Jump to content

Stefano Gabbana: 'Sono stufo di essere chiamato gay'


Olimpo

Recommended Posts

Può essere plausibile che un ragazzotto a 20 anni cerchi una uscita a sinistra ( anche se il 99% dei ragazzi neanche sa più cosa significa sinistra ) nella parola queer frequentando circoli e gruppi di militanti ( anche se non li frequenta più nessuno ) etc

Ozpetek a 60 no...

E' un caso evidente di individualismo, opportunismo, che ha fatto breccia anche a Sinistra e l'ha resa un deserto culturale

Ovviamente il ritorno sui gay di  sinistra, che già erano individualisti prima per la tendenziale mancanza di una coscienza collettiva gay, ha effetti ancora più devastanti

Il risultato è che non distinguiamo più un Ozpetek da un Gabbana

Link to comment
Share on other sites

  • Replies 85
  • Created
  • Last Reply

Top Posters In This Topic

  • Mario1944

    16

  • davydenkovic90

    15

  • Hinzelmann

    7

  • Syfy

    6

23 hours ago, Zafkiel said:

credo che il suddetto tipo quando parla di "gay" allude al fatto che non voglia essere etichettato come "femmina". 

E' possibile, ma non mi sembra che l'uso di gay o di altri termini desueti od ingiuriosi implichi necessariamente un'etichetta di femminilità:

ad esempio sodomita certamente non l'implicava e,  pur nell'incertezza etimologica, forse neppure frocio, ricchione e finocchio; 

semmai un'etichetta d'effeminatezza si potrebbe leggere in culo, busone e simili, che sono significativi di passività sessuale, ma che però non valgono per la parte attiva del rapporto omoerotico e che comunque sembrano connotare più l'eccesso intemperante che l'attitudine normale:

vedi l'uso analogo nel greco classico, e quindi in una cultura non omofoba, di katapugon, lakkoproktos, euryproktos, kinaidos.

Link to comment
Share on other sites

"Sono stufo di essere italiano, sono un cittadino del mondo" e frasi simili. Così riassumerei l'ennesima cazzata di Gabbana. Comunque è un povero sfigato che cerca di attirare attenzione facendo dichiarazioni polemiche. Ignoriamolo pure e cancelliamo sto topic. I gay come questo tipo mi fanno venire l'orticaria, non solo sono dei cliché viventi, ma sono pure perfidi e ostruzionisti.

Link to comment
Share on other sites

4 hours ago, Ilromantico said:

"Sono stufo di essere italiano, sono un cittadino del mondo" e frasi simili. Così riassumerei l'ennesima cazzata di Gabbana

Si possono ovviamente avere opinioni diverse ed io personalmente non la condivido troppo, se non come astratta considerazione biologica, ma proprio una cazzata l'affermazione cosmopolita non direi sia:

è una posizione filosofica molto antica, risalente ai Sofisti, ripresa da Diogene di Sinope che le diede questo nome, ma già in nuce in Democrito.

Che poi ti dispiaccia perché la ripete uno che ti sta antipatico è un altro paio di maniche.....

Link to comment
Share on other sites

MicFrequentFlyer
On 20/12/2017 at 5:50 PM, Syfy said:

Io sono d'accordo con lui. Non vedo perché l'orientamento sessuale debba definire una persona. Io non sono solo gay.

Non sei solo gay, ma sei anche gay. Dire che l'orientamento gay non è definitorio significa allora sparare a zero sull'85% della vita umana. Il sesso e l'amore sono ovunque e onnipresenti. Come si può pensare che l'orientamento sessuale sia un aspetto non fondamentale mi è un mistero. (mi riferisco a Gabbana, non a te @Syfy).

@Almadel  @Hinzelmannpienamente d'accordo, e decidere di farsi intevistare da CNN è un'altra affermazione politica. Quello che trovo inquietante è il modo in cui i queer alla Ozpetek e gli irrisolti di destra possano fare un'alleanza potenzialmente pericolosa. 

Link to comment
Share on other sites

8 minutes ago, MicFrequentFlyer said:

Quello che trovo inquietante è il modo in cui i queer alla Ozpetek e gli irrisolti di destra possano fare un'alleanza potenzialmente pericolosa. 

