Jump to content

La caduta di Venezia


Rotwang

Recommended Posts

In una storica farmacia vicino al ponte di Rialto c'è un display che oggi indica una cifra: 56.684. Il numero si riferisce all'attuale popolazione del centro storico di Venezia. Il contatore fu attivato nel 2008 per iniziativa locale e analizza una realtà drammatica: la Serenissima rappresenta uno dei maggiori esempi di società civile in disgregazione da oltre cinquant'anni.

A prima vista potrebbe sembrare strano che una città con una fiorente attività commerciale legata al turismo possa incontrare questo genere di crisi, ma è proprio a causa (e non solo) dei numerosi turisti che riempiono senza sosta ogni angolo cittadino che la vivibilità è gravemente minacciata.

Nel 2013 l'afflusso di visitatori a Venezia ha superato i 6 milioni, rivelando una crescita nel settore turistico negli ultimi dieci anni col fiorire di nuove attività commerciali, alberghiere, operatori portuali e guide turistiche. Ma è proprio il turismo di massa uno dei maggiori responsabili dell'impoverimento e del degrado della città sull'acqua. Nonostante sia protetta dall'UNESCO, in molti hanno evidenziato come la bellezza e il prestigio di una perla urbana unica nel suo genere siano in serio pericolo.

A tutto ciò si aggiunge il crollo sociale e demografico che contribuisce ad aggravare la situazione. Anzitutto la maggioranza delle attività commerciali veneziane sembra essere interessata soltanto ai propri affari e al numero dei turisti che li accresce piuttosto che interessarsi alla dimensione cittadina ormai in fase di collasso e di mero intrattenimento. Qualcuno si chiede quanto durerà questa situazione e quale sarà il punto di non ritorno, che a parere di tanti è già stato superato e che l'amministrazione non sa come provvedere anche con l'aiuto della politica nazionale.

L'età media degli abitanti è di 50 anni, chiudono attività utili alla popolazione locale come panifici e riaprono quelle di merce di qualità inferiore per i visitatori di passaggio. Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario dei Beni Culturali, ha proposto un biglietto d'accesso a pagamento per i turisti suscitando però molti dubbi sull'efficacia del piano, inconciliabile con la libertà di spostamento delle persone.

Tutto il paese deve salvaguardare il patrimonio architettonico, sociale e culturale veneziano e limitare il turismo di massa o la perderemo irreversibilmente.

 

Popolazione di Venezia dal Medioevo a oggi.

  • 1422: 199.000
  • 1509: 115.000
  • 1797: 141.000
  • 1931: 163.559
  • 1960: 145.402
  • 1970: 111.550
  • 1980: 95.222
  • 1990: 78.165
  • 2000: 66.386
  • 2008: 60.720
  • 2014: 56.684
Edited by Rotwang
Link to comment
Share on other sites

Beh sì, effettivamente un veneziano residente che affaccia sul Canal Grande  il quale si vede offrire una cifra a sette zeri da Elton John o dalla mafia russa per vendere la propria casetta non penso si interesserà molto della disgregazione della società cittadina, così come un panettiere di Rialto dopo essersi fatto due conti smetterà di infornare quelle due o tre rosette al dì per Colombina e Pantalone e inizierà a smerciare ondate di calamite per i frigoriferi dei giapponesi.

 

Venezia, uccisa dalla sua bellezza. E da chi ci lucra su come un disperato.

Link to comment
Share on other sites

Sicuramenti ci saranno state situazioni simili a quelle suggerite da @Sampei, ma non credo che simili scenari giustifichino la fuga di persone dalla città. Anzi a maggior ragione, se ci si può lucrare vendendo calamite ai jappo perché andar via?

 

Io ho detto antiquata e fuori dai tempi, ma forse è più corretto e chiaro dire che venezia è forse una città scomoda e antiquata (o almeno le poche volte che ci sono stato mi ha dato sta impressione). Una città in laguna e prigioniera del suo patrimonio storico non può offrire una serie di mezzi di trasporto ed infrastrutture che ai nostri tempi ormai sono essenziali. Inoltre se aggiungiamo il costo elevato della vita e l'invasione dei turisti non stupisce per nulla che gli abitanti se ne vadano a gambe levate. Ossia il paradosso di Venezia è che è tanto bella e storica (a me annoia per la cronaca xD - ma oggettivamente è da vedere) quanto obsoleta e scomoda che è meglio visitarla che viverci tutti i giorni. Io ad esempio più di mezza giornata non sono riuscito a starci...

