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Il Giappone e i tatuaggi


Rotwang

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Il nero è un colore che non si trova sulle pareti dello studio del tatuatore Ron Sugano, nel quartiere sud-occidentale di Tokyo, Meguro, dove le casette geometriche e pittoresche si affacciano sulle strade tranquille.

Sono assenti anche immagini di piercing e tatuaggi "esagerati" o "estremi" che sono tipiche di molti studi di tutto il mondo. Con la sua arte di legno balinese, l'illuminazione naturale e le guide di viaggi Lonely Planet sembra più di stare in un centro termale e non a caso.

In Giappone i tatuaggi sono stati per lungo tempo stigmatizzati, per l'ovvia associazione alla criminalità organizzata nazionale più famosa, la Yakuza, la mafia giapponese, i cui tatuaggi sono simboli di fedeltà e di impegno, segnando tutto il corpo. Conseguentemente, chiunque con inchiostro sulla pelle, indipendentemente da chi sia e cosa faccia nella vita, non può entrare in piscine pubbliche, sorgenti termali, spiagge e perfino in alcune palestre.

Lo stile decorativo e zen di Sugano sono un modo per distinguere la sua pratica artistica, che attrae perlopiù clienti stranieri, dagli studi che tatuano la Yakuza. Ma potrebbe non essere sufficiente per convincere il governo giapponese a non fargli chiudere l'attività.

Un tribunale di Osaka ha emanato una sentenza che afferma che solo i medici possono applicare legalmente inchiostro sul corpo umano, e ciò significa che Sugano, da tatuatore, sta tecnicamente violando la legge.

In Giappone nel XVII secolo i criminali erano marchiati con tatuaggi, come forma di punizione per avvertire la società di cosa fossero. Dal XIX secolo è stato stabilito il divieto assoluto di tatuarsi il corpo e la legge che bandiva i tatuaggi è stata revocata nel 1948, sotto l'occupazione statunitense. Da allora è iniziato un lungo processo di ritorno alla luce degli horishi, i tatuatori, i quali hanno continuato a proporre libri e mostre dedicate alla loro arte influenzando il mondo pop giapponese. Già dagli anni '70, per esempio, designer come Issey Miyake lanciavano prodotti fashion ispirati ai tradizionali irezumi. Poi, negli anni '80 il tatuaggio nipponico è diventato popolare tra musicisti di band americane e britanniche, suscitando un nuovo interesse nei giovani giapponesi. Oggi, infine, lo irezumi sembrerebbe essere tornato alla ribalta. Eppure, secondo un recente sondaggio, meno del 2% della popolazione giapponese sarebbe tatuata.

Un comunicato del Ministero della Salute nipponico del 2001 ha stabilito che il tatuaggio sia un lavoro medico equiparabile ad esempio alla depilazione laser e da allora, nuovamente, è stato usato contro gli studi dei tatuatori del paese, che hanno affermato più volte che il loro lavoro sia un'espressione artistica e quindi goda di protezione della Costituzione giapponese. C'è chi ritiene assurdo che ci si debba laureare in medicina per diventare tatuatori.

Il tatuatore Taiki Masuda è stato condannato nel 2015 a pagare una multa di 300mila yen, poi dimezzata, ha scelto di appellarsi e ha fondato una ONG nota come Save Tattooing in Japan, a cui sono affiliati centinaia di tatuatori, che conducono campagne per il loro diritto di esercitare il mestiere in libertà per quanto riguarda l'arte del corpo. La violazione della legge in questo senso non comporta solo multe (che arrivano anche a un milione di yen) ma pure tre anni di carcere.

Il Giappone si sta preparando alle Olimpiadi di Tokyo del 2020 e ai suoi stimati 40 milioni di visitatori e ci si chiede: quanti stranieri conoscono la normativa restrittiva sui tatuaggi nel paese e quali conseguenze possono avere? Un insegnante britannico che vive a Hong Kong, Kelly Thorp, in vacanza a Okinawa, isole semi-tropicali giapponesi, ha ricevuto avvertimenti da amici che il suo grande tatuaggio di una farfalla sulla schiena avrebbe potuto dargli problemi.

"Abbiamo girato negli hotel per vedere se potevamo usare piscine o l'onsen (stazione termale) coi tatuaggi e tutti hanno detto di no." riferisce la CNN. Ci sono pure cartelli e segnaletiche che indicano chiaramente che perlomeno non devono risultare visibili in pubblico. Questa è la politica diffusa in tutto il Giappone e con una cultura del sospetto per il tatuaggio molto profonda.

Sayano Yudokoro gestisce un onsen nel nord di Tokyo e non ammette clienti coi tatuaggi: "Questa regola era originariamente volta a eliminare clientela coinvolta con la criminalità organizzata, che intimidisce gli altri mostrando i suoi tatuaggi" dice.

