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Una risata non seppellirà una sega, caro Louis CK


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Laura Tonini

Pochi giorni fa è uscito un articolo del New York Times che conferma ufficialmente una voce che girava da anni, cioè che Louis CK, guardato come il comico più influente di questi anni, amasse masturbarsi di fronte a colleghe che non avevano in alcun modo espresso il desiderio di partecipare alla festa. Nello specifico ci sono cinque donne che lo accusano, riferendo fatti avvenuti tutti fra il 2002 e il 2005. Anche nel caso di LCK come in altri recenti, le conseguenze sono state professionalmente abbastanza devastanti: FX, network che ha prodotto Louie e per il quale era al lavoro su altri quattro show, ha interrotto ogni rapporto con lui, Netflix ha cancellato la produzione di un prossimo special già in programma, ed è stata cancellata la premiere del suo ultimo film I love you, daddy.

Ho già scritto di essere una fan e di essere in notevole compagnia: nella mia umile e minuscola filter bubble ogni avvenimento riguardante Louis CK viene vissuto con l’interesse e il coinvolgimento che il resto del mondo riserverebbe al primo contatto fra Papa Francesco e una civiltà aliena, quindi non mi stupisce molto che il tutto abbia prodotto una risonanza enorme nonostante sia una non-notizia. Di sicuro è successo anche perché si tratta di un tassello parecchio importante del famoso “effetto domino” che hanno scatenato le denunce a Weinstein.

A quanto pare, in generale, uno dei dati di più difficile comprensione è questo: perché tutte queste donne hanno aspettato così tanto tempo a denunciare l’abuso subito? I modi per ottenere una rivalsa legale esistono, la possibilità di dire di no pure: ne consegue automaticamente che se hai accettato è perché hai ottenuto qualche vantaggio. È come se ci sfuggisse la natura millenaria delle dinamiche di potere che invece conosciamo perfettamente.

Dico che le conosciamo perfettamente e ne sono abbastanza sicura, almeno qui in Italia. Faccio un esempio a caso: quando è scoppiata Tangentopoli abbiamo visto come collassa un sistema. Un sistema in cui non c'erano solo colpevoli e innocenti, c'era un po' di tutto: chi c'è finito in mezzo per sbaglio, chi ci si è arricchito, chi è stato vittima e alla fine ci si è ammazzato e chi faceva cagare come pochi e l'ha passata liscia. Si è scatenata una guerra civile che ha sconvolto gli equilibri politici su cui si reggeva un intero paese. Oggi la corruzione non è debellata (spoiler: non avverrà mai) ma sul finanziamento ai partiti siamo un po’ più attenti di prima. E sì, probabilmente una serie di convenienze ha fatto sì che talune denunce uscissero in un determinato momento politico e sicuramente ci sono molte cose poco chiare e sicuramente un intero sistema di interessi si è dispiegato intorno al trambusto. Però diciamo che un concetto è collettivamente passato e la società in qualche modo ha conosciuto un progresso.

Può essere che abbia gravi disturbi mentali, ma a me non sembra molto diverso da quello che sta succedendo ora con Weinstein, Louis CK, Spacey etc: un sistema che sta collassando, perché fisiologicamente il suo tempo è passato e perché è diventato avulso dalla realtà sociale che lo circonda. Niente di più. Non c'è nessuna "lotta contro i maschi" non c'è nessuna "caccia alle streghe": c'è solo che è il 2017 e per fortuna gli umani si evolvono e le cose cambiano. Evidentemente denunciare oggi, in un momento in cui c’è una riflessione collettiva in atto e delle persone molto potenti sono state esposte, è molto più facile e sicuro di quanto non lo fosse venti, dieci o anche cinque anni fa—anche perché insieme alle accuse di molestie sono in molti casi arrivate anche accuse riguardanti tentativi di intimidazione delle vittime, anche nel caso di Louis CK.

