono a riva. Lo fecero sdraiare sulla sabbia sotto gli occhi delle due ragazze, mentre Diago usciva dall’ acqua da solo. ‒ Riposati cinque minuti, stai tranquillo, è finita ‒ mormorò Brad. Ad un certo punto Dennis sollevò la schiena, e si guardò le ginocchia tirate verso di lui e scoppiò a piangere, facendo trasalire tutti quanti. L’ intensità di quell’ abbandono alla disperazione gelò il sangue di Crystal. Diago rimase impassibile, immobile davanti a lui.

Dennis scappò via, lasciandoli a meditare su tutto, il gesto impulsivo di Diago, le lacrime a fiume di Dennis e a ricordare certi eventi del passato recente, come il giorno in cui Crystal quasi annegò mentre ” giocava ” con Dennis nell’ acqua alta e lontano da tutti gli altri.  

3

Dennis aveva deciso che se non poteva trovare ed eliminare il suo Diago, allora avrebbe annientato il Californiano. L’ intensità della violenza nei suoi pensieri era intollerabile, andava sfogata. Ma a differenza di suo fratello, che tendeva agguati a vittime casuali, tutta la sua concentrazione si focalizzava su un singolo individuo. Si sentiva come se avesse trovato l’ obiettivo di destinazione, come se tutta la sua vita lo avesse portato fino a questo punto. Non riusciva a convivere nello stesso territorio con un ragazzo che era così simile a lui, e alla sua nemesi.

Lui aveva sempre voluto essere figlio unico, e aveva sempre visto il fratello come un ostacolo, un concorrente, la creatura che gli tarpava le ali. E adesso ce ne erano due, e anche il secondo stava interpretando quel ruolo. Lo sentiva dentro di sè, come se potesse percepire sensazioni esterne al suo io interiore…quel Diago venuto dalla California stava perdendo la sua identità precedente trasformandosi nell’ erede di suo fratello. Andava distrutto e lui avrebbe prevalso. Così era scritto.

Così Dennis trovò un contatto telefonico con Diago, e lo invitò a raggiungerlo in una spiaggia solitaria e quasi segreta, per risolvere la questione e decidere chi avrebbe prevalso, e chi sarebbe sopravvissuto pensò lui.

‒ Tu e io alla Bennion Beach, nella zona Trigg, alle nove del mattino. Domani risolveremo la questione. Se vincerai tu ti lascerò in pace per sempre, ma se vincerò io sarà la fine. Ti conviene equipaggiarti, perchè io sono pronto a tutto ‒ gli disse. Diago accettò senza esitazioni. Attraverso la sua voce poteva percepire vibrazioni oscure.

Dennis si svegliò alle sei e mezza del mattino per andare a raccogliere sassi e si portò anche il coltellaccio che aveva usato per provare a eccitare Crystal durante il sesso. Si sentiva quasi in connessione telepatica sapeva che anche Diago era pronto a tutto e che qualcuno sarebbe morto.

Quando lo vide arrivare all’ ora prevista, gli vennero subito in mente i vecchi film del Far West con i due avversari che si scambiavano sguardi impassibili e sollevavano le pistole. Questo sarebbe stato un duello estremo. Avrebbero toccato vette inesplorate di violenza.

‒ Userai anche tu una parte di questi sassi ‒ li mise in fila davanti a lui, che rimase a guardare, in piedi. Poi Diago mormorò con voce seria e decisa ‒ Tu mi hai fatto qualcosa. Mi sento come se potessi percepire un intruso dentro di me, un’ ondata di energia violenta, desiderio di sterminare. Non possiamo coesistere e uno di noi deve soccombere. 

Tutt’ a un tratto Dennis sentì qualcosa crescere dentro di lui. Piacere. Catarsi. Soddisfazione. Completezza. Non poteva crederci, ma stava pensando che si trovava davanti a un individuo che rappresentava un’ anima gemella. Il nemico per eccellenza nella sua vita. Quel ragazzo rappresentava una parte inevitabile del corso della sua vita, un simbolo. Come era iniziato tutto, così sarebbe finito tutto. Il mondo circostante cessò di esistere. Sentiva già l’ odore della morte. Era entrato nell’ ultima fase della sua vita e lo sapeva. Lo poteva percepire con chiarezza. All’ improvviso non erano più sulla Terra, ma in una dimensione semplice e primitiva. Uno solo ne sarebbe uscito. O forse sarebbero morti tutti e due. Dennis non rispondeva più alla sua identità. La sete di violenza interiore aveva assunto qualità animalesche.

