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Disamina del disagio: solitudine alimentata dal timore. Come procedere?


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Scrivo per dare organicità, senso a un disagio che mi impedisce di vivere serenamente. Spero di non essere troppo sintetico né prolisso.

Ho bisogno di opinioni e consigli, qualora ne aveste. Ci sono falle nella mia razionalizzazione? Mi sta sfuggendo qualcosa? Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?

 

---

 

Il punto della situazione: vorrei davvero tanto avere qualche amico, per una volta nella mia vita. Vorrei desiderare di uscire per incontrare qualcuno, ma non c’è nessuno.

Come si fa a trovare qualcuno? Cercandolo.

Cercare significa incontrare nuove persone, sperando di incontrare qualcuno di interessante.

Per farlo è necessario che io mi ritrovi in ambienti che favoriscano la socializzazione e il contatto umano, e una qualsiasi associazione adempirebbe allo scopo.

Quindi devo cercare un’associazione.

 

Si presentano tre problemi:

 

1) Non ho idea di quale sia il primo passo da fare, ritrovandomi del tutto spaesato e senza molti punti di riferimento.

 

2) Trovo l’intera faccenda quantomeno stressante perché devo darmi da fare per raggiungere l’obiettivo.

 

3) Interviene il mio timore, per me invincibile, insormontabile, a tratti irrazionale, di fare qualcosa di completamente nuovo, non costretto né guidato da nessuno.

 

I primi due punti sono poco rilevanti perché affrontabili armandosi di buona volontà, mentre il terzo rappresenta il vero scoglio, la radice del disagio. So di non averlo delineato in maniera completa in una riga, ma esso si riassume brutalmente in: paura.

A qualcuno che non ha mai provato quello che sto provando io o che ha vissuto qualcosa del genere ma in misura minore potrà sembrare che io stia esagerando la cosa, ma nella mia vita questo è un ostacolo reale, concreto, da sempre presente e paralizzante.

 

L’unica soluzione che riesco a individuare sarebbe quella di farmi aiutare. Si aprono due scenari:

 

1) Qualcuno che conosco potrebbe accompagnarmi nel compiere il primo passo per cercare di introdurmi in un contesto nuovo, o forse soltanto spronarmi, costringermi. Questo punto va scartato perché non c’è praticamente nessuno attorno a me.

 

2) Che il disagio sia frutto della semplice ansia sociale o che abbia radici in qualcosa di effettivamente morboso, un terapista forse potrebbe consentirmi di imparare a ridimensionare, a tenere sotto controllo i miei timori. Non sono sicuro che possa funzionare, ma non vedo altre alternative.

 

Qualora decidessi di cercare l’aiuto di un terapista, si presenterebbero le ultime due difficoltà:

 

2a) Anche in questo caso dovrei raccogliere abbastanza determinazione per attivarmi cercando qualche specialista, in un circolo vizioso (non ho il coraggio di attivarmi e non riesco a trovare il coraggio perché non ho il coraggio di attivarmi…).

 

2b) Sicuramente dovrei chiedere ai miei di pagare (i miei risparmi non mi sembrano abbastanza nutriti da sopportare la spesa), ma questo implicherebbe che io debba spiegare loro cosa sta succedendo, esponendo il motivo per cui ritengo di avere bisogno di aiuto, e io non voglio, anzi NON POSSO farlo perché l’idea di aprirmi condividendo la mia vulnerabilità con loro mi disgusta.

Si aggiunge inoltre il fatto che nel corso degli anni mia mamma abbia spesso brandito lo psicologo come un’arma contundente per ferirmi in momenti di frustrazione, ripetendomi che “non sono normale” perché non ho amici e mi isolo. In fin dei conti entrambi vorremmo la stessa cosa, il mio bene, ma ammettere di aver bisogno di aiuto comporterebbe che io la dia vinta a quella voce che in tante occasioni mi ha ripetuto che “non sono normale”, che sono rotto, da aggiustare. E lo scrivo piangendo perché non solo fa male, ma forse è anche vero.

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comincia con un passetto alla volta intanto:

per dire, hai provato a vedere su google se/quali ass.ni ci sono dalle tue parti?

