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L'epidemia di solitudine tra i gay


Amor-fati

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Rossi Marcelli si è comprensibilmente concentrato sulla questione del chemsex

perché la parte in cui si dice che gli uomini gay sposati come lui

hanno un rischio di suicidarsi molto superiore rispetto ai loro omologhi etero

deve averlo inquietato.

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LocoEmotivo

se viviamo in una società problematica, i gay non potranno certo salvarsi dall'andazzo generale

Quoto solo l'ultima frase ma credo che Conradino abbia, come spesso fa, centrato meravigliosamente il punto della questione.

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Ilromantico

Ancora coi piagnistei sui chemsex? Non capisco questa incazzatura di metà comunità gay italiania quando i chemsex esistono davvero nelle metropoli. Ci fosse mezza cosa che si abbia il coraggio di ammettere e di fare autocritica. È tutto "anche gli etero", "manipolazione di notizie" o arrampicamento carpiato sugli specchi. Alquanto infantile come atteggiamento direi.

I quotidiani spagnoli ne parlano da 2 anni dei chemsex, non è mica una strumentalizzazione dei media italiani, ma una realtà di fatto. Non è nemmeno un fenomeno rarissimo visto che alcuni amici si sono ritrovati all'improvviso in uno di questi party di sesso e droga. E il gioco del "anche gli etero"'non funziona, conosco conoscenti di amici che si drogano pesante, qualche rarissimo amico etero che fa scambi o robe sado, ma mai sentito di un etero che fa i chemsex. Esisterannp? Sicuramente sì, ma il fenomeno non è lontamente paragonabile a quello gay.

 

@almadel

Che tentativo patetico...lol! Io mi limito ai miei 'two cents'. Ho solo visto una coppia gay sposata con uno dei 2 depresso perché sessuomane(e strano), tutte le altre coppie le vedo anche meglio di quelle etero e con una felicità e serenità nettamente maggiore di certi altri tipi di gay. Insomma hai toppato in pieno(tanto per cambiare).

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Guarda @ilromantico che non sono mica io a dire che i gay sposati si suicidano più degli etero sposati,

è proprio la statistica contenuta nell'artico che staremmo commentando in questa discussione...

 

Non credo che il fenomeno del chemsex sia raro, ma appunto mi sembra un fenomeno da metropoli.

E io ho come la sensazione che per un la salute mentale di un gay sia più rischioso vivere in provincia.

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ora che ho letto questo articolo già mi sta sul cazzo, soprattutto per la parte finale...

 

Io comunque volevo constatare in primo luogo che non ha bisogno

di traduzioni e poi - rispetto al mio intervento sul gay errante - se c'è

una persona che lo ha interpretato, quello è lui.

 

Certo la sua immagine pubblica non è da chem party, questo

sì. Ma rispetto al mio esempio sul gay errante lui sembra quasi

fatto apposta. Comunque io non ce l'ho con i gay che hanno fatto

la scelta di andarsene via, cito questo caso solo perchè "evidente"

 

In questo topic - in generale - sussistono due "tentazioni" o

"suggestioni" possibili. La prima è dire che i "problemi" li hanno

tutti e quindi non esiste una specificità gay, la seconda è individuare

una categoria di "gay cattivi" e mettersi fra i "gay buoni" che non hanno

più o non hanno mai avuto problemi ( la logica divisiva )

 

Se vogliamo il gay cattivo serve essenzialmente al gay buono, per non

interrogarsi sulle ombre o le strategie di adattamento messe in atto nella

sua vita, per non fare i conti con la propria fatica di fronte al minority stress

