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Relazione e dichiarazione


Giuseppe91

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L' atto sessuale se c'è è per amore, anche un rapporto sessuale etero senza amore allora è sbagliato.

 

a un certo punto la chiesa ammetteva il sesso tra etero sposati solo a scopo procreativo, da qui il divieto della contraccezione (preservativi & co.).

 

ora non so quale sia la dottrina attuale.

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a un certo punto la chiesa ammetteva il sesso tra etero sposati solo a scopo procreativo, da qui il divieto della contraccezione (preservativi & co.). ora non so quale sia la dottrina attuale.

Sinceramente non è chiarissima la cosa. Alcuni dicono che se c'è l'intenzione, cioè due persone si amano, non è un problema e non è necessario essere sposati.

Altri, i più tradizionalisti invece non tollerano il sex fuori dal matrimonio.

Poi in queste cose la questione è ancora aperta.

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@Giuseppe91

 

alcuni dicono, altri dicono...

 

quel che conta è la dottrina ufficiale, non quel che si dice in giro. normalmente penso che gli etero risolvono il tutto confessandosi e "pentendosi" prima di sposarsi in chiesa anche se hanno fatto sesso prima.

Edited by marco7
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Al momento grazie a tutti per le risposte date, è stato un bel dibattito su molti argomenti, oltre che sulla questione iniziale. Vedrò di mettere in pratica certi consigli :-)

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Icoldibarin

Basta che non andate avanti a confessioni e pentimenti :D

Seriamente, penso che riusciate a discernere da voi cosa è giusto e cosa non lo è. Dovreste considerare l'abiura di una fede totalitaria, non certo solo per il fatto d'esser gay.

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Ognuno sceglie che tipo di rapporto avere coi genitori e i parenti. Ma generalmente il fatto di non essere dichiarati porta con sé una serie di inconvenienti che danneggiano la vita di coppia: presto o tardi arriva il momento in cui le vite dei due si intrecciano così strettamente che un semplice "non dire" si trasforma in un "nascondere" doloroso. 

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il discorso del sacrificio che fa e' per amore per le persone che gli stanno attorno

Beh ma questa è una cosa profondamente negativa, anzi è proprio il nucleo marcio del carattere del tuo ragazzo e di milioni di altri ragazzi gay cattolici.

Significa accettare di essere schiavi delle aspettative altrui. Il che non è un punto di vanto, anzi è un forte elemento di demerito.

 

Per me è difficile affrontare questi temi senza essere esterrefatto e furioso per quanti problemi inutili e assurdi si fanno le persone, scegliendo sempre di non combattere e di soccombere a priori... voglio dire già la vita è difficile ed incasinata di per sé, se poi uno se la deve complicare ulteriormente con questo mucchio di stronzate ridicole ed inutili, non si va più da nessuna parte!

 

Dunque mi limito a citarti il film "mine vaganti", se non lo ha visto faglielo vedere, è divertente e il tema affrontato è proprio questo, e il "clima cluturale" in cui pare essersi autorelegato il tuo ragazzo sembra proprio quello del film.

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Diciamo che i metodi medioevali sono stati ampiamente superati. :-)

Il mio ragazzo parte dal l'accoglienza delle persone per come sono, non dalla condanna. In poche parole non giudica i comportamenti gay. 

Ma non diciamo cazzate, non me ne frega di quel che giudica il tuo ragazzo o te, siete voi due che venite giudicati.

Qui ho la netta sensazione di trovarmi davanti a due baciapile che vogliono capra e cavoli 

 

E non ripetermi che il tuo ragazzo parte dall'idea che bisogna accogliere tutti etc, se scopate, non potete fare la comunione, a meno che, non avendolo detto a nessuno, "rubiate" il sacramento del quale siete tanto ghiotti

 

Siete voi quelli che non sono accolti, non gli altri che devono essere accolti da voi.

 

Razza di ipocriti

Edited by Demò
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Il problema fondamentale è : è possibile essere gay e cattolici, senza sentirsi " Figli di un Dio Minore" ?

