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Per voi che cosa significa essere gay ?


Peter1998

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In realtà, essere gay non ha alcuna relazione con quanto sei maschio. E, per la cronaca, essere più maschio degli altri non è un merito.

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Volevo fare chiarezza su questo topic una volta per tutte: non volevo in alcun modo insultare nessuno, era solo una mia considerazione. Ho decisamente esagerato con le parole, perché l'ho scritto tutto d'un fiato e mi sono fatto prendere la mano. Mi dispiace se ho creato dei disagi, non era mia intenzione. Quello che voglio dire è che, visto che ho avuto una discussione abbastanza accesa con una persona riguardo a questo argomento, l'essere omosessuale non è riconducibile all'essere effemminato. Volevo solo dire questo, chiedo ancora scusa.

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la maggior parte degli XY sono infatti maschi cisgender eterosessuali.

 

Ma questo non significa che non possano esistere infinite combinazioni di identità sessuale. Che poi certe combinazioni siano più abbondanti è irrilevante ai fini del mio intervento.
 

da qui a ritenere che tra etero e gay ci sia la stessa percentuale di effeminati è esagerato.

 

Ripeto, non ho parlato di percentuali. Mi sono limitato a ribadire che ognuno è diverso e che l'omosessualità può essere vissuta in molteplici modi diversi, smentendo il presupposto iniziale secondo il quale essere gay significherebbe essere macho man.

Edited by wwspr
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Volevo fare chiarezza su questo topic una volta per tutte: non volevo in alcun modo insultare nessuno, era solo una mia considerazione. Ho decisamente esagerato con le parole, perché l'ho scritto tutto d'un fiato e mi sono fatto prendere la mano. Mi dispiace se ho creato dei disagi, non era mia intenzione. Quello che voglio dire è che, visto che ho avuto una discussione abbastanza accesa con una persona riguardo a questo argomento, l'essere omosessuale non è riconducibile all'essere effemminato. Volevo solo dire questo, chiedo ancora scusa.

guarda che a 16-17 anni avere le idee confuse è fisiologico: nessuno è nato imparato e tutti abbiamo la nostra bella collezione di cazzate adolescenziali nell'armadio (anche se sono successe nel secolo scorso, come nel mio caso) .

 

Come dite voi giuovinastri, fai un bel respiro e scialla!!!

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Saramandasama

Ma questa prospettiva è quella più insidiosa per i gay, non tutti. È proprio lí che tirano in ballo la teoria del gender. È poi la Q.T. non mi pare che adotti parametri riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, o sbaglio?

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guarda che a 16-17 anni avere le idee confuse è fisiologico: nessuno è nato imparato e tutti abbiamo la nostra bella collezione di cazzate adolescenziali nell'armadio (anche se sono successe nel secolo scorso, come nel mio caso) .

 

Come dite voi giuovinastri, fai un bel respiro e scialla!!!

Intanto, io non mi rivolgerei mai in questa maniera. Anche perché non conosco quella sottospecie di lingua. Ho una certa cultura, parlo in italiano. Ma a parte questo io ho solo espresso la mia opinione. Le mie idee sono molto chiare.

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Ma non la smettete mai di criticare ?

eh, si vede che sei ancora un novellino della categoria: se non criticassimo anche ferocemente, non saremmo froci... 

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eh, si vede che sei ancora un novellino della categoria: se non criticassimo anche ferocemente, non saremmo froci... 

Davvero ?

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Mi sono limitato a ribadire che ognuno è diverso e che l'omosessualità può essere vissuta in molteplici modi diversi, smentendo il presupposto iniziale secondo il quale essere gay significherebbe essere macho man.

 

Penso che a parte il nostro tipic starter

nessuno creda ragionevolmente a questo.

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ciao peter, di chi è la fotina del tuo avatar :P ? just curious

Non ne ho idea, so solo che è un gran figo. Siamo daccordo, no ?

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Penso che a parte il nostro tipic starter

nessuno creda ragionevolmente a questo.

 se non è un refuso, sei un fottutissimo genio (del male..)

Edited by freedog
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@freedog

No, dai non è abbastanza "tipico"!

Ma penso riciclerò questa involontaria espressione

per il prossimo ragazzo innamorato dell'amico etero :D

 

@Peter1998,

non ho idea di quanti gay tu conosca nella vita reale.

Alcuni esempi di esagerato machismo sono effettivamente gay,

ma sono assolutamente gay anche taluni eccessi in senso opposto.

