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La candidata queer all' Arcigay Daniela Tomasino sul non-binarismo


Rotwang

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Giovanni Dall'Orto

Daniela Tomasino, una delle personalità di spicco di Arcigay fra le più vicine alle posizioni queer / intersezionali, nonché candidata alla presidenza nazionale dell’associazione al prossimo congresso, sul suo profilo Facebook ha pubblicato il commento che riproduco qui sotto:

Diciamolo: “La mia opposizione culturale al non binarismo” suona come “la mia opposizione culturale ai negri, gay, lesbiche”… Come ci si oppone ad una realtà?
Da domani mi oppongo culturalmente alla pioggia, ho deciso”.

Questo “ragionamento” dimostra per l’ennesima volta l’insostenibilità delle posizioni queer: chiunque le proponga al di fuori del mondo virtuale dei social media o delle torri d’avorio accademiche per commentare la realtà, entra immediatamente in conflitto o con la teoria queer o (più di frequente) con la realtà.

Come chi mi legge certo saprà, infatti, per il pensiero postmodernista (di cui fa parte la teoria queer / intersezionale) non esistono “realtà”, o “fatti”. Esistono solo “interpretazioni”, o “narrazioni”. La “realtà” in cui noi esseri umani viviamo è socialmente costruita.
Ad esempio, la costruzione sociale (tipicamente umana) del genere ci porta a illuderci che esista una “realtà biologica” chiamata “sesso”, e dato che i generi (un palese e arbitrario costrutto sociale) sono due, i sessi sono stati fissati arbitrariamente in: due. Si parla per questo di “logica binaria“. In realtà però il sesso è, come già il genere, un continuum, e quindi possono esistere quanti sessi vogliamo. E logicamente, anche quanti generi vogliamo.

Peccato che sia un fatto che i sessi biologici siano due (o, per usare il linguaggio di Daniela, è “una realtà” che lo siano) e che a variare possano essere unicamente le definizioni umane, che sono meri costrutti sociali, di cosa “costituisca” “per davvero” il sesso. Per questa ragione pochi giorni fa ho scritto che è assurdo credere che possano esistere identità di genere “non binarie”, ossia che prescindano dall’esistenza di corpi sessuati secondo due tipologie.
Ovviamente possono esistere ruoli di genere non-binari (anzi, scopo del movimento femminista e di quello gay è abolire del tutto i ruoli di genere), tant’è che in questo istante ne esistono sulla Terra circa sette miliardi, in crescita. Nessun essere umano aderisce infatti allo stereotipo di genere in modo tanto perfetto da rendere superflua la continua ed ossessiva re-imposizione sociale dei ruoli di genere anche con la violenza, soprattutto da parte dei maschi.
Dunque, l’opposizione culturale (ed io aggiungerei, politica) alla tesi (che è una purissima costruzione sociale) della presunta esistenza di identità di genere “non binarie”, è perfettamente legittima e sensata.

Se però non si è dispost* a seguirmi su questo ragionamento su questa parte dell’affermazione di Daniela, allora è possibile ribaltarlo nel metodo e dimostrare, usando gli strumenti “decostruttivi” della teoria queer, che neppure la pioggia è “una realtà”, anziché una costruzione sociale. Del resto molti anni fa, quando iniziai la mia battaglia contro l’attacco queer, chiesi sarcasticamente perché la mania “decostruttice” queer si accanisse solo e soltanto contro l’omosessualità, laddove ogni esperienza umana è socialmente costruita, e quindi volendo si sarebbe potuto decostruire qualsiasi altra cosa, per esempio l’esistenza di uomini e donne. Ebbene, sono stato “accontentato”, ed oggi i cervellini queer hanno “decostruito” i sessi, insegnandoci che per essere femmina o maschio ci è sufficiente “identificarci” come tali ed oplà, lo diventiamo. Noi non “abbiamo” infatti un sesso: esso ci viene soltanto imposto, “assegnato alla nascita”. (Da qui le demenziali circonlocuzioni “assigned male at birth” e “assigned female at birth“, in sigla “amab” a “afab“, che iniziano già a fare capolino anche in Italia).

