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Come affrontare o prevenire l'indecisione?


Aarwangen

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Come affrontate una grande indecisione riguardo una scelta, importante o banale che sia? Non per forza scelte di vita, che richiedono molta attenzione, ma pure indecisione per scelte banali che incredibilmente vi lasciano in un limbo senza decisione. Come la superate?

Edited by Aarwangen
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le scelte vanno ponderate, nel senso che bisogna prevedere gli effetti e le conseguenze (poi dipende dai casi) per prevenire l'indecisione bisogna osare, spingersi se no  ci si rimugina sopra all'infinito. 

Tipo non so decidermi su che notebook comprare, ho esaminato i processori intel, amd, schede grafiche, le offerte di mediaworld, expert, unieuro ecc ecc per trovare un buon notebook a un prezzo conveniente. Ho valutato mac e windows e alla fine ho deciso che punterò su un bel dell.  

Edited by Zafkiel
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Assorbo più informazioni possibili riguardo a ciò che una scelta o l'altra potrebbero comportare valutando nella mia mente pro e contro tra le varie opzioni, dunque procedo ad una lenta scrematura delle alternative meno allettanti, scartandone una dopo l'altra lasciando solo quelle che maggiormente mi interessano o che comunque sembrano più valide, e infine mi butto.

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Interessantissima questione. Da tempo meditavo di scriverci un topic sopra o qualcosa del genere, soprattutto in seguito ad una conversazione surreale avuta tempo fa con un familiare. Doveva prendere una decisione molto importante che ne cambierà verosimilmente la vita, ma è una decisione abbastanza "facile", nel senso che l'opzione A era chiaramente così devastante che deve per forza scegliere B. Mi ha espresso la sua soddisfazione in questo: "preferisco non avere scelta, in realtà, tanto quando ho una scelta sbaglio a scegliere".

Io TRIGGERED, come ogni volta che sento una stupidata ? 

Con calma ho spiegato che quella cosa che aveva detto non aveva alcun senso. Non avere scelta significa essere prigionieri, schiavi, ingabbiati. Perché mai un dovrebbe desiderare di essere ingabbiato?

In realtà però la gabbia, la mancanza di scelta, ha una serie di caratteristiche superficialmente allettanti, tanto che molti si cercano attivamente delle gabbie da indossare.

Semplicemente, la scelta è un processo molto impegnativo. Per cominciare richiede uno vero sforzo cerebrale, sia introspettivo che intellettuale: devo capire cosa vorrei, e anche qual è il modo migliore per ottenerlo. Quindi già una buona ragione per non voler prendere una decisione è semplicemente che è faticoso farlo. L'altro motivo, ancora più importante secondo me, è che una decisione implica una responsabilità. Anche la decisione più banale: ordinare il pesce piuttosto che la carne al ristorante... "e se poi te ne penti!?", come direbbe Padre Maronno. C'è la possibilità che le conseguenze alla fine non ci piacciano. Insomma la scelta rappresenta libertà, eccitazione, potere, novità... Ma al contempo implica una certa dose di fatica e di stress. Ho sperimentato che, mentre per alcuni prendere decisioni è soprattutto una cosa figa ed eccitante, per altri questo stress è talmente pesante che si inventano qualsiasi strategia pur di eluderlo. Le tecniche classiche, in tal senso, sono due: la prima è la procrastinazione. Devi fare una scelta? La rimandi all'infinito, così non devi porci mente sopra e puoi rilassarti; oppure prosegui all'infinito il processo di valutazione delle opzioni di modo da non dover comunque mai fare il passo risolutivo. La seconda è l'impulsività: siccome non sopporto lo stress collegato al ponderare una scelta, allora cerco di togliermi il dente e scelgo rapidissimamente, quasi a caso, e probabilmente male: così la sofferenza della scelta durerà il meno possibile. 

Per strano che possa sembrare, i due processi non sono mutualmente esclusivi: rimandare all'infinito una scelta significa che ci si può trovare a corto di tempo per effettuarla davvero, così che alla fine, con l'orologio che ticchetta nelle orecchie, tocca scegliere d'impulso. Una variante comune di entrambi i processi e che si finisca per "scegliere di non scegliere", ovvero si faccia banalmente la scelta passiva, quella che preserva di più lo status quo. È una scelta anche quella, proprio come tutte le altre, ma per qualche ragione sembra essere "meno scelta" delle altre, più rilassante delle altre.  Vedasi il mio interlocutore, che gioiva di subire una costrizione verso una certa scelta di modo da non subirne il peso.