Ormai direi che il danno è fatto.

Riporto qui sotto due perle fra le tante che devo leggere su facebook.

Quote

"Ma dove starebbe l omofobia interiorizzata se uno non vuol essere chiamato gay? Sono vent’anni che il pensiero transgender no Gender chiede di superare le categorie gay/etero che costituiscono per alcuni recinzioni della mente e del corpo/ dove sta il peccato? Non si chiede l’abolizione della parola gay ovviamente!!!!!! Ma si potrà esser liberi di dire non voglio essere chiamato etero o gay?"

E ancora:

Quote

" Ha ragione lui. Il principio valido non era: avere il diritto di essere chiamati non per come la società ci etichetterebbe ma per come ci si identifica individualmente? Se vale per transessuali, bisessuali, pansessuali e compagnia cantante perché non può valere per un uomo che non vuole sentirsi appiccicato un'etichetta che, politicamente, non gli appartiene?!"

Inutilmente si è tentato di mettere un argine a queste fesserie "di sinistra" parlando dell'importanza di un'identità gay

e riportando l'identità gay alle basi di un desiderio omosessuale condiviso, di un coming out e di percorso specifico.

Link to comment
Share on other sites

MicFrequentFlyer
2 minutes ago, Almadel said:

il pensiero transgender no Gender chiede di superare le categorie gay/etero che costituiscono per alcuni recinzioni della mente e del corpo

A questo rispondi che il pensiero "gender" riguarda per definizione l'identità sessuale e non l'orientamento sessuale. Cioè se si dicono ca^^ate citando teorie, che si citino quelle giuste, perdio! Al di là di questo non ti invidio. FB è sempre più un ricettacolo d'ignoranza.

4 minutes ago, Almadel said:

Ormai direi che il danno è fatto.

E con i movimenti politici che fanno sempre più presa nel mondo c'è veramente da ripensare la religione e iniziare a pregare. Quando le comunità con pochi diritti regalano voce a questo genere di voci, si retrocede.

Link to comment
Share on other sites

@Mario1944

Te prego, non buttarci giù pippozzi filosofici, figurati se Gabbana dichiara certe cose perché è un gran filosofo. A me poi non sta antipatico, non lo conosco mica. Mi fa solo una pena infinita perché nonostante tutti i soldi e la fama è rimasto un gay irrisolto e pieno di omofobia interiorizzata. Inoltre si riduce a far polemica per allontanarsi dalla sua immagine gay al solo scopo di vendere 4 mutande in più ai truzzi omofobi. Un vero stilista non deve certo abbassarsi a questo e umanamente mi sembra una cosa da complessati e sfigati cronici.

Poi astrattamente e in senso biologico sono della tu stessa linea, ma Gabbana lo dice con ben altre intenzioni. Per me ad esempio il coro gay ha lo stesso motivo di esistere come la squadra di calcetto del quartiere, si tratta solo di forme di socializzazioni dove ritrovarsi tra simili. Io sono il primo sostenitore dell'abolizione di etichette e di smetterla di segregarsi per gruppi, ma credo sia anche sano e doveroso rivendicare la propria unicità e ritrovarsi fra simili. Ecco perché in certa misura trovo sano le uscite tra sole donne,etero, gay o altro.

Link to comment
Share on other sites

7 hours ago, MicFrequentFlyer said:

Quando le comunità con pochi diritti regalano voce a questo genere di voci, si retrocede.

Intendiamoci, noi non abbiamo "regalato" voce a nessuno, anche perchè anche volendo non vedo come potremmo tappargli la bocca

Semplicemente rispetto ad un Lucio Dalla  che non aveva voce perchè essendo morto da non dichiarato, nessuno gli faceva nelle interviste delle domande sull'omosessualità e quindi neanche udivamo le sue risposte -che potevamo ignorare-  questi sono dichiarati ed essendo dichiarati hanno "diritto di parola"

La novità - se vogliamo - è che faticosamente abbiamo visto proporsi un gruppuscolo di persone dichiarate

Un personaggio pubblico dichiarato, è una persona a cui le domande sull'omosessualità vengono fatte dai giornalisti non è che lo si possa impedire e però sarebbe lecito aspettarsi di leggere delle risposte di tipo diverso, mentre spesso e volentieri leggiamo o ascoltiamo risposte deludenti.