Una superficiale occhiata alla voce dell’umile Wikipedia mostra che la “pioggia” esiste unicamente come costruzione sociale. Essa infatti costituisce semplicemente uno stato del ciclo dell’acqua, quello della condensazione, senza ulteriori specificazioni.
Se chiedessimo a un bambino cosa sia, ci direbbe più umilmente che è “acqua che viene giù dal cielo”, e forse questa definizione la troveremmo tutt* più familiare.
Ma è giusta?
Ovviamente no.

Esiste il fenomeno della “pioggia orizzontale”.
L’acqua che viene giù dal cielo in condizioni di temperatura particolari è chiamata “neve”, con nome ben distinto, come se fosse un fenomeno ben distinto dalla pioggia.
Altre volte la chiamiamo invece “grandine”.
Stranamente invece non chiamiamo “pioggia” varie altre forme di ricondensazione del vapor acqueo, dalla rugiada alla nebbia…
Non vi pare strano, non vi pare terribilmente arbitrario, tutto ciò? Be’, in effetti lo è. Basta rifletterci per un istante e diviene chiaro che per poter parlare di “pioggia” capendosi a vicende occorre diamo per scontata un’enorme quantità di concetti sottintesi, che sono, tutti, culturalmente costruiti. Come dimostra il fatto che lingue e popoli ed epoche diverse danno ai fenomeni di ricondensazione nomi diversi.

Non basta. In che senso parliamo di “acqua”? La pioggia che cade a Milano è fatta di acqua, sì, ma anche d’innumerevoli sostanze, in genere nocive, che spesso non si riscontrano nella pioggia che cade sul Sahara, che invece ne contiene altre (non necessariamente innocue) assenti in quella che cade su Milano. Quale dev’essere la percentuale di sostanze presenti in quella pioggia perché essa cessi di essere chiamata “acqua che cade dal cielo”? E quando tale limite fosse superato, con quale altro nome dovrà essere chiamata tale ricondensazione?
Una “pioggia radioattiva” oppure una “pioggia acida” sono la stessa cosa di una pioggia di acqua praticamente pura? Ovviamente no: basta giudicare dai loro effetti su ciò con cui vengono a contatto per capire empiricamente che non sono la stessa cosa. Fingere che si tratti dello stesso fenomeno è quindi chiaramente solo una convenzione sociale, una convenzione linguistica, ossia un costrutto sociale.

La verità fisica è che se andiamo ad esaminare tutti gli elementi costitutivi di ciò che definiamo “pioggia” non esistono due “piogge” uguali l’una all’altra.
Ne concludiamo che la “pioggia” non è “una realtà”: è un fenomeno culturalmente costruito tanto quanto il sesso biologico “binaristico”, e quindi è legittimo “opporsi culturalmente” al concetto che essa esista (per lo meno se si è queer). Non esiste infatti “una” pioggia. L’idea che “o piova o faccia bello” è binaristica. Il ciclo dell’acqua è un continuum che al proprio interno permette infinite variazioni e gradazioni, ognuna delle quali ha il preciso diritto d’essere identificata con un nome diverso, esattamente come la sigla del movimento lgbtquiaapquyrstuvazadfòalkfòdslfa. Chi rifiuta questo dato di fatto è metereofobo e gli va impedito di esprimere in pubblico il suo punto di vista!

A Daniela va il mio sentito ringraziamento per avere attirato la nostra attenzione sull’analogia esistente fra il negare la realtà dell’esistenza di soli due (e non duemila) sessi biologici, e il negare l’esistenza della pioggia. Infatti lo stesso ragionamento (o meglio, lo stesso cavillo paralogistico) usato per negare la prima cosa, si applica e funziona altrettanto bene per negare la seconda… come pure negare l’esistenza dell’omosessualità, o della città di Palermo.

E mentre noi decostruiamo allegramente ogni cosa, guidat* dai guru e dalle pithonissae queer, la pioggia continuerà a cadere fregandosene delle 9999 classificazioni che il pensiero queer sarà stato capace di escogitare per negarne l’esistenza, le persone che amano solo persone del loro sesso continueranno ad amare solo  le persone del loro sesso, e la riproduzione della razza animale chiamata “Homo sapiens sapiens” continuerà ad avvenire per fusione di due gameti, e non di venti, e non di ventimila, portati da due individui, e non da venti, e non da ventimila, appartenenti a due distinte categorie di portatori di gameti, e non di venti, e non di ventimila.

