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A-Priori o A-Posteriori?


Guest Anubis

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Come ti ho già detto, Anubis, sono d'accordo su tutto ciò che asserisci in questo post. Non vi è bisogno che io mi rimetta ad elencare tutte le cose, poiché l'hai appena fatto tu in modo più che esaustivo.

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A volte la filosofia del pensiero è così tanto fuori dal pensare comune che ne perde l'obbiettivo e cioè l'essere scienza a servizio dell'uomo.

Come dici tu, il forum è un luogo, seppur virtuale, dove convivono e coesistono persone dalle menti più disparate.  Nessuno in un forum ha ragione o ha torto proprio perché è un luogo di discussione e in quanto tale deve essere considerato.

Se tutti i partecipanti in una discussione in un forum gay ragionano in termini di omossesualità ad ogni cosa, come dici tu, vuol dire o che il concetto è stato espresso male, o che comunque si ragiona in termini di dare una risposta secondo i dettami per cui credo sia nato questo forum e cioè dare delle risposte che in un modo o nell'altro ricalchino quello che è il mondo omosessuale.

Indipendentemente dalla situazione in cui ci si ritrova, concordo con te nell'importanza che ha il non perdere la visuale sul mondo fuori l'omosessualità e nel non leggere ogni cosa in sua funzione perché sennò ci si rinchiude negli stereotipi e si diventa i peggiori nemici di se stessi.

L'attribuire prima l'essere omosessuali che persone non è un'attribuzione voluta, cioè, non è una voluta esclusione dell'altra categoria: ormai il dire omosessuali presuppone, erroneamente o no, l'essere in quanto persona. Seppur quindi filosoficamente e razionalmente è sbagliato ragionare nei temini di omosessuale in primis e persona in restante, è corretto dal punto di vista sociale perché categorie ormai indistinte e che vogliono essere tenacemente mantenute come indistinte.

Il post aperto da me a cui tu ti riferisci è stata una pura provocazione proprio per voler sottolineare quanto sia difficile ragionare in termini dell'altro e mi dispiace che sia stato frainteso e interpretato come qualcosa di omofobo e minaccioso.

Spero di aver centrato la risposta...

 

Ps. mi voglio complimentare per la cultura dimostata senza artefici.

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Però la società è formata da tanti enti singoli, non cadiamo nel collettivismo che schematizza tutti in gruppi, l'individualismo (che è stato fortemente espresso ad esempio da Kierkegaard) è diverso, ognuno è ed ad è dato il compito di migliorare la propria società in quanto insieme di Enti diversi e soggettivi.

 

È vero quello che tu asserisci, ma per la teoria della Gestalt che tu ben conoscerai, l'insieme è più delle singole parti che lo compongono. Come facciamo a dire se avevano ragione i gestalitisti piuttosto che gli individualisti?

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Mi pare, Anubis, che tu abbia fatto un grande sforzo per arrivare a una conclusione molto piccola.

 

Partiamo dalla questione: lamenti che in una discussione che recita "come possiamo noi lamentarci di chi critica le nostre scelte, se la critica è essa stessa una scelta?" sia capzioso sottindere l'omosessualità?

L'omosessualità non era un sottinteso; era semplicemente un dato paradigmatico, un esempio accessibile personalmente da tutti i lettori.

Avremmo potuto parlare dell'essere italiani; l'essere omosessuali è un dato più conforme allo stile del forum.

 

Credi che quest'ultima cosa sia da poco? O che prevenire una critica, limitandosi a sbeffeggiarla, sia un utile strumento retorico?

 

Quale valore può avere il tuo imperativo "siamo persone prima che gay"?

La "persona" nel dibattito filosofico è autorizzata ad utilizzare quali paradigmi?

Non capisco dove tu veda una precedenza tra "identità" e "individualità."

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In primo luogo non è una mia fantasticheria credere che la discussione di Out vertesse su quello, era addirittura esplicito: si trattava di un off-topic che proveniva da un'altra discussione.

 

In secondo luogo credo che sia sinonimo di intelligenza e non ti ristrettezza mentale quando s legge un libro di Biologia e si trova la parola "cellulare" non pensare a un telefonino.

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La discussionedi Out,incriminata, comincia così:

"Come già scritto forse in maniera errata in un altro topic"

 

Ti sei letto il topic a cui si riferisce?

 

Evidentemente no.

Se vuoi te lo recupero.

Una volta cghe sarai informato, riprenderenmo la questione.

E saremmo finalmente, tu ed io, altrettanto informati sui reali termini del problema.

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Lodare l'omosessualità?

Credo che essa proceda nella Storia a prescindere dalle nostre lodi e dai nostri biasimi.

 

Se tu non hai immediatamente pensato all'omosessualità leggendo l'intervento di Out, ciò è dovuto solo al fatto che ignoravi la discussione di partenza.

 

Puntualizzare l'argomento iniziale era necessario proprio per il "baco" che essa conteneva nella sua formulazione originaria ("l'omosessualità come scelta") che rischiava di inficiare ogni successivo ragionamento.

 

Depurata dalla filologia la questione di Out perde di senso (pur non considerando il fallo di base).

Se una persona non ci rispetta, necessariamente noi non la rispetteremo: è il principio su cui si basa la legittima difesa e, in realtà, tutto il nostro codice penale.

Il "disprezzo per chi mi disprezza" è una conseguenza talmente logica da non lasciare spazio ad ulteriori analisi.

 

Eppure provocatoriamente Out sosteneva che il disprezzo "causante" possa essere considerato sullo stesso piano di quello "conseguente": falsificare questa posizione è troppo semplice, pertanto mi sono concentrato piuttosto sull'errore sotteso alla definizione di "omosessualità".

 

Tornando all'interesse che gli omosessuali hanno per la loro identità, sembra che tu lo consideri eccessivo; mi sbaglio?

A me sembra ormai chiaro che questa condizione "sacra" (in quanto ci "separa" dal resto dell'umanità) sia vissuta molto spesso come la posizione privilegiata da cui far partire la maggior parte delle proprie analisi sociali.

Può apparire certamente pesante; considera però che sono presenti in questo forum molte discussioni culturali o "leggere" che, quando non tangano politica o società, vengono portate avanti senza sottolineare la nostra identità sessuale.

 

Ribadisco: è estremamente difficile, se non impossibile, a causa del nostro ruolo sacro, dimenticare la nostra identità quando si stia trattando di relazioni a due o di rapporti con la collettività. La nostra analisi non riesce a prescinderne a meno che noi non facciamo un "passo indietro" rispetto alla nostra condizione: ma questo atto è significativo quanto il sottolinearla di continuo.

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