Anzi per dirla tutta i militanti come Dall'Orto teorizzavano negli anni '90 che il problema della identificazione come gay, derivasse essenzialmente dal mancato CO, erano osservazioni che sembravano plausibili ( rispetto ai Dalla o ai Renato Zero etc ) perchè il mancato CO poteva corrispondere ad una percezione della propria omosessualità come "caratteristica limitata e limitante".

Ciò che invece questi casi dimostrano è che un CO vissuto in termini esclusivamente individuali, produce un vissuto individualistico dell'omosessualità anche in presenza di un CO, non c'è una ragione politica o ideologica diretta è semplicemente il risultato convergente di una serie di fattori esistenziali

Link to comment
Share on other sites

5 hours ago, Ilromantico said:

Poi astrattamente e in senso biologico sono della tu stessa linea, ma Gabbana lo dice con ben altre intenzioni.

E' possibile, ma se uno dice che c'è il sole per avere l'occasione d'uscire di casa, non è che, se veramente c'è il sole, si possa negare che ci sia solo per impedirgli d'uscire ;-)

5 hours ago, Ilromantico said:

figurati se Gabbana dichiara certe cose perché è un gran filosofo.

Non è necessario essere "gran filosofi" per avere opinioni filosoficamente attestate, pur senza saperlo.

Comunque il cosmopolitismo è una posizione teorica che sta benissimo in bocca, a prescindere se gli stia veramente in testa o no, ad un imprenditore con una clientela ultranazionale, anzi "ultraculturale".

5 hours ago, Ilromantico said:

Per me ad esempio il coro gay ha lo stesso motivo di esistere come la squadra di calcetto del quartiere, si tratta solo di forme di socializzazioni dove ritrovarsi tra simili.

Capisco benissimo e posso essere d'accordo con te, ma ciò non toglie che l'implicazione di ciò, se  non necessaria, molto probabile, è che intorno ci sia una socialità culturale omofoba che impedisca o limiti la socializzazione tra maschi a prescindere dal verso delle inclinazioni erotiche, giudicando insane e pericolose quelle omoerotiche.

10 hours ago, MicFrequentFlyer said:

Quando le comunità con pochi diritti regalano voce a questo genere di voci, si retrocede.

Giusto:

le comunità con pochi diritti devono distinguersi nel tacitare le voci dissidenti e "retrocedenti", per poter rivendicare il diritto di avere voce propria  ;-)

A proposito:

chi stabilisce quale sia la voce univoca di quelle comunità, al fine di bandire le voci dissidenti e "retrocedenti"?

Edited by Mario1944
Link to comment
Share on other sites

11 hours ago, MicFrequentFlyer said:

Non sei solo gay, ma sei anche gay. Dire che l'orientamento gay non è definitorio significa allora sparare a zero sull'85% della vita umana. Il sesso e l'amore sono ovunque e onnipresenti. Come si può pensare che l'orientamento sessuale sia un aspetto non fondamentale mi è un mistero. (mi riferisco a Gabbana, non a te @Syfy).

Abbiamo la stessa opinione, come dicevamo con @Krad77.

Condivido assolutamente quello che dici, la nostra sessualità forgia la nostra esistenza (consiglio un film: "Ex Machina" di Alex Garland, dove si parla di questioni esistenziali). Quello che volevo intendere è che se la sessualità influenza la nostra vita di tutti i giorni, esistono però anche altri aspetti di noi che non sono così dipendenti da essa (a me piace il cinema, ma non vedo come possa essere correlato con il fatto che io sia gay), quindi mi piacerebbe che il mio orientamento sessuale (che accetto) non prevaricasse sugli altri aspetti della mia persona.

Insomma io sono anche gay, ma non voglio essere solo gay.

Link to comment
Share on other sites

2 minutes ago, Syfy said:

Insomma io sono anche gay, ma non voglio essere solo gay.