Vero, la realtà a volte è così volgarmente, ottusamente, testardamente “binaristica“… però non cessa di essere la realtà.

Per me ha ragione Dall'Orto e sarebbe grave che un'individua simile diventasse presidente di Arcigay nazionale, per voi?

Edited by Rotwang
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Suppongo che il problema della intersezionalità, si ponga più che altro relativamente a

1) sostegno ad associazioni, partiti ed enti su temi non LGBT

2) relazioni con il femminismo per le note interferenze e contrasti fra gay e lesbiche

La prima questione è esterna, la seconda interna, ma come noto Giovanni dall'Orto è contro la GPA con le femministe insieme alle lesbiche dissenzienti, pur combattendo l'intersezionalità queer-postmodernista, che qui denuncia.

In sintesi si rischia di discutere di parole, per non parlare di fatti.

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Vabbè Diego Fusaro, suppongo, proporrebbe lo scioglimento delle associazioni LGBT per conseguimento dello scopo sociale; Giovanni dall'Orto -suppongo- si limiterà a non votare nessuno dei due candidati, uno perchè piddino e l'altra perchè queer.

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2 hours ago, Rotwang said:

Se chiedessimo a un bambino cosa sia, ci direbbe più umilmente che è “acqua che viene giù dal cielo”, e forse questa definizione la troveremmo tutt* più familiare.

Perché Dall'Orto usa gli asterischi queer?

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Andrebbe chiesto a lui.

La questione del "sessismo nella lingua italiana" fu posta al pubblico dibattito in forma ufficiale la prima volta nel 1987 con la pubblicazione di un volume a cura della presidenza del consiglio, dalla radicale Alma Sabatini.

Premesso che a distanza di 30 anni ancora non si è deciso se sia preferibile scrivere "la ministro" o "la ministra" ed ognuno si comporta come meglio crede, l'input è nella sostanza un input femminista e non queer.

Nel mentre si sarebbe dovuto decidere, gli Italiani hanno disimparato il congiuntivo...

Possono esserci gay che usano l'asterisco perchè contrari al maschilismo che impone di declinare al maschile una pluralità indistinta, esserci gay che usano l'asterisco perchè queer, esserci gay che non lo usano perchè tendono a vederlo come un segno di censura ( io sono fra questi, cioè io uso l'asterisco per autocensurare parole volgari o parolacce quindi sono avaro di asterischi in altri contesti ) e certo la maggioranza dei gay ignora totalmente la questione o si regola sulla base di qualche polemica letta su internet

Va riconosciuto all'asterisco il merito di essere pratico non appesantendo il discorso

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1 hour ago, Hinzelmann said:

l'input è nella sostanza un input femminista e non queer.

L'uso dell'asterisco è stato introdotto solo da qualche anno a questa parte e la sua matrice è condivisa fra femminismo e queer. Si può dire che abbia origine nel femminismo prossimo al queer, quello intersezionale e via dicendo. D'altronde tutti i queer sono anche femministi. Il femminismo non queer, incluso quello radicale come quello propugnato da Arcilesbica, non mi pare sia così entusiasta dell'uso dell'asterisco e anzi ne è anche ostile: lo considera come una neutralizzazione del genere a scapito del femminile. 

Tutt'altro discorso è quello della declinazione al femminile di certe professioni, cosa di cui anche parlava Sabatini.

Comunque ahimè non si tratta solo di polemichette su internet. L'Università degli Studi di Torino nelle comunicazioni ufficiali via mail ha cominciato ad usare gli asterischi e non escludo che lo facciano anche altre. Quindi il fenomeno si sta diffondendo anche a livello istituzionale. 

Edited by Uncanny
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3 minutes ago, Uncanny said:

L'uso dell'asterisco è stato introdotto solo da qualche anno a questa parte e la sua matrice è condivisa fra femminismo e queer. Si può dire che abbia origine nel femminismo prossimo al queer quello intersezionale e via dicendo. D'altronde tutti i queer sono anche femministi. Il femminismo non queer, incluso quello radicale come quello propugnato da Arcilesbica, non mi pare sia così entusiasta dell'uso dell'asterisco e anzi ne è anche ostile: lo considera come una neutralizzazione del genere a scapito del femminile. 

