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CO : dubbi


Flavius

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CO : dubbi

Salve a tutti! 

Dalla lettura dei diversi topich ho capito che il CO deve essere un evento naturale, senza forzatura ed uno degli aspetti positivi che ne deriva è senz'altro una sorta di "liberazione". Io attualmente vivo questo momento con ansia perché non mi sento ancora pronto e vorrei cercare di capire quali sono le basi per un sereno CO. Sono consapevole, ai fini del mio benessere, che prima o poi questo CO deve arrivare ma come faccio a capire qual è la persona giusta con la quale confidarmi? Per fare CO bisogna prima accettarsi completamente o è un passo verso l'accettazione di sé stessi? Da una parte dico a me stesso di aspettare, perché attualmente non avrei la forza per un CO disastroso e quindi peggiorare solamente le cose , dall'altra ho paura di posticipare a tempo indeterminato. Forse tendo a razionalizzare troppo le cose e questo mi sta creando "semplicemente" una confusione in testa... 

Edited by Flavius
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Gli amici, i famigliari, i colleghi che hai sono persone di cui ti sarai fatto un'idea se sono friendly o omofobi. Il CO conviene iniziare a farlo con quelli friendly, semplice no ?

se hai amiche inizia da quelle che forse e' piu' facile con loro e le donne sono in genere piu' friendliy degli uomini.

Edited by marco7
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se lo vivi come una forzatura, datti i tuoi tempi;

certo, magari se arriverai agli -anta e sarai ancora nell'armadio, forse ci sarà qualche problemino da risolvere..

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Il problema è ben rappresentato dalle tue domande, e cioè: il valore del CO è tale e tanto che non può essere univocamente definito.

Può essere la ciliegina sulla torta dell'accettazione, può essere un passo intermedio nel lungo percorso ma può essere (paradossalmente) anche il la iniziale che dà il via alla sinfonia.

L'importanza delle varie testimonianze risiede proprio nella loro eterogeneità: il messaggio è che il tuo CO può seguire un'infinità di strade e che tu puoi scegliere il dove, il quando, il come e soprattutto il perché.

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@marco7  sono venuto a conoscenza dell' omosessualità di alcune persone (  anche se incontrate poche volte) perché i nostri amici in comune hanno ben pensato di sbandierarla come bigliettino da visita, oppure perché in momenti di rabbia, che possono nascere da un disguido, accostano al loro orientamento l ' espressione di m****a. Non credo però di conoscere persone omofibe perché,  oltre l' espressione che ho citato prima ma che può scaturire da un momento di rabbia,  non ho mai percepito dalle persone che conosco ostilità o malore  , e se ho captato qualcosa ho subito preso le distanze, quindi posso dirti di conoscere persone friendly ma troppo pettegole? Forse si... I familiari lasciamoli da parte per il momento ??????... 

@freedog ti sono sincero al momento la vivo come una forzatura, ma arrivare agli - anta ancora nascosto lo escludo, la vita è una e bisogna viverla ( l ho capito un po' tardi, ma meglio tardi che mai ?)...

@LocoEmotivo devo complimentarmi con te perché ogni volta la lettura dei tuoi commenti mi portani a riflettere molto... forse è il troppo "voler dare una forma preventiva" al mio CO che innesca nel mio cervello insicurezze e ansie,  questo l ho capito quando hai scritto che il CO può seguire infinite strade.

il la iniziale che dà il via alla sinfonia." 

Questa tua frase m' ha riportato alla mente un episodio di molti anni fa quando chiesi ad un mio amico mucisista a cosa servisse quello aggeggio che aveva sulla scrivania e lui mi disse che era l 'accordatore e ogni volta che andava in orchestra prima di iniziare il brano tutto gli strumenti si accordano con una nota che era il la, forse prima del CO devo un attimo "accordarmi" e credo che così facendo la scelta del dove, del come, del quando è del perché arriveranno in maniera del tutto naturale... O sbaglio? 

Edited by Flavius
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7 minutes ago, Flavius said:

al momento la vivo come una forzatura, ma arrivare agli - anta ancora nascosto lo escludo, la vita è una e bisogna viverla ( l ho capito un po' tardi, ma meglio tardi che mai ?)...

e ci sta.

per cui, ripeto, rilassati, prenditi i tuoi tempi e vedrai, per esempio, che quando troverai quello 'giusto' lo vorrai gridare ai 4 venti e non ti farai troppe paranoie tipo "oddio, adesso come glielo dico a X - Y -N - Z??";

soltanto, lo farai in modo meno coatto di un etero, perchè abbiamo una certa classe, NOI!!!

PS:

7 minutes ago, Flavius said:

LocoEmotivo devo complimentarmi con te perché ogni volta la lettura dei tuoi commenti mi portani a riflettere molto.

pessimo errore elogiare così un piacione simile! 

mò chi lo regge st'impiastro? sicuro che ricomincia a fà la ruota peggio dei pavoni...

insopportabile!