Link to comment
Share on other sites

 

 

ma forse è più corretto e chiaro dire che venezia è forse una città scomoda e antiquata
Togli il forse, E' scomoda, la difficoltà nei spostamenti, mi riferisco a svariati fattori, la rendono parecchio difficle da vivere, quei pochi che ci vivono dalla nascita ci sono abituati, ma visto che i forestieri faticano pure a orientarsi, credo sia chiaro il motivo per cui si stia "svuotando", se dobbiamo seguire le ultime analisi fatte non c'è più un boom demografico e la gente non smania più per andarci a vivere
Link to comment
Share on other sites

 

 

Il problema è la subsidenza, lol.

Accelerata fortemente dai mega sbancamenti del fondale per far avvicinare le navi da crociera?

Link to comment
Share on other sites

Bisogna vedere quanti dei residenti si sono trasferiti ad esempio a Mestre e Marghera, dove il costo delle case è sicuramente più basso.

Link to comment
Share on other sites

Il problema più grosso é quello degli affitti, visto che le abitazioni sono in mano a pochi che preferiscono sfrattare e vendere ad alberghi. Poi il turismo veneziano é antiquato e pesante. Non vogliono contngentare gli arrivi perché gli albergatori piangono miseria.E non ritengono che qualche museo in meno e qualche studentato in più potrebbe riempire la cittá di giovani visto che é cittá universitaria. D'altronde i giovani avevano un mezzo campo per far casino e gli han rotto pure le balle. A sto punto meglio che i vecchi soloni della conservazione della venezianitá contrari a ogni innovazione si estinguano, poi ci si penserá. Aggiungo che Venezia é solo un contenitore, che pone due problemi: come conservarlo e come riempirlo

Edited by Demò
Link to comment
Share on other sites

AndrejMolov89

La questione di Venezia bisogna trattarla su due piani: quello turistico che di fatto rende invivibile Venezia, e quello dei fenomeni di subsidenza e di erosione del fondo. Si sta erodedo molto velocemente la laguna, e questo porterà a lungo andare ad una maggiore frequenza delle acque alte, e soprattutto più importanti. Questi sono scazzi non di secondo piano, coloro che risiedono a Venezia primo o poi non ce la faranno più a fare la trafila e aggiungendoci i turisti è inevitabile che verrà popolata solo da baracchini.
L'erosione sul fondo il deficit, la subsidenza sono cose che a lungo andare renderanno invibile la laguna, aggiungiamoci l'innalzamento medio del livello del mare e siamo a posto.

Link to comment
Share on other sites

Io preferisco individuare cause economiche e politiche, perché i problemi della cittá, cioé della societá che li abita, sono dati, senza fare troppi excursus, dalle modalitá di sfruttamento cui é sottoposta. Mi spiego: la cittá potrebbe essere inclinata come il Titanic quando affonda, eppure abitata, piena di studenti, economicamente viva grazie ad un turismo moderno e sano. Vogliamo dirla tutta? Venezia é una situazione transitoria per natura, la differenza la fanno le energie umane e la volontá politica che queste esprimono. Se nel 500 han deviato vari fiumi, pure un pezzo di po, con costi e vittime a non finire, son certo che qualcosa potrebbero escogitare. Ma naturalmente le bocche di porto devono rimanere aperte e immense per far passare le crocere e le navi, onde giustificare le spese folli per mose e progetti portuali. E il turismo deve essere oceanico perché si possa mantenere in piedi un'economia di tipo parassitario. Come al solito ogni cosa che produce denaro in questo paese é di fatto abbandonata a se stessa e cioé a gruppi di parassiti che si dividono il grosso e lasciano le briciole ai pochi, tipo piccioni in piazza san marco, che manco se ne rendono conto. Questo é il primo punto fondamentale dal quale partire. É, anche se il paragone potrebbe sviare, come Pompei: sarà normale che dei ruderi lasciati alle intemperie svaniscano no? Un tentativo concreto per salvare queste situazioni dal normale degrado, deve partire da una consapevolezza civile, altrimenti quando si correrá ai ripari, si avranno altre spese folli per progetti di dubbia utilitá. E soprattutto non si potrá scalfire quegli interessi che determinano le scelte più inutili e costose per poter lucrare fino all'istante precedente al totale affondamento

Link to comment
Share on other sites

 

 

Anzi a maggior ragione, se ci si può lucrare vendendo calamite ai jappo perché andar via?

 

Perché - credo - si faccia i pendolari 

 

In realtà i dati qui presentati non sono gli abitanti del Comune di Venezia, ma del suo Centro Storico

Comunque la perdita maggiore insiste su quest'area e quella dell'estuario, mentre diciamo che la

Venezia-terraferma, cala ugualmente ma in percentuali minori

 

In corrispondenza in passato sono aumentati gli abitanti dei Comuni limitrofi ed i proprietari di

seconde case nel territorio comunale ( non residenti ) ed in ispecie nel territorio lagunare.

