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Iraq, i jihadisti si espandono e perseguitano i cristiani


Rotwang

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Poi quando arriveranno alle nostre porte vedremo il dafarsi

 

Quando fossero arrivati alle nostre porte, sarebbe difficile fermarli.....

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Turchia e Arabia li sostengono in funzione anti Assad e anti curda ( esiste anche un kurdistan siriano )

ora si smarcheranno, d'altronde gli USA hanno tardato ad intervenire perché ostili ad Assad ed all'Iran,

che appoggia Al Maliki in modo condizionato in relazione ai progressi del negoziato sul nucleare

 

Peraltro il governo di Al Maliki si è distinto per la pervicace convinzione di poter emarginare Curdi e

Sunniti Ba-hatisti sulla base di un esile consenso elettorale 

 

E' un bel casino

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io credo che il vero grande problema della zona, per i prossimi anni, sia il regno saudita

i reali e tutte le migliaia di persone ad essi collegate in posizione di potere sono corrottissimi, pertanto è terreno per i fondamentalisti Al momento il regno è tenuto assieme solo dal petrolio, (altrimenti sarebbe una sterile landa desertica)

ma i pozzi sono sovrasfruttati, stanno usando tecnologia abbastanza estrema per mantenere la produzione, quando arriverà l'inevitabile calo della produzione petrolifera (in particolare pare pesante la situazione del vecchissimo super giacimento di Ghawar) tutto il paese ha concrete possibilità di instabilizzarsi con conseguenze molto poco prevedibili.

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secondo me leggi troppi deliri da crociata di magdi *cristiano* allam..

 

Non mi diletto di tali letture.

Comunque è evidente che se il califfato mussulmano fosse tanto forte da riuscire a raggiungere l'Europa anche solo orientale, non sarebbe facile fermarlo poi alle porte e comunque sarebbe meglio evitare che ci arrivasse:

non fu affatto scontato che l'impero ottomano potessere essere fermato a Vienna alle porte del cuore dell'Europa nel 1683.

Questo ovviamente non significa che il nuovo califfato sia altrettanto potente e capace d'espansione.

Io non lo credo, ma non si può mai dire!

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Appoggio le parole del deputato 5 stelle Di battista,

infatti anch'io penso che l'intervento militare sia necessario

per fermare questi terroristi pericolosi, che hanno dato già prova del loro odio e della loro follia in passato.

QUando finirà questa guerra? Di certo non possiamo starcene con le mani in mano aspettando che muoiano bambini, donne e persone innocenti. Il tutto in nome di una ''religione''. Chi è pacifista o politicamente corretto in questi casi mi dà la nausea. Non si scherza con la vita delle persone. Non è un gioco. E se sono necessarie misure drastiche, vanno prese e anche alla svelta.

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Appoggio le parole del deputato 5 stelle Di battista,
infatti anch'io penso che l'intervento militare sia necessario
per fermare questi terroristi pericolosi, che hanno dato già prova del loro odio e della loro follia in passato.

 

Ma il Cinquestellone non ha detto che si deve parlare con i terroristi dell'Isis per capirne le ragioni?

 

Comunque, vada pure per l'intervento militare, però, dati i precedenti in loco, vediamo di non aggiungere casini a casini (non nel senso di Pierferdinando.....), che poi tra qualche anno ci ritroveremo a lamentarci di uno Stato Curdo che si espande bellicosamente a danno dei vicini tra cui la Turchia, che è anche membro della Nato, e dovremo fare un altro intervento militare per rimediare ai casini causati dal precedente che rimediava ai casini fatti da quello prima ancora!

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cmq i jihadisti non sono nuovi a questo tipo di attacchi. Questo secondo me è la prova della loro persistenza nel fare del male mossi dall'odio religiosa e da assurde ideologie. Fermarli è un obbligo morale da parte di ogni persona onesta che vuole salvaguardare la situazione di milioni di persone in medio-oriente.

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Questo secondo me è la prova della loro persistenza nel fare del male mossi dall'odio religiosa e da assurde ideologie. Fermarli è un obbligo morale da parte di ogni persona onesta che vuole salvaguardare la situazione di milioni di persone in medio-oriente.