Soprattutto non vorrei, parlo per me ovviamente, essere etichettato come gay a prescindere, anche ad opera nostra beninteso, tanto che, come spesso si legge, l'appellativo gay od omosessuale o peggio, sia aggiunto ad una qualsiasi qualifica professionale:

avvocato gay, ministro gay, attore gay, calciatore gay, atleta gay....

Un atleta gay ha qualcosa di diverso, atleticamente giudicando, rispetto ad un atleta non gay?

Link to comment
Share on other sites

Non c'è niente di diverso (anche se non avrei dovuto rispondere, la tua era una domanda retorica xD)

 @Mario1944  è proprio quello che intendevo, ed il motivo per cui condivido l'opinione di Gabbana sulle etichette. Che poi lui ha fatto dello stilista gay una professione è un altro conto.

Link to comment
Share on other sites

7 minutes ago, Syfy said:

Che poi lui ha fatto dello stilista gay una professione è un altro conto.

Non so neppure se si possa affermare questo, che cioè abbia fatto e faccia lo stilista gay:

una tale affermazione infatti implicherebbe nella sua produzione stilistica qualcosa di diverso, perché gayo,  rispetto alla produzione di altri stilisti non gay ovvero anche gay, ma non definibili "stilisti gay".

Non conosco la produzione di Dolce e Gabbana, ma neppure quella di Armani, Versace, Ferrè, Valentino eccetera, se non superficialmente per quello che si può vedere nella pubblicità sui mezzi di comunicazione, quindi non posso giudicare adeguatamente, ma mi sembrerebbe strano se un tale impero commerciale quasi mondiale si fosse potuto reggere, soprattutto nei decenni passati, se non grazie, almeno a dispetto d'una connotazione stilistica così impresentabile per gran parte delle culture umane.

Link to comment
Share on other sites

Suppongo che possa essere anche noioso essere interpellati in quanto stilista gay e regista gay etc

Ma ho il "vago sospetto" che se facessi il regista italiano ad Hollywood me ne farei una ragione, perchè darei per scontato che l'italianità non costituisca di per sé una diminuzione o una delimitazione, ma una risorsa, il ché è sicuramente vero per Gabbana che vende dal 1994 quasi solo ad eterosessuali e per Ozpetek che ha fatto film non a tema gay o comunque rivolti ad un pubblico non di nicchia.

Se si ha però la coscienza collettiva dell'essere italiani, si risponde sulla cultura italiana o sulla italianità non solo a misura della propria convenienza, umore e noia ma anche per il sentimento di comune appartenenza ad una identità

Link to comment
Share on other sites

25 minutes ago, Mario1944 said:

Non so neppure se si possa affermare questo, che cioè abbia fatto e faccia lo stilista gay:

una tale affermazione infatti implicherebbe nella sua produzione stilistica qualcosa di diverso, perché gayo,  rispetto alla produzione di altri stilisti non gay ovvero anche gay, ma non definibili "stilisti gay".

Non conosco la produzione di Dolce e Gabbana, ma neppure quella di Armani, Versace, Ferrè, Valentino eccetera, se non superficialmente per quello che si può vedere nella pubblicità sui mezzi di comunicazione, quindi non posso giudicare adeguatamente, ma mi sembrerebbe strano se un tale impero commerciale quasi mondiale si fosse potuto reggere, soprattutto nei decenni passati, se non grazie, almeno a dispetto d'una connotazione stilistica così impresentabile per gran parte delle culture umane.

Aldilà dei vestiti che produce, si parla di ideologia. Chiunque se ne intende di pubblicità sa che ormai non si vende solo più il prodotto, ma anche il brand, l'ideologia.

Gabbana da gay ha ottenuto per anni l'esclusiva sui costumi delle produzioni di Ryan Murphy (Glee, American Horror Story) perché oltre a vendere vestiti portava avanti un brand. Poi io di moda ne so poco e la mia conoscenza in tal senso finisce qui.

21 minutes ago, Hinzelmann said:

Ma ho il "vago sospetto" che se facessi il regista italiano ad Hollywood me ne farei una ragione, perchè darei per scontato che l'italianità non costituisca di per sé una diminuzione o una delimitazione, ma una risorsa, il ché è sicuramente vero per Gabbana che vende dal 1994 quasi solo ad eterosessuali e per Ozpetek che ha fatto film non a tema gay o comunque rivolti ad un pubblico non di nicchia.