Qualcosa lo smosse e gli fece cominciare l’ attacco. 

Si lanciarono due sassi in faccia nello stesso momento, e due squarci si aprirono, per Dennis sulla guancia e per Diago sul labbro superiore. I due denti frontali saltarono via. E quindi si slanciarono l’ uno contro l’ altro con furia tribale, disumana e quasi pittoresca. Ognuno dei due premette sulla faccia dell’ avversario con le mani, cercando di distruggere, graffiare, cancellare quell’ identità malefica dalla loro visione. Era un bisogno irrefrenabile. Niente avrebbe messo fine a questa lotta escatologica. Il contatto con la pelle della nemesi suscitava disgusto e ribrezzo, e i concetti di pietà e compassione non avevano più motivo di esistere, non erano contemplati in quel micromondo che avevano appena creato. Avevano scatenato un processo irreversibile, la conversione della loro identità verso un unico punto di attrazione percettiva, il Male. Il mondo si consumava, e loro ne erano gli artefici.

Si uccisero mordendosi, strappando via e mangiandosi come due posseduti, schiavizzati dalla loro ossessione l’ uno per l’ altro. Dennis masticava il cuore di Diago mentre la sua vita si spegneva, infilzato dal coltellaccio, nel ventre. Il sangue sgorgava ovunque. Nessuno avrebbe mai più messo piede in quella spiaggia.

4

Raphael era giunto in Australia. La festa in suo onore era andata bene e aveva detto addio ai suoi amici di una vita. Nonostante tutto ciò, si sentiva bene quella mattina, rinfrescato e pronto all’ avventura che avrebbe dato il via a un nuovo capitolo della sua vita. Aveva fatto un brindisi col tè al nuovo inizio, con sua madre, e come prima cosa voleva avere un momento tutto per sè, per riflettere, raccogliere le idee, le nozioni che aveva collezionato una ad una sull’ Australia. Si avventurò in una cosiddetta ” spiaggia segreta ” riservata ai passaparola locali, ma adesso che poteva vivere qui, Raphael se lo poteva permettere. Passare una mezz’ oretta su quella spiaggia gli avrebbe trasmesso sensazioni e percezioni che lo avrebbero reso un Australiano doc.

Quando li vide, il cuore cominciò ad accelerare. Gli davano l’ idea di una carcassa di una qualche sventurata bestia della savana africana. Da lontano non se ne accorgeva ancora, ma quando , senza poterlo evitare, si avvicinò, vide che erano due. Il suo cuore gelò: quei due individui con la faccia bloccata in una smorfia di dolore unito a furia plutonica e sanguinaria avevano il suo volto. Come poteva essere? Non c’ era alcuna spiegazione, nessuna a cui poteva aggrapparsi. Quella era una specie di scultura splatter, una immagine che sarebbe stata archiviata fra i segreti del mondo, documentata, studiata. La gente superstiziosa avrebbe parlato di possessione demoniaca. Se Time avesse potuto sfruttare una angolatura particolare l’ avrebbe fatta finire dritta in copertina, con qualche titolo macabro e crudo come un sasso a colazione.

Raphael era scosso da brividi violenti, e d’ istinto si infilò un pollice fra le labbra, e così corse via, sfuggendo a quelle creature morte e maledette. Non si curò della ragazza con gli occhi che emanavano irritazione che lo fissò e cercò di salutarlo, e nemmeno focalizzò la sua attenzione sui tizi che lo seguivano con uno sguardo interrogativo. Loro non sapevano, non avevano idea! Era caduto in uno stato catatonico.

Seppure ormai assorto in uno stato di blocco psicologico, riuscì a farsi strada attraverso l’ ingresso di casa sua, per poi percorrere il corridoio, e trovarsi davanti un altro suo simile: un altro inspiegabile individuo con la sua faccia. Teneva un braccio stretto al collo di sua madre, sconvolta e terrorizzata, e nell’ altra mano puntava contro di lui un pugnale. Nemmeno costui capiva come, e perchè. Non era sicuro che si trattasse di suo fratello Dennis. Ma non poteva lasciarlo andare via così, nascondendosi in una camera che non gli apparteneva. Era il suo turno di prevalere. Mise fine con rapidità sconcertante alla vita della donna e seguì quell’ individuo per indurlo a soccombere.

 

Edited by Teoblogger
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