Edited by freedog
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13 minutes ago, Flavius said:

prima del CO devo un attimo "accordarmi" e credo che così facendo la scelta del dove, del come, del quando è del perché arriveranno in maniera del tutto naturale... O sbaglio? 

Che significa concretamente "accordarti"?

Se significa che vuoi fare prima delle esperienze, perchè pur avendo 27 anni ne hai poche alle spalle, può essere giusto a condizione che il tuo essere non dichiarato non diventi un limite a fare queste esperienze.

Perchè il punto è - suppongo - che il tuo non aver fatto CO fin qui, abbia prodotto un tuo "isolamento" protettivo e da questo guscio devi uscire, devi quindi farti carico della tua omosessualità e viverla, facendo sesso, innamorandoti etc

Le paure non viaggiano mai sole

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Forse la mia è un'opinione poco condivisa tra molti gay attivisti, ma non credo che il coming out sia sempre e comunque una cosa buona e giusta.

Io sono out con la mia famiglia ed alcuni amici e colleghi. L'ho voluto dire a mia madre (ai tempi a 17 anni) perchè me la sentivo e perchè sapevo che sarebbe stata di supporto. Non lo volevo dire a mio padre perchè sapevo che l'avrebbe presa male (e così è stato quando l'ha scoperto mio malgrado). Ora le cose sono ok, ma è stato culo. Conosco persone che hanno troncato di netto con i genitori da anni.  Se i miei genitori fossero stati due omofobi di ferro mi sarei volentieri tentuto tutto per me, ammettendo che per il resto si trattasse comunque di due persone che a loro modo mi vogliono bene e con cui ho piacere a stare.

Per me tutto va commisurato a quello che vuoi ottenere. Se cerchi libertà a volte fai prima ad uscire di casa. Se cerchi supporto allora devi cercarlo nelle persone che sai che possono e vogliono dartelo. Se vivi male l'idea di "mentire" a delle persone solo perchè non sanno tutti i cazzi tuoi in ordine cronologico (letteralmente XD) allora è il caso di capire quanto di te stesso vuoi far conoscere agli altri. Io ho una serie di aspetti, interessi e opinioni che vanno al di là del mio orientamento che potrebbero mettermi in difficoltà anche con amici di vecchia data e non ho problemi a tenermeli per me. Alla fine la loro amcizia non passa per forza dalla loro approvazione di ogni mia singola scelta  o gusto ?

Con le persone che non hanno problemi (e di cui mi fido abbbastanza da non rischiare che facciano i pettegoli) non ho motivo di omettere la cosa. Altrimenti, in generale, non  condivido tutto con tutti. Ma non credo nessuno di noi lo faccia! Credo che al di là dell'orientamento ci sia comunque sempre qualcosa che preferiamo tenere dentro e rivelare solo a quelli con cui ci sentiamo a nostro agio. Sono i sacrostanti cazzi nostri! :D

Quindi, per quello che vale il mio consiglio, non sentirti forzato dalle circostanze o dagli amici gay a doverlo dire a persone per cui non ne senti il bisogno o la voglia, tanto più se hai il sospetto che questo possa compromettere un rapporto che per te ha valore e che di certo non si basa sull'opinione che questa persona ha dei gay. Non fa parte dei doveri di un buon gay rovinarsi vita e amicizie per fare il martire "out and proud" a tutti i costi.

Se hai già in mente una persona che sai essere tranquilla sull'argomento, di cui ti fidi e con cui pensi sia positivo poter parlare anche della tua parte emotiva e relazionale, allora potresti partire da quella, se te la senti! Poi son d'accordo che la prima volta faccia paura anche se hai davanti la persona più frociarola e tranquilla del mondo. Lì usa la testa, cerca di capire quanta della tua paura è davvero razionalmente motivata . Se pensi sia la paura stessa a bloccarti e non un effettivo rischio di essere rifiutati...  buttati ? Dopo il primo diventa più facile!

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1 hour ago, Simba said:

Se i miei genitori fossero stati due omofobi di ferro mi sarei volentieri tentuto tutto per me

Ti rendi conto del fatto che con tuo padre hai fatto esattamente così, ma in ogni caso ti ha beccato ugualmente?

E d'altronde se ti fidanzi a 18 anni e stai assieme con una persona per 10 anni, come vuoi che prima o poi i tuoi genitori non se ne accorgano....non so come e quando sia avvenuto, ma un outing -prima o poi - è nell'ordine delle cose.

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1 hour ago, Simba said:

Non fa parte dei doveri di un buon gay rovinarsi vita e amicizie per fare il martire "out and proud" a tutti i costi.

mmhh..

stai confondendo un paio di piani diversi.

ossia:

che nessuno di noi se ne vada sull'autobus all'ora di punta in boa di struzzo & tacchi a spillo a cantà & ballà Britney sculettando (ottimo sistema per far sapè al mondo quanto si è sfranteh), lo si dà per scontato.

che però, se capita di parlare di sentimenti con qualche conoscente/collega, si dica col tono più naturale dell'universo (come in effetti è) che si è innamorati-fidanzati-cirinnati col boy of our life, mi sembra quanto meno salubre & salutare.

se l'interlocutore alla notizia si stranisce, problemi suoi.

