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Essere Gay ma non accettarsi...


BitterAlmond

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Secondo voi è possibile?

in questo periodo a causa di altri problemi stò andando da una psicologa, la quale continua a dirmi che secondo lei io non mi sono ancora accettato, e solo quando mi accetterò inizierò ad essere sereno.

Io invece sento di sapere di essere gay, e di voler avere al mio fianco una persona del mio stesso sesso.

cosa significa davvero accettarsi secondo voi?

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Secondo voi è possibile?
si visto che questo topic mi rispecchia molto  e tra alti e bassi (mi sto deprimendo ultimamente). 

 

 

cosa significa davvero accettarsi secondo voi?
 

essere consapevoli di quello che si è. Purtroppo, per me è difficile, e non ho manco un aiuto e parlarne mi mette a disagio. Alcuni cari utenti a cui ho esposto il mio problema parlano di "omofobia interiorizzata"...

 

attendo rivelazioni e/o miracoli 

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C'è una sottile differenza fra il sentirsi di essere gay, il metterlo in pratica.. ed essere sereno di essere gay dovrebbe essere lo status finale ;) 

i problemi che rammenti sono collegati all'omosessualità? 

 

@@Zafkiel, ma avevi aperto un tuo topic? 

Edited by yalen86
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davydenkovic90

bo, onestamente neanche io capisco la questione

mi limito a dire che se devi pagarla perché ti faccia venire ancora più dubbi esistenziali , forse è il caso di non andarci più dalla psicologa

Edited by davydenkovic90
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Accettarsi dovrebbe significare ri-conoscersi con soddisfazione. 

Siccome soddisfazione e conoscenza non sono mai troppe, c'è modo secondo me di lavorare su sè stessi per aumentare il grado di entrambe. 

Ma: come mai la psicologa dice che non Ti sei ancora accettato? 

Personalmente, ben lontano in generale dall'essere sereno, mi sono accettato con grande tranquillità da sempre e in tutti i campi, a cominciare dal fatto che riuscivo a fare solo 2 o 300 metri in impennata in moto, mentre altri facevano tutto il viale da un kilometro...

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no il problema per il quale vado da una psicologa è un altro e l'ho spiegato in un altro topic.

Lei pensa che io vedo come se fossimo tutti impuri e in realtà un pò lo penso a volte, se penso a determinate persone omosessuali che conosco, ma non riesco a capire perchè dovrebbe essere un problema nella mia accettazione, cioè io sono consapevole che sono gay, non è già questo essersi accettati?

p.s. di me sanno soltanto alcuni amici stretti, non tutti, e nemmeno la mia famiglia, ma anche questo non penso rientri nell'accettazione.

Edited by BitterAlmond
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Vuoi davvero sapere se ti accetti?

 

L'idea che "siamo tutti impuri" perché alcune persone omosessuali che conosci lo sono

è sicuramente un problema di omofobia interiorizzata.

Ad esempio mio padre non pensa che "tutti gli etero sono impuri"

solo perché alcuni etero che conosce lo sono.

(A dire il vero gli etero nemmeno ragionano in termini di "impurità")

 

Perché non ti sei dichiarato coi tuoi?

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AndrejMolov89

Il problema non può ridursi essenzialmente all'omofobia interiorizzata. Semmai introietti il possibile rifiuto degli altri, questo sì. Senti di voler una determinata persona al tuo fianco, lo senti, ed è già sufficiente questa coscienza. Non sei disgustato da ciò che ne deriva, ma comunque tu non ti accetti per il semplice fatto che senti di poter essere rifiutato. Magari, la questione è semplicemente derivata da un rapporto di dipendenza con il tuo contesto amicale e famigliare, che implicitamente consideri una colonna portante della tua vita, e la paura che l'affetto che provino con te, in realtà sia una semplice condizione, devi soddisfarne i requisiti.
A mio avviso l'accettazione è un atto d'indipendenza e l'atto di vedere comunque una propsettiva per sé, se effettivamente quelle condizioni a contorno ti provocano una sorta di paura di non soddisfare i requisiti d'affetto che tu cerchi, per prima cosa dovresti pensare a renderti indipendente e riuscire a trovare il modo di immaginare un eventuale futuro senza di loro. Il tuo percorso inizia anche dalla tua indipendenza, non dal sentirti vergognoso di sé.