Sì, i gay effeminati esistono. E non solo nelle barzellette omofobe.

E i gay virili esistono. E non esistono solo nei film porno.

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In realtà, essere gay non ha alcuna relazione con quanto sei maschio.

 

 

Questo è vero, da dire però che di etero effemminati (dove per effemminato non intendo i fighetti modaioli depilati, con le sopracciglia rifatte, lampadati e griffati, ma proprio chi parla in falsetto, spezza il polso, e sculetta) non ne ho mai visti, mentre di gay effemminati ne ho visti a iosa.

 

 

 

E, per la cronaca, essere più maschio degli altri non è un merito.

 

 

 

Non è un merito, ma viene solitamente considerato un plus, al pari ad esempio dell'altezza.

Che poi ci siano amanti della gente molto bassa o molto effemminata nessuno lo mette in dubbio...ma non si tratta di caratteristiche generalmente molto apprezzate dalla maggioranza della gente.

Edited by ben81
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Anzi, per me essere gay mi fa sentire ancora più uomo. E sono orgoglioso di dirlo. Per me essere gay significa essere l'apoteosi del maschio. E credo anche voi, perché noi amiamo ciò che siamo. Io voglio un uomo che sia un uomo, non una specie di ibrido (perdonate la parola)

io non mi sento né più né meno maschio dei miei amici etero.

Tutta questa fissa per l'esaltazione del machismo mi sa tanto di una copertura davanti ad una grande insicurezza di se stessi.

Anche a me, come a tanti, non attrae il ragazzo effeminato, ma avere comportamenti effeminati non c'entra nulla col sentirsi donna, quindi il tuo consiglio "...che cambi sesso" è fuori luogo. Ne danno la prova le molte drag queen che si sentono uomini e sono a loro agio con se stessi.

A mio parere:

gay = mi piace il cazzo. fine.

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Essere gay per me significa aver avuto la possibilità di capire che si può essere tutto a dispetto delle aspettative sociali ed etero normative, quindi sentire ancora discorsi su mascolinità femminilità etc sinceramente è deprimente.

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Per me essere gay significa aver avuto dalla vita un'opportunità in più rispetto agli etero. Il fatto di essere un emarginato, più o meno avversato dalla società, al di fuori della cosiddetta norma, mi ha dato degli stimoli maggiori.

 

Quanti etero si pongono domande fondamentali sull'origine dell'esistenza, del perché esistono gli etero e i gay, su come si crea biologicamente la sessualità, perché le religioni condannano l'omosessualità, ecc...

 

Invece tutti i gay, sia che abbiano studiato filosofia teoretica o facciano i commessi ai grandi magazzini, sono costretti a porsi queste domande complesse e a cercare le risposte.

 

La maggior parte degli etero non si è mai posto nessuna domanda sulla sua esistenza, si è limitato a seguire la strada che gli viene indicata dalla cultura dominante: si fidanza, si sposa, ha dei figli.

 

Questa è anche la ragione per cui la percentuale di geni dell'umanità (artisti, scrittori, scienziati) gay sia molto più alta degli etero, non è che i gay nascono più intelligenti degli altri, i gay sono più o meno intelligenti come gli etero, è che il cervello viene stimolato da questa condizione di essere fuori dalle regole, e quando trova una mente particolarmente dotata ecco che nasce il genio.

 

So già che tanti gay diranno che di questa stimolante situazione di emarginazione ne farebbero volentieri a meno, ma la condizione in cui ci siamo trovati a vivere è questa e io la considero un pregio.

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Questo è vero, da dire però che di etero effemminati (dove per effemminato non intendo i fighetti modaioli depilati, con le sopracciglia rifatte, lampadati e griffati, ma proprio chi parla in falsetto, spezza il polso, e sculetta) non ne ho mai visti, mentre di gay effemminati ne ho visti a iosa.

credo sia solo perché se ti dichiari etero mantieni sempre un minimo di facciata :D

poi boh, a me il falsetto nemmeno esce, ho il vocione baritonale XD

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. Quello che voglio dire è che, visto che ho avuto una discussione abbastanza accesa con una persona riguardo a questo argomento, l'essere omosessuale non è riconducibile all'essere effemminato. Volevo solo dire questo, chiedo ancora scusa.