Tutt'altro discorso è quello della declinazione al femminile di certe professioni, cosa di cui anche parlava Sabatini.

Comunque ahimè non si tratta solo di polemichette su internet. L'Università degli Studi di Torino nelle comunicazioni ufficiali via mail ha cominciato ad usare gli asterischi e non escludo che lo facciano anche altre. Quindi il fenomeno si sta diffondendo anche a livello istituzionale. 

Avete provato a lamentarvi per questo uso malsano della lingua? 

Da non credersi~

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Credo semplicemente che l'uso dell'asterisco prevalga perchè sebbene sia forse un anglicismo, è più pratico rispetto a espedienti linguistici più "puristi" che appesentirebbero il discorso con  ripetizioni nei due generi o imporrebbero la scelta ( certamente più corretta ) del ricorso a sostantivi epiceni

Poiché Dall'Orto oltre ad essere ostile al Queer è anche antiamericano, io penso che nessuno più di lui possa testimoniare la forza intrinseca della praticità dell'asterisco nell'uso linguistico, senza sospetti di derive ideologiche di alcun tipo.

Comunque non arriveremo ad una soluzione condivisa, ci sono Italiani che nelle mie campagne toscane usano il "voi" ancora nel 2018, certo vanno verso i 60 anni ma questo significa che la scomparsa del voi impegnerà altri 20 anni minimo

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36 minutes ago, Hinzelmann said:

Credo semplicemente che l'uso dell'asterisco prevalga perchè sebbene sia forse un anglicismo, è più pratico rispetto a espedienti linguistici più "puristi" che appesentirebbero il discorso con  ripetizioni nei due generi o imporrebbero la scelta ( certamente più corretta ) del ricorso a sostantivi epiceni

Poiché Dall'Orto oltre ad essere ostile al Queer è anche antiamericano, io penso che nessuno più di lui possa testimoniare la forza intrinseca della praticità dell'asterisco nell'uso linguistico, senza sospetti di derive ideologiche di alcun tipo.

Comunque non arriveremo ad una soluzione condivisa, ci sono Italiani che nelle mie campagne toscane usano il "voi" ancora nel 2018, certo vanno verso i 60 anni ma questo significa che la scomparsa del voi impegnerà altri 20 anni minimo

Il Voi è un pronome nobilissimo, da mantenere.

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39 minutes ago, Hinzelmann said:

Credo semplicemente che l'uso dell'asterisco prevalga perchè sebbene sia forse un anglicismo, è più pratico rispetto a espedienti linguistici più "puristi" che appesentirebbero il discorso con  ripetizioni nei due generi o imporrebbero la scelta ( certamente più corretta ) del ricorso a sostantivi epiceni

Poiché Dall'Orto oltre ad essere ostile al Queer è anche antiamericano, io penso che nessuno più di lui possa testimoniare la forza intrinseca della praticità dell'asterisco nell'uso linguistico, senza sospetti di derive ideologiche di alcun tipo.

Comunque non arriveremo ad una soluzione condivisa, ci sono Italiani che nelle mie campagne toscane usano il "voi" ancora nel 2018, certo vanno verso i 60 anni ma questo significa che la scomparsa del voi impegnerà altri 20 anni minimo

Sei un latifondista, allora? Possiedi campagne...

Non eri comunista?

Darsi del voi fa molto francese, très chic. Marine opproved~

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Io sono per il chiamarci tutti "froci" e sticazzi se stamattina ti sei alzato demigirl o agender, con voglia di cazzo, tè e biscotti  o con scappellamento a sinistra, saran cazzi tuoi ? Si fa tanta filosofia sul genere e si finisce poi a fare a botte con la scienza, che ha la mano pesante e fa fare solo brutte figure alla filosofia. Onestamente, non credo che il rispetto del prossimo passi dal negare dei processi biologici ormai provati e conosciuti o smontare la grammatica italiana. Il rispetto parte dalle persone e può mancare anche quando si usano asterischi e si rinnega il concetto di sesso biologico (anche gonadico, duttale, cromosomico e genetico, per la precisone, la scienza non si limita al maschio e femmina fenotipico).