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Perché non ti sei dichiarato coi tuoi?

 

Mio padre penso che non gli fregherebbe, mia madre starebbe troppo male e quindi non voglio darle questo peso, mia sorella invece è l'unica che sà.

 

Impuro comunque è una parolona, solo che non sò come potrei spiegarlo diversamente, diciamo che hanno atteggiamenti che non condivido molto.

Da un pò di tempo purtroppo soffro di ipocondria agli ennesimi livelli, e praticamente mi sembrano tutti portatori di malattie :(

solo che se pensassi la stessa cosa con una donna nella mia testa mi sentirei più tranquillo diciamo.

 

spero di non ritrovarmi tutti contro :(

 

 

 

A mio avviso l'accettazione è un atto d'indipendenza e l'atto di vedere comunque una propsettiva per sé, se effettivamente quelle condizioni a contorno ti provocano una sorta di paura di non soddisfare i requisiti d'affetto che tu cerchi, per prima cosa dovresti pensare a renderti indipendente e riuscire a trovare il modo di immaginare un eventuale futuro senza di loro. Il tuo percorso inizia anche dalla tua indipendenza, non dal sentirti vergognoso di sé.

 

purtroppo dalla mia famiglia sono ancora dipendente, perchè vivo con loro e ancora studio e non lavoro, ma un giorno spero di avere una mia indipendenza e solo allora penso che riuscirò a dirlo anche a loro.

il discorso di soddisfare le richieste diciamo che in un certo senso è così, ma nel senso che io in casa nonostante i miei vari problemi indosso una maschera per non far capire nulla a nessuno ed essere sempre la stessa persona

Edited by BitterAlmond
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mia madre starebbe troppo male

 

Ecco questa prospettiva è da cambiare;

sei probabilmente vittima di una madre passiva-aggressiva:

quelle che si mettono a piangere, ti dicono che sei una delusione,

che per colpa tua hanno vergogna di uscire di casa...

non ti preoccupare tutte le mamme dei gay italiani sono così :D

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sei probabilmente vittima di una madre passiva-aggressiva: quelle che si mettono a piangere, ti dicono che sei una delusione, che per colpa tua hanno vergogna di uscire di casa...

 

No in realtà non me lo dice, solo che io so che per lei sarebbe così forse, spesso mi dice, quello si è sposato... l'altro ha figli... l'altro ancora è laureato... quell'altro si è laureato in tempi record e ora è dirigente del mondo intero... ma poi dico io tutti lei li conosce?

Edited by BitterAlmond
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Accettarsi vuol dire capire di non essere soli, pur continuando a mantenere la propria individualità. Imparare ad appartenere ad un gruppo senza dover rispettare stereotipi e pregiudizi.

Se provi repulsione per una categoria di persone a cui tu stesso appartieni, ti fai del male. Credo la tua psicologa abbia ragione.

Non sei responsabile del comportamento e degli atteggiamenti degli altri gay...

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Non sei responsabile del comportamento e degli atteggiamenti degli altri gay...

 

lo sò il problema è che ho diciamo paura di stare con qualcuno, per questo mio problema di ipocondria :(

e ogni volta che mi capita di far qualcosa inizio a stare in ansia in attesa di iniziare a far accertamenti su accertamenti, cosa che prima non mi era mai successa.

 

 

 

Per quale motivo? Da dove trai queste deduzioni?

