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Deficit Affettivo, Problemi con i genitori, Dolore ha influito sulla nostra vita e il vostro orientamento?


grumpypa

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9 hours ago, Olimpo said:

quello che descrivi è un approccio riduzionista;  la tua identità non è soltanto il frutto di come ti hanno educato i tuoi genitori, ma di tante varianti, anche genetiche.

e niente, quando scrive così son SEMPRE tanto orgoglione del nipotuzzo mio adorato

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Anch'io figlio unico, ma i due ragazzi con cui sono stato più a lungo
erano uno il terzo maschio e uno il quarto (l'attuale).
Perché ero convinto che avessi un fratello più piccolo?
Ero certo di aver letto un tuo commento in cui dicevi che tuo fratello aveva capito che eri gay ma non ti aveva chiesto nulla.. O una roba del genere. Me lo sono sognato? Me stai a fa preoccupa' alma

Comunque anche io sono secondo genito.. Con fratello maggiore. Però ad onor del vero avrei dovuto essere il terzo (mia sorella maggiore morì alla nascita).. Anzi in realtà non sarei nemmeno nato se lei fosse vissuta.. I miei volevano solo due figli quindi si sarebbe fermati a mio fratello.
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Io ho una sorella più grande e un fratello più piccolo e mi piacciono i cupcake, forse è per quello che sono gay e tendenzialmente versatile.

Edited by Sorgesana
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Ai fini dello studio di cui stiamo parlando, Almadel è tranquillamente considerabile figlio unico proprio per il fatto di essere primogenito. Il fratello è nato dopo, lo studio si concentra sulle gravidanze precedenti a quella del soggetto

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davydenkovic90
3 hours ago, Almadel said:

A parte che la storia della maggiore fecondità delle madri dei gay è ancora solo una teoria,

essa si basa sull'evidenza che è molto frequente che i gay abbiano almeno due fratelli più grandi.

Anche la teoria epigenetica spiega questa cosa, ma in un modo diverso:

sembrerebbe che il corpo della madre "omosessualizzi" il feto se ha già fatto troppi maschi.

http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/12/14/news/perche_avere_fratelli_maggiori_aumenta_le_possibilita_di_essere_gay-184127060/

In poche parole sappiamo solo che i gay nascono di più in famiglie numerose, ma non sappiamo perché.

La teoria epigenetica almeno spiega perché la cosa riguardi solo chi ha fratelli maschi;

cosa che ovviamente la teoria del "gene della prolificità" - che tu credi essere accettata da tutti - non spiega.

Io ho solo aggiunto una considerazione personale: ovvero che non si può escludere che anche l'essere terzo figlio possa costituire un fattore ambientale,

almeno a giudicare dallo status particolare che i terzi figli maschi godevano nella nostra società (ma potrebbe essere anche una conseguenza e non una causa).

Ma non è vero che è solo una teoria! Sono stati fatti studi da varie università 

https://www.theguardian.com/science/2014/feb/14/genes-influence-male-sexual-orientation-study

Comunque la teoria non dice che i gay nascono in famiglie numerose ma che le femmine di linea materna hanno fatto più figli, che è una cosa diversa. E non dice nemmeno che esiste un gene che determina l'omosessualità. Dice semplicemente che ci sono fattori genetici che la influenzano.

Edited by davydenkovic90
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11 hours ago, marco7 said:

non e' necessario avere gemelli cresciuti in famiglie diverse.

Eh sì invece, perché solo così si può valutare l'incidenza dell'ambiente sulla comparsa dell'orientamento sessuale, posto che solo gemelli monozigoti condividono  lo stesso patrimonio genetico.

14 hours ago, grumpypa said:

La mancanza di affetto o la figura paterna assente  tendono  secondo gli psicologi a trasformare la propria sessualità , lo stesso per la madre.

E' una grossa semplificazione di alcune teorie psicoanalitiche sull'origine dell'omosessualità; è un approccio eziologico che oggi non usa più molto, benché le tesi che preferiscono un'origine multifattoriale dell'omosessualità siano, per loro natura, scarsamente ficcanti e molto generiche.

10 hours ago, Layer said:

A parte che in ''comportamenti omosessuali'' rientrano anche quelli messi in atto da persone bisessuali (e vanno sommati), è pur vero come essi possono non rispondere al reale orientamento sessuale degli individui.