 

Diciamo pure che se hai accusato il "colpo" dello stereotipo, una certa reazione si spiega

fermo restando il fatto che la reazione giusta sarebbe: "guardami, se pensi questo dei gay

perché pure io lo sono e non mi sento meno maschio di te"

 

Perché ha senso reagire, se si reagisce nei confronti di chi ti ha volutamente o meno

( a seconda del fatto che sapesse o non sapesse che sei gay )  offeso e non sfogarti qui

con noi

 

Detto questo è chiaro che l'omosessualità in sé, non dovrebbe essere "l'apoteosi" di niente

probabilmente, può avere un significato per te sposare un costrutto maschile se questo ti

aiuta a fare CO, ti dà sicurezza nell'esporti al giudizio degli eterosessuali

 

Poi considera che se ha un senso essere gay è anche per frequentare altri gay come te

per piacere a loro, per trovarti in sintonia e non venire giudicato o sentire di dover dimostrare

niente a nessuno.

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Salve a tutti.
Sono nuovo e mi sono registrato appositamente per rispondere a questo topic, poi eventualmente provvederò a fare la presentazione come si deve nell'apposita sezione.

Premetto che non ho letto proprio tutte le risposte e gli interventi, quindi scusate se per caso ripeto qualcosa detto da altri. Secondo me l'approccio a quest'argomento è fatto dal punto di vista di persone ormai adulte e quindi con un ego ben costruito e strutturato, ma l'approccio all'omosessualità per molti (se non per tutti) avviene in età adolescenziale o pre-adolescenziale. Hai voglia di risponder con lo "schemino" sulla differenziazione di identità/espressione di genere/etc...

Da (pre-)adolescente c'è una confusione enorme. Ci possono essere conflitti nel nucleo famigliare ("non posso essere me stesso perché sennò prendo ceffoni"), c'è il bisogno di distinguere e focalizzare bene fra auto-erotismo ("faccio sesso con te perché sei maschio simile a me, quindi proietto me in te") e l'oggetto dell'erotismo in sé e per sé ("faccio sesso con te perché sei tu, e sei diverso da me"). C'è il bisogno di mediare fra una "pressione" interna e una esterna: cioè il ruolo che la società ci impone e il bisogno di assumere un ruolo per poter stare nella società. Anche perché, da ragazzini, i gruppi sono due: o stai coi maschietti o stai con le femminucce.

 

E' la mediazione fra tutto questo, le esperienze vissute, quali tipi di lotte che uno deve affrontare, che poi costruiscono la personalità. E non è una questione di identità/espressione/sesso bio./orientamento (questa distinzione è a valle, la si fa "da adulti" quando ormai è già stato affrontato tutto); la questione è qual è la "personalità" migliore che sono riuscito ad assemblare e che non mi va ne troppo stretta, ne troppo larga. E' la "fenice" che emerge dopo tutto il caos della gioventù: è quella la personalità vincente, è ciò che sono diventato oggi.

Vorrei anche far notare inoltre, sempre secondo me, che l'essere effeminato, la movenza e il comportamento femminile, la voce chiara, non dovrebbero essere solo associate alla donna (in quanto "oggetto sessuale": cioè "davanti a te uomo (etero), mi comporto da donna, così mi identifichi come tale"); ma dovrebbe anche essere tenuto in considerazione l'associazione con il bambino (in quanto "oggetto non belligerante": cioè "davanti a te uomo (etero), mi comporto da donna/bambino, così non mi identifichi come rivale, né come minaccia e quindi non entri in conflitto con me").

Per giustificare quanto dico, io stesso sono l'esempio: generalmente ho un comportamento e movenze neutro-mascoline (nel senso che non faccio Rambo, sono un normale uomo), quando invece mi trovo a disagio o in imbarazzo, senza volerlo, schiarisco la voce, che diventa più chiara e melodica. D'istinto l'associazione che si fa è "questo tizio è gay", ma in realtà la voce chiara dovrebbe essere associata al bimbo, non alla donna: "mi trovo in imbarazzo/a disagio e quindi propongo un comportamento da bimbo (voce chiara cantilenante) per evitare il conflitto". Ed è un meccanismo automatico, fatico molto a tenere una voce bassa e tranquilla, quando tranquillo non lo sono.

Per non parlare poi del meccanismo "maestro/allievo" (o semen/uke alla giapponese), che qui accenno solo brevemente perché sarebbe un discorso lungo: cioè il ragazzo giovane che cerca la protezione e le attenzioni sessuali del uomo più grande, e l'uomo più grande che realizza parte di se stesso nel proteggere, accudire e "istruire" (più o meno profondamente) un ragazzo più giovane.