 

ti dico le cose in breve, anche se avevo già aperto un topic su questo forum, mi sono lasciato ad aprile dopo 5 anni, nel periodo estivo ho iniziato a fare un pò lo scemo e mi sono fatto qualche avventura.

a settembre ho iniziato a provare quest'ansia e fare test su test, nel frattempo ho capito di tenere ancora al mio ex e ho provato a tornare con lui, siamo tornati per poco ma poi è finita di nuovo.

adesso vivo in un recinto, stò bene se non stò a rischio, ma se succede qualsiasi cosa che possa mettermi il minimo dubbio entro in paranoia, purtroppo adesso non è più soltanto rilegato al sesso, l'altro giorno sono andato al cinese e sono stato 3 giorni in ansia pensando di essermi preso dei parassiti, oppure settimana scorsa ho ceduto nel ricevere del sesso orale (cosa che non vedevo da settembre, insieme a tutto il resto di quello che è la sfera sessuale) da un amico che conosco da un bel pò, e adesso stò di nuovo in paranoia.

 

secondo la mia psicologa tutto questo è dovuto al fatto che se io faccio qualcosa con qualcuno penso di tradire il mio ex e che io non mi accetto e vedo tutti come "impuri" e io mi vedo come impuro e non mi accetto. Accettazione che secondo lei non riesco ad avere perchè non riesco a dirlo ai miei... lei dice che quano riuscirò ad accettarmi tutto questo riversare le mie paure sulle malattie finirà, ma quello che penso io è prima non ero così, tutto è iniziato a settembre, e inoltre io penso di accettarmi.

Edited by BitterAlmond
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Elenca questi atteggiamenti, di grazia.

 

Non sono di grazia, e non volevo che la discussione cambiasse argomento, ma semplicemente volevo capire cosa significa secondo tutti accettarsi.

Atteggiamenti in generale cose che magari uno condivide, un altro no, non per forza cose specifiche, ognuno di noi penso abbia delle cose si e delle cose no.

Edited by BitterAlmond
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secondo la mia psicologa tutto questo è dovuto al fatto che se io faccio qualcosa con qualcuno penso di tradire il mio ex e che io non mi accetto e vedo tutti come "impuri" e io mi vedo come impuro e non mi accetto. Accettazione che secondo lei non riesco ad avere perchè non riesco a dirlo ai miei... lei dice che quano riuscirò ad accettarmi tutto questo riversare le mie paure sulle malattie finirà,

 

Penso che tu debba comprendere meglio cosa ti dice la tua psicologa (che ti conosce bene ed è in grado di valutarti in base a parametri psicologici e a comportamenti ben definiti). L'accettazione ha diversi gradi, diversi livelli. Tu certamente hai raggiunto un buon livello, ma il solo fatto che sei - probabilmente per ragioni anche valide - indotto a tacere la tua omosessualità a tuo padre e tua madre, dimostra che subisci un condizionamento, una negazione di te: e come potresti esserti completamente accettato se subisci questa negazione? Io non so se questa è una cosa che tu ti neghi, o se sei costretto a negartela (o tutte e due le cose): resta il fatto che non sei messo nelle condizioni ottimali per essere libero, padrone di te. Comincia dunque a pensare che, se ha ragione la tua psicologa, il tuo non esserti completamente accettato non è una tua colpa, un tuo difetto essenziale, ma è qualcosa di subìto, qualcosa che, per il momento, sei costretto a tollerare. Il problema diventa dunque quando potrai disfarti di questa oppressione, e quindi diventerai capace di portare fuori di te la tua realizzazione gay in modo del tutto sereno, spontaneo e completo. 

Edited by Isher
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Atteggiamenti in generale cose che magari uno condivide, un altro no, non per forza cose specifiche, ognuno di noi penso abbia delle cose si e delle cose no.

 

Ma tu, dall'alto della tua purezza, evidentemente ti ergi a supremo castigatore delle cose-no e rimani fregato perché se tutti i gay fanno cose-no, tu che sei gay e fai solo cose-si, allora non puoi che essere un tipo-sì, e per restarlo non non puoi relazionarti con tipi-no. Però sei l'unico tipo-si che esiste sul pianeta, e qui iniziano le rogne.

 

Insisto, sarebbe probabilmente decisivo per te se elencassi questi atteggiamenti che urtano a tal punto la tua sensibilità da renderti ipocondriaco e paranoico.