Comunque, sulla frequenza e diffusione dell'omosessualità nella Grecia del IV secolo o nella Roma di 2000 anni fa possiamo formulare solo ipotesi frammentarie, data la scarsità di fonti...piuttosto credo sia più contemporanea l'idea che l'orientamento sessuale sia diacronicamente sempre definito.

11 hours ago, Almadel said:

Personalmente non sono neanche sicuro che l'omosessualità sia una sola.

Non mi stupirebbe scoprire che le cause della passione per i twink siano diverse rispetto a quelle per i maturi.

Potrebbe darsi che siamo gay per ragioni diverse.

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Però bisogna intendersi: se la teoria epigenetica si ricollegasse davvero alla teoria della più elevata fertilità per le madri di maschi omosessuali, l'omosessualità comunque non promuoverebbe la fertilità di queste donne, sarebbe solo un effetto collaterale di geni che nelle donne influenzerebbero tratti comportamentali mentre - a livello epigenetico - interferirebbero con una proteina codificata dal cromosoma Y dei loro feti.

Ma questo è un collegamento di fatto non dimostrato, ci tengo a precisarlo: è un'indebita relazione fatta da me. :asd:

8 hours ago, Mario1944 said:

A maggior ragione ciò implica:

o che l'inclinazione omoerotica sia innata in tutti, nel senso che tutti potrebbero avere comportamenti omoerotici senza che a ciò ostasse una repulsione fisica  superabile,  ma forse non da tutti, solo per via culturale,

oppure che l'inclinazione omoerotica non sia innata in alcuno e che sia dunque solo un'atteggiamento culturale che può esserci come può non esserci a seconda dell'utilità della cultura ambiente.

Personalmente propendo per la prima implicazione perché interpreto l'omoerotismo come semplice corrispettivo fisico sessuale all'omoaffettività:

la sessualità comporta un godimento fisico che può essere assunto come manifestazione esterna del  godimento psichico della frequentazione d'una persona.

Non utilizzerei queste pratiche rituali - presenti per altro anche in altre civiltà - per fare un discorso universale sugli orientamenti sessuali. Tanto più se, oggi, abbiamo delle evidenze biologiche riguardo a questi ultimi.

Per altro, bisognerebbe accordarsi su cosa siano di preciso i ''comportamenti omosessuali'': ad es. farsi le seghe in compagnia indicano un qualche tipo di tendenza omosessuale negli individui che non si identificano come omosessuali?

I vari tipi di pederastia - diffusissimi in ambiti aristocratici o settari, come ad es. ordini monastici, ecc. -  mi danno la sensazione siano stati più o meno imposti da persone omosessuali, bisessuali o ginadromorfofile che, data la loro preminenza sociale, furono in grado di crearsi un modo per esprimere la loro sessualità in società in cui avere una prole (stirpe) era importantissimo (oppure, di contro, era impossibile avere rapporti sessuali di alcun tipo con l'altro sesso).

La forza sociale e simbolica di un rito certamente non deve essere trascurata, essendo capace veramente di influenza il comportamento - almeno esteriore - degli individui che son chiamati a ''recitarlo''.

D'altra parte conosciamo il caso degli omosessuali contemporanei fatti e finiti che pure si son sposati e si son fatti le loro mogli come il loro ruolo di mariti - con tutta l'aspettativa sociale annessa - richiedeva.

Edited by Layer
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11 hours ago, Layer said:

Non utilizzerei queste pratiche rituali - presenti per altro anche in altre civiltà - per fare un discorso universale sugli orientamenti sessuali. Tanto più se, oggi, abbiamo delle evidenze biologiche riguardo a questi ultimi.

Non sei tenuto ad utilizzare le pratiche rituali, benché potresti pur domandartene l'origine, ma ti faccio presente che nella Grecia antica le pratiche omoerotiche rituali propriamente dette, perché legalmente statuite, erano limitate ad alcune comunità ristrette per lo più doriche e singolarmente cretesi, intorno alle quali già gli antichi si facevano domande: vedi Aristotele.

Ma al di là delle pratiche rituali legalmente statuite, v'era un diffuso omoerotismo nella cultura delle varie comunità della Grecia arcaica e classica, che difficilmente potrebbe essere considerato come un'imposizione legal rituale per fini estranei alla soddisfazione omoerotica dei singoli.

Certo poi le interpretazioni possibili sono varie come quelle su tutti i comportamenti umani che siano o no soggetti a prescrizioni sociali.