 

bene, ora butta un occhio ai loro siti;

c'è qualcuna che ha progetti/contenuti/attività che ti interessano?

allora, visto che è altamente sicuro che adesso siano chiusi, mandagli una mail in cui, per esempio, riassumi il tuo sfogo qua sopra.

 

non la vedranno oggi, e forse nemmeno domani o prox settimana;

però più poi che prima (remember: è pur sempre agosto per tutti!!) qualcuno la leggerà.

e ti risponderà, magari invitandoti ad andare nella sede quando ci saranno incontri che tratteranno quei temi che a te interessano.

 

Ok?

facci sapere come evolverà la cosa.

per ora, un abrazo solidàl

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Tra il 2009 ed il 2010 soffrii di fobia sociale, inquadrata patologicamente e come tale trattata da terapeuti professionisti.

 

Stando alle tue righe, per quanto efficaci siano state a delineare il problema, non si evince il contesto macroscopico nel quale le tue paure si radicano, e pertanto è difficile aiutarti.

La fobia sociale è un maligno che distanzia, ovatta il mondo circostante e si nutre dell'allontanamento che ne deriva, sia esso reale e/o percepito.

 

E' probabile che questo disagio, che si presenta in una gran varietà di sfumature ed intensità, acuisca le sensazioni di impotenza e di difficoltà.

Semmai ritenessi concreta la possibilità che tale disagio abbia radici patologiche, non esitare a parlarne coi tuoi genitori. E' un problema serio, e va affrontato senza temporeggiare inutilmente.

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Animapesante

Salve, sono nuovo in questo forum e forse non sono un genio nell'affrontare determinati argomenti e spero di non peggiorare la tua situazione. Quando ho letto questa discussione sembrava che io leggessi qualcosa che ho scritto io perchè io mi ritrovo nella tua stessa identica situazione, sia sociale, familiare, economica e sopratutto emotiva. Mio padre diceva la stessa identica cosa che "non ero normale" o che "ero malato" e so esattamente cosa significa e quanto fa male dentro. Me lo sono ripetuto spesse volte in passato quasi affrontando una depressione semidistruttiva ma poi ho capito che il concetto di normalità è puramente relativo e che dovevo tener conto solo della mia opinione. Occorre però sempre un piccolo sforzo di volontà da parte tua, io non facevo altro che ripetermi sempre e ovunque che "io sono normale" anche se me lo dicevo nella mia testa, lo scrivevo  l'importante è dirlo in qualsiasi modo. Ci sono poi molte associazioni, con bravi professionisti, che possono aiutarti come ti hanno consigliato gli altri di questo forum è una buona cosa, passo dopo passo sono sicuro che riuscirai a non essere più solo.  

 

Tu sei normalissimo, l'idea di non essere normale che ti perseguita lasciala perdere, scriverlo in questo forum è stata una buona cosa.

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Mi spiace tu ti trovi in questa situazione.

 

Premetto che non sono psicologo, ma parlo solo da umano.

Io condivido il pensiero che purtroppo il mondo stia diventando sempre più esclusivo (nel vero e proprio senso del termine: opposto a inclusivo) e combattivo...

 

Secondo me darsi soltanto delle colpe è distruttivo... a tutto si può rimediare ed è sempre possibile risorgere dal basso.

Quello di cui forse hai bisogno è di riscattarti...

 

Tu sei ancora giovine (da come scrivi nel profilo)... hai ancora tutta la vita davanti. Guarda che di ragazzi come te ce ne sono, anche tanti... soprattutto gay/bisex... chiunque viva un disagio, per la famiglia o per sé stessi o per qualsiasi cosa, si sente più in disparte rispetto a quelli che apparentemente stanno bene.

 

Anche io ho avuto conflitti sulla socializzazione, soprattutto a livello interiore: non sapevo di chi fidarmi, quanto fossero sinceri i gesti delle altre persone ecc ecc...

Con il tempo ho imparato a superare questi preconcetti, in parte, ma certamente è un lavoro difficile quello di superare le paure interiori.