A differenza degli altri, però, Louis CK ha fatto una cosa sensata: si è scusato. La dichiarazione che ha rilasciato è la prima ad avere la forma che hanno le scuse nella vita reale, cioè con delle ammissioni di colpa e l’intenzione di prendersi delle responsabilità per il futuro: è una cosa che va rilevata e apprezzata perché nessun altro dei nominati in questo Grande Fratello Vip dei molestatori ha ritenuto opportuno farlo.

Chiaramente le scuse non bastano, e lui stesso all’interno della dichiarazione lascia intendere che prenderà una pausa professionale per ricomporsi umanamente e artisticamente, che credo anche sia la cosa più giusta in assoluto. Non credo che quanto avvenuto debba per forza segnare la fine di una carriera perché non sono un’agente della Polizia Anti Seghe, anzi mi piace l’ottimismo, quindi mi dico che il suo talento potrebbe essere comunque un ottimo strumento di rielaborazione e portare ancora più in alto il livello di possibili future esibizioni. Una regola abbastanza nota della comicità, quella che cerca di definire dopo quanto tempo sia possibile ironizzare su argomenti molto complessi o intensi, è quella che stabilisce: comedy = tragedy + time. Mi sembra che si applichi molto bene anche qui, quindi lo prendo come un buon segno.

Soprattutto perché la situazione è complessa davvero, visto che gran parte del suo repertorio artistico è concentrata sulla sessualità, con un particolare focus sulle seghe e le condizioni generali delle sue palle. Ovviamente il fatto che lui avesse questo piccolo grattacapo con i suoi impulsi non sottrae valore artistico ai suoi show o ai suoi testi. In che modo e se intaccherà la mia percezione di fan, ad esempio, non so dirlo, perché il rapporto di uno stand up comedian col suo materiale è viscerale, però sono sempre convinta che esista una distinzione fra produzione artistica e vita personale, quindi suppongo che dipenderà semplicemente dalla qualità del suo materiale futuro.

Detto questo, si è parlato molto del comportamento di Netflix, HBO e degli altri network in questo periodo di tornado di denunce. In linea di massima hanno bloccato tutto il bloccabile fra i contenuti che ruotassero intorno alle star cadute nello scandalo—e credo abbiano sbagliato, perché prendersela con le opere artistiche è la reazione più medievale disponibile sul mercato—però in realtà un lato della questione che mi sembra trascurato è quello politico.

Cercherò di spiegarlo senza trasformarmi in Pierluigi Bersani man mano che scrivo le parole. È vero che nel caso di Louis CK ci sono state delle molestie, non delle aggressioni—e la difesa dei suoi fan e delle persone che in generale non vogliono veder cadere i propri idoli si basa proprio su questo. Diversamente, a livello di "atti commessi", è stato con Spacey e Weinstein. Ma questa gerarchizzazione della gravità delle azioni non è importante, a livello politico. La misura della gravità di queste azioni non sta nel possibile trauma che possono aver causato in chi le ha subite: quello di chi difende LCK (o che ha difeso Kevin Spacey quando era uscita una sola accusa) è un discorso che suggerisce che si tratta di atti perdonabili perché espressione di inadeguatezza, perdonabili proprio perché un po’ patetici e auto sabotatori. E invece anche in questo caso si consuma una dinamica di potere molto chiara e che non ha nulla di debole: è una cosa che si fa perché si ha la consapevolezza di poterla fare senza ciucciarsi casini di alcun tipo dopo (almeno finora, auspicabilmente). È potere ed è ingiusto, a prescindere dalle conseguenze.

Ed è anche il motivo principale per cui si tratta di una questione politica più universale che femminista, e per cui difendere queste idee un po’ distorte di “maschi” e di “sesso” fatte di aggressività e godimento a senso unico è davvero un po’ triste e reazionario.

Ma non tutto il male viene per nuocere, insomma, Don Matteo non credo verrà depennato dal catalogo Netflix e ora che c’è più spazio magari spuntiamo anche un Commesse e un Montalbano.

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