11 hours ago, Layer said:

Per altro, bisognerebbe accordarsi su cosa siano di preciso i ''comportamenti omosessuali'': ad es. farsi le seghe in compagnia indicano un qualche tipo di tendenza omosessuale negli individui che non si identificano come omosessuali?

Certamente no ed anzi, dato che giustamente vuoi essere preciso, distinguerei i semplici atti omosessuali, che possono essere indotti in particolari condizioni, ad esempio costrizioni carcerarie, per soddisfare l'impulso sessuale in mancanza dell'elemento femminile desiderato, dall'omoerotismo vero e proprio che è un'omoaffettività fisicamente espressa in  atti omosessuali, attuali o desiderati.

11 hours ago, Layer said:

I vari tipi di pederastia - diffusissimi in ambiti aristocratici o settari, come ad es. ordini monastici, ecc. -  mi danno la sensazione siano stati più o meno imposti da persone omosessuali, bisessuali o ginadromorfofile che, data la loro preminenza sociale, furono in grado di crearsi un modo per esprimere la loro sessualità in società in cui avere una prole (stirpe) era importantissimo (oppure, di contro, era impossibile avere rapporti sessuali di alcun tipo con l'altro sesso).

Puoi avere ragione per ambiti sociali presenti entro culture dichiaratamente omofobe, come ad esempio gli ordini monastici cristiani (famoso il caso delle accuse di sodomia ai Templari, che probabilmente avevano  basi veritiere, anche se non esclusive), ma in ambiti sociali presenti in culture non pregiudizialmente omofobe per lunga tradizione filosofico religiosa, la tua interpretazione mi sembra molto forzata:

possibile che nella Grecia arcaica e classica vi siano state "persone omosessuali, bisessuali o ginadromorfofile che, data la loro preminenza sociale, furono in grado di crearsi un modo per esprimere la loro sessualità" non solamente entro il ristretto gruppo su cui eventualmente dominavano e per il breve tempo  della loro vita, ma su tutti i popoli greci per alcuni secoli?

e possibile che tale autorità omoerotica si sia potuta imporre diffusamente nel tempo e nello spazio solo presso i popoli greci?

Ci fu in Grecia e solo lì per alcuni secoli una "cupola gaya" tanto potente ed una "massa subcupolare" tanto remissiva?  ;-)

11 hours ago, Layer said:

La forza sociale e simbolica di un rito certamente non deve essere trascurata, essendo capace veramente di influenza il comportamento - almeno esteriore - degli individui che son chiamati a ''recitarlo''.

Ma dev'essere anche un rito che non sia repellente alla fisicità comune degli individui dell'aggregazione sociale che impone quel rito:

cosa che mal si concilia, a mio parere, con la rigida distinzione tra inclinazione omoerotica ed eteroerotica asserita da molti e che di solito implica ed è implicata dall'affermazione "sono geneticamente omosessuale".

11 hours ago, Layer said:

D'altra parte conosciamo il caso degli omosessuali contemporanei fatti e finiti che pure si son sposati e si son fatti le loro mogli come il loro ruolo di mariti - con tutta l'aspettativa sociale annessa - richiedeva.

Ma questo dimostra solo che le convenzioni sociali possono essere usate per dissimulare comportamenti contrari a quelle:

cosa che penso nessuno abbia mai negato.

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Una domanda che non troverà MAI risposta. Per fortuna nella vita non c'è sempre un perché e le cose sono così e basta. Per quanto le ricerche possano essere autorevoli, ci sono così tante variabili che lasciano il tempo che trovano.

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In realtà credo sia irrealistico pensare che prima o poi non si arrivi a identificare l'origine dell'orientamento sessuale. Personalmente è una scoperta che non mi suscita particolare interesse ad ora, ma come ogni cosa da comprendere ci sarà sempre qualcuno che vorrà arrivare fino in fondo (coerentemente con la natura dell'essere umano)

L'unica cosa che mi preoccupa di queste questioni sono gli scenari di futuri distopici alla Gattaca, ma cerco di essere speranzoso per il buon senso di chi verrà dopo e di pensare al presente

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15 hours ago, schopy said:

Comunque, sulla frequenza e diffusione dell'omosessualità nella Grecia del IV secolo o nella Roma di 2000 anni fa possiamo formulare solo ipotesi frammentarie, data la scarsità di fonti...