Per uscire da questo tipo di impasse bisogna innanzitutto riconoscere da dove viene. Come abbiamo detto, viene da pigrizia intellettuale e paura dell'errore e della responsabilità. Dunque per disinnescarla i passi che trovo utili sono i seguenti:

Il primo è riconoscere che anche scegliere di non scegliere è una scelta. Se si tiene ferma dinanzi agli occhi la consapevolezza che rimandare una scelta all'infinito, oppure viceversa farla subito e a caso, oppure ancora scegliere semplicemente quella che mantiene lo status quo, equivale comunque a fare una scelta molto precisa, allora ecco che si è spronati a valutare seriamente tutte le opzioni, perché ci si rende conto che tanto non si può eludere la responsabilità. 

Il secondo passo sembra andare nella direzione opposta:  non possiamo eludere la responsabilità, ma senz'altro possiamo e dobbiamo alleggerirne il peso. Per cominciare, occorre capire che è possibile fare gli errori. Siamo umani, bisogna accettarlo e non essere troppo severi con sé stessi se si fa una scelta che col senno di poi risulta erronea. Inoltre, bisogna realizzare anche che non tutto è sotto il nostro controllo, ovvero anche una scelta "giusta", che era senz'altro la più corretta sulla base delle informazioni in nostro possesso, potrebbe in realtà rivelarsi sbagliata col senno di poi, per via di elementi che sfuggivano al controllo. Ho comprato quell'auto bellissima a basso prezzo, era l'affare migliore che ci fosse in giro quando l'ho presa... tre giorni dopo la stessa auto la vendevano al 30% in meno. Ok, col senno di poi ho "sbagliato" a comprarla quando costava di più, ma non potevo mica prevedere quello che sarebbe successo dopo, non ne sono responsabile. Può sembrare contro-intuitivo, ma in realtà se uno si rende conto che le proprie scelte non pesano poi così tanto, migliora la propria capacità di scegliere e dunque di prendere in mano la propria vita e di fare scelte che pesino davvero, ma in positivo. 

Infine, terzo passo, questo è molto pragmatico e terra-terra... cercare degli stratagemmi per non assecondare la tendenza alla procrastinazione o all'impulsività. L'ideale, da questo punto di vista, è darsi un tempo per scegliere e, con autodisciplina, dedicare alla scelta esattamente quel  tempo che ci si è prefissati. Per esempio, sono alla fermata dell'autobus. Non sta passando, e non so se sia già passato in anticipo oppure se sia in ritardo. Che faccio? Vado a piedi, o aspetto, sperando che sia in ritardo? Se sbaglio arriverò in ritardo a lavoro e mi beccherò una ramanzina... La tentazione più forte può essere di stare lì a pensarci tanto a lungo che alla fine si farà tardi comunque, oppure di scapparsene subito a piedi, e magari sarebbe stato ragionevole aspettare ancora un po'. L'ideale è darsi un tempo preciso: attenderò esattamente cinque minuti, orologio alla mano. Allo scoccare del quinto minuto andrò a piedi. Ovviamente questo non può garantire di fare la scelta giusta, nulla può; ma è chiaro che sblocca subito lo stallo, la condizione paralizzante: in qualche modo sarai obbligato a decidere in modo ponderato. 

Essenzialmente, si tratta di ammorbidire la propria personalità. La paura della scelta è generalmente un tratto tipico dei control freak, le persone molto rigide che vogliono che tutto vada secondo i loro schemi. Ironicamente, quelle, che vorrebbero controllare sempre tutto, sono esattamente le persone che nella propria vita non riescono a controllare mai niente, perché hanno paura di fare scelte e dunque di prendere il controllo. Se uno riesce ad ammorbidire questi tratti di rigidità estrema, inizia a vedere nella scelta quello che davvero è: un'apertura a possibilità, un'occasione di realizzare sé stessi nel mondo. 

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io usually mi fido del mio istinto, e mi butto.

se dovessi fare un bilancio, son più le volte che ci ho azzeccato che quelle in cui ho preso tranvate / fregature.

c'avrò (avuto) un gran bel q, chissà!

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3 hours ago, FreakyFred said:

(...) allora ecco che si è spronati a valutare seriamente tutte le opzioni, perché ci si rende conto che tanto non si può eludere la responsabilità. 

