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È tempo di una vera guerra al Natale


paperino

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Questo decisamente non è "il momento più magico" dell'anno.

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Immagina qualcosa che preferiresti fare (e goditi il masochismo di non farla).

Cancelliamo il Natale.

Capisco che è un po' tardi e che probabilmente avrete già iniziato a ordinare regali per i vostri cari su Amazon, comprato biglietti aerei/ferroviari o pianificato il menu per il vostro grande pranzo in famiglia, ma ascoltatemi. Penso che staremo tutti meglio (ciascuno di noi come individuo, tutti insieme, la società, il mondo) se smetteremo di celebrare questa festività.

In questo topic raccoglierò articoli e spunti di riflessione che di qui al giorno di Natale vi dimostreranno come questa festa sia dannosa per tutti; il consumismo, la noia, la nostra cultura aziendale, gli alcolici, i bambini, i danni all'ambiente del pranzo di Natale, la disparità di genere: il Natale è male!

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Mi ci sono voluti anni di rigorosa meditazione per raschiare via l’allettante nostalgia di queste festività. Ma ora sono disposto a dire ad alta voce ciò che sospetto molti mormorino in questo periodo dell’anno: il Natale è diventato una istituzione socioeconomica fallimentare.

Sebbene per molti anni il Natale sia stato giustificato sulla base del fatto che è “allegro”, una rigorosa analisi quantitativa dimostra che è vero il contrario. Nonostante i sostenitori sostengano che la festività promuove uno “spirito” desiderabile, rende le persone “allegre”, ecc., i dati mostrano che il periodo natalizio è caratterizzato da un peggioramento ambientale, da prodotti pericolosi, da viaggi e (cosa forse più importante) da un uso inefficiente delle risorse chiave. Le festività sono un fattore insidioso e trascurato nel declino del tasso di risparmio in Italia, della fiacca etica lavorativa e degli elevati tassi di criminalità. Peraltro, il Natale non realizza davvero il suo presunto obiettivo di distribuzionale: il passaggio di doni a coloro che ne hanno bisogno. Inoltre, il numero di persone rese “allegre” dal Natale è probabilmente raggiunto o superato da chi si sente invece giù. In breve, come dimostreremo di seguito, il Natale, sebbene sia un importante rito religioso che fornisce divertimento invernale ai bambini (che probabilmente si divertirebbero comunque), fallisce il test del rapporto costo-efficacia.

Il Natale consuma ingenti risorse nella discutibile e ingenerosa attività del “donare forzato”. Innanzitutto, si deve tener conto di tutto il tempo trascorso alla ricerca dei “regali giusti”, dello scrivere e spedire biglietti di auguri a gente che ignoriamo per il resto dell’anno, del decorare alberi, del partecipare a squallidi festini natalizi pieni di dolciumi pieni di zuccheri e colesterolo e di finto buon umore, nonché del contraccambiare i regali ricevuti. Supponendo in modo conservativo che un italiano medio trascorra due giorni all’anno per le attività natalizie, il totale nazionale ammonta a quasi 300.000 anni-persona a ogni Natale. Altrettanto importante è quanto gli italiani spendono ogni anno per regali inutili (circa 10 miliardi di euro). La spesa extra dei consumatori è spesso considerata benefica perché stimola l’economia, ma il massiccio picco delle festività crea numerose esternalità dannose.

I regali sbagliati sono un indicatore di questo spreco. Secondo i centri commerciali di New York, ogni anno viene ritornato circa il 15% di tutti gli acquisti natalizi. Concesso che molti doni non graditi vengono tenuti perché le persone lo percepiscono come un dovere (elettrodomestici, tovaglie, ecc. che devono essere messi in mostra quando chi li ha regalati viene in visita) e tenuto conto della diffusa incapacità dei bambini di restituire i regali, questo indica che fino a un terzo degli acquisti potrebbe essere poco adatto ai suoi destinatari. Il Natale è davvero un ritorno a tutte le inefficienze dell’economia del baratto, in cui tutti devono far combaciare i desideri degli altri alle proprie offerte. Naturalmente, il denaro è stato inventato proprio per risolvere questo problema della doppia coincidenza di desideri. Una soluzione potrebbe essere quella di richiedere alle persone di scambiarsi denaro come regalo, ma ciò metterebbe rapidamente in luce l’assurdità dell’intera istituzione.