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io non faccio testo, ma molti dei gay che conosco sono dei ragazzotti barbuti, con gli occhiali, un po' nerd, laureati, molto coscienziosi sul lavoro, che amano giochi da tavolo, fumetti, graphic novel, libri e videogames, spesso impacciati e vagamente disadattati nel modo di porsi e con qualche fissazione collezionistica

alcuni sono gay tradizionali, vestono classico e amano il cinema e la lirica

ci sono gli intrippati in questioni di esoterismo, praticano la cartomanzia o la divinazione con metodi svariati e hanno un approccio religioso alla realtà, spesso non convenzionale

ce ne sono alcuni con caratteristiche trasversali rispetto ai gruppi di cui sopra

conosco infine una o due persone che amano praticare il sesso un po' birichino, ma niente chemsex, al massimo usano le chat per fare sesso promiscuo (spesso, volentieri e con chi capita)

se esistono gay che non si perdono un folsom e organizzano orge ogni Sabato notte, purtroppo non ho la fortuna di conoscerli :(

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Ilromantico

No, direi che non fai testo (senza offesa) e sembri vivere in un ambiente gay provinciale e/o limitato. Testimonianza comunque utile, è cosa buona e giusta che uno dica la realtà che vede di prima mano. Io conosco gay con lavori, caratteri e caratteristiche disparate, dal macellaio al dottore, etichettarli non avrebbe molto senso. La categorizzazione dei gay mi sembra un po' superata ai giorni nostri, ma nemmeno gli omofobi credo le facciano più...

 

Suvvia, @almadel caro, non tirare la pietra per poi nascondere la mano. Una statistica non dettagliata lascia il tempo che trova. Possiamo pure dare per buono il dato, ma bisognerebbe capire il campione e il background delle coppie gay analizzate. Non è per difendere il mio mulino, ma sinceramente è proprio l'opposto che vedo tra i gay sposati.

Ma tralasciando le nostre dispute irrisolvibili, mi sembra interessante la frase 'fenomeno da metropoli'. Lo dico perché solo nelle metropoli(o cittadine super gay-friendly) trovo ci sia una vera presenza sociale gay e possibilità di viverla più o meno decentemente. Quindi è ambiguo stabilire se è perché i gay vivono in una metropoli o perché la metropoli permette una società gay piu ampia che porta a certe cose.

Comunque ribadisco che qui nessuno vuole fare allarmismo. Su questo punto siamo d'accordo.

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io non faccio testo

 

Tutti facciamo testo in una discussione del genere

e, se proprio vogliamo dire, tu più di Claudio Rossi

Marcelli, che semmai rappresenta un esempio di

realizzazione individuale ( lavorativa e familiare )

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Anch'io credo che questa depressione e solitudine intrinseche esistano per gli enormi pregiudizi che continuano e che continueranno sempre ad esserci. Da una parte potrebbe anche essere che nell'ambiente gay ci sia un troiaio che manco in quello etero. Negli ultimi mesi ho conosciuto svariati omosessuali, che a loro volta hanno raccontato di altri omosessuali. E la maggior parte sono scopaioli, fedifraghi, non dichiarati e gente poco seria a livello generale. Quindi ci saranno di mezzo anche le aspettative non lungimiranti per il proprio futuro. Ed è inutile negare l'evidenza; anche nel mondo etero ci sono le peggio porcate, ma quello gay è messo peggio. Proprio perché è più ristretto, il fatto che ci sia tutto questo "bordello" dietro fa molta più specie. Sicuramente le generazioni che nasceranno e cresceranno in un mondo e ambiente nel quale esistono già diritti farà un po' di differenza.

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LocoEmotivo

Ed è inutile negare l'evidenza; anche nel mondo etero ci sono le peggio porcate, ma quello gay è messo peggio.

Sai che questa "evidenza" esiste solo nella testa di chi la vede?

Il nostro mondo è sicuramente più ristretto ma, confondere il fatto che le cose si vengono facilmente a sapere con "gli altri non le fanno" semplicemente perché per loro vale esattamente l'opposto, mi sembra eccessivo. Se non del tutto sbagliato.

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A me però continua a sfuggire il nesso di causa ed effetto

tra scoparsene tre diversi alla settimana e avere tendenze al suicidio.