 

A questo fenomeno se ne somma un secondo: la denatalità

 

Chi mette su fa famiglia e fa figli se ne va, quindi la popolazione lagunare invecchia

inoltre su oltre 20.000 studenti universitari solo 5000 vengono ospitati nel Comune

con in risultato che Venezia è sì una città Universitaria, ma popolata di studenti a loro

volta pendolari

Link to comment
Share on other sites

Anche il Centro Storico di Genova ha seguito per anni lo stesso andamento (considerata l'estensione decisamente minore rispetto a quello di Venezia):

 

1951 : 51,809 abitanti

1961 : 43,165

1971 : 32,143

1981 : 27,461

1991 : 22,303

2001 : 19,807

2011 : 23,585

 

Un crollo spaventoso nel periodo del boom economico, ed una ripresa negli ultimi anni per via sia dell'immigrazione che, soprattutto per il ripristino di alcune zone e palazzi antichi (gentrificazione).

Link to comment
Share on other sites

Beh non so ma non credo sia semplice vivere a Venezia tra turisti dalla mattina alla sera e, spesso, pure maleducati, alte maree, umidità poi bisogna fare costantemente opere di ristrutturazione in casa, tra umidita e alte maree sicuramente le case hanno bisogno di opere di manutenzioni continue poi arrivano offerte dal riccone di turno a suon di milioni e milioni e vendono...

Link to comment
Share on other sites

Metamorphoseon90

E' scomoda [...] parecchio difficile da vivere

Chiaramente è quello che è Venezia, dove è tutto diverso dal resto delle città: trasporti di persone e merci cosa che incide sul costo della vita. La questione degli affitti esorbitanti è fondamentale, visto che gli studenti universitari che decidono di non essere pendolari ma di prendere in affitto un appartamento si ritrovano spesso dei loculi a prezzi stellari. Una città assediata ogni giorno ed in ogni momento dell'anno da orde di turisti invadenti e problematici non invoglia a viverci: s'è preferito renderla un'immensa galleria museale su cui lucrare, trasformandola in un fossile sempre uguale a se stesso da ammirare e non da vivere.

Anche le stesse istituzioni (uffici e quant'altro) si muovono al ritmo di Venezia, cioè poco e male, in genere. Starci diventa opprimente, è normale che prima o dopo, se la rotta non viene invertita, si spopoli: prima o poi ci si stanca.

 

Senza contare tutto ciò che ha scritto Greed89 che è l'altra causa di declino, con tutte le conseguenze che ciò comporta.

Link to comment
Share on other sites

Venezia ha bisogno di soluzioni per affrontare i problemi ambientali e di soluzioni per affrontare quelli turistici.

E di soluzioni abitative per ripopolarla di studenti e di persone coinvolte nel settore turistico di qualità.

 

Cioè, ha bisogno di essere affittata alla Germania.

 

Scherzo eh. Ma la soluzione non si può trovare a livello comunale: da una parte manca la volontà politica, ostaggio degli interessi economici del porto e del racket turistico attuale. Dall'altra manca una cittadinanza consapevole e capace di sprovincializzarsi per ragionare in termini laici intorno alle necessità della città.

Bisognerebbe si muovesse lo stato, ma come al solito i nostri idioti pensano che le uniche cose serie sono i loro piccoli patetici intrighi e che il far fronte alle necessità del paese sia...boh, forse impossibile, forse troppo poco interessante.

Intanto basterebbe che si formasse un po' di consapevolezza intorno a questi temi, perchè la consapevolezza mediaticamente diffusa non sarà molto, ma è meglio dell'ignoranza asservita ai papaveri che mandano il paese alla malora

Link to comment
Share on other sites

"in molti hanno evidenziato come la bellezza e il prestigio di una perla urbana unica nel suo genere siano in serio pericolo"  questi molti hanno ragione.

 

Succede quando in cittá non si hanno piu attivitá produttive, laboratori artigianali, un hinterland pieno di industrie, insomma quando si sta li a vendere senza fare niente, come é successo in molte cittá greche.

 

Milano ad esempio ce la vedo benissimo come prossima candidata a cittá Luna Park......

 

Grande futuro per i giovani: barman, camerieri, pr, dj, ....

Link to comment
Share on other sites

Per viverci bisogna affezionarsi a questa città. Ci sono sicuramente dei sacrifici da fare ma secondo me può valerne la pena, guardando a ciò che ti circonda.

Ovviamente però se ci sono solo sacrifici da fare il discorso non sta in piedi; se mancano i servizi di base (e a prezzi decenti) si ha tutto il diritto di cambiare città.

Personalmente credo non sia una situazione irrecuperabile, ma bisogna fare qualcosa subito. Bisogna essere capaci di "aggiornare" la città. I corrieri "trasporto cose" facilitano la vita ai cittadini e anche se non si può costruire una metropolitana veneziana, credo che i trasporti in città e i collegamenti con la terraferma non siano così impossibili da potenziare.

Bisognerebbe pensare ai cittadini come si pensa ai turisti, e facilitare il più possibile la loro vita.