 

Per trovare nuove persone innanzitutto devi cominciare a condividere interessi comuni con altri... la verità è che spesso le persone quando interagiscono in confidenza lo fanno soltanto per alleggerire il peso e le fatiche della propria esistenza, un po' come fai tu adesso... per il resto i rapporti rischiano di essere un po' disinteressati, come fra colleghi, compagni di corso, parenti ecc: non c'è nulla di male, però chiaramente manca di quella confidenza di cui magari hai bisogno.

Quoto il messaggio di @@freedog, trovare posti da frequentare vicino a dove ti trovi può essere un modo valido per farlo.

Anche solo su questa piattaforma è possibile trovare qualcuno con cui interagire, condividendo una tematica comune, come a esempio @@Animapesante che dice di trovarsi nella tua stessa situazione...

 

Il timore esiste ed è dura superarlo... ora non so e non sono nei panni di uno che possa dire se sia una fobia o meno...

Certamente, se riuscissi a superare questo scoglio sarebbe tutto molto più semplice...

Non hai bisogno per forza di andare in compagnia... se vai in un ambiente nuovo, come in associazione, ci sarà qualcuno disposto subito a venirti incontro e conoscerti subito...

Anche un viaggio all'estero, in un paese aperto e ospitale, può esserti di aiuto, superando l'imbarazzo di parlare a sconosciuti... ci sentiamo meno condizionati dalla nostra martellante e chiusa (almeno per noi) realtà...

 

Le mie sono solo supposizioni, io non so nemmeno così tanto di te...

Per il resto buttati, buttati e buttati. Scrivi e parla alle persone, non aver paura! Cerca magari di non essere martellante e maleducato e vedrai che reagiranno positivamente, almeno quelli adatti per te...

E ricorda che la normalità non esiste ed è soltanto un'invenzione umana. Ciò che sei ti rende speciale e unico. Devi solo farti vedere agli altri per quello che sei. :D

 

Facci sapere.

Un abbraccio

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non so, forse dico una cosa ovvia: ma perché non approfitti delle occasioni che può offrire questo forum? puoi andare a qualche raduno, oppure usare la chat e poi approfondire le conoscenze che ti interessano tramite mp ;)

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Capricorno57
lo scrivo piangendo perché non solo fa male, ma forse è anche vero

metti da parte il Tuo sacrosanto orgoglio, il fine buono giustifica i mezzi leciti. 

massima solidarietà. 

 

p.s.  aggiungo i miei complimenti per la precisa disamina, per quel che ne so sembra un ottimo inizio

Edited by Capricorno57
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Mi aggiungo a chi ti invita a venire a qualche raduno. Potrebbe essere un inizio per sbloccarsi, quantomeno...avere il la per iniziare ad essere più sciolto con le persone. E, perché no, potresti trovare qualcuno che stimoli il tuo interesse. Spiace davvero vedere qualcuno così, a prescindere che si conosca o meno. Personalmente non ho alcun problema con il relazionarmi, ma vengo (sono?) da un periodo simile al tuo, in ambito amicizie...

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davydenkovic90
Qualcuno ha vissuto qualcosa di simile?

Credo più o meno tutti. 

 

 

mia mamma abbia spesso brandito lo psicologo come un’arma contundente per ferirmi in momenti di frustrazione, ripetendomi che “non sono normale” perché non ho amici e mi isolo. In fin dei conti entrambi vorremmo la stessa cosa, il mio bene, ma ammettere di aver bisogno di aiuto comporterebbe che io la dia vinta a quella voce che in tante occasioni mi ha ripetuto che “non sono normale”, che sono rotto, da aggiustare. E lo scrivo piangendo perché non solo fa male, ma forse è anche vero.

 Questa cosa mi fa molto ridere perché mi ricorda un po' quello che succedeva in casa mia...

In pratica, quando avevo amici e uscivo, non andava bene per certi motivi (mia madre verso i 13-14 anni mi teneva chiuso in casa perché diceva che andavo in un parco pubblico pieno di drogati, cosa falsa). Quando invece, al liceo, non avevo neanche un briciolo di vita sociale e passavo le giornate in casa a studiare, mi facevano pesare di essere sempre lì in casa con loro e di non avere nessuno con cui festeggiare capodanno e compleanni, che non era normale per un ragazzo della mia età, che tutti hanno amici, e via dicendo. 