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6 minutes ago, Hinzelmann said:

Ti rendi conto del fatto che con tuo padre hai fatto esattamente così, ma in ogni caso ti ha beccato ugualmente?

Il piano iniziale era quello ?  Però  c'è molta gente che è fuori casa da anni, gay da anni senza che i genitori lo sappiano o chiedano nulla. Il mio ex è uno di questi.  Non è che tutti si ritrovino per forza nella situazione di essere obbligati dalle circostanze a farlo, quindi a volte, quando le cose finiscono male e senza riappacificazione finale hollywoodiana ti viene da chiederti se fosse poi tanto necessario.

5 minutes ago, freedog said:

se l'interlocutore alla notizia si stranisce, problemi suoi.

E' un modo di vederla ?   Ma non tutti la pensano così. Io preferisco mantenere delle amicizie più superficiali con alcuni conoscenti/colleghi che so che non approverebbero le mie scelte, ma che allo stesso tempo non sono impiccioni e mi cercano/frequentano per altri aspetti che abbiamo in comune. Per me non è mai stato un peso non poter esternare gli aspetti privari della mia vita sentimentale con alcune persone, perchè non penso di dover condividere tutto con tutti e penso invece di poter trovare qualcosa da condividere con molti, che mi renda felice di passare del tempo con loro, anche se non sono i miei best friends for life che devono sapere tutto di me. Poi ho altre amicizie con cui condivido quell'aspetto e molti altri... ma magari non alcune passioni o interessi che ritrovo nelle persone con cui non sono out! E' un mio equilibrio e mi rende felice senza pesarmi. Per questo ne parlavo a Flavius, perchè mi rendo conto non sia frequente nei gruppi LGBT come opinione, ma per qualcuno funziona ?

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5 minutes ago, Simba said:

mi rendo conto non sia frequente nei gruppi LGBT come opinione, ma per qualcuno funziona ?

veramente è il contrario: quasi tutti la pensano o si comportano così;

evidentemente bazzichi poco l'ambiente omorikkione

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2 hours ago, Simba said:

Forse la mia è un'opinione poco condivisa tra molti gay attivisti, ma non credo che il coming out sia sempre e comunque una cosa buona e giusta.

Infatti, io non la condivido. E non sono un attivista.

Il CO è un atto di amore e rispetto verso se stessi, nella sua forma più nobile: implica che sei disposto a dire chi sei in ogni momento e in ogni contesto, anche a costo di rimetterci.

In altre parole, è un atto politico (inteso nella sua accezione più lata).

Il CO è una piccola rivoluzione personale, la stessa di quando passeggi mano nella mano col tuo tipo o te lo limoni in metropolitana senza troppi problemi: in quel momento, tu affermi la tua eterodossia in un mondo ortodosso ponendoti in silenzioso conflitto contro una certa omologazione.

Poi è ovvio che ognuno gli dà l'importanza che vuole (proprio perché, essendo un concetto esternamente ampio, è aperto a quasi ogni lettura), però a me piace pensare che il dichiararmi frocio a lavoro mi ha permesso di modificare un po' la percezione di alcuni miei colleghi circa il mondo LGBT.

E se mia madre ancora non lo accetta, sono davvero problemi suoi.

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Non conosco (o non ricordo) né la tua storia né il contesto in cui andresti a fare coming out, però rispetto ai dubbi che poni nel primo topic vorrei invitarti a cercare di non generare circoli viziosi che riuscirebbero giusto a buttarti nell'ansia e nello sconforto.

Dire che il coming out "deve essere" una cosa piuttosto che un'altra, può essere controproducente perché la realtà è un gran casino e se ne frega delle petizioni di principio. Quindi il coming out "può" essere, "può" avere un significato piuttosto che un altro, ciò dipende dalle circostanze, dalle difficoltà, dalla personalità, dai destinatari, dal periodo della vita in cui uno si trova, eccetera. Ulteriori forzature definitorie possono essere molto utili ma solo se intese come strumento a posteriori.

Mi spiego un po' meglio. Il coming out "può", "deve" essere o almeno "dovrebbe" essere il coronamento esteriore del percorso di accettazione, per chi è riuscito a vivere un'adolescenza ricca di esperienze e con piena consapevolezza privata del proprio orientamento. Però contemporaneamente "può/deve/dovrebbe" essere strumento di accettazione per chi si trova ad un punto morto proprio a causa del non poter avere esperienze a causa dell'imperativo di dover rimanere nascosto. Il coming out "può/deve/dovrebbe" essere lo strumento di battaglia, liberazione e affermazione della propria identità per chi ha dovuto sacrificare molto della propria persona/personalità a causa dell'omofobia propria o dell'omofobia altrui, e contemporaneamente "può/deve/dovrebbe" essere strumento di coerenza mentale e sociale per chi è stato risparmiato dalle circostanze.