Ragionamento corretto, se non fosse che Ozpetek viene ricordato più per i film a tematica gay.. Anche qui c'è l'idea che si venda solo il prodotto.

21 minutes ago, Hinzelmann said:

Se si ha però la coscienza collettiva dell'essere italiani, si risponde sulla cultura italiana o sulla italianità non solo a misura della propria convenienza, umore e noia ma anche per il sentimento di comune appartenenza ad una identità

Su questo sono d'accordo:  per analogia tu intendi avere la coscienza collettiva della famiglia LGBTI+ , cosa che ognuno di noi dovrebbe avere. Certo Ozpetek può fare anche altri tipi di film (il regista va separato dalla persona) ma va ricordato che lui ci ha costruito una carriera dietro ai film gay, quindi non dovrebbe fare un passo indietro e prendere troppo le distanze.

Edited by Syfy
Link to comment
Share on other sites

davydenkovic90
33 minutes ago, Mario1944 said:

Soprattutto non vorrei, parlo per me ovviamente, essere etichettato come gay a prescindere, anche ad opera nostra beninteso, tanto che, come spesso si legge, l'appellativo gay od omosessuale o peggio, sia aggiunto ad una qualsiasi qualifica professionale:

avvocato gay, ministro gay, attore gay, calciatore gay, atleta gay....

Un atleta gay ha qualcosa di diverso, atleticamente giudicando, rispetto ad un atleta non gay?

Esistono tantissimi atleti gay e non sono giudicati diversamente rispetto ad atleti etero, seppur indicati, di tanto in tanto, come gay.  

La differenza è che, guarda caso, atlete straniere come Martina Navratilova si battono per i diritti lgbt, mentre in Italia neanche fanno coming out e, se lo fanno, proprio a fine carriera, perché vivono a Londra e per iniziare subito a criticare e fare i discorsi che fai tu e che fa Gabbana.

L'allergia alla parola gay è inspiegabile secondo tesi liberaliste, filosofiche e quant'altro. Dietro c'è solo tanta omofobia, sindrome di stoccolma nei confronti dei partiti di destra, delle chiese, degli introiti che D&G ha grazi a tutta questa gente.

E' vero che essere apostrofati come gay, sul posto di lavoro, magari solo perché la gente è curiosa, può annoiare. Ma è esattamente come un'altra caratteristica di qualunque altra persona. Gente alta 2 metri penso che si sia stufata, nella vita, di sentirsi dire se gioca a basket o meno. Ma questo non implica un'allergia alla parola "alto", perché è un semplice aggettivo. E l'aggettivo gay ha ben più significati, per la maggior parte dei gay, forse non per te o per gabbana, ma è quella parola nel nome della quale si sono combattute diverse battaglie. Che forse meritano un po' di rispetto, pure. Non dico il rispetto che Gabbana rivolge a testi sacri come "Like a Virgin"di Madonna, ma almeno un briciolo di comprensione in più.

Link to comment
Share on other sites

Questi sono i film di Ozpetek secondo Wikipedia, ognuno giudichi come meglio crede non conta tanto la contabilità esatta, conta il fatto che Ozpetek ha fatto sia film a tema gay, che non e sempre mirati ad un pubblico ampio ( in entrambi i casi ) cosa che gli ha garantito un discreto successo al botteghino

Link to comment
Share on other sites

39 minutes ago, Syfy said:

Aldilà dei vestiti che produce, si parla di ideologia. Chiunque se ne intende di pubblicità sa che ormai non si vende solo più il prodotto, ma anche il brand, l'ideologia.

Si, va bene, ma se l'ideologia non si traduce in una qualche connotazione dell'attività produttiva o commerciale, che la renda diversa e riconoscibile in quanto gay da quelle non così connotate che sono opera di non gay o di gay non interessati alla connotazione gaya della loro produzione, allora perché affermi che Dolce e Gabbana abbiano fatto dell'essere "stilisti gay" la loro professione?