Link to comment
Share on other sites

  • 1 year later...

Corriere della Sera

Maiali, no grazie. Certo che era una provocazione, il manifestino affisso sui muri di Venezia da un gruppo venetista con un suino in mutande che buttava pattume per terra sotto la scritta «No welcome!» Una sfida offensiva verso tutti turisti rispettosi del decoro delle calli. E’ solo l’ennesimo segnale, però, che i veneziani non ne possono più dell’aggressione di un turismo di massa devastante. E il video su YouTube dei ragazzi decisi a tuffarsi nel Canal Grande come fossero a Torvajanica è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Sono passati trent’anni da quell’estate del 1986 in cui l’allora assessore al Turismo Augusto Salvadori scatenò l’iradiddio sui giornali internazionali e sulla Cbs («Tre minuti tutti per me. Mi hanno detto: assessore, questo è il microfono, parli. E mi go parlà. Asciutto, incisivo, brillante: tutti i mali di Venezia. Il tappeto umano di sacchi a pelo davanti alla stazione, i picnic a San Marco, la gente che orina sulle saracinesche, i turisti che attraversano la città in gommone senza neanche la canottiera, i gondolieri che ai clienti non cantano le canzoni nostre»).

 

Scene di ordinario caos

Tre decenni e molti sindaci dopo, i problemi non solo non sono stati risolti ma si sono aggravati. Gente che fa pipì sui muri senza nemmeno cercare più gli angoli nascosti. Giovanotti in bicicletta per le calli. Tende canadesi piantate qua e là nei giardini o nei campielli. Tovaglie stese sulle rive da famigliole che fanno il picnic manco se si trovassero in un’area di sosta sull’autostrada. Avvinazzati stesi nei sotoporteghi sfatti dall’alcol e completamente nudi. Bottiglie ammucchiate all’ingresso della basilica di San Marco perché con le nuove disposizioni antiterrorismo da qualche parte devono lasciarle e gli spazzini non ce la fanno a stare dietro ai cestini della zona dai quali, come ha scritto il Corriere del Veneto vengono rimossi 30 metri cubi al giorno di immondizie. Borseggiatori a tempo pieno sui vaporetti, a dispetto dei controlli che hanno visto il fermo di 120 ladri. Sequestri quotidiani di paccottiglia «italian style» falsa sfornata da laboratori cinesi o napoletani. Per non dire, appunto, del quotidiano bagno nei canali di visitatori italiani e stranieri, giovani e meno giovani che mai oserebbero mettersi in slip o bikini in altre città del mondo. Come i «foresti» di campo San Vio che, svergognati sul web da una veneziana, guardano la signora che dice loro in inglese e tedesco che «non è permesso tuffarsi nei canali» e che «Venezia non è Disneyland», con aria stupefatta. Come pensassero: che storia è questa, Venezia non è Disneyland? Non appartiene forse a chi paga sganciando euro e dollari, sterline e yen? È o non è un «divertimentificio»?

 

Il tweet del sindaco

Ha scritto in un tweet il sindaco Luigi Brugnaro dopo il tuffo dal ponte di Rialto di quell’ubriaco schiantatosi su una barca che passava di sotto: «Insisto: poteri speciali alla città per l’ordine pubblico. Borseggiatori, imbrattatori, ubriachi! Una notte in cella». Minaccia ripetuta: «Stiamo costruendo tutti i passaggi formali per iniziare a colpire duro. Mai fatto». Che dopo anni di lassismo occorra dare una stretta sulle regole per fermare il traumatico degrado di Venezia è vero. Che si possano mettere in riga i turisti (soprattutto quelli che «sporcano di più e spendono di meno») senza mettere in riga anche i veneziani che sfruttano in modo indecente l’alluvione turistica di chi visita Venezia come Las Vegas, però, pare difficile. Basti leggere il comunicato della Guardia di Finanza sui risultati della campagna contro i B&B abusivi: «Nel terzo trimestre del 2015, prima di dare avvio all’operazione “Venice journey”, erano state censite poco più di 200 comunicazioni di inizio attività quali “locazioni turistiche”, mentre alla data odierna ne risultano inserite circa 1.900, con un incremento di nuove attività emerse di oltre 1.600 in valore assoluto, e dell’800% in valore percentuale».