 

Guarda, lascerei da parte gli obblighi "morali" (secondo quale morale poi?:  ne abbiamo gran varietà a questo mondo!), e mi concentrerei sull'opportunità politica e strategica.

Del resto il casino attuale in Iraq è dovuto proprio all'obbligo morale di portare la democrazia in un paese dove ci stava a meraviglia solo una dittatura forte, capace di tenere insieme le mille ed una anima del paese.

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Io mi domando solo perché l'europa sta a perdere tempo invece ce sbrigarsi ad armare i curdi. Tanto o li armiamo o li massacrano. Più tempo aspettiamo peggio é.invece che raccontarci le menate dei perseguitati.

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Io mi domando solo perché l'europa sta a perdere tempo invece ce sbrigarsi ad armare i curdi. Tanto o li armiamo o li massacrano. Più tempo aspettiamo peggio é.invece che raccontarci le menate dei perseguitati.

 

Forse perché nemmeno i peshmerga curdi alla fine sono il massimo della democrazia... c'è il rischio di armare degli altri estremisti.

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Certo dare le armi ai curdi sarebbe un po' come se

in Italia qualcuno le desse ai Trentini in una ipotetica

guerra contro gli Altoatesini, ignorando totalmente il

governo legittimo a Roma

 

Mi pare ne dovrebbe conseguire per coerenza, se non

per scrupoli di legalità internazionale che si sa sono da

sempre asimmetrici, l'atto di morte dell'Iraq

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Certo dare le armi ai curdi sarebbe un po' come se

in Italia qualcuno le desse ai Trentini in una ipotetica

guerra contro gli Altoatesini, ignorando totalmente il

governo legittimo a Roma

 

Mi pare ne dovrebbe conseguire per coerenza, se non

per scrupoli di legalità internazionale che si sa sono da

sempre asimmetrici, l'atto di morte dell'Iraq

ah, perchè esiste un governo in iraq?

le ultime che leggevo giorni fa dicevano che è in atto una discreta zuffa per le poltrone; siccome causa ferie non seguo moltissimo, non so se ci siano stati altri sviluppi

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Ma poi i curdi vogliono solo uno stato loro eh

 

"Solo"?

Dici poco?

Uno Stato Curdo nell'aurea causerebbe un sommovimento forse peggiore di quello causato dalla costituzione di quello ebraico in Palestina.

I Curdi sono minoranza numerosa in Turchia ed in Iran ed inevitabilmente uno Stato Curdo ottenuto resecando la parte settentrionale dell'Iraq sarebbe una calamita per tutti i Curdi dell'area:

ut ignis in stipula.

 

Comunque in effetti non è facile giocare su due, tre o anche più tavoli, aiutando i Curdi per contenere l'Isis, ma non troppo per non infastidire i Turchi e gli Iraniani, ma a sufficienza per non far distruggere la Siria dall'Isis, ma non tanto da far distruggere l'Iraq dai Curdi e dall'Isis......

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ah, perchè esiste un governo in iraq?

 

Un governo funzionante - probabilmente - non c'è

ma addirittura saltarlo a piè pari senza un avallo formale

né niente, mi pare una specie di sanzione sulla inesistenza

dello stato iracheno in sé.

 

Vero è che si ritiene anche normale mostrare foto di soldati

di corpi paramilitari ucraini che salutano le fidanzate con il volto

mascherato, prima di partire per il fronte.

 

Mi chiedo però se non stiamo esagerando con questa disinvoltura

 

Fornire armi sotto banco in un conflitto interno è cosa che si è sempre

fatta, ma di nascosto....il nostro ministro degli esteri addirittura propone

un voto del Parlamento

 

Corpi paramilitari in guerre civili, in Yugoslavia a iosa....ma il governo

Ucraino non era quello democratico-europeo-arancione?