Se noti bene quindi, il coming out può/deve/dovrebbe essere tante cose, anche molto diverse o addirittura opposte l'una all'altra, però in tutte le varianti che ho elencato si può notare che serve comunque una "spintarella", un tapparsi il naso e buttarsi dalla scogliera, un "salto" nel buio che solo tu puoi dare intenzionalmente a te stesso e la cui forza difficilmente troverai solo in motivazioni asetticamente razionali, a meno che non riesc a corredarle con un "impulso" alla lotta e con l'amore per te stesso che solo l'istinto ti può dare.

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24 minutes ago, Sampei said:

il coming out può/deve/dovrebbe essere tante cose, anche molto diverse o addirittura opposte l'una all'altra, però in tutte le varianti che ho elencato si può notare che serve comunque una "spintarella", un tapparsi il naso e buttarsi dalla scogliera, un "salto" nel buio che solo tu puoi dare intenzionalmente a te stesso e la cui forza difficilmente troverai solo in motivazioni asetticamente razionali, a meno che non riesc a corredarle con un "impulso" alla lotta e con l'amore per te stesso che solo l'istinto ti può dare.

completamente d'accordo con te.

aggiungo solo all'istinto che citi due circostanze che possono portare a farlo:

  • se si è strafelici perchè innamoratissimi e lo si vuole urlare al mondo
  • o si è in una valle di lacrime perchè il nostro trottolino amoroso dududu dadada ci ha lasciato all'improvviso e senza un perchè e si vuole urlare al mondo il nostro dolore
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2 hours ago, Simba said:

Il mio ex è uno di questi.

Ricapitolando - correggimi se sbaglio - il tuo ex è scappato di casa prima che poteva ( suppongo avesse degli anni in più di te ) e per non rischiare che i genitori la prendessero male ha rinunciato ad avere un rapporto con loro, pur avendo una sua autonomia ed una relativa tranquillità ed in compenso ha fatto scoprire te, che la sua autonomia non ce l'avevi e rischiavi più di lui.

Una vera lenza....

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2 hours ago, Hinzelmann said:

Ricapitolando - correggimi se sbaglio - il tuo ex è scappato di casa prima che poteva ( suppongo avesse degli anni in più di te ) e per non rischiare che i genitori la prendessero male ha rinunciato ad avere un rapporto con loro, pur avendo una sua autonomia ed una relativa tranquillità ed in compenso ha fatto scoprire te, che la sua autonomia non ce l'avevi e rischiavi più di lui.

Una vera lenza....

Umm veramente no, il mio ex è rimasto a lungo a casa con i suoi ed ha fatto fatica a scappare da lì. Dopo che è finita infatti ci è tornato. È una sua scelta quella di non fare coming out perché sapeva che non sarebbe stato mai accettato e avrebbe solo dato dispiacere alla madre. Tuttavia mantiene un bel rapporto con i suoi e loro non chiedono nulla, non perché sospettino, ma perché dalle loro parti funziona così, son molto discreti e fanno lo stesso col suo fratello etero. 

Però il thread non è sulle mie opinioni sul coming out, è sui dubbi di Flavius, non vorrei andare O. T. e distrarvi dal consigliarlo come meglio credete! Io ho dato solo la mia opinione personalissima ed opinabile, ma pur sempre uno dei tanti modi di vederla e viverla senza stress ?

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7 hours ago, Simba said:

Conosco persone che hanno troncato di netto con i genitori da anni.  Se i miei genitori fossero stati due omofobi di ferro mi sarei volentieri tentuto tutto per me, ammettendo che per il resto si trattasse comunque di due persone che a loro modo mi vogliono bene e con cui ho piacere a stare.

E come potrebbe funzionare?

Cioè io non solo dovrei essere contento di frequentare delle persone che se sapessero che sono gay non mi parlerebbero più,

ma dovrei persino - per piacere a queste persone odiose - negarmi il diritto di convivere col mio uomo, sposarmi e forse avere figli?

Mi sembra un po' troppo.

Anche perché i casi di un coming out in cui alla fine non si viene accettati sono più unici che rari

e vale comunque la pena rischiare, tanto non c'è nulla da perdere.

"Andare fuori di casa e non dire niente" va bene fino ai trent'anni, poi diventa grottesco e ingestibile.

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9 hours ago, Hinzelmann said:

Che significa concretamente "accordarti"?

Se significa che vuoi fare prima delle esperienze, perchè pur avendo 27 anni ne hai poche alle spalle, può essere giusto a condizione che il tuo essere non dichiarato non diventi un limite a fare queste esperienze.

Perchè il punto è - suppongo - che il tuo non aver fatto CO fin qui, abbia prodotto un tuo "isolamento" protettivo e da questo guscio devi uscire, devi quindi farti carico della tua omosessualità e viverla, facendo sesso, innamorandoti etc

Le paure non viaggiano mai sole

Hinzelmann non credo che il CO sia propedeutico ad eventuali esperienze, se dovessero arrivare che ben vengano ?. Ti dò ragione quando parli di questo guscio protettivo , sono consapevole di averlo costruito,  ma allo stesso tempo c ' è anche tanta voglia di sgretolarlo. Il mio voler accordarmi non è circoscritto solo alla sfera emotiva/relazionale, ma anche ad una situazione familiare con qualche tensione e ad una situazione lavorativa un po' saltuaria, mentre però quest 'ultime riesco, in qualche modo,  a gestire la prima è del tutto nuova. Se riuscissi a non incamerare tutte le energie nelle ultime, la prima ( è tutto ciò che ne consegue) riuscirei ad affrontarla con meno seghe mentali. 