Penso anzi che certe campagne non aiutino chi ancora ha problemi a capire e rispettare il diverso nel capirci qualcosa in più. Trovo siano posizioni più da radic-chic da salotto per darsi un tono e fare gli alternativi, trovare la propria battaglia e un posto nel mondo. Cose che poco hanno a che vedere con il bullismo nelle scuole nei confronti della ragazza transgender. Idealmente basterebbe passare il semplice concetto che quando si conosce una persona si dovrebbe sempre considerare sconosciuto il suo genere e il suo orientamento, fino a quando non lo si chiede. Poi ad ognuno la risposta che preferisce, purchè siano tutte sempre considerate "risposte esatte". ?

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4 hours ago, Rotwang said:

Il Voi è un pronome nobilissimo, da mantenere.

Si estinguerà perchè tende a predominare il Nord sul Sud

La qual cosa in teoria dovrebbe farti felice, in base a ciò che generalmente scrivi

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7 minutes ago, Hinzelmann said:

Si estinguerà perchè tende a predominare il Nord sul Sud

La qual cosa in teoria dovrebbe farti felice, in base a ciò che generalmente scrivi

Mi amate?

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5 hours ago, Hinzelmann said:

Credo semplicemente che l'uso dell'asterisco prevalga perchè sebbene sia forse un anglicismo, è più pratico rispetto a espedienti linguistici più "puristi" che appesentirebbero il discorso con  ripetizioni nei due generi o imporrebbero la scelta ( certamente più corretta ) del ricorso a sostantivi epiceni

Il punto è che non dovrebbe prevalere un bel niente fra queste forme alternative.

Esiste il maschile plurale che ha valenza universale e non ha nulla di maschilista. La lingua italiana non prevede il genere neutro. In un discorso grammaticalmente corretto si usa questo e stop. Al limite si aggiunge la barra e la forma femminile se proprio necessario. Scrivere "Tutti/e" è tanto più faticoso di scrivere "Tutt*"? No ovviamente, è anche più facile da leggere, quindi l'uso dell'asterisco si rifà ad una matrice ideologica ben precisa. 

Mi stupisce che uno come Dall'Orto, che si lancia sempre in lunghe invettive contro il queer, contro l'uso dei pronomi neutri, contro le diatribe sui bagni per i trans considerate da lui armi di distrazione di massa del neoliberismo, si perda poi dietro stupidaggini della stessa natura come l'uso dell'asterisco. 

Ha poi allora ragione il liberale Trudeau a dire che l'uso del termine "mankind" è sessista e che bisognerebbe usare invece l'inventato "peoplekind" perché più inclusivo. 

O certe femministe ad usare il termine "womyn" invece di "woman" perché quest'ultimo include "man" e quindi è maschilista, poiché la definizione di donna sarebbe dipendente da quella di uomo. 

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Womyn

5 hours ago, Hinzelmann said:

nelle mie campagne toscane usano il "voi" ancora nel 2018

In Basilicata ho sentito anche usare l' "essi" per rivolgersi ad una singola persona, ma non credo sia così diffuso. 

6 hours ago, Saramandasama said:

Avete provato a lamentarvi per questo uso malsano della lingua? 

Io vado al Politecnico, dove fortunatamente non abbiamo studenti di scienze sociali fuori corso che rompono le palle su 'ste cose. Mi è stato riferito da amici con tanto di screen delle mail. 

Edited by Uncanny
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2 minutes ago, Uncanny said:

Esiste il maschile plurale che ha valenza universale e non ha nulla di maschilista

Il Parlamento Europeo ha dato queste direttive specifiche al fine di superare il carattere discriminatorio della lingua italiana

"posto che la lingua italiana non dispone del genere neutro e quindi inevitabilmente al maschile è attribuita una valenza generica è INNEGABILE che speciali accorgimenti e determinate tecniche redazionali possono contribuire alla redazione e traduzione di testi in italiano del parlamento europeo che rispettino PER QUANTO POSSIBILE la neutralità di genere" Segue lunghissimo elenco: sostituire "uomini d'affari" con "imprenditori" o "uomini di scienza" con "scienziati" l'uomo della strada con "gente comune", i "docenti" con "il personale docente" "il direttore" con "la direzione". Ad ogni modo per quanto ci concerne il Parlamento Europeo nel 2007 sconsigliava la duplicazione dei generi o l'uso grafico delle barre trasversali e consigliava il ricorso ai sostantivi epiceni, avallandosi solo l'uso del maschile al posto del neutro nel caso di si riferisca a funzioni e non a persone.

