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Soldati e spie


Rotwang

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Soldati e spie è un saggio del 2011 di Gino Nebiolo.

Nella primavera 1943 Charles De Gaulle lasciò Londra, dove si era rifugiato dopo l'occupazione tedesca della Francia, dato che i rapporti franco-britannici erano diventati difficili, e andò ad Algeri, appena ribellatasi al governo fantoccio di Vichy. È qui che maturò il “progetto italiano”: se e quando le sorti della guerra l'avessero consentito, sarebbe stato imperativo occupare militarmente la Valle d'Aosta, altri punti delle Alpi occidentali, possibilmente una parte della Liguria (da Ventimiglia ad Imperia) e alcune valli piemontesi (Torino, Ivrea e Cuneo comprese), per poi annettere tutti questi territori come rivalsa per la "pugnalata alla schiena" inferta nel 1940 da Mussolini ad una Francia vinta e agonizzante.

Il tentativo del Général è ben ricostruito nel libro di Gino Nebiolo Soldati e spie, avvalsosi dei documenti degli archivi parigini e militari francesi. Il progetto d'ingrandimento "gollista" proseguì dopo l'armistizio italiano. In una conferenza stampa dell'aprile 1944 De Gaulle dichiarò senza mezzi termini: «Noi porteremo la nostra offensiva nel territorio italiano
» anche perché «lassù, nelle Alpi, io tengo molto che le ostilità non finiscano su un confine mal tagliato. Prima che cessi il fuoco dobbiamo lavare su quel terreno gli oltraggi subiti». Pur di realizzare questo disegno, il Général ostacolò in ogni modo la cobelligeranza dell'Italia contro la Germania nazista, così come la collaborazione tra i maquis e partigiani italiani (tanto che questi, in Valle d'Aosta, per respingere i francesi dovettero coalizzarsi brevemente con ciò che restava dell'esercito di Salò).

Finalmente il progetto di annessione divenne più concreto negli ultimi mesi di guerra: il 23 marzo 1945 le truppe francesi, guidate dal generale Paul-André Doyen, su esplicito ordine di De Gaulle, avanzarono ben oltre il confine italiano, provocando una crisi diplomatica con Churchill e Roosevelt, che erano contrarissimi alle pretese di Parigi. 
Nelle zone occupate i francesi inviarono loro spie con un compito politico preciso: preparare quelle regioni all'annessione, influenzando le popolazioni locali con comizi, riunioni segrete, volantini e manifesti col tricolore francese. Diffusero perfino schede di voto con scritto: «Io sottoscritto dichiaro di optare per la Francia mia patria di origine e di accettare le sue leggi. Viva la Francia!». Ma la reazione dei piemontesi, liguri e valdostani fu piuttosto negativa ovunque, la fedeltà all'Italia era nettamente sentita e ribadita, ad eccezione di Tenda, dove il sentimento francofilo era prevalente. L'ultimatum del nuovo presidente USA Truman pose fine ai piani francesi e alla loro effimera occupazione militare.

L'ultimo atto di questa vicenda fu la Conferenza di Pace di Parigi dell'agosto 1946. Il presidente del Consiglio De Gasperi venne accolto da un silenzio di ghiaccio, ma con un discorso di quasi un'ora di grande dignità, spiegò di sentire «le responsabilità e il diritto di parlare come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica», illustrando l'apporto dato dalla Resistenza italiana e dal Corpo di Liberazione alla guerra contro la Germania. Il trattato di pace venne firmato il 10 febbraio 1947 e sancì la cessione italiana con un plebiscito locale di Briga e Tenda, due comuni alpini con poco meno di 4.500 abitanti. Il piano del Général era completamente fallito.

Un ventennio dopo, il 16 luglio 1965, Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle, rispettivi capi di Stato italiano e francese, inaugurarono il Traforo del Monte Bianco: il tunnel che collega i due versanti delle Alpi e unisce l'Italia alla Francia. Nonostante la solennità del momento, l'atmosfera tra i due presidenti non fu cordiale e le ragioni erano ben note ad entrambi.

Edited by Rotwang
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