Direi che sia abbastanza pacifico che l'omoerotismo sia stato nella Grecia arcaica e classica un comportamento eticamente non solo lecito, ma addirittura raccomandato, sia pure con i limiti richiesti dalla sua funzione sociale che era essenzialmente formativa;

molto diverso il caso della Roma antica, almeno fino al Graecia capta, che com'è noto "corruppe" gli "antiquos mores":

questi infatti non consideravano lecito, a differenza di quelli  dei Greci, un omoerotismo tra liberi cittadini "suo iure".

Non per nulla la vicenda amorosa di Adriano imperatore fu sempre considerata come un'eccezione dovuta ad un eccentrico filelleno.

Ma forse intendi distinguere l'attività omosessuale in senso strettamente fisico dalla cultura omoerotica che la implica ma non necessariamente e diffusamente la attua?

16 hours ago, schopy said:

Potrebbe darsi che siamo gay per ragioni diverse.

Questo è possibile, ma sembrerebbe escludere una "predestinazione" genetica.

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1 minute ago, Shell said:

In realtà credo sia irrealistico pensare che prima o poi non si arrivi a identificare l'origine dell'orientamento sessuale.

Certo fintantoché l'interesse scientifico si focalizza esclusivamente sul fatto che i gay rappresentano un paradosso darwiniano, perchè in quanto infecondi non dovrebbero esistere in natura, non si sta studiando l'origine degli orientamenti sessuali, si sta cercando un vantaggio indiretto che i gay potrebbero comportare ad altri etero ( parenti o meno che siano ) nel presupposto che altrimenti non dovrebbero esistere

Il punto è che gli omosessuali non sono sterili, cioè noi siamo biologicamente capaci di riprodurci e ad essere infecondo è solo il rapporto sessuale che desideriamo o preferiamo e stabilito che l'omosessualità nell'antica Grecia rispondeva già ad una evidente funzione sociale, si tratterebbe di retrocedere ad una ipotetica sessualità di un ominide gay

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Probabilmente bisex e gay possiedono il "gene gay" ma nei primi non si manifesta pienamente mentre negli omosessuali sì e avviene una scissione che rende l'attrazione verso lo stesso sesso l'unica possibile. Secondo me però è molto più interessante studiare il fenomeno del ruolo sessuale (sia di eterosessuali che, specialmente, degli omosessuali).  Come ho detto prima, ho notato come in certi luoghi sembrino esserci più attivi e in altri più passivi, popolazione autoctona naturalmente nata e cresciuta in un certo luogo fino all'età adulta-adolescenziale.

Edited by Sorgesana
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3 hours ago, Hinzelmann said:

Certo fintantoché l'interesse scientifico si focalizza esclusivamente sul fatto che i gay rappresentano un paradosso darwiniano, perché in quanto infecondi non dovrebbero esistere in natura, non si sta studiando l'origine degli orientamenti sessuali, si sta cercando un vantaggio indiretto che i gay potrebbero comportare ad altri etero ( parenti o meno che siano ) nel presupposto che altrimenti non dovrebbero esistere

Paradosso darwiniano dici? A me non pare; non è sensato interrogarci sul perché non ci siamo "estinti",  non più di quanto lo sia interrogarsi sull'esistenza del mulo o del bardotto (al netto della fertilità, visto che possiamo riprodurci).

3 hours ago, Mario1944 said:

Questo è possibile, ma sembrerebbe escludere una "predestinazione" genetica.

Riterresti tanto assurdo che alcuni siano gay per ragioni "genetiche" ed altri no...? Io sono stato fidanzato con un ragazzo gay con un gemello monozigote eterosessuale, e da allora son sempre un po' scettico quando si parla di cause genetiche dell'omosessualità...

19 hours ago, marco7 said:

@schopy

io volevo determinare se c'e' una componente genetica, non se c'e' una componente ambientale.

E' difficile determinare una cosa se facciamo uno studio che non ci permette di escludere l'altra :D

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Just now, schopy said:

Paradosso darwiniano dici?