 

Le topaie trasformate in ostelli

Topaie vere e proprie trasformate in ostelli da 20 euro a notte ed edifici deluxe: «“Beautiful palazzo in quiet corner of Venice”: con questo annuncio un cittadino italiano, proprietario di una palazzina di pregio nel centro storico di Venezia, pubblicizzava la sua struttura ricettiva su diversi siti Internet», spiega la Finanza, «la locazione della magione, al prezzo variabile tra 13.000 e 25.000 euro a settimana, è dedicata soprattutto a una clientela straniera, interessata a servizi aggiuntivi di lusso quali vasca idromassaggio, bagno turco, terrazza panoramica e attracco privato per l’ingresso diretto dal canale. Quando i militari del I Gruppo della Guardia di Finanza di Venezia con la collaborazione degli agenti della Polizia Municipale lagunare sono giunti presso la struttura, ad accoglierli hanno trovato un maggiordomo e personale di servizio in livrea: servizi aggiuntivi richiesti dal cliente di turno, evidentemente molto esigente. Peccato che l’attività di locazione fosse completamente sconosciuta al Fisco ed al Comune di Venezia». «Tutto regolare, i soldi finivano sul nostro conto corrente, forse non abbiamo pagato la tassa di soggiorno...», dicono i proprietari Giorgio e Ilaria Miani.

 

Un futuro a tinte fosche

Fatto sta che in quell’estate della prima campagna dell’assessore «al decoro», i giornali stranieri si concentrarono soprattutto sulla più «pittoresca» delle iniziative, l’attacco ai gondolieri che intonavano «’O sole mio» invece che con «Nineta monta in gondola» e un quotidiano locale pubblicò la classifica delle canzoni più gettonate: 1° posto «’O sole mio», 2° «Torna a Surriento», 3° «Santa Lucia», 4° «Funiculì funiculà». Oggi leggiamo reportage allarmatissimi come quello sul National Geographic di Lisa Gerard-Sharp: «Noi turisti siamo così “tossici” che sarebbe meglio rimanere a casa e cenare da “Pizza Express” dove i proventi della pizza Veneziana sostengono i restauri di Venice in Peril». Di più: «Chi come me ama Venezia con coscienza, ha il diritto di incoraggiare altri a visitarla?». Domanda scomodissima. Ma giusta. Recentemente il sindaco di Barcellona Ada Colau è tornata a ribadire: «Non vogliamo fare la fine di Venezia». E ha rilanciato la battaglia contro i B&B abusivi: «Noi vogliamo una città bella, ma anche sostenibile. Fra il 2008 e il 2013 il turismo è aumentato del 18% ed è troppo per noi. Barcellona non è Parigi». Immaginatevi Venezia, che sta per scendere sotto i 55.000 abitanti. Meno di Carpi o Vigevano. Paolo Costa, il presidente dell’autorità portuale che difende il business delle spropositate navi da crociera, sosteneva anni fa in un libro scritto con Jan van der Borg che la città di San Marco poteva accogliere al massimo 12 milioni di turisti l’anno. Nel 2015 sono stati trenta. E ci vogliamo meravigliare se non sono tutti baronetti di buona educazione?

Link to comment
Share on other sites

In "Fantozzi" c'è una scena in cui la polizia aggredisce dei turisti in sacco a pelo, quindi il problema era noto già a quei tempi! Ad ogni modo non è solo colpa dei turisti, la politica veneziana non riesce a gestire il fenomeno. In altre città turistiche italiane il vandalismo esiste ma non è così accentuato.

Link to comment
Share on other sites

  • 3 weeks later...

Oddio un ragazzo che sa cos'è la subsidenza! XD

Accelerata fortemente dai mega sbancamenti del fondale per far avvicinare le navi da crociera?

Da quello e dallo sfruttamento fuori controllo delle falde e delle risorse del sottosuolo. Alcuni ricercatori dicono che anche l'enorme flusso di turisti abbia, se pure in minima parte, una parte di colpa. Edited by feldspato91
Link to comment
Share on other sites

specie se pesano cento chili l'uno come va di moda ultimamente

Se fai 100 kg per sei milioni di turisti l'anno comincia a fare un peso rilevante :-)

Link to comment
Share on other sites

  • 2 months later...

L'Espresso

 

La domanda vale i cinque miliardi e mezzo di euro che abbiamo speso: alla fine il Mose proteggerà Venezia? Insomma, funzionerà? Mancano appena duecento milioni alla conclusione dei lavori. E altri quattro anni prima dell’entrata in esercizio delle barriere contro l’acqua alta, dopo l’avviamento sperimentale che secondo il cronoprogramma dei cantieri è stato ulteriormente spostato al 2018. Ma già si vedono i primi acciacchi. Mentre la Serenissima affonda con costanza di pochi millimetri l’anno, le colossali strutture in cemento armato che dovrebbero proteggerla stanno già sprofondando nella sabbia al ritmo di quattro centimetri l’anno: una subsidenza record limitata alle zone dei cantieri di Lido, Malamocco e Chioggia che il progetto delle dighe mobili prevedeva in un secolo, non in pochi mesi.