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Penso che tu debba comprendere meglio cosa ti dice la tua psicologa (che ti conosce bene ed è in grado di valutarti in base a parametri psicologici e a comportamenti ben definiti). L'accettazione ha diversi gradi, diversi livelli. Tu certamente hai raggiunto un buon livello, ma il solo fatto che sei - probabilmente per ragioni anche valide - indotto a tacere la tua omosessualità a tuo padre e tua madre, dimostra che subisci un condizionamento, una negazione di te: e come potresti esserti completamente accettato se subisci questa negazione? Lasciamo perdere se questa è una cosa che tu ti neghi, o se sei costretto a negartela: resta il fatto che non sei messo nelle condizioni ottimali per essere libero, padrone di te. Comincia dunque a pensare che, se ha ragione la tua psicologa, il tuo non esserti completamente accettato non è una tua colpa, un tuo difetto essenziale, ma è qualcosa di subito, qualcosa che, per il momento sei costretto a tollerare. Il problema diventa dunque quando potrai disfarti di questa oppressione, e quindi capace di portare fuori di te la tua realizzazione gay in modo del tutto sereno, spontaneo e completo.

 

Grazie :D il tuo post è stato davvero un grande spunto di riflessione al quale non avevo mai dato peso, che tutta questa situazione per me è un pò imposta, e che a modo mio cerco di tollerare, ma magari fino a quando ero nella mia situazione da fidanzato, la tolleravo meglio perchè avevo lui in un certo senso, una situazione più familiare, adesso invece sono esposto direttamente a tutto, senza avere un filtro o un appoggio, e stò iniziando a sfogare tutto in questi miei stati d'ansia e ipocondria.

 

 

 

 

Ma tu, dall'alto della tua purezza

 

Non ho mai detto di essere puro, mi sono inserito tra gli "impuri" anch'io.

 

 

 

 

Insisto, sarebbe probabilmente decisivo per te se elencassi questi atteggiamenti che urtano a tal punto la tua sensibilità da renderti ipocondriaco e paranoico.

 

non capisco perchè hai voglia di alimentare una discussione che non c'entra nulla con la domanda che ho fatto, cioè come si capisce di essersi accettati o meno.

volevo semplicemente un confronto, non un battibecco.

Edited by BitterAlmond
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non capisco perchè hai voglia di alimentare una discussione che non c'entra nulla con la domanda che ho fatto, cioè come si capisce di essersi accettati o meno.

Perché ritengo possa c'entrare molto più di quanto uno sia disposto ad ammettere.

Edited by Sampei
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magari fino a quando ero nella mia situazione da fidanzato, la tolleravo meglio perchè avevo lui in un certo senso, una situazione più familiare, adesso invece sono esposto direttamente a tutto, senza avere un filtro o un appoggio, e stò iniziando a sfogare tutto in questi miei stati d'ansia e ipocondria.

 

È molto probabile, direi anzi logico che sia così. Si ritorna quindi a quello che dice la tua psicologa. Secondo me, già accettare il punto di vista della tua psicologa dovrebbe rafforzarti. Finché non lo fai, rimani esterno a te stesso, alla situazione che vivi: e quindi non la puoi tantomeno modificare. 

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Secondo me l'accettazione è un'attitudine (no capacità, perchè non tutti ci riescono) mentale ed emotiva che una persona conquista nel tempo, attraverso un processo di scoperta ed integrazione degli aspetti meno accettabili di sé. Infatti di sé, quindi l'accettazione è una cosa strettamente personale; che, a volte, la con si confonde con il senso comune di cosa sia giusto... Una persona che rifiuta con decisione alcuni aspetti di se, ritenuti dallo stesso inaccettabili, perché ci si identifica con certe caratteristiche, non proprio "carine", rischia di sentirsi "violento", "sporco", o peggio ancora. Le conseguenze di un'identificazione così devastante vanno dal senso di colpa, al tormento continuo, con gravi conseguenze. Dunque per me l'accettazione è un percorso individuale che va fatto personalmente, secondo i propri tempi e mezzi... vedila un po' come una cipolla che ha più strati e va levato uno strato alla volta... quindi avrai anche accettato che sei gay, ma credo devi accettare qualche altra cosa di te, devi raggiungere quello strato... essere gay non è solo attrazione per lo stesso sesso, è di più...