No, non lo dico io lo dicono i biologi gli evoluzionisti i ricercatori

Sono loro che sostengono che l'esistenza di un ominide gay sarebbe paradossale perchè avrebbe dovuto estinguersi

A dire il vero non sappiamo neanche sia mai esistito, non sappiamo neanche se la femmina ominide avesse già inventato l'orgasmo frontale

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Qui di seguito un articolo riassuntivo che avevo letto tempo, scritto da un genetista italiano (Giuseppe Novelli) per Le Scienze. E' del 2013, quindi ormai non può essere preso come stato dell'arte sulla questione, ma riporta alcuni dati interessanti:

L'orientamento sessuale tra genetica ed epigenetica

Il comportamento omosessuale non è molto importante per l'evoluzione, per la ragione che un ominide omosessuale in modo esclusivo non sarebbe mai divenuto antenato di qualcuno. Qualunque gene dell'omosessualità esclusiva sarebbe stato eliminato nell'arco di una generazione. Tuttavia molti biologi ritengono che geni in grado di influenzare il comportamento omosessuale non solo esistono ma riescono a "sopravvivere" considerato che almeno una/due persone su cento sono omosessuali in modo esclusivo. 

Selezione antagonista
Diverse ipotesi sono state proposte per spiegare il sostentamento dei fattori genetici che influenzano l'omosessualità, nonostante l'assenza di fecondità negli omosessuali; tra queste:
- la selezione parentale, propria della sociobiologia, per la quale un soggetto/organismo rinuncia a una parte di proprie risorse (tempo e/o energie) o si assume un determinato rischio per fornire un beneficio a un altro soggetto/organismo con cui possiede un legame di parentela ravvicinato, allo scopo di favorire la trasmissione preferenziale della propria linea genetica; 
- la selezione sessualmente antagonista, per cui le femmine di consanguinei omosessuali maschi, avrebbero un vantaggio riproduttivo in quanto eterozigoti per un ipotetico gene dell'omosessualità mappato sul cromosoma X. In pratica si avrebbe un aumento della fecondità femminile all'interno delle popolazioni umane, in una dinamica complessa, con conseguente mantenimento dell'omosessualità maschile a frequenze stabili e relativamente bassa, ed evidenziando gli effetti dell'ereditarietà attraverso la linea materna;
- gli effetti genetici materni, tra cui quelli ormonali, durante lo sviluppo.

Solo il modello di selezione sessualmente antagonista sembra al momento avere maggiori sostegni statistici di genetica formale, sebbene alcune critiche a questo modello sono state mosse dal metodo di calcolo impiegato, basato essenzialmente su interviste verbali e dichiarazioni, e mai su dati biologici o clinici.

Al di fuori del gene
Recentemente, Sergey Gavrilets e colleghi hanno proposto una nuova idea che presuppone l'esistenza di fattori epigenetici, ovvero  la modifica di gruppi chimici che si legano al DNA e che vengono trasmessi, quando una cellula si divide, alle cellule figlie (e non da una generazione a un'altra! con qualche eccezione limitata a poche generazioni). I cambiamenti epigenetici, letteralmente, "al di fuori del gene", sono causati da specifiche classi di proteine e molecole di RNA, codificati da una larga parte del genoma con la specifica funzione di modificare e regolare l'espressione dei geni. I cambiamenti epigenetici non alterano la sequenza delle basi del DNA, anche se sono trasmessi da una generazione della cellula alla successiva. 

Gavrilets e colleghi hanno ipotizzato che alcune "ipotetiche" sequenze di DNA di tipo sesso-specifiche sarebbero "targets" selettivi che regolano la sensibilità delle cellule alle variazioni dei livelli degli ormoni sessuali nel corso dello sviluppo fetale. Attraverso un modello matematico, hanno dimostrato che i geni che codificano per questi marcatori epigenetici possono diffondersi facilmente nella popolazione, perché i fattori epigenetici che producono, di per sé favoriscono la fitness del genitore (ossia la mascolinità dell'uomo e la femminilità della donna), mentre in un numero relativamente ridotto di casi riescono a "intrufolarsi" nelle cellule germinali e passare alla prole. 

Il modello, senza dubbio interessante, si basa tuttavia su dati empirici che cercano di mettere insieme le ipotesi più accreditate per una spiegazione biologica dell'omosessualità, e cioè la selezione sessuale antagonista, e l'effetto materno/embrionale dovuto agli androgeni. Ma appare comunque a mio parere riduttivo, in quanto non tutte le parti del cervello sono influenzate durante lo sviluppo dagli androgeni e quindi dalla "atmosfera" ormonale all'interno dell'utero, e sappiamo molto bene che la variabilità dei livelli di androgeni è molto variabile e dipendente da troppi fattori genetici e non genetici, che sono difficilmente compatibili con una ipotesi epigenetica diretta. 