 

Mi pare si stia sbracando ogni forma, complice una opinione pubblica

totalmente priva di alcuno spirito critico

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sarò banale, ma quando vedo foto come questa

 

image.JPG

 

mi vengono molti dubbi

una colonna di Toyota tutte bianche, sembrano tutte dello stesso modello (ma mi potrei sbagliare)

uomini vestiti di nero con una simil divisa, mitragliatori etc.

ma abbiamo idea di cosa significhi mettere in piedi una roba del genere?

questi hanno un ufficio acquisti di livello internazionale, e la Toyota gli vende i fuoristrada che in qualche modo devono arrivare fino a lì, dunque sbarcare in un porto e attraversare una serie di stati arabi (come minimo)

questa non è roba "avanzata" all'esercito Iraqeno o all'invasore americano: questa è gente che ha alle spalle un'enorme organizzazione e tanti tanti soldi

una cosa del genere non si inventa dall'oggi al domani e dunque vorrei davvero capire chi sta mettendo in piedi tutto questo

non crederete mica che si sono auto-organizzati, hanno trovato leader, hanno creato una struttura di comando e addestrato miliziani così dal nulla?

 

 

Certo dare le armi ai curdi sarebbe un po' come se

in Italia qualcuno le desse ai Trentini in una ipotetica

guerra contro gli Altoatesini, ignorando totalmente il

governo legittimo a Roma

 

Mi pare ne dovrebbe conseguire per coerenza, se non

per scrupoli di legalità internazionale che si sa sono da

sempre asimmetrici, l'atto di morte dell'Iraq

 

certamente, dare le armi ai curdi vuol dire implicitamente sostenere un Iraq spaccato nelle sue tre entità etnico/religiose principali (sciiti, sunniti e curdi) con le minoranza in disordinata fuga

è questo quello che si vuole?

Edited by conrad65
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una cosa del genere non si inventa dall'oggi al domani e dunque vorrei davvero capire chi sta mettendo in piedi tutto questo

 

Non ci sono grandi misteri:

gli aiuti economici sono stati essenzialmente dati da Qatar ed Arabia Saudita in funzione anti sciita:

i due Stati, per altro tra loro nemici, hanno temuto un asse sciita tra Iraq ed Iran, quindi hanno aiutato finanziariamente gli estremisti islamici sunniti, i quali poi hanno trovato appoggi logistici nelle tribù sunnite irakene, maltrattate dal governo irakeno sciita.

Inoltre gli estremisti islamici combattono in Siria contro Assad, inviso agli Stati arabi del Golfo e soprattutto all'Arabia Saudita, che quindi li hanno aiutati anche per questo.

Ora l'eccessivo successo del nuovo califfato potrebbe essere la causa stessa del suo fallimento o almeno del suo ridimensionamento:

non credo che gli Stati mussulmani sunniti circostanti, arabi o no, siano disposti a tollerare un tale polo d'attrazione per i credenti più fanatici o più sprovveduti.

Che poi siano ancora in tempo a rimediare è un altro paio di maniche e infatti ho il presentimento che toccherà agli americani impegnarsi ampiamente con uomini e mezzi per tagliare le unghie e forse qualche cosa di più all'Isis.

D'altronde il casino l'hanno combinato loro deponendo Saddam e distruggendo la stuttura amministrativa e militare dell'Iraq.

Edited by Mario1944
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Non ci sono grandi misteri:

 

ok non ci saranno grandi misteri (del resto non ce ne sono mai, casomai ci sono grandi depistaggi, che è un'altra cosa)

ma queste cose non si improvvisano in pochi mesi: questo è un progetto strutturato nei più minuti dettagli e perseguito in almeno 5 o 10 anni di attenta pianiificazione

possibile che gli americani, che erano lì, non si sono accorti di nulla? e come mai Obama abbandonò frettolosamente l'Iraq e di fronte ai primi sintomi del dilagare di queste milizie non è intervenuto ma ha lasciato correre?

non riesco a vedere una cristallina geometria di schiramenti, secondo me ci sono parecchi doppiogiochisti in tutta questa vicenda, anche insospettabili

Parolin, segretario di stato vaticano, dichiara sui giornali di oggi che questi dell'Isis non sono contro i cristiani

che voleva dire, che chi non è contro di me è con me?

