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La nuova guerra


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Non vi spaventate dal titolo almeno fino a che non avete letto tutto ....

Io osservo e analizzo la seguente situazione sociale economica politica :

1 sulla terra oggi non esiste nessuna teoria applicata alla massa che non sia il capitalismo , tutti i popoli della terra o quasi sono capitalisti .

2 non esiste piu una contrapposizione ideologica nel mondo il comunismo e' morto quindi le vicende delle nazioni si giudicano solo con i parametri del capitalismo ( cio anche in parte nel passato )

3 le contrapposizioni fra le superpotenze sono dettate soltanto da interessi capitalistici e non piu da contrapposizioni ideologiche .

4 tutta la storia del mondo e' scritta da guerre che hanno per base i concetti di : superiorita , vendetta , spartizione dei soldi e potere . Cio e' stato fino al secolo scorso con la seconda guerra mondiale , l epoca scorsa in cui gli ideali falsi e non hanno dato via a conflitti .

Certo questa e' una rappresentazione semplicistica del mondo ma puo andare come punto di partenza . Oggi penso siano maturi i tempi per una nuova guerra capitalistica , vi e' un blocco quello occidentale e un blocco orientale . Noi abbiamo i soldi e il potere mentre l altro blocco vuole il predomineo . Non c'e' piu nessuna ideologia che possa dire oggi che sia instaurabile una societa differente piu giusta ma solo vi e' la constatazione capitastica dei soldi e della proprieta' valori che tutti i popoli capitastici condividono .

Conclusione :

Detta in maniera brutta , : spartire i territori e i soldi con la guerra e' CORRETTO per il pensiero capitalista . Quindi oggi fare una guerra e' alla vista della massa corretto se in gioco ci sono i soldi e le proprieta' o anche l onore la vendetta e tutto cio che la propaganda puo ispirare .

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https://www.gay-forum.it/topic/33838-la-nuova-guerra/
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il capitalismo è la continuazione naturale dell'evoluzione biologica in cui sopravvive il più forte.

 

il comunismo invece è la continuazione naturale dell'istinto predatorio in cui si ruba ad altri quel che non si è capaci di fare e dunque si decide che la società si basa sulla condivisione dei beni guadagnati da altri. però non funziona perché quando chi sa produrre i beni si accorge che glie li fregano smette di produrli per gli altri. si lavora solo per se stessi di solito.

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il capitalismo è la continuazione naturale dell'evoluzione biologica in cui sopravvive il più forte.

 

il comunismo invece è la continuazione naturale dell'istinto predatorio in cui si ruba ad altri quel che non si è capaci di fare e dunque si decide che la società si basa sulla condivisione dei beni guadagnati da altri. però non funziona perché quando chi sa produrre i beni si accorge che glie li fregano smette di produrli per gli altri. si lavora solo per se stessi di solito.

condivido

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Avete però uno strano concetto di "comunismo". :)

 

Quello che storicamente è stato il Comunismo (in Unione Sovietica principalmente)

consisteva nel sostituire al padrone lo Stato

e conseguentemente la burocrazia alla borghesia

(i "maiali" nella metafora de "La fattoria degli animali" di Orwell)

 

Non è che "qualcuno produce i beni, gli altri glieli fregano e smette di produrre":

in URSS gli operai percepivano stipendi differenti come in Occidente,

solo che l'industria apparteneva allo Stato e non a una famiglia di ricchi cocainomani come da noi.

 

Il problema del comunismo sovietico era la distribuzione, non certo la produzione.

Lo Stato fissava dei prezzi al mercato troppo bassi, così capitava che il primo ad arrivare

comprava tutto e poi vendeva le merci al mercato nero.

Ovviamente il "primo ad arrivare" era sempre un qualche funzionario immanicato col KGB

ed è da questa mafia che è emerso l'attuale presidente Putin.

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Come definiresti tu almadel il comunismo e dove ci fu per te ?

 

Di solito i comunisti dicono che quello che c'era in russia non era vero comunismo ma non dicono dove ci fu il vero comunisto, a parte fare forse qualche minuscolo esempio che nessuno conosce.

 

Quando in passato si istauro' il comunismo in vari paesi successe che il nuovo stato nazionalizzo' tutto ("il furto ai ricchi") e che pero' in seguito non fu in grado di far funzionare bene l'economia che perse in competizione con le economie "capitaliste".