Pertanto ritengo che ciò che valeva nel 2007 per le barre trasversali, dovrebbe valere oggi nel 2018 per gli asterischi

Il ricorso ai sostantivi epiceni è preferibile con indicazione di aticolo maschile o femminile ( salvo che la persona direttamente interessata, se donna, non segnali la preferenza del maschile in quanto "tradizionalista" o "cattolica" )

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Non è la lingua italiana ad avere carattere discriminatorio, al massimo sono certi usi che se ne fanno. 

Per il resto sono il primo a sostenere che le professioni vadano anche declinate al femminile, ho sempre usato senza problemi "sindaca", "magistrata", "prefetta" e via dicendo. Su questo sono sempre stato d'accordo con Boldrini.

E sono il primo a sostenere che in certi casi si debba usare un linguaggio più inclusivo, come nel caso di "scienziati" invece di "uomini di scienza". 

Ma questo non significa si che si debba usare il grammaticalmente scorretto e illeggibile "scienziat*". 

Per me neanche la duplicazione dovrebbe essere usata tranne eccezioni particolari, vanno usati o i maschili plurali che hanno valenza universale o volendo gli epiceni, ma senza forzature linguistiche. 

Non ho capito ad esempio dove sarebbe il sessismo nell'uso di "il direttore", considerando che se a ricoprire il ruolo è una donna si può usare tranquillamente "la direttrice". "La direzione" ha accezione diversa - per indicare un corpus, un insieme, invece di un singolo - e usarlo intenzionalmente invece di "il direttore" è una forzatura linguistica, mentre usarlo nella sua specifica accezione non lo è.

Chi ha steso queste direttive dimostra anche una certa ignoranza, dal momento che "docente/i" non fa riferimento ad un genere preciso perché derivante dal participio presente del latino "doceo" che era uguale per maschile e femminile. Lo stesso dicasi per "presidente/i" ad esempio. 

Aggiungo infine che non è che tutto ciò che esce fuori dal parlamento europeo - non ho capito poi in questo caso se dall'assemblea plenaria o una delle tante commissioni che non si fila nessuno - è verità assoluta incontestabile, tanto più lo dovrebbe essere per te che sei euroscettico/eurocritico. In questo caso però lo prendi come oro colato.

Edited by Uncanny
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18 minutes ago, Uncanny said:

"La direzione" ha accezione diversa - per indicare un corpus, un insieme, invece di un singolo - e usarlo intenzionalmente invece di "il direttore" è una forzatura linguistica, mentre usarlo nella sua specifica accezione non lo è.

Nelle istruzioni raccomandano l'uso di termini collettivi "ambosessi", però in effetti l'esempio ( che ho ricopiato ) mi pare non corretto avrebbero forse dovuto suggerire La direzione al posto de I Direttori ( che possono essere maschi e femmine ) e La presidenza al posto de i Presidenti ( che possono essere tanto maschi che femmine )

Sono le linee guida del Parlamento Europeo adottate dalla sua presidenza alle cui dipendenze lavora un vasto corpo di traduttori e servizi linguistici etc risalenti al 2007 all'epoca non andavano di moda gli asterischi come oggi ma le barre trasversali, comunque ritengo sia adottabile la stessa logica

E' direi il punto di arrivo di un lungo percorso iniziato in Italia nel 1987

PS ma tu Rotwang sei iper femminista dovresti concordare sull'impegno europeo a superare il sessismo linguistico no?

Al di là del fatto che Dall'Orto usa per praticità l'asterisco, perchè in fondo scrive su un blog e non sono pubblicazioni curate etc, penso tu dovresti concordare con lui

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31 minutes ago, Hinzelmann said:

La direzione al posto de I Direttori ( che possono essere maschi e femmine ) e La presidenza al posto de i Presidenti ( che possono essere tanto maschi che femmine )

Rimane è una forzatura linguistica. Il maschile plurale è universale e non ha nulla di sessista.