Edited by Mario1944
Link to comment
Share on other sites

davydenkovic90
13 minutes ago, Mario1944 said:

perché affermi che Dolce e Gabbana abbiano fatto dell'essere "stilisti gay" la loro professione?

infatti è una cazzata. L'unica cosa originale e potenzialmente attraente per i media, può essere il fatto che siano stati anche una coppia nella vita, oltre che essere alla guida di un'azienda di successo, e quindi essere come, boh, Federica Pellegrini e il suo fidanzato nuotatore, sui giornali di gossip e via dicendo.

Non credo che il nuotatore fidanzato della Pellegrini si senta sminuire dal fatto di stare con la Pellegrini, ad esempio.

Solo che anche paragonare Gabbana alla Pellegrini mi sembra già improprio. D&G è un brand di successo italiano, ma come tanti ce ne sono. Non è un campione, una leggenda o un genio. Non è Capucci né Lagerfeld. E non è nemmeno Voltaire. E' come credere che Kinder Ferrero sia alta pasticceria.

D&G basano il successo sulle mutande che sporgono dai pantaloni dei tamarri di tutto il mondo e per i vestiti maculati che le tamarre indossano nelle discoteche. Non c'è molto da discutere. Come ripeto, non c'è più niente da dire sulla Pellegrini una volta che ha appeso gli occhialini da piscina al chiodo.

Nelle interviste si parlerà, com'è ovvio, ANCHE di temi più interessanti per l'opinione pubblica, che non i vestiti del suddetto stilista, quali unioni gay, laicità dello stato ecc. 

Ma l'allergia alla parola gay resta inspiegabile, per me, in termini filosofici, senza che io non possa intravedere altro dietro questa filosofia (spicciola)

Edited by davydenkovic90
Link to comment
Share on other sites

22 minutes ago, Mario1944 said:

Si, va bene, ma se l'ideologia non si traduce in una qualche connotazione dell'attività produttiva o commerciale, che la renda diversa e riconoscibile in quanto gay da quelle non così connotate che sono opera di non gay o di gay non interessati alla connotazione gaya della loro produzione, allora perché affermi che Dolce e Gabbana abbiano fatto dell'essere "stilisti gay" la loro professione?

Riconosco che dire "stilisti gay" è stata un'inutile esagerazione perché volevo sottolineare che loro si sono fatti molto pubblicità sul fatto di essere coppia.

Per il resto quello che intendo dire è che pubblicizzare qualcosa come gay-friendly aiuta molto.

Ikea-Campagna-Pubblicitaria-Gay-Friendly

Ad esempio, cosa connota come gay l'Ikea? Sfruttano l'ondata gay friendly per vendere di più.

Edited by Syfy
Link to comment
Share on other sites

3 minutes ago, Syfy said:

Riconosco che dire "stilisti gay" è stata un'inutile esagerazione perché volevo sottolineare che loro si sono fatti molto pubblicità sul fatto di essere coppia.

Ah, va bene:

ho interpretato troppo alla lettera ;-)

4 minutes ago, Syfy said:

Ad esempio, cosa connota come gay l'Ikea? Sfruttano l'ondata gay friendly per vendere di più.

Be', sì:

gli affari sono affari.

Comunque lo possono fare anche perché la connotazione gaya o meglio gay friendly  non li danneggia o almeno non reputano li danneggi agli occhi dei restanti acquirenti non gay.

Insomma, terrei distinte le due cose:

l'opportunità commerciale dell'impresa dall'ideologia privata dell'imprenditore o degli imprenditori, gay o non gay.

Link to comment
Share on other sites

Ineceppibile il discorso di @davydenkovic90 , l'argomento  di Gabbana sembra proprio da sindrome di Stoccolma.

@Mario1944

La questione della socializzazione etero/gay per cui al momento esistono cori gay e co. potrebbe essere una cosa provvisoria oppure no. Io ripesandoci, credo che in futuro super gayfriendly continueranno ad esistere socializzazioni ad hoc per orientamenti, così come oggi continuano ad esistere per sessi, interessi, ecc. Ma comunque in Spagna per alcune cose è già così. C'è gente che va al coro gay o chi partecipa al coro della chiesa, chi va alla squadra di pallanuoto gay o chi gioca in campionato con gli etero. 