7 hours ago, Simba said:

Forse la mia è un'opinione poco condivisa tra molti gay attivisti, ma non credo che il coming out sia sempre e comunque una cosa buona e giusta.

Io sono out con la mia famiglia ed alcuni amici e colleghi. L'ho voluto dire a mia madre (ai tempi a 17 anni) perchè me la sentivo e perchè sapevo che sarebbe stata di supporto. Non lo volevo dire a mio padre perchè sapevo che l'avrebbe presa male (e così è stato quando l'ha scoperto mio malgrado). Ora le cose sono ok, ma è stato culo. Conosco persone che hanno troncato di netto con i genitori da anni.  Se i miei genitori fossero stati due omofobi di ferro mi sarei volentieri tentuto tutto per me, ammettendo che per il resto si trattasse comunque di due persone che a loro modo mi vogliono bene e con cui ho piacere a stare.

Per me tutto va commisurato a quello che vuoi ottenere. Se cerchi libertà a volte fai prima ad uscire di casa. Se cerchi supporto allora devi cercarlo nelle persone che sai che possono e vogliono dartelo. Se vivi male l'idea di "mentire" a delle persone solo perchè non sanno tutti i cazzi tuoi in ordine cronologico (letteralmente XD) allora è il caso di capire quanto di te stesso vuoi far conoscere agli altri. Io ho una serie di aspetti, interessi e opinioni che vanno al di là del mio orientamento che potrebbero mettermi in difficoltà anche con amici di vecchia data e non ho problemi a tenermeli per me. Alla fine la loro amcizia non passa per forza dalla loro approvazione di ogni mia singola scelta  o gusto ?

Con le persone che non hanno problemi (e di cui mi fido abbbastanza da non rischiare che facciano i pettegoli) non ho motivo di omettere la cosa. Altrimenti, in generale, non  condivido tutto con tutti. Ma non credo nessuno di noi lo faccia! Credo che al di là dell'orientamento ci sia comunque sempre qualcosa che preferiamo tenere dentro e rivelare solo a quelli con cui ci sentiamo a nostro agio. Sono i sacrostanti cazzi nostri! :D

Quindi, per quello che vale il mio consiglio, non sentirti forzato dalle circostanze o dagli amici gay a doverlo dire a persone per cui non ne senti il bisogno o la voglia, tanto più se hai il sospetto che questo possa compromettere un rapporto che per te ha valore e che di certo non si basa sull'opinione che questa persona ha dei gay. Non fa parte dei doveri di un buon gay rovinarsi vita e amicizie per fare il martire "out and proud" a tutti i costi.

Se hai già in mente una persona che sai essere tranquilla sull'argomento, di cui ti fidi e con cui pensi sia positivo poter parlare anche della tua parte emotiva e relazionale, allora potresti partire da quella, se te la senti! Poi son d'accordo che la prima volta faccia paura anche se hai davanti la persona più frociarola e tranquilla del mondo. Lì usa la testa, cerca di capire quanta della tua paura è davvero razionalmente motivata . Se pensi sia la paura stessa a bloccarti e non un effettivo rischio di essere rifiutati...  buttati ? Dopo il primo diventa più facile!

6 hours ago, freedog said:

mmhh..

stai confondendo un paio di piani diversi.

ossia:

che nessuno di noi se ne vada sull'autobus all'ora di punta in boa di struzzo & tacchi a spillo a cantà & ballà Britney sculettando (ottimo sistema per far sapè al mondo quanto si è sfranteh), lo si dà per scontato.

che però, se capita di parlare di sentimenti con qualche conoscente/collega, si dica col tono più naturale dell'universo (come in effetti è) che si è innamorati-fidanzati-cirinnati col boy of our life, mi sembra quanto meno salubre & salutare.

se l'interlocutore alla notizia si stranisce, problemi suoi.

Condivido sia quanto detto da Simba che da freedog, nel senso che a volte le circostanze e le esperienze che una persona vive possono portare a costruire un equilibrio in funzione del contesto in cui ci si ritrova ( parlando in generale non nello specifico del CO) e che non necessariamente bisogna esternare gli aspetti privati con tutti ma se dovesse capitare l ' occasione neanche voglio frenarmi in nome di un' amicizia superficiale solo perchè con alcune persone condividi degli interessi, anche perché se un giorno dovessi trovare un compagno vorrei renderlo partecipe in tutto e per tutto. 

@Simba non mi sento forzato dalle circostanze o dagli amici proprio perché non tutti devono sapere, però quando si parla di rapporti che hanno valore, quindi di amicizie e non di conoscenze, prima o poi se il rapoorto è vero l ' argomento deve uscire a galla , ma perché secondo me per Amicizia si condivide tutto, sia gli aspetti negativi che quelli positivi ( soprattutto). 

