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[Arte] Basquiat in mostra a Milano


yrian

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Per chi fosse interessato, fino a fine Gennaio è ancora possibile visitare, presso la Triennale di Milano, la mostra-evento dedicata a Jean-Michel Basquiat, uno degli artisti più significativi della nostra epoca.Nato nel 1960, afroamericano orgoglioso e arrabbiato, già diciassettenne comincia a riempire i muri di New York di scritte che denunciano il razzismo e l’ipocrisia dell’America di quegli anni. Il suo pseudonimo, all’epoca, era Samo (abbreviazione di “The same old shit”, “La solita vecchia merda”). I graffiti attirano l’attenzione del mercato artistico cui pochi anni prima Andy Warhol aveva schiuso nuove prospettive. In pochi anni Basquiat (grazie anche al suo look stravagante, al suo carattere introverso e alla sua carismatica bellezza, nonché all’approvazione di Warhol in persona) diventa un mito vivente.Si crea così il paradosso di un sistema commerciale che esalta ed idolatra proprio l’artista che più di ogni altro lo detesta e lo denuncia. Basquiat è consapevole di questa contraddizione e, mentre si gode il successo come solo un nero di successo sa fare, si tormenta perché non si sa ribellare a chi ha trasformato la sua arte in “prodotto”. Questo tormento è ben indicato dal quadro completamente vuoto che reca semplicemente la scritta “cinquemila dollari”, cioè l’esorbitante prezzo di mercato che allora valeva una qualsiasi opera firmata “Basquiat”, fosse stata anche solo – appunto – uno scarabocchio con la sua firma e il cartellino del prezzo.Distrutto dagli eccessi, Basquiat muore di overdose solo ventottenne. Lascia delle opere sconvolgenti in cui diverse esperienze stilistiche (la pittura murale, la pop-art alla Warhol, l’action-painting alla Pollock, l’arte etnica africana, la pittura sacra della tradizione europea, il lavoro sulla parola-segno, la stilizzazione infantile) si fondono in un unico, supremo, grido di rabbia.basquiat05hc9.th.gifLa mostra di Milano – un evento per l’Italia – offre, oltre a quasi tutti i capolavori di Basquiat, una enorme quantità di materiale audiovisivo (per visionare solo tutti i documentari occorrerebbero almeno un paio d’ore) e un apparato didascalico semplice ed esaustivo (oltre naturalmente alla possibilità di visite guidate), non ché gli immancabili gadget. L’ingresso costa otto euro (cinque con la riduzione, vale anche la Carta Più della Feltrinelli-Ricordi) e la Triennale, ricordo, è facilmente raggiungibile con la metropolitana. L’iniziativa si inserisce in un percorso che ha già portato in Italia, due anni fa, i capolavori di Keith Haring. Ho passato una giornata emozionante e aggiungo una mia privata nota di merito al personale che, se pure vagamente turbato, non ha battuto ciglio di fronte alle effusioni tra me e l’amato Jack: siccome lui – a differenza di me – detesta tutta l’arte contemporanea, davanti a ogni quadro discutevamo, litigavamo e facevamo la pace a colpi di succhiotti. Demerito invece alla stordita del guardaroba, che a malapena è in grado di smozzicare un “buonasera” (figuratevi di sorridere) e fa sentire il visitatore come una specie di pericolo pubblico. E garantisco che all'ingresso Jack ed io non ci siamo baciati, quindi l'atteggiamento della guardarobiera-zombie non ha alcuna "giustificazione" ad hoc... Ma non pensateci: l'esperienza che può offrire questa mostra val bene pochi euro, un litigio col fidanzato e la maleducazone di una hostess!Il sito ufficiale: http://www.triennale.it/index.php?idq=345Basquiat su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Michel_Basquiat

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