il papa disse che questi dell'Isis vanno fermati... non bombardati, ci ha tenuto a dire, ma "fermati", dunque è un avallo all'invio di armi a chi è sul terreno e li può fermare, i curdi

il governo italiano, uso ad obbedir tacendo, capisce al volo il messaggio e, senza neanche un voto in parlamento, manda un arsenale mai visto (sequestrato a un ex oligarca russo negli anni '90, anche lì una vicenda dai contorni totalmente opachi) ai curdi

volete il mio parere? questo carico d'armi sarà intercettato e finirà in mano ai miliziani dell'Isis, che sono i veri destinatari fin dal principio...

e il governo italiano si rammaricherà... almeno ufficialmente

Edited by conrad65
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@Rotwang d'accordo sul complottismo però eviterei di cadere nel semplicismo e nell'accettazione acritica di tutte le verità che vengono raccontate

in particolare se uno porta dei fatti a sostegno di un dubbio, non vedo come possa essere tacciato di complottismo

casomai si smontano i fatti e si conclude dicendo "il fatto non sussiste"

dato che ho lavorato in una grande organizzazione, so bene cosa significa anche solo scrivere un capitolato tecnico per le "Toyota dell'Isis", fare un ordine di acquisto etc. :asd:

credimi, non basta il beduino nel deserto che si sveglia una mattina tutto incazzato contro l'occidente cattivo e con la voglia di ripristinare il grande califfato :uhsi:

poi come possano crescere questi "fenomeni eversivi" all'ombra di una dittatura (Siria) e di un'occupazione militare durata per molti anni (gli USA in Iraq) resta un argomento di affascinante mistero...

Edited by conrad65
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dato che ho lavorato in una grande organizzazione, so bene cosa significa anche solo scrivere un capitolato tecnico per le "Toyota dell'Isis", fare un ordine di acquisto etc. :asd:

credimi, non basta il beduino nel deserto che si sveglia una mattina tutto incazzato contro l'occidente cattivo e con la voglia di ripristinare il grande califfato :uhsi:

 

Beh da quanto ne so in Iraq ci sono molte auto asiatiche, inoltre il califfato dell'ISIS ha grosse finanze alle spalle.

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ma queste cose non si improvvisano in pochi mesi: questo è un progetto strutturato nei più minuti dettagli e perseguito in almeno 5 o 10 anni di attenta pianiificazione

possibile che gli americani, che erano lì, non si sono accorti di nulla? e come mai Obama abbandonò frettolosamente l'Iraq e di fronte ai primi sintomi del dilagare di queste milizie non è intervenuto ma ha lasciato correre?

 

Gli Americani sono spesso un po' coglioni..... hanno distrutto la struttura amministrativa e potestativa in Iraq, non l'hanno saputa ricostruire a propria immagine e somiglianza (e come avrebbero potuto? non sono mica degli dei!), non l'hanno saputa sostituire con un'altra (che avrebbe implicato un dittatore dal pugno molto fermo e quindi molto crudele) e sul più bello (o meglio sul più brutto), se ne sono andati per l'insopportabilità da parte della propria opinione pubblica di continuare una guerra, con ovvio seguito di soldati morti, che era già stata data per vinta.

Ora probabilmente dovranno ritornarci, ma certo non sarà un viaggio di nozze.

 

Comunque non è che ci voglia molto tempo, se ben finanziati, per raccogliere adepti, armati e non, in contesti ribollenti come quello dell'Iraq post Saddam e della Siria di Assad figlio:

lì tutti sono in guerra con tutti.

 

 

 

 

secondo me ci sono parecchi doppiogiochisti in tutta questa vicenda,

 

Questo è poco ma sicuro, però non è che siano ignoti anche se certo non fanno le pubblicazioni sulla Gazzetta Ufficiale.....

Edited by Mario1944
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Questo è poco ma sicuro, però non è che siano ignoti anche se certo non fanno le pubblicazioni sulla Gazzetta Ufficiale.....

 

... e neanche sull'Osservatore Romano :uhsi:

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l'Islam è una polveriera

dunque ricapitoliamo

 

guerra civile in Libia: le ultime notizie sono che aerei egiziani e degli emirati bombardano Tripoli in incognito!