Modificazioni non dimostrate
Diversi studi di manipolazione ormonali effettuati su modelli animali non hanno mai dimostrato modifiche nell'orientamento sessuale negli animali e analogamente negli umani; soggetti con mutazioni dei geni codificanti proteine del metabolismo degli androgeni non mostrano modificazioni dell'orientamento sessuale. Ciò implica che l'alterazione della via androgeni non ha un forte effetto sull'orientamento sessuale maschile, mentre al contrario qualche effetto lo avrebbe nelle femmine esposte ad elevati livelli di androgeni durante la vita fetale. Inoltre, come spiegare con lo stesso modello epigenetico la differente effeminatezza degli omosessuali maschi?

Non vi è nessun dubbio sull'influenza genetica sul comportamento sessuale degli organismi, uomo compreso. Questo è dimostrato dagli studi familiari che hanno evidenziato un aumento del tasso di omosessualità nei fratelli e tra gli zii materni di maschi omosessuali, e da numerosi studi effettuati su coppie di gemelli con valori di concordanza anche molto elevati (65 per cento nei gemelli monozigotici e 30 per cento nei gemelli dizigotici) sebbene il campione spesso è risultato piccolo per analisi statistiche significative. Ma nonostante gli sforzi e le tecnologie utilizzate, nessun gene dell'omosessualità è stato fino a oggi isolato. 

Il ruolo del cromosoma X
Nel 1993, Hamer e colleghi hanno identificato una regione "critica" sul braccio lungo del cromosoma X (Xq28). Questo risultato non è stato sempre confermato e pertanto è da considerarsi ancora parziale. Il coinvolgimento del cromosoma X è tuttavia sostenuto anche da altre evidenze. E' noto infatti che nelle madri di maschi omosessuali, l'inattivazione di uno dei due cromosomi X (paterno e materno) non è casuale come atteso (mediamente colpisce il 50 per cento delle volte quello paterno e 50 per cento quello materno nei diversi tessuti), ma selettivo, con uno dei due cromosomi X maggiormente inattivato rispetto all'altro. 

Questo fenomeno è praticamente raro nelle madri di maschi non omosessuali. Non è noto il motivo di questa differente inattivazione del cromosoma X, ma è certamente da attribuire a meccanismi epigenetici di controllo dell'espressione di geni mappati sul cromosoma X. Altre regioni cromosomiche controllate da meccanismi epigenetici sono state identificate negli studi di associazione finalizzati all'identificazione del gene dell'omosessualità; queste riguardano i cromosomi 7, 8 e 10, ricchi di geni controllati da fattori epigenetici, ma, come per il cromosoma X, nessun gene specifico è stato ancora isolato.

Come si può vedere, i modelli proposti sono ancora lontani dall'essere conclusivi e lasciano ancora aperto il paradosso darwiniano associato all'omosessualità maschile che certamente l'epigenetica non aiuta ancora a risolvere. Sono oltre un centinaio le caratteristiche biochimiche, fisiologiche e comportamentali interessate da modifiche epigenetiche, e alcune di queste sono trasmesse per quattro generazioni, secondo Joseph H. Nadeau: troppo poche a mio parere per giustificare il comportamento omosessuale negli umani e nelle altre 500 specie di animali in cui è stato descritto.

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L'omosessualità può avere carattere di innatismo anche senza che vi sia un "gene gay".

Non si parla di genetica ma di epigenetica, cioè la:

"Branca degli studi genetici che si occupa dei cambiamenti che influenzano il fenotipo senza alterare il genotipo. Studia tutte le modificazioni ereditabili che variano l'espressione genica pur non alterando la sequenza del DNA". 

Si potrebbe fare un parallelo con il mancinismo. Due gemelli omozigoti, quindi perfettamente identici in quanto a corredo genetico, possono benissimo non essere entrambi destrimani o entrambi mancini, anche se si è dimostrato che rispetto a semplici fratelli o gemelli eterozigoti c'è maggior probabilità di privilegiare lo stessa mano (vale lo stesso per l'orientamento sessuale come già rilevato in alcuni post). In questo caso non si può neanche parlare di influenza di fattori psicologico-ambientali nei primi anni di vita, visto che il mancinismo non è in alcun modo appreso spontaneamente; l'unica eventualità è che ci sia una voluta forzatura "contro-natura" all'uso della mano non prediletta naturalmente. 