La mia risposta ovviamente è : NO

 

Ed in effetti per quanto uno possa sforzarsi di adattarsi o girare intorno al problema ( o rifugiarsi in

parziali o totali ipocrisie )

 

Al fondo c'è il fatto basilare che l'omosessuale va "accolto" ( come uno sfortunato-minorato ) e per

gli etero ci si deve invece "sacrificare", il ché implica che tutta questa sofferenza che ti viene detto

non deve essere data agli altri, deve essere assunta dal gay ( che poi necessariamente è triste )

 

Insomma c'è una chiara gerarchia ed anche una immancabile svalutazione delle relazioni omosessuali

che vanno in coda a famiglia-parrocchia-amici Etero

 

Questa tristezza per certi versi è positiva, se la intendiamo come "protesta emotiva" ad un quadro di

valori e assetti -a cui si vuol credere- nonostante significhino "sei inferiore" "puoi essere solo amato

a certe condizioni, se compatito"

 

Fondamentalmente è questo, non c'è altro da dire

 

Certo ci sono tanti gay-non cattolici, che non sono dichiarati...ma lo sono perché non hanno il coraggio

o si riservano di farlo quando saranno autonomi ( si proteggono ) o lo decidono perché possono allontanarsi

e tenere le distanze da famiglie omofobe, con cui sanno non potrebbe esserci CO felici etc

 

Il Cattolicesimo ti vincola, fai le stesse cose ma non per proteggere te stesso ( proteggi gli altri ) non per allontanarti

( lo fai per adattarti ) non per tenere le distanze ( ma illuderti di rimanere vicino )

 

Ora ovviamente questa situazione...è in prospettiva molto brutta e secondo me dovrebbe essere modificata

tenendo in considerazione fattori oggettivi ( età, studio-lavoro etc )

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@Hinzelmann

 

io penso che quando un bimbo nasce in un ambiente cattolico lui ci sguazza e il suo mondo è quello. non è facile abbandonare quel mondo un quanto la tua famiglia e i tuoi amici sono in quel mondo e la società civile sono coloro che non hanno riconosciuto la verità della venuta di cristo per salvare il mondo. in pratica i cattolici sono nella verità e gli altri non hanno capito un cazzo di cosa stiamo a fare sulla terra.

 

se questo bimbo si scopre gay c'è inevitabilmente un conflitto interiore: essere se stesso e un cattolico di serie A non è possibile (oltre al fatto che gli altri tuoi amici cattolici se sanno che sei gay ti guardano come un malato o come uno che è insicuro, che forse non ha ancora capito di essere etero o cose simili...).

 

a questo punto ci sono solo 3 possibilità per questa persona:

1. rinnegare un po' la propria religione

2. reprimere un po' se stesso e la propria omosessualità o viverla di nascosto

3. vivere pienamente la propria religione e la propria omosessualità ma queste due cose entrano subito in conflitto per un cattolico e vivrà male entrambe le cose

 

il brutto dei gay cattolici è che non possono essere ne quello che hanno ricevuto come educazione (la religione) ne quello che loro sono veemente (gay).

 

attualmente per queste persone non c'è una soluzione che permetta loro di vivere bene in accordo con la religione che è stata tramandata loro e con la loro omosessualità. da qui la loro tragedia personale.

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Sì ma neanche drammatizziamo...certo la fede cattolica rende tutto più complicato

E non è possibile oggi per un giovane vivere la propria omosessualità

portandosi dietro complessi di colpa e di inferiorità

 

Un tempo, forse...quando l'omofobia era talmente forte da ammaccare tutti

i gay, l'omofobia cattolica poteva essere anche tollerabile ; oggi no e per

fortuna, dobbiamo dire.

 

Credo che in realtà un recupero della fede religiosa su basi di parità

e di dissenso "aperto" possa anche avvenire in età più matura, quando

l'omosessualità è già stata valorizzata, vissuta e integrata ( ci sono gruppi

gay religiosi )

 

Non durante l'adolescenza, perché cozza con il concetto di accettazione

di sé, il percorso che implica,  in questa fase di vita c'è un cozzo oggettivo

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Beh, se vi fosse consapevolezza non ci sarebbe neanche la discussione

 

Una persona che abbia piena consapevolezza del problema, o mantiene certe relazioni

di vita per ragioni di opportunità, ma cessa di credere ; o si allontana da certe relazioni

e frequentazioni cattoliche per salvare la propria fede, costruendosi un percorso individuale

di fede ( non cattolico ) o rendendo la propria fede religiosa "astratta" per un certo periodo

della propria vita, necessario a completare il proprio percorso di autoaccettazione.