 

Anche le prove delle prime paratoie già posizionate tre anni fa al Lido stanno facendo cilecca: per due volte o non si sono alzate completamente o non si sono riposizionate correttamente sul fondale. L’efficacia dell’infrastruttura è garantita per cent’anni, ma a Malamocco è bastata una mareggiata per mettere fuori uso per sempre la porta della conca che dovrebbe garantire il transito delle navi quando la bocca mare-laguna è chiusa: era troppo leggera per quel tipo di impiego, adesso ne devono progettare una nuova. Perfino alcune delle parti in acciaio inossidabile stanno dimostrando qua e là di essere al contrario un po’ troppo ossidabili.

 

Dal punto di vista giudiziario e amministrativo, il Mose dovrebbe essere ormai al sicuro. Dopo gli arresti e lo scandalo, la nomina degli amministratori straordinari Luigi Magistro, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola ha rimesso sui binari della legalità il Consorzio Venezia nuova, l’azienda concessionaria dell’opera costituita da imprese private. Ma per capire se il Mose sia davvero un sistema affidabile, servirebbe ora una sorta di commissariamento tecnico: una verifica affidata a enti internazionali per tutti i punti critici che stanno venendo letteralmente a galla.

 

Se ne parla molto in questi giorni a Venezia, a cinquant’anni dalla disastrosa marea del 4 novembre 1966 quando lo stesso ciclone autunnale dopo aver messo sott’acqua Firenze e la Toscana, investì la laguna. Se ne parla anche perché per molto tempo è stato vietato. Finché nel Consorzio e nella Regione Veneto regnavano i boiardi della tangente che gonfiavano le spese e derubavano lo Stato e tutti noi, chi dissentiva, anche con prove alla mano, veniva obbligato ad affrontare costosi processi per diffamazione. Ne sanno qualcosa Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani e Paolo Vielmo, progettisti colpevoli di aver osato suggerire all’allora sindaco Massimo Cacciari, contrario all’opera mangiasoldi, un progetto alternativo. I tre ingegneri sono stati poi assolti e raccontano oggi la loro esperienza in un libro appena pubblicato: “Il Mose salverà Venezia?”. Cinquant’anni e cinque miliardi e mezzo dopo, nessuno può rispondere con sicurezza.

 

L’impatto ambientale

I veneziani nati nel 1966 hanno cominciato a sentire parlare di “Moduli sperimentali elettromeccanici”, cioè di Mose, sui banchi di scuola. La difficoltà e i prevedibili costi esorbitanti dell’opera venivano giustificati con la necessità di nascondere la barriera per non compromettere il paesaggio lagunare, già guastato dall’inquinamento del petrolchimico di Porto Marghera. Da lì la scelta delle 78 paratoie sottomarine agganciate a cerniere: barriere cave da tenere coricate sul fondo e da riempire d’aria compressa, perché possano risalire e fermare l’ingresso del mare in laguna quando le previsioni meteo annunciano acqua alta.

 

Quell’idea discreta di progetto nella realtà è diventata una colata di 616 mila tonnellate di cemento armato che hanno stravolto il paesaggio nei tre punti di contatto tra laguna e mare: a Lido, Malamocco e Chioggia. Sono le basi sommerse, i fianchi visibili e le banchine che devono reggere e azionare le paratoie: ventisette cassoni di profondità attraversati da tunnel asciutti per i controlli e le manutenzioni e otto strutture di spalla, alte come palazzine, più un’isola artificiale. Non bastasse, il lato verso il mare è tagliato da chilometri di scogliere artificiali per dissipare l’energia e l’altezza delle onde quando soffia scirocco. Cemento e recinzioni arrivano fin dentro l’oasi delle dune degli Alberoni e la riserva naturale di Ca’ Roman.

 

I piedi di argilla

I disegnatori del Mose avevano previsto una leggera subsidenza, cioè un abbassamento delle strutture in cemento armato dovuto al compattamento del sottosuolo su cui poggiano. «Per ridurre i cedimenti assoluti e differenziali cui sono soggetti i cassoni - hanno scritto nel progetto -il terreno deve essere preventivamente consolidato tramite infissione di pali nei primi 19 metri al di sotto del piano di fondazione». In laguna però non si raggiunge mai la roccia: ci sono soltanto sabbia e caranto, un sedimento composto da limo e argilla. «Si prevede che i cedimenti dei cassoni siano compresi tra 30 e 50 mm a fine costruzione della barriera - ipotizzano quindi i progettisti - e che crescano nel tempo, presumibilmente fino a valori compresi tra 60 e 85 mm, a 100 anni da fine costruzione». Sono valori assoluti: cinque centimetri fino alla fine dei lavori, tra sei e otto centimetri e mezzo per tutto il secolo di operatività.