Edited by Jack81
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AndrejMolov89

Secondo me devi lavorare tanto su stesso, ma non focalizzandoti solo ed unicamente sul problema dell'accettazione. Devi cercare di renderti indipendente psicologicamente, non vivere nel perenne peso di essere confrontato con gli altri fratelli, e devi capire che il punto essenziale è che devi imparare a vivere anche con la loro disapprovazione. L'accettazione non è solamente un atto psicologico liberatorio, ma anche è un atto psicologico di indipendenza di pensiero. Secondo me non hai introiettato una sorta di omofobia, sei solamente tanto preoccupato dei condizionamenti esterni, quindi per essere sereno, devi elevarti da essi, e l'accettazione completa della tua essenza sarà semplicemente la logica conseguenza del tuo essere libero. Questo implica una certa fatica, ma non devi timorare, è solo attraverso lo sviluppo di un individualità indipendente che si realizzano la serenità.

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Secondo voi è possibile?

in questo periodo a causa di altri problemi stò andando da una psicologa, la quale continua a dirmi che secondo lei io non mi sono ancora accettato, e solo quando mi accetterò inizierò ad essere sereno.

Io invece sento di sapere di essere gay, e di voler avere al mio fianco una persona del mio stesso sesso.

cosa significa davvero accettarsi secondo voi?

 

Certo che è possibile la maggioranza dei gay consapevoli e non repressi è in questa situazione, accettarsi del tutto è un percorso lungo fatto di vari step ed un lavoro che richiede forza ma che dà anche tante soddisfazioni.

Non pensare che solo perchè adesso lo sai, lo accetti e magari cerchi l'amore il discorso sia archiviato. Io più tempo passa più mi rendo conto che inconsciamente ho ancora tanti grandi e piccoli pregiudizi infondati e lentamente cerco di andare oltre.

Morale della favola: lavoraci su con la tua psicologa, conserva memoria delle tue preziose sedute e segui il tuo percorso senza fretta e non aver la presunzione di pensare che hai finito.

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se ho capito bene, ti sei accorto di essere ipocondriaco dopo aver lasciato il tuo ex. Sei andato da una psicologa per questo problema e lei ha dedotto che la tua ipocondria è dovuta al fatto che non ti accetti.

Da quello che hai scritto, le deduzioni della tua psicologa hanno una loro logica, ma solo tu puoi dire se sono vere. Dovresti cominciare a capire che cosa ti spinge a comportarti così. Prima di lasciare il tuo ex non avevi paura che gli altri fossero impuri. Qualcosa, un fatto che ti è successo probabilmente, deve averti convito di questa cosa. Cioè, non è detto che la tua paura sia da ricercare nel fatto che hai lasciato il tuo ex. Forse quello è stato solo un avvenimento che ha scatenato dentro di te qualcosa, ma non è la causa vera e propria. 

Poi, la tua psicologa parlava di accettarsi come gay, o si riferiva anche ad altri aspetti di te? In fondo, quanti di noi hanno dei lati o difetti che non vorrebbero avere?. Comunque, facendo un esempio, se un gay è cattolico e quindi è convinto di andare all'inferno, certo che può fare tutti gli sforzi che vuole per accettarsi, ma se non cambia la sua convinzione... (o religione per lo meno...).

Non ho nulla contro gli psicologi, ma non sono sicuro che possano dirci tutto di noi. Secondo me, alla fine il lavoro di analizzarti lo devi fare tu, perchè solo tu conosci le tue idee, pensieri, emozioni, ecc. ecc. 

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(...) ma magari fino a quando ero nella mia situazione da fidanzato, la tolleravo meglio perché avevo lui in un certo senso, una situazione più familiare, adesso invece sono esposto direttamente a tutto, senza avere un filtro o un appoggio, e sto iniziando a sfogare tutto in questi miei stati d'ansia e ipocondria.