Il “donare forzato” aumenta anche i consumi in modo artificiale e riduce i risparmi, perché è improbabile che tutti i regali stupidi e costosi dati a Natale verrebbero dati in altri periodi dell’anno. Un aspetto particolarmente nocivo del Natale è il “regalo che si fa notare”, ovvero il regalare oggetti di lusso come le uova di Tiffany, i fermacarte di cristallo e gli orologi da 15.000 euro progettati apposta per coloro che hanno meno bisogno di un regalo (“la persona che ha già tutto”). La maggior parte di questi regali costosi viene regalata a Natale; il quarto trimestre fornisce più della metà delle vendite annuali di diamanti, orologi e pellicce.

Naturalmente, lo spendere ingiustificato delizia i rivenditori. Il Natale rappresenta oltre un quinto delle loro vendite e due quinti del loro profitto, il che suggerisce una spiegazione marxista per le festività (un potente interesse economico sottostante all’ideologia natalizia incentrata sui regali). Ma per la nazione nel complesso aumenta il peso del debito privato e riduce il nostro tasso di risparmio.

Per i genitori, un aspetto particolarmente esasperante del Natale è il feticismo insensato dei giocattoli. Il Natale rappresenta il 60% della spesa annuale per giocattoli e videogiochi. Gran parte di questi giocattoli (il cui valore decade velocemente) è costituito da prodotti legati a film o programmi TV e da gadget costosi che non funzionano o che non mantengono l’interesse per più di un giorno.

Il Natale aumenta il traffico. Almeno nelle grandi aree urbane è di gran lunga il periodo più spiacevole per fare acquisti, viaggiare, cenare fuori o usare il bagno di un centro commerciale. Proprio quando i negozi sono più affollati lo shopping diventa obbligatorio; proprio quando tutti vanno a trovare i familiari, farlo diventa un dovere. Il 21 e il 22 dicembre sono le date di picco per i viaggi in aereo e in treno, proprio quando le compagnie fanno pagare i prezzi più alti.

Il volume di posta e di pacchi è più che raddoppiato nella settimana che precede il Natale. Le telefonate raggiungono picchi altissimi nel mese di dicembre. In molti negozi e uffici postali ci sono lunghe code e bisogna aggiungere costosi turni extra per gestirle, e sono i consumatori che finiscono per pagarli.

Tutto questo picco a Natale implica che le compagnie di trasporti, le poste, i negozi, le banche, i magazzini, i sistemi telefonici, le strade e i parcheggi devono essere costruiti molto più grandi di quanto dovrebbero essere se le attività fossero distribuite in modo più uniforme durante l’anno. Questo spreca capitale prezioso.

Il Natale distrugge l’ambiente e animali innocenti. Se si considerano tutti gli alberi di Natale, le lettere, i pacchi, l’aumento di pubblicità in giornali e riviste, la carta da regalo, i cataloghi e i biglietti di auguri, le festività natalizie non sono nient’altro che una catastrofe per l’intero ecosistema. Per di più, tutta questa carta e questi alberi devono essere smaltiti, il che pone una forte pressione su discariche e impianti di riciclaggio.

Il Natale provoca una forte fluttuazione stagionale nella domanda di contante. Ciò rende più difficile per la BCE attutire i picchi e le cadute della nostra economia. Le festività sono il periodo dell’anno in cui la gente va in giro con le taglie di contante più grandi e la moneta sonante è un regalo di Natale popolare soprattutto tra i datori di lavori. Il volume di contante in circolazione raggiunge un picco ogni anno a dicembre, poi cala di circa il 4 o 5 per cento.

Il Natale porta un forte aumento dell’assenteismo e un crollo della produttività lavorativa che difficilmente saranno recuperati nel resto dell’anno. Molte aziende chiudono completamente per il periodo di due settimane tra Natale e Capodanno. Per chi resta aperto le prestazioni sul lavoro spesso crollano a causa delle feste sfrenate e dei chiassosi festeggiamenti. Solo la produttività del commercio al dettaglio aumenta.