Perché magari scopriamo la colpa del maggior numero di suicidi

è il glitter o la musica pop o la quantità di volte che si va dal parrucchiere.

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davydenkovic90

 

 

Da una parte potrebbe anche essere che nell'ambiente gay ci sia un troiaio che manco in quello etero. Negli ultimi mesi ho conosciuto svariati omosessuali, che a loro volta hanno raccontato di altri omosessuali. E la maggior parte sono scopaioli, fedifraghi, non dichiarati e gente poco seria a livello generale.

Tutte idiozie... sei rimasto con la testa al 1975, ragioni per stereotipi, probabilmente non hai mai frequentato neanche un ragazzo gay in vita tua e parli per sentito dire. Cerca di avere una visione un po' più grande del tema di cui stai parlando, non ci vuole molto: i gay, oggi, sono alla ricerca di quella "normalità" (passami il termine) che è mancata in anni passati, vogliono sentirsi parte della società e avere pari diritti, formare famiglie e adottare bambini. Gli etero, al contrario, sono diventati promiscui, poligami, si sposano solo per moda, divorziano dopo uno o due anni, per noia.

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La statistica personale è sempre falsata poichè uno tende a circondarsi di persone simili a sè negli stili di vita .

 

Il discotecaro frequenterà discotecari, l'orso gli orsi, il nerd altri nerd e via dicendo . Saranno pochi i satelliti di altre realtà che andremo a frequentare, e verremo a conoscenza dei modi di fare altrui sempre per vie indirette .

 

 

Potrei dire che per me la promiscuità (brutto termine che non condivido ma uso giusto per far capire di ciò di cui parliamo) nel mondo gay non c'è, ma è nel MIO mondo . Un mio amico molto viveur mi racconta l'esatto opposto . Come dice Almadel, non ci sono però solo i gruppi chem/no chem ma anche i gruppi sociali (disco o pub? cinema o ristorante? amici di sempre o feste con sconosciuti? glitter o tuta?) . Bisognerebbe indagare anche lì la statistica della solitudine per fare un lavoro sensato .

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davydenkovic90
Il discotecaro frequenterà discotecari, l'orso gli orsi, il nerd altri nerd e via dicendo .

I non dichiarati, altri non dichiarati.

 

 

 

Potrei dire che per me la promiscuità (brutto termine che non condivido ma uso giusto per far capire di ciò di cui parliamo) nel mondo gay non c'è, ma è nel MIO mondo . Un mio amico molto viveur mi racconta l'esatto opposto .

Sì ma è la stessa cosa che capita anche agli etero. Ci sono le coppiette di provincia fidazate in casa come le coppie scambiste. E' ovvio che dipende da altri gusti e non dall'orientamento sessuale.

 

 

 

Bisognerebbe indagare anche lì la statistica della solitudine per fare un lavoro sensato .

Esatto, il pregiudizio e la tendenza all'isolamento e quindi anche al suicidio, nascono in particolari ambienti.

Per un gay potenzialmente è più facile perché in molti contesti è facile sentirsi alienati (ci siamo passati tutti). Le cose vanno meglio nelle università, dato che non c'è la costrizione entro certi banchi con sempre quelle venti persone... ma anche in molte facoltà universitarie non è semplice integrarsi e nemmeno sul lavoro, spesso.

Credo che la dote più importante, per un ragazzo gay, sia la capacità di stringere amicizie assidue (non stile facebook o brokeback mountain...)  con altri gay e dimostrare (e, in cambio, ricevere) solidarietà disinteressata verso/da persone nella sua stessa condizione... e non, invece, mettersi in competizione con queste o volersene estraniare.

Edited by davydenkovic90
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Credo che la dote più importante, per un ragazzo gay, sia la capacità di stringere amicizie assidue (non stile facebook o brokeback mountain...)  con altri gay e dimostrare (e, in cambio, ricevere) solidarietà disinteressata verso/da persone nella sua stessa condizione... e non, invece, mettersi in competizione con queste o volersene estraniare.