 

Benvenuto nel club :D

Puoi decidere di emanciparti, o puoi rimandare la cosa e accettare una situazione di stallo...

Non è che necessariamente percorrere una via ti renderà felice e seguire quell'altra ti farà triste, una regola non c'è.

Quel che si intuisce è che, probabilmente, sei fin troppo empatico nei confronti dei tuoi familiari;

se tu così è perché realmente temi di ferirli o perché hai paura di perdere il loro (eventuale) supporto qualora ti dichiarassi...

lo sai solo tu.

 

Non credo sia corretto "appoggiarsi" ad un fidanzato, così come non è solo per "bontà" che si tiene nascosto il proprio orientamento sessuale.

Tu hai una fifa blu di tutto (anch'io sono un coniglio, perciò non ti giudico male eh), 

ma mi sa che prima o poi devi venire a patti col fatto che ciascuno è solo quando prende una decisione.

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Non credo sia corretto "appoggiarsi" ad un fidanzato, così come non è solo per "bontà" che si tiene nascosto il proprio orientamento sessuale. Tu hai una fifa blu di tutto (anch'io sono un coniglio, perciò non ti giudico male eh), ma mi sa che prima o poi devi venire a patti col fatto che ciascuno è solo quando prende una decisione.

 

Condivido, ed è proprio per questo che insistevo nell'aprpofondire l'argomento "i gay hanno comportamenti che non condivido" perché è la classica impostazione mentale dell'omosessuale che coltiva con certosina devozione i pregiudizi omofobici degli eterosessuali nei confronti della categoria astratta "gay" però, essendo egli stesso gay e avendo esigenza di crearsi una vita affettiva e sessuale, cerca di salvare capra e cavoli scivolando in quel ripugnante baratro del "semi-accettato", baratro nel quale pur non potendo negare di essere gay, deve trovare disperatamente degli appigli per sentirsi al di sopra degli altri omosessuali in modo da poter continuare a mantenersi "al di qua" della barricata del pregiudizio omofobico, dimenticandosi che l'unica vera soluzione è che il pregiudizio sia ERADICATO, mentre è disastrosa la seconda soluzione di ripiego (adottata da moltissimi) secondo cui il pregiudizio RESTA e te ne puoi "tirar fuori solo tu" perché ti convinci che esistono "gay speciali" la cui millantata purezza morale possa sopraelevarli ad uno stato di superiorità sulla massa che permettebbe loro di non essere additati come sporchi gay da un etero omofobo.

 

L'ipocondria è una divertente nemesi di questo processo di accettazione ZOPPA: sei gay, ma sei "il gay speciale che non è uno sporco gay" e quindi il tuo mondo funziona finché mulinobiancheggi (nuovo verbo!) con rigorosa attenzione e metodicità, però quando la ruota del mulino cade a pezzi ti ritrovi a dover avere a che fare con "lo sporco mondo gay": VUOI averci a che fare perché sei gay e lo sai, MA NON PUOI averci a che fare perché sei uno "special gay" che è SUPERIORMENTE MIGLIORE rispetto ai gay esecrandi che coltivi nel tuo stereotipo mentale e verso i quali non puoi che sviluppare idiosincrasie schizofreniche e metodiche.

 

L'ipocondria a mio avviso è proprio una di queste idiosincrasie metodiche, fra l'altro una degli esempi più grossolani e vistosi.

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Cazzo Sampei, sei magistrale...io son bravo a parole, ma tu gigioneggi con una nonchalance mozzafiato :D

 

Il nostro amico Bitter sta nel limbo; non ho accennato ad un'ulteriore -plausibile- complicazione di cui potrebbe essere vittima in modo un po' inconsapevole, ovvero lo spavento per l'ipersessualizzazione di taluni ambienti gay; a mio avviso plausibile perché, come ci racconta, un ragazzo ce l'ha avuto (ché non s'è capito quanto "puro" o "impuro" fosse)...sarà mica che ha avuto un fidanzato troppo disinibito, o troppo esperto, per sentirsi al sicuro?

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