Tuttavia in senso generico trovo che le diverse forme di aggregazione specifiche siano inevitabili. Per quanto io possa essere sostenitore di una socialità inclusiva tra sessi e orientamenti, riconosco pure che per molti è necessario anche averne una specifica. Senza andare troppo lontano basti pensare agli uomini e donne. Oggigiorno i gruppi di amici sono misti tra uomini e donne, si parla di tutto e ci si rispetta, eppure per molta gente c'è l'esigenza di uscire solo tra maschi per parlare di donne, macchine, ecc.  e le donne hanno anche voglia di uscire tra loro per parlare di moda, trucchi, diete, maschi o quant'altro. Ovviamente non tutte le persone sono così, ma in linea generale sono gli argomenti e le necessità della gente comune. Stessa cosa in chiave gay, io mi trovo più a mio agio tra etero, ma a volte quando si esce tra soli maschi mi sento meno 'libero' se vado col partner perché devo limitare i gesti d'affetto per evitare di annoiarli o farli sentire scomodi. E prima che si gridi all'omofobia, i miei amici sono supergayfriendly, ma capisco che è un po' una situazione tipo quando si esce con una coppia di etero e un amico è single. 

In ogni caso, ritornando a un discorso più generico, capisco anche che un gay abbia l'esigenza di parlare di cazzi, avventure, lady gaga o quant'altro(si sto generalizzando, ma è a puro scopo illustrativo) e oggettivamente a molti etero darebbe noia stare ad ascoltare questi discorsi(così come ad alcuni gay fa schifo sentir parlare di passere). Ecco per cui è comunque essenziale trovarsi a volte tra soli simili. Io non ho questi esigenze, ma anche per me è importante restare a volte tra soli gay. Gli etero possono essere felici per me e approvare la mia relazione, ma è solo tra gay che posso farli morire di invidia e di rosicamento xD (sì, sono un po' stronzo su questo, lo so xD)

Link to comment
Share on other sites

1 hour ago, Ilromantico said:

è comunque essenziale trovarsi a volte tra soli simili.

Omettendo l'avverbio "essenziale", sono per il resto d'accordo con te, almeno in astratto.

Tuttavia, concretamente considerando, non credo si possa trascurare l'omofobia millenaria in cui è stata immersa la nostra cultura, da cui siamo usciti solo da poco e solo in parte e che comunque permea ancora gran parte delle altre culture, con annesse discriminazioni e ghettizzazioni, quando non di peggio.

Inevitabilmente, quando si parla di "restare tra soli gay", viene il sospetto, almeno a me, che il fine non sia tanto quello di "trovarsi a volte tra soli simili", quanto bensì quello di evitare di essere derisi, disprezzati o peggio, che poi è quello cui velatamente tu stesso alludi scrivendo:

"a volte quando si esce tra soli maschi mi sento meno 'libero' se vado col partner perché devo limitare i gesti d'affetto per evitare di annoiarli o farli sentire scomodi".

Link to comment
Share on other sites

davydenkovic90
1 hour ago, Mario1944 said:

Inevitabilmente, quando si parla di "restare tra soli gay", viene il sospetto, almeno a me, che il fine non sia tanto quello di "trovarsi a volte tra soli simili", quanto bensì quello di evitare di essere derisi, disprezzati o peggio,

Ma quando mai?! Questo è un pregiudizio che sta nella tua testa e nella tua idea di "ritrovarsi tra gay", che ai ragazzi serve proprio per l'obiettivo opposto a quello che dici tu, e cioè per solidarizzare, per avere più forza nel compiere determinati  passi, come il coming out, ad esempio. Che oggi più che mai sono sentiti da un gay per fare una vita serena. Guarda i topic di questo forum a temae"coming out"

La ghettizzazione non esiste più come un tempo e non è il termine gay a volerla creare. 

1 hour ago, Mario1944 said:

"a volte quando si esce tra soli maschi mi sento meno 'libero' se vado col partner perché devo limitare i gesti d'affetto per evitare di annoiarli o farli sentire scomodi".

Questo mi pare naturale se si frequenta un gruppo con gusti diversi dai nostri. 