Nonostante il riconoscimento internazionali di tatuatori come Sugano, non esiste un quadro giuridico specifico per questo settore. Quando ha iniziato non c'era un sistema di licenze per tatuatori o una legge che ne regola il fenomeno - come ad esempio nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ma non in Cina o Corea del Sud. Per questo i consumatori, devono fidarsi ciecamente della qualità degli strumenti degli studi giapponesi. A confronto, chi pratica l'agopuntura deve ottenere una licenza presso una scuola certificata dal governo ed è regolato da una legge apposita. Quanto stabilito a Osaka non è chiaro se venga applicato a tutto il paese.

Credete sia giusto mettere restrizioni su chi ha e fa tatuaggi?

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lecosechenondici
4 hours ago, Rotwang said:

Credete sia giusto mettere restrizioni su chi ha e fa tatuaggi?

È una domanda seria?

Per quanto uno possa non volere i tatuaggi per i più svariati motivi, impedire la diffusione e lo sviluppo di una forma d'arte è negare la libertà di espressione.

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Io ho fatto il bagno in un ryokan e non ho avuto problemi coi miei tatuaggi. 

Erano tutti partiti preventivamente dicendomi: <Non penso che tu possa entrare, oddio, come facciamo? Troveremo una soluzione.> 

Fatto sta che sono entrato nei bagni nudo e senza cerotti a coprirli. Bagno fatto. 

Di certo non vado a sbatterli in faccia alla gente. In ogni caso anche nei paesini non ho avuto grossi problemi e mi hanno rivolto la parola nonostante girassi in canotta e si vedesse almeno uno dei miei tatuaggi. 

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27 minutes ago, Yukio_ said:

Io ho fatto il bagno in un ryokan e non ho avuto problemi coi miei tatuaggi. 

Erano tutti partiti preventivamente dicendomi: <Non penso che tu possa entrare, oddio, come facciamo? Troveremo una soluzione.> 

Fatto sta che sono entrato nei bagni nudo e senza cerotti a coprirli. Bagno fatto. 

Di certo non vado a sbatterli in faccia alla gente. In ogni caso anche nei paesini non ho avuto grossi problemi e mi hanno rivolto la parola nonostante girassi in canotta e si vedesse almeno uno dei miei tatuaggi. 

Da qualche parte avevo letto che i giapponesi adottano spesso dei doppi standard fra nativi e turisti/immigrati tanto più se occidentali. Può essere il caso di te e i tuoi tatuaggi? Oppure ho letto una stupidaggine?

Mi spiego meglio. Leggevo a proposito dell'omosessualità che è un fenomeno considerato spesso "estraneo" alla cultura giapponese, specie fra la gente dai 40-50 anni in su, e difficile da concepire in essa. E' considerata qualcosa di tipico della cultura occidentale. Quindi se un turista occidentale è gay viene trattato con assoluto rispetto e si considera la sua omosessualità come una "differenza culturale" da rispettare, se però invece è un giapponese ad essere gay la sua situazione è molto più problematica e si fa più fatica ad accettarla.

Può valere lo stesso discorso per i tatuaggi? Se portati da occidentali invece che da giapponesi sono più facilmente accettati o comunque tollerati?

Edited by Uncanny
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1 hour ago, Uncanny said:

Mi spiego meglio. Leggevo a proposito dell'omosessualità che è un fenomeno considerato spesso "estraneo" alla cultura giapponese, specie fra la gente dai 40-50 anni in su, e difficile da concepire in essa. E' considerata qualcosa di tipico della cultura occidentale. Quindi se un turista occidentale è gay viene trattato con assoluto rispetto e si considera la sua omosessualità come una "differenza culturale" da rispettare

Ma quando mai, l'omosessualità in Giappone non è mai stata criminalizzata ed è sempre stata ritenuta una particolarità dell'antica civiltà nipponica, non è che se non ci sono leggi che riconoscono unioni same.sex, allora la nazione è omofobica per cultura. Ti stai confondendo con qualche Paese africano, come tuo solito, il Giappone non è questa roba qua che descrivi, affatto. Nei Paesi dell'Asia orientale non c'è la cultura dell'affettività come noi europei. FINE OT

Edited by Rotwang
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Lo so benissimo che in Giappone l'omosessualità non è mai stata criminalizzata e che era praticata, ma si concepiva l'atto e non la condizione in sé (un po' come accadeva nell'antichità romana e greca). Inoltre gli atti omosessuali erano circoscritti all'ambito militare in un'ottica pederasta maestro-allievo e a fenomeni di prostituzione (anche questo similarmente agli antichi greci e nel caso della prostituzione anche ai romani).

