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Per gli studenti universitari bolognesi...


cangrande

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Sembra che sia uscito un regolamento etico e di comportamento "controverso" dell'università, dove alcuni hanno inteso una sorta di divieto di parlare male dell'università nei social. A voi che ci vivete ogni giorno, la corretta interpretazione:


Loro, gli studenti, accusano: «L’università ci vuole mettere il bavaglio. Non si può criticare l’ateneo nemmeno sui social network». Lui, il rettore Ivano Dionigi, replica: «Ma quale bavaglio! Chi dice queste cose è il solito gruppo di venti persone diventate deformatori professionali. Gli stessi che hanno murato l’ufficio del professore Angelo Panebianco e ora mi accusano di violare la libertà di parola».

Le nuove regole di ateneo

In mezzo c’è il nuovo codice etico e di comportamento dell’Alma Mater di Bologna in vigore dal 1° novembre. Tra i 47 articoli ce n’è uno, il quindicesimo, che ha fatto infuriare più di una persona. E che ha portato il Collettivo universitario autonomo (Cua) a protestare in rettorato, a organizzare un breve corteo e a uno striscione esposto all’ingresso: «Codice etico: codice dell’ipocrisia. A parlare dell’università siano gli studenti».

L’articolo 15

Ma cosa stabilisce l’articolo 15? «L’università — c’è scritto nel primo comma — richiede a tutti i componenti della comunità di rispettare il nome e il prestigio dell’istituzione e di astenersi da comportamenti suscettibili di lederne l’immagine». «I componenti della comunità universitaria — recita il terzo comma — utilizzano tutti i mezzi di comunicazione in modo corretto e nel rispetto dell’istituzione e della riservatezza delle persone, evitando di diffondere informazioni, testi o immagini che possano nuocere al nome e al prestigio dell’università».

I social network e le sanzioni

L’ateneo — chiude il quarto comma — «richiede a tutti i componenti della comunità di mantenere un comportamento rispettoso delle libertà costituzionali, del prestigio e dell’immagine dell’Istituzione, anche nell’utilizzo dei “social media”». In caso di violazioni per gli studenti il nuovo testo prevede «sanzioni disciplinari». Mentre docenti e ricercatori possono andare incontro dalla «nota di biasimo» all’«esclusione dall’assegnazione di fondi e contributi di Ateneo», fino alla decadenza o esclusione dagli organi delle strutture d’ateneo e dagli organi di governo dell’Università.

La replica del rettore

I vertici dell’ateneo fanno notare che nello stesso regolamento c’è scritto anche che «l’università promuove un contesto favorevole alle occasioni di confronto e riconosce le libertà di pensiero, di opinione ed espressione, anche in forma critica, al fine di garantire la piena esplicazione della persona, fatti salvi i limiti previsti dall’articolo 15 del presente codice». «Si tratta di regole approvate senza nessun problema anche dai rappresentanti degli studenti», chiarisce il rettore Ivano Dionigi. «È una polemica inutile, fatta da persone che spesso sono protagonisti, come pochi giorni fa, di atti di violenza nei confronti di ragazzi che non la pensano come loro».

Il malumore di alcuni docenti

Qualche professore, però, non nasconde la contrarietà nei confronti di un articolo che, dicono, «non fermerà di certo i ragazzi dal criticare l’ateneo» e che «finisce per lanciare un messaggio negativo ai giovani». Giovani che «troveranno sicuramente il modo per aggirare il regolamento: dai profili Facebook con nomi falsi ai gruppi anonimi». Non solo. Perché a irritare più di un docente è anche il fatto che quelle norme sarebbero state pensate soprattutto pensando a loro.

«Nessuna censura»

Un elemento che Patrizia Tullini — prorettore e la persona che ha seguito la stesura del codice sin dall’inizio — non smentisce. «Ma è più un invito ad essere più responsabili, anche su Facebook e Twitter», chiarisce. «Se un professore scrive qualcosa di particolare sulla sua bacheca quel commento può finire per essere poi associato anche all’ateneo. È meglio che i docenti allora facciano attenzione: un conto è il profilo dove pubblicare le foto delle vacanze. Un altro se l’account è stato aperto per parlare con gli studenti, aggiornare sulle lezioni, insomma per l’attività didattica che si svolge all’Alma Mater di Bologna». Insomma, rassicura Tullini, «non vogliamo censurare nessuno».

La protesta su Facebook

Una spiegazione che, però, non convince gli studenti. Che insistono. «Se per il rettore ledere l’immagine dell’ateneo significa parlare dei problemi e delle necessità degli studenti – ribatte il collettivo – noi continueremo a farlo e non ci sarà codice che ci potrà fermare». Così hanno aperto un gruppo Facebook dove ciascuno può mandare le segnalazioni in via anonima. E annunciano un’altra protesta per il 4 novembre.

fonte corriere.it
 
il codice etico contestato

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Ammetto che non ho manco letto la mail quando mi è arrivata, sono una vergogna :laugh:

 

In merito alla "censura", la mia linguaccia ha sempre masticato male tale termine. Con conseguenze. :)

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quell'articolo 15 è una cacca. se ad esempio un professore usa la sua posizione per abusare sessualmente di allieve secondo l'articolo 15 il tutto va non diffuso per evitare di nuocere al buon nome dell'università.

 

si potrebbe anche pensare che a un allievo, un assistente o un professore sia vietato o sconsigliato di scrivere che pisa è migliore per fisica rispetto a bologna.

 

ma che è censura o bavaglio ?

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