 

Ecco, infatti !

 

Il problema sorge anche nella...uhm vogliamo chiamarla omofobia interiorizzata? insomma in quella questione che ti porta a dire "eh no! non è che, solo perchè sono gay, devo frequentare altri gay! gli amici non si scelgono in base a bla bla bla bla bla ghetto bla bla bla"  e che porta poi ad alienarsi e a stare soli . Poichè diciamocelo, un eterosessuale non si farà tanti problemi : preferirà avere un amico eterosessuale poichè condivide più cose, solo che per lui viene normale e non si pone questioni morali politicamente corrette .

 

ATTENZIONE SPOILER: FRASE DA VECCHI (ma ci vuole) !!  Riprendendo il discorso secondo cui "si stava meglio quando si stava peggio", paradossalmente 20 anni fa quando il GHETTO era necessario, per sopravvivere non ti facevi troppe paranoie a circondarti di amici gay e di impegnarti per costruirti un piccolo giro che facesse da "nuova famiglia" . Oggi siamo in un limbo di correttezza di facciata, di Italia's Got Talent coi gay che si esibiscono per il fatto di esser gay, e manca quella spinta interiore di sopravvivenza che ti invita a fare qualcosa, poichè dopotutto nel limbo ci si può anche stare senza far niente, sopravvivendo, soli, galleggiando vicino riva .

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paradossalmente 20 anni fa quando il GHETTO era necessario, per sopravvivere non ti facevi troppe paranoie a circondarti di amici gay e di impegnarti per costruirti un piccolo giro che facesse da "nuova famiglia" .

 

Però si crepava molto più facilmente di droga e di AIDS.

Edited by Rotwang
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ATTENZIONE SPOILER: FRASE DA VECCHI (ma ci vuole) !!  Riprendendo il discorso secondo cui "si stava meglio quando si stava peggio", paradossalmente 20 anni fa quando il GHETTO era necessario, per sopravvivere non ti facevi troppe paranoie a circondarti di amici gay e di impegnarti per costruirti un piccolo giro che facesse da "nuova famiglia" . Oggi siamo in un limbo di correttezza di facciata, di Italia's Got Talent coi gay che si esibiscono per il fatto di esser gay, e manca quella spinta interiore di sopravvivenza che ti invita a fare qualcosa, poichè dopotutto nel limbo ci si può anche stare senza far niente, sopravvivendo, soli, galleggiando vicino riva .

mmhh..

nì.

nel senso che -e parlo anche perchè 20 anni fa c'ero-  ok, c'era la sorellanza frocia nelle ass.ni (anche se pure all'epoca ho visto volare coltellate che lèvati..)

ma ai pride eravamo (fino al World Pride del 2000) 4 gatti spelacchiati & spernacchiati.

 

Sinceramente non ho tutta sta nostalgia di quel clima e/o del bel tempo andato;

anzi, se le lotte di quell'epoca son riuscite a far cambiare il clima e a rendere meno complicata la vita ai ranokkietti di oggi,

son ben felice di esserci stato quando vennero fatte!!

Edited by freedog
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davydenkovic90
ma ai pride eravamo (fino al World Pride del 2000) 4 gatti spelacchiati & spernacchiati.   Sinceramente non ho tutta sta nostalgia di quel clima e/o del bel tempo andato; anzi, se le lotte di quell'epoca son riuscite a far cambiare il clima e a rendere meno complicata la vita ai ranokkietti di oggi, son ben felice di esserci stato quando vennero fatte!!

Tvb, freedog.  

 

Comunque ho capito e afferro, almeno intuitivamente, quello che vuole dire Ghost e penso di poter sottoscrivere... una cosa stile fate ignoranti,  stile raduno o associazione è certo un clima rassicurante per un gay, e spesso  molti gay - oggi - non hanno la spinta giusta per aspirare a questo genere di stuazioni, specie nella propria città.