Poi in casa mia funziona così un po' su tutto (non so se per te è lo stesso).. qualunque cosa faccio, non va bene.

Tipo: prendo un 6 o un 7 a scuola, magari in una materia tipo storia, toh. I miei: "che vergogna, non sai esprimerti in italiano, non sai parlare, non studi abbastanza".. vanno al colloquio con la professoressa e ne fanno una questione di stato. Ok, comincio a studiare di più e a prendere tutti 9.  Loro: "eh ma che secchione, che noia... perché non esci mai?"

E la cosa brutta è che lo facevano su tutti gli aspetti della mia vita... facevo una cosa, anche bella, e da parte loro la reazione era sempre un "sì hai fatto questo, ma non hai fatto questo questo, e perché non fai... perché non vai...". e non erano consigli, ma modi per farmi sentire comunque inadeguato e che non facevo mai abbastanza. Addrittura mi criticavano anche su come mi vestivo... e in qualunque modo avessi i capelli, mia madre mi diceva sempre e comunque "quei capelli vanno tagliati". -_-

Sugli amici, anche lì, c'erano numerose critiche... ad esempio secondo loro era sconveniente che avessi per amiche delle ragazze. C'è da precisare che facevo un liceo dove al 95% erano ragazze e quei pochi maschi erano tamarri figli di papà che non mi volevano. Grazie al cielo che ho trovato qualche pazza trash con cui parlare all'intervallo o studiare... altro che sconveniente. Ogni volta era un "ma è la tua ragazza?" "ma non hai amici maschi?"  e io sentivo di dovermi giustificare ogni volta per cose su cui non c'era da giustificarsi...!

 

Va be', scusa se mi sono dilungato sulla mia vicenda... però è per dire che alle volte i genitori si basano troppo su quello che vorrebbero loro per te, più che sui tuoi reali bisogni o desideri, e che sono bravi più a criticare e a tentare il più possibile di imporre un loro modello o una loro visione del mondo, che non a capire determinati problemi o disagi.

 

Il non avere amici secondo me è una condizione comune a molti e non allarmante. Io ci sono passato e per certi versi ci sto passando tuttora.

Cioè, dal non avere quasi nessuno son passato ad avere diverse amicizie, delle quali però non sono molto soddisfatto.

Le amicizie che ho adesso le ho trovate tutte molto per caso iniziando finalmente a dire  qualche "sì", invece che sempre "no", quando qualcuno mi proponeva di uscire. Non so perché ma in passato il mio era sempre un "no" istintivo e convinto. Avevo altro da fare e non avevo voglia di perdere tempo a farmi stressare con le uscite. C'era anche una componente di paura... quando sei disabituato a trovarti in situazioni nuove o aperte, nelle quali può accadere di tutto, è normale avere un po' di paura. Magari di non essere accettati o di essere presi in giro, o cose così. Si tratta di vincerla un passo alla volta, creandoti diverse occasioni.

 

Sullo psicologo, puoi provare, ma non devi vederlo come uno che ti "aggiusta" perché sei "rotto" o "non normale". Lascia perdere quello che possono pensare i tuoi, non sei malato né rotto né niente, ti serve semplicemente un aiuto per riuscire ad affrontare una paura che hai, quindi se pensi che lo psicologo sia l'unica possibilità perché da solo non ce la faresti ad andare a un raduno o a uscire con qualcuno, ben venga lo psicologo.

Edited by davydenkovic90
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Ti posso dire che amici veri ce ne sono veramente pochi , e nel mondo gaio o obiti in una grossa citta o fare una compagnia gaia e' quasi impossibile . Pero si possono instaurare relazioni con altre persone anche solo di simpatia , basta aprirsi un po al mondo fare tipo un corso o una scuola di ballo ad esempio .

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Innanzitutto mi dispiace per come ti senti e per la situazione di stallo e paralisi che stai vivendo.

 

Il punto della situazione: vorrei davvero tanto avere qualche amico, per una volta nella mia vita. Vorrei desiderare di uscire per incontrare qualcuno, ma non c’è nessuno.

Come si fa a trovare qualcuno? Cercandolo.

Cercare significa incontrare nuove persone, sperando di incontrare qualcuno di interessante.