Il Natale in realtà è stagione della tristezza e della disperazione. L’allegria obbligatoria di questo periodo, l’ipercommercialismo, il bere pesante e l’eccessiva enfasi mediatica sulla famiglia cristiana ortodossa idealizzata (due figli, due genitori) fa sentire esclusi e soli chi non condivide tali stili di vita o sentimenti religiosi. E anche nelle cosiddette famiglie normali il clamore mediatico sui festeggiamenti aumenta spesso le aspettative, spianando il campo a delusioni per molti. Molte donne in particolare si sforzano di soddisfare sia le richieste dei propri lavori a tempo pieno sia le aspettative più tradizionali su come dovrebbero essere le festività, date in parte dalle loro madri che non lavoravano.

C’è anche un forte stress emotivo associato all’obbligatorio spendere eccessivo e agli obbligatori gesti d’affetto. La polizia, gli psichiatri e gli ospedali riferiscono un drammatico aumento nelle ricadute di alcolismo, nelle overdosi da sostanze stupefacenti, nelle liti domestiche, nelle chiamate ai servizi telefonici di prevenzione del suicidio e ai servizi di emergenza medica.

Il Natale è uno dei periodi più pericolosi dell’anno. La combinazione di alberi, luci, focolari ardenti e festeggiamenti in casa si traduce in un maggior numero di incendi domestici in questo periodo dell’anno.

Dicembre è il mese con il maggior numero di sanzioni per guida in stato di ebrezza. Non sorprende che sia anche il mese col maggior numero di incidenti stradali (a causa dell’ubriachezza, del traffico e del maltempo). Certo, il clima è una concausa per chi vive nelle regioni più settentrionali e fredde; la vita sarebbe molto più facile se almeno accettassimo di spostare il Natale in estate.

Dicembre è anche il mese con il maggior numero di furti. Si sospetta che tutto questo crimine sia dovuto al fatto che anche i criminali sono spinti dalla necessità di mettere regali sotto l’albero per i familiari.

Gli eccessi nel mangiare e nel bere sono usati per compensare le tribolazioni del Natale. Tutta questa indulgenza fa poco bene al girovita degli italiani: il Natale è uno dei più importanti contributori al sovrappeso. Naturalmente, gennaio è il mese di picco dei progetti di dieta, molti dei quali terminano nella disperazione e nel fallimento.

Forse più importante di tutto, visto da un punto di vista puramente distributivo, il Natale quasi sicuramente aumenta le disuguaglianze, perché la maggior parte dei regali si fanno all’interno del nucleo familiare o della stessa classe sociale, senza raggiungere le persone che avrebbero bisogno del nostro aiuto. Il Natale riduce indubbiamente la nostra capacità di fare beneficenza prosciugandoci sia della ricchezza che altrimenti potremmo destinare ai bisognosi sia dei nostri impulsi caritatevoli. Difficilmente la persona la cui nascita si celebra a Natale aveva questo in mente.

Nel complesso, il messaggio è chiaro: il Natale impone un’enorme tassa sulla nostra economia, è pericoloso per la nostra salute e la nostra sicurezza e fa ben poco per promuovere la giustizia sociale. E questa tassa potrebbe crescere (un’analisi a lungo termine suggerisce che la stagione di acquisti natalizi sta diventando sempre più lunga). Il commercialismo natalizio è un’innovazione moderna, ovviamente. I cristiani antichi nemmeno osservavano la festività fino al quinto secolo, i cristiani medievali lo facevano in modo molto più modesto e i puritani si rifiutavano, a ragion veduta, di celebrarla proprio. Solo negli ultimi cinquant’anni, col perfezionarsi della pubblicità per il mercato di massa e con la commercializzazione della religione in generale, è diventato com’è oggi.