Edited by davydenkovic90
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Occhio free che non parlo di suffragette ed associazionismo di inizio millennio. Al pride ci saranno stati 4 gatti ma i gruppi froci di amici c'erano eccome,tu che c'eri lo sai . Tutto al di fuori del giro dell'attivismo, ben poco diffuso tra i giovani rispetto oggi, ma ci si muoveva per sopravvivere nel giro delle proprie realtà quotidiane , un po' come ha detto Davy. Per Rotwang: oggi ci sono i farmaci, ieri la prevenzione (che poi parlo del 2000, non degli anni 80).

 

Neanche io ho nostalgia poiché ho imparato allora come muovermi e ne porto il bagaglio ancora oggi, ma se fossi un 18enne di adesso non so se sarei così tanto contento.

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Freewheeler

In tutto questo bisbocciamento ci sta bene un articolo in merito di Luca Fontò, pubblicato su Rivista Studio.

 

Oltre il cliché del chemsex
Dal Corriere in giù, l'interesse del mainstream per la vita notturna omosessuale è sensazionalistico e morboso. Un debunking personale.

 

Ma non è che certi soldi pubblici vanno a finire in sex club gay di cui risulta membro tesserato il presidente dell’Unar (che questi soldi, peraltro, li stanzia)? Una recente inchiesta de Le Iene, microfono alla mano di Filippo Roma, verte attorno a una domanda: che cos’è una dark room? E un glory hole? Al quesito cardine della questione pare sappiano rispondere solo gli omosessuali perché, parrebbe, si tratta di due pratiche di «sesso estremo gay» (anche se, viene da notare per amor di linguistica, il glory hole è un buco nel muro e non una pratica). Certo non c’è da sorprendersi che gli eterosessuali facciano scena muta se si prende a campione di “sesso estremo etero” Cinquanta sfumature di nero, attualmente in sala, 15 milioni di euro di incasso italiano, in cui il fantascientifico protagonista tiene in mano un paio di pinze per capezzoli per venti secondi prima di rimetterle sulla mensola su cui stavano. Eppure mi pareva di ricordare, per restare in ambito, che Marianne Faithfull, nel ruolo di Irina Palm, avesse già sdoganato l’eterosessualità della “pratica” glory hole, nell’ormai lontano 2007.
 
In ogni caso, all’inchiesta delle Iene seguono dimissioni, sospensioni di quei famosi fondi e minacce di chiudere l’Unar; così il Corriere della Sera coglie furbescamente la palla al balzo e mette online un lungo e nebuloso “Viaggio nel sesso estremo” il cui autore ricordavo essere particolarmente attivo nel settore aeronautico e non nella movida da bere, ma soprassediamo. Già alla fine del 2013, ricordo anche, che il quotidiano milanese aveva colto al balzo la condanna di don Riccardo Seppia, ex sacerdote di Sestri Ponente e, raccontando i passatempi dell’uomo di chiesa all’Illumined, centro del cruising omosessuale a Milano, definiva il locale privato «una sorta di ghetto del sesso», comprensivo di «tanti termini inglesi sul sito: dark room, gay man only, video show, bar, fetish, strip show».
 
Il locale british, con tanto di bar evidentemente importato dalla lingua britannica, viene ripreso dall’autore dell’articolo di questi giorni, che non lo cita direttamente ma sceglie una sineddoche («in un piano si accede soltanto se nudi») e la condanna, questa volta, è per la droga che cade dal soffitto sui visitatori (poverini). Prima tuttavia si passa per un altro cruising bar, l’Hot Dog Club, citato indirettamente per una «iniziativa» promossa su certi social chiamata Giovani Fuckers, una «speciale orgia gay giovani» under 33 a cui io, per amor di esplorazione, decido di partecipare, nonostante non sia mai stato un grande amante di Verne.
 