4 hours ago, Sampei said:

Non conosco (o non ricordo) né la tua storia né il contesto in cui andresti a fare coming out, però rispetto ai dubbi che poni nel primo topic vorrei invitarti a cercare di non generare circoli viziosi che riuscirebbero giusto a buttarti nell'ansia e nello sconforto.

Dire che il coming out "deve essere" una cosa piuttosto che un'altra, può essere controproducente perché la realtà è un gran casino e se ne frega delle petizioni di principio. Quindi il coming out "può" essere, "può" avere un significato piuttosto che un altro, ciò dipende dalle circostanze, dalle difficoltà, dalla personalità, dai destinatari, dal periodo della vita in cui uno si trova, eccetera. Ulteriori forzature definitorie possono essere molto utili ma solo se intese come strumento a posteriori.

Mi spiego un po' meglio. Il coming out "può", "deve" essere o almeno "dovrebbe" essere il coronamento esteriore del percorso di accettazione, per chi è riuscito a vivere un'adolescenza ricca di esperienze e con piena consapevolezza privata del proprio orientamento. Però contemporaneamente "può/deve/dovrebbe" essere strumento di accettazione per chi si trova ad un punto morto proprio a causa del non poter avere esperienze a causa dell'imperativo di dover rimanere nascosto. Il coming out "può/deve/dovrebbe" essere lo strumento di battaglia, liberazione e affermazione della propria identità per chi ha dovuto sacrificare molto della propria persona/personalità a causa dell'omofobia propria o dell'omofobia altrui, e contemporaneamente "può/deve/dovrebbe" essere strumento di coerenza mentale e sociale per chi è stato risparmiato dalle circostanze.

Se noti bene quindi, il coming out può/deve/dovrebbe essere tante cose, anche molto diverse o addirittura opposte l'una all'altra, però in tutte le varianti che ho elencato si può notare che serve comunque una "spintarella", un tapparsi il naso e buttarsi dalla scogliera, un "salto" nel buio che solo tu puoi dare intenzionalmente a te stesso e la cui forza difficilmente troverai solo in motivazioni asetticamente razionali, a meno che non riesc a corredarle con un "impulso" alla lotta e con l'amore per te stesso che solo l'istinto ti può dare.

Sampei a poco a poco sto prendendo consapevolezza della situazione in cui mi trovo dopo un periodo un po' buio, quando parlo di non forzare è perché penso che questo impulso sia ancora celato dentro di me. Credi sia giusto procedere con razionalità ma anche con rilassatezza perché assolutamente, come hai detto tu, voglio evitare questi circoli viziosi che potrebbero buttarmi in stati d 'ansia e agitazione... 

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Certamente Flavius, e io ti volevo dire che prima o poi dovrai comunque  forzare un po' le cose, è del tutto fuori discussione che "le cose verranno con naturalezza" a meno che non prenderai un po' di iniziativa anche deliberatamente contro il tuo stesso ipotetico comfort relazionale attuale.

Ci tengo a sottolineare questo perché al contrario di come dici, le esperienze non vengono da sé, bisogna per forza andarsele a cercare e ancor prima crearsi le condizioni per poterle vivere.

Edited by Sampei
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2 hours ago, Flavius said:

se dovesse capitare l ' occasione neanche voglio frenarmi in nome di un' amicizia superficiale solo perchè con alcune persone condividi degli interessi, anche perché se un giorno dovessi trovare un compagno vorrei renderlo partecipe in tutto e per tutto. 

sì e no, nel senso che non sempre è possibile rendere partecipe il moroso a tutte le eventuali attività, esempio classico il lavoro da dipendente; ma càpita che sul lavoro durante la pausa caffè si parli coi colleghi di com'è andato il weekend, chi dirà di essere stato in montagna con la moglie, chi al mare col fidanzato, chi vorrà/dovrà mentire o tacere. Stesso discorso per la cena dell'ufficio aperta a mogli e mariti... 

Solo per dire che, pur senza coinvolgere direttamente, è difficile tenere gli aspetti privati della nostra vita del tutto scollegati dalle quotidiane o occasionali attività, nemmeno dalla associazione dell'uncinetto della quale siamo soci attivi, significherebbe insomma prima o poi reprimersi, farsi del male.. 

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12 hours ago, Flavius said:

Hinzelmann non credo che il CO sia propedeutico ad eventuali esperienze, se dovessero arrivare che ben vengano ?. Ti dò ragione quando parli di questo guscio protettivo , sono consapevole di averlo costruito,  ma allo stesso tempo c ' è anche tanta voglia di sgretolarlo. Il mio voler accordarmi non è circoscritto solo alla sfera emotiva/relazionale, ma anche ad una situazione familiare con qualche tensione e ad una situazione lavorativa un po' saltuaria, mentre però quest 'ultime riesco, in qualche modo,  a gestire la prima è del tutto nuova. Se riuscissi a non incamerare tutte le energie nelle ultime, la prima ( è tutto ciò che ne consegue) riuscirei ad affrontarla con meno seghe mentali.