 

http://www.huffingtonpost.it/2014/08/25/libia-raid-egitto-emirati_n_5710125.html?1408989260&utm_hp_ref=italy

 

situazione politica in Egitto molto precaria

 

conflitto Israele - Palestinesi

 

guerra civile in Siria

 

Isis

 

guerra civile in Iraq itra le tre componenti sunnite, sciite e curde

 

Iran

 

Afghanistan

 

sicuramente ho scordato qualcosa...

 

mai visto niente del genere, tutto fuori controllo

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  • 1 year later...

L'Espresso

 

Bombe in Siria contro lo Stato Islamico? No, grazie. Raid in Libia sulle basi del Daesh? Forse. L'Italia fatica a definire una sua linea operativa contro il dilagare dello Stato islamico. E teme che le azioni parallele e convergenti di Parigi e Londra la taglino fuori dalle decisioni chiave nello scacchiere mediterraneo. Con la prospettiva di ripetere il copione del 2011, quando gli attacchi anglo-francesi contro Gheddafi ci spinsero frettolosamente a inseguire gli alleati, senza una strategia sugli obiettivi da raggiungere.

 

Matteo Renzi è stato chiaro: «L'Italia non partecipa a iniziative come quelle che Francia e Inghilterra hanno annunciato di studiare. A mio giudizio occorre che la comunità internazionale abbia un progetto di lungo termine. Le iniziative spot servono e non servono». La discussione in questo momento è focalizzata sulla Siria, dove l'esercito del dittatore Bashar Assad è alle corde, tra defezioni e assalti di miliziani d'ogni genere. La sopravvivenza di Damasco si regge solo sulla legione straniera di combattenti sciiti, iraniani o hezbollah libanesi, e sul crescente sostegno russo, con forniture di armamenti e la segnalazione di soldati già in azione.

 

In realtà l'Occidente non sa che fare. Vorrebbe contemporaneamente abbattere il regime ed eliminare l'Is, senza però disporre di un piano alternativo per il futuro della Siria. La Turchia segue i suoi interessi, preoccupandosi soprattutto di colpire le basi del Pkk curdo, ossia dell'unica etnia che sul campo si è dimostrata capace di fermare il Califfato. Mentre un anno di bombardamenti americani non ha inciso sulla forza dell'autoproclamato Stato islamico, né in Iraq, né in Siria.

 

È dallo scorso autunno che una coalizione internazionale di tredici paesi attacca dal cielo i miliziani del Daesh, con un'efficacia a dir poco limitata. I risultati sono deludenti: gran parte dei mezzi distrutti sono quelli “made in Usa” che il Califfato ha conquistato negli arsenali dell'esercito iracheno. E d'altronde sono gli unici veicoli militari individuabili dal cielo: le truppe del Daesh non hanno uniformi né caserme, avanzano e combattono usando pickup e camion civili che la ricognizione fatica a individuare. Spesso le squadriglie tornano indietro senza sganciare le bombe, perché non trovano bersagli: fare fuoco tra le case che rappresentano la linea del fronte implica un altissimo rischio di fare strage tra la popolazione. E la ferocia dei tagliagole impedisce che sul terreno ci siano informatori disposti a segnalare i movimenti delle colonne con la bandiera nera.

 

Il bilancio dell'operazione viene monitorato dal sito britannico Airwars grazie al lavoro di un team di giornalisti investigativi. Fino al 7 settembre sono stati censiti registrati 6674 attacchi contro l'Is in Siria e l'Iraq, con l'uso di 19.760 tra bombe e missili. Si ritiene che i combattenti fondamentalisti uccisi siano 15 mila: una stima costruita sulle informazioni della coalizione a guida americana ma che persino alcuni generali statunitensi reputano esagerato. Durante i raid invece sarebbero morti tra i 536 e 1550 civili, numero difficile da verificare nei territori in mano al Califfato. E oltre un centinaio di soldati curdi o iracheni sarebbero stati vittime del “fuoco amico” in prima linea.

