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Negli USA chiude l'ultima fabbrica di CD


Rotwang

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Una rivoluzione che è già passato. Quando negli anni '80 il compact disc apparve improvvisamente sul mercato musicale, molti lanciarono un grido di allarme: il vinile e le musicassette inevitabilmente avrebbero dovuto lasciare il passo a questo nuovo dispositivo, più sicuro, quasi indistruttibile. Un cambiamento epocale voluto dalla Philips, insieme alla Sony, che prese il posto della dubbiosa DuPont che aveva ritenuto il progetto troppo costoso. La produzione dei primi cd fu avviata in Germania, il 17 agosto 1982 fu messo in commercio ‘The Visitors’ degli Abba, già pubblicato il 30 novembre 1981, anche se la prima stampa di un cd fu la registrazione della ‘sinfonia Alpina’ di Richard Strauss, con la conduzione di Herbert von Karajan. Una rivoluzione nel mondo della musica, ormai ad un passo dal diventare passato. Di questi giorni, è infatti la notizia che chiuderà l’ultima fabbrica di cd negli Stati Uniti. 

Proprio la Sony, infatti, ha deciso di mettere la parola fine sul suo stabilimento di Terre Haute, nell’Indiana, che nel 1984 divenne il primo a produrre questi diffusissimi supporti audio: 375 dipendenti sono stati licenziati, 300 resteranno per produrre supporti la Playstation. Troppo forte la concorrenza del download e dallo streaming musicale da parte di aziende come Amazon, Apple e Spotify, tra gli altri. In un periodo in cui la Gibson, lo storico marchio di chitarre, è ad un passo dal fallimento, la notizia dei cd che stanno per sparire a causa del crollo delle vendite è indicativo di un momento forse complicato per il mondo della musica. Almeno incerto. Secondo gli ultimi dati, negli Stati Uniti le vendite sono diminuite del 18%, mentre la vendita di musica digitale ha superato quella su cd, che genera 40 milioni di dollari l’anno. Nel mondo, invece, i dati sono inequivocabili: se fino al 2007 i cd venduti nel mondo hanno raggiunto i 200 miliardi di unità, nel 2010 il dato si è dimezzato rispetto al 2000, considerato il picco in tema di vendite. 

Un calo che ha raggiunto la media del 5% annuo e di questo passo si prevede la scomparsa dei cd nel 2022. “Siamo in un momento di transazione per la musica che ormai dura da circa 20 anni. La musica è la più importante piattaforma che ha subito le maggiori mutazioni. Ormai ogni 2-3 anni c’è un cambio epocale”. Giordano Sangiorgi è il patron del Mei, il Meeting delle etichette indipendenti, manifestazione giunta alla ventitreesima edizione, nata nel 1995 come Festival delle Autoproduzioni e diventata Mei nel 1997, che si svolge ogni anno nell’ultimo fine settimana di settembre a Faenza e che raduna le principali produzioni discografiche indipendenti italiane. C’è quindi un crollo dei cd e il ritorno del vinile, soppiantato negli Anni 80, “anche se parliamo di fatturati ancora molto diversi”, spiega Sangiorgi. “A Londra l’anno scorso c’è stata la fiera dell’mp3 usato, mentre 15 anni fa l’mp3 era un elemento di divulgazione maggiore. Ora capiamo quanto è tutto cambiato. Siamo in un momento di transizione continuo. Non tanto nella produzione, anche se con gli stessi costi”. Presto “sicuramente vedremo altri modelli che oggi non conosciamo”. Per quanto riguarda l’Italia, “tenendo conto del fatturato della vendita di supporti fisici musicali è calata dell’80%”, abbiamo però “oggi un piccolo segno positivo. Si stanno conquistando lievemente i mercati, abbiamo un ‘più’ sugli strumenti musicali e sulla raccolta dei diritti”. Per quanto riguarda la distribuzione, Sangiorgi, parlando delle piattaforme, ha sottolineato che ad esempio “il grande fatturato di Youtube non arriva alla filiera creativa. Una volta, il distributore fisico teneva il 30%, oggi chi distribuisce musica, come appunto Youtube, che non ha concorrenti, detta legge. E pagano poco la filiera creativa. E la inaridiscono”. 

Per il patron del Mei, da salutare positivamente la politica attuale del ministero dei Beni Culturali, grazie al cui intervento “c’è una maggiore raccolta di diritti e investimenti”. E poi “Mibact e Siae hanno lanciato la campagna S’Illumina” e hanno finanziato “oltre 200 progetti, in un’epoca in cui c’è una inversione di tendenza. Sono stati tanti gli altri interventi a favore del made in Italy musicale. Ma prima c’era stata una cosa del genere da alcun altro ministro”. E poi per lo spettacolo dal vivo “sono state rinnovate norme come non succedeva da anni, pensiamo anche all’iva al 10% sui concerti, ai bonus sugli strumenti musicali, oppure a quello per i giovani”. Quando il cd iniziò a prendere il posto del vinile “quelli più grandi di me piangevano dicendo che i cd sarebbero scomparsi. Per me ogni generazione deve avere il suo modello: senza il mangiadischi non avremmo conosciuto la beat generation, oggi senza i social, senza il web, non conosceremmo tanti altri bravissimi artisti. Per cui, bene così”.

Siete nostalgici dell'elettronica tra gli anni '80 e inizio anni 2000?

Edited by Rotwang
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