Cerco di interpretare

Le cose in famiglia non vanno bene e tu non hai un lavoro fisso, questa situazione - se comprendo - ti assorbe tutte le energie e ti lascia poco spazio alla possibilità di accordarti relativamente alla sfera "emotiva/relazionale"

Praticamente è come se tu mi stessi dicendo che la situazione familiare ti sta assorbendo, con sacrificio dei tuoi bisogni individuali, a prescindere dal CO

Io ho una certa età e di gay ne ho conosciuti tanti quindi devi capire che nella mia testa scorrono mille casi diversi : il gay affezionatissimo alla nonna che ha assistito fin sul letto di morte e si è sbloccato a 26 anni dopo il funerale, quello cha ha ingaggiato una lotta con un padre prepotente per proteggere la madre etc etc Non voglio in nessun modo svilire i sentimenti autentici provati da questi ragazzi, peraltro oramai non più tali, ma io so che il paradossale risultato di situazioni come queste è che questi ragazzi ricevevano gli elogi dei parenti più cattolici ed omofobi, perchè "martiri" della famiglia.

Sono casi estremi, magari le tue tensioni familiari sono di più facile soluzione e non è necessario che tu dica loro "sono gay" per affermare il fatto che esisti hai 27 anni ed hai dei bisogni tuoi, purchè tu lo sappia, ti imponga di non farti assorbire e di porre dei limiti ben precisi

Attenzione al mantenimento dell'equilibrio in un contesto, in alcuni casi  oportet ut scandala eveniant, noi non siamo nati per esser tutti delle "mine vaganti" ma non diventare per questo la "boa" di tutti coloro che ti circondano

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Saramandasama
8 minutes ago, Hinzelmann said:

Cerco di interpretare

Le cose in famiglia non vanno bene e tu non hai un lavoro fisso, questa situazione - se comprendo - ti assorbe tutte le energie e ti lascia poco spazio alla possibilità di accordarti relativamente alla sfera "emotiva/relazionale"

Praticamente è come se tu mi stessi dicendo che la situazione familiare ti sta assorbendo, con sacrificio dei tuoi bisogni individuali, a prescindere dal CO

Io ho una certa età e di gay ne ho conosciuti tanti quindi devi capire che nella mia testa scorrono mille casi diversi : il gay affezionatissimo alla nonna che ha assistito fin sul letto di morte e si è sbloccato a 26 anni dopo il funerale, quello cha ha ingaggiato una lotta con un padre prepotente per proteggere la madre etc etc Non voglio in nessun modo svilire i sentimenti autentici provati da questi ragazzi, peraltro oramai non più tali, ma io so che il paradossale risultato di situazioni come queste è che questi ragazzi ricevevano gli elogi dei parenti più cattolici ed omofobi, perchè "martiri" della famiglia.

Sono casi estremi, magari le tue tensioni familiari sono di più facile soluzione e non è necessario che tu dica loro "sono gay" per affermare il fatto che esisti hai 27 anni ed hai dei bisogni tuoi, purchè tu lo sappia, ti imponga di non farti assorbire e di porre dei limiti ben precisi

Attenzione al mantenimento dell'equilibrio in un contesto, in alcuni casi  oportet ut scandala eveniant, noi non siamo nati per esser tutti delle "mine vaganti" ma non diventare per questo la "boa" di tutti coloro che ti circondano

L'ultima frase è molto bella~

Certo c'entra col fatto che noi italiani siamo dei mammoni, forse.

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davydenkovic90
On 9/1/2018 at 2:49 AM, Flavius said:

Dalla lettura dei diversi topich ho capito che il CO deve essere un evento naturale, senza forzatura ed uno degli aspetti positivi che ne deriva è senz'altro una sorta di "liberazione".

Be', la sessualità non dev'essere dichiarata come se fosse una merce preziosa alla dogana (che poi magari ti viene confiscata)-

Quello che è naturale è scegliere di fare coming out nel momento in cui l'alternativa è continuare a mentire, simulare e dissimulare, il che mi sembra più difficile che trovare un attimo di faccia tosta e dire "sono gay" con conseguenze annesse.

Non ho mai concepito il coming out come un annuncio, ancor meno se a questo annuncio deve seguire una reazione o un dibattito. Non ho mai voluto che il mio interlocutore, sapendo la cosa, mi rispondesse, che mi dicesse qualcosa di politicamente corretto, di confortante, oppure al contrario di offensivo o critico. La mia sessualità è un fatto, come lo è la sessualità di mio padre e di mia madre, qualcosa di insindacabile che io dico per coerenza e onestà intellettuale esattamente come la mia data di nascita o il mio nome.