Dunque l'omosessualità come identità è considerata un fenomeno estraneo alla cultura giapponese e tipicamente occidentale. Si potrebbe fare lo stesso discorso per i paesi arabi e mediorientali. 

Ci sarebbe poi da aggiungere che il Giappone nell'ultimo secolo ha subito un pesante influsso culturale americano puritano di certo non favorevole all'omosessualità o più correttamente visto il contesto agli atti omosessuali. 

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Just now, Uncanny said:

Lo so benissimo che in Giappone l'omosessualità non è mai stata criminalizzata e che era praticata, ma si concepiva l'atto e non la condizione in sé (un po' come accadeva nell'antichità romana e greca). Inoltre gli atti omosessuali erano circoscritti all'ambito militare in un'ottica pederasta maestro-allievo e a fenomeni di prostituzione (anche questo similarmente agli antichi greci e nel caso della prostituzione anche ai romani).

Dunque l'omosessualità come identità è considerata un fenomeno estraneo alla cultura giapponese e tipicamente occidentale. Si potrebbe fare lo stesso discorso per i paesi arabi e mediorientali. 

Ci sarebbe poi da aggiungere che il Giappone nell'ultimo secolo ha subito un pesante influsso culturale americano puritano di certo non favorevole all'omosessualità o più correttamente visto il contesto agli atti omosessuali. 

Parli col senno occidentale di poi di scoperta degli orientamenti sessuali, altrimenti questo ragionamento è estendibile a tutto il mondo pre-ottocentesco. Per i giapponesi non è mai stato un problema che ci fossero persone attratte dallo stesso sesso.

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Innanzitutto per i giapponesi non si parlava tanto di omosessualità in termini di attrazione romantica, quanto più in termini di prostituzione e pederastia. 

Poi come già detto c'è stato a causa dell'influsso culturale occidentale una lunga fase di censura che ha rimosso dall'immaginario collettivo l'accettazione degli atti omosessuali in relazione ai due ambiti sopra citati.

Infine, ed è questo il punto centrale del mio discorso, in particolare nelle generazioni dai 40-50 anni in su permane tuttora la considerazione dell'omosessualità come identità come un fenomeno della cultura occidentale.

Fra i più giovani non è così, ma fra i più vecchi invece sì. Nei paesi orientali infatti c'è un forte gap, molto più accentuato rispetto a quello nei paesi occidentali, fra giovani ed anziani in quanto ad accettazione dell'omosessualità. Questo anche perché fra i più vecchi c'è maggiore attaccamento alle tradizioni che prevedono rigidi ordini sociali e gerarchie. 

Per il resto penso che una coppia gay non avrebbe problemi a camminare mano nella mano in una città giapponese (ma vale anche per la Corea del Sud ed altri paesi) perché i giapponesi hanno una forte cultura del rispetto e sono riservati, quindi non manifesterebbero il loro potenziale disappunto. 

I giapponesi poi sono generalmente conservatori e legati a forti gerarchie/ordini sociali (e famigliari) da cui l'omosessualità è esclusa. Non è un caso che il partito conservatore oggi guidato da Abe sia al potere praticamente ininterrottamente dalla fine del conflitto mondiale. 

Ecco spiegato il motivo per cui in Giappone gli omosessuali non si sono emancipati come nei paesi occidentali e per cui non si arriverà affatto presto all'approvazione del matrimonio egualitario, che comporterebbe una forte rottura con lo status quo. 

Comunque è un discorso OT, anche se certamente più interessante di quello sui tatuaggi. 

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12 hours ago, Uncanny said:

Innanzitutto per i giapponesi non si parlava tanto di omosessualità in termini di attrazione romantica, quanto più in termini di prostituzione e pederastia. 

Poi come già detto c'è stato a causa dell'influsso culturale occidentale una lunga fase di censura che ha rimosso dall'immaginario collettivo l'accettazione degli atti omosessuali in relazione ai due ambiti sopra citati.

Infine, ed è questo il punto centrale del mio discorso, in particolare nelle generazioni dai 40-50 anni in su permane tuttora la considerazione dell'omosessualità come identità come un fenomeno della cultura occidentale.

Fra i più giovani non è così, ma fra i più vecchi invece sì. Nei paesi orientali infatti c'è un forte gap, molto più accentuato rispetto a quello nei paesi occidentali, fra giovani ed anziani in quanto ad accettazione dell'omosessualità. Questo anche perché fra i più vecchi c'è maggiore attaccamento alle tradizioni che prevedono rigidi ordini sociali e gerarchie. 

Per il resto penso che una coppia gay non avrebbe problemi a camminare mano nella mano in una città giapponese (ma vale anche per la Corea del Sud ed altri paesi) perché i giapponesi hanno una forte cultura del rispetto e sono riservati, quindi non manifesterebbero il loro potenziale disappunto. 

