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Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus.


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Il direttore risponde
Quella illegale e illiberale pretesa
d’imporre ai sindaci riti di unione civile

Marco Tarquinio
13 agosto 2016

Caro direttore,
le bugie hanno le gambe corte, dice un vecchio adagio. Succede che a Piacenza il Comune stabilisce che il rito delle unioni civili non avrà luogo nella sala comunale in cui vengono solitamente celebrati i matrimoni. Ed ecco che i senatori Cirinnà e Lo Giudice s’indignano e chiamano subito il quotidiano locale “Libertà” per reclamare la piena equiparazione nella civica “liturgia” tra unioni e matrimoni. Per mesi, certi sostenitori del testo di legge si sono stracciati le vesti, spiegando la diversità tra queste unioni e il matrimonio, visto il rinvio all’art. 2 della Costituzione (tutela delle «formazioni sociali») e non all’art. 29 (disciplina del matrimonio e della famiglia come «società naturale»). E invece eccoci con Cirinnà in armatura. Con quali motivazioni? Ricordando al sindaco Paolo Dosi che la legge 76/2016 prevede che le disposizioni che si riferiscono al matrimonio ovunque ricorrono (…) «si applicano anche alle unioni civili». Ah, ma allora è vero che si tratta di matrimonio gay camuffato... Una verità sfuggita purtroppo persino al Presidente della Repubblica Mattarella, che è stato anche giudice costituzionale, ma ha firmato la legge. Già perché la Corte Costituzionale, nel 2010 pur invitando il legislatore a disciplinare le unioni omosessuali, tuttavia ribadiva nella sentenza 138 che, «i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva e tuttora stabilisce che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». E nel 2014, solo due anni or sono, affermava che «la nozione di matrimonio presupposta dal Costituente è quella stessa definita dal codice civile del 1942, che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Tutto questo conferma che la legge 76 è palesemente incostituzionale. Insomma, delle due l’una: o le unioni civili si rifanno davvero all’art. 2 e pertanto, non trattandosi di matrimonio, nessun rito in sala matrimoni è dovuto, oppure la legge 76 equipara di fatto le unioni civili al matrimonio e allora la legge stessa si autodichiara incostituzionale. Noi vogliamo pubblicamente manifestare piena solidarietà e appoggio al sindaco Dosi.

Il Direttivo del Forum delle Associazioni familiari di Piacenza


Verissimo, cari amici, nessun rito è previsto e dovuto per la registrazione delle unioni civili. Nessuno può chiedere dunque conto al sindaco piacentino Dosi, come ad altri suoi colleghi, della decisione di procedere in modo sobrio agli adempimenti di legge in tema di unioni civili tra persone dello stesso sesso. E la senatrice Cirinnà e quei gran liberali dell’Uaar dovrebbero essere ben più democratici e rispettosi nei confronti di chi non si inchina alla loro visione, a certe pretese dirigiste e, persino, a incredibili diktat che – come s’è visto e sentito anche ieri – non si limitano solo a Piacenza, ma vorrebbero in tutta Italia dettar legge oltre la legge. Certo, è altrettanto vero che nessuna “forma” di registrazione delle unioni è proibita. Così come è vero che i riti “fanno costume”, solennizzando atti pubblici e scelte private. Ma non sono certo le cerimonie fatte o non fatte a dire qualcosa di risolutivo a proposito della costituzionalità di un istituto giuridico. Come abbiamo argomentato più volte su queste pagine proprio alla luce delle sentenze che voi ricordate, alcune parti della legge 76/2016 sono gravate da seri sospetti a questo proposito. Ma questo, anche a mio sommesso parere, non conduce a poter parlare di generale e «palese incostituzionalità» di una normativa che, nonostante le diverse e rilevanti correzioni al pessimo testo iniziale firmato da Cirinnà, continuo a giudicare «sbagliata». Il Capo dello Stato, poi, non è la Corte costituzionale e ha fatto con saggezza ciò che doveva, la Consulta – mi auguro – farà ciò che le compete.
fonte: Avvenire.

 

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Come scrisse Orazio:

"partoriranno i monti, nascerà un ridicolo topo",

infatti ora la Nobile Guerra contro la violata Costituzione s'è ridotta ad una volgare rissa per la mal destinata stanza matrimoniale!

 

Va bene, ragazzi, lasciate stare le stanze comunali destinate ai matrimoni:

le unioni civili, anche quelle etero però....., non sono equiparabili né equiparate ai matrimoni, ergo esse non si stipulino laddove si celebrino i matrimoni! (si noti il verbo diverso che ho usato per le unioni: non celebrare, ma stipulare).

 

Tuttavia ci sarebbe da capire una cosa:

in ogni Comune dell'italica repubblica c'è una stanza indefettibilmente ed esclusivamente  destinata per regolamento comunale a celebrare matrimoni?.

 

Perché, se c'è, che il sindaco e la sua brigata assessoria stiano bene attenti a non usarla o concederla mai per altro che per tali celebrazioni matrimoniali sacre per Religione e Costituzione:

nessun'altra cerimonia o stipulazione o congresso o convenzione od assembramento o riunione qualsivoglia, neppure occasionale, violi la sacra destinazione della stanza.

 

Se però non c'è stanza alcuna, come credo non ci sia quasi mai, indefettibilmente ed esclusivamente  destinata per regolamento comunale a celebrare matrimoni, fatto ovviamente salvo il diritto d'ogni Comune di destinarne una, non so proprio perché nella stanza ordinariamente usata per atti o fatti che si svolgano nella casa comunale, non si possano stipulare le unioni civili:

è difficile capire, con tutta la buona volontà nel comprendere le ragioni altrui che uno voglia impegnare, come sia possibile che un'unione civile, se non è matrimonio, si trasformi in matrimonio solo in forza della medesima collocazione stanziale del matrimonio o, viceversa, se è matrimonio, perda la sua virtù matrimoniale solo in forza d'una diversa collocazione stanziale.

Ma.....

 

Comunque, lasciando i parti montani ed i topolini partoriti a coloro che se ne dilettano, sarebbe già sufficiente che si evitassero strafalcioni prima logici che giuridici del tipo:

"Già perché la Corte Costituzionale, nel 2010 pur invitando il legislatore a disciplinare le unioni omosessuali, tuttavia ribadiva nella sentenza 138 che, «i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva e tuttora stabilisce che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». E nel 2014, solo due anni or sono, affermava che «la nozione di matrimonio presupposta dal Costituente è quella stessa definita dal codice civile del 1942, che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Tutto questo conferma che la legge 76 è palesemente incostituzionale. Insomma, delle due l’una: o le unioni civili si rifanno davvero all’art. 2 e pertanto, non trattandosi di matrimonio, nessun rito in sala matrimoni è dovuto, oppure la legge 76 equipara di fatto le unioni civili al matrimonio e allora la legge stessa si autodichiara incostituzionale."

 

Infatti:

1) il Codice Civile non è la Costituzione,

2) la Costituzione nell'articolo 29 non vieta che ci siano matrimoni diversi da quello previsto (allora) dal Codice Civile e conforme alla tradizione, ma stabilisce solo che la Repubblica deve riconoscere i diritti della famiglia che abbia base matrimoniale,

3) se pertanto anche la legge sulle unioni civili equiparasse, ma non equipara, le unioni al matrimonio o se addirittura una nuova legge aprisse il matrimonio alle coppie dello stesso sesso, non perciò tale legge sarebbe incostituzionale, ma al massimo per la famiglia così costituita la Repubblica non avrebbe l'obbligo costituzionale di "riconoscere i diritti";

diritti che peraltro la Repubblica potrebbe pur riconoscere per opportunità politica, per necessità morale, per utilità sociale, dato che la Costituzione non vieta alcunché nell'articolo 29, ma prescrive solo qualcosa.

 

Si legga illuminati dalla ragione e dal diritto, non sedotti dalla stoltezza e dalla prepotenza.

 

 

 

 

 

 

 

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https://www.gay-forum.it/topic/33344-parturiunt-montes-nascetur-ridiculus-mus/
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NorwegianWood

Mario, posso solo dire - anzi, scrivere - che se tutti i magistrati, giudici, sindaci, giuristi, presidenti, politici e, perché no?, cittadini comuni avessero la tua intelligenza, la tua finezza, la tua ironia, questo sarebbe un mondo migliore dove vale la pena vivere. Per ora accontentiamoci dei pochi saggi come te.

No, dalle prime fonti sembrava che il mio Comune non volesse celebrare le unioni gay dove celebra i matrimoni etero e utilizzare il grigio anagrafe, poi invece un'assessora ha specificato (il sindaco non si è espresso) che il luogo sarebbe stato provvisorio in attesa di essere operativi per celebrarle al palazzo ducale come le coppie etero. Voglio pensare ci sia stato un travisamento, anche perché stava per scoppiare la rivolta, ma la giunta è tendente al cattodem e non l'hanno data a bere a nessuno, però aggiungo anche che l'informazione ha ingigantito tutto, non abbiamo un sindaco omofobo, solo molto DC e non deve mostrarsi troppo incline davanti ai suoi amici preti. Pertanto le unioni civili a Piacenza si celebreranno dove si celebrano i matrimoni. Ciao Mario

Edited by Rotwang

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