L’autore dell’inchiesta sul Corsera trova alla base del «sesso con chiunque, con o senza protezioni» sostanze stupefacenti, «dal popper alla cocaina». Premettendo dunque che non ho mai amato neanche Burroughs né i suoi compari, e che in ventisette anni non ho mai fatto un tiro di sigaretta né di canna, che ancora non distinguo (neanche per iscritto) l’erba dal fumo, che non ho mai preso pastiglie neanche per il mal di testa e che non bevo alcool per tenermi gli addominali, entro all’Hot Dog disinteressato all’aspetto droga, ma sicuro – grazie all’articolo e all’inchiesta de Le iene – che mi offriranno sia quella che prestazioni sessuali, soft e hardcore.
 
Invece succede che mi ritrovo davanti cinque ragazzi che presto diventano quattro (uno se ne va profondamente deluso), due dei quali miei coetanei che si spostano agli armadietti perché uno, alle cinque del pomeriggio, deve mangiare del riso lesso dal tupperware che si è portato. Circa cinquecento grammi di riso, mangia, in piedi, davanti agli armadietti; così parliamo, come si fa dal parrucchiere, di quella volta che, colpito da influenza intestinale, ha passato le vacanze in Portogallo dentro a un pronto soccorso dove non sapevano cosa dargli da mangiare (da qui, deduco, la scelta del riso). «Se arrivano subito almeno tre bei passivi disponibili», aveva scritto l’organizzatore dell’evento nella newsletter, «iniziamo con gang anziché sega di gruppo». E invece ci ritroviamo a essere così pochi che non c’è gang né sega e tutti e cinque vinciamo un ingresso omaggio per quando si rifarà. «Portate i vostri giovani scopamici così siamo di più».
 
Non mi sorprendo: questi locali – forse l’autore dell’articolo non lo sa – aperti ventiquattr’ore su ventiquattro, sono noti per essere frequentati da «vecchi cessi grassi», da «disperati» (riporto epiteti effettivi), non certo da ventiquattrenni che dimostrano meno dell’età che hanno: potrebbe succedere, ma siamo vicini alla fantascienza. Come risulta fantascientifica la capacità di Grindr, da Cimiano dove si trova l’Hot Dog Club e quindi dove si trovava l’autore dell’articolo, di intercettare i gay connessi di Centrale, o di San Babila, che lo invitano ai festini (già quelli online a Pasteur sono invisibili, pure dall’account Pro).
 
Probabilmente il giornalista del Corriere Grindr non ce l’ha, e non sa che è stato pensato per conducenti di mezzi pubblici, corrieri espressi e tassisti, non per gente che è condannata a vedere tutti i giorni solo gli avatar  dei propri vicini di casa, dei colleghi di lavoro. Non sa neanche che in una sera è molto difficile che arrivino così tanti inviti per chemsex party a uno sconosciuto che reputiamo etero e senza foto profilo, o almeno senza foto in cui gli si vede un muscolo settentrionale (uno sconosciuto che potrebbe essere, diciamo ad esempio, un giornalista sotto copertura). Infatti l’autore dice di essersi fatto aiutare da un «Cicerone» che supponiamo – noi che Grindr ce l’abbiamo – abbia partecipato a festini orgiastici, e gliel’abbia raccontato al tavolino di un bar, o al limite che abbia un gruppo che fissa incontri regolari: ma allora questo farebbe di lui un teste, non una guida museale.
 
Lo stesso autore dei Giovani Fuckers ha un’iniziativa ben più nota, la Monta delle Vacche: quasi 140 edizioni tra Padova, Roma, Rimini, Verona, Firenze, Napoli, Palermo e la stessa Milano. Il grottesco gioco di ruolo consiste nel coprire con passamontagna gli occhi dei bottom, i ragazzi che si fanno penetrare, che devono accettare supinamente (e consenzientemente) la cosa. Il gioco sta in questo; ma tra le Faq del sito ufficiale si legge già alla terza riga: chi controlla se indossa il preservativo? E si ricorda che è assolutamente obbligatorio cambiare preservativo a ogni monta. Riesumo Verne e vi partecipo: il personale adibito gira per il locale con in braccio rotoli di carta assorbente e condom, che vengono distribuiti gratuitamente per chi, a differenza mia, non se ne fosse riempito i calzini. Sorvolo sulla comicità della gente incappucciata che cerca di salire per le scale e sorvolo sull’odore di sudore. Il sesso non protetto non è obbligatorio né suggerito: è una scelta soggettiva come uscire senza giacca mentre piove. Neanche qui qualcuno mi offre della droga: inizio a prenderla come un’offesa personale. Un paio di persone nascondono, nei calzettoni altissimi, boccette di popper che tuttavia custodiscono gelosamente per loro.
 