 

Esiste la discussione, perché il meccanismo di adattamento sociale ha indotto una

interiorizzazione di omofobia, che toglie-sottrae consapevolezza sull'esistenza stessa

del problema.

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@Hinzelmann

 

io non sono così d'accordo con quanto scrivi. se uno ha fede mica può appendere la fede al chiodo e inventarsi un'altra sua religione di comodo o diventare ateo a comando. per me alcune persone hanno per questo un grande conflitto interiore.

 

io mi staccai dalla religione a 16 anni ma continuai a credere in die e solo in seguito lo studio della biologia (per fortuna) ha fatto si che diventassi ateo ma anche oggi in una qualche maniera pur essendo ateo mi restano delle tracce irremovibili della religione ricevuta. è un po' come se fossi ateo con la testa ma credente col cuore, anche se non credo più.

 

l'imprinting che ricevi da bambino non lo si toglie tanto facilmente.

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@marco7 

 

Ovviamente io non ho scritto che uno un giorno si alza e decide di non credere più

è una semplificazione del tutto assurda, sono decisioni che maturano nel tempo non

certo atti di volontà immediati

 

L'atto di volontà è il riconoscimento a posteriori di una situazione che si è determinata

prima, d'altronde ho premesso:  "una persona che abbia piena consapevolezza"

 

Ciò non toglie che invariabilmente accade uno dei due fenomeni che delineo ( e che peraltro

come racconti sarebbe pure capitato anche a te...per cui come al solito nn si capisce su cosa

tu non sia d'accordo...dato che mi dai pure ragione XD )

 

 

 


l'imprinting che ricevi da bambino non lo si toglie tanto facilmente.

 

La nostalgia dell'infanzia, non è già più fede....è solo nostalgia

poi certo possono esistere persone più nostalgiche, ma non per

questo sono realmente dei credenti 

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L'atto di volontà è il riconoscimento a posteriori di una situazione che si è determinata
prima

 

a quale situazione ti riferisci ?

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non è questione o fede o vivere la sessualità gay

E' questione di:essere cattolici e, conformemente all'insegnamento di santa romana chiesa, vivere una vita di preghiera e repressione, disprezzati da tutti

                      essere cattolici e vivere la propria sessualità come dei ladri

                      vivere la propria sessualità e la propria fede quantomeno senza sentirsi più cattolici 

                      vivere la propria sessualità e rinunciare alla fede(ma in tal caso non si può dire di averne mai avuta una granchè intensa)

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Posto che il rapporto tra fede-omosessualità sia personalmente interpretabile e che la sua idea sia evidentemente in armonia coi due elementi, il dichiararsi o meno è un problema personale che evince dal rapporto di coppia, e quindi dall'ambito di una storia sentimentale.

 

Tu hai il "dovere morale" di stargli vicino e garantirgli una certa sicurezza, ma non sei il salvatore di nessuno e se ritiene pertanto di non dichiararsi e vivere nell'ombra è affar suo.

Fossi in te valuterei quanto la cosa incida su di te e sul vostro rapporto, più che strettamente su di lui.

 

Se vivi male e se il rimaner celati ti infastidisse, dovresti parlargliene mettendogli sul piano la tua idea: chissà che non funga da sprono!

Per il resto, tutela te prima di tutto/i.

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La mia idea è che il tempo risolverà il vostro conflitto: un fidanzamento si rafforza 

con il tempo ed arriverà un momento in cui non vi basterà più nascondervi,

vivere in case separate e non dirlo a nessuno. In quel momento lui si troverà a fare

coming out o la situazione peggiorerà notevolmente :-|

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non è questione o fede o vivere la sessualità gay

 

mah!!

sei sicuro?

In 20 anni di ambiente gayo romano, sai quante cattochecche (preti, seminaristi, catechisti, chirichetti, eccetera) m'è capitato di incontrare?

Quando Monte Caprino era Monte Caprino, la domenica pomeriggio diventava la succursale dei seminari romani in libera uscita!