E poi, come sempre, sei selettivo nel rispondere a quello che ti viene obiettato: anche i maschi etero o le donne etero bramano a volersi riunire fra sé per parlare, rispettivamente, di donne o uomini, macchine o trucchi, ma a nessuno salta in mente di dire che si autoghettizzano, che si autoetichettano o altre scemenze. 

Link to comment
Share on other sites

@freedog

Ahaha, è vero, ma sono un bravo ragazzo nel fondo ;)

@Mario1944

Ho capito il tuo discorso, ma credimi se non do un bacio a mio marito tra etero maschi è perché mi sembra di snaturare il tipo d'uscita e di creare una situazione da reggicandela per loro. Non è per paura di imbarazzi o derisioni(anche perché si tratti di amici), quando si è tra coppie o in gruppi misti non mi pongo problemi, ma se è un'uscita di puro compagnerismo voglio viverla e farla vivere come tale. D'altronde non è tanto diverso da evitare di far fare i reggicandela a dei gay con una coppia etero.

Per il resto l'argomento è così semplice così come ha riassunto @davydenkovic90

Io ad esempio quando vado in Giappone cerco sempre di andare negli onsen(balneari nudi). In altri posti non mi sognerei mai di farlo, non sono proprio il tipo da spiagge nudiste, ma per questioni culturali so che in Giappone non c'è nessuna malizia(lì vanno tutti di qualsiasi ceto) e trovo che sia un bel modo per ritrovarsi con la propria natura maschile e tra maschi con totale innocenza. Proprio a questi proposito, io mi sento omodo perché si è tra maschi, ma mi sentirei in imbarazzo a stare nudo on le femmine. Ovviamente penso purre che essere in coppia gay sia anche un vantaggio in questo casi, posso stare nell'onsen con mio marito al contrario degli etero :)(esistono anche Onsen miste, ma in pochi luoghi).

Link to comment
Share on other sites

davydenkovic90
25 minutes ago, Ilromantico said:

Ho capito il tuo discorso, ma credimi se non do un bacio a mio marito tra etero maschi è perché mi sembra di snaturare il tipo d'uscita e di creare una situazione da reggicandela per loro.

Io non lo faccio neanche fra gay, né in situazioni "neutre" tipo per strada o cose del genere. E mi comporterei così anche se fossi etero, perché non ho 14 anni e non sono una cozza attaccata allo scoglio. Ma non c'entra niente col timore di essere derisi o che, anche perché, se succede - ed è successo, un paio di volte - mi so difendere molto bene a parole o coi fatti, se necessario. 

Nell'ultimo anno mi è capitato solo due volte: la prima volta per un abbraccio, ci siamo presi dei froci da parte di ragazzi in bicicletta. Ci ho riso, ma se fossero stati a piedi e non si fossero dileguati così velocemente, avrei riso di più. La seconda volta in una piazza buia, di notte, mentre mangiavamo un panino, siamo stati avvicinati da un gruppo di ragazzi che ci hanno chiesto sigarette, birra e poi se fossimo gay o meno, con aria minacciosa. Anche lì, peccato che erano tutti fisicamente la metà di noi e se ne sono andati subito via con la coda tra le gambe. Non c'è stato proprio gusto. ;)

Se ho mai sentito la necessità di andare in un locale gay, è stato per respirare un'aria diversa, una volta l'anno. Non ho alcun interesse a vivere all'interno di un illusorio mondo a misura di gay, tra le paillettes. Ci ritornerò molto raramente, penso, anche perché, 8 euro per un bicchierino di analcolico mi sembrano un prezzo davvero eccessivo, lo sketch della drag su Elenoire Ferruzzi e il ballerino pompato non giustificavano il prezzo gonfiato. 

Credo che la gente ci vada col mio stesso spirito oppure per rimorchiare qualcuno (esattamente come gli etero con determinati gusti vanno nel locale chic della versilia di proprietà di Daniela Santanché oppure in un locale per nerd o metallari) ma penso che nessuno ci vada più per sentirsi libero lì e in gabbia nella vita quotidiana. Punto e basta.

Edited by davydenkovic90
Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.


×
×
  • Create New...