Poiché mi rivedo molto nel tipo che "si crea da sé le gabbie" e talvolta si preclude la possibilità di scegliere per non soffrirci troppo su, già ti dico che l'idea di "seria valutazione di tutte le opzioni" mi mette addosso un'ansia indicibile. Quand'è seria una valutazione? Quali sarebbero poi TUTTE le opzioni? Eh? EHHHH? :D

Preferisco quel che scrivi subito dopo a proposito della capacità di perdonarsi qualche errore e dell'accettazione delle nostre-inevitabili- imperfezioni...però credi, un procrastinatore davvero funziona meglio quand'è obbligato a far qualcosa, e spesso un perfezionista forzato a portare a termine un compito lo svolgerà realmente meglio di altri...poi, certo, non venirmi a parlare di realizzazione di sé che è tutto molto ma molto saggio ma proprio non si accorda al mio modo di sentire tutta la faccenda. Se potessi semplicemente EVITARE (che cosa? TUTTO!) credo starei davvero meglio.

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22 minutes ago, schopy said:

credi, un procrastinatore davvero funziona meglio quand'è obbligato a far qualcosa, e spesso un perfezionista forzato a portare a termine un compito lo svolgerà realmente meglio di altri.

Conosco bene la psiche del procrastinatore perché io per primo ho un'indole da procrastinatore. Tenuta però efficientemente a bada ?

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Ci sono scelte e scelte. Comprare un cellulare o un altro, passare da un gestore a un altro dell'elettricità e del gas, scegliere una banca o un'altra, andare in vacanza qui o là, comprare questa o quella macchina, sono tutte cose affrontabili senza farsi venire ansie. Ci si informa un po', un po' si segue il proprio istinto, un po' la ragione, un po' il consiglio o l'approvazione degli amici (che per me è fondamentale) e non ci spreco altro tempo.

Fare una scelta impegnativa (accettare un trasferimento all'estero, decidere di mettersi o no con una persona) – non credo che all'istinto, al sentito interiore. Se la mia voce interna dice "no", inutile insistere, anche se non fare (o fare) una certa cosa razionalmente appaia come un errore, una perdita, un'occasione persa.

E non credo a tecniche per rafforzare una capacità di scelta che sia, anche oggettivamente, bassa. Non c'è niente da fare. Conta solo quello che senti, e se non lo senti, non ci puoi fare niente.

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3 minutes ago, Isher said:

Conta solo quello che senti, e se non lo senti, non ci puoi fare niente.

Tutto corretto, se alla fine ti ricordi di aggiungere "per me". 

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No, purtroppo non è sottinteso e qui quasi nessuno si ricorda mai di specificarlo quando sta esponendo un proprio approccio personale alle cose ?

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Sì sì, bisogna specificarlo.

E in fondo il mio post è una generalizzazione a tutto campo del "per me". 

La domanda iniziale chiedeva peraltro come ridurre le indecisioni, dando quindi per assodato che si sia indecisi. Anche a me capita di essere indeciso su certe cose in modo "nevrotico" - voglio dire: non essere indeciso se comprare una Toyota o una Fiat, cosa che rientra nelle cose risolvibili, ma essere indeciso per debolezza della capacità a seguire il mio proprio impulso, che in questo caso va portato alla luce.

Discorso completamente diverso è se seguire l'istinto, il proprio sentito interiore – come "regola" generale, anche se il vocabolo è impreciso – sia una cosa giovevole oppure no. E la mia risposta è: dipende. In certi casi ti porta a fare enormi sbagli. In certi casi bisognerebbe ragionare e soffocare l'istinto. In altri casi invece ti porta a essere sereno e in pace con te stesso. 

Una buona regola è esaminare se la decisione presa per istinto riguardi solo sé stessi o anche un altro, anche altri. In questo secondo caso seguire solo l'istinto è spesso un errore. Se riguarda solo te, il rischio è minore – anzi spesso funziona.

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La scelta "per istinto" è un punto che ha sollevato anche @freedog. Non sorprende che tutto sommato funzioni bene, perché chi sceglie "per istinto" (e non "per impulso", che è diverso) è naturalmente molto meno a rischio di stallo e immobilità rispetto a chi riflette molto sulla scelta. Tendenzialmente, agire è meglio dello stare in stallo, anche a rischio di agire male. 

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È vero che istinto e impulso sono ben diversi. L'impulso è quasi sempre un errore – a meno che sia un impulso  generoso, dettato dal cuore.  In questo caso coincide con il fare del bene, aiutare una persona, agire a favore di qualcuno.

Comunque zia Maria (la zia della mia infanzia e adolescenza e anche un bel po' dopo...) diceva che bisogna sempre contare fino a 5 prima di rispondere, fare una cosa – bisogna sempre pensarci bene. Voleva parlare dell'educazione dell'impulso, e dello stesso istinto. Che è una cosa diversa dall'indecisione. Per farlo, bisogna essere sereni, calmi, avere un certo senso di fiducia in sé stessi..

Analogamente, la ragione non serve a molto se non c'è fiducia nella ragione. 

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