Per l'omosessualità vale lo stesso discorso del mancinismo, la teoria epigenetica è decisamente quella più solida. Poi è possibile che, a differenza del mancinismo, vi sia anche influenza da parte di fattori psicologico-ambientali nei primi anni di vita, ma dubito che siano molto rilevanti. È già presente comunque una "base" molto forte. 

Edited by Uncanny
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20 minutes ago, Layer said:

i modelli proposti sono ancora lontani dall'essere conclusivi e lasciano ancora aperto il paradosso darwiniano associato all'omosessualità maschile che certamente l'epigenetica non aiuta ancora a risolvere

Questo è ciò che a loro interessa...risolvere il cd "paradosso darwiniano"

Come si vede è un concetto introdotto dai ricercatori, non da me

Dopodiché questo specifico Autore ritiene che

20 minutes ago, Layer said:

Qualunque gene dell'omosessualità esclusiva sarebbe stato eliminato nell'arco di una generazione

salvo poi dover ammettere che il presupposto delle ricerche sia

20 minutes ago, Layer said:

molti biologi ritengono che geni in grado di influenzare il comportamento omosessuale non solo esistono ma riescono a "sopravvivere" considerato che almeno una/due persone su cento sono omosessuali in modo esclusivo. 

E qui ci si contraddice o si espone una contraddizione

4 minutes ago, Uncanny said:

Si potrebbe fare un parallelo con il mancinismo.

Non per loro perchè il manicinismo non pone nessun paradosso darwiniano

Edited by Hinzelmann
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16 minutes ago, Hinzelmann said:

Non per loro perchè il manicinismo non pone nessun paradosso darwiniano

Banalmente l'omosessualità potrebbe essere un meccanismo naturale di controllo delle nascite, come spesso ipotizzato. 

Edited by Uncanny
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21 minutes ago, Hinzelmann said:

E qui ci si contraddice o si espone una contraddizione

Dalla contraddizione mi pare si tenta di uscire ipotizzando, come vado a dire dal primo post, sia fattori genetici (legati all'attività di geni presenti sul cromosoma X della madre) sia fattori epigenetici. E' le evidenze più significative sono, per i primi, gli studi sui gemelli omozigoti e, per i secondi, gli studi sulle gestanti appartenenti a famiglie in cui vi è un'elevata presenza di omosessuali maschi.

La cosa che però lascia molto perplessi è come tutte le teorie si concentrino attorno all'omosessualità maschile. Poco o nulla mi pare si sappia attorno all'omosessualità femminile o alla bisessualità (la scarsità di studi a riguardo, salvo mia ignoranza, potrebbe essere legata a questioni culturali, per cui è l'omosessualità maschile a porsi come ''primo problema'' da risolvere).

26 minutes ago, Uncanny said:

Banalmente l'omosessualità potrebbe essere un meccanismo naturale di controllo delle nascite, come spesso ipotizzato. 

Questo però cozzerebbe con il relativo vantaggio riproduttivo di cui si diceva, no?

Edited by Layer
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Viene spontaneo chiedersi se nelle vostre, e nella mia, famiglie ci siano altri omosessuali e soprattutto di che grado parentale. Cugini, zii... genitori repressi o con una doppia vita gay?

Come ho detto, credo, nei post precedenti a me sembra che gli studi sulla comunità LGBT siano ben pochi e ancora meno quelli sulla comunità LGBT fatti dalla stessa comunità LGBT ( per esempio le associazioni )... ma forse è per mancanza di fondi. In Italia poi ancora meno. 

Edited by Sorgesana
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Almeno l'articolo di Layer riporta la questione al suo livello reale: quello delle ipotesi.

Anche le due ipotesi più accreditate si applicano comunque a un numero di omosessuali significativo, ma basso.

Per questo io non escluderei la possibilità che io sia gay per motivi diversi da quelli di Uncanny, ad esempio.

Non so perché questa prospettiva non sia mai presa in considerazione, mentre per molte altre caratteristiche (come intelligenza e altezza)

siano date ormai per scontate diverse componenti sia genetiche che epigenetiche e ambientali.

Anche perché voler spiegare nello stesso modo sia il tipo che il sabato sera mette una parrucca bionda e sbocchina i camionisti,

sia il camionista che una volta si è fatto spompinare nell'area di sosta da un gay dopo che la moglie lo ha lasciato.

presuppone anche un'idea piuttosto precisa di "omosessualità" che i biologi faticano a maneggiare.

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