Il Natale moderno è come il primo keynesianismo: un esperimento economico orientato al breve termine che alla prova dei fatti si è rivelato carente. È il rovescio della medaglia del contributo positivo che l’”etica protestante” fece al capitalismo. Cosa si può fare? Suggerisco una moratoria sperimentale di due o tre anni su tutta la faccenda, per permetterci di pagare i nostri conti e recuperare parte della distanza che abbiamo perso. Può sembrare una terapia dura per i giovani e per tutti gli altri gruppi di interesse che hanno acquisito quote commerciali tanto importanti in questo rito annuale (dai produttori di luci ai conducenti di ambulanze). Ma il resto di noi non se lo può più permettere. Se proprio vogliamo celebrare questa festa, dovremmo farlo solo perché è finalmente finita per almeno un altro anno.

Edited by paperino
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sarà che il mio è un vizio professionale (studio lettere classiche e il mio autore preferito è Seneca) ma in questi momenti di consumismo sfrenato, di alberi di natali che si illuminano per le strade, di ragazzetti/e entusiasti per il capodanno e per il vino gratis, la sbornia, il sesso con la fidanzata dell'amico..

Io mi do all'ozio.

Disteso sul divano. Non credo nel natale, nella famiglia e nello stare bene insieme. Non mi piace più andare a visitare i presepi, ma mio padre, ogni anno, continua a propormeli. Se ci vado, è solo per far sculettare un po' il mio cane. Alla mia età, forse, me lo posso anche permettere.

Cmq, scherzi a parte, va detto che chi vive un disagio lo vive a prescindere da ciò che fanno gli altri. Cancellassimo pure il natale, la sofferenza ci sarebbe comunque. Perché ci sarebbe comunque qualcuno che sta meglio di noi, qualcuno cui guardare con un senso di....inferiorità, perché si pensa a ciò che non si ha. Al proprio vuoto. Bisogna eliminare il problema alla radice.

Dovremmo amare di più la solitudine e il vuoto. Accettarlo. Non guardare a quello che fanno gli altri. Perché tanto vedere due persone sorridenti, due fidanzatini che si tengono per mano co la busta della spesa piena di regali, non significa aver visto una coppia felice. 

Io la invidio tanta gente, ma poi mi dico ''Ma che ne sai......che anche loro non si stanno illudendo!''. Vivere il natale da soli è un'esperienza che ti forma, che ti rinforza. Ti prepara alla vecchiaia, a quell'età in cui dovrai supplicare gli altri - i nipotini, se ne avrai - di stare con te, di non lasciarti solo. E invece ci dovremmo pensare, che tutta questa felicità è una cosa vana, che a questo punto dovremmo trovarla, prima di tutto, in noi stessi.

scusa per la piega filosofica che ha preso il mi discorso ma ci tenevo a dirlo

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Più che 'maledire' il Natale mi sembra più un'insofferenza non detta di tristezza e solitudine. Il Natale è solo una scusa per stare tutti assieme, fregano ben poco i regali e le frivolezze commerciali.

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14 minutes ago, Ilromantico said:

Più che 'maledire' il Natale mi sembra più un'insofferenza non detta di tristezza e solitudine. Il Natale è solo una scusa per stare tutti assieme, fregano ben poco i regali e le frivolezze commerciali.

SI

a me dà più che altro fastidio il maggior traffico e confusione di roma

ma poi, tutta questa acredine verso il Natale...

io, ateo, per esempio, non lo vivo in  "modo commerciale", ma riuscendo a passere più tempo con amici e familiari...

     :santa:    :xmascouple:    :santaclaus:  :santablack:  

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17 minutes ago, castello said:

a me dà più che altro fastidio il maggior traffico e confusione di roma

e su, che quest'anno c'avemo pure la webstar in pieno centro!!

-vedi alla voce Spelacchio-

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ahahhahahahah

povero  Spelacchio!  fa pure tenerezza....

ma dico?!  possibile che noi romani dobbiamo fare una figura di m.... pure per l'albero di natale?????

ah già!  dimenticavo....  è colpa delle passate amministrazioni.... del debito pregresso...  di berlusconi..  di renzi....   dell'Europa....

      :cry:

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35 minutes ago, castello said:

è colpa delle passate amministrazioni.... del debito pregresso...  di berlusconi..  di renzi....   dell'Europa....

tzk.. sti grullini sò proprio dei dilettanti!

prendessero esempio da LUI se vogliono cercare scuse un minimo credibili!!

Edited by freedog
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