L'unica cosa è che un ragazzo gay - a meno che non sia Malgioglio - può facilmente essere preso per etero di default, e quindi bisogna sforzarsi di dirlo prima possibile, a un nuovo conoscente o gruppo, ecc. Onde evitare equivoci che, se protratti per un bel po' di tempo, possono davvero mettere nei guai e far nascere rapporti poco limpidi

Edited by davydenkovic90
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1 hour ago, davydenkovic90 said:

Non ho mai concepito il coming out come un annuncio, ancor meno se a questo annuncio deve seguire una reazione o un dibattito. Non ho mai voluto che il mio interlocutore, sapendo la cosa, mi rispondesse, che mi dicesse qualcosa di politicamente corretto, di confortante, oppure al contrario di offensivo o critico

Questo in una situazione ideale dove la gente capisce le cose. Per quanto riguarda la mia minuscola esperienza mi sono sentito meglio quando mi hanno chiesto spiegazioni o delucidazioni sulla tematica, che quando non hanno avuto una reazione, evitando l'argomento perché imbarazzati, ma facendo capire di essere a disagio. 

Preferisco che mi facciano delle osservazioni piuttosto che stiano in silenzio, almeno capisco se mi comprendono e mi vogliono bene oppure no. 

Condivido l'idea che sia meglio dirlo in modo spontaneo, come se niente fosse, ma dopo averlo fatto mi piace avere un riscontro nella persona che ho davanti, anche se impacciato o retorico. 

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davydenkovic90
1 hour ago, n1c0l4 said:

Per quanto riguarda la mia minuscola esperienza mi sono sentito meglio quando mi hanno chiesto spiegazioni o delucidazioni sulla tematica, che quando non hanno avuto una reazione, evitando l'argomento perché imbarazzati, ma facendo capire di essere a disagio. Preferisco che mi facciano delle osservazioni piuttosto che stiano in silenzio, almeno capisco se mi comprendono e mi vogliono bene oppure no. 

Penso che si capisca da altro se uno ti vuole bene o no. Non c'entra niente l'imbarazzo, è semplicemente ridicolo che qualcuno - saputo che sei gay - venga lì a farti osservazioni degne del peggior opinionista di Forum, sia che queste siano pro o contro.

E' scortese e snervante perché l'omosessualità è un fatto, non c'è da essere né pro, né contro, non c'è da voler bene né odiare, né da essere a proprio agio o a disagio.  C'è semplicemente da prenderne atto e non fare alcuna differenza che nel caso di un eterosessuale.

Già il modo di fare coming out come fa qualcuno o come si vede nei film, ovvero prendendo coraggio e dando l'annuncio "mamma, papà, sono gay", secondo me non è una grandissima idea, perché in quel momento la persona che riceve quell'informazione si sente quasi in dovere di commentare. Già nell'annuncio c'è insito il voler avere una risposta, un'approvazione o disapprovazione, che di solito la persona non è nemmeno pronta a elaborare. Conviene piuttosto essere i primi a vivere la cosa naturalmente, senza 'sta mania della confessione e dell'approvazione dall'alto (sarà l'eco dell'educazione cattolica). Va detto assolutamente, ma senza alcuna pompa magna e senza aspettarsi dall'interlocutore nulla in più o in meno di una dichiarazione di eterosessualità.

Ripeto, non c'entra l'imbarazzo. Se qualcuno vuole parlare con me della mia sessualità o di sessualità in generale, mi va bene. Quello che voglio evitare è di sentirmi dire frasi fatte di Barbara Palombelli solo perché la gente non ha imparato che in certe situazioni, se non hai un cazzo da dire o non sei sufficientemente preparato, è meglio tacere

Edited by davydenkovic90
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6 minutes ago, davydenkovic90 said:

Ripeto, non c'entra l'imbarazzo. Se qualcuno vuole parlare con me della mia sessualità o di sessualità in generale, mi va bene. Quello che voglio evitare è di sentirmi dire frasi fatte di Barbara Palombelli solo perché la gente non ha imparato che in certe situazioni, se non hai un cazzo da dir

Allora la pensiamo uguale. Avevo capito che non volessi risposte di alcun tipo quando fai CO

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E' evidente che tutti noi preferiremmo che il CO fosse un atto spontaneo una manifestazione di "autenticità" rispetto a dei condizionamenti sociali percepiti come mere limitazioni, ma per lo stesso motivo è una manifestazione di libertà che implica la socializzazione della nostra omosessualità.

Immaginare noi "autentici e spontanei" e loro "impacciati e retorici" è certamente una idealizzazione rassicurante

Tralasciamo la parte che riguarda "loro" cioè la reazione degli eterosessuali e concentriamoci su di noi

Io parlo per me, a titolo strettamente personale, ma personalmente così "spontaneo" la prima volta che ho fatto CO non lo sono stato

Come non lo sono stato la prima volta che ho fatto sesso, la prima volta che mi sono innamorato etc

Posso -forse- avere la presunzione di essere spontaneo oggi, dopo che ho fatto molti CO, molto sesso e mi sono innamorato diverse volte, ma la spontaneità è semmai una acquisizione che ho ricavato dall'esperienza. E forse a posteriori tutta questa spontaneità non la voglio neanche...se il sesso è tutto e solo la ripetizione automatica di un copione già scritto, sarà spontaneo ma rischia di diventare noioso.

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