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Passeggiando per Firenze


ciuciuta

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Non sei venuto con me. Hai precisato che non avevo nessuna ragione. Ma io non volevo la ragione. Cercavo di soddisfare un’esigenza. Né mi ero posto il problema che si trattasse di un soddisfacimento egoistico, sebbene ce ne fossero alcuni presupposti.

 

Ho fatto ciò che avrei fatto se ci fossi stato tu. Guardato come tu avresti guardato. Varcato l’ingresso dei negozi nei quali tu saresti entrato. Acquistato alcune cose che avrei comprato se tu fossi stato con me. Eppure tutto è avvenuto con una struggente malinconia che l’assenza non può lenire in nessun modo e che le luci natalizie non fanno che accrescere a dismisura.

 

A Firenze c’è l’esercito. Bei ragazzi con il dito sul grilletto. In coppia si divertono a commentare l'aspetto di alcune turiste e qualche volta si prestano a posare per le foto. Sono alti, bruni, in un certo qual modo rappresentativi di un prototipo.

 

La mia passeggiata si articola lungo percorsi familiari. La stazione, il Duomo, Piazza della Signoria, l’Arno, Ponte Vecchio, sino a Palazzo Pitti. Al ritorno Piazza Santa Croce che è animata da un mercatino natalizio vivace, dallo stile vagamente bavarese. Mangio un Hot Dog gigante con salsiccia e crauti. Bevo un infuso caldo a base di succo di mele ed erbe. La signora tedesca mi consiglia di pazientare qualche minuto: “E’ ancora tiepito. Ti invito ad agspettare”.

 

Da Piazza Santa Croce mi muovo senza meta, riconosco le arcate dell’Ospedale degli Innocenti, percorro stradine secondarie, piene di ateliers, di circoli, di stranieri, soprattutto arabi, nordafricani, che sembrano aver scavato dentro la città la loro città, con i loro negozi, il loro mangiare, le loro tradizioni.

 

Breve pausa: il trenino che da Firenze procede verso Faenza perfora l’Appennino, serpeggiando tra boschi spogli, sibilando all’ingresso di lunghe gallerie. Già solo esserci salito è valso l’intero viaggio. Più che cavalcare il Frecciarossa che, dalle profondità della stazione di Bologna, è parso come il vagone di una metropolitana di lusso. Questo trenino, comunque moderno e confortevole, si ferma in prossimità di piccoli paesi rispetto ai quali tu esterneresti senza mezzi termini: “Non ci vivrei manco da morto!” Eppure...

 

Sono arrivato in albergo presto. Non erano neppure le otto di sera. Ma avevo sotto ai piedi oltre 14 chilometri percorsi, nella pancia un enorme panino tedesco e l’intruglio alle mele che sembrava gorgogliarmi dentro. L’Hotel Malaspina non mi ha fatto una cattiva impressione. La camera era pulita, abbastanza silenziosa, senza moquette, con un bagno spazioso, il televisore piatto, il frigobar. A te sarebbe parso un po’ triste per via dei mobili di legno scuro, delle mantovane pesanti e del letto troppo simile ad un vecchio catafalco. Ma avresti apprezzato la prima colazione, i cornetti freschi, lo yogurt, le mini-confezioni di confettura, i panini morbidi.

 

Questa mattina la piacevole sorpresa del mercatino davanti alla chiesa del Santo Spirito, quella famosa per gli affreschi del Masaccio! Un ambulante vendeva praticamente solo oggetti recuperati all’interno di fari dismessi. Qualche quadro ti sarebbe anche piaciuto ma non avresti ugualmente acquistato nulla. Avresti invece commentato l’abbigliamento stravagante dei molti turisti accorsi, sebbene lo stile “Vecchia Inghilterra” che sembrava richiamato da alcune mises non possa che suscitare il mio personale gradimento.

 

Tornato verso il Duomo ho ceduto alle lusinghe di un gelato da Venchi. Buono, ma il cioccolato mi è parso davvero troppo caro. Il bar di fronte al mio ufficio vende gli stessi articoli a meno di quanto non si spenda nel negozio mono-marca di Firenze! In realtà nel centro di Firenze tutto costa caro: una pizzetta al taglio, una bibita, un panino. Bisogna svicolare nelle traverse dei viali principali per registrare una sensibile riduzione. D’altra parte anche sulle Ramblas gli informati sconsigliano di soddisfare i propri appetiti, esortandoci a preferire i locali di zone meno turistiche.

 

Il ritorno alla stazione è lento. Uno strano dolore al torace mi impone una certa cautela. Abbottono il giubbotto per evitare di prendere un malanno, sebbene la temperatura esterna sia quasi gradevole.

 

La stazione di Firenze è un parco dei divertimenti! Scrivo un messaggio da appendere sull’Albero di Natale che svetta di fronte ai binari, faccio un giretto per la Feltrinelli, provo a mangiare qualcosa al McDonald's ma è troppo affollato e devo preferirgli mio malgrado il Burger King dall’altra parte della strada. Poi scopro nel centro commerciale costruito sotto la stazione un bellissimo negozio di cianfrusaglie della Tiger che non posso evitare di saccheggiare. Per questo ho quasi rischiato di perdere il treno, ma non dovrai inquietarti ancora: ho scritto quasi... 

 

Edited by ciuciuta
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