 

Tolta la (grossa) percentuale di porconi ipocriti che predicano male e razzolano peggio, fondamentalmente mi son trovato davanti a due categorie:

chi s'ammazza di sensi di colpa per quel che fa, ma non riesce a smettere di fare

e

chi s'ammazza di seghe per quel che vorrebbe fare in teoria, ma non ha il coraggio di mettere in pratica;

perchè sennò c'avrebbe tanti di quei sensi di colpa che Pasolini al confronto era un libertino amorale!

 

Di gente che sia riuscita a trovare una qualche forma di equilibrio tra questi due mondi (per me) inconciliabili, ne ho incontrata veramente pochissima: una coppia che frequenta la chiesa valdese di piazza Cavour (tra l'altro molto amica mia & di mio *marito*), e uno degli animatori del gruppo Gionata.

E stop.

 

Un po' pochini, vista la quantità di giuovin cattogay più o meno velati che ci sono in città, no?

Edited by freedog
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L'eterno dilemma tra fede ed omosessualità.

 

Personalmente odio le vie di mezzo,se sei cattolico devi sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato,cosa puoi fare e cosa non puoi fare...

 

Io non sono cattolico perché non mi idendifico in nulla di quello che la dottrina dice.

Non penso che finirò all'inferno per aver fatto sesso con uomini,magari ci finirò per non aver aiutato/sfamato il senzatetto incontrato per strada.

 

Per me un gay cattolico non può esistere,la dottrina parla chiaro,un gay che crede in un Dio che non ti condanna per come ti ha creato allora ok,ma non è quel Dio che la chiesa ci racconta.

 

Puoi avere una fede cattolica ma allora devi avere pure la consapevolezza delle rinunce a cui andrai incontro,senza se e senza ma...

 

Per quanto riguarda il coming out del tuo ragazzo,rispetta i suoi tempi ma domandati anche quanto questa cosa stia bene a te.

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Puoi avere una fede cattolica ma allora devi avere pure la consapevolezza delle rinunce a cui andrai incontro,senza se e senza ma...

 

in teoria hai totalmente ragione.

la pratica che ho visto negli anni mi porta a dire che questi non rinuinciano MAI a niente!

fidati..

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in teoria hai totalmente ragione.

la pratica che ho visto negli anni mi porta a dire che questi non rinuinciano MAI a niente!

fidati..

 

Ti credo eccome,ne ho conosciuti pure io.

Persone incapaci di coerenza e pieni di ipocrisia.

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Stai sereno!

 

Sii paziente con lui e rassicurante, cerca di contribuire al suo benessere psichico e a quello della coppia.

 

Avrà i suoi buoni motivi per non fare CO: ammettiamo che se lo dice alla madre lei cade in depressione... è una formula che conviene, questa? Credo proprio di no!

 

C.O. non è sempre opportuno e non in ogni momento. L'importante è che lui stia bene con se stesso.

 

Quanto all'aderenza alla fede, da gay cattolico (come lui per niente bacchettone!), ti dico che alla fine le cose non sono incompatibili come si crede (allora anche gli etero che lo fanno prima del matrimonio e/o col preservativo sono out pure loro dal discorso?).

 

Se lui sta bene in se stesso, e soffre solo per non far soffrire altri, dagli conforto ma non più di tanto: ci sarà un perché.

 

Ad ogni modo, sebbene credo non soa da forzare, credo che frequentare altri gay, tra gli amici, possa aiutarlo a sciogliersi di più quantomeno tra gli amici (anche suoi, non gay). Mi sembrerebbe un ottimo compromesso! :-)!

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Icoldibarin

 

 


allora anche gli etero che lo fanno prima del matrimonio e/o col preservativo sono out pure loro dal discorso?

Beh sì, mi pare ovvio. In effetti credo che l'80% dei professanti cattolici dovrebbero farsi qualche domanda.

La questione più che religiosa è quasi politica, ogni cattolico è suddito secondo la legge vaticana di un monarca assoluto, nella fattispecie il papa.

La questione non è come interpretare questo o quello aspetto del cristianesimo. Io evieterei la confessione cattolica anche dicesse le cose migliori del mondo, non tanto per ciò che dice, ma quando per l'essere assolutamente autoritaria.

 

Però sia chiaro che non voglio fare a nessuno la morale, non ho e non voglio avere la facoltà per farlo, ognuno fa quel che meglio crede nel rispetto degli altri. Però vi spronerei a ragionare sulla contraddizione abbastanza evidente fra libertà di pensiero ed autoritarismo.