 

Stranamente poi chi deteneva il potere politico nei vari paesi comunisti si rivelo' sempre essere un dittatore, sempre con le poche eccezioni che nessuno conosce.

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Detta in maniera brutta , : spartire i territori e i soldi con la guerra e' CORRETTO per il pensiero capitalista

 

Non sapevo che ci fosse un pensiero capitalista....

Comunque i capitali si difendono e si espandono meglio in pace, che in guerra.

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Conclusione :

Detta in maniera brutta , : spartire i territori e i soldi con la guerra e' CORRETTO per il pensiero capitalista . Quindi oggi fare una guerra e' alla vista della massa corretto se in gioco ci sono i soldi e le proprieta' o anche l onore la vendetta e tutto cio che la propaganda puo ispirare

 

Il problema non è solo del XX e del XXI secolo, ma nel suo lungo percorso evolutivo lungo secoli l'uomo ha sempre utilizzato la guerra per sottomettere qualcuno o per assicurarsi delle risorse di cui aveva bisogno e non è detto che se lo fa da sempre sia giusto, il fatto è che non comprende o non vuole comprendere che ci possono essere tranquillamente dei modi per cooperare e vivere tranquilli magari più lunghi e meno remunerativi rispetto alla guerra.

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https://www.gay-forum.it/topic/33838-la-nuova-guerra/#findComment-953404
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3 le contrapposizioni fra le superpotenze sono dettate soltanto da interessi capitalistici e non piu da contrapposizioni ideologiche .

4 tutta la storia del mondo e' scritta da guerre che hanno per base i concetti di : superiorita , vendetta , spartizione dei soldi e potere . Cio e' stato fino al secolo scorso con la seconda guerra mondiale , l epoca scorsa in cui gli ideali falsi e non hanno dato via a conflitti .

Capitalismo e comunismo sono entrambe figlie dell'economia industriale: più che una contrapposizione ideologica, la loro è (era?) una contrapposizione puramente economica.

Non ho capito l'altra frase: quand'è che non ci sono stati conflitti, nel secolo scorso? Forse intendi il confronto USA-URSS? Non c'è stato uno scontro diretto ma un fottio di conflitti collaterali, colpi di stato e guerre di liberazione: noi in Europa ce la passiamo alla grande da più di settant'anni, ma il Novecento non è stato proprio così tranquillo, eh.

 

il capitalismo è la continuazione naturale dell'evoluzione biologica in cui sopravvive il più forte.

Il darwinismo sociale è una troiata senza paragoni.

Anche perché, in natura, non sopravvive il più forte ma il più adattabile.

Ed è una differenza tanto piccola da essere abissale.

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https://www.gay-forum.it/topic/33838-la-nuova-guerra/#findComment-953405
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Anche perché, in natura, non sopravvive il più forte ma il più adattabile.

Non e' proprio cosi'.

 

La teoria evolutiva dice che i cambiamenti (genetici) tra i nuovi nati di una specie sono casuali e poi gli individui che hanno la migliore capacita' innata a vivere in quell'ambiente ("i piu' forti") sopravviveranno o prospereranno meglio in quell'ambiente.

 

Non e' che un individuo adattabile a quell'ambiente si adatta (cioe' cambia lui individuo dopo che e' nato) in quell'ambiente ma invece sopravvivono meglio coloro che per caso prima della nascita hanno ricevuto un corredo genetico favorevole a quell'ambiente.

 

Dunque non sono gli individui che si adattano all'ambiente ma e' l'ambiente che seleziona gli individui che sopravivono li.

Edited by marco7
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La teoria evolutiva dice che i cambiamenti (genetici) tra i nuovi nati di una specie sono casuali e poi gli individui che hanno la migliore capacita' innata a vivere in quell'ambiente ("i piu' forti") sopravviveranno o prospereranno meglio in quell'ambiente.

L'espressione "Più forte" ha fatto quasi più danni che quella "Un milione di posti di lavoro".

Studiate L'era glaciale, invece di perdere tempo dietro a Darwin (o viceversa).