Ed infine c'è chi riavvolge la matassa di tutta questa grossa tematica facendone solo una questione estetica ("faccio sesso con (ciò che io reputo) la bellezza in sé"), e chi invece la considera solo sesso fine a se stesso.

Quindi? Cosa vuol dire essere gay per me? Niente.
E' solo un grosso processo di trasformazione, scoperta e riscoperta, affermazione e riaffermazione di sé (non diverso dall'etero-/bi-sessualità), vissuta però in maniera più conflittuale, conflittualità che dipende anche dalla società.

P.S. Avete mai visto documentari sui Masai o comunque etnie africane ancora oggi tribali? Ecco, se vi capita di vederne uno, salterà subito all'occhio quanto le movenze dei ragazzi e degli uomini, anche degli anziani, siano molto eleganti, fluide e femminili. Ciò mi fa sospettare che in fondo "sta cosa del muoversi da checca" alla fine è solo una grosso costrutto artefatto imposto e auto-imposto dalla nostra società (di cui noi stessi siamo parte, per questo l' "auto-imposizione"), ma che in natura non esiste.

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Capricorno57

 

 

Cosa vuol dire essere gay per me? Niente.

Per me vuol dire qualcosa in più che niente, gentile Aska , lungi dal farne una bandiera, ma concedimi il fascino discreto di far parte di una minoranza speciale, una specie di élite ; scoprire a suo tempo di non essere l'unico finocchio (diciamo quasi bisex...) sulla faccia della terra fu una esperienza entusiasmante, che in questo thread sarebbe troppo lunga da riassumere, e che all'età di 32 anni al termine di un matrimonio durato 5 anni diede l'inizio alla parte più stimolante e esaltante della mia vita. 

 

Grazie x il Tuo commento, buona parte del quale meriterebbe un topic specifico. 

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Per me vuol dire qualcosa in più che niente, gentile Aska , lungi dal farne una bandiera, ma concedimi il fascino discreto di far parte di una minoranza speciale, una specie di élite ; scoprire a suo tempo di non essere l'unico finocchio (diciamo quasi bisex...) sulla faccia della terra fu una esperienza entusiasmante, che in questo thread sarebbe troppo lunga da riassumere, e che all'età di 32 anni al termine di un matrimonio durato 5 anni diede l'inizio alla parte più stimolante e esaltante della mia vita. 


Eh, è proprio questo il punto. Per te è come rinascere a 32 anni e scoprire questa speciale minoranza elitaria. Per me che ho sempre saputo di esserlo significa sguazzare da sempre in un brodo di personalità differenti, accomunati "solo" dall'essere gay. Ma essere gay è solo una parte dell'insieme e non è il tutto. Perché oltre a essere gay, io sono anche destrorso (e non mancino), sono castano (e non biondo, rosso o moro) e sono un 32enne come te. E da gay, mi sento diverso da un etero allo stesso modo di quanto mi sento diverso da un gay mancino coi capelli biondi.
In sostanza, essere gay di per sé non è una qualità sufficiente per poter dire "abbiamo qualcosa in comune".
Sottinteso che questo è solo il mio punto di vista, eh!
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Capricorno57

 

 

sono un 32enne come te.

Sono del 57 e ho 58 anni.  

 

 

essere gay di per sé non è una qualità sufficiente per poter dire "abbiamo qualcosa in comune"

dovunque si collochi il punto di vista, se siamo gay abbiamo qualcosa in comune, quella di essere (più o meno) attratti da esseri dello stesso sesso, pur con tutte le differenze del caso, e più partecipo a questo Forum più me ne rendo conto, delle differenze e delle esperienze vissute.  

In comune abbiamo ad esempio le problematiche relative all'omofobia e alle unioni civili,  mentre in comune con tutti gli esseri umani abbiamo i problemi di cuore e di relazione e di lavoro e di eccetera. 

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Per non parlare poi del meccanismo "maestro/allievo" (o semen/uke alla giapponese), che qui accenno solo brevemente perché sarebbe un discorso lungo: cioè il ragazzo giovane che cerca la protezione e le attenzioni sessuali del uomo più grande, e l'uomo più grande che realizza parte di se stesso nel proteggere, accudire e "istruire" (più o meno profondamente) un ragazzo più giovane.