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Avrà i suoi buoni motivi per non fare CO: ammettiamo che se lo dice alla madre lei cade in depressione... è una formula che conviene, questa? Credo proprio di no!

 

certo: molto meglio che in depressione ci vada il figlio al posto della madre. infatti lui ha una speranza di vita superiore a quella della madre e magari in depressione lui ci sta più anni della madre.

 

 

 

ti dico che alla fine le cose non sono incompatibili come si crede (allora anche gli etero che lo fanno prima del matrimonio e/o col preservativo sono out pure loro dal discorso?).

 

non mi sembra che il fatto che degli etero non seguano i precetti cristiani giustifichi il fatto che dei gay non seguano i precetti cristiani. l'unica cosa che è valida in questo caso è: mal comune mezzo gaudio.

 

 

 

Se lui sta bene in se stesso, e soffre solo per non far soffrire altri...

 

se lui sta bene non soffre, se lui soffre non sta bene. le due cose sono incompatibili.

Edited by marco7
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In effetti credo che l'80% dei professanti cattolici dovrebbero farsi qualche domanda.

 

il fatto che la maggioranza dei cattolici tiri avanti come fa comodo a loro non significa che stanno a posto con i precetti della loro religione.

 

la religione cattolica come hai detto tu non da libertà ma catene.

Edited by marco7
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mah!!

sei sicuro?

In 20 anni di ambiente gayo romano, sai quante cattochecche (preti, seminaristi, catechisti, chirichetti, eccetera) m'è capitato di incontrare?

Quando Monte Caprino era Monte Caprino, la domenica pomeriggio diventava la succursale dei seminari romani in libera uscita!

 

 

Ma hai letto cos'ho scritto???

 

Io parlavo di inconciliabilità tra cattolicesimo e omosessualità

 

ma ponevo un elemento legato almeno a un ideale dover-essere: non si può trasformare il nostro esser nati in un paese provinciale e clericale in una scelta fede/sessualità. A meno che tu non voglia darla vinta proprio alla gente che disprezzi. Saresti nient'altro che l'altro lato della medaglia, indipendentemente dal tuo sentire personale.

Edited by Demò
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certo: molto meglio che in depressione ci vada il figlio al posto della madre. infatti lui ha una speranza di vita superiore a quella della madre e magari in depressione lui ci sta più anni della madre.

 

 

 

 

non mi sembra che il fatto che degli etero non seguano i precetti cristiani giustifichi il fatto che dei gay non seguano i precetti cristiani. l'unica cosa che è valida in questo caso è: mal comune mezzo gaudio.

 

 

 

 

se lui sta bene non soffre, se lui soffre non sta bene. le due cose sono incompatibili.

Ma chi ti dice che lui ci vada in depressione? Certo, la cosa può penalizzarlo... ma di qui alla depressione.... ma che stai scherzando!!

 

Se cela la cosa alla famiglia avrà i suoi buoni motivi, cacchio!

 

Diversamente, come dicevo, potrebbe fare con alcuni amici... ma sono sicuro che "imparerà" a parlarne almeno con loro, e per questo suggerivo amicizie gay così che l'argomento "parlato" dentro di sé si sdogani... :).

 

Probabilmente quella situazione di malessere andrebbe almeno in buona parte già via... :).

 

Quanto al discorso religioso, marco7, la storia si fa sempre lunga in merito.. non voglio entrarci..

 

E' ovvio che la cosa non "giustifica", ma la questione è che la chiesa predica cose che - sesso o no, parliamo in generale - saranno sempre e comunque infrante sia per la nostra umanità sia perché, poche cose rispetto al complesso, ma pur sempre fatti, dice a volte cavolate che con il tempo si rimangerà....

 

Ma purtroppo questi discorsi in materia di fede, chi non ce l'ha... non li può fare a tutto tondo (e dite pure che io vivo una fede a modo mio, dite quello che vi pare... siete out e più chiusi dei preti novantenni, ma vi credete figocci a differenza...).

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Ma chi ti dice che lui ci vada in depressione?

 

sei tu che giustificavi il fatto di non fare CO col fatto che la madre vada in depressione. chi lo dice che la madre vada in depressione ?

 

meglio la madre che lui secondo me.

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