Gli usi delle due formule sono poi diversi, come già spiegato.  Con "I presidenti /I direttori" si fa riferimento a dei singoli, con "La presidenza/La direzione" ad un corpus o un insieme. Usare quest'ultima invece della prima è forzato. È decisamente forzato ad esempio dire "A capo della presidenza del consiglio europeo negli anni 2000-2010 sono stati etc." invece di "I presidenti del consiglio europeo negli anni 2000-2010 sono stati etc.". Tra l'altro nella prima frase rimane l'uso di "stati" al maschile plurale con valenza universale che seguendo la stessa logica di non uso di "presidenti" è sessista. Non se ne viene più a capo così. 

Edited by Uncanny
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12 hours ago, Rotwang said:

Sono d'accordo con @Uncanny

In questo topic sei riuscito a sostenere l'uso del "Voi" che è meridionale, nonostante decine di topic antimeridionali e l'uso del maschile, nonostante decine di topic iperfemministi. Un manifesto alla coerenza Lol

Comunque spero si sia capita l'essenza della questione : il sessismo linguistico è il prodotto di una campagna femminista a favore delle pari opportunità uomo-donna

Il fatto che sia il prodotto di una campagna femminista istituzionalizzata, rende del tutto possibile che un gay femminista condivida questa campagna, pur avversando il Queer.

Ovviamente il Queer non ha ricevuto nessun riconoscimento né nel parlamento italiano del 1987 ( era già tanto se Donat Cattin riconosceva l'esistenza di omosessuali che correvano il rischio di ammalarsi di AIDS ) né dal Parlamento europeo del 2007. Mettere insieme le due cose e farne un unico calderone, significa che la propaganda sulla fantomatica "teoria del gender" batti e ribatti, sta realizzando degli effetti cioè una percezione piatta della realtà.

Non aiuta il fatto che vi siano militanti gay che non riescono a scrivere documenti senza scopiazzare da internet formulette queer, che coprono il vuoto assoluto di proposta politica ( fuffismo ) come Daniela Tomasino. Non che i documenti o i manifesti di tutte le variegate associazioni appartenenti all'area cd "antagonista" fossero esenti dalla medesima critica di "fuffismo ideologico" anche se forse risentivano meno del queer e più di antifascismo militante e femminismo etc, forse la fuffa marxista dispiaceva meno ad alcuni ma il difetto è strutturale.

Edited by Hinzelmann
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2 hours ago, Hinzelmann said:

In questo topic sei riuscito a sostenere l'uso del "Voi" che è meridionale, nonostante decine di topic antimeridionali e l'uso del maschile, nonostante decine di topic iperfemministi. Un manifesto alla coerenza Lol

Comunque spero si sia capita l'essenza della questione : il sessismo linguistico è il prodotto di una campagna femminista a favore delle pari opportunità uomo-donna

Il fatto che sia il prodotto di una campagna femminista istituzionalizzata, rende del tutto possibile che un gay femminista condivida questa campagna, pur avversando il Queer.

Ovviamente il Queer non ha ricevuto nessun riconoscimento né nel parlamento italiano del 1987 ( era già tanto se Donat Cattin riconosceva l'esistenza di omosessuali che correvano il rischio di ammalarsi di AIDS ) né dal Parlamento europeo del 2007. Mettere insieme le due cose e farne un unico calderone, significa che la propaganda sulla fantomatica "teoria del gender" batti e ribatti, sta realizzando degli effetti cioè una percezione piatta della realtà.

Non aiuta il fatto che vi siano militanti gay che non riescono a scrivere documenti senza scopiazzare da internet formulette queer, che coprono il vuoto assoluto di proposta politica ( fuffismo ) come Daniela Tomasino. Non che i documenti o i manifesti di tutte le variegate associazioni appartenenti all'area cd "antagonista" fossero esenti dalla medesima critica di "fuffismo ideologico" anche se forse risentivano meno del queer e più di antifascismo militante e femminismo etc, forse la fuffa marxista dispiaceva meno ad alcuni ma il difetto è strutturale.

Nessun/a femminista radicale prende seriamente il presunto sessismo della lingua italiana (questione inesistente, la nostra lingua va bene così), guarda caso è una tesi sostenuta dai liberal-comunisti queer e dai trans-attivisti. Io non sono anti-meridionale, io sono anti-neoborbonico.

14 hours ago, Uncanny said:

Devo stappare lo spumante? 

Secondo me dovresti stapparmi qualcos'altro.

Edited by Rotwang
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