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AndrejMolov89

 

 

La teoria evolutiva dice che i cambiamenti (genetici) tra i nuovi nati di una specie sono casuali e poi gli individui che hanno la migliore capacita' innata a vivere in quell'ambiente ("i piu' forti") sopravviveranno o prospereranno meglio in quell'ambiente.


No, è un complesso gioco di abilità di seguire i cambiamenti ambientali, e la capacità della specie di adattarsi. Non è la legge del più forte, perché non ha senso chiederselo in relazione alla capacità adattiva di una specie. Una specie non si estingue perché non è forte, ma perché i mutamenti richiesti per adattarsi all'ambiente o sono troppi, o semplicemente il percorso evolutivo che ha preso gli rende impossibile tenere il passo. L'idea che sia la legge del più forte a governare la natura è idiota, lo stesso Darwin si è praticamente dissociato a quei rifiuti borghesi che hanno interpretato il suo pensiero come giustificazione delle sopraffazioni. 
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Anche perché, in natura, non sopravvive il più forte ma il più adattabile.

Quest'affermazione è sbagliata da diversi punti di vista.

 

La teoria che l'evoluzione consistesse negli organismi che si adattano al loro ambiente era una vecchia teoria di Jean-Baptiste Lamarck anteriore al famoso libro di Darwin e oggi screditata. È ovvio che la trasmissione del patrimonio genetico non funziona così: ciò che fa un individuo nel corso della vita è irrilevante per il patrimonio genetico della sua prole.

 

Quindi non sopravvive l'individuo più adattabile, ma l'individuo più adatto. Ed è più adatto per via di mutazioni genetiche casuali.

 

È importante ricordarsi che l'evoluzione non avviene a livello dell'individuo ma della specie; una differenza tanto piccola da essere abissale. È ciò che permette, per esempio, la trasmissione di geni con caratteristiche altruistiche, come il sacrificarsi per il gruppo, che altrimenti non potrebbero essere selezionate.

 

Consideriamo ora l'esempio classico delle giraffe: mutazioni genetiche casuali faranno nascere alcune giraffe con il collo più lungo e questo dà loro maggiori possibilità di sopravvivere.

 

"Sopravvivenza del più forte", quindi? Non proprio. Ci sono due imprecisioni in questa espressione:

  1. Il fitness evolutivo non implica essere più forti, ma semplicemente essere più adatti all'ambiente in quel momento. Se tutti gli alberi alti morissero e restasse solo erba, tute quelle giraffe col collo lungo si ritroverebbero improvvisamente in svantaggio.
  2. L'evoluzione non avviene con la sopravvivenza, ma con la riproduzione.

Ma c'è un altro problema nell'affermazione quotata, più sottile, che poi ripete anche marco7.

 

Dunque non sono gli individui che si adattano all'ambiente ma e' l'ambiente che seleziona gli individui che sopravivono li.

La "selezione naturale" in realtà non esiste. È un'espressione che usiamo per semplificare il concetto di evoluzione ma non c'è nessun meccanismo esterno che seleziona quali geni è meglio preservare. L'ambiente non seleziona nulla.

 

Tutto ciò che accade è che mutazioni genetiche casuali portano gli organismi che le hanno a comportarsi o a svilupparsi in modi diversi. Alcuni di questi modi hanno come effetto il fatto che più copie del gene mutato vengono trasmesse, e così via.

 

L'evoluzione procede alla cieca, passo dopo passo. Non è questione né di chi è più forte, né di chi è più adattabile: è solo ed esclusivamente questione di casualità.

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Non c'è più nessuna ideologia che possa dire oggi che sia instaurabile una società differente più giusta ma solo vi e' la constatazione capitalistica dei soldi e della proprietà valori che tutti i popoli capitalistici condividono .

 

Quale ideologia ha mai auspicato il pauperismo e la povertà di risorse economiche per i suoi seguaci???

Ecco, forse il Cristianesimo delle origini, modesta religione per pastori e pescatori, quando si predicava la povertà perché pure il Cristo dubitava della possibilità storica di rovesciare la dominazione straniera...

 

La teoria evolutiva dice che i cambiamenti (genetici) tra i nuovi nati di una specie sono casuali e poi gli individui che hanno la migliore capacita' innata a vivere in quell'ambiente ("i piu' forti") sopravviveranno o prospereranno meglio in quell'ambiente.