 

Quest’anno Luigi Tosi e Cristina Da Lio dell’Istituto di scienze marine del Cnr hanno pubblicato con altri due ricercatori uno studio sulle misurazioni inviate dai satelliti della rete Cosmo-Skymed e Alos Palsar. Riguardano il Delta del Po e la Laguna di Venezia. Gli scienziati rilevano intanto un movimento dei punti fissi a terra in Veneto di circa 2 centimetri all’anno verso Nord e 1,7 verso Est dovuto alla deriva tettonica della crosta terrestre. Ma la parte più delicata per il futuro di Venezia è legata al costante abbassamento del suolo: mentre in tutta la laguna viene indicato un rateo costante di circa due-tre millimetri all’anno, in tre punti si arriva a 40 millimetri l’anno: «I principali spostamenti», spiega Tosi, «sono localizzati alle tre insenature della laguna dove le strutture del Mose in costruzione provocano un ampio consolidamento dei depositi superficiali, costituiti prevalentemente da sabbia non consolidata. Un fenomeno dovuto al carico delle strutture».

 

Tecnici del Consorzio e periti esterni stanno ora cercando di capire cosa fare. I cassoni di cemento armato sono già tutti posati. Ma soltanto alla bocca del Lido sono state installate le prime paratoie. A Malamocco attendono in banchina il montaggio delle grosse cerniere, mentre a Chioggia i lavori sono più indietro. Se la subsidenza continua di questo passo, in appena tre anni verrà superata la previsione di progetto che doveva valere per l’assestamento iniziale e tutto il secolo di operatività. Le conseguenze sono facilmente ipotizzabili: con l’affondamento incontrollato dei cassoni nella sabbia e il contemporaneo innalzamento del livello del mare, le maree eccezionali e le onde potranno facilmente scavalcare le barriere. Ma ci può essere di peggio. Una velocità diversa di assestamento tra le parti oltre i margini di tolleranza metterebbe in crisi i giunti che collegano i tunnel sottomarini a tenuta stagna: il loro allagamento metterebbe fine a questo rocambolesco e costosissimo tentativo di fermare l’acqua alta.

 

Il collaudatore tuttofare

Modificare in corsa il progetto? Impossibile. Gli ideatori del Mose (e i governi che lo hanno finanziato) hanno scelto di ignorare la legge sulla salvaguardia di Venezia che come requisiti richiedeva «gradualità, sperimentalità, reversibilità” delle opere. Considerare graduali e reversibili in laguna oltre seicentomila tonnellate di cemento rinforzato da chilometri di ferro è piuttosto complicato: anche in caso di successo delle barriere mobili, chi tra cento anni dovrà adeguare o demolire la struttura, penserà molto male di noi. Perché per la rimozione e lo smaltimento dei cassoni dovrà spendere cifre molto vicine a quelle di costruzione. Per prevenire ulteriori incidenti di percorso, diventa fondamentale la severità dei collaudi già in corso.

 

Purché siano fatti da professionisti distaccati e con competenze specifiche: continua invece la prassi di frazionare i collaudi in tante commissioni che non dialogano tra loro e di premiare con incarichi di collaudatori funzionari amministrativi del ministero delle Infrastrutture, senza nessuna preparazione in ingegneria. A giurisprudenza non si insegnano i fenomeni di risonanza e instabilità dinamica: uno studio francese commissionato anni fa dal Comune dimostrava addirittura che con onde sopra i due metri e un periodo di 8 secondi le paratoie di Malamocco, così come sono state concepite, comincerebbero ad agitarsi senza controllo, lasciando passare la marea e mettendo a rischio l’intera struttura.

 

«Anche se in un contesto rinnovato di correttezza amministrativa dovuto ai commissari del Consorzio», dice Vincenzo Di Tella, per anni progettista della società “Tecnomare” del gruppo Eni, «il potere politico deciderà di accettare il fatto compiuto e portare a compimento il progetto, per avere una utilità dalla grandissima quantità di risorse spese. Noi crediamo invece che per poter essere completato e messo in esercizio, il Mose dovrebbe comunque essere finalmente verificato da esperti qualificati per tutti gli aspetti tecnici per i quali esistono tuttora dubbi di funzionalità, sicurezza e costi futuri. Non si tratta di un’opera civile tradizionale, ma di un sistema innovativo e complesso, per la cui funzionalità non esistono esperienze precedenti».

 

La concezione sottomarina della struttura aumenta di molto i costi di manutenzione: sono partiti da una stima di 40 milioni l’anno, che imprevisti hanno già fatto raddoppiare. Si comincia dalle prime paratoie posate nel 2013. Ancor prima di entrare in funzione, entro il 2018 vanno tutte sostituite e avviate alla revisione quinquennale. «Chi dovrà spendere 40 milioni all’anno di manutenzione del Mose?», chiedeva nel novembre 2006 l’allora sindaco Massimo Cacciari, supplicando lo stop e la revisione del progetto. Sono passati dieci anni. E manca ancora la risposta.

Link to comment
Share on other sites

  • 2 months later...