Nella loro impegnatissima notte, il giornalista e Cicerone si spostano dai locali tipo questo ai festini tossico-orgiastici in casa, invitati da queste valanghe di pr digitali come se si trattasse di serate di Capodanno; con i loro strumenti di precisione contano a Milano «anche dieci chemsex party a settimana». Ma l’inchiesta – forse mi sono distratto – non verteva sui fondi pubblici messi a disposizione per usi dubbiosi di locali privati? È cambiata? O si suppone forse che anche i gay drogati (che è una categoria della più ampia macro-categoria dei gay) ricevano sovvenzioni statali per le loro feste in casa?
 
L’interesse per il sex, a questi famigerati festini tossicologici, dopo la parte chem rasenta quasi lo zero
 
Sono piuttosto sicuro che l’interesse per il sex, a questi famigerati festini tossicologici, rasenti quasi lo zero dopo la parte dedicata al chem: accetto un invito su Grindr e mi ritrovo in una camera d’ostello, in periferia, con un cinquantunenne che sta al computer e un ventiseienne che non ha le forze per stringermi la mano; comprendo di trovarmi in una palafitta dello spaccio. Apprendo che il cinquantunenne non è stabile a Milano ma avvisa i suoi discepoli quando ci torna. Non arriva nessun altro, loro si fanno di crack e io me ne vado rubando, come si fa negli alberghetti, la saponetta del bagno. Ma la questione dev’essere diventata un’ossessione per i redattori del Corriere: altrimenti non si spiega come mai, dopo quattro giorni dall’inchiesta, sempre sul sito web del quotidiano, rispunta l’architetto, 35 anni: «Ho rischiato di morire nel vortice del chem sex».
 
La firma questa volta è di una donna, specializzata in rubriche della salute, che già il 21 novembre scorso, sullo stesso giornale, aveva raccontato di coiti e droghe sintetiche psicoattive. Quella volta però la foto d’apertura era una giovane donna, di profilo, in discoteca. Improvvisamente questa settimana i dati riportati, copiati e incollati dall’autunno, (a cui non è stato aggiunto il ricommercializzato kamagra) riguardano la sola comunità omosessuale, raccontata da un gay redento di «buona posizione», terrorizzato dalla «paura di morire» di fronte a «particolari agghiaccianti» che però sono «agghiaccianti» per lei che scrive e non per lui che racconta: ma a ogni modo, sono ancora una volta quasi tutti festini in casa, «della durata di 24 ore» (che un tedesco medio sorriderebbe se ci leggesse dato che è abitudine entrare in certe discoteche di venerdì sera e uscirci il lunedì).
 
Ok, ma il finanziamento pubblico per i sex club? E che cos’era il glory hole, poi? Interviene Andrea Gori, direttore dell’Unità operativa Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera San Gerardo di Monza: «Nelle comunità gay milanesi, bolognesi e romane si stima che l’8% pratichi il chemsex, percentuale in aumento». Eppure mi ricorderei, in questi dieci anni che vivo a Milano, se qualcuno per questo sondaggio mi avesse domandato se lo pratico anch’io, ‘sto chemsex (o il mio coinquilino). A stupire è soprattutto come quest’attenzione particolare per il mondo gay nel mainstream sia diventata una sorta di ossessione morbosa. Eppure a volte basterebbe guardare più vicino, senza passare per i Ciceroni e i particolari agghiaccianti: «Questa è la bibbia della gnocca!», proclama il sito GnoccaTravels, dove molti utenti (maschi ed etero) recensiscono le prestazioni di massaggiatrici e prostitute, si consigliano sulle escort dentro e fuori dai locali e nomi da fare nei centri benessere. Organizzano viaggi di sesso, passano da «esperienze pay di qualità» a «sesso free», «in FKK e night club», con annunci da 700 mila visualizzazioni. Che usino droghe o meno non ci interessa, pare: sono, d’altronde, eterosessuali.
 