 

Non e' che un individuo adattabile a quell'ambiente si adatta (cioè cambia lui individuo dopo che e' nato) in quell'ambiente ma invece sopravvivono meglio coloro che per caso prima della nascita hanno ricevuto un corredo genetico favorevole a quell'ambiente.

 

Sì, è corretto specificare come fai tu che per il neodarwinismo l'adattabilità dell'individuo non va intesa come si trattasse di una sorta di plasticità dell'individuo...la selezione è appunto genetica, perciò a monte. Perché pure l'eventuale resilienza (termine che sono sicuro i biologi preferiranno a quello di adattabilità) dell'esemplare, o della specie, è in qualche modo espressione fenotipica di un genotipo precedentemente rivelatosi fortunato eccetera. Ma la cosa non è così semplice.

 

Comunque i capitali si difendono e si espandono meglio in pace, che in guerra.

 

Inutile ribadire che viviamo in tempi di fortissimo accentramento di potere politico-economico nelle mani di pochi; ma basta pure con tutti gli strali a proposito dei giovani d'oggi che sarebbero i primi a star peggio dei propri padri...la verità è che la generazione dei ns. padri ha vissuto in tempi eccezionalmente felici per quel che concerne la redistribuzione.

Consiglio Il Capitale nel XXI secolo di Piketty.

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L'ambiente non seleziona nulla.

 

Tutto ciò che accade è che mutazioni genetiche casuali portano gli organismi che le hanno a comportarsi o a svilupparsi in modi diversi.

La selezione avviene sempre e a livello di individui. A volte la selezione la fa l'ambiente, altre volte le femmine, o altro.

 

La selezione puo' far si che certi individui sopravvivono meglio o che hanno discendenza ma avviene sempre.

 

Le mutazioni ci sono ma sono molto rare. Di solito la ricomposizione dei geni nei discendenti e' piu' importante delle mutazioni.

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La selezione avviene sempre e a livello di individui.

Posso dire tre cose. Uno, il mio post era scritto in una chiave divulgativa e dice cose corrette, altre puntualizzazioni possono trovare posto altrove in discussioni in cui sono più rilevanti. Due, l'evoluzione avviene a livello di specie e non di individui (evoluzione, non selezione). Tre, lo scopo del mio post era di illustrare l'evoluzione eliminando quel linguaggio teleologico in cui spesso si tende a cadere e che viene male interpretato da molti, come accaduto in questa discussione.

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(evoluzione, non selezione).

L'evoluzione si compone di diversi passaggi tra cui la selezione naturale.

 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Selezione_naturale

 

In inglese piu' completo:

 

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Natural_selection

Edited by marco7
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L'evoluzione si compone di diversi passaggi tra cui la selezione naturale.

Non nell'accezione comune dell'espressione "selezione naturale", usata in questo topic, che ha una forte connotazione teleologica. Come ho detto, l'evoluzione procede alla cieca e ciò che viene chiamato selezione naturale è semplicemente questo processo:

 

mutazioni genetiche casuali portano gli organismi che le hanno a comportarsi o a svilupparsi in modi diversi. Alcuni di questi modi hanno come effetto il fatto che più copie del gene mutato vengono trasmesse, e così via.

Non c'è un processo esterno che sceglie quali geni è meglio preservare; l'ambiente non fa selezione.

 

Sto solo ripulendo l'esposizione della teoria dell'evoluzione da quella teleologia che i più vi inseriscono a sproposito. E con questo, visto che siamo OT, passo e chiudo. [emoji6]

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Avete risposto PERFETTAMENTE e mi avete fatto cadere in depressione , perche' i miei timori sono concreti . Sono convinto e spero di sbagliarmi del fatto che se scoppiasse una guerra da voi TUTTI sarebbe unanimamente ACCETTATA e gli dareste una motivazione logica antropoligica e tutto il resto .

PURTROPPO il vostro modo di pensare e purtroppo il modo di pensare e vedere del mondo e' questo . L INEVITABILITA DEGLI EVENTI del fatto concreto che il mondo debba basarsi sui vostri principi che la massa il singolo e' portato al sopravvalicare il suo simile e a prendere per se stesso . Ebbene sono convinto che la nostra epoca senza piu' un barlume di speranza in un uomo migliore non capitalistico sia votata verso quel passo che si chiama guerra . Cosi come e' sempre stato nell umanita' e cosi come sembra essere ancora e in futuro . Siamo nelle stesse circostanze di distaccamento culturale che fecero scoppiate la 1 guerra mondiale come se fosse un atto dovuto ........