Questo é un paese diviso a metà tra delinquenti e coglioni

 

I delinquenti sono così coglioni che non si accontentano di rubare, vogliono proprio fare i lavori male e risparmiare anche sull'essenziale

 

I coglioni sono così delinquenti da fregarsene della ragione e trasformare ogni problema risolvibile dalla moderna ingegneria in uno slogan negativo

 

Ci vorrebbe Pol Pot

Link to comment
Share on other sites

 

 

Questo é un paese diviso a metà tra delinquenti e coglioni

 

Quoto solo questo incisivo "verso" di sintesi, però mi sento di sottoscrivere ogni intervento di Demò.

 

La decadenza di Venezia dura da svariati secoli, tanto che mi sentirei di dire faccia ormai parte del suo fascino. Viverci non è facile, ma non credo che lo sia mai stato, nonostante questo rimane una delle città più belle e ammirate del mondo. Trovo quanto meno antipatici gli inutili articoli allarmistici e li paragono a quelli sui topi del Colosseo. Ho il sospetto che si scrivano solo per sfruttare la cassa di risonanza che producono sui media internazionali.

 

Sul costo della vita ... bah, un piccolo >>sottotetto<< in Calle Quirini in cui ci si cammina in fila indiana e a causa di quel filino d'acqua alta che ci trovi anche quando non c'è l'acqua alta, devi tenere gli stivali sempre a portata di piedi ---> 600 € al mese. A Roma uno studente fuori sede, in una zona altrettanto centrale, ne paga più della metà per una cameretta e sorvoliamo sulle condizioni in cui la trova. 

 

Il sovraffollamento turistico c'è, ma solo nei luoghi canonici del turismo di massa ... basta svoltare da quel percorso che è effettivamente una via crucis, e si entra in un quadro di vita usuale per un centro storico. Certo non si può dire che i veneziani amino essere disturbati nella loro intimità, ma hanno anche ragione perché la loro città è un organismo vivente in simbiosi con la laguna e vedono nei comportamenti dei turisti un continuo spregio per quei canoni di vita che loro usano senza alcun bisogno d'imparare. Questo però non giustifica il fatto che mi facciano pagare il doppio un cazzo di spritz solo perché non sono di Venezia, ve! Tuttavia, se non fai la testa di cazzo e accetti il mood veneziano, riesci a vincere la diffidenza ... ah! La pigrizia, anche quella mutuata dai denari, in questa città non è ben vista ... 

 

Sul fatto dello spopolamento ... a me pare che, chi può, se ne va via non solo da Venezia. E poi, i veneziani sono sempre stati dei viaggiatori che partono in gioventù e tornano in vecchiaia ...  

 

La soluzione? Cacciare gli Italiani da Venezia ... è una provocazione ma neanche troppo. La città che pure ha dato tanto al risorgimento italiano, sicuramente più di Roma, dall'Italia non è mai stata capita. Questa città porta sulla carne viva le cicatrici di ogni intervento statale ... penso a Chioggia ma anche a roba tipo la Biennale, che è rimasto un corpo estraneo incuneato nella vita dei Veneziani. Anche sta storia di >>salvare<< Venezia o farla rifiorire ... ma quando mai è sfiorita? Venezia è decadente per definizione ... la salute della città dipende dalla laguna e se penso al MOSE mi viene da piangere ... ma a quale veneziano sarebbe venuto in mente d'immergere delle chiuse galleggianti nel fondale sabbioso della laguna? Se è da quando è nata che sta città combatte l'insabbiamento ... no, giusto per dire ... la darsena di Ravenna oggi dista una decina di chilometri dalla costa ... 

 

Sulla battuta di darla ai tedeschi ... ovviamente a loro rischio e pericolo, visto il filo da torcere che gli dette l'indipendentismo veneziano ... tuttavia, secondo me non è del tutto fuori di testa come opzione. >>Le Venezie<< hanno una vocazione mitteleuropea e se si riuscisse a fare di Trieste un porto franco, facendolo ridiventare il suo naturale sbocco al mare, s'innescherebbe un circolo virtuoso che rimetterebbe in moto l'intera area geo economica di cui Venezia è sempre stata la capitale culturale. Se guardiamo la storia, ci accorgiamo che questo equilibrio si è rotto dopo il disfacimento dell'Impero Austroungarico che lo teneva soggiogato sotto la sua corona. L'Italia non ha saputo riunirlo e la linea maginot della guerra fredda passava proprio a Trieste, smembrando questa area geopolitica. Oggi che non c'è più la Jugoslavia e l'Ungheria comunista, già nell'esperienza di Strasburgo si vede che i comuni interessi spingono i rappresentati di questi luoghi a votare insieme e anche a fare proposte parlamentari unitarie ... spesso anche in contraddizione con gli interessi italiani. Quindi io aspetterei a suonare il requiem per Venezia ... 

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...