I giapponesi poi sono generalmente conservatori e legati a forti gerarchie/ordini sociali (e famigliari) da cui l'omosessualità è esclusa. Non è un caso che il partito conservatore oggi guidato da Abe sia al potere praticamente ininterrottamente dalla fine del conflitto mondiale. 

Ecco spiegato il motivo per cui in Giappone gli omosessuali non si sono emancipati come nei paesi occidentali e per cui non si arriverà affatto presto all'approvazione del matrimonio egualitario, che comporterebbe una forte rottura con lo status quo. 

Come al solito non sai mai di quello che parli, ma è una tua tipicità. Non è per nulla vero che l'omosessualità sia esclusa dalla rigidissima gerarchia sociale maschilista giapponese, questa è una visione occidentalizzata ed eurocentrica, che è il metro di giudizio del bianco medio per giudicare tutto il resto del mondo come inferiore al suo. La cultura asiatica in generale è da sempre poco incline alla manifestazione affettiva pubblica, nel privato uno ha sempre fatto quel che ha voluto, anzi, basti pensare a che fine fecero i tuoi amati missionari europei in terra giapponese, quando chiesero ai samurai di non praticare la sodomia né di avere amore per persone dello stesso sesso: morte. Il conservatorismo nipponico è tutt'altra roba rispetto al nostro, forse più meritevole di rispetto e più sensato. Pensare che tra le vecchie generazioni giapponesi non sia concepibile l'attrazione verso lo stesso sesso mi fa consigliarti solo una cosa: studia la storia giapponese, perché non la sai proprio. L'omofobia in Giappone non è mai esistita. Concludo dicendo che l'influsso occidentale ha solo modificato l'approccio giapponese al mondo, ma la tradizione, la cultura sono rimaste senza problemi, hanno interpretato la modernità nello stile nipponico e sono ancora i giapponesi di sempre. Fine OT, Parla dei tatuaggi o devo segnalarti.

Edited by Rotwang
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Si sta parlando di accettazione dell'omosessualità nella sfera pubblica, non di quello che uno fa in privato. In Italia fin dal 1890 l'omosessuale in privato, nascosto da tutto e tutti, ha potuto fare quello che voleva. Tu chiamala se vuoi accettazione. 

Poi che i giapponesi siano in generale riservati l'ho già detto. 

Comunque nessuno ha mai sostenuto che i giapponesi siano mostri omofobi, semplicemente si rilevavano delle problematicità dell'approccio all'omosessualità nella cultura giapponese. 

Secondo gli ultimi sondaggi disponibili della Pew Research Center l'omosessualità in Giappone è accettata dal 54% della popolazione. È un dato buono, ma c'è ancora molto da fare. 

Ti invito poi a non cominciare OT per poi prendertela se chi è dall'altra parte risponde. Segnalati da solo a questo punto, tanto ai ban ci sei avvezzo. 

Edited by Uncanny
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L'omosessualità in Giappone non è vista di buon occhio, ma puoi praticarla tranquillamente. Certo, non stanno a sbandierarla in giro. 

Comunque, no. Lo standard si basa sulla Lingua e sulla Cultura. Sei gaijin e quindi non importa che tu non sappia perfettamente il giapponese, o che ne so, che tu sappia lavarti all'entrata di un Jinja. 

Per quanto riguarda i tatuaggi sono molto fiscali, anche con gli stranieri. Solo che a me non è capitato nulla. Eravamo in settordicimila studenti, probabilmente non mi hanno calcolato minimamente, oppure sapevano che stavano arrivando studentelli sbarbati occidentali che occupavano metà ryokan e quindi, come dici tu, hanno chiuso un occhio per stavolta. 

Non saprei dirlo. Ma io ero coi miei tatuaggi in bella mostra. Non che abbia qualche Oni o tipo facce di geisha che ricordano gli yakuza... Bò, comunque se andate portatevi dietro i cerotti da sport, quelli che tengono caldi i muscoli. 

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6 hours ago, Rotwang said:

Smettete di vivere nei manga e studiate la storia giapponese.

Scusa se i miei soli 2 esami di Storia non sono abbastanza. 

In mia difesa potrei aggiungere che ho studiato in Giappone e so di cosa io stia parlando, ma starò al tuo gioco perché sono grande. 

Non so nulla, tu sai tutto. Yaaaasssss. 

Tornando in topic: ogni posto ha le sue credenze e le sue regole. Bisogna andare direttamente sul posto per sapere se un posto odia o meno i tatuaggi. C'è anche da aggiungere che in verità i giovani giapponesi non odiano i tatuaggi, e qualcuno di loro ne ha. 

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