Per farlo è necessario che io mi ritrovi in ambienti che favoriscano la socializzazione e il contatto umano, e una qualsiasi associazione adempirebbe allo scopo.

Quindi devo cercare un’associazione.

 

È un ottimo inizio perché da una parte un'associazione ti mette in contatto con persone con cui già condividi un qualche interesse e, inoltre, puoi trovare occasioni in cui stare con altre persone senza l'ansia del dover socializzare. Per esempio, se ti piace fare escursioni e decidi di partecipare a una organizzata da un'associazione, ti troverai con altre persone non per conoscerle, ma per fare un'escursione insieme. Poi è chiaro che ci si parla e ci si conosce, ma non essere lì per quello ti lascia più libertà sui tempi e sui modi e può aiutare ad attenuare un po' l'ansia.

 

1) Non ho idea di quale sia il primo passo da fare, ritrovandomi del tutto spaesato e senza molti punti di riferimento.

 

Ti consiglierei intanto di cominciare a pensare a cosa ti piace e/o interessa per poi cominciare a cercare gruppi e associazioni dedicate. Per esempio, se ti piace fare escursionismo, se ti piacciono i videogiochi, la tecnologia, leggere, fumetti, ecc..

 

2) Trovo l’intera faccenda quantomeno stressante perché devo darmi da fare per raggiungere l’obiettivo.

 
3) Interviene il mio timore, per me invincibile, insormontabile, a tratti irrazionale, di fare qualcosa di completamente nuovo, non costretto né guidato da nessuno.

 

So che non risolve il problema di fondo, ma ti posso dire che spesso in queste situazioni di stallo la parte davvero difficile è partire, l'atto di prendere una prima iniziativa. Una volta avviati continuare è spesso molto più semplice e si va, diciamo, "in discesa".  :smiley: Quindi puoi cercare di concentrarti anche su questo aspetto nel cercare motivazione ad agire.

 

2) Che il disagio sia frutto della semplice ansia sociale o che abbia radici in qualcosa di effettivamente morboso, un terapista forse potrebbe consentirmi di imparare a ridimensionare, a tenere sotto controllo i miei timori. Non sono sicuro che possa funzionare, ma non vedo altre alternative.

 

Credo che morboso, nel senso di patologico, sbagliato, non sia adatto. Tutti abbiamo i nostri punti di forza e le nostre debolezze. Si potrebbe parlare di patologia se ci fosse uno scollamento tra la realtà e il tuo modo di vederla/interpretarla, ma mi sembra che tu abbia un buon grado di consapevolezza e una capacità di autoanalisi, quindi quello che può fare un terapeuta è aiutarti a migliorare e a raggiungere i tuoi obiettivi, ma non a curare una patologia o a "correggerti". Le tue sono sensazioni che tante persone provano o hanno provato.

 

2b) Sicuramente dovrei chiedere ai miei di pagare (i miei risparmi non mi sembrano abbastanza nutriti da sopportare la spesa), ma questo implicherebbe che io debba spiegare loro cosa sta succedendo, esponendo il motivo per cui ritengo di avere bisogno di aiuto, e io non voglio, anzi NON POSSO farlo perché l’idea di aprirmi condividendo la mia vulnerabilità con loro mi disgusta.

 

Premesso che alcuni psicologi sono disponibili a venire incontro ai pazienti con poche disponibilità economiche come primo passo potresti provare a contattare il Centro di Salute Mentale più vicino a dove vivi. Puoi chiedere un appuntamento senza bisogno dell'impegnativa del medico di base. I servizi offerti e i costi variano da regione a regione, quindi non so come funzioni da te, ma intanto ti potranno visitare, aiutarti a capire meglio cosa succede e cosa fare. Poi se anche non offrissero direttamente un ciclo di incontri con un terapeuta probabilmente sapranno indicarti se ci sono in zona dei consultori, dei punti di sostegno ai giovani o altre iniziative che ti possano offrire un aiuto anche senza spendere una montagna di soldi. Probabilmente loro ti sapranno dare delle indicazioni. A seconda della regione il servizio del CSM può essere gratuito o con pagamento del ticket (quindi non grandi cifre).

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