 

Dopo un anno, molti paesi arabi ed europei stanno ritirando gli aerei, per il costo eccessivo delle missioni. Per questo oggi c'è una pressante richiesta di Washington che chiede a diverse nazioni della Nato di prendere parte agli attacchi. Un appello rivolto anche all'Italia, che partecipa all'operazione con quattro Tornado e alcuni droni Predator schierati in Kuwait con compiti limitati alla ricognizione entro i confini iracheni. Ma finora il governo Renzi si è opposto. E questo nonostante anche importanti prelati si siano mostrati favorevoli a un intervento armato, come il cardinale Angelo Scola che ha detto: «come ha affermato papa Francesco “fermare l'aggressore ingiusto è un diritto dell'umanità...”».

La nostra attività principale nella lotta all'Is è il supporto alle truppe del Kurdistan iracheno, le più efficienti, che stiamo addestrando e armando con mitragliatrici e sistemi controcarro: nelle prossime settimane manderemo anche alcuni elicotteri pesanti Ch47. Meno convinto è il sostegno alla costruzione delle forze sunnite di Baghdad, che in battaglia si sono sempre date alla fuga, a cui contribuiamo con pochi istruttori per formare commandos e un contingente di carabinieri per creare una polizia locale.

 

Ma l'avanzata dello Stato islamico negli ultimi mesi è arrivata molto più vicina all'Italia, con il diffondersi delle bandiere nere anche sulla costa libica. L'unico ostacolo all'espansione provincia libica del Califfato è stata la resistenza delle brigate legate ad Al Qaeda, create da veterani dei conflitti in Afghanistan e Iraq, che hanno riconquistato due cittadine, tanto da avere spinto l'ex capo del Pentagono e della Cia David Petraeus a teorizzare l'impiego dei qaedisti per contrastare l'Is anche in Iraq.

Il governo di Londra è convinto che la strage di Sousse, con trenta turisti britannici assassinati sulla spiaggia tunisina, sia stata organizzata nei campi libici del Daesh. E da giugno preme perché vengano condotti attacchi contro queste basi, usando aerei e commandos. Al premier David Cameron non dispiacerebbe creare un'operazione europea che colpisca sia i terroristi, sia i porti dei trafficanti di uomini, come previsto dall'accordo dell'Unione che ha portato alla nascita di una flotta anti-scafisti. Una missione che avrebbe già ottenuto il sostegno francese e un sostanziale via libera americano: Washington infatti reputa che la Libia sia una questione europea e non intende impegnarsi in un altro fronte.

Il governo Renzi ha risposto no alle sollecitazioni di Londra. La posizione ufficiale è chiara: qualunque azione militare in Libia deve avvenire in accordo con un governo locale unitario, che si spera nasca dalle trattative condotte dal plenipotenziario Onu Bernardino Leon. Colloqui che restano in alto mare per l'opposizione delle autorità di Tripoli, di ispirazione islamica e in guerra aperta contro l'altro esecutivo di Tobruk. Nelle ultime settimane però le pressioni britanniche hanno creato una crepa sottile tra i ministri di Roma. Da una parte c'è Paolo Gentiloni, che teme di vedere la nostra politica estera spiazzata da un eventuale raid anglo-francese contro i campi libici dell'Is. Una posizione esplicitata due settimane fa nell'intervista a “l'Espresso” : «Se i libici non troveranno un accordo tra di loro, il ritorno alla normalità in quel Paese non si ottiene con avventure militari. Se, invece, mettiamo a fuoco la questione del pericolo terroristico, non mancano le possibilità di contrastare il fenomeno che in Libia appare ancora circoscritto e si potrebbe estendere il raggio di azione della coalizione anti Daesh anche alla Libia».

Dall'altra c'è Roberta Pinotti che non crede in azioni spot, di scarsa efficacia. Il nostro stato maggiore prepara da mesi i piani per una possibile missione libica, con la convinzione che l'unica chance di successo concreto sia quella di intervenire in accordo con le autorità locali e con le nazioni confinanti. Sia per evitare di finire in una trappola, che calamiti la reazione di tutte le milizie del Maghreb in nome del jihad anti-occidentale; sia per riuscire a costruire istituzioni stabili che sappiano gradualmente pacificare la Libia dopo quattro anno di combattimenti senza confine.

Edited by Rotwang
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