 

Questa era considerata la relazione omoerotica tipica nella Grecia arcaica e classica in forza della sua funzione etico sociale:

infatti mentre la relazione erotica uomo/donna aveva essenzialmente la funzione di generare la prole ed in questo stava la sua dignità etico sociale, la relazione erotica uomo adulto/uomo adolescente o comunque più giovane aveva essenzialmente la funzione di educare i membri adolescenti o comunque più giovani della compagine sociale ed in questo stava la sua dignità etico sociale.

 

In entrambi i casi non c'era nessuna "deminutio capitis" né dell'uomo adulto né (per la relazione omoerotica) dell'uomo adolescente/giovane e quindi si può ben dire, come dice Peter 1998 con parole moderne e con espressione forse un po' iperbolica, che allora l'omoerotismo era, nella considerazione etico sociale, l'apoteosi dell'uomo.

 

Cessata la cronologicamente breve e topologicamente limitata esperienza greca, la relazione omoerotica venne ad essere considerata un fatto privato, senza più dignità etico sociale essendone venuta meno la funzione e per di più condannato come peccaminoso per ragioni prima filosofiche e poi anche religiose.

 

La progressiva e faticosa ed ancora parziale emancipazione della relazione omoerotica dalla condanna filosofico religiosa della cultura occidentale degli ultimi 20 secoli non le ha però ancora assegnato e forse non le assegnerà mai una funzione e quindi una dignità etico sociale simile a quella che aveva nell'antichità greca:

tutt'al più sarà concessa (in certi paesi è già concessa) una certa dignità alla condizione che la relazione omoerotica sia assimilata a quella eteroerotica.

Infatti si parla di matrimonio omosessuale, di adozione di figli o addirittura di generazione di figli per coppie omosessuali ecc.

 

Essere gay oggi quindi, almeno sul piano etico sociale, significa cercare di rientrare nella tipicità della relazione eterosessuale, non certo di distinguersene per carattetistiche proprie:

probabilmente la cosiddetta rivoluzione sessuale ha facilitato la cosa, se non l'ha addirittura permessa, ampliando enormemente la tipicità eterosessuale sul piano etico sociale, ma proprio per questo l'omoerotismo sembra destinato ad essere un'appendice  (se non un'appendicite......) dell'eteroerotismo.

 

Questo sul piano etico sociale, perché sul piano personale privato ciascuno si può considerare come vuole e questo forum è uno specchio (per altro molto parziale) dell'infinita varietà delle posizioni in proposito:

si va da quelli che si sentono donna dentro, con o senza donna fuori, a quelli che si sentono uomo dentro, con o senza uomo fuori, a quelli che si sentono uomo, donna ed anche non uomo e non donna insieme, a quelli che non si sentono niente e sperano di ottenere chiarezza interna dall'esterno, a quelli che non gliene frega nulla purché abbiano un buco da riempire ecc.

D'altronde anche in ambito eteroerotico le varietà non sembrano meno numerose e forse non è neppure corretto distinguere tra eteroerotismo ed omoerotismo:

forse dovremmo parlare di varie sfaccettature dell'erotismo umano.

 

Per me che cosa significa essere gay?:

non saprei dire, se non altro per la difficoltà della definizione e del resto si tratta di una parola che s'è diffusa, con questa accezione, quando ormai avevo ormai 30 e più anni e già dalla mia pubertà desideravo eroticamente i bei ragazzi.

Il mio riferimento culturale non poteva allora che essere quello dell'omoerotismo greco classico sia perché non ne avevo altri che non fossero di dura condanna del mio sentire come abominevole sia perché si adattava bene a quello che provavo:

certo non posso dire se io sia stato influenzato dal riferimento culturale dell'omoerotismo classico ed abbia perciò adeguato a quel modello i miei sentimenti o se i miei sentimenti si siano semplicemente riconosciuti in quel modello.

 

Sta di fatto che, se devo accettare la parola gay per definirmi, non la posso accettare con un significato molto dissimile da quello per cui nella Grecia classica si usava la parola erastes (amante) e quindi senza alcuna connotazione d'inferiorità maschile o virile rispetto a coloro che non abbiano alcun interesse per l'omoerotismo:

non accetto cioè che l'omoerotismo (se questa almeno sia l'essenza dell'essere gay) sia in sé e per sé considerato come meno maschile e meno virile dell'eteroerotismo.

 

Poi ciascuno può sentirsi come vuole e anche definirsi come meglio crede, basta intendersi sul significato delle parole.....

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