 

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Ilromantico

Bah, un minestrone che vuol dir tutto e niente. Non è la promiscuità il punto, ma che delle associazioni gay facciano del fiki fiki il loro scopo primario. È come se gli etero utilizzassero i fondi pubblici per finanziare dei sex club. Essendo che non è così, il paragone è puramente strumentale.

 

@ghost77

È vero che uno frequenta i suoi simili, ma proprio nell'ambiente gay stai a contatto con gente di tutti i tipi. C'è gente che manco degnerei di uno sguardo, ma alla fine in certe situazioni ci parli e rafforzi ulteriormente la tua opinione negativa.

Retrogradissima e un po' 'vecchio gay' la storia degli amici etero che non si trovano coi gay perché hanno altri interessi... non capisco davvero in che mondo viviate.

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È vero che uno frequenta i suoi simili, ma proprio nell'ambiente gay stai a contatto con gente di tutti i tipi.

Aiutami a capire : che cos'è questo ambiente gay? L'unico ambiente che io conoscevo era quando giravo, a 20 anni, in discoteca, e realmente avevo contatto con molteplici situazioni e stili di vita diversi dai miei . Quando ho smesso di andare a ballare il mio ambiente è diventato di quei 5 o 6 amici stretti e lo stesso posso dire dei miei amici, che hanno "come ambiente" me e pochi altri .

 

Quindi : ambiente gay = ambiente disco/locali?

 

Uno di questi miei amici fino all'anno scorso era nel gruppo giovani Arcigay, e il loro gruppo associativo era di gente che non andava in discoteca, pertanto non si conoscevano con la fauna che frequenta locali . Fanno parte entrambi lo stesso di un unico ambiente? 

 

Tutto ciò per dire che questo Ambiente Gay è un termine usato per indicare qualcosa che in realtà non è tangibile, un calderone che spesso fa comodo usare ma che non rappresenta la realtà . L'ambiente è qualcosa in cui tu puoi attingere informazioni sulla persona X pur non conoscendola direttamente, è un luogo-non luogo in cui sei quasi sicuro di trovare la persona Y .

 

Altro punto . Che cosa ti stupisce dell'etero che preferisce avere un amico etero? Lo biasimi? Io no . Io stesso preferisco i miei amici gay ai miei conoscenti eterosessuali, e vivo in un ambiente bellissimo così come presumo che anche tu percepisci il tuo come bello . Retrograde sono altre cose, amico :)

 

@@Arrhenius, il limonare col proprio ragazzo è ottimo traguardo ma suppone aver raggiunto la possibilità di avercelo, il ragazzo . Qui si è fatto un passo indietro poichè, dal concetto di comitiva di anni fa (e hai ragione nel dire che il gruppo gay che fa cose gay perchè è in una città friendly dovrebbe estinguersi a favore di un gruppo che fa cose dove gli pare) si è tornati all'isolamento del singolo .

 

Il limbo di cui parlavo, la possibilità di avere il minimatket di emozioni che è poco fornito ma che è sotto casa e poco importa se non posso comprare lo zenzero perchè ha comunque il pane in cassetta e le uova, non ci spinge più a cercare un gusto nuovo . Prima il supermercatino non c'era e quindi bene o male il culo lo si alzava - o si sprofondava nel nero abisso - . Oggi il nero abisso è più una grigia pozzanghera di acqua tiepida e a molti va bene comunque .

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