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https://www.gay-forum.it/topic/33838-la-nuova-guerra/#findComment-953433
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Quale ideologia ha mai auspicato il pauperismo e la povertà di risorse economiche per i suoi seguaci??? Ecco, forse il Cristianesimo delle origini, modesta religione per pastori e pescatori, quando si predicava la povertà perché pure il Cristo dubitava della possibilità storica di rovesciare la dominazione straniera...

Il Cristianesimo, quello almeno evangelico, non fa molto testo, essendo stato il suo un pauperismo "negligente":

la vita presente è brevissima e preparazione per la vera vita dopo la morte, quando la vera ricchezza sarà donata da Cristo ai suoi seguaci, quindi i beni terreni sono negligendi perché transeunti ed escatologicamente inutili.

 

Come ideologia "diligentemente" pauperistica segnalerei invece il Cinismo ed in particolare Diogene di Sinope:

qui il pauperismo è scientemente un modo di vivere la vita terrena in sé, senza utilità escatologiche, ritornando ad un'autentica realtà naturale.

 

Inutile ribadire che viviamo in tempi di fortissimo accentramento di potere politico-economico nelle mani di pochi;

Non mi pare proprio che nei millenni passati le cose andassero molto altrimenti, quanto ad accentramento nelle mani di pochi, anzi!

Edited by Mario1944
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M sì Mario; però ecco, io ho citato il testo di Piketty perché propone analisi macroeconomiche a proposito della concentrazione (e distribuzione) dei capitali, soprattutto in Usa, Francia, Inghilterra, dal XVIII secolo ad oggi...e la situazione attuale dell'Occidente avanzato rispecchia una sperequazione molto simile a quella dei primissimi anni del 900.

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il comunismo invece è la continuazione naturale dell'istinto predatorio in cui si ruba ad altri quel che non si è capaci di fare e dunque si decide che la società si basa sulla condivisione dei beni guadagnati da altri. però non funziona perché quando chi sa produrre i beni si accorge che glie li fregano smette di produrli per gli altri. si lavora solo per se stessi di solito.

 

Questa è una concezione svizzera del comunismo, comunque è lecito ritenere

anche che il comunismo non possa funzionare in assoluto ( cioè mai ) in base

ad una idea antropologica che ne nega la "naturalità" è indimostrabile, ma è pensabile

 

 

 

il capitalismo è la continuazione naturale dell'evoluzione biologica in cui sopravvive il più forte.

 

Questo non è però il capitalismo, questo è "mercatismo"

 

L'idea cioè che tutto ciò che non regge la concorrenza merita

di scomparire

 

Aveva sicuramente un senso, se lo riferiamo alla Thatcher nel

contesto dello smantellamento del capitalismo di stato inglese

 

 

 

Quale ideologia ha mai auspicato il pauperismo e la povertà di risorse economiche per i suoi seguaci???

 

Il Neomarxismo occidentale - che è un pensiero "critico" piuttosto

che costruttivo - individua nel "consumismo" e nella teoria della

"espansione infinita", i due punti di attacco al pensiero neoliberale

 

In presenza di consumismo e cicli economici espansivi, il capitalismo

riesce ad avere un consenso democratico, sia che lo stato intervenga

per redistribuire, sia che non lo faccia e sgoccioli lentamente il benessere

verso il basso , mentre l'ascensore sociale porta qualcuno verso l'alto etc

 

Se però i vecchi marxisti, ritenevano che le contraddizioni del capitalismo

avrebbero portato in breve ad una guerra imperialistica fra gli stati nazionali

( il ché in affetti stava avvenendo ma per colpa anche del "nazionalismo" )

e credettero che la Prima Guerra Mondiale, fosse il segnale della fine del

capitalismo

 

Diciamo che i neo marxisti si limitano a dire che il capitalismo per poter funzionare

presuppone che sia possibile produrre ricchezza all'infinito, che questo sia il dogma

di fede che sorregge il sistema: la crescita illimitata

 

 

 

il testo di Piketty

 

Piketty dice: prendiamo atto che oggi la crescita è in Cina la globalizzazione l'ha spostata lì

e non tornerà più da noi, occorre una tassazione globale sul capitale ( un po' simile a Trump

che vuole reintrodurre tasse doganali su chi produce in Messico, ma in chiave cosmopolita e

quindi utopistica: perchè la tassa globale dovrebbe essere sovrastatale )

 

Mentre il neomarxismo classico pone in dubbio il fatto che la crescita illimitata possa continuare

all'infinito chi critica la globalizzazione come Piketty cerca una risposta non protezionistica ma

liberal-keynesiana al problema dello spostamento della ricchezza

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Il Neomarxismo occidentale - che è un pensiero "critico" piuttosto

che costruttivo - individua nel "consumismo" e nella teoria della

"espansione infinita", i due punti di attacco al pensiero neoliberale

 

Come dici bene si tratta di linee di pensiero "critiche"; pure a me è piaciuto leggere Adorno, ma non riesco ad immaginare quale tipo di organizzazione socioeconomica starebbe bene ad Adorno.

 

Mentre il neomarxismo classico pone in dubbio il fatto che la crescita illimitata possa continuare

all'infinito chi critica la globalizzazione come Piketty cerca una risposta non protezionistica ma

liberal-keynesiana al problema dello spostamento della ricchezza

 

Ed è per questo che lo apprezzo; probabilmente perché fin da piccolo sono stato invitato a diffidare dell'idea che la crescita sia, appunto, illimitata.

Mi pare un po' frettoloso il paragone con Trump; d'altro canto io preferisco parlare di tutela piuttosto che di protezionismo.

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Il paragone con Trump, con Salvini e la Le Pen è articolato

su una avversativa

 

Da una parte abbiamo un pensiero nativista e protezionista

con dei politici in carne ed ossa che propongono delle misure

concrete di correzione della globalizzazione e delle sue dinamiche

di cui ora avvertiamo gli effetti negativi

 

Dall'altra parte avremmo un pensiero che io ho definito liberal-keynesiano

tu dici di "tutela", ma il problema è che è una prospettazione per ora solo

teorica, non esistono cioè politici e partiti veri che propongano qualcosa di

concreto

 

Nel mezzo ci sono i Tedeschi, che vorrebbero buttar fuori l'Italia dall'Euro

o piegarla allo status di paese spogliato di sovranità come la Grecia etc

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la situazione attuale dell'Occidente avanzato rispecchia una sperequazione molto simile a quella dei primissimi anni del 900.

 

Ma.... certe affermazione generalizzanti mi lasciano perplesso:

è possibile che in certe aree dell'Occidente "avanzato" si siano aggravate negli ultimi anni sperequazioni economiche tali da poter essere paragonate a quelle dei primo del '900, ma starei attento a parlare di regresso addirittura alle condizoni del primo '900 in generale.

 

Prendiamo il caso d'uno degli uomini più ricchi del mondo occidentale avanzato (e non solo di quello), cioè Bill Gates della Microsoft, il cui patrimonio è stimato in 60 miliardi di dollari (con variazioni in più od in meno dovute alla stima borsistica del suo asset principale, cioè Microsoft):

esso è pari a circa un 1.200.000 (unmilione duecentomila) volte il reddito medio di un cittadino statunitense (50.000 dollari l'anno);

Ai primi del 900 la fortuna dell'uomo più ricco degli Stati Uniti e forse del mondo, cioè Rockfeller, fu stimata più di 1,5 miliardi di dollari, cioè circa 5.000.000  (cinque milioni) di volte il reddito medio di allora di un cittadino statunitense (300 dollari l'anno).

 

Certo si parla di casi estremi, ma, se parliamo dei casi medi, direi che sia un po' difficile affermare che mediamente oggi i cittadini statunitensi stiano peggio, economicamente, dei loro bisnonni o trisavoli.

Lo stesso direi valga in Italia ed in generale nei Paesi cosiddetti occidentali e forse anche nel mondo, benché, come ho detto in principio, ci siano senza dubbio regioni in cui accada il contrario, per guerre, conflitti civili, disastri naturali o movimenti economici.

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