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Muore Oliver Sacks, famoso neurologo e scrittore


Olimpo

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L’omosessualità sofferta nell’opera in cui si svela

Ci sono molti modi di leggere On the Move come l’opera in cui Sacks rivela finalmente se stesso parlando di un’omosessualità sofferta e rarissimamente praticata — dopo un’avventura a quarant’anni ne sono seguiti trentacinque di celibato, fino a quando si era innamorato «(Per dio!) a settantasette anni» del suo compagno Billy Hayes; come la cronaca di una serie di manie difficilmente associabili a un intellettuale lucido — dall’ossessione per le motociclette e la velocità, al sollevamento pesi che tocca punte demenziali di 600 chili; come una discesa nella droga che a trent’anni lo porta al delirium tremens; e come l’elenco dei sensi di colpa che hanno torturato la sua esistenza insieme all’onta (e a quel tempo il crimine) di essere omosessuale nell’Inghilterra che condannava un genio come Alan Turing alla castrazione chimica, oltre alla vergogna di non avere fatto abbastanza per un fratello schizofrenico, la cui malattia spinse Sacks giovanissimo a fuggire un ambiente famigliare e culturale opprimenti per rifugiarsi in un altrove geografico (gli Stati Uniti) e mentale (la scrittura).

 

La lezione di una vita controcorrente

Ma al di là dei particolari intimi riguardanti anche il cancro che ha ucciso Sacks, ciò che affascina il lettore di On the Move è la lezione che si annida nelle sue pagine scritte con una semplicità che si accompagna a una singolare reticenza sul piano psicologico — un tratto paradossale, per un medico che ci ha insegnato a leggere le vite dei malati di Tourette, autismo, afasia e amnesia, come altrettante avventure di coraggio, resistenza e creatività. È come se in seguito alla scoperta della malattia terminale che lo aveva colpito e che gli aveva fatto guardare alla propria vita «da una grande altitudine, come una specie di paesaggio, con un senso più profondo dei legami tra le sue parti», Sacks sentisse l’urgenza di raccontarsi, ma senza spiegare. Dicendo: sono nato in una famiglia di medici e scienziati ebrei nella Londra straniata dalla guerra; sono stato esiliato come tanti altri bambini inglesi in un collegio dai metodi brutali e sadici; ho deluso e inquietato i miei genitori quando da adolescente mi sono confessato omosessuale (la madre gli disse: «Vorrei che non fossi mai nato»); sono fuggito negli Stati Uniti dopo che mio fratello Michael è diventato psicotico e l’aria in casa si è fatta irrespirabile; ho perso la verginità a ventitré anni ubriacandomi fino a perdere i sensi e la memoria dell’accaduto; mi sono innamorato di uomini sbagliati, ho spezzato cuori e ho avuto il mio a pezzi; ho corteggiato la morte con la velocità in motocicletta, il bodybuilding estremo e con le anfetamine; e solo quando mi hanno cacciato dai laboratori di ricerca e ho cominciato dedicarmi ai pazienti, ho capito che la mia vita poteva avere uno scopo e non ho più lasciato quell’ancora di salvezza.

 

http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_agosto_30/morto-new-york-neurologo-scrittore-oliver-sacks-c50f92c8-4ef9-11e